il fuoruscitismo italiano dal 1922 al 1943 (*) · attiva alla lotta ingaggiata dai lavoratori...

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IL FUORUSCITISMO ITALIANO DAL 1922 AL 1943 (*) Possiamo organicamente dividere l’emigrazione politica, uno de- gli aspetti più rilevanti della storia italiana durante i primi anni del regime fascista, in tre grandi periodi (1). Durante il primo, che va dal 1922 al 1924, tale esodo può apparire motivato da considerazioni economiche, proprio come era avvenuto per molti decenni; tuttavia, anche in questo periodo iniziale, in cui il fascismo non aveva ancora assunto il suo carattere dittatoriale, vi erano motivi politici che face- vano capolino nella emigrazione. A migliaia di italiani che, senza un particolare interesse politico, avevano cercato lavoro sui mercati di Francia, Svizzera e Belgio, presto si aggiunsero numerosi altri la- voratori, di idee socialiste od anarchiche, che avevano preso parte (1) Le seguenti statistiche possono dare un’idea delle variazioni nell’emigra- zione. E’ impossibile, naturalmente, stabilire quanti emigrati fossero spinti prin- cipalmente da motivi politici e quanti da considerazioni economiche. Le cifre sono prese dall’« Annuario Statistico italiano », Istituto centrale di Statistica, 1944-48, Serie V (Roma, 1949), I, 49. Anno Emigrazione verso la Francia Emigrazione verso l’Europa (Francia compr.) Emigraz. ve Paesi non Euro 1921 44.782 84.328 116.963 1922 99.464 155.554 125.716 1923 167.982 205.273 184.684 1924 201.715 239.088 125.282 1925 145.529 177.558 101.873 1926 111.252 139.900 122.496 1927 52.784 86.247 132.687 1928 49.351 79.173 70.794 1929 51.001 88.054 61.777 1930 167.209 220.985 59.112 1931 74.115 125.079 40.781 1932 33.516 58.545 24.803 1933 35.745 60.736 22.328 1934 20.725 42.296 26.165 1935 11.666 30.579 26.829 1936 9.614 21.682 19.828 1937 14.717 29.670 30.275 1938 10.551 71.848 27.99-* 1939 2.015 56.625 16.198 L’articolo è qui pubblicato per cortese concessione del « Journal of Central European Affairs » (University of Colorado, Boulder, Colorado) che l’ha pubbli- cato il 1 aprile 1952 (voi. XII, n. 1). L’autore C. F. Delzell, venuto in Italia per conto della Hoover Institute and Library, ha raccolto materiali e informazioni su cui prepara un’opera intorno all’opposizione politica del fascismo, della quale questo articolo, tradotto per noi da Enrica Castellani, è un breve saggio.

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IL FUORUSCITISMO ITALIANO DAL 1922 AL 1943 (*)

Possiam o organicam ente div idere l ’em igrazione po litica , uno de­gli aspetti p iù rilevanti della storia ita lian a d u ran te i p rim i anni de l regim e fascista, in tre grandi period i (1). D uran te il p rim o , che va dal 1922 al 1924, ta le esodo può ap p arire m otivato da considerazioni econom iche, p ro p rio come era avvenuto per m olti d ecenn i; tu ttav ia , anche in questo periodo in iziale , in cui il fascism o non aveva ancora assunto il suo cara tte re d itta to ria le , vi erano m otiv i po litic i che face­vano capolino nella em igrazione. A m iglia ia d i ita lian i che, senza un p artico la re in teresse po litico , avevano cercato lavoro sui m ercati di F ranc ia , Svizzera e B elgio, p resto si aggiunsero num erosi a ltr i la ­v o ra to ri, di idee socialiste od anarch iche, che avevano preso p arte

(1) Le seguenti statistiche possono dare u n ’idea de lle variazioni n e ll’em igra­zione. E ’ im possib ile , na tu ra lm en te , stab ilire quan ti em igrati fossero spinti p r in ­cipalm ente da m otivi po litici e quanti da considerazioni econom iche. Le cifre sono prese d a ll’« A nnuario Statistico ita liano », Istitu to centrale di S tatistica, 1944-48, Serie V (R om a, 1949), I, 49.

Anno Emigrazione verso la Francia

Emigrazione verso l’Europa (Francia compr.)

Emigraz. ve Paesi non Euro

1921 44.782 84.328 116.9631922 99.464 155.554 125.7161923 167.982 205.273 184.6841924 201.715 239.088 125.2821925 145.529 177.558 101.8731926 111.252 139.900 122.4961927 52.784 86.247 132.6871928 49.351 79.173 70.7941929 51.001 88.054 61.7771930 167.209 220.985 59.1121931 74.115 125.079 40.7811932 33.516 58.545 24.8031933 35.745 60.736 22.3281934 20.725 42.296 26.1651935 11.666 30.579 26.8291936 9.614 21.682 19.8281937 14.717 29.670 30.2751938 10.551 71.848 27.99-*1939 2.015 56.625 16.198

L ’articolo è qui pubblicato per cortese concessione del « Jou rna l of C entral E uropean Affairs » (U niversity of C olorado, B oulder, Colorado) che l ’ha p u b b li­cato il 1 aprile 1952 (voi. X II, n. 1). L ’autore C. F . D elzell, venuto in Italia pe r conto della Hoover Institute and Library, ha raccolto m ateria li e inform azioni su cui p repara u n ’opera in to rno a ll’opposizione po litica del fascism o, della quale questo a rticolo , tradotto per no i da E nrica C astellani, è un breve saggio.

4 C. F. Delzell

attiva alla lo tta ingaggiata da i lavo ra to ri n e ll’I ta lia del dopoguerra , sop ra ttu tto nelle regioni d e ll’E m ilia , della R om agna e della Toscana. Q uest’u ltim o g ruppo di lavo ra to ri, rendendosi conto che la loro inco­lu m ità sarebbe stata com prom essa se fossero rim asti in I ta lia , cerca­rono asilo in F ranc ia o in a ltre regioni s tran ie re , riso lu ti tu ttav ia , jter la m aggior p a rte , a voler continuare a ll’estero la loro « guerra civile » contro il fascism o: tan to che u n certo num ero di ita lian i, de­siderosi di organizzare fasci a ll’estero , si trovò m inacciato di m orte dagli em igrati di s in istra . La p ropaganda fascista si servì sub ito del te rm ine « fuoruscito », p e r indicare un ita liano che aveva abbandonato il p ro p rio paese p e r m otiv i po litic i o sem i-politic i; e del te rm ine « fuoruscitism o » p e r p a rla re di em igrazione po litica (2). L ’uno e l ’altro term ine ebbero , presso i fascisti, u n deciso senso di disprezzo p e r gli esp a tria ti, m en tre gli em igrati po litic i resp insero ta li ep ite ti, p referendo considerarsi come « esuli » o « em igrati », perchè queste due paro le richiam avano sacri aspetti del R isorgim ento . P u r essendo un e rro re insistere sul ca ra tte re po litico del p rim o periodo di em i­grazione. è tu ttav ia in teressan te rilevare il vario cara tte re di alcuniO

period ici p o litic i, pubb lica ti nella sola c ittà di P arig i nel 1924 in lingua ita lian a : Voce Socialista (socialista); R ivendicazione (an a rch i­co); La Riscossa e C am pane a storm o (com unisti) (3). A ltrove vi erano a ltri g iornali antifascisti, alcuni dei quali fondali da una p rece­d en te generazione d i em igrati, come l ’anarchico Risveglio di G inevra, V A dunata dei R efra ttari e il M artello, editi rispettivam ente a New Y o rk e a San Francisco (4).

U na notevole dim ostrazione di antifascism o in questo periodo non fu offerta da un socialista nè da un anarch ico , ma da uno dei p iù tip ic i lib era li ita lian i, il conte Carlo Sforza, uom o di ceto a ristocra­tico. Circa u n a settim ana dopo che M ussolini era salito al po tere n e l­l ’o ttobre del ’22, Sforza, di sua spontanea volontà, annunciò a P arig i le sue dim issioni da am basciatore in F rancia (5). Così il d ip lom atico che negli anni del dopoguerra aveva d im ostrato notevole acum e nei 2 3 4 5

(2) P e r una trattazione su questo argom ento, cfr. « D izionaria di C ultura Po litica », M ilano, 1946, p. 284.

(3) G. Salvi, « L ’esodo degli Italian i in Francia », Almanacco Socialista del 1925, pp . 199-211.

(4) A ldo Garosci, « I ta l ia : l ’em igrazione politica d u ran te il fascism o» , E n ­ciclopedia ita liana, I I A ppendice, 1938-48, I-Z (R om a, 1949) p . 115. — F in da l­l ’inizio l ’autore del presente articolo riconosce quan to egli debba alle acute d isa­m ine su ll’em igrazione da parte di Aldo Garosci, che fu egli stesso u n em igrato e fece parte del m ovim ento di G iustizia e L ibertà . « La vita d i Carlo R osselli », biografia in due volum i di A. Garosci (R om a, 1945), è una fonte preziosa di in ­form azione su ll’attiv ità di m olti em igrati.

(5) Carlo Sforza. « Pensiero ed azione di una politica estera ita liana » (B ari, 1924), pp . 281-83.

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negoziati con la Jugoslavia sulla questione ad ria tica , po tè van tarsi di essere il p rim o d ip lom atico che rinunciava ad una carica ufficiale p e r p ro testa re contro il nuovo governo fascista. N onostante ciò, Sforza non divenne un esiliato politico fin dal 1922. R ito rn a to in I ta lia , co­m e S enatore , egli denunciò r ip e tu tam en te il fascismo dai banch i de l Senato. D ivenne esule dopo il 1927 e fissò la sua d im ora nel Belgio e in F ranc ia fino al giugno 1940, dedicando la m aggior p a rte del suo tem po a ricerche, a le ttu re e a ll’a ttiv ità di scritto re (6). Dopo la caduta della F ran c ia , egli si rifugiò negli S ta ti U n iti, dove fu consi­d era to generalm ente il p iù autorevole o ra to re d e ll’em igrazione an ti­fascista.

Le p ro teste di Sforza contro il fascismo fu rono seguite, ne l giugno del ’24, dalla partenza d a ll’I ta lia di Francesco Saverio N itti, un d i­scepolo delle tendenze libera li del m erid ione , anche se di tin te a l­quan to rad ica li; p rim o m in istro nel 1919 e ’20, egli si era assicurato no to rie tà in tem azio n a le , denunciando lo sp irito sia del tra tta to d i V ersailles che della Società delle N azioni. Dopo aver sofferto l ’um i­liazione di vedere la p ro p ria abitazione rom ana saccheggiata dai b r i­ganti fascisti nel novem bre del 1923, privo di ogni p ro tezione p o li­tica , N itti si p rocurò un passaporto p er po ter abbandonare l ’Ita lia con la fam iglia. G li occorsero sei mesi p e r o ttenerlo e si recò a Z urigo ; di qui passò successivam ente a P a rig i, dove la sua casa, per circa v en t’ann i, fu uno de i p iù conosciuti posti di contatto per i rifug ia ti po litic i ita lian i. N el 1925, l ’ex prim o m in istro , messa da p a rte ogni re ticenza, scrisse u n ’aspra le tte ra al re V itto rio E m anuele I I I , p ro ­testando con tro il fa tto che la m onarch ia sopportasse M ussolini, e com inciò u n ’energica cam pagna pubb lica contro il reg im e fascista (7). Sebbene fosse riguarda to come una specie di « anziano della p o liti­ca » e rispe tta to dalla m aggior p a rte degli em igrati, N itti rim ase ap ­p a rta to dalla organizzazione politica degli esuli parig in i. Sentiva che i l program m a di quasi tu tte queste organizzazioni conduceva tro p p o lon tano nella direzione de ll’« econom ia pianificata » ed in o ltre si rendeva conto che i g ru p p i, che escludevano i m onarchici dalle loro file, avevano tendenze eccessivam ente estrem iste. N itti, che m olto p rim a di espa tria re aveva condotto p er ragioni di studio delle ricerche n e l cam po delle scienze po litiche ed econom iche, pubblicò a ll’estero una serie di notevoli studi (8). P och i giorni dopo il colpo di stato che 6 7 8

(6) D urante la sua assenza dalla pa tria scrisse: « L ’Ita lia contem poranea: le sue orig in i in te lle ttu a li e m orali » (New Y ork , 1944); è questo i l lib ro di Sforza forse p iù conosciuto dai le tto ri stran ieri.

(7) La le tte ra di N itti al re è pubblicata nel lib ro di Francesco Saverio N itti r « R iv e la z io n i: D ram atis personae » (N apoli, 1948) pp . 581-596.

(8) Sono com presi fra questi: « Bolchévism e, fasciame et dém ocratie » (.Pari­gi, 1925); « L a dem ocraz ia» (P arig i, 1933); « L ’inqu ié tude du m o n d e» (P a rig i, 1934) e « La désagrégation de l ’E urope » (P arig i, 1938).

6 C. F. Delzell

spodestò M ussolini il 25 luglio 1943, N itti veniva a rresta to in P arig i dai nazisti e in te rn a to p e r il resto della guerra in vari cam pi di con­cen tram ento tedeschi (9).

La seconda fase d e ll7em igrazione, dagli in izi del 1925 a ll’au tunno de l ’26, avvenne nel periodo in cui M ussolini stava a poco a poco gettando le basi p e r trasfo rm are l ’I ta lia in uno stato a tip o to ta lita ­rio (10). P rim a d e ll’im posizione delle « leggi eccezionali », del no­vem bre ’26, però , i passaporti non venivano confiscati, cosicché il secondo periodo di esodi p rocedette in m odo p iù o m eno norm ale. Laddove la m aggior p a rte della popolazione si sottom etteva passiva­m en te a ll’azione del governo, tra il 1925 e il ’26, un notevole num ero d i ind iv idu i p rem in en ti decisero che, rim anendo in I ta lia nel silenzio, la loro continua presenza poteva essere m ale in te rp re ta ta , quasi come u n ’im p licita sanzione alla d itta tu ra nascente; e che, d ’altra p arte , lasciando il lo ro paese p e r tra sfe rirs i in sta ti lib e ri v icini, avrebbero po tu to fare azione di p ropaganda, aprendo forse in questo m odo gli occhi agli ita lian i e a quegli stran ie ri che in larga schiera accettavano superficialm ente e credevano alla p ropaganda antibolscevica fascista, senza rendersi conto quanto anche il fascismo fosse antidem ocratico e illibera le . F ra le num erose personalità p o litiche che lasciarono la lo ro te rra in questo periodo vi fu G iovanni A m endola, il leader d e ­m ocratico del g ruppo de ll’A ventino, l ’uom o che m olto p robab ilm en te sarebbe riuscito capo del governo se il m ovim ento aventin iano avesse o tten u to successo (11). A ltro rifug iato politico fu P ie tro G obetti, il giovane d ire tto re di R ivo luzione L iberale, periodico torinese che cer­cava di raggiungere una specie di sintesi del liberalism o crociano col 9 10 11

(9) Una disam ina autobiografica delle a ttiv ità di N itti a ll’estero si deve rice r­care nella prefazione alle sue « M editazioni de ll’esilio » (N apoli, 1947) pp . 5-47.

(10) L ’assassinio di Giacom o M atteotti, capo del P a rtito socialista u n ita rio rifo rm ista , avvenuto il 10 giugno 1924, da parte d i sicari fascisti aveva suscitato u n ’ondata di risen tim ento contro il governo d i M ussolini. C irca centocinquanta depu ta ti, incapaci di assicurare un voto di m aggioranza contro i l governo — gra­zie alle recen ti m odifiche apporta te alla legge e le tto ra le che aveva prodo tto come risu lta to una cam era di deputati d i sicura fede fascista — si e rano r i tira ti d a l­l ’au la di M ontecitorio su u n sim bolico « A ventino di coscienza », che fu , però , d i breve d u ra ta . Così questi Gracchi d e ll’ultim a o ra assunsero u n atteggiam ento forse troppo pruden te , troppb passivo e troppo ligio a l program m a costituzionale. Invano essi cercarono di persuadere il re ad esercitare la p rerogative costituzio­na li per sciogliere il parlam ento e il governo. I l capo del G overno, disfatto , trovò fra ttan to sufficiente coraggio per fare u n discorso infocato il 3 gennaio 1925, in cui lanciò una controffensiva nei riguard i degli A ventin ian i, d ich iarando che « in questa lotta l ’unica soluzione era la forza ». C fr. B enito M ussolini, « Scritti e discorsi » (M ilano, 1934-40), V, 13-15. L ’Aventino subì una disfatta dopo l ’a ltra n e l 1925.

(11) R inunciando alle idee politiche di suo padre, i l figlio di A m endola, G iorgio , en tra to a fa r parte del partito com unista, d ivenne presto tino dei suoi l i-i a ttiv i giovani capi. Cfr. « Partito com unista italiano », G iorgio A m endola (R o­m a, 1947) pp . 1-15.

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socialism o m arx ista , e che fu una delle pubb licazion i di s in istra p iù in teressan ti ed in fluenti del dopoguerra (12). Sia A m endola che G obetti, p rim a di p a rtire ciascuno p er p ro p rio conto d a ll’I ta lia , erano stati r ip e tu tam en te p icch iati dagli squadristi fascisti, r ip o rtan d o con­seguenze che abbrev iarono considerevolm ente le loro v ite : en tràm b i, in fa tti, m orirono in F ran c ia pochi mesi dopo il lo ro arrivo (13). A n­che G aetano Salvem ini, professore di storia m oderna alFU niversità di F irenze, lasciò l ’Ita lia in questo periodo (14). Egli, com e m olti de i suoi colleglli, non aveva m ai lim ita to le sue a ttiv ità in te lle ttu a li alla ca tted ra u n iv e rs ita ria : come d ire tto re di una riv ista d e ll’an te ­guerra e come leader po litico , Salvem ini si era guadagnato fam a, spe­cialm ente in grazia al suo program m a econom ico per il m ig lio ra­m ento delle zone del M ezzogiorno d ’Ita lia . F ra gli em igrati vi fu p u re A lberto T arch ian i, che nel 1920 era stato p er un certo tem po re d a t­to re capo del tc C orriere della Sera » di M ilano e che, dopo la defi­n itiva caduta del fascism o, fu il p rim o am basciatore ita liano presso gli S ta ti U n iti. P a im iro T o g lia tti, uno dei p iù im p o rtan ti com ponenti d e lla d irezione del P a rtito C om unista, sfuggì alla polizia fascista ne l 1926, rim ase p er tur breve periodo in F ranc ia e di qui si spostò a Mosca, dove gli fu rono affidati im p o rtan ti incarich i presso il Comin- te rn (15). Di op in ion i po litiche m olto p iù m odera te furono gli em igres ca tto lic i, dei quali il p iù significativo fu don Luigi S turzo , un sacerdote progressista siciliano che aveva fondato poco dopo la guerra il P a rtito P o p o la re ; ta le m ovim ento , divenendo ben presto un p a rtito di m assa, si assunse un ruo lo d ire ttivo della po litica i ta ­lian a di cen tro , finché nel 1923, p iù o m eno di p ro p ria spontanea vo­lo n tà , invece di opporsi al fascismo trion fan te , rip iegò le ali (16). A nche G iuseppe D onati, il d ire tto re de II Popolo, p u re ap p arten en te al p a rtito popo lare , scelse l ’esilio. In u tilm en te D onati aveva invocato il rito rn o del g ruppo de ll’A ventino alla Cam era dei D epu ta ti, non- 12 13 14 15 16

(12) TJna preziosa raccolta di m olti artico li di Gobetti ha visto recen tem ente la luce ; N. V aleri, « Antologia della Rivoluzione Liberale » (T orino , 1948).

(13) Sia la vedova che il figlio di G obetti presero parte attiva alla Resistenza in P iem onte dal 1943 al 45, e la signora G obetti fu vicesindaco di T orino p e r un breve periodo dopo la liberazione.

(14) Salvem ini, a ll’U n iv ersità , di F irenze, incoraggiò la pubblicazione del giornaletto studentesco antifascista « Non m ollare! », im presa che si im pern iò specialm ente su l nom e di C arlo R osselli. C fr. in fra .

(15) Cfr. M ario C iatta, « Pa im iro T oglia tti » (Rom a, 1946), passim.(16) Sul poco felice esito de ll’opera di Sturzo e le vicissitudini del suo pa r­

tito , cfr. A rturo Carlo Jem olo . « Chiesa e Stato in Italia durante gli u ltim i cento anni » (T orino , 19415), cap. V II ; D aniel A. Binchy, « C hurch and State in Fascist Ita ly » (Chiesa e Stato n e ll’Ita lia fascista) (O xford, 1941), pp. 147-166; e Stefano Jac in i, « La storia del partito popolare » (M ilano, 1951), passim. A ll’este­ro , Sturzo scrisse un im ponente num ero di l ib r i: « I ta ly and fascism o» (New Y ork , 1927) e « Ita ly and thè coming w orld » (New Y ork, 1944) sono, forse, i p iù conosciuti.

8 C. F. Delzell

chè u n processo per l ’assassinio M atteo tti davan ti a ll’A lta C orte di G iustizia (17). D onati m ori im m atu ram en te a q u aran tad u e ann i, m a D on Sturzo, che p u re aveva supera ta la risp e ttab ile età b ib lica dei se ttan ta , po tè r ito rn a re in p a tr ia nel 1946 e p ren d er d im ora in un convento. A lcide De G asperi, capo del p a rtito dem ocristiano ( il p a r­tito popo lare del secondo dopoguerra), considera Don Sturzo con un p artico la re affetto , m a il p a rtito dem ocristiano è solo parz ia lm en te d ’accordo su alcune vedu te a lquanto di sin istra , m anifestate da D on Sturzo in m ateria d i econom ia.

D uran te il secondo periodo di em igrazione degb antifascisti a P arig i, G iuseppe D onati, popo la re , e a ltr i fecero il ten ta tivo di p u b ­b licare u n g iornale in lingua ita lian a : il Corriere degli Ita lian i. D i­sg raziatam ente p e r gli em igra ti p o litic i, ta le in izia tiva non ebbe m olto successo, p e r le difficoltà in co n tra te dai p rom oto ri di essa di p ro cu ­ra rs i adeguate in form azioni sui casi d ’I ta lia ; da p a rte sua, p o i, la stam pa fascista si com piaceva di rilevare le m in im e inesattezze con­ten u te nel g iornale. P e r di p iù , venendo il C orriere a m ancare di una base finanziaria sufficiente p er p erm etterg li una pubblicazione con ti­n uativa , il g iornale cadde nelle m an i d i nuovi d ire tto ri, m olto m eno capaci di D onati. Q uando il Corriere pubblicò uno sconsiderato a r­tico lo , esortan te a ll’assassinio di M ussolini, i l governo francese ne o rd inò la sospensione (18). Lungi dallo sgom entarsi p e r la poca fo r­tu n a g iornalistica, a ltr i guerrieri della p en n a , come G aetano Salve- m in i, Luigi S turzo , Francesco Luigi F e rra r i, Silvio T ren tin ed A lber­to C ianca, denunciarono il governo di M ussolini in num erosi a r ti­co li, lib ri e period ici che trovarono il m odo di d iffondersi fra g rupp i di ita lian i in te lle ttu a li, incoraggiandoli a resistere contro i l fasci­smo (19). Queste pubblicazioni ebbero anche u n a m aggior efficacia a ll’estero, dove m isero un crescente num ero d i s tran ie ri in grado di cap ire la vera n a tu ra della d itta tu ra ita lian a .

L ’opera p iù im p o rtan te degli em igrati fu , in questo periodo , ’ l ’arruo lam ento delle legioni garibald ine , b ande arm ate com poste p er lo p iù di elem enti de lla classe opera ia di tendenze socialiste, com uni­ste o anarch iche. I leg ionari erano capeggiati da R iccio tti e P ep p in o G arib a ld i, n ip o ti d e ll’eroe ottocentesco (20); R iccio tti e ra , di questa 17 18 19 20

(17) L uigi Sturzo, « I l P artito P op o la re : note e r ic o rd i» , Q uaderni ita lian i, N . 2 (New Y ork e Boston, agosto 1942), p . 30.

(18) A. G arosci, « V ita di Carlo R osselli », I , 177-8.(19) Cfr. B arbara Allason, « M em orie di u n ’antifascista », 1919-1940 (F irenze,

1946), passim. U n ’antologia u tilissim a di estratti da pubblicazioni d i alcuni em i­grati è stata p reparata da Francés K een, « N eitber L iberty ñ o r B read » (Nè libertà , nè pane) (New Y ork , 1940).

(20) C om battente di sei guerre, Peppino G aribald i era stato capo d i stato m aggiore di Francisco M adero durante la rivoluzione m essicana del 1910-11; n e l 1930 dovette capeggiare trem ila V enezuelani rib e lli a l d itta to re C ipriano Castro.

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in iz ia tiva , i l capo p iù attivo e fu in contatto con m olti em igrati i ta ­lian i, fau to ri, nei m esi p receden ti, d e lla lo tta civile in Ita lia . Con la prom essa che essi avrebbero p reso p a rte ben presto ad una spedizione lib e ra tr ice p e r rovesciare i l regim e fascista, G aribald i riuscì a p e r­suadere cen tina ia di em igra ti ad en tra re nelle sue leg ioni. D apprim a i l governo francese non oppose nessun ostacolo a questo tip o di re ­c lu tam en to , m a im provvisam ente, ne l novem bre del 1926, la polizia francese arrestava ilic c io tti G arib a ld i e b en presto sensazionali rive­lazioni m isero in ch iaro che egli era stato sovvenzionato p e r una cifra d i 645.000 lire da un questore fascista d i nom e L apolla (21). I l fia­sco delle legioni garibald ine tolse a m olti em igrati antifascisti ogni illusione circa la possib ilità , e perfino l ’o p p o rtu n ità , di incoraggiare u n ’azione d ire tta contro la d itta tu ra m ussolin iana. Di conseguenza, m o lti em igra ti, da a llo ra in po i, volsero le spalle agli affari d ’Ita lia e si dedicarono p iu ttosto alla form azione di una lo ro esistenza in F ran c ia , sebbene alcuni di essi continuassero a p revedere la possib i­lità di incursion i a m ano arm ata e di assalti ind iv iduali contro p e r­sonalità antifasciste.

P u re d u ran te questo secondo periodo M ussolini scatenò u n a cam ­pagna contro la m assoneria che, alm eno in d ire ttam en te , era sta ta p e r lungo tem po una forza im p o rtan te nella burocrazia ita lian a . P e r quan to assai in debo lita da scismi in testin i, la m assoneria ita lian a r i ­m aneva ferm am ente an tic lericale e m anteneva p iù o m eno stre tti ra p p o rti con logge m assoniche stran iere . Queste due considerazioni fecero sì che M ussolini potesse contare su u n considerevole appoggio pubb lico nella sua lo tta antim assonica, specie d a p a rte di g ruppi clericali ed u ltranaz iona listi (22). E ra u n ’iro n ia che M ussolini p ro ­vasse tan to disprezzo p e r i m assoni che, al tem po in cui il fascismo saliva al p o te re , non erano certo sta ti fra i suoi persecutori p iù acca­n iti (23); m a M ussolini aveva bisogno di capri esp ia to ri, p e r facili- 21 22 23

(21) Cfr. A. Garosci, « V ita di Carlo R osselli », I, 179-80. Circa nello stesso periodo anche R icciotti G aribald i p reparava segretam ente assiem e al Colonnello M acia — fu turo prim o presiden te della Generalidad catalana ai tem pi della R e­pubb lica Spagnola — una spedizione in Catalogna. Al m om ento cruciale G ari­bald i trad ì e denunciò l ’im presa. Negli anni seguenti i G aribald i to rnarono in I ta lia , dove P ep p in o m orì nel m aggio del 1950, a R om a, a ll’età d i 70 anni.

(22) Cfr. G. A. Borgese, « G o lia th : The M arch of Fascism » (New Y ork, 1938), p. 277. M olti fascisti, cattolici e m arxisti estrem isti osteggiarono pe r d if­fe ren ti ragioni la m assoneria. Perfino il liberale B enedetto Croce la criticò aspram ente .

(23) iFra il 1919 e il 1922 m olti gruppi fascisti furono fondati p e r iniziativa d i logge m assoniche, e il sin istreggiante program m a originale del fascismo nel 1919 iresen tav a alcune som iglianze con il program m a della m assoneria italiana. P a re anzi accertato che un gruppo di capi della m assoneria abbia con tribu ito con tre m ilion i e mezzo di lire alle spese p e r la M arcia su R om a. C fr. Gaetano Sal­vem in i, « La d itta tu ra fascista in Italia » (New Y ork, 1927), pp. 129-130; e Euge­nio Chiesa, « La m ano nel sacco » (R om a, 1925), p. 6.

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ta re e giustificare la sua organizzazione dello stato to ta lita r io , e la m assoneria, a cui aderiva soltanto una piccola m a significativa m ino­ranza di ita lian i, poteva essere facilm ente accusata di essere ricetto di chissà quali nefande cospirazioni. Solam ente quando il fascismo o ttenne un com pleto contro llo dello sta to , i m assoni si accorsero del pericolo che correvano: m a a llo ra fu tro p p o ta rd i. La decisiva cam ­pagna di violenze contro ta le organizzazione com inciò a F irenze ne l­l ’au tunno del 1925 (24). Poco dopo la società fu messa fuori legge e il suo G ran M aestro Domi zio T orrig ian i, fiorentino , venne deporta to . Poco p ruden tem en te il T o rrig ian i to rnò p iù tard i in Ita lia , così che venne arresta to e m andato al confino in u n ’isola (25). N el fra ttem po si scioglievano in Ita lia le a lte sfere delle logge e m olti m assoni n e ­gavano falsam ente di ap p arten e re alla loro organizzazione; ma m olti a ltri — e specialm ente quelli che erano affiliati anche al p a rtito m azziniano repubb licano — em igrarono in F rancia . Qui essi cerca­rono di rio rganizzare l ’associazione e di ren d erla ind ipenden te sia da quella francese che da quella inglese. N onostan te il coraggio di cui diedero prova, ind iv idualm en te , alcuni m assoni, non pare che la m assoneria ita lian a , come organizzazione, abbia avuto una funzione d ire ttiva nella lo tta c landestina contro il fascismo (26). G li scritto ri fascisti, tu ttav ia , continuarono per alm eno v e n t’anni a rovesciare un fium e di p ropaganda contro la m assoneria, come se il p roscritto o r­dine ita liano rappresentasse il m aggior pericolo per il regim e (27).

I l terzo g rande periodo dell’em igrazione antifascista com inciò con l ’annuncio ufficiale, da p arte del governo, n e ll’au tunno de l 1926, di una serie di draconiane « leggi eccezionali », che stroncavano d e ­cisam ente ogni possib ilità di una opposizione legale po litica in te rn a e m ettevano la m aggior p arte degli esponenti p rin c ip a li dei p a r titi d ’opposizione in condizione o di fuggire dal paese o di risch ia re l ’a r­resto (28). P o iché contem poraneam ente il governo sequestrò tu tt i i passaporti in circolazione ed organizzò un severo contro llo delle fro n ­tie re , l ’em igrazione politica da quel m om ento in poi fu quasi in te ra - 24 * 26 27 28

(24) Salvem ini, op. cit., pp . 129-30.(26) N el 1930 un capo del partito reipuhblicano ita liano , E ugenio Chiesa,

divenne G ran M aestro dei m assoni em igrati. Dopo la m orte di Chiesa, assunse la carica A rturo L abrio la, uno dei p rincipali teorici del sindacalism o ita lian o , che doveva poi fa r pace col fascismo duran te la guerra etiopica. P iù tard i i l d r. A les­sandro Tedeschi, un m edico ebreo di L ivorno, d ivenne G ran M aestro: egli fu perseguitato in Francia da parte dei nazisti, nel 1940. Cfr. N itti, « R ivelazioni », pp . 435-43 e passim.

(26) Cfr. il ponderato giudizio d i N itti, in « R ivelazioni », p . 443.(27) M ussolini si accaniva ancora contro i m assoni, n e l suo u ltim o lib ro :

« Storia di un anno (I l tem po del bastone e della carota) », V erona, 1944.(28) Una serie di attentali alla vita di M ussolini forn i al Duce sufficienti g iu ­

stificazioni pe r le « leggi eccezionali ».

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m ente di ca ra tte re clandestino . U om ini delle p iù varie op in ion i p o li­tich e subord inarono ogni eventuale gelosia o rancore personale a l­l ’assistenza dei lo ro com pagni espa tria ti. N el caso dei g rupp i socia­listi ita lian i fu seguita la ta ttica d i far evadere d a ll’I ta lia i cap i p iù anzian i e p iù facilm ente riconoscibili ; m en tre i giovani socialisti erano incoraggiati a resta re , ne lla speranza che potessero organizzare una resistenza nascosta contro il fascismo. M olti no ti socialisti fuggirono d a l l ’I ta lia con sistem i rom an tic i. F ilip p o T u ra ti, il se ttan tenne capo del socialism o rifo rm ista , fu condotto in Corsica p e r m ezzo di u n a barca a m otore , grazie a ll’appoggio di C arlo Rosselli, F erruccio P a n i e a ltri. C laudio Treves, lo sta tista israe lita , am ico di T u ra ti, raggiunse la Svizzera attraverso il Lago di Com o, ed a ltre ttan to fece G iuseppe Saragat, il fu tu ro successore ideale di en tram bi. A ltri due socialisti, P ie tro N enni e G. E . M odigliani, riuscirono a fuggire attraverso le m ontagne; Eugenio C hiesa, C ipriano F acch inetti e R affaele R ossetti, capi del p a rtito repubb licano , agirono in m odo analogo (29). L ’avvo­cato Francesco Luigi F e rra r i di M odena, uno dei capi della sin istra de l p a rtito popo lare , fuggì verso il Belgio, e di qu i a P a rig i, dove fondò ed in iziò le pubblicazioni d e lla Res P ub lica , una riv ista p o li­tico-sociale p ubb lica ta in F ran c ia , che guadagnò ben presto grande rep u taz io n e (30).

G li uom ini po litic i di sin istra ebbero scarso successo nella rico ­struzione a ll’estero dei lo ro p a rtiti. I l pessim ism o e l ’am arezza p ro ­vati da m olti di essi erano resi p iù fo rti dal d isappun to di constatare che un vasto num ero di s tran ie ri testim oniavano una decisa sim patia , e perfino d e ll’am m irazione, p e r il regim e to ta lita r io d i M ussolini. T u ttav ia vi fu u n sufficiente num ero di in transigen ti avversari del fa­scismo, facenti p a rte di g rupp i di centro o di cen tro-sin istra e deside­rosi di rafforzare le loro possib ilità , da costitu ire , n e ll’ap rile del ’27 a P a rig i, la « C oncentrazione A ntifascista ». I com unisti — che in questo periodo , non erano m olto num erosi fra gli em igrati po litic i — rifiu tarono qualsiasi rap p o rto ufficiale con la C oncentrazione; ne rim asero fuori pu re quei rap p resen tan ti degli ex g rupp i lib era le e popo lare che si trovavano in esilio. La C oncentrazione fu dunque com posta dai socialisti m assim alisti (il g ruppo di tono p iù rivo lu ­zionario , m a non com unista, del m arxism o ita lian o ); il p a rtito socia­lis ta u n ita rio (rifo rm ista ); il p a rtito rep u b b lican o ; i m em bri della sp a ru ta C onfederazione generale de l lavoro , rio rganizzata a ll’estero dal suo segretario B runo B uozzi; ed alcuni com ponenti della Lega 29 30

(29) Cfr. su questo argom ento in generale: Vera M odigliani, « Esilio » (M i­lano , 1946), p p . 31-74 e passim.

(30) Sturzo, « I l P a rtito Popo lare: note e r ic o rd i» , loc. c it., pp. 30-31.

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dei D iritti de ll’Uom o, g ruppo an tic lericale capeggiato da Luigi Cam - polonghi e legato a l l’om onim a associazione francese, che cercava d i assistere i fuorusciti ita lian i e d ifendere i lo ro d ir i t t i di fron te alle au to rità francesi. D apprim a la C oncentrazione seguì una linea d i azione che, ne l com plesso, era so ltan to un riflesso del program m a aven tin iano ; n e l p rim o periodo , in fa tti, la dirigevano uom ini dalle idee lib e ra li e dem ocratiche, che p referivano basarsi su u n m etodo costituzionale di opposizione contro M ussolini. Essi speravano ancora che in qualche m odo il tipo di governo p arlam en tare prefascista po ­tesse ven ir res tau ra to con m ezzi costituzionali; e, sebbene non fossero convinti sosten itori d e ll’idea m onarch ica , erano tu ttav ia r ilu tta n ti ad am m ettere che il re , a suo tem po , non sarebbe riuscito a rovesciare defin itivam ente il fascismo. Q uesta speranza, p er debole che fosse, fu la causa forse del tono re ticen te dei p rim i a rtico li apparsi ne l se tti­m anale della C oncentrazione antifascista, La L ibertà , il cui p rim o num ero , d ire tto da C laudio Treves, apparve il I o m aggio 1927 (31). N ella stessa C oncentrazione, però , ci fu p u re una tendenza p iù ra ­dicale, rap p resen ta ta da uom ini che, p er la m aggioranza, nu trivano m olti dubb i sul fa tto che una qualsiasi azione decisiva contro il fa­scismo potesse p a r tire da V itto rio E m anuele I I I . In o ltre , m olti u o ­m in i d i questo gruppo non desideravano re s tau ra re il tip o prefascista g io littiano di organizzazione po litica ed econom ica; cercavano p iu t­tosto di raggiungere una form a p iù « progressista » e socialistica di governo e di organizzazione econom ica, u n itam en te a ll’abolizione d e lla m onarch ia . P ie tro N enni, che fu il p rim o ad essere eletto Segre­ta rio G enera le della C oncentrazione antifascista, apparteneva a q u e­st’u ltim o gruppo. N enni, dotato d i un tem peram en to focoso, non ra ro in un rom agnolo, si poneva una m eta ard itissim a: quella d i r iu n ire il m ovim ento socialista ita liano sulla base di p rin c ip i essenzialm ente m assim alisti e rivo luzionari, conscio com ’era che lo scism a, nato in questo p a rtito dopo la guerra , fosse stato uno dei fa tto ri de term inan ti la facile salita del fascism o al p o te re (32).

N enni cercò con insistenza di condurre la C oncentrazione verso le sue idee, e il corso degli avvenim enti gli agevolò l ’im presa. N el 1928 il G ran Consiglio del fascism o, senza nessun’ap p aren te opposi­zione d a p a rte di V itto rio E m anuele I I I , scavalcava il d iritto nom i­nale del sovrano di s tab ilire un successore p e r il Capo del G overno e perfino si arrogava il d iritto di in te rfe rire sulla successione m o n a r­chica (33). Questo fece finalm ente cap ire alla m aggior p a rte dei fuo- 31 32 33

(31) Cfr. Garosci, « Vita di Carlo Rosselli », pp . 181-2.(32) P er le personali opinioni di N enni sugli scismi nel partito socialista

italiano dopo la prim a guerra m ondiale, cfr. la sua « Storia di quattro a n n i, 1919-1922 », M ilano, 1946, passim.

(33) H erm an F iner, « M ussolini’s Italy », New Y ork, 1935, pp . 278-85.

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rusciti d ie non potevano p iù sperare un qualsiasi aiu to politico da p a rte di Casa Savoia, e, di conseguenza, la C oncentrazione antifasci­sta prese un tono decisam ente repubb licano . N el 1930, po i, gli sforzi di N enni p er la fusione delle ali m assim aliste e rifo rm iste del p artito socialista fu rono coronati da successo, dato che il nuovo « p a tto di u n ità ì> del p a rtito parlava di un tip o di p rogram m a econom ico p iù o m eno rifo rm ista , ma di un program m a di azione politica m assim a- lis ta e rivo luzionario (34). R isu lta to di ta le fusione fu che i socialisti riuscirono ad esercitare sulla C oncentrazione antifascista un controllo m aggiore di p rim a (35).

In linea di m assim a, si può d ire che la C oncentrazione aiu tò a l i ­b e ra re l ’atm osfera dalla confusione in cui si erano d ib a ttu ti gli em i­grati politici nei p rim i mesi trascorsi in F rancia e costituì p er loro un cenacolo di discussione di m olti p roblem i fondam entali di po litica ed econom ia rig u ard an ti l ’Ita lia . P e r quan to la C oncentrazione avesse poche possib ilità di com unicazioni d ire tte con i g ruppi clandestin i in Ita lia , fece in m odo, tu ttav ia , di a iu ta re alcuni socialisti, come F e r­dinando De Rosa e Sandro P e rtin i, che p iù volte sgusciarono a ttra ­verso le fro n tie re per rafforzare gli scaglioni del lo ro p a rtito in I ta ­lia (36). E ’ alquan to dubbio che la C oncentrazione sia riuscita a svolgere una vera p ropaganda fra i tu ris ti ita lian i, che si recavano a v isitare la F ranc ia p e r poi far rito rn o nella loro p a tr ia fascista. A l­m eno in piccola p a rte , la C oncentrazione a llon tanò dal com unism o alcuni dei veterani p iù rad icali della lo tta civile del dopoguerra e p rob ab ilm en te li indusse ad assuefarsi a m odi d ’azione dem ocrati­ca (37). Da u ltim o , la C oncentrazione si adoperò nel dissuadere q u a l­cuno dei p iù accesi fuoruscili d a ll’in u tile assassinio d i personalità fasciste a ll’estero — e in questo senso o ttenne non poco successo (38).

A iu ti finanziari vennero alla C oncentrazione, in m assim a parte , 34 35 36 37 38

(34) U n piccolo gruppo di m assim alisti irrid u c ib ili rim ase a parte e pubblicò sa ltuariam en te il vecchio giornale socialista « A vanti! ». L ’organo del partito so­cialista u n ita rio , d ivenne da allora in poi il « N uovo A vanti! », pubblicato in P arig i, da N enni ed a ltri.

(35) Cfr. Angelica Balabanov, « R icord i di una socialista », R om a, 1946, pp . 358-63; G arosci, « Vita di Carlo Rosselli », I, 232; Carmelo Puglion isi, « S c ia ­calli, Storia dei fu o ru sc iti» , R om a, 1948, pp . 96-7; e W ayland H ilton-Y oung, « T he Ita lian L eft: A Short H istory of P o litica i Socialism in Ita ly », L ondra, 1949, p . 156.

(36) M odigliani, « Esilio », pp . 193-94.(37) Cfr. G arosci, « V ita di Carlo R osselli », I, 182-3.(38) N on fu disprezzabile il num ero di a tten ta ti commessi all estero da an ti­

fascis ti; ma ugualm ente num erosi furono gli arresti e le persecuzioni degli em i­grati, in conseguenza d e ll’attiv ità degli agenti provocatori di M ussolini, che di tem po in tem po penetravano ne lle organizzazioni politiche degli em igrati. Una lista incom pleta degli a tten ta ti contro i gerarchi fascisti a ll’estero si può tro ­vare in Io n S. M unro, « T hrough Faseism to W orld Pow er: a H istory of thè R e ­vo lu tion in Italy », L ondra, 1933, pp . 200-03.

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da g ruppi operai s tran ie ri, come la Lady G arm entw orkers U nion di New Y ork, la Società Ita lian a di W in te rth u r in Svizzera, un certo num ero di organizzazioni operaie in F rancia e la Federazione dei T raspo rti In te rn az io n ali. O ltre ai lim ita ti fondi che riceveva da ta li cespiti, la C oncentrazione o tteneva qualche incasso dalla vend ita del suo settim anale e da co n trib u ti vo lon tari degli em igrati. T uttav ia non fu m ai in grado di effettuare risp a rm i, dato che la m aggior p a rte dei fuorusciti doveva guadagnarsi la vita con mezzi difficili in u n ’epoca di crescenti difficoltà econom iche. Solo pochi di essi — come, ad esem pio, C arlo 'Rosselli ed Eugenio Chiesa — erano riusciti a p o rta r fuori d a ll’Ita lia p a rte delle lo ro sostanze personali in q u an tità non trascurab ile (39).

Nel 1929 e ne i p rim i m esi d e l ’30 un folto gruppo di in te lle ttu a li antifascisti abbandonò l ’Ita lia p er rag ioni po litiche (40); m a il p iù sensazionale avvenim ento isolato fu , nel 1929, l ’a rd ita fuga dal con­fino n e ll’isola d i L ip ari d i tre em inenti figure po litich e (41): il p rim o fu Carlo Rosselli, un uom o di t r e n t’ann i, d iscendente da una fam iglia di ebrei ita lian i che, du ran te il R isorg im ento , aveva p restato assi­stenza econom ica alla causa rep u b b lican a di M azzini (42). C arlo Rosselli si era acquistato una certa n o to rie tà , come studen te a ll’U n i­versità di F irenze , p e r la pubblicazione ne l 1925 del giornale an tifa­scista N on m ollare! (43). L ’anno seguente aveva collaborato a M ilano, con P ie tro N enn i, alla pubblicazione del Quarto S tato, una rivista socialista che, nella sua breve esistenza, p ropugnò un program m a po­litico basato so p ra ttu tto su ll’insurrez ione , ed un program m a econo­mico fondato su p rin c ip i di socialism o rifo rm ista (44). Come ab b ia ­m o già detto , Carlo Rosselli aveva aiu ta to F ilip p o T u ra ti a fuggire in barca verso la Corsica nel d icem bre del ’26. Rosselli, poco p ru - 39 40 41 42 43 44

(39) Garosei. « I ta l ia : 1 em igrazione politica duran te i l fascism o» , E nciclo­pedia Ita liana , Seconda A ppendice, 1938-43, I-Z , p . 115.

(40) G uglielm o F errerò , per esem pio, fece in m odo di trovare rifug io in Svizzera, dove l ’U niversità di G inevra lo nom inò professore di sto ria m oderna. A G inevra F errerò non solo isp irò am m irazione pe r la scienza ita liana, m a anche fece della sua casa un centro di o sp italità pe r tu tti gli Ita lian i in esilio . F errerò rim a le in Svizzera fino alla sua m orte im provvisa n e ll’agosto 1940. C irca nello 6tesso tem po in cui F errerò lasciò l ’Italia a ltri notevoli studiosi ed artisti, com ­presi G. A. Borgese, Max Ascoli, L ionello V en tu ri e A rturo T oscanini, rup p ero i rap p o rti con la m adrepatria e si recarono negli Stati U niti o n e ll’Am erica L atina, a continuare la loro opera antifascista. Cfr. Sforza, « C ontem porary Ita ly », pp. 329-30.

(41) R iguardo alla fuga, cfr. Carlo R osselli, « Scritti po litici ed au tob iogra­fici ». N apoli. 1944; Em ilio Lussu. « The flight from L ipari », A tla n tic M on th ly , L uglio 1930; F . F . N in i, « F lu ch t », Potsdam , s. d . ; e G arosci, « V ita di Carlo R osselli », I , pp. 159-72'.

(42) Garosci, op . c it., I, p. 11 e segg.(43) Ib id .. I. 53-4; cfr. anche supra n. 15.(44) Ib id ., I , p. 72.

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den tem ente , rito rn ò in te rr ito rio ita liano , dove venne subito a rre ­stato (45); confinato p e r due ann i a ll’isola di L ip a ri, egli passò il tem po a scrivere Socialism o L iberale, un tra tta to che rappresen tò u n ’im p o rtan te p ie tra m ilia re nel suo sviluppo in te lle ttua le . G li a ltri com ponenti del te rze tto di fuggiaschi d a L ip ari furono E m ilio Lussu, u n rad ica le sardo già depu ta to al P arlam en to , e Francesco Fausto N itti , n ip o te d e ll’ex p rim o m inistro .

Dopo il lo ro arrivo a P a rig i, ne l 1929, questi uom ini, a iu ta ti da a ltri poch i em igra ti, che li avevano colà p recedu ti, organizzarono u n a corren te al d i fuori di ogni p a rtito , che battezzarono « G iustizia e L ibertà », co ll’in ten to di conciliare ne l suo program m a alquanto astra tto i p iù in teressan ti aspetti d e l socialism o rifo rm ista e del lib e ­ralism o trad iz iona le , la re la tiva im portanza dei quali variava sostan­zia lm en te di volta in volta (46). P e r certi rig u a rd i « G iustizia e L i­b e rtà » fu il m ovim ento clandestino antifascista p iù significativo, perchè fu come un lievito p er m o lti g rupp i p iù an tich i. Rosselli, uom o certam ente d ’ingegno, anche se un p o ’ instab ile , rappresen tava i l socialism o e, a vo lte , quasi la tendenza anarch ica del g ruppo. Lussu, un sardo infocato , sosteneva i d ifensori in transigen ti delle idee re ­pubb licane e de ll’autogoverno reg ionale (47). Invece N itti e T arch ia- n i (ex red a tto re capo d e l Corriere della Sera), rappresen tavano nel m ovim ento la co rren te dem ocratico-liberale p iù ortodossa. T u tti que­sti leaders esercitavano la lo ro influenza su « G iustiz ia e L ibertà », m a senza d u b b io R osselli vi aveva il m aggiore con tro llo , perchè in rea ltà il m ovim ento era sussidiato da sue personali sostanze. P e r il p rim o paio di ann i, C arlo Rosselli ten n e il suo m ovim ento separato da quei p a r titi po litic i ita lian i che, a suo p a re re alm eno, erano de­cisam ente v iziati dalla p a rte avuta nella débàcle aventin iana. A l suo in iz io , po i, « G iustizia e L ibertà » non si ritrasse dal com m ettere atti v io len ti contro i suoi nem ici fascisti, e m olti dei suoi rap p resen tan ti osarono sorvolare c ittà ita lian e , con il preciso scopo d i ge ttare m an i­festin i antifascisti e di svegliare la popolazione dal to rp o re po litico . I n ta l m odo i G iellisti — il cui nom e derivava dal fa tto d e lle in iz ia li GL del m ovim ento — si assicurarono l ’a ttenzione di m olti antifascisti sonnolen ti, o ttenendo p er sè una specie di considerazione eroica. N el luglio del 1930, p e r esem pio, « G iustizia e L ibertà » finanziò il volo

(45) Ferruccio P a rri, repubblicano m ilanese, aiu tò R osselli in quest’im presa. Sebbene fosse continuam ente soggetto a persecuzioni, P a rr i rim ase in Ita lia . Egli prese una p a rte m olto attiva alla resistenza, du ran te la seconda guerra m ondiale e fu pe r qualche m ese P rim o M inistro n e l 1945.

(46) G arosci, « V ita di Carlo R osselli », I , 198 e segg.(47) Dopo il suo arrivo a Parig i, Lussu pubblicò num erosi opuscoli po litic i

contro i l fascism o, i l prim o dei quali uscì ne l 1929 sotto i l tito lo « La catena » (ristam pato in Rom a nel 1945).

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su M ilano di G iovanni Bassanesi, allo ra presiden te della Lega I ta lia ­na dei D iritti d e ll’U om o. Bassanesi non era un aviatore provetto e le sue deboli forze non erano fatte p er un volo così rischioso: ciò non di m eno, egli riuscì ad attraversare le A lpi e a sorvolare M ilano per una ventina di m in u ti, lanciando m anifestin i in p ieno giorno. Nel viaggio di rito rn ò il suo apparecchio si fracassò sulle A lp i svizzere, così che egli venne a rresta to dalla polizia locale. Se si considera q u e ­sta disavventura av iato ria , non ci si stupisce m olto che in seguito Bassanesi avesse a soffrire di squ ilib rio psichico (48).

Verso il 1930 « G iustizia e L ibertà » aveva form ato parecchi g rupp i clandestin i in Ita lia , specialm ente nelle c ittà del no rd . I l cen­tro p iù im iportante fu , senza dubb io , M ilano, grazie al buon lavoro colà svolto da F erruccio P a rr i , R iccardo B auer ed E rnesto Rossi. Questi uom in i, sperando di giovarsi della crisi econom ica, cercarono di organizzare una d im ostrazione popolare contro gli esatto ri fascisti delle tasse. N el loro eccessivo ottim ism o, pensarono che ta le agitazio­ne avrebbe guadagnato il favore di ogni ceto di ita lian i, sfociando in un m ovim ento di massa p er abba tte re il regim e to ta lita rio . Con l ’aiu to di parecchi chim ici, p rep araro n o delle bom be incend iarie , che avreb­bero dovuto essere collocate negli uffici delle im poste; m a, come quasi sem pre avveniva p er ta li p roge tti, la polizia fascista fu presto in fo r­m ata del com plotto e arrestò circa v en tiqua ttro cc G iellisti » m ilan e­si (49). D opo la soppressione del g ruppo di M ilano, i « G iellisti » di T orino divennero i d irigen ti p iù attiv i della resistenza clandestina ita lian a contro il fascismo. I capi to rinesi sostennero p er lo p iù l’inu­tilità di atti di violenza iso lati, insistendo sulla necessità di u n ’azione sovversiva in te rn a , len ta , m a continua (50).

(48) Cfr. Garosci, op . c it., I, 212-15 e passim. —; Un episodio analogo accadde l ’anno seguente, quando la clandestina Alleanza nazionale, di recente fondazione e di idee filom onarchiche ma antifasciste, prom osse un volo su R om a del poeta ventinovenne Lauro De Bosis. Questi; che aveva v into i l prem io o lim pion ico di' poesia ad A m sterdam nel 1928, pe r i l suo dram m a lirico « Icaro », dopo aver passato u n ’estate a ll’università di H arvard , im parò in poche settim ane a p ilo tare u n aeroplano. Volò qu ind i da M arsiglia a R om a, ma ne l volo di r ito rn o p are che sia naufragato vicino alla Corsica. P rim a del volo, n e l dubbio di p o ter r i ­to rnare , De Bosis scrisse in F rancia « T he Story of my D eath », trado tta succes­sivam ente in Inglese e pubblicata d a ll’U niversità d i Oxford nel 1933. U n g iorna­lista straniero che si trovava a R om a descrisse con queste parole l ’audace Volo di De Bosis sopra alla capitale:

« R agg iunse R om a alle 20 e rim ase sopra la città pe r circa m ezz’o ra ;. .. volò « m olto basso sulle vie e le piazze: sem brava che nevicasse, tanti erano i volan- « tini che gettava. Li lasciò cadere sulle file di spetta to ri in u n cinem a a ll’aperto « e tra i tavolini dei caffè nelle piazze ».

C itato in Sforza. « C ontem porary Ita ly », pp . 326-7.(49) G arosci, op. c it., I , 215-23.(50) Cfr. la discussione fatta da Garosci, che era m em bro del gruppo to rin ese

in ib id . I , 195-230.

Il Fuoruscitismo Italiano dal 1922 al 1943 ì?

Q uasi tu tti i fuorusciti riconoscevano a « G iustizia e L ibertà » ii m erito di aver organizzato verso il 1931 g rupp i clandestin i p iù effi­caci di quelli d ire tti da qualsiasi a ltro m ovim ento antifascista. Co­sciente della sua forza, a G iustizia e L ibertà » com inciò a considerare con m aggior equan im ità la C oncentrazione antifascista d i P arig i e m oderò il tono delle sue critiche ai p a rtiti trad iz io n a li; e, nel 1931, i leaders di « G iustizia e L ibertà » si resero conto che se lo avessero affiliato alla C oncentrazione, alcuni vantaggi sarebbero de riv a ti al loro m ovim ento , p rim o fra tu tti quello di po te r scrivere artico li per La L ibertà , il g iornale della C oncentrazione largam ente diffuso. Così Rosselli inserì il suo gruppo nel blocco dei p a r titi po litic i de ll’em i­grazione (51), m en tre la C oncentrazione vedeva di buon occhio che « G iustizia e L ibertà » entrasse a far p a rte di essa e le accordava quasi carta b ianca nella direzione delle a ttiv ità clandestine an tifa ­sciste in I ta lia ; in cam bio i « G iellisti » prom ettevano di sciogliere la m aggior p a rte delle loro organizzazioni in d ipenden ti in F ranc ia , affidando alla C oncentrazione ii com pito speciale di d irigere la lo tta antifascista fuo ri d ’I ta lia (52). T uttav ia questa luna di m iele fu d i breve d u ra ta . L ’esiguo m a venerando p a rtito repubb licano , il cui p ro ­gram m a m azziniano era stato in p a r te copiato d a l g ruppo di Rosselli, divenne specialm ente geloso di « G iustizia e L ibertà ». Com e spesso accadeva a ll’epoca del F uoruscitism o, sospetti e sensibilità eccessive si facevano strada fra g rupp i che, in fondo , avevano m olto in com une. In d u bb iam en te , p erò , i repubb lican i avevano m otivo di lagnanze dai fatto che cc G iustizia e L ibertà » non rispettava com pletam ente l ’ac­cordo stipu lato con la C oncentrazione, secondo ii quale quest’u ltim a avrebbe avuto p iena autoriti) sulla d irezione d e ll’antifascism o a ll’e­stero : risu lta to di ta le risen tim en to fu l ’uscita dei repubb lican i dalla C oncentrazione nel m arzo del 1932, nella quale , tu ttav ia , rien tra ro n o un anno p iù ta rd i (53).

Da questa data la Concentrazione en tra nella fase finale della sua crisi. La ragione del p rog red ire delle discordie va ricercata n e ll’an ­tagonism o fra repubb lican i e g iellisti, sebbene a ltri fa tto ri co n tri­buissero a questo fatale indebo lim en to : il fa tto , p er esem pio, che il p a rtito socialista, che, riconsolidato nel 1930, aveva costitu ito la spina dorsale della C oncentrazione antifascista, era esso stesso in condi-

(51) Ib id . I , 243 e segg.(52) Ib id . I, 245 e passim.

(53) Ib id . I , 250-63. — Alcune delle cause di gelosia fra i G iellisti e gli ap ­partenen ti ad altri p artiti p iù anziani aum entarono quando G iustizia e L ibertà iniziò la pubblicazione di alcuni libelli di carattere serio : i « Q uaderni di G iusti­zia e L ibertà » (B ruxelles e Parig i, 1932-35). Un giornale in L ingua italiana, « G iustizia e L ibertà », fu pubblicato a Parig i tra il 1934 e i l ’37.

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zioni di crisi n e l 1933. F ilip p o T u ra ti, il g rande leader del m arx i­smo rifo rm ista in I ta lia , e ra m orto il 29 m aggio di q u e ll’anno e il suo collega C laudio Treves, il 19 giugno (54). C on trariam ente alle ab itud in i de ll’ortodossia m arx ista , sia l ’uno che l ’a ltro avevano visto d i buon occhio l ’alleanza con a ltri g rupp i dem ocratici, anche se non socialisti. P ie tro JNenni, che era i l p iù im preved ib ile e strano tipo d i m arxista, em erse, dopo la lo ro m orte , come leader del p a rtito socia­lista ita liano unificato : dal 1932 al ’34, egli rovesciò m olte de lle teorie fondam entali di T u ra ti e T reves, soffiando così su i carboni a rden ti del disgregam ento della C oncentrazione. ÌNenni credette che i socia­lis ti potessero essere p er breve tem po il sostegno d e lla C oncentrazio­ne, m a non favori necessariam ente una con tinuata collaborazione con i rep u b b lican i, i G iellisti e la Lega dei D iritti d e ll’Uomo. P e r di p iù egli era desideroso di concludere u n riavvicinam ento fra socialisti e com unisti, idea che non incontrava affatto il favore degli a ltr i m em ­b ri della C oncentrazione. Forse, d e te rm in an te anche p iù decisa del disfacim ento della C oncentrazione fu la situazione in ternazionale del m om ento. I l fascism o non era p iù lim ita to alla peniso la ita lian a nei suoi aspetti m ilitan ti. Verso il 1934 in tu tta l ’E u ro p a erano p ro n te a ll’offensiva forze di tip o fascista: H itle r aveva conquistato il po tere in G erm ania ; i socialdem ocratici avevano subito fieri colpi in A ustria , F ranc ia ed in alcuni a ltr i paesi; M ussolini stava p reparandosi ad al­largare l ’im pero coloniale ita lian o in A frica. L a C oncentrazione a n ti­fascista ita lian a , d ilan ia ta dai dissensi, giudicandosi insufficiente ad organizzare gli aspetti in te rnaz iona li della sem pre p iù estesa lo tta contro il fascismo sciolse le sue file il 5 maggio 1934 (55).

F ino al 1934 i com unisti ita lian i, come i lo ro confratelli d i a ltri paesi, si rifiu tarono di co llaborare con gli a ltr i p a r titi an tifascisti, e la « linea » ufficiale del p a rtito com unista bollava a gran voce questi g rupp i con la vergognosa etichetta di. « co llabora to ri social-fascisti ». Verso il 1934, però , i com unisti di tu tto il m ondo com inciarono, per quanto in r ita rd o , a cap ire i vantaggi de ll’alleanza con forze dem o­cratiche — e specialm ente socialiste — nella lo tta con tro i m ovim enti fascisti e nazisti, che guadagnavano te rreno . Si avanzava l ’era del F ron te P opo lare .

Il com unism o ita liano , come p a rtito ufficiale, era na to nel gen­naio 1921 staccandosi dal p a rtito socialista ita lian o d u ran te il 17° con­gresso di quest’u ltim o , tenu to a L ivorno. I com unisti ita lian i ad e riro ­no concordi ai « ventun pun ti » che la Terza In ternazionale di Mosca

(54) P er una u tile biografia di T u rati, vedi G iovanni M ariotti, « F ilippo T u ­ra ti » (F irenze, 1946).

(55) GaroÉci. « V ita di Carlo Rosselli », II , pp . 42-7. — Pochi giorni dopo lo scioglim ento della C oncentrazione, G iustizia e L ib e rtà com inciò a pubblicare un suo g iornale a Parig i.

I l F u o ru sc itism o Ita lia n o d a l 1922 al 1943 Ì9

aveva fissato p er i suoi m em bri (56). I l p rin c ip a le in iz ia to re del p a r­tito com unista ita liano fu l ’In te lle ttua le to rinese A ntonio G ram sci, che finì p e r sopraffare rivali in vista, com e il napoletano Am edeo B ordiga e il rom agnolo N icola Bomibacci. G ram sci, nato in Sardegna da una povera fam iglia con tad ina nel 1891, era en tra to nel p a rtito socialista isolano quando non aveva ancora ven t’an n i; poco dopo si recava a T orino , dove continuò p er la sua via, iscrivendosi a ll’un i­versità e distinguendosi con onore. Negli anni della guerra fu orga­n izzatore socialista a T orino , divulgando fra gli opera i delle fab b ri­che il concetto della « d itta tu ra del p ro le ta ria to ». N on appena ebbe notizia dei successi della R ivoluzione d’o tto b re in R ussia, si m ise ad organizzare i a consigli di fabbrica » negli stab ilim en ti della F IA T in T orino . P iù o m eno sim ili ai soviet russi, ta li oc consigli » dovevano p roporz ionalm en te rap p resen ta re le varie co rren ti po litiche n e ll’in ­te rno delle fabb riche ed essere organizzazioni p ara lle le e riva li alle trad iz ionali istituzion i po litiche ita liane . G ram sci credeva che questi consigli di fabb rica , una volta u n iti in tu tto il paese, avrebbero fu n ­zionato come m ezzo p e r la conquista rivo luzionaria del p o te re (57). Con l ’aiu to d i A ngelo Tasca, P a lm iro T og lia tti, U m berto T errac in i e a ltr i, Gram sci fondò a T orino nel maggio del T9 l ’influente g iornale « O rdine Nuovo », che im m ediatam ente produsse un notevole m ovi­m ento politico dallo stesso nom e: furono sop ra ttu tto gli O rdinovisti quelli che fondarono i l p a rtito com unista autonom o a L ivorno nel 1921.

V erso il 1924 il p a rtito com unista com inciò a m etter rad ic i ne l­l ’Ita lia m erid ionale , p u r rim anendo le zone in d u stria li del no rd , la Toscana e l ’E m ilia , le sue p rin c ip a li fortezze. Il p a rtilo venne via via organizzandosi nelle fabbriche e nei ragg ruppam enti sindacali su una base cellu lare m olto sullo stile del suo p ro to tip o russo; m a i com unisti ita lian i furono p iù lenti dei loro m aestri n e ll’organizzare i contad in i.

(56) T ra le fon ti in teressanti che possono essere consultate circa il sorgere del p a rtito com unista in Ita lia , cfr. R oberto M ichels, « S toria critica del m ovi­m ento socialista italiano » (F irenze, 1926); Giacomo P erticone, « Storia del so­cialismo » (R om a, 1945) ; R inaldo R igola, « S toria del m ovim ento operaio i ta ­liano » (M ilano, 1947); Leo V aliani, « S to ria del socialism o nel secolo XX (1900-1944), saggio critico » (F irenze, 1945); Federico Ricci (pseudonim o per Leo V aliani), « I m ovim enti p ro letari in Italia », Q uaderni Ita lian i (Boston-New Y ork, agosto 1942), pp . 7-25; Aldo Garosci ha un capitolo sul comuniSmo italiano in « C oinm unism in W estern E u ro p e» a cura di M ario E inaudi (Ithaca, 1951); Panfilo G entile, « C in q u an ta n n i di socialism o in Italia » (M ilano, 1948); e W ayland H ilton-Y oung, « T h e Italian L eft: a Short H istory of Politicai Socialism in Italy » (L ondra, 1949).

(57) Sui consigli di fabbrica, cfr. specialm ente Federico R icci (pseudonim o per Leo V aliani), « I consigli dei lavoratori », Q uaderni ita liani N. 3 (Boston- New Y ork, aprile 1943), pp. 202-4; P ie rlan d i, « Esperienze di com m issioni di fabbrica in Italia », Q uaderni italiani N. 3, pp. 213-21; e Pa im iro T oglia tti, « Gram sci » (Rom a, 1948), passim.

20 C. F. Delzell

Alle elezioni del ’24 il p a rtito o ttenne d iciotto seggi al P arlam en to e, in seguito a llessassim o d i M atteo tti, questi d iciotto com unisti si unirono al blocco p a rlam en ta re antiiascista , che ebbe breve vita, l i 15 giugno 1924 il com itato esecutivo del p a rtito invitò ad uno scio­pero generale e alla lo rm azione di u n « fron te unico » di tu tti gli antifascisti (58); m a poiché questo p rogetto fu resp in to dagh a ltri antifascisti pochi g iorn i dopo, i com unisti r ien tra ro n o in parlam ento denunciando bellam ente sia i l fascismo che 1 im potenza dell opposi­zione iiberal-socialista . Sebbene in seguito i com unisti si fossero v an ­ta ti di essere sta ti i soli a p red icare u n ’azione rivo luzionaria dopo Passassim o M atteo tti, sapevano benissim o d i non aver esercitato su d a massa del popolo influenza sufficiente a p erm ette re loro di a tìron ta re con p rospettive di successo un ta le program m a (59).

N ei p rim i tem pi del 1925, m en tre si avvicinava 1 offensiva fasci­sta contro i p a r titi d ’opposizione, i l g ruppo di G ram sci, il cui po tere andava aum entando nel p a rtito com unista, condusse il suo attacco personale contro B ordiga e B om bacci. F ra l 'a l tro , G ram sci e i suoi seguaci accusavano B ordiga e Bom bacci di in teressarsi p iù dell espan­dersi della rivoluzione nei m ondo che del rafforzam ento d e ll’organ iz­zazione cellu lare nelle fabbriche del p a rtito com unista ita liano (60). 11 vero nocciolo della questione in te rn a ne l p a r tito , p erò , stava nel fatto che B ordiga si era opposto all accettazione pedissequa da p a rte dei p a rtito dei ven tun p u n ti del C om intern , perchè non poteva adattarsi a ll’idea che i l p a rtito ita liano dovesse accettare ciecam ente gli o rd in i da Mosca (61). Q ual si siano i m eriti delle querele e con troquerele, il g ruppo di G ram sci fu in grado, nei 1925, di nom inare un com itato esecutivo del p a rtito su basi a lla rgate , che stese un rap p o rto denun­ciante gli e retic i come «; se tta ri » e cc tro tzk is ti » (62). Dopo circa u n ­dici m esi di contesa nelle cellu le del p a rtito , i capi com unisti decisero d i tenere un congresso segreto, fuori d a ll’I ta lia fascista, allo scopo di stab ilire il destino degli accusati. Quasi tu tti i delegati a questo con­gresso, che ebbe luogo a L ione n e l gennaio del ’26, dovettero di n a ­scosto p a r tire e rien tra re in Ita lia . I l congresso di L ione espulse su-

(58} Partilo com unista ita liano , « P e r fa lib e rtà e l ’indipendenza d ’Ita lia : relazione della d irezione del P . C. I . al V Congresso » (R om a, 1945), pp. 1-4.

(59) Cfr. G iuseppe T urcato , « I l partito com unista italiano », in G iovanni G am barin, ed ., « I p artiti d e ll’Ita lia nuova » (V enezia, 1945), p . 31.

(60) G li « e rro ri » del bordighism o, come venne definita questa « eresia » furono in num ero di otto. Sono elencali in « Piccola enciclopedia del socialism o e del com unism o » a cura di G iulio T revisani (2a edizione, R om a, 1948), p. 35.

(61) Cfr. R icci, « I m ovim enti p ro letari in Ita lia », loe. cit., pp. 17-Z2.(62) La relazione fu preparata da M auro Scoccim arro, che era uno dei più

im portanti co llaboratori di Gramsci e che era anche un rappresen tan te italiano nel C om intern.

Il Fuoruscitismo Italiano dal 1922 al 1943 21

b ito B ordiga dal com itato cen trale del p a rtito , riconoscendone con­tem poraneam ente A ntonio G ram sci come indiscusso leader (63).

La prom ulgazione da p arte delle au to rità fasciste delle « leggi eccezionali » nel novem bre 1926 determ inò l ’im m ediato arresto di m igliaia di com unisti ita lian i, fra i quali G ram sci, T errac in i, Scocci- m arro e m olte a ltre personalità del p a rtito . U na serie di processi nel 1928 si conclusero con (’im prig ionam ento della m aggior p arte di questi uom ini e con un tem poraneo collasso d e ll’organizzazione clan ­destina com unista in Ita lia . La salute di G ram sci, in p rig ione , hi gravem ente infirm ata dai m altra ttam en ti sub iti nei p rim i m esi di p rig ion ia ; m a il suo sp irito non venne m ai m eno. Al confino aveva dovuto p er qualche tem po essere ricoverato in ospedale, e grazie sia a ll’indifferenza che a ll’inefficienza dei suoi custodi, potè spesso o tte ­nere in le ttu ra un gran num ero di lib ri e g iornali dei p iù svariati argom enti. G ram sci trovò perfino il tem po di scrivere dei saggi filo­sofici e po litic i, il-p iù im p o rtan te dei quali fu u n ten ta tivo di conci­lia re la filosofia di B enedetto Croce con quella di C arlo M arx (64). P e r iron ia del destino, il 27 ap rile 1937 — poche ore p rim a del suo previsto rilascio dal carcere — G ram sci m oriva di una setticem ia urem ica, causata o alm eno aggravata dai m a ltra ttam en ti sub iti in p rig ione (65). Dopo il ’37, P a im iro T og lia tti, che di fatto era stato il capo del p a rtito d u ran te la p rig ion ia di G ram sci, prese la com pleta d irezione di esso, p u r dovendo, n a tu ra lm en te , rim anere a ll’estero da! 1926 al ’44.

(63) V. « R e laz io n e della D irezione del P . C. I. al V C ongresso» , pp . 1-7. — Sebbene B ordiga fosse rim asto m em bro del partito fino al 1929, egli non go­dette p iù di alcuna au torità . B ordiga rim ase in Italia e, dopo il 1943, si m ise ap er­tam ente a capo di una piccola setta trotzkista di N apoli. Bom bacci negli anni suc­cessivi non solo uscì dal partito com unista, ma divenne gerarca fascista. Insiem e a M ussolini, egli trovò la m orte ne lle vicinanze del Lago di Como n e ll’aprile 1945.

(64) P e r vie traverse, Gram sci riuscì a trasm ettere i suoi num erosi appunti ai m em bri del p a rtito , che li conservarono fedelm ente e li pubblicarono a Torino nel 1948 sotto il tito lo : « I l m aterialism o storico e la filosofia di B enedetto Croce ». Croce, come ci si poteva aspettare, non diede il suo consenso alla v a li­dità delle teorie di G ram sci; purtu ttav ia i saggi di Gram sci sono notevoli e ra p ­presentano un fondam entale contributo alla le ttera tu ra m arxista. O ltre al lib ro c i'a to altri c inque o sei lib ri di Gram sci furono pubblicati dopo la sua m o rte ; in tutti è evidente l ’influenza della cultura um anistica italiana. P e r questa ragione, alcuni critici contem poranei, Sforza com preso, si sono chiesti se, potendo vivere oltre l ’era fascista, Gram sci non avrebbe ripetu to il tipo di evoluzione in te lle ttua le che staccò dal m arxism o estrem ista a ltri ita lian i, conte A ntonio L abrio la, B enedetto Croce e Ignazio Silone. (C fr., p. es., Sforza, « C ontem porary Italy », p . 330). E videntem ente ciò rim ane nel campo della speculazione; certo era difficile aspettarsi da Gram sci la diserzione dal comuniSmo m arxista negli anni in cui egli era una delle p rincipali v ittim e della persecuzione fascista.

(65) Cfr. T oglia tti, « Gramsci »; L. Lom bardo-R adice e G. C arbone, « Vita di A ntonio Gram sci » (Rom a, 1951), pp. 231-3 e segg. P robabilm ente i capi fascisti avrebbero preferito che Gramsci m orisse come uom o libero .

22 C . F. Delzell

Dopo gli a rresti e le condanne di m olti fra i p iù im p o rtan ti capi com unisti nel 1928, da p arte delle au to rità fasciste, il m ovim ento co­m unista raggiunse in Ita lia il pun to p iù basso della parabo la . Gli operai ita lian i di idee com uniste, em igrati in F ran c ia , si iscrivevano per lo p iù al p a rtito com unista francese, definendosi « g ruppi di lingua ita liana ». U n « com itato stran iero » fu organizzato in P arig i p e r m an tenere una via di com unicazione con i p a rtiti com unisti di a ltri paesi eu ropei e quasi tu tta la le tte ra tu ra d is tr ib u ita in I ta lia , attraverso le poche cellule superstiti, veniva stam pata a P arig i. I fuo­rusciti pubb licarono in questa c ittà , ne l 1928, il p rim o num ero del lo ro giornale « teorico » Stato operaio, stam pato poi senza in te rru ­zioni fino a ll’agosto del ’39; poco p iù ta rd i il p a rtito ita liano pubblicò a P arig i il g iornale V ita operaia. O ltre a questi, i com unisti p u b b li­carono num erosi libe lli e vo lan tin i che gli ap p arten en ti al p a rtito fe­cero del lo ro m eglio p er d is trib u ire in I ta lia ; m a questa a ttiv ità non aveva la dovuta efficacia, come ap p are da un rim provero rivolto dal X II <x P lenum » del Com itato esecutivo del C om intern , in cui il p a rtito com unista ita liano veniva esortato a:

« ...uscire dalla c landestin ità , sviluppando la lo tta di m assa con­tro la d itta tu ra fascista sulla base della difesa degli in teressi quo tid ia ­ni dei lavoratori oppressi, approfittando di riu n io n i fasciste, organiz­zando estem poranee assem blee nelle fabbriche , facendo opera di pe­netrazione nei sindacati e nelle organizzazioni cu lturali e corporative fasciste, p reparando ed effettuando scioperi e d im ostrazion i... I l la ­voro clandestino di massa deve ricevere il m assim o im pulso » (66).

Gli ita lian i cercarono di app licare ta li d ire ttive, m a — come am ­m ettono sia T og lia tti che Georgi D im itrov — « essi non com presero subito in p ro fond ità tu tti questi doveri. (Il p a rtito ) non seppe cam ­b iare i suoi slogans. i suoi sistemi di lavoro e le sue form e di o rganiz­zazione con la necessaria rap id ità . Di questo rita rd o , che costò al p a r­tito gravi p e rd ite , approfittarono i fascisti » (67).

Senza bad are m olto ai fa tti, il V I Congresso del C om intern , nel 1928. considerò tran q u illam en te sullo stesso p iano il fascismo e la socialdem ocrazia uguagliandoli dal p iù al m eno, se non altro p er sco­po di p ropaganda (68). Questo trav isam ento dei fa tti non fu ap p rez­

z ò ) C itato in M artin E bon, « W orld Com nm nism T oday » (New Y ork. 1948Ì- p . 233.

(67) Cfr. Georgi D im itrov . « T he T enth A nniversary of Stato Operaio » in « T h e U nited F ro n t, thè struggle against fascism and W ar » (New Y ork. 1938). pp. 221-2; e T oglia tti. « Gramsci ». p. 54.

(68) P e r ciò che riguarda il Congresso del C om intern, cfr. Franz B orkenau. « W orld C om m unism : a H istory of thè C om m unist In te rn a tio n a l » (New Y ork. 1939), capitolo 20; Isaac D eutscher. « Stalin, a po litica i B iography » (New Y ork. 1949), pp. 402-5; e E bon, op. cit., pp . 20-22.

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zato da alcuni pochi com unisti ita lian i che forse capivano m eglio dei lo ro lo n tan i m aestri russi la vera n a tu ra del fascismo. A d ogni m odo, fra il ’29 e il ’30, m olti com unisti ita lian i divennero assai scettici sulla saggezza d e ll’atteggiam ento di Mosca nei rig u ard i dei g rupp i an tifa ­scisti non com unisti. F ra i com pagni, sino a quel m om ento fedeli, che espressero sim ili dubb i vi furono Angelo Tasca, che insiem e a Gram sci era stato tra i fondato ri de\VO rdine N uovo , e Ignazio S ilone, prossim o ad acquistarsi una fam a universale com e scritto re . Dopo aver ro tto col comuniSmo, Tasca, sotto lo pseudonim o di Angelo Rossi, si d iede tu tto a ricerche storiche sul fascismo e sul comuniSmo (69). U sciti dal p a rtito com unista, sia Tasca che Silone passarono nelle file del socialism o riform ista (70).

N ei prim i tem pi del ’34 il p a rtito com unista com inciò a m odera­re la sua im placabile opposizione agli a ltri g rupp i antifascisti. I l fa l­lim en to d e l colpo d i stato ten ta to da alcuni g ruppi di destra in F ra n ­cia nel febbraio di q u e ll’anno, con tribu ì a che la linea di condotta del p a rtito prendesse una piega d iversa. I com unisti francesi fecero certo il p rim o passo p e r il rapprochem ent con i socialisti. Poco dopo i fuorusciti com unisti ita lian i inv iarono un messaggio ai socialisti i ta ­lian i p roponendo la costituzione di u n « fro n te com une » contro il fascismo. F ina lm en te il 17 agosto 1934, tr e m esi dopo lo scioglim ento della C oncentrazione antifascista, rap p resen tan ti dei p a rtiti com uni­sta e socialista ita lian i firm arono il lo ro prim o patto p e r l ’un ità di azione. La prem essa d e ll’accordo dice: « ...S u lla grande base com une di p rin c ip i e giudizi circa la situazione in ternazionale , rim angono tu ttav ia f r a .i due (p a rtiti) fondam enta li differenze, in quanto a dot­trin a . m etodi e ta ttich e , che costituiscono a ltre ttan te b a rrie re p er la form azione di un fron te po litico ... e p e r una fusione organica » (71).

N è l ’uno nè l ’a ltro dei due p a r titi , dunque, rinunciava ai suoi p rin c ip i basila ri, p u r raggiungendo u n ’in tesa su argom enti d i secon­daria im portanza , e i com unisti furono da questo m om ento a ll’avan­guardia nelle organizzazioni che com inciavano a fiorire dal nuovo a fron te ». Sebbene m olti socialisti nu trissero qualche dubbio sulla sincerità della collaborazione com unista, i g rupp i, p e r la m aggior pa rte , trovarono che l ’un ità del fron te contro il com une nem ico p re ­sentava scam bievoli vantaggi: P ie tro N enni e ra perfino entusiasta sulle p rospettive di una p iù salda collaborazione con i com unisti (72).

(691 Scrisse, per es., « T he Rise of Italian Fascism , 1918-22 » (L ondra, 19381 e la «P h y sio lo g ie dn P a rti Com m uniste fran ça is» (Parig i, 1948).

(70) Cfr. le personali so iegarieni di Silone nel suo saggio contenuto nel « The god that Failed » (New Y ork . 1949), p. 101.

(71) C itato in G arosci, « V ita di Carlo Rosselli », I I , p . 111.(72) N ell’agosto 1935 il settim o Congresso del C om intern diede la sua aupro-

vazione al « colpo di tim one » che i partiti francese ed ita lian o avevano già ef-

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In seguito allo scoppio della guerra ita lo -etiop ica, il blocco so­cial-com unista prom osse a B ruxelles, il 12 e 13 o ttobre 1935, un con­gresso della Seconda In te rnaz ionale , p er denunciare l ’aggressione fa­scista. I l congresso o ttenne l ’adesione della m aggior p a rte dei fuo­rusciti del p a rtito repubb licano ita liano , degli anarch ici m odera ti, della m assoneria e dei m em bri senza p a rtito della Lega dei d iritti de ll’U om o, i quali tu tt i accettarono le idee fondam entali del con­gresso che caldeggiava l ’applicazione delle sanzioni econom iche a l­l ’Ita lia da p arte della Società delle N azioni (73). Un telegram m a in ­viato dal congresso al P residen te del Consiglio della Lega, E . Benes, lo invitava ad a ttu a re un program m a di sanzioni (74). Se ta le p rov­vedim ento abbia a iu ta to la causa antifascista è assai d iscu tib ile , m en­tre è p robab ile che il fervore nazionalista , m anifestatosi più vivo in Ita lia in seguito a questa m isura s tran ie ra , rese p iù facile a M ussolini e a C iano di u n ire R om a a B erlino n e ll’Asse del 1936 (75). Ad ogni m odo l ’Ita lia continuò im p e rte rrita la guerra in E tiop ia .

D ue m esi dopo la fine di questa, scoppiò un a ltro conflitto , una guerra anche p iù seria di quella d ’A frica. I l 18 giugno 1936 g ruppi m ilita risti e reazionari spagnoli si rivo ltarono al governo costituito della R epubb lica Spagnola; poche settim ane dopo i rivoltosi si erano assicurati l ’appoggio m ilita re di M ussolini e, in proporzioni m olto m in o ri, anche quello di H itle r. Gli appelli alla Lega delle N azioni da p arte del governo repubb licano spagnolo non portarono ad alcun r i­su ltato . D uran te i prim i due m esi, quando la R epubb lica Spagnola era governata dal repubb licano lib e ra le José G ira i, l ’azione dei g ru p ­p i com unisti francesi e ita lian i si lim itò a rifo rn ire di m edicine e viveri i m iliziani spagnoli (76); m a, dopo la form azione del governo

fe ttuato . A quel congresso D im itrov criticò nuovam ente i com unisti ita lian i per non essersi m eglio in filtrati nelle varie organizzazioni fasciste di m assa. Cfr. D i­m itrov, « T he U nited F ro n t », pp. 47-53.

(73) « G iustizia e L ibertà » non assunse una posizione sufficientem ente chiara in m ateria di sanzioni, come avevano fatto altri gruppi antifascisti. Rosselli d ich ia­rò d i non essere personalm ente contrario alle sanzioni, ma espresse gravi dubbi sul fatto che un sim ile program m a fosse realm ente auspicato dai gruppi rivo luz io ­nari in Italia . Garosci, op. c it., II , pp . 124-130.

(74) I l telegram m a fu firmato dal com unista Egidio G ennari, dal socialista G. E . M odigliani e dal p residen te della Lega dei D iritti de ll’Uom o, Luigi Campo- longhi. A ll’epoca del congresso di B ruxelles, i com unisti ita lian i decisero di m andare in Africa parecchi giovani capi pe r organizzare il sabotaggio a ll’in te rn o delle forze arm ate italiane. Cfr. P artito C om unista Italiano , « Velio Spano », (R om a, 1947), pp. 1-15.

(75) R iguardo alla costituzione de ll’Asse, cfr. M ario Toscano, « Le orig in i del patto d ’acciaio » (iFirenze, 1948) ed E lisabeth W iskem ann « The R om e-B erlin Axis » (Oxford. 1949). E ’ degno di nota il fatto che l ’entusiasm o patrio ttico de­stato dalla guerra etiopica nella grande m aggioranza degli Ita lian i, indusse n u ­m erosi antifascisti, com preso il sindacalista A rturo L abrio la, a rappacificarsi col fascismo e a rito rn a re in patria .

(76) Garosci, op. c it., II , 163.

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socialista di sin istra di Largo C aballero nel settem bre del ’36, i co­m unisti europei gli offersero in pieno il loro appoggio (77). Anche prim a del settem bre ’36, però , m igliaia di vo lontari antifascisti, p ro ­venien ti da vari paesi e rap p resen tan ti press a poco ogni sfum atura di credo po litico , avevano com inciato ad attraversare i P iren e i per com battere a fianco dei rossi; e poiché il num ero di questi volontari di Spagna in breve aum entò , divenne assolutam ente necessario orga­n izzarli in u n ità regolari e costitu ire un com ando suprem o. Cosi nel settem bre del ’36 i socialisti e i com unisti ita lian i indissero a Parigi un convegno di varie organizzazioni antifasciste per decidere il co­m ando del contingente ita liano , com ando che possedesse capacità m ilita ri e p o p o la rità politica. P e r ragioni di politica in ternazionale, i com unisti in questo m om ento non desideravano calcare la m ano circa il loro in tervento personale, e perciò un delegato com unista suggerì come com ándam e m ilita re del nuovo contingente ita liano un noto fuoruscito del p artito repubb licano , R andolfo Pacciardi (78). La nom ina di un repubb licano a un posto di com ando n e ll’organiz­zazione m ilita re del fron te popo lare voleva rivelare la so lidarietà e la serietà del fron te stesso. I rap p resen tan ti di « G iustizia e L ibertà » al congresso di P arig i non vollero aggregare i loro g rupp i m ilita ri a quelli del fron te popo lare , perchè il fronte era princ ipalm ente legato alla difesa del governo di ba ttag lia m adrileno presieduto da Largo C aballero , m en tre « G iustizia e L ibertà » era p iù stre ttam ente in rap p o rto con i g rupp i anarchico-sindacalisti della C atalogna, che ve­devano poco di buon occhio il governo socialista di M adrid (79).

Un u lte rio re passo fu com piuto dai com unisti n e ll’o ttobre del ’36, quando essi fo rm arono il m odello definitivo d e ll’organizzazione delle <r brigate in ternazionali ». F ra i com unisti ita lian i p iù autorevoli che presero p arte a questa decisione furono Luigi Longo e G iuseppe Di V itto rio . Le « b rigate in ternazionali » erano com poste da ufficiali e soldati di m olti paesi, che erano sop ra ttu tto opera i, a rtig ian i o con­tad in i, e di essi forse soltanto un qu in to aveva prestato in precedenza servizio m ilita re : la m aggior p a rte aveva superato i tre n t’an n i; erano in te lligen ti, p ron ti ad ap p ren d ere nuove cognizioni e nuove lingue e pieni di m olta in iziativa. A fianco del com andante m ilita re d i ogni

(77) N ella prim avera del 1936 la Pravda dichiarava Largo C aballero il « Lenin spagnolo ». Gerald B renan. « The Spanish L abyrin th » (New Y ork, 19431, p. 303.

(78) G arosci, op . c it., IL p. 203. — Dopo la sua partenza dall’Italia nel 1920. Pacciardi d ivenne m olto attivo politicam ente fra gli operai em igrati n e ll’Alsazia e L orena.

(79) U na im portante fonte di inform azioni sulla partecipazione italiana a fianco dei m iliziani nella guerra civile spagnola si trova in Q uaderni italiani N. 3, (B o­ston, A prile 1943); la pubblicazione fu dedicata, anzi quasi per in tero , allo stu ­dio di questo argom ento. Essa com prende liste dei volontari che perdettero la vita nel conflitto.

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brigata vi era un com m issario po litico , che aveva fra i suoi com piti anche quello di is tru ire politicam ente i suoi so ldati, d i far p ro p a ­ganda e spesso anche di sorvegliare i capi m ilita ri. La m aggior parte dei com m issari politici erano m em bri del p a rtito com unista, poiché ta le p artito si era reso conto , più rap id am en te di quan to avessero fatto altri g ruppi po litic i, d e ll’im portanza vitale di questa carica (80). D urante tu tta la guerra gli scaglioni rim asero « fluidi »; i com m issari divenivano a volte com andanti m ilita r i, m en tre dalla sera alla m a t­tina , spesso un sergente veniva prom osso al grado d i ufficiale o vice­versa (81). Si fece un calcolo che, tu tto som m ato, circa 22.200 m em bri delle b riga te in ternazionali com battevano in Spagna (82). La prim a b rigata in ternazionale era form ata di tre b a ttag lian i; uno dei quali, com posto da Ita lian i e F rancesi, com battè nella epica difesa di M a­drid nel 1936-37. Le seconda b riga ta in ternazionale com prendeva pu ­re un battag lione di I ta lia n i, il « G arib a ld i », com andato da P acciard i. Luigi Longo fu com m issario politico di tu tta la seconda b rig a ta , a p artire dal febbraio 1937 (83). TI B attag lione « G aribald i » di P ac­ciardi ricevette il battesim o del fuoco il 13 novem bre 1936 a Cerro de Los Angeles, presso M adrid , e. nel m arzo 1937. prese p a rte alla fa­mosa battag lia di G uad a la ja ra , dove vinse contro le tru p p e ita liane fasciste, m andate da M ussolini in Spagna p e r a iu tare i rivoltosi di F ranco . Dopo l ’ap rile 1937 il B attag lione cr G aribald i » fu aum entato d a ll’aggiunta di parecchie un ità spagnole e cam biò il suo nom e in quello di « B rigata G aribald i » (84).

P rim a dell’arrivo delle b riga te in ternazionali com battevano in C atalogna, in collaborazione con gli elem enti anarchico-sindacalisti della C onfederación Naci orini de Trabajo ca talana, seguaci di « G iu­stizia e L ibertà ». nonché g rap p i di ita lian i tro tzk is ti ed anarch ici. Chiesta « colonna » ita lian a si com poneva di circa centocinquanta uo ­m ini ed era sotto il com ando com binato di Carlo Rosselli e M ario Angeloni. un ex-capitano d i cavalleria quest’u ltim o , iscritto al p a rtito repubblicano (85). La colonna possedeva qua ttro cannoni nuovi di

(80) R andolfo Pacciard i. « Quando si sta con i com unisti ». ne « La voce r e ­pubblicana » di Rom a (27 m arzo 1949); cfr. anche Ju lio Alvarez del Vavo. « F reedom ’s B au le » (New Y ork. 1946), p p . 124-29.

(81) Cfr. R andolfo Pacciard i, « TI B attaglione G aribald i: V olontari italianinella Spagna rep u b b lica n a » (R om a. 19451 passim ; e Luigi Longo, « U n popolo alla m acchia » (M ilano, 1947). pp . 24-28.

(82) Salvador de M adariaga, « Spain » (New Y ork , 1943), p . 386.(83) « Com m issari » in ferio ri erano G iuseppe Di V itto rio . P ie tro N enni.

Francesco Leone, Ilio B aron tin i e parecchi altri.(84) Pacciard i. « Il Battaglione G aribald i, ecc. » passim.(85) Garosci, op. cit., IL 174-6, Angeloni perse la vita nella guerra civile

spagnola.

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zecca, fru tto d i un bo ttin o , e ven tiquattro magnifici m uli (86). A soli q u a ran ta giorni d a ll’inizio della guerra la « colonna » rip o rlo una b rillan te v itto ria a M onte P e la to , a sud di H uesca, m a perse sul cam ­po di battag lia un decim o dei suoi uom ini. Dopo l ’arrivo delle brigate in ternazionali il g ruppo di Rosselli ebbe a subire parecchie d iser­zioni. tan to che egli, ne ll’in ten to di m antenere u n p iù saldo controllo sulle sue un ità , in trodusse una m aggior discip lina m ilita re , serven­dosi di « com m issari politici ». Ciò nonostan te , i successi m ilita ri di Rosselli e dei suoi andarono dim inuendo in Catalogna nei m esi se­guenti e, in seguito allo strano colpo di stato del m aggio 1937 in B a r­cellona, che segnò la fine di una prevalenza anarchico-sindacalista in C atalogna, m en tre subentrava al posto d i essa il F ro n te P opo lare , di­venne pressoché im possibile a Rosselli di continuare operazioni m i­lita ri separatam ente dal F ro n te P opo lare (87). P e r di p iù Rosselli do­veva rim ette rs i da una m ala ttia , tan to che, ai p rim i de ll’estate del ’37, egli p a rtì per la F rancia .

Nel luogo di cura di Bagnoles egli fu raggiunto dal fra te llo N ello, noto studioso di s to ria , che era rim asto in Ita lia duran te quasi tu tta la d itta tu ra fascista. Il 10 giugno 1937 i d u e fra te lli venivano assassi­nati presso Bagnoles. A ccertam enti com piuti dopo la caduta del fa ­scismo d im ostrarono ch iaram ente che M ussolini era stato assai dan­neggiato dagli anni di opposizione clandestina di Rosselli e che il « Duce » tem eva in qualche m odo che Rosselli potesse scatenare u n ’offensiva m ilita re contro il governo fascista. La tram a dell’assas­sinio era stata tesa da agenti fascisti ita lian i e da cagoulards francesi, in seguito a ord in i ricevuti dal M inistro degli E steri, conte Ciano, o rd in i che venivano trasm essi attraverso il servizio di controspionaggio de ll’esercto ita liano (S .I.M .) (88). La folla che presenziò ai funerali dei due fra te lli Rosselli a Parig i fu contata a decine di m igliaia (89): solo l ’assassinio di Giacomo M atteo tti nel 1924 aveva suscitato un m aggiore com pianto n e ll’am biente ita liano antifascista.

Nel fra ttem po l ’attiv ità m ilita re delle b rigate in ternazionali in Spagna andava gradatam ente scem ando. I repubb lican i spagnoli, con l ’approvazione del governo sovietico, speravano che, se le b rigate in ­ternazionali fossero poste m eno in evidenza, forse sarebbe stato pos-

(861 U m berto Calosso. « T he Twenty-Year Struggle in Italy against Fascism » iL on tira . 1944), p. 39.

(87) G arosci. oip. c it.. II. 162 e eegg. — P u rtro p p o nella battaglia di B arcel­lona uno degli esponenti del m ovim ento anarchico ita liano. C am illo B erneri, fu, a quanto sem bra, assassinato dai com unisti. Cfr. A. Focili B erneri. « Con te, fi­glio m io! » (Parm a. 194.81. passim.

(88) Gaetano Salvem ini, « L ’affare Rosselli », ne « Il M ondo » (Rom a. 16. 23. 30 giugno 1951). Cfr. anche Garosci, op. cit., I I , 283.

(89) « G iustizia e L ibertà », Parig i, 25 giugno 1937.

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sibile persuadere il generale F ranco a rifiu tare l ’aiu to offerto da « vo­lon tari » fascisti s tran ie ri. Così, nei settem bre del ’38, il p rim o m i­nistro N egrìn annunciava che, da quel m om ento, sarebbero stati r i t i­ra ti dalle file dei com battenti repubb lican i tu tti coloro che non e ra ­no spagnoli (90). Verso il gennaio o febbra io del ’39 m olti facenti p a rte delle brigate in te rnaz iona li furono tem poraneam ente in te rn a ti, e spesso con non poche sofferenze, in cam pi di concentram ento in F rancia o in A lgeria (91). A lla fine la m aggioranza dei vo lontari an ­tifascisti rito rn ò ai vari paesi di orig ine (92).

T u tto som m ato, circa 5.000 vo lontari ita lian i avevano com bat­tu to in Spagna a fianco dei rep u b b lican i; sei o settecento d i loro e ra ­no stati uccisi e circa duem ila feriti (93). Molti di essi erano isp irati da puro idealism o, considerando il conflitto spagnolo come una tap p a necessaria d e lla lo tta m ondiale contro il fascismo ed in partico lare la p rim a battag lia sul cam po contro il fascismo ita liano . Lo slogan di C arlo Rosselli « Oggi in Spagna, dom ani in Ita lia ! » aveva sin te tiz­zato le speranze di m olti fra i vo lon tari. In senso generale, la guerra civile spagnola determ inò fra i g ruppi antifascisti italiani u n ’unione p iù s tre tta d i quella che avevano m ai avuta p rim a. Sebbene le forze d e ll’opposizione non abbandonassero com pletam ente tortuosi siste­m i cosp irativ i, com inciarono ora tu ttav ia ad usare m etodi p iù ap e rti, che spesso erano anche p iù efficaci. P e r di p iù , la guerra spagnola diede agli antifascisti ita lian i preziose lezioni di guerrig lia , tan to che non fu p u ra coincidenza se Luigi Longo, uno dei com m issari politici più in vista du ran te la guerra spagnola, divenne il capo politico -m ili­tare dei partig ian i com unisti nella guerra di resistenza nel nord I ta ­lia , dopo il se ttem bre 1943.

(90) Max Beloff, « The Foreign l'o licy of soviet R ussia, 1929 1941 » (L ondra, 1947-49), I I . pp. 28-38.

(91) Il corrispondente del Times di New Y ork. H erb ert L. M atthews. ha de ­scritto il r itiro delle brigate in ternazionali nel suo libro « T he E ducation of a C orrespondent » (New Y ork , 1946), pp . 140-42 e 181-192'.

(92) Paim iro T oglia tti, allora segretario della sezione m editerranea del Co- m in tern , restò in Spagna du ran te quasi tutta la guerra civile. Dopo il crollo della resistenza antifranchista nella Catalogna, nel gennaio del 39. T ogliatti prese il volo pe r M adrid. Vi giunse n e l m om ento in cui il generale Casado, lealista , fece un colpo di stato (5 m arzo 1939) contro il governo N egrìn, come necessario passo prepara to rio alla firma de ll’arm istizio con le forze di Franco. T oglia tti fu a rre ­stato dal generale Casado e a quanto pare sfuggì a stento a ll’esecuzione da parte dei suoi prim itiv i com pagni. Quando i com unisti di M adrid vennero a conoscenza del colpo m ilitare di Casado, opposero fiera resistenza al m ovim ento di pace; circa novem ila persone vennero uccise in questa guerra civile in seno ad una guerra civile. Togliatti riuscì a fuggire in Algeria e p iù lardi in F rancia , dove per alcune settim ane venne in ternato per ord ine delle autorità. P e r sua fo rtuna, la polizia francese non conosceva la sua esatta iden tità . Cfr. Ciatta « Paim iro T o ­gliatti », p. 45.

(93) Cfr. le statistiche citate in Q uaderni ita lian i N . 3 (Boston-New Y ork , aprile 1943), p . 139 e in Longo « Un popolo alla macchia », p. 26.

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N on tu tti gli em igrati ita lian i consideravano la guerra civile spa­gnola conte un conflitto che dovesse necessariam ente essere v into da una p a rte o d a ll’a ltra . U om ini della vecchia generazione, come Luigi S turzo , a L ondra , sentivano incom bere la possib ilità che la guerra spagnola portasse ad una seconda guerra m ondiale , con incom m ensu­rab ili sacrifici di uom ini e cose. Sturzo sperava che un così spaven­toso conflitto avrebbe potu to essere evitato se i governi ang lo -fran­cese si fossero assunti il com pito preciso di conciliare i due g ruppi con tenden ti in Spagna. A questo scopo, Don S turzo, con 1 aiu to di M r. W ickham S teed , prom osse la form azione del C om itato Inglese per la pace religiosa e civile in Spagna. Questo com itato , coordinando la sua opera con quella di istituzioni del genere francesi e spagnole, pervenne alla stesura di un progetto che fu p resen tato a N eville C ham berlain nel 1938 da Lord Cecil e d a ll’arcivescovo di C an terbury , nella speranza che C ham berlain potesse o ttenere l ’adesione al progetto da p a rte di M ussolini; m a gli sforzi di D on Sturzo e dei suoi co llabora to ri naufragarono , p er ü rifiu to da p arte dello statista in ­glese di in terven ire , adducendo che non desiderava « sollevare nessun argom ento suscettibile di controversie » (94).

In F ran c ia , duran te la guerra spagnola, il blocco degli em igrati socialcom unisti ita lian i continuò a consolidarsi. In un congresso, te ­nu to a Lione il 28 e 29 m arzo de l ’37, il cosiddetto « F ro n te unico » ita liano si trasform ava nella cc U nione popo lare degli em igrati ita lia ­n i », con tro lla ta dai com unisti e d a ll’ala socialista di sin istra , che seppe a ttra rre una vasta m assa di ad e ren ti; ta le da raggiungere a un dipresso il num ero di 70.000 (95). L ’U nione popo lare , capeggiata da R om ano Cocchi — che doveva p iù ta rd i cadere v ittim a dei nazisti a B uchenw ald — si sforzava di incaricarsi del benessere dei suoi m em ­b ri, supperg iù nel m odo p receden tem ente ten ta to dalla Lega dei D i­r it t i de ll’Uom o, capeggiata da em igrati repubb lican i e antic lericali. I l quo tid iano Voce degli Ita lian i, d ire tto a P arig i da G iuseppe Di V itto rio , dopo il suo rito rno dalla Spagna, rim ase l ’organo d e ll’U nio­ne popo lare , fino al suo crollo n e ll’agosto del 1939. In questi ann i, dal ’36 al ’39, bisogna rico rdare a ltri g iornali in lingua ita lian a , stam ­pa ti da diversi g ruppi d i em igrati e che continuarono ad ap p a rire a P a rig i, come il N uovo A van ti, G iustizia e L ibertà e La giovine Italia'- quest’u ltim o giornale esprim eva i pun ti di vista degli em igrati a p p a r­tenen ti al trad izionale p a rtito repubb licano (96).

(94) Cfr. le inform azioni fo rn ite dalla tradu ttrice inglese, nonché antica di Sturzo, B arbara Barclay C arter, nei suoi « Italy Speaks » (L ondra, 1947) pp . 42-3.

(95) Paolo V itto re lli, « Dal fascismo alla rivo luzione: Storia della caduta del fascismo » (C airo, 1945), p. 331.

(96) Garosci, « I ta l ia : l ’em igrazione politica ita liana duran te il fascism o» iti Enciclopedia Italiana, II appendice, 1938-1948, I-Z , p . 116.

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N on vi è dubbio che l ’assassinio d i Carlo Rosselli, nel giugno del '37, segnò un collasso definitivo nelle file di G iustizia e L ibertà . E m i­lio Lussu, uom o d i idee decisam ente di s in istra , divenne il capo giei- lista dopo la m orte di Rosselli. Lussu accarezzò la speranza di con­cludere un accordo con i socialisti, sia p e r aum entare la forza di G iustizia e L ibertà , sia p e r staccare i socialisti dai com unisti; ma la sua strategia non fu coronata da successo, poiché la m aggioranza dei socialisti rim ase fedele al pa tto di alleanza con i com unisti. Di conseguenza, Lussu si vide costretto a coltivare g rupp i re la tivam ente esigui come i tro tzk isti e la sin istrorsa Azione repubb licana socia­lista d i F erd inando Schiavetti. Lussu desiderava queste alleanze per m an tenere il dinam ico program m a di G iustizia e L ib e rtà , m a dichiarò che il fine u ltim o era il « socialism o », che doveva d ifferenziarsi dal m arxism o (97): egli differiva certo dai m arx isti, p e r il solo fatto che credeva in u n ’insurrezione p ro le ta ria « im provvisata ». Un am m ira­tore d i E m ilio Lussu ha am m esso che, se si può con fedeltà definire C arlo Rosselli un « v isionario » privo di senso pra tico , si deve consi­dera re Lussu un vero e p rop rio « rom antico » (98). S tre ttam en te le ­gato a Lussu n e ll’u ltim o periodo di v ita di G iustizia e L ibertà , fu il professor Silvio T ren tin , veneziano, ex-m em bro del P arlam en to e studioso nel cam po della g iu risprudenza. T ren tin deve essere classi­ficato fra gli Ita lian i di p rim o p iano , che riu sc iranno alm eno in parte a ch ia rire a m olti in te lle ttu a li s tran ie ri la vera n a tu ra del fasci­smo (99). I l m ovim ento G iustizia e L ibertà , m aggiorm ente orien tato verso il socialism o, dopo la m orte d e l Rosselli, cercò in ogni m odo di rafforzare i suoi con ta tti con i giovani n e ll’I ta lia fascista — special- m ente attraverso l ’azione d i uom ini come Franco V enturi e Paolo V itto re lli, tu ttav ia non riusci a raggiungere com pletam ente l ’in ten to . Ciò avvenne sia p er la rilu ttanza di alcuni g ru p p i ita lian i ad affron­ta re i risch i di con ta tti clandestin i con gli em igrati, sia perchè i g ruppi che lavoravano en tro la penisola m iravano a indebo lire il fa ­scismo con l ’attaccare le sue basi psicologiche e aprendovi de lle b rec­ce in terne col rivoluzionare la sua organizzazione di m assa; cosicché al m om ento critico il fascismo fosse costretto a rivelare al m ondo che la sua s tru ttu ra « m onolitica » a ltro non era che una conchiglia vuota.

G razie al F ron te popo lare , i com unisti e le a ltre forze di resi-

(97) Garosci, « Vita di Carlo Rosselli », I I , 1247.(98) Leo V aliani, « Partito d ’Azione e G iellism o », N uovi quadern i d i G iu ­

stizia e L ibertà , I I I , N . 9 (M aggio-Giugno, 1946) p . 10.(99) F ra i m olti lib ri di T ren tin sul fascismo vi sono: «Les transformations

récentes du droit public italien » (P arig i, 1929) e « Vantidémocratie » (P arig i, 1930); « Aux sources du fascisme » (P arig i, 1931) e « Le fascisme à Genève » (Parig i, 1932).

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stenza ita liane ebbero cinque anni di re la tiva un ità , dal ’34 al 23 ago­sto de l 1939, da ta in cui ogni unione iu com prom essa dall'im provviso annuncio da p a r te dei governi nazista e sovietico di un patto di n eu tra , lità e non-aggressione firm ato dai rispettiv i m in istri degli esteri. A de­rendo con ubb id ienza alia nuova « linea d i condotta » del p a rtito , clic era sta ta decisa senza in te rp e lla rli, i com unisti ita lian i posero im ­m ediata fine ad ogni critica del regim e di H itle r e rivolsero invece la loro p ropaganda contro gli stati cap ita listi e borghesi. L ’im m ediata reazione del leader socialista P ie tro IN ermi a ll’annuncio del patto M oiotov-R ibbentrop fu un artico lo , apparso sul N uovo A va n ti! di P arig i, in cui egli dava libero sfogo al suo risen tim en to contro i co­m unisti, p e r essersi legati alla G erm ania nazista ; m a poch i.g io rn i p iù ta rd i, sem brò che egli decidesse di non troncarla decisam ente con i com unisti, d i cui, p e r tan ti ann i, aveva cercato la sim patia (100). L ’am bigua posizione di N enni provocò g rande ostilità da p a r te di a l­cuni socialisti d i sin istra , come G iuseppe S aragat e Angelo Tasca, che accusavano N enni di aver trad ito la causa sia della dem ocrazia che del socialism o e lo invitavano a rassegnare le d im issioni da se­gretario del p a rtito e da d ire tto re del g iornale. D ata l ’im possib ilità , in quel m om ento , di fissare u n congresso p lenario d e l p a rtito , gli an- tinenn ian i n e ll’au tunno del 1939 indissero una riu n io n e dei socialisti ita lian i residen ti in P a rig i o nelle vicinanze, d u ran te la quale p ro b a­b ilm en te N enn i sarebbe stato espulso dalle file de l p a rtito ad opera di questi g ru p p i, se non fosse in tervenu to l ’anziano capo del sociali­smo rifo rm ista , G. E . M odigliani, che tem eva l ’arresto di N enn i, da p a rte de lle au to rità francesi, ove si fosse data p ubb lic ità a questo dis­senso (101). N enni alla fine rinunciò ad essere segretario del p a rtito e d ire tto re del N uovo A va n ti! (102). N el 1941 ebbe la d isgrazia di essere arrestato da agenti del governo di V ichy, che lo consegnarono ai Tedeschi. Dopo u n ’odissea attraverso le p rig ion i naziste, N enni fu m andato in I ta lia , dove rim ase in carcere, fino a quando fu libe­ra to d a l governo di Badoglio n e ll’agosto del 1943 (103).

D urante la benevola n eu tra lità sovietica verso la G erm ania naz i­sta, i com unisti ita lian i sospesero in certo senso i loro fu lm in i contro il fascism o, p u r continuando a m an tenere s tre tti collegam enti con le loro cellule in I ta lia . I l p a rtito com unista ita liano , ricevendo da T o­g lia tti o rd in i di adeguarsi alle nuove disposizioni in te rn az io n a li, for-

(100) P ie tro N enni, «A llean za social-com unista », M ercurio, I, N. 3 (Rom a, 1945), p . 17.

(101) P uglion isi, « Sciacalli: Storia dei fuorusciti », pp. 137-39.(102) M odigliani, « Esilio », pp . 305-6. Dopo le d im issioni di N enni, d iven­

nero capi del partito socialista a ll’estero M odigliani, Saragat, Tasca, M orgari, Buozzi e Faravelli.

(103) P ie tro N enni, « Pagine di diario » (Cernusco sul Naviglio, 1947) passim.

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mò in F ranc ia un cc M inistero degli esteri », sotto la d irezione di U m berto M assola, Celeste N egarville ed a ltri, che si propose un p ro ­gram m a tr ip a r ti to : in tensificare gli sforzi p e r assicurare lavoro inIta lia ai suoi fidi; pubb licare le cc L ettere d i Spartaco » p e r ch ia rire i p roblem i p roven ien ti dalla guerra e fissare la cc linea » del p a rtito ; e stab ilire quali capi de l p a rtito avrebbero dovuto essere d estina ti a posti strategici, cosicché essi potessero essere im m edia tam ente in q u a ­d ra ti in Ita lia a l m om ento buono. Due leaders del p a rtito , uno dei quali faceva p arte del « M inistero degli esteri », presero stanza in una località neu tra le , vicino a lF Ita lia , da dove potessero en tra re n e l­la penisola. Subito dopo la d ich iarazione di guerra da p a rte di M us­solin i, il 10 giugno 1940, u n gruppo di com unisti ita lian i entrò dav­vero in I ta lia e qui essi lanciarono un m anifesto , chiedendo l ’unione di tu tti gli ita lian i contro la guerra di M ussolini (104). P e r la m ag­gior pa rte , però , nel periodo dal ’39 fino a ll’estate del ’43, i capi del comuniSmo ita liano languirono al confino, m en tre l ’isola di Vento- tene, vicino a N apoli, d iventava una specie di cc cap ita le » d e lla lo tta com unista clandestina. In q u e ll’isola vi erano , insiem e a Luigi Longo, i com unisti G iuseppe Di V itto rio , P ie tro Secchia, M auro Scoccimar- ro , G irolam o Li Causi, U m berto T errac in i, G iovanni Roveda e a ltri (105).

N on appena sem brò che l ’Ita lia , alm eno nel ’39, avesse in te n ­zione di en tra re in guerra , il governo di D alad ier, in F ran c ia , spe­rando con questo di p rop iz iarsi M ussolini, ord inò la sospensione della stam pa antifascista e v irtua lm en te p ro ib ì ogni a ttiv ità organizzata da p a rte degli em igrati po litic i ita lian i (106). La polizia francese arrestò ed im prig ionò m olti no ti com unisti ita lian i ed anche num erosi ra d i­cali, non m olto in vista p e r le loro idee po litiche , m a che sui reg istri della polizia potevano essere classificati sotto la denom inazione di cc anarchici ». N ella ta rd a p rim avera del ’40, però , non m olto p rim a della caduta della F ran c ia , il nuovo governo di R eynaud m itigò in certo m odo il duro tra ttam en to riservato ad alcuni em igrati ita lian i. I l conte C arlo Sforza, co n tribu ì a de term inare questo diverso atteg ­giam ento, riuscendo nel m ese di giugno a persuadere il governo francese ad accettare n e ll’esercito di quel paese contingenti di em igrati ita lian i, p ro n ti a com battere contro i Tedeschi, a pa tto che potessero servire sotto la loro band ie ra e che non venisse m ai richie-

(104) R elazione della d irezione del P . C. I. al V Congresso, p . 13.(105) Luigi Longo, cc Un popolo alla m acchia », pp . 37-9. L ’isola potè essere

davvero soprannom inata la cc capitale » di quasi tu tti i partiti po litici clandestin i, perchè giunsero alle sue sponde centinaia di p rig ion ieri po litici. Cfr. A lberto Jacom etti, cc V entotene » (V erona, 1946) passim.

(106) V itto re lli, cc D al fascismo alla rivoluzione », p. 333.

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sto lo ro , com unque, d i com battere contro r ita l ia fascista (107). E ’ pu re degno di no ta il fa tto che un paio di settim ane p rim a della d i­chiarazione di guerra da p a rte di M ussolini, Sforza scrivesse u n ’inutile le tte ra al re V itto rio E m anuele I I I , scongiurandolo di rifiu tarsi di firm are l ’ord ine di guerra del a. Duce » (108).

L ’occupazione nazista d i P arig i ne l giugno d e l 40 fu il colpo di grazia per gli em igrati ita lian i, le cui a ttiv ità a ll’estero divennero da quel m om ento del tu tto trascurab ili. Sebbene parecchi in fluenti capi p o litic i, fra i quali Carlo Sforza, A lberto T arch ian i, A lberto Cianca, R andolfo Pacciard i ed E m ilio Lussu, riuscissero a fuggire dalla F ra n ­cia in In g h ilte rra o negli S tali U niti o n e ll’A m erica L atina , la grande m aggioranza degli em igrati p o litic i ita lian i dovette res ta re in F ra n ­cia: di essi alcuni, come Silvio T ren tin , p artec iparono alla résistance francese; m olti a ltri furono arresta ti dal governo di V ichy e rim an ­da ti in Ita lia (109).

L ’invasione d e ll’U .it.R .S . da p a rte nazista n e ll'e s ta te del ’41 r i ­gettò decisam ente i com unisti ita lian i nella lo tta antifascista. Le loro indecisioni ed incoerenze preceden ti svanirono quando appresero da Mosca che la guerra non era p iù un conflitto tra b locchi im perialistic i rivali, m a solo un grande conflitto pa trio ttico di sta ti « dem ocratici » contro gli aggressori nazisti e fascisti. La linea di condotta di Mosca fu a lte ra ta così che, invece di d a re eccessiva im portanza ad una lo tta d i ideologie, l ’attenzione di tu tti fu concentrata sulla glorificazione della lo tta nazionalistica dei vari p a r titi com unisti; alla fine il Co- m in te rn fu sciolto p er rafforzare l ’unione degli A lleati occidentali con la Russia d u ran te il periodo della guerra. N el luglio del 1941 il p a r­tito com unista ita lian o disse che il suo program m a com prendeva il crollo de l governo fascista; la form azione di un governo popo lare , che avrebbe subito firm ato un arm istizio con l ’In g h ilte rra e l ’Unione Sovietica; la rinnovazione delle lib e rtà costituzionali; il rilascio dei p rig ion ieri po litic i e l ’arresto dei gerarchi fascisti; e infine la confisca dei p ro fitti d i g uerra dei fascisti (110). I l m otto dei com unisti ita ­lian i d ivenne « Pace, ind ipendenza e libertà ! » e la rivoluzione venne invocata p iù in nom e della « dem ocrazia » che della « d itta tu ra p ro ­le ta ria ». T og lia tti parlava tre volte la settim ana d a rad io Mosca e m igliaia di Ita lian i lo ascoltavano in segreto, così come facevano con

(107) Carlo Sforza, « L ’Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi » (Rom a, 1944), p . 200. Cfr. anche M odigliani, « Esilio », p . 284.

(108) Sforza, op. c it., pp. 193-7.(109) Partico larm ente u tile e interessante circa questo periodo sono le m em o­

rie della m oglie d i Lusso: Joyce Salvadori Lussu, « F ro n ti e f ro n tie re » (B erga­mo, 1945) passim.

(110) Relazione della d irezione del P . C. I . al V Congresso, p . 14.

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la p ropaganda dem ocratica e lib e ra le trasm essa dalla B .B .C . (111). A Tolosa, che, dopo l ’occupazione fascista, era divenuta uno dei p iù n o ti posti d i ce rifug io » p e r gli em igrati ita lian i, fu firm ato un patto da p a r te di com unisti, socialisti e giellisti, che determ inava la crea­zione di un « C om itato d ’azione p er l ’un ione del popolo i ta lia ­no » (112). Questo com itato richiedeva p er IT ta lia una pace im m e­d ia ta , l ’a abdicazione » da p a rte di M ussolini e la restaurazione delle lib e rtà popo lari. In fluen ti cap i del p a rtito com unista, nello stesso tem po, erano inv ia ti in I ta lia p er gettar le basi di scioperi disgregatori nelle in d ustrie di guerra (113).

N egli anni dal ’40 a l ’43 gli em igrati fu rono specialm ente attiv i n e ll’em isfero occidentale, dove fecero con tinua opera di p ropaganda presso gli A llea ti, p regando li di non confondere l ’I ta lia col regim e fascista (114). V erso la fine del 1941 il conte C arlo Sforza pubblicò a New Y ork u n program m a in otto p u n ti p er l ’I ta lia post-fascista (115). I p u n ti essenziali del program m a d i Sforza furono app rovati a ll’u n a ­n im ità da parecchie m ig lia ia di delegati ad un Congresso p an am eri­cano degli I ta lian i lib e ri, ten u to a M ontevideo il 17 agosto 1942: in esso si stab ilì che, subito dopo la liberazione, venisse e le tta in Ita lia u n ’assem blea costituen te , che avrebbe detta to u n a nuova costituzione, a sostituzione dello « S tatu to » d e i Savoia; che in I ta lia la m onarch ia cedesse il posto ad u n a « rep u b b lica socialdem ocratica »; che gli I ta lian i a ll’estero form assero un cc Consiglio nazionale ita lian o », p er coord inare la lo tta contro il fascismo e rap p resen ta re gli I ta lia n i l i ­b e ri di fro n te alle N azioni U n ite ; che Carlo Sforza com e a capo sp i­ritu a le de ll’antifascism o ita liano » venisse incaricato della d irezione del previsto Consiglio; e finalm ente che R andolfo P acciard i cercasse di organizzare, data l ’esperienza acquista ta n e lla guerra civile spa­gnola, dei contingenti m ilita ri che avrebbero dovuto com battere come en tità separa te , a fianco degli A lleati contro l ’Ita lia fascista (116). P e r parecchie rag ion i fu im possibile p o rta re a realizzazione quest’ul-

(,111) Le trasm issioni radiofoniche del tem po d i guerra sono rip o rta te in « D i­scorsi agli Ita lian i » di Paim iro T og lia tti, (R om a, 1945).

(112) E m ilio Sereni e G iuseppe Dozza firm arono per i com unisti, P ie tro N ennì e G iuseppe Saragat pe r i socialisti; Silvio T ren tin e F . Fausto N itti pe r i G iellisti. Cfr. Longo, « Un popolo alla m acchia », p . 30.

(113) Ib id ., p. 30 e segg.(114) N aturalm ente vi era stata, prim a del 1940, una notevole attiv ità da parte

di m olti antifascisti em igrati negli Stati U n iti, specialm ente nelle regioni in riva a ll’A tlantico . M olti in te lle ttua li vennero in Am erica a l tem po in cui il regim e fa ­scista insisteva pe r o ttenere da tu tti gli educatori un g iuram ento di fedeltà non solo allo stato , ma anche al reg im e; a ltri, invece, al m om ento delle persecuzioni razziali da parte fascista (1938).

(115) Si legge in : Sforza, « L ’Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi », p . 176-6.(116) Ib id ., p. 187-8.

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tim o progetto , m a subito fu decisa l ’organizzazione del Consiglio n a ­zionale ita lian o , cbe ebbe l ’appoggio delle N azioni U nite . N el f ra t­tem po, parecch ie società m azziniane furono fondate o ricevettero im ­pulso negli S tati U n iti da p arte di em igrati di idee rep ubb licane (117). N ell’A m erica L a tina , come in In g h ilte rra e nel M edio O rien te furono crea ti a ltri m ovim enti rep u b b lican i col nom e di « Ita lia L ibera »; e, nel Messico, fu prom ossa un« A lleanza G arib a ld i'» , d i tipo com unista, d ire tta da M ario M ontagnana e Francesco F ro la , che sostenne num e­rose po lem iche con i g rupp i m azziniani e de ll’Ita lia L ibera (118). Nessuno di tali m ovim enti fu in grado, è na tu ra le , di ten er desto in I ta lia il tipo di a ttiv ità c landestina che era stata possibile, quando gli em igrati abitavano nella vicina F ran c ia : solo esigui g rupp i di fu o ru ­sciti antifascisti, ab itan ti a Lugano ed in a ltre c ittà svizzere, r iu sc i­rono , du ran te la seconda guerra m ondiale, ad adem piere sim ili p e r i­colose m issioni (119).

D uran te il loro esilio, n a tu ra lm en te , m olti di questi rifu g ia ti p o ­litic i si erano estran ia ti dalla rea ltà della vita d e ll’I ta lia fascista, fatto sul quale la p ropaganda fascista amò dilungarsi, colpendo a volte nel segno, nonostante ovvie esagerazioni. Avvenne così che, quando m ol­ti em igrati r ien tra ro n o in I ta lia , dopo l'invasione a lleata nel 1943, trovarono che era in certo m odo difficile p er lo ro , in num erosi casi, ris tab ilire rap id i « con ta tti » con m ilion i di I ta lian i che non avevano fa tto le lo ro esperienze nella selva po litica . In o ltre , du ran te l ’assenza dei fuorusciti, era em ersa dal travaglio della resistenza in te rn a al regim e fascista una nuova generazione di giovani uom ini po litic i, tan to che i r ie n tra n ti si vedevano costretti a m odificare i loro p ro ­gram m i p er com petere con quelli cresciuti in p a tr ia (120). D urante il

(117) L ’associazione M azzini della C ittà di New Y ork n e l m arzo del ’42 iniziò la pubblicazione di un settim anale — divenuto poi bisettim anale — « Nazioni U nite », recante articoli di num erose personalità italiane a ll’estero. Fu anche d u ­rante il 1942'-43 che B runo Zevi, Aldo Garosci, Enzo Tagliacozzo e R enalo Poggioli pubblicarono i loro seri ed in teressanti Q uaderni Italian i a New Y ork e Boston.

(118) Garosci, « I ta l ia : lem ig raz io n e politica ita liana duran te il fascism o» in E nciclopedia Italiana, I I A ppendice, 1938-418, I-Z , p . 116.

(119) Vi fu una nuova fase di em igrazione politica da ll’Italia alla Svizzera, dopo che i T edeschi ebbero assunto il controllo m ilitare de ll’Italia Settentrionale nel settem bre del ’43. Questi nuovi fuorusciti prom ossero una nuova campagna di educazione contro il fascismo, m antennero contatti con gli em igrati politici di a ltri paesi e accarezzarono l idea di una federazione degli Stati U niti d’E u ­ropa dopo la guerra. P er di p iù essi contribuirono in gran parte all'assistenza fi­sica e m orale dei com battenti ita liani nella fase clim atica della resistenza a n ti­fascista ed antinazista dopo il settem bre 1943.

(120) I giellisti che, al loro rien tro in Italia , aderirono al Partito d Azione — partito che aveva avuto le sue orig in i in Italia duran te la guerra e il cui program m a era paragonabile sotto m olti aspetti a quello del m ovim ento di G iu ­stizia e L ibertà — si trovarono sovente nella necessità di fronteggiare sim ili diffi­coltà. C fr., riguardo a questo p roblem a, le m em orie di Leo V alian i: « T u tte le strade conducono a Rom a » (F irenze, 1947), Cap. I e passim.

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loro soggiorno a ll’estero, gli em igrati avevano dedicato m olta p a rte del loro tem po ad in te rm in ab ili — e a volte sterili — esam i teo ric i delle basi delle lo ro posizioni, cessando in rea ltà m o lti d i essi d a ll’essere uom ini p o litic i, p er d iventare soltanto po litic i teorici. Q ualche ci­nico disse, e non senza fondam ento , che gli em igrati erano com e lo stato m aggiore di un esercito che non possedeva so ld a ti; ed è a volte difficile, p e r un osservatore stran ie ro , tra tte n e re u n sorriso , conside­rando l ’ingenuità di a lcuni p ian i di azione rivo luzionaria messi in sie­me con fiducia da certi fuorusciti, spesso sotto la sorveglianza di agenti fascisti. M a l ’opera di quei capi p o litic i, che p re fe rirono ris ie ­dere p e r un certo tem po a ll’estero, p iu tto sto che rim an ere in Ita lia sotto l ’oppressione del to ta lita rism o , non fu certo inu tile . A llorché m olta gente d e lle dem ocrazie occidentali era persuasa che i capi fascisti ita lian i erano , dopo tu tto , r isp e ttab ili sosten itori degli ideali borghesi ed antibolscevici, i fuorusciti negavano decisam ente queste afferm azioni. I rifug ia ti po litic i com inciarono a convincere, anche se assai len tam en te , num erosi in te lle ttu a li s tran ie ri, e così pu re persone di ogni ceto, della verità fondam entale delle lo ro descri­zioni del regim e fascista. Lo stesso regim e m ussolin iano, p o i, o rd i­nando il b ru ta le assassinio dei fra te lli R osselli, ne l giugno d e l 1937, rivelò al m ondo la sua p ro p ria b ru ttu ra . E ’ vero che gli em igra ti pos­sono van tarsi d i aver provocato solo lim ita tam en te ed ind ire ttam en te la caduta del_ fascismo perchè , alm eno ne l suo senso preciso , il colpo di stato d e l 25 lug lio 1943, fu il p rodo tto d ire tto della disastrosa p a r­tecipazione d e ll’Ita lia a fianco della G erm ania nazista , n e lla seconda guerra m ond ia le ; disastro che aveva finalm ente convinto m olti capi m ilita ri ita lian i ed alcuni gerarchi fascisti d issiden ti, nonché p arec­chi m em bri della casa rea le — com preso il vecchio re che aveva in ­sta lla to al governo M ussolini v en t’anni p rim a — che era assoluta- m ente necessario un cam bio nella fo rm a di governo e che ta le azione doveva venire « d a ll’alto » e rap id am en te , se la form a costituzionale m onarchica voleva sopravvivere al suo am ico fascism o, o rm ai condan­nato (121). N onostan te ciò, come risu lta to della lo ro tenacia in q u e­sta lo tta , gli em igrati avevano prom osso, con l ’a iu to dei lo ro am ici clandestin i d ’Ita lia , una corren te nascosta d i critica a l regim e fasci­sta, corren te che era presen te in tu tti i ceti sociali, p u r non essendo possibile u n a sua determ inazione statistica. Questa corren te so tte rra ­nea divenne un to rren te im petuoso, quando la guerra trascinò le forze m ussoliniane da una disfatta a ll’a ltra . I l ferm ento popolare si m anifestò apertam ente nella prim avera del 1943, quando una serie

(121) U na discussione circa il « colpo di stato » va o ltre gli scopi di questo articolo . Forse la m igliore in troduzione alla volum inosa le ttera tu ra su questo a r ­gom ento è il piacevole studio di Paolo M onelli, « Rom a 1943 », 5a edizione (V e­rona, 1948).

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di vasti scioperi in d u stria li n e ll’Ita lia del N ord fran tum ò tem pora­neam ente la produzione di guerra e dim ostrò quanto poco ferm a fosse la presa del fascismo sul popolo (122). Verso il luglio del ’43 nes­suno quasi in Ita lia credeva seriam ente che M ussolini potesse ancora a lungo conservare il po te re (123).

G li em igrati p o litic i, che rien tra ro n o in I ta lia dopo il 1943 e quelli che em ersero d a ll’om bra ne l paese stesso, non potevano aver sem pre acquista to , nei lo ro anni trascorsi in esilio o in p rig ione o ne l­la so litud ine , la m igliore esperienza per u n a efficiente am m inistrazione dem ocratica; m a questo genere di esperienza non e ra tu tto ciò di cui l ’Ita lia aveva bisogno nei p rim i m esi di lib e rtà dopo il fascismo, p e r­chè, come acutam ente ebbe ad osservare il professor M ax A scoli:

« ...a volte ne lla v ita di u n paese vi sono brev i m om enti in cui il ca ra tte re m orale diviene la fondam entale qua lità di un capo po li­tico, come ha d im ostrato la Resistenza » (124).

Q uando il popolo ita liano si rese conto di ciò, p e r quan to ta le in tu izione potesse essere parziale e tran s ito ria , fu reso possibile l ’in ­gresso nella v ita po litica di una notevole com pagine di uom ini e donne, la cui fibra m orale era stata provata d u ran te la guerra di R e­sistenza. E forse anche l ’aver capito questo facilitò il r ito rn o di un notevole num ero di superstiti deH’em igrazione fascista, uom ini pure di tan to diversa opin ione politica , come, p er esem pio, C arlo Sforza, R andolfo P acciard i, Francesco Saverio N itti, Luigi S turzo, G iuseppe Saragat, Ignazio S ilone, Paolo T reves, E m ilio Lussu, P ie tro N enni, Sandro P e rtin i, E m ilio Sereni e P a im iro T oglia tti.

C. F . D e l z e l l

Falls C hurch - V irgin ia - U. S. A.

(122) Vi fu stretto legam e fra le m anifestazioni di sciopero ne lle fabbriche de ll’Ita lia del no rd , in questo m om ento, e l ’attiv ità clandestina di com unisti, so­cialisti e azionisti. Cfr. Longo, « Un popolo alla m acch ia» , p . 39-41 ; « R e laz io n e della d irezione del P . C. I. a l V Congresso ». p. 19; Partito Com unista Italiano , « U m b e rto M asso la» , passim; M onelli, « R o m a , 1943 », 5a edizione, p . 59-60 e passim; e U m berto M assola, « M arzo 1943, o re 10 » (R om a, 1950), passim..

(123) M ussolini stesso liberam ente ammise duran te l ’ultim a fatale seduta del G ran Consiglio del Fascism o il 24 luglio 1943: « I n questo m om ento io sono certo l ’uom o m eno am ato, ed anzi p iù odiato in Italia ». Benito M ussolini, « T he fall o f M ussolini » (New Y ork, 1948), p . 56. (Questo lib ro è la traduzione inglese d e l­l ’u ltim o interessante libro del « Duce », pubblicato n e ll’Italia del no rd durante la breve e tu rbo len ta esistenza della R epubblica Sociale Ita lian a , col titolo « Sto­ria di un anno (I l tem po del bastone e della carota) » (V erona, 1944).

(124) Max Ascoli, « The M ussolini Story », nella sua prefazione a ll’edizione inglese di B enito M ussolini: « T h e fall of M u sso lin i» , p. 22.