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CON DIVI DERE Quindicinale della Diocesi di Mazara del Vallo ANNO IX N.17 DEL 16 DICEMBRE 2011 DISTRIBUZIONE GRATUITA IL NATALE DI GESù Da Betlemme in Sicilia F i no a qualche settimana fa nessuno avrebbe imma- ginato di dover vivere il Natale in un’atmosfera di grandissima incertezza per il futuro e di dover fare i conti un quadro finan- ziario ed economico pieno di incognite drammatiche. Solitamente, in que- sto periodo, nel passato, si indugiava in pensieri belli e sereni. Quest’anno non si può. Cosa dire, allora, per non perdere il senso di questo evento li- turgico? Nello stesso tempo come celebrare un Natale diverso in assenza di prospettive? Io penso che il quadro che stiamo tentando tutti di capire e accettare ci offra anche un’occasione unica per preparare un Natale auten- tico con tanto realismo e verità. D apprima la demolizione, poi i lavori ed ora l’inaugura- zione. L’isola di Pantelleria torna ad avere la Matrice. La nuova chiesa madre è stata costruita riprendendo la forma di un dammuso, arricchita con opere di Ernesto Lamagna. La cupola, con tasselli di mosaico, è stata realizzata con le offerte degli isolani. Editoriale Un Natale autentico con realismo e verità a pagina 2 di monsignor Domenico Mogavero a pagina 8 a pagina 6 e 7 Il reportage Festa per l’apertura della nuova Matrice A Pantelleria inaugurato il luogo di culto L’analisi I valori in crisi si riflettono sulle famiglie La storia dei Vondou metà siciliani Servizi a pagina 4 e 5 Nella foto: Fra Jerzy Kraj (dell’Ordine dei Frati Minori ed ex Guardiano della chiesa della Natività) davanti al Bambin Gesù esposto nella santa Grotta della Natività a Betlemme, all’interno della mangiatoia. (foto archivio Custodia di Terrae Sanctae/2009) I valori umani e spirituali in crisi si riflettono sulle famiglie. Ma la preghiera è fonte di unione e co- munione. Loredana Giacalone rac- conta l’esperienza della sua famiglia dove si recita quotidianamente il Santo Rosario. Margherita Mara- scia Vondou racconta, invece, la sua storia d’amore con Bienvenu del Cameroun.

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Quindicinale della Diocesi di Mazara del ValloANNO IX N.17 DEL 16 DICEMBRE 2011

DISTRIBUZIONE GRATUITA

IL NATALE DI GESùDa Betlemme in Sicilia

Fino a qualche settimana fa nessuno avrebbe imma-ginato di dover vivere il Natale in un’atmosfera di

grandissima incertezza per il futuro e di dover fare i conti un quadro finan-ziario ed economico pieno di incognite drammatiche. Solitamente, in que-sto periodo, nel passato, si indugiava in pensieri belli e sereni. Quest’annonon si può. Cosa dire, allora, per non perdere il senso di questo evento li-turgico? Nello stesso tempo come celebrare un Natale diverso in assenza diprospettive? Io penso che il quadro che stiamo tentando tutti di capire eaccettare ci offra anche un’occasione unica per preparare un Natale auten-tico con tanto realismo e verità.

Dapprima la demolizione, poii lavori ed ora l’inaugura-

zione. L’isola di Pantelleria torna adavere la Matrice. La nuova chiesamadre è stata costruita riprendendola forma di un dammuso, arricchitacon opere di Ernesto Lamagna. Lacupola, con tasselli di mosaico, èstata realizzata con le offerte degliisolani.

EditorialeUn Natale autentico con realismo e verità

a pagina 2

di monsignor Domenico Mogavero

a pagina 8a pagina 6 e 7

Il reportageFesta per l’apertura della nuova MatriceA Pantelleria inaugurato il luogo di culto

L’analisiI valori in crisi si riflettono sulle famiglieLa storia dei Vondou metà siciliani

Servizi a pagina 4 e 5

Nella foto: Fra Jerzy Kraj (dell’Ordine dei FratiMinori ed ex Guardiano della chiesa della

Natività) davanti al Bambin Gesù esposto nellasanta Grotta della Natività a Betlemme,

all’interno della mangiatoia.(foto archivio Custodia di Terrae Sanctae/2009)

Ivalori umani e spirituali in crisisi riflettono sulle famiglie. Ma la

preghiera è fonte di unione e co-munione. Loredana Giacalone rac-conta l’esperienza della sua famigliadove si recita quotidianamente ilSanto Rosario. Margherita Mara-scia Vondou racconta, invece, la suastoria d’amore con Bienvenu delCameroun.

duen.17-16novembre2011www.diocesidimazara.it

Nel secondo capitolo del suo Van-gelo, Marco affronta un tema adir poco scottante: il dibattito con-flittuale tra Gesù e i farisei. Co-storo erano gli autorevoli interpretidella Legge, che custodivano conattenzione e competenza. Gesùperò non esita a sconvolgere quelleregole, sulle quali poggiava la vitareligiosa e civile della societàebraica, e compie dei gesti catego-ricamente proibiti e perciò para-dossalmente trasgressivi: chiama aseguirlo Levi, un uomo compro-messo con i Romani (cfr Mc2,13-14); siede a tavola con i pec-catori (cfr Mc 2,15-17); non os-serva il precetto del digiuno (cfrMc 2,18-22); “profana” perfinoil sabato (cfr Mc 2,23-28). Ep-pure proclama solennemente dinon essere venuto ad abolire laLegge, della quale non sarà can-cellato neppure un trattino (cfrMt 5,17-19). Si tratta di unastrana contraddizione? Dove stala coerenza? Agli aspri rimproveridei farisei Gesù ribatte in ma-niera lapidaria: “non sono venutoa chiamare i giusti ma i pecca-tori” (cfr Mc 2,17b) e “il sabato èstato fatto per l’uomo e nonl’uomo per il sabato!” (Mc 2,27).In ciò consiste il senso dell’affer-mazione autorevole del Signore:“Non sono venuto ad abolire [laLegge] ma a dare pieno compi-mento” (cfr Mt 5,17b). Porsialla sequela del Cristo significaperciò non osservare moralistica-mente comandamenti e precetti,bensì vivere di quell’amore che liha generati; così il più grande deicomandamenti è l’amore visce-rale per il Signore, seguito dal-l’amore generoso per il prossimo;da ciò dipendono tutta la Legge ei Profeti (cfr Mt 22,34-40). Dadiscepoli del Cristo, le scelte checompiamo, i gesti che poniamo, lepreghiere che recitiamo non pos-sono essere pezzi di stoffa nuova suvestiti vecchi (cfr Mc 2,21), mavesti preziose che fasciano uominie donne divenuti “nuovi” nel-l’amore del Risorto.

Fino a qualche settimana fa nessuno avrebbe immagi-nato di dover vivere il Natale in un’atmosfera di gran-dissima incertezza per il futuro e di dover fare i conti

un quadro finanziario ed economico pieno di incognitedrammatiche. Solitamente, in questo periodo, nel passato,si indugiava in pensieri belli e sereni, che mettevano da partele angustie della vita ordinaria. Quest’anno non si può. Cosadire, allora, per non perdere il senso di questo evento liturgico?Nello stesso tempo come celebrare un Natale diverso in as-senza di prospettive e con una speranza messa a dura prova?Io penso che il quadro che stiamo tentando tutti di capire eaccettare, con ragioni di fondata perplessità, ci offra ancheun’occasione unica per preparare un Natale autentico, conpoca poesia e sentimentalismi, ma con tanto realismo e verità.Infatti, la nascita del Signore Gesù non fu accompagnata dasfarzo, luminarie, regali, pranzi e cene; tutt’altro. L’ingressodel Figlio di Dio nel nostro mondo fu accompagnato da lon-tananza dalla propria casa, da accoglienza rifiutata, da man-canza del necessario, dalla freddezza - anzi dall’ostilità -dell’autorità locale, dal riconoscimento degli ultimi e dei lon-tani. Dio entrava nel mondo, sua creatura, per salvare l’uomo,rovinato dal peccato, ma solo pochi se ne accorsero; vennetra i suoi, ma essi non lo riconobbero e non lo accolsero (cfrGv 1,10-11); nacque da una donna e fu deposto in una man-giatoia, “perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc2,7). Il Signore del mondo nacque come la più indigente emiserabile creatura, pagando un prezzo incredibile per amoredegli uomini. Questa verità, cantata tutti gli anni a Natale(“Ahi quanto ti costò l’avermi amato”), forse inconsapevol-mente l’abbiamo messa tra parentesi. Oggi, invece, travoltida un’ondata di povertà reale impensata e richiamati alla durarealtà dei sacrifici da accettare, probabilmente riusciremo acapire più in profondità il mistero dell’incarnazione e nellostesso tempo potremmo aprirci con maggiore disponibilitàall’incontro con i poveri, gli ultimi, gli emarginati che cistanno accanto, da accogliere, capire e aiutare. Il nostro Natale2011 sia, allora, un pellegrinaggio nella fede verso la man-giatoia di Betlemme per lasciarci ammaestrare dalla povertàche accompagna il mistero di Dio che si fa uomo, venutoper servire e non per farsi servire (cfrMc 10,45). Egli, infatti,ci spinge a dare alla nostra vita una svolta di essenzialità e disobrietà nel momento in cui ci vengono imposti sacrifici pe-santi. Inoltre, ci avvia verso la condivisione affinché la povertàdiffusa diventi comunione solidale con chi ci sta accanto, po-vero ed emarginato. Forse un Natale vissuto così non saràtanto gratificante sul piano del sentimento, ma sarà moltocredibile sul piano della verità e della fede. Assicuro a tutti lamia vicinanza e il mio affetto e auguro un Natale di pace edi fraternità.

LETTURE

editorialeUn Natale autenticocon realismo e verità

Grani di Vangelodi Erina Ferlito

di monsignor Domenico Mogavero

FLASH

SOMMARIOL’iniziativaA Marsala si terrà ilConvegno diocesano:ecco i punti 3

Il Natale/1La Natività sia dono disperanza: i presepi nellaDiocesi

Il Natale/2Nella grotta diBetlemme 5

Il reportageSull’isola di Pantelle-ria dove è rinata lachiesa madre 6

FotocronacheLa storia della Matrice aPantelleria raccontatacon le immagini 7

Il raccontoLa storia dei coniugiVondou-Marascia, metàsiciliani 8

CASTELVETRANO Fra Nino Sciortino ordinato diacono dei frati Cappuccini

4

Continua il percorso di formazione promosso dal Movi-mento per la vita di Marsala che, da qualche settimana,ha concluso il terzo incontro. Relatore è stato don VincenzoGreco. L’incontro è servito per approfondire l’educazionealla sessualità sotto il profilo morale. «Solo se tra due per-sone ci saranno contemporaneamente agape, eros e filia lasessualità tra di essi sarà espressione di amore, altrimentisarà solo fare uso dell’altra persona» ha detto don Greco.

Laposta [email protected]

Per un problema di spazio, in questo numero non pubbli-chiamo la rubrica della posta. Ci scusiamo coi lettori. Appun-tamento al prossimo numero.

CONDIVIDEREQuindicinale d’informazione della Diocesi di Mazara del Vallo

Registrazione Tribunale di Marsala n. 140/7 -2003

EDITORE: Associazione culturale “Orizzonti Mediterranei”, piazza della Repubblica,

6, 91026 Mazara del Vallo (TP). REDAZIONE: telefono 0923 902737, condividere@dio-

cesimazara.it.DIRETTORE EDITORIALE: monsignor Domenico Mogavero. DI-

RETTORE RESPONSABILE: don Francesco Fiorino. COORDINATORE DI

REDAZIONE: Max Firreri. HANNO COLLABORATO: Erina Ferlito, don Giuseppe

Undari, Loredana Giacalone. IMPAGINAZIONE E GRAFICA: Antonino Modica.

STAMPA: Grafiche Napoli Campobello di Mazara. Questo numero è stato chiuso in

redazione il 14 dicembre 2011.

Èvietata la riproduzione integrale o parzialedi testi e foto pubblicati su questo giornale

Il prossimo numero sarà in distribuzione il 31 dicembre 2011

MARSALA Incontro sull’educare alla sessualità con don Vincenzo Greco

Fra Nino Sciortino (nella foto con fra Agostino Palaz-zolo), 33 anni, di Termini Imerese è stato ordinato dia-cono dei frati Cappuccini. La celebrazione è avvenuta aCastelvetrano. Fra Sciortino per tre anni è stato carabi-niere, poi la scelta di farsi frate: nel 2004 il noviziato aNicosia, ora il diaconato nel convento di Castelvetrano.

Una riflessione nel silenzio ma anche l’oc-casione per dialogare e confrontarsi. Ilconsueto incontro pre-natalizio tra il Ve-

scovo e i politici appartenenti ai tredici paesi dellaDiocesi quest’anno s’è tenuto al Convento deiCappuccini di Castelvetrano. «Bisogna avere co-scienza del limite, dove potere arrivare senza “an-dare oltre” anche nelle amministrazioni pubblichee poi mai abbandonarsi alla retorica. Per i giovanid’oggi, futura classe dirigente, questa è deleteria».Così il Vescovo monsignor Domenico Mogaverodavanti a sindaci, assessori e consiglieri comunali eprovinciali. L’incontro ogni anno è voluto dall’Uf-ficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, di-retto da don Edoardo Bonacasa. Mogavero, nelmomento di meditazione coi politici, riprendendola figura di Giovanni Battista nel Vangelo, ha par-lato della marginalità del territorio della provincia

rispetto al resto d’Italia:«Questa condizione diSud marginale deve es-sere colta da tutti noicome opportunità – hadetto Mogavero – conl’attenzione rivolta alMediterraneo e ai paesirivieraschi. Da tempo ribadisco il concetto di“umanesimo mediterraneo” fatto di accoglienza achi è diverso da noi. Questo deve essere sceltocome modello di riferimento». Agli amministratoriMogavero ha infine detto: «La verità impone sem-pre un prezzo da pagare, ma nell’amministrare lacosa pubblica non si può perderla di vista. Cosìcome non si può deragliare dalla retta via del buongoverno al servizio delle comunità. Alla vita frene-tica bisogna contrapporre i momenti di sosta, di

riflessione e, soprattutto, di ascolto del prossimo.Soltanto in quel momento riusciremo a capireverso dove stiamo andando veramente». All’incon-tro hanno partecipato rappresentanti di sette am-ministrazioni comunali su tredici. Ma eranopresenti anche consiglieri comunali e provinciali.Al termine dell’incontro è stato offerto il pranzopreparato dalle cuoche de “Al Ciliegio”, il turismorurale a Salemi nato su un fondo confiscato e ge-stito dalla “Fondazione San Vito Onlus”. (mf)

tren.17-16novembre2011 www.diocesidimazara.it

Nasce da quattro domande di sequela edi fiducia che Gesù ha posto ai suoi di-scepoli che diventano paradigmi per ri-

leggere le risposte dei discepoli nel contesto attuale,il tema del prossimo Convegno diocesano che il3 e 4 gennaio 2012 riunirà la Chiesa di Mazaradel Vallo in due giornate di confronto. «La primadomanda - spiega il vicario generale don GiuseppeUndari - è quella riportata nel Vangelo di Gio-vanni che Gesù fa ai due discepoli del Battista:“Che cercate?” (Gv 1,38). La seconda domanda- dice ancora Undari - la leggiamo nel Vangelo diMarco ed è rivolta da Gesù ai Dodici in camminoverso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo: “Maegli replicò: E voi chi dite che io sia?” (Mc 8,29).La terza domanda si colloca sul terreno delle ap-parizioni del Signore sulla sponda del lago di Ti-beriade, concentrando l’attenzione sulla primadelle tre domande rivolte da Gesù risorto nel dia-logo con Pietro: “Mi ami tu più di costoro?” (Gv21,15). La quarta domanda invece è tratta dallaparabola del buon samaritano che leggiamo nelVangelo di Luca. La domanda posta a Gesù dal

dottore della Legge, da cui il racconto della para-bola prende le mosse, diventa interrogativo for-mulato da Gesù e rivolto al dottore della Legge :“Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo dicolui che è incappato nelle mani dei briganti?” (Lc10,36)». Esperienza di ascolto, di riflessione, di di-battito, di condivisione, di fraternità. «Oltre adessere segno di una Chiesa che continuamenteviene visitata e arricchita dalla novità dello Spiritoil Convegno sarà anche segno di speranza» haconcluso don Giuseppe Undari. (mf)

La due giorni si terrà il 3 e 4 gennaio all’hotel President: dal Vangelo gli spunti per il temaL’iniziativa

1° gennaio 2012: celebrazione della 45ª Giornata mondiale della Pace

Inpolitica

CASTELVETRANO/18 DICEMBRE“Le radici nel cielo” al PurgatorioDopo Mazara del Vallo il percorso multime-diale su Giovanni Paolo II “Le radici nel cielo”approda a Castelvetrano. L’installazione multi-mediale sarà allestita presso la chiesa del Purga-torio al sistema delle piazze dal 18 dicembre(apertura ore 18,30) e sino al 15 febbraio.

CAMPOBELLO/27 DICEMBRE I giovani in cammino per la pacePartirà da Campobello di Mazara, pas-sando per Castelvetrano e arrivando a SantaNinfa, la marcia per la pace coi giovanidella Diocesi. Due giornate per percorrere22 chilometri. Info ed iscrizioni:3939579568, [email protected].

Inagenda

Quattro domande per “confrontarsi”A Marsala il Convegno diocesano

Il consueto incontro pre-natalizio quest’anno s’è tenuto al Convento dei Cappuccini di Castelvetrano: meditazione, confronto e confessioni

In questa foto: Insieme al Vescovo (al centro), si riconoscono, tra gli altri, i sindaciGianni Pompeo (Castelvetrano), Giovanni Cuttone (Partanna), Antonino Accardo(Vita), Paolo Pellicane (Santa Ninfa), l’assessore provinciale Giovanni Lo Sciuto (ilprimo da sinistra). (foto Firreri)

«Avere coscienza del limite»monito del Vescovoagli amministratori locali

Il tema scelto da Papa Bene-detto XVI (nella foto): Educarei giovani alla giustizia e alla pace,si rivolge ai responsabili delle

nazioni perchè istituzioni, leggi ed ambienti divita offrano alle nuove generazioni opportunitàdi piena realizzazione e lavoro per costruire la ci-viltà dell’amore. L’attenzione del Santo Padre

mira a coinvolgere le giovani generazioni perchèesprimano in maniera libera e responsabile unapartecipazione e un contributo alla costruzionedi un mondo nuovo, nella giustizia e nella pace.Fin dal tempo di Giovanni Paolo II la Chiesaha accolto i giovani come segno di una promet-tente primavera e propone loro Gesù comemodello di amore che rende nuove tutte le cose.

L’appuntamento

cinquen.17-16novembre2011 www.diocesidimazara.it

Giù nella grotta dove Dio si è fatto BambinoA Betlemme il Natale è “Ritorna alle origini”

Nei territori palestinesi l’impegno della Custodia francescana e dell’«Ats Pro Terra Sancta»

quattron.17-16novembre2011www.diocesidimazara.it

Ilnatale

è la festa più attesa dell’anno ma è anche il momento di riflessione più profondo«Non è forse il Natale un percorso di umanizzazione? Il dolore nella fede ci rende umani.Con tutte le zavorre che abbiamo, commemoriamo questa festa in condivisione»

In questa foto: la Natività rappresentataal presepe vivente di Custonaci, il più

grande del Sud Italia per estensioneterritoriale. Sopra: il Bambin Gesù in

cera conservato nella chiesa di SanGiuliano ad Erice vetta. (foto Firreri)

Nella foto dell’altra pagina: la Stella nellagrotta di Betlemme, nei territori

palestinesi (foto Bellomo).

Ènato Gesù.La Nativitàdono di speranza

La telefonata fu di poche parole: «ungiovane è morto, aveva 37 anni,quando possiamo celebrare i fune-

rali?». Quando sono andato incontro a quelgiovane, l’avviso ebbe finalmente il volto diun fiore appena sbocciato e reciso. La vita diun giovane papà che, dopo aver preparato illatte per il piccolo, di pochi mesi di vita, avevadetto di andarsi a riposare un po’ e invece im-provvisamente ha consegnato nell’ultimo re-spiro il dono di una vita. Non riesco adarchiviare quel pianto e quel dolore. Abbiamoun cuore, siamo compagni di cammino, peril tempo e per l’eternità. Scrivere qualcosa sulNatale è per me questa sosta dolorosa per faresilenzio, per ascoltare, accogliere, per condi-videre una pena. Quest’anno per me il Nataleha questo tratto della compassione. La com-passione di Gesù, la sua scelta di mettersi inviaggio, di lasciare la casa di suo Padre, percondividere il nostro cammino, per portare ilnostro peso. Natale è ricevere il dono di spe-rare per tutti e per l’eternità. Il Natale è lascelta di Dio che in Gesù diventa un Dio vi-

cino, «Dio con noi», prossimo, figliol pro-digo. Perché vedere tutto come una sconfitta?È Natale anche la vicinanza di un parroco chesi fa compagno nel dolore, nel dramma dellamorte, e nel silenzio cerca l’attesa di una Pa-rola che trasformi e restituisca alla vita persempre. Natale è risurrezione. Cosa toglie ildolore al senso di Dio? Il Natale ci dice cheattraverso il farsi uomo del Figlio di Dio, Diostesso fa l’esperienza del nascere e del morire,del dolore e della gioia; così anche il dolorenella fede ci arricchisce e ci rende umani. Nonè forse il Natale un percorso di umanizza-zione? Cristo, ha scritto Benedetto XVI, nonci salva dalla nostra umanità, ma attraverso di

essa. Dio si è fatto bambino e come ognibambino si fa piccolo di statura, diventa fra-gile, in balia degli altri. In Gesù Dio si abbassaper raggiungere ogni uomo, noi invece dallanostra altezza pensiamo di non aver bisognodi nessuno. Gesù nasce povero, da ricco cheera si fece povero per arricchirci. E noi contutte le zavorre che abbiamo, con tante coseinutili, possiamo commemorare il Natale diGesù se viviamo condividendo la vita deglialtri, altrimenti non potremmo vivere. Questeparole di Giovanni Paolo II esprimono checosa significhi il Natale: condividere la vita diColui che è diventato nostro compagno distrada.

i presepi

Tanti sono i presepi che si potrannovisitare per tutto il periodo natalizionelle parrocchie della Diocesi. Tra i

più originali quello meccanico allestito aMarsala nella chiesa del Collegio dei Gesuiti.Il presepe è stato realizzato dall’artigiano VitoGuccione e, tra le particolarità, ha un sistemaoriginale di passaggio dal giorno alla nottenell’ambiente che lo accoglie. Presepe vi-

vente, invece, a Poggioreale (in via PiersantiMattarella) il 26 dicembre, 2 e 6 gennaio e aCampobello di Mazara il 21 dicembre e il 6gennaio. A Castelvetrano i presepi si po-tranno visitare nelle parrocchie San GiovanniBattista e Annunziata. Il 4 gennaio presepevivente con l’arrivo dei Magi, infine, nellaparrocchia Madonna della Sapienza (Sap-pusi) a Marsala.

di Vincenzo Bellomoda Betlemme (Palestina) “A Natale ritorna alle ori-gini”. È con questo titolo, sevogliamo anche un pò pro-vocatorio, che quest’anno laCustodia francescana ha de-ciso di attirare l’attenzioneverso la minoranza cristianache vive oggi in Terra Santa.“Ritorna alle origini" è anchel'invito che i capi delle Chiesedi Gerusalemme conti-nuano instancabilmente a fare a tutti ipellegrini che si recano a Betlemme ri-cordando loro che in quella SantaGrotta, oggi segnata da una Stella, siamonati tutti noi assieme al piccolo Gesù. Eanche quest’anno Betlemme si è accesadi luci e colori per l'inizio dell’Avventodei cattolici, nel giorno in cui le celebra-zioni solenni hanno ricordato Santa Ca-terina di Alessandria, protettrice diBetlemme. Accompagnati fin dalleprime ore della mattina dal suono deitamburi di centinaia di scouts che pre-

parano la strada per l’ingresso solenne delpadre Custode di Terra Santa nella tra-dizionale parata, poi, seguendo il calen-dario di un rigido Statu Quo, sarà la voltadi ortodossi ed armeni fino alla terza set-timana di Gennaio. La presenza dei fran-cescani in Terra Santa risale agli alboridello stesso Ordine dei Frati Minori fon-dato da San Francesco nel 1209. I fratidella Custodia a nome della Chiesa con-tinuano da sempre la loro opera di mis-sionari e di profeti di riconciliazione e dipace. Padre Pierbattista Pizzaballa, Cu-stode di Terra Santa, racconta: «Dopo lafine delle Crociate, gli unici che sono po-tuti rimanere in una terra in mano aimusulmani furono proprio i francescani.Per questo il Papa affidò all’Ordine ilcompito di recuperare i luoghi santi dellaredenzione e poi di custodirli e di rico-stituire anche una presenza cattolica in-torno ai santuari, per fare in modo chequeste fossero non solo pietre, ma pietrevive». La città di Betlemme, a pochi chi-lometri da Gerusalemme, vive da tempouna situazione di costante emergenza so-ciale, aggravata dal lungo conflitto incorso e dalle crescenti tensioni a seguitodell’acuirsi del conflitto armato nella stri-scia di Gaza. Molti uomini e donnehanno perso il lavoro e fanno fatica a

mantenere la propria famiglia, spesso nu-merosa. La popolazione più colpita daquesta crisi è quella cristiana, che fino al1965 rappresentava la maggioranza mache oggi è ridotta al 12%. La povertà èaggravata dal fatto che non esiste alcuntipo di assicurazione medico-sanitaria,quindi le famiglie bisognose in difficoltàsi rivolgono alla Chiesa, ai frati france-scani che hanno la grazia di compiere laloro missione in Terra Santa. Questogrande compito e profondo desiderio diessere vicini alla comunità cristiana diTerra Santa ha portato alla nascita del-l’Associazione di Terra Santa, organizza-zione non profit al servizio dellaCustodia. In occasione del Santo Natale,«Ats Pro Terra Sancta» attraverso la par-rocchia Santa Caterina ad Nativitatemdi Betlemme e con la collaborazione diamici, volontari, suore e frati, promuovel’iniziativa “A Natale ritorna alle origini”,una raccolta fondi destinata a sostenerela comunità cristiana di Betlemme, e so-prattutto i bambini, le famiglie e gli an-ziani. A questa missione la Diocesi diMazara del Vallo ha dato e dà il suo con-tributo: attivata nel 2006 per soli tre anni,la missione è stata rinnovata sino al 2013,segno dell’importante impegno sociale afavore della comunità locale.

Lo sapevate che sino agli anniSessanta per Natale si man-giava l’anguilla? E, soprat-

tutto, perchè? Lo storico palermitanoGaetano Basile (nellafoto) svela particolari ecuriosità dei pranzi per lefestività natalizie, orascomparsi. «I venditori neimercati popolari mette-vano al centro delle piazzeuna barca piena d’acquae le anguille vive venivano prese diret-tamente da lì. Nei menù natalizi nonpotevano mancare. Si mangiava ilpesce senza lische per manifestare lapropria cristianità di contro alle reli-gioni ebraiche e musulmane che do-vevano mangiarlo con pinne esquame. Ricordo che ad Ortigia gli

abitanti mangiavano pure il polpobollito in piazza». Nei menù sicilianidel Natale c’erano, comunque, altripiatti. «Come il bollito o la pasta ca-

cata, con sugo di maiale e lastessa quantità di ricotta di pe-cora mischiata. Con questasalsa poi si condivano glisciabbò, quelli che noi chia-miamo, impropriamente, la-sagne. Il panettone, invece -racconta ancora Basile - ar-

rivò a casa mia nel 1947: amici mi-lanesi di mio padre ci regalarono unpanettone. Rimanemmo sorpresi e infamiglia ci interrogammo: mi....echisstu ora comu si mancia?Non ciscoraggiammo. Dentro il sacchettoc’erano le istruzioni per l’uso. E il pa-nettone fu presto mangiato». (mf)

Torni il pesce sulla tavola

cibo e storiaLo storico Gaetano Basile consiglia il menù per la festa

Condividere, eccezionalmente,sarà nuovamente nelle parroc-

chie il 1° gennaio 2012. Questomese abbiamo slittato di una setti-mana l’uscita di metà mese per lospeciale dedicato al Natale. E il 1°

gennaio del nuovo anno Condivi-dere torna con lo speciale Benvenuto2012: racconteremo i fatti più im-portanti del 2011 ed ospiteremo gliauguri dei sindaci della Diocesi alleloro comunità.

il numero speciale

di don Giuseppe UndariVicario generale della Diocesi

Gli occhi bagnati di lacrime degli agri-coltori arrivati dalle contrade vestiti afesta sono il segno più profondo della

memoria dell’Isola. Perché a Pantelleria, comealtrove, l’identità di un popolo appartiene anchea questo. Al riappropriarsi di un bene comune,di qualcosa che è andata via - anche se per vo-lontà dell’uomo - ma che risorge nello stessoluogo. Rinascita come tassello della storia, ri-spolverare, un domani, la memoria e poter nar-rare quel giorno così importante da nondimenticarlo. Ecco, Pantelleria ha vissuto unospaccato della sua storia nel giorno della consa-crazione della nuova Matrice. Nel giorno in cuisono risuonate le campane e la banda musicaleha intonato le marce festose sul sagrato pienozeppo di bambini e di anziani. In questo luogooggi di marmo bianco i panteschi non ci veni-

vamo dal 2002, quando la vecchia chiesa fubuttata giù. Alla vista di quelle ruspe c’era chiaveva pianto, ferito nella propria identità. Mala rinascita non è mai sfuggita agli isolani «per iltorto di essere stato un cantiere così centrale»dice il Vescovo. Per davvero, tra il Castello Bar-bacane e il palazzo municipale, la nuova Matriceè nata sotto gli occhi di tutti. Tra le polemichee la paura di non avere più una chiesa madre.Ma la speranza non s’è mai spenta, anche tra ipiù scettici che nel giorno della festa sono venutiin chiesa. Dentro questo enorme dammuso co-lorato d’azzurro che quasi fa paura per l’impo-nenza ma che, nella sua semplicità all’interno,ha stregato i fedeli a prima vista. Una finestrache guarda sul mare e quel giardino con l’ulivoa fianco del fonte battesimale ad immersionedove sono state sistemate due figure a misurad’uomo, una di Cristo e l’altra del Battista, dallacui conchiglia scorre l’acqua che, bagnando il

capo del Cristo, si raccoglie ai suoi piedi. Operein bronzo, come i due angeli sul portone d’in-gresso, realizzate da Ernesto Lamagna che aPantelleria venne in tenera età e non c’era piùritornato. «Qui lascio un pezzo della mia storiad’artista» racconta. E ai racconti s’affidanoanche i Padri Oblati tornati per l’occasione, checon gli isolani hanno fatto un pezzo di vita in-sieme. L’ultimo padre, Silvano Porta, andò vianel 2009. Nel giorno della festa sono stati pre-senti. Memoria viva, identità profonda che simaterializza con le bandiere di tutti i circoli del-l’isola, coi volontari, con i disabili, con le suore.Con le facce gioiose degli isolani nati e cresciutiqui, dei forestieri ma anche degli immigrati chePantelleria ha accolto nei loro drammi in quelMediterraneo lì di fronte. Uomini e donne, nonc’è distinzione. Bianchi o di colore nel giornodella festa per la nuova Matrice che l’isola tornaad avere. Davvero una bella pagina di storia.

sein.17-16novembre2011www.diocesidimazara.it

Ilreportage

Nelle foto in senso orario: il Vescovo mentre unge con il crisma l’altare.Padre Salvatore Cipri segna con il crisma le dodici croci, segno dei dodiciapostoli. Le bandiere dei circoli dell’Isola coi loro rappresentanti presentialla celebrazione. Le parrocchiane Maria e Lucia Valenza, Angelina Grecoe Antonia Almanza. I chierichetti Riccardo Maccotta, Gianluca Cirone,Giuseppe, Francesco ed Eros Culoma, Marco Perniciano, Christian Al-manza e Giuseppe Barraco. Il Vescovo insieme a Giacomo e GabriellaRallo dell’azienda vinicola “Donnafugata”. Gli architetti AntonellaD’Orso e Gabriella Giuntoli con le chiavi della Matrice, poi consegnate alVescovo. Aicha Fuamba, la ragazza del Congo, sopravvissuta al naufragiodel 13 aprile scorso, nel quale perse la mamma. Una veduta della Matricestracolma di gente. Il presidente della Provincia Mimmo Turano e il sin-daco Alberto Di Marzo. (foto Firreri)

A Pantelleria consacrata la nuova MatriceL’isola torna ad avere la chiesa Madre, lì dove sino al 2002 sorgeva il vecchio edificio il messaggio

«Anch’io sono figlio della diocesi mazaresee legato da stima e gratitudine alla comu-nità di Pantelleria, gioisco e assicuro lamia partecipazione spirituale a tale eventodi grazia». Lo ha scritto in una lettera alVescovo Mogavero il Segretario generaledella Conferenza Episcopale Italiana,monsignor Mariano Crociata. «La rea-lizzazione di un nuovo edificio di cultorichiama il forte legame tra ogni singolaparrocchia e la comunità diocesana».

di Max Firrerinostro inviato a Pantelleria

la celebrazione

Mons. Crociata: «Sono con voi»

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LA RINASCITADalle fondamenta alla cupola col mosaico: così la costruzione negli anni

Il cantiere per la costruzione della nuova Matrice è stato aperto nelsettembre 2004. 5) è l’immagine simbolo per la nuova chiesa

Madre che sorgerà negli anni: un operaio lavora alle fondamenta in ce-mento armato della nuova costruzione. 6) Un particolare della cupolacol mosaico completata. Le tessere sono state fornite dalla ditta Cascinodi Termini Imerese ed acquistati con le offerte fatte dai panteschi. Tra ledonazioni quelli di Giorgio Armani e Carol Bouquet. 7) L’armatura inlegno della cupola. Le arcate di legno massiccio sono arrivate da Bresciasull’isola con la nave. Per montarle sono stati utilizzati operai specializ-zati e quasi una settimana di lavoro con autogru.

LA DEMOLIZIONEMarzo 2002: Ruspe in azione per abbattere la vecchia Matrice

Èmarzo 2002 quando le ruspe entrano in azione per abbatterela vecchia chiesa Madre di Pantelleria, opera di Enrico Del

Debbio. I detriti verranno tolti per poter così avviare il cantieredi costruzione della nuova Madrice. 1) La gru sta per abbattere ilcampanile, che verrà demolito per ultimo. 2) Una vista della chiesamadre dalla terrazza del Comune. Alle spalle si vede la torre del Ca-stello Barbacane. 3) L’interno della chiesa sventrato. Sullo sfondo sivede l’escavatore in azione. 4) Una vista in prospettiva della Matricedopo l’abbattimento del tetto. è ancora visibile il muro esterno dellachiesa, che verrà abbattuto dopo pochi giorni per fare spazio al nuovo

cantiere.

Fotocronache/Speciale Chiesa Madre a Pantelleria

LE OPERE D’ARTEGli arredi liturgici firmati dall’artista Ernesto Lamagna

Gli arredi liturgici all’interno della nuova Matrice sono fir-mati dall’artista Ernesto Lamagna. 8) Un angelo e

l’aquila arricchiscono i due amboni. L’angelo indica con la mano latomba vuota mentre l’aquila (11), simbolo dell’evangelista Gio-vanni, regge sulle sue ali una lastra di cristallo utilizzata come leggio.9)La porta centrale della chiesa misura 5,18 per 3 metri in acciaoe rivestito in lastre d’acciaio coten. Sono fissati due angeli di 1,60metri in bronzo. Le sculture, secondo Lamagna, vogliono richia-mare alla mente il Satiro danzante di Mazara del Vallo, per sottoli-neare le radici storiche e culturali di Pantelleria. 10) Simboli delmare e della terra in bronzo come maniglioni nella porta laterale.

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Se si pensa che lafamiglia è stataistituita da Dio,

all’inizio dell’umanità,come cellula originariadella società, si com-prende il valore e lagrande missione dellafamiglia. GiovanniPaolo II non si stancòmai di chiamarla

“Chiesa domestica”, intuendone la grande im-portanza per l’avvenire della società e affermandocome il futuro del mondo e della Chiesa passaattraverso di essa. Purtroppo oggi si assiste a unavera e propria crisi della famiglia, dovuta sicura-mente alla perdita di alcuni valori umani e spiri-tuali che ne costituiscono l’autenticità. Maperché mancano questi valori? Perché in tante fa-miglie non c’è una presenza viva di Dio, oppureDio non è messo al primo posto? Tolto Dio inuna famiglia, non vi può essere il vero amore,perché Dio è amore, ed è la fonte e la vita del-l’amore. E mancando questo, non vi sarannoquei valori che scaturiscono dall’amore. Questivalori erano certamente presenti nella Santa Fa-miglia, poiché in essa c’era Gesù, vero Dio. Pren-diamo come modello la Sacra Famiglia, cercandodi recuperare le virtù che erano in essa, a comin-ciare dalla carità, che si manifesta anzitutto comeservizio reciproco; la preghiera, fonte di unionee comunione fra noi e il Padre. Ciò che nella mia

famiglia ho potuto personalmente sperimentareè stata la recita quotidiana del Santo Rosario, pre-ghiera semplice ma molto potente. La Madonnanelle sue apparizioni ne ha raccomandato la re-cita quotidiana; lo stesso demonio durante unesorcismo, ha confessato che il Rosario è la pre-ghiera più forte, dinanzi al quale lui non puònulla. La preghiera in famiglia facilita altresì ildialogo, che alimenta l’amore e permette una piùserena comunicazione fra genitori e figli. A questiultimi non preoccupiamoci di non far mancarenulla: non sarà l’avere ottenuto tutto e subito cheli renderà uomini e donne felici. Al contrario

qualche rinuncia e qualche sacrificio li rende-ranno più pronti ad andare incontro alla vita.L’amore deve iniziare a casa, alimentato dalla pre-ghiera, dal dialogo e dal servizio reciproco, peressere testimoni credibili dell’amore di Dio neiconfronti dei nostri figli e delle altre famiglie. Re-cuperata la bellezza del nostro stare insieme, ilmatrimonio non sarà più qualcosa da cui fuggirema la risposta al progetto d’amore che Dio haper noi.

Loredana Giacalonecomponente della Commissione diocesana

per la pastorale della famiglia

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L’analisi

la celebrazione

I valori umani e spirituali in crisi si riflettono sulle famiglie«Così la preghiera è fonte di unione e comunione»

«Ai figli non preoccupiamoci di non far mancare nulla, non sarà l’avere tutto e subito che li renderà uomini e donne felici »

il racconto

Quel matrimonio misto in CamerounLa storia dei Vondou metà siciliani

La mazarese Margherita Marascia ha sposato Bienvenu, 37 anni, africano

Nella foto: BienvenuVondou, Margherita

Marascia e la loro figliaMiriam, 6 anni.

Il 30 dicembre si celebra la Festa dellaSanta Famiglia. InCattedrale a Mazaradel Vallo, alle ore 18il vescovo monsignorDomenico Mogaveropresiederà la elebra-zione eucaristica.

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«Una bellissima storia d’amore vera,fuori dai grandi schermi, che vivotutti i giorni, tra le mille difficoltà

del mio lavoro e di questa terra che mi ha accolto.Ma l’amore è quello che ci unisce, nella serenità diDio». Margherita Marascia, 38 anni, mazarese,cattolica, ha sposato Bienvenu Vondou, un omonedel Cameroun, musulmano. Un matrimonio mistonel gergo più comune, che ha messo insieme unuomo e una donna di religioni diverse. Da que-st’unione è nata Miriam, una bambina mulatta di6 anni che a Maroua, nell’estremo nord del Came-roun, ora frequenta la scuola privata. «Quando hovissuto a Mazara del Vallo esprimevo sempre a Dioil desiderio di andare in Africa, quel continente cheda sempre mi ha affascinato col suo popolo di colore.L’occasione mi fu data da Danilo Fenaroli della“Fondazione Betlemme”. In quella mia prima mis-sione il “colpo di fulmine” con Bienvenu. Ricordo

che avevo fatto un piccolo disegno su un foglio dicompensato e l’avevo sistemato nel refettorio dellamissione. Lui arrivò per consegnare un pacco apadre Danilo, vide quel quadro e con una matitainiziò a fare qualche accorgimento sul mio disegno.Così lo conobbi e iniziammo a frequentarci». Il Ca-meroun per Margherita è diventato la sua secondacasa, dopo la Sicilia. Qui, con fatica, negli anni hacostruito il centro «Shalom» per bambini con disa-bilità. Un centro diurno di rieducazione e riabili-tazione frequentato da 24 bambini disabili mentalie fisici che ogni mattina un pulmino del centro re-cupera nei quartieri malfamati di Maroua. Diffi-coltà nella vita quotidiana che Margherita hadovuto superare anche nel rapporto di coppia, «per-ché non è tutto rose e fiori - racconta Margherita -abbiamo attraversato momenti difficili. Quelle dif-ficoltà comuni nelle coppie tra cattolici si complicanoquando usi, costumi e religioni diverse si mescolano

insieme. Ma, nonostante tutto, io e mio marito liabbiamo superati ed ora vediamo gli splendidi ri-sultati». L’esempio di Margherita è il racconto del-l’amore vero: «Sono una cristiana credente - dice -nel percorso della vita si vedono piccole luci che siaccendono per farti capire che c’è una via d’uscita,ecco come si superano le difficoltà. L’amore vero nonè quello fatto di parole, ma quello sentito, quello si-lenzioso che va al di la dei battibecchi. è l’amoreprofondo che ci tiene uniti, un’unione nella diversità,ecco cosa è vincente». Padre Giuseppe Parietti che lisposò nel 2004 gli disse: «Voi siete come la luna e ilsole», una frase che Margherita ricorda sempre. «Lapazienza è una grande virtù - dice - ed è il migliorconsiglio che voglio dare alle coppie: bisogna lasciarperdere se stessi per darsi all’altro, così ci si accorgeràdi una nuova strada, bellissima, dove si rinsalda ilrapporto e si riaccende la fiamma dell’unione nelnome di Dio». (max firreri)