il fantasma di shangai

52

Upload: armando-curcio-editore

Post on 31-Mar-2016

229 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Shanghai. Tra le antiche pagode della misteriosa città vecchia e le strade caotiche della tentacolare città nuova, due bande rivali si contendono il possesso dei più preziosi capolavori della pittura moderna: "Campo di grano con corvi" di Van Gogh e "Impressione al levar del sole" di Monet. Dentro quei dipinti si nasconde però l’anima di un demone pronto a tornare a nuova vita e capace di rendere schiavi tutti coloro che guardino le tele troppo a lungo. Aiutati da due donne ribelli (Jamina e Christine) e dal loro enigmatico Maestro (Kongquè), per impedire la rinascita del demone William e Bram dovranno sacrificare tutto, diventando essi stessi il male da sconfiggere.

TRANSCRIPT

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 4

Armando Curcio Editore

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 1

ELECTI I Edizione giugno 2014© 2014 Gruppo Armando Curcio Editore S.p.A., [email protected]

ISBN 978-88-6868-016-9

Direzione editoriale: Cristina SicilianoArt direction: Mauro OrtolaniCopertina: Antonello RomeoImpaginazione: Pierluigi GuerrucciSupervisione editoriale: Enrico Conticchio

Tutti i diritti sono riservati, incluso il dirittodi riproduzione integrale e/o parziale in qualsiasi forma.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 2

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 3

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 4

A mia mamma, per il tuo sorriso senza confini

A mio papà, dolce poeta cuor di leone

A Piero, per avermi portato a Shanghai e per tutto il resto

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 5

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 6

INDICE

CAPITOLO IIl Mercato del Mandarino Yu 11

CAPITOLO IIClaude Monet - Vincent Van Gogh 27

CAPITOLO IIINel covo di Quinlan 49

CAPITOLO IVLa katana nera 77

CAPITOLO VFuori controllo 97

CAPITOLO VIJamina 125

CAPITOLO VIIChristine 157

CAPITOLO VIIILa collana delle 51 perle 179

CAPITOLO IXMeno di un minuto 199

CAPITOLO XLa notte degli inganni 225

CAPITOLO XIEnigma 257

CAPITOLO XIIIl fantasma di Shanghai 291

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 7

Entrate... entrate... e lasciateun po’ della felicità che recate

Bram Stoker - Dracula

Le malvagità riappaiono dalla terra dove le hanno seppellite

agli occhi degli uomini

William Shakespeare - Amleto

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 8

Il pianto di Jamina si perse in un vociare confuso. La sensazio-ne che qualcuno l’avesse abbracciata per farla calmare. Bram,forse? Tutto divenne vago e indefinito. Nebuloso. Ad ogniimmagine che fuggiva via corrispondeva un respiro in piùverso la morte.William non oppose alcuna resistenza. Assecondò la corrente,diretto verso l’abisso. Si lasciò trasportare nel regno del demo-ne. Vide due cascate incastonate in una grande parete rocciosariversare la propria acqua nera in un lago torbido come petro-lio. Vide il cielo cosparso di nuvole viola dalle forme più strane.Alberi secchi simili a scheletri contorti, una vallata di pietre.Rumori sempre più lontani, come attutiti, ovattati, come unardore che da ruggente si fa inesorabilmente muto.L’abbandono.La dimenticanza lo avvolse come una coperta e penetrò nelsuo cuore riempiendolo di tenebre.Freddo. Un freddo che mette paura.Notte. E ancora più buia della notte, l’oscurità.Un petalo bianco trasportato dal vento. Un fiocco di neve.L’ultima piccola luce che vide, quando ormai la discesa nel-l’abisso era compiuta.

Un rumore innaturale, simile ad un soffio di serpente, sembròprovenire dai due dipinti, come se la tela di Monet,Impressione al levar del sole, e quella di Van Gogh, Campo digrano con corvi, si stessero preparando ad assistere ad unospettacolo di sangue. Era solo suggestione?

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 9

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 10

11

Capitolo I

IL MERCATO DEL MANDARINO YU

Shanghai, la città sul mare. Tre mesi prima.

Varcata quella soglia ebbero l’impressione di abbandonare ilpresente e di entrare in un’altra epoca. Qualcosa di magicoche non sapevano spiegarsi ma a cui erano certi di appartene-re. Non c’era stata una volta, neanche una, in cui non avesse-ro provato quell’emozione così profonda, così seducente, cosìstranamente inquietante. Entusiasmo, forza, desiderio. Eracome tornare a casa. E allo stesso tempo prepararsi a unanuova e intima metamorfosi.

Eccolo, il Mercato del Mandarino Yu. Il luogo più affascinan-te, caotico, contraddittorio e misterioso di Shanghai. Unadistesa di pagode di legno adibite a empori costruita nel piùverdeggiante dei giardini Ming. Non c’è niente che non sipossa comprare qui. Seta, spezie, libri, perle, abiti, fiori, armi,oggetti di ogni tipo. Segreti.Il Mercato è un labirinto di scorci, di botteghe nascoste, disentieri dove il sole non arriva e di larghi piazzali dove il soled’estate ti ustiona. Il luogo ideale per chi ama mescolarsi nelchiasso delle comitive, dei negozianti che offrono la propriamerce, delle guide che declamano le meraviglie dell’arte cine-se. Il luogo ideale per perdersi, per cercare il silenzio, perammirare le ninfee rilucenti, quell’esplosione morbida di peta-li verdi, blu, indaco e rossi sui rivoli d’acqua che serpeggianotra le pagode.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 11

Pierluigi Fantin

12

Il Mercato del Mandarino Yu è proprio questo: un brulicaredi contrasti. Così come Shanghai, una continua danza degliopposti.

«Bentornati, il vostro tavolo è pronto», annunciò un giovanecameriere facendosi loro incontro.Il ristorante si trovava all’ultimo piano della più alta pagodadel Mercato ed era famoso, oltre che per la splendida vistasulla città, per i suoi prelibati jiaozi.«Terrazza?», domandò William.Il ragazzo annuì con una punta di timore, invitandoli aseguirlo.La sala era gremita di clienti. Non meno di duecento persone,più quelle che aspettavano in piedi il proprio turno. Una ressadi voci e rumori di stoviglie. I camerieri che urlano ai cuochicosa cucinare, i cuochi che urlano ai camerieri che non riesco-no a cucinare così in fretta, le bacchette che ticchettano scom-poste tra le mani incerte dei turisti, le bacchette che fendonol’aria come frecce tra le mani esperte dei cinesi. Dalla cucinal’inconfondibile aroma di jiaozi.

Attraversarono la sala facendosi largo tra gli spazi angusti tra itavoli e raggiunsero la terrazza. Un’ondata di luce. Nel cieloneanche una nuvola. Il tavolo che era stato loro riservato eraquello più vicino alla balaustra, isolato dagli altri, il miglioredel locale.Il giovane cameriere accennò un inchino impacciato e atteseche si accomodassero.«Aspettiamo lei», disse Bram sbrigativamente, congedandolo.

Dall’alto la vista sul Mercato del Mandarino Yu era incantevole.I colori dei giardini in fiore, i corsi d’acqua cristallina su cui si

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 12

IL FANTASMA DI SHANGHAI

13

specchiano i tetti arcuati delle pagode, i ponticelli e le passerelledi legno, simili a piccole code di drago che collegano una pago-da all’altra, come in un’esuberante Venezia d’Oriente, il passeg-giare alternato di centinaia di persone. E in lontananza, i con-torni scintillanti di Shanghai, i grattacieli, i padiglioni dell’Expo,gli edifici del Bund, il quartiere simbolo della città. Un groviglioindistinto di auto. Il porto. Il mare. Uno spettacolo che le lucidella notte avrebbero completamente trasformato.

Floripedes si presentò al loro tavolo portando con sé la pro-pria provocante bellezza e un grande cestello di bambù pienodi ravioli fumanti.«I vostri jiaozi preferiti. Zucca, funghi, verdura e carne. Speroche vi piacciano», disse adagiando il cestello sul tavolo, gliocchi maliziosi, i fianchi lenti e il seno ben disegnato sotto laveste di seta rossa.William la ringraziò e la salutò affettuosamente. Bram invececominciò a squadrarla dalla testa ai piedi, indugiando sulle sueforme.«Che c’è?», domandò Floripedes, fingendo imbarazzo.«Non mi hai più chiamato», rispose Bram continuando a fis-sarla.«Ho dimenticato il tuo numero».«Hai dimenticato anche il resto?», insistette con un tono ametà tra ironia e sfida. «Se vuoi ti rinfresco la memoria».Floripedes sorrise con voluttà malcelata, una giungla febbrilenegli occhi. «Un’altra volta, magari. Oggi c’è troppa gente.Perché non passate più spesso?», rispose, un sorriso seducenteche sapeva di promessa. «Ora arriva la birra. Buon appetito...».

Come al solito fu William a proporre il brindisi. Una tradi-zione che avevano sempre rispettato e a cui non sapevano

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 13

Pierluigi Fantin

14

rinunciare, come fosse una dimostrazione tangibile dellaloro amicizia.«Al futuro», disse con voce chiara e al tempo stesso imposta-ta, come se meditasse quel brindisi da tempo.«Al futuro, perfetto», ribadì Bram.I bicchieri si scontrarono con forza. Qualche rivolo di schiu-ma scivolò sulle loro mani e gocciolò sulla tavola. Due lunghesorsate di malto.«Ora va molto meglio», sottolineò Bram con soddisfazioneriempiendo nuovamente i bicchieri. «A Floripedes», disse, ebevve un’altra sorsata.William guardò l’amico con affetto e provò ad abbozzare unsorriso, ma subito la sua bocca si irrigidì, lasciando spazio aun’espressione combattuta e malinconica. «Dovresti lasciarlain pace», disse.«Perché? Non hai visto come mi guarda?».«Ho visto come la guardi tu».«Che significa?».«Lo sai».«No, non lo so».«La farai soffrire inutilmente».«Se ne farà una ragione. Prendila con un po’ più di leggerez-za. Il destino dà, il destino prende. Lo sai».William scosse la testa, gli occhi verde smeraldo, una tristezzalontana nello sguardo.«Lei merita qualcosa di meglio di... di gente come noi».«Ancora con questa storia?».«Non vuoi capire, lascia stare».Bram aggrottò la fronte e serrò i pugni sforzandosi di mante-nere la calma, ma dal tono della sua voce trapelò ugualmentequella collera particolare che sorgeva in lui ogni volta cheWilliam metteva in discussione la loro condotta di vita. Non

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 14

IL FANTASMA DI SHANGHAI

15

era l’implicito giudizio dell’amico sulle loro azioni che lo tur-bava, ma i sintomi di un distacco da lui che si facevano ognigiorno più evidenti.«Che cosa c’è che non va oggi? È il giorno della paternale?».«Io ci penso spesso. Più che spesso», replicò William, dinuovo quella malinconia verde nello sguardo. «Vivere una vitanormale, come le persone normali».«Ma cosa dici?».«Una vita normale. Semplicemente un’altra vita».«Un’altra vita...».«Sì. Svegliarsi la mattina senza macchie di sangue rappreso suivestiti. Uscire di casa senza l’ossessione di dover per forzaavere una pistola nella giacca. Un lavoro onesto. Magari unamoglie affettuosa. Chiedo troppo ormai, vero?».«Devi avere un calo di zuccheri. Non parli seriamente…».«Dico quello che penso», rispose William, l’espressione del visoche virava da un’inafferrabile nostalgia a una chiara inquietudine.«Stai esagerando, non mi piace questo gioco».«Voglio cambiare aria per un po’».«Basta, piantala».«Voglio cambiare aria per un po’», ripeté William, la voceimprovvisamente ferma come un macigno.«Maledizione, basta adesso!», gridò Bram, attirando l’atten-zione dei commensali a loro più vicini. «Ne abbiamo già par-lato. Fatti una vacanza, poi vedrai che starai meglio».William scosse nuovamente la testa, poi guardò le propriemani, i palmi aperti davanti agli occhi spalancati, un’espressio-ne quasi di disgusto.«Non riesco a dimenticare», disse.Eccola, la verità. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso.«Erano solo i mercenari di quel bastardo. Meglio loro chenoi».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 15

Pierluigi Fantin

16

«È stata una carneficina, maledizione. Venti persone...».«Venti mercenari di Quinlan», ribadì Bram scandendo ognisingola parola, come a dare loro maggior peso. «Mi avrebberoucciso. E tu mi hai salvato».«Lo so, ma... dio... mi serve una pausa».«Queste sono stronzate!», urlò ancora Bram in preda a unnuovo scatto d’ira, stavolta più violento. Il suo viso si deformòleggermente e si segnò di occhiaie profonde. Sulla sua frontecomparvero tre lunghe rughe orizzontali. Una vena bluastra sigonfiò dall’attaccatura dei capelli alla base del naso. I suoiocchi neri si incattivirono.«Gridare non serve».«Servirà a farti ragionare».«Abbassa la voce, Bram».«Vuoi mandare tutto a puttane per colpa di quel bastardo diQuinlan, ti rendi conto di quello che stai dicendo?Maledizione, avresti avuto meno sensi di colpa se mi avessilasciato in mano sua».«Ora sei tu che esageri».«Vuoi mollare tutto allora? Dimmelo chiaramente, se è questoquello che vuoi».«Credi che per me sia facile?».

La terrazza, il ristorante all’ultimo piano della pagoda, la lucedel sole, il cielo terso, la vista mozzafiato sul Mercato delMandarino Yu e su Shanghai, la tavola imbandita. Un silenziosospeso precedette la risposta di Bram.«Non è semplice essere mio amico, vero?», disse, mentre iltono della sua voce si abbassava. I tratti del suo viso si distese-ro, le occhiaie sparirono, la vena bluastra sulla fronte perse ilsuo strano e improvviso spessore e i suoi occhi neri e profon-di si addolcirono.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 16

IL FANTASMA DI SHANGHAI

17

«Basta sapere come prenderti».«Voglio che tu sappia che non sono mai stato tanto in disac-cordo con te come in questo momento. Stai commettendo ungravissimo errore, spero che tu te ne renda conto».«Mi rendo conto che c’è qualcosa che non va in me, qualcosache devo ancora riuscire a mettere a fuoco. Forse il Maestromi aiuterà a capire».«E quando pensi di dirlo a Golan?».«Ancora non lo so».«Oggi?».«No, parteciperò al prossimo colpo. Non voglio abbandonaretutto come se stessi scappando».«Un po’ di cervello almeno ti è rimasto. Molto poco, in realtà.Vedrai che l’adrenalina dell’azione ti farà rinsavire».«Non so cosa sperare».«Io sì».«Tu conosci sempre la strada...».«Sempre», ripeté Bram mascherando dietro quell’ostentata fie-rezza tutto il suo affetto per l’amico.William sorrise, il viso gentile, gli occhi luminosi, verdi, sme-raldini. Ancora, quel velo di tristezza.«E sul colpo?», continuò Bram. «Cosa sappiamo?».«Qualcosa di molto grosso. Quadri».«La paga?».«La solita».«Ci vorrebbe un aumento».«Ci vorrebbe un brindisi», replicò William.«Un altro?».«Sì».«A cosa?».«Porta sfortuna fare due volte lo stesso brindisi?».«Generalmente sì», sorrise Bram impugnando la caraffa e

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 17

Pierluigi Fantin

18

riempiendo di birra entrambi i bicchieri. «Ma non a noi».Un’altra lunga sorsata di malto.

Terminato il pranzo rientrarono nella sala interna del ristoran-te, ancora gremita di clienti, e furono inondati da un intensoodore di cucina. Floripedes li salutò con un cenno della manodestra, con l’altra teneva in equilibrio una pila di piatti spor-chi.Nel muovere la mano, una delle sottili bretelle che le facevanoaderire la veste di seta al corpo si allentò e cominciò a scivola-re verso il basso: dapprima le lambì la spalla, poi, dopo un atti-mo di esitazione, si mosse a solleticarle il braccio, e infine lesfiorò il gomito raggiungendo l’avambraccio, mentre la setarossa dell’abito cominciava ad allontanarsi dal suo senolasciandone intravedere la forma tonda e nuda.In quel momento, proprio quando la veste stava per cederedefinitivamente, si udì un fortissimo schianto. Il vociare degliavventori si interruppe di colpo. William e Bram portarono lamano alle pistole, senza estrarle, e si voltarono istintivamentein direzione del rumore. Videro il cameriere che li aveva accol-ti immobile tra i resti di uno dei grandi vasi che fino a quelgiorno aveva ornato l’entrata del ristorante. Riportarono subi-to gli occhi su Floripedes ma ormai era troppo tardi. La bre-tella era di nuovo al suo posto, e con essa anche la veste.

Tornarono sulle caotiche strade del Mercato del MandarinoYu e si diressero verso una zona poco battuta dai turisti. Siaddentrarono in un dedalo di vicoli semideserti ed avanzaro-no in quell’intreccio di stradine accompagnati dal rimbombodei loro passi sul pietrisco, una eco piena e regolare, come sela loro fosse l’andatura di due piccoli giganti.Dopo una decina di minuti in direzione sud est raggiunsero il

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 18

IL FANTASMA DI SHANGHAI

19

luogo che stavano cercando, la piccola pagoda di legno che ilMaestro Kongquè aveva adibito a biblioteca. L’insegna che neindicava l’ingresso era nera e sulla sua superficie vi era intarsiatacon eleganti ideogrammi rosso pastello la parola cambiare.

Il Maestro Kongquè era seduto a terra, appena oltre la sogliadella pagoda, assorto in profonda meditazione. La sua schienaera dritta e salda, le sue gambe ben incrociate e il suo respiroera intenso e regolare. William e Bram si sedettero accanto alui, a terra, imitandone la posizione.L’interno della pagoda era avvolto da una gradevole penom-bra, uno spazio accogliente che invitava alla riflessione,all’ascolto, al dialogo. L’aria fresca e leggera, un odore densodi foglie di tè. Le pareti erano piene di scaffali ricolmi di libri.Dal pavimento fino al soffitto, grossi volumi dalle spesse rile-gature, vecchie pergamene, appunti sparsi e carte geografichemacchiate dalla salsedine e dal vino.«Maestro Kongquè», lo salutò Bram.«Sono lieto di rivedervi, Maestro», disse a sua volta Williamcon affetto.«Bentornati, figlioli», rispose il Maestro, parole e sorriso in ununico gesto, mentre una ruga si allungava con calma dalla suabocca fino alle guance.Sul viso portava i segni profondi dei cento anni – solchi similia falci di luna – ma i suoi occhi a mandorla brillavano comequelli di un giovane pavone. Da essi emanava un potere miste-rioso, un incanto di infiniti bagliori iridescenti, testimonianzadi facoltà appartenenti a un’epoca lontana.Ma della sua antica forza il Maestro era restio a parlare, comechi sia in possesso di un’arma mortale che spera di non doverpiù utilizzare. Simili a pagode nascoste tra alte montagnenebbiose a cui neanche William e Bram avevano mai avuto

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 19

Pierluigi Fantin

20

accesso, rimanevano celati il vero potere dei suoi occhi e itumultuosi segreti del suo passato.

«Non la rimonterete mai, Maestro...», disse William, riferen-dosi ai cardini divelti di quella che una volta era stata la portad’ingresso della pagoda.«Mai. Dici bene», rispose il vecchio saggio. «Più grande è laporta, più grande è la prigione», disse, posando i suoi occhi dipavone prima su William, poi su Bram. «Come state, figlioli?».William accolse quella domanda come una liberazione e lasciòche lo sguardo del Maestro lo penetrasse nel profondo. Braminvece si limitò a rispondere bene, come se la risposta a quelladomanda, quando rivolta a lui, non potesse essere che quella.Il volto rugoso del Maestro si scavò impercettibilmente e i suoiocchi, per un momento, si assottigliarono. «Cos’è accadutocon gli uomini di Quinlan?», domandò.«Andiamo subito al punto», commentò Bram.«Quello che sicuramente già sapete, Maestro», risposeWilliam. «È tutto vero».«Morti?».«Venti uomini, sì».«Lo ha fatto per salvarmi la vita», intervenne Bram. «O noi, oloro. Non c’era altro modo».Di nuovo gli occhi di Kongquè si posarono su William. Eancora su Bram. Giovani uomini penetrati da una saggezzaremota come le onde del mare.«Hanno avuto ciò che meritavano», insistette Bram non riu-scendo a sostenere quello sguardo.«Il dolore e la vendetta sono due amanti lascivi», commentò ilMaestro.«Mi hanno torturato a morte».«Lo so».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 20

IL FANTASMA DI SHANGHAI

21

«Allora sapete anche che William non ha nessuna colpa», riba-dì Bram con irruenza.«Lascia che sia lui a parlare per sé. Ascoltare gli altri non è maistato il tuo forte, figliolo».«Io ucciderò Quinlan, Maestro», replicò Bram con quell’im-pulsività che a volte gli risultava incontrollabile. «Anzi, primalo torturerò e poi lo ucciderò», disse, e fece per alzarsi.Il Maestro spalancò gli occhi. Per un momento la compostez-za dei suoi lunghi anni fuggì via. Una linea di dolore attraver-sò la sua mente da parte a parte, come se una lancia roventeavesse preso a rovistare violentemente tra i suoi pensieri.«Siediti».«Ne ho sentite abbastanza di prediche per oggi».«Siediti», ripeté il Maestro. «Fai male ad offendere il tuo nobi-le cuore con intenti di sangue. L’odio è sempre mal riposto».«Maestro, cercate di capire», intervenne William, tentando di giu-stificare l’amico, la voce incerta perché il suo cuore era incerto.Il vecchio saggio lo guardò con affetto. «Non temere le tuepaure», disse invitandolo a proseguire, mentre William giàcominciava a raccontare come si erano svolti i fatti, e come lui, dasolo, era riuscito a introdursi nelle carceri di Quinlan e a liberareBram, lasciando sulla sua strada venti cadaveri.Il Maestro Kongquè rimase in silenzio. Parlava il suo scrutare.Delicato ma deciso. Dai suoi occhi William e Bram avevanoimparato che la forza e la dolcezza possono coesistere nellastessa persona.«Ho bisogno del vostro consiglio, Maestro», concluseWilliam. «Vi prego».«Vuole lasciare l’organizzazione», aggiunse Bram, quasi consfrontatezza.«Tu sai così bene quello che voglio», replicò William. «Vorreiche riuscissi a spiegarlo anche a me».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 21

Pierluigi Fantin

22

«Cosa devo spiegarti. Noi siamo questo», esplose Bram indi-cando la pistola che nascondeva nella giacca. «Siamo le nostrearmi, i furti, le missioni di Golan. Siamo questo. Non puoicancellare il passato. Non puoi rinnegare quello che sei.Quello che siamo», di nuovo quell’aggressività, tra rabbia eaffetto per l’amico.«Ma il futuro sì. Quello lo potete ancora cambiare», disse ilMaestro, e le sue parole rimbombarono come un tuono in unagiornata di sole. «Sei arrogante, Bram. Questo è il tuo limitema al tempo stesso la tua forza. Il furore che ti senti scorrerenelle vene è la tua linfa vitale, e questo è un bene. Ma non haiancora imparato a pensare in funzione degli altri. Non conoscirimorso. O almeno questo è quello che vuoi dare a vedere.Vivi di passioni momentanee. Effimere, come la breve vitadelle farfalle».«Vi ringrazio per il complimento, Maestro. Non avete qualcheinsulto anche per il vostro caro William?».«Sai bene che non era un insulto».Bram non seppe rispondere e la sua impulsività rimaseimprovvisamente muta. L’ardore è spuntato quando prova adabbattersi contro chi non vuole altro se non il tuo bene.«William – proseguì il Maestro –, tu conosci te stesso così afondo... la consapevolezza che hai di te è la tua forza ma altempo stesso il tuo limite. I tuoi sentimenti e la tua determina-zione sono così sinceri e potenti che influenzano tutte le per-sone che ti circondano. Ma grava su di te il peso delle tue azio-ni, di cui riconosci tutte le contraddizioni. Il senso di colpa tilacera. Non sapete dove state andando, figlioli. Nessuno di voidue lo sa», continuò il Maestro. «Ma saprete porvi le doman-de giuste per trovare la vostra strada».«Troppe domande rallentano l’azione», obiettò Bram.«Troppo poche la rendono inutile», ribatté William.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 22

IL FANTASMA DI SHANGHAI

23

«Se non sopporti la vista del sangue dovevi scegliere un altromestiere, William. Potevi fare il poeta, o il filosofo. E invecesei un ladro. Un killer».«Tu hai paura», replicò William, un lampo accecante nei suoiocchi verde smeraldo.«Di te?».«Di me, sì. Del nostro lavoro, delle persone che abbiamo ucci-so, del mondo. E di te stesso».«Di me stesso?».«Esattamente. E non hai la forza di ammetterlo».«Figlioli, vi prego», intervenne il Maestro esortandoli allacalma. «Non sprechiamo il breve tempo della vostra visita liti-gando tra di noi. L’affetto che nutrite l’uno per l’altro deveunirvi, non dividervi».Bram scosse la testa contrariato. «Diteglielo anche voi che nonsiamo tagliati per un’altra vita, Maestro».Era quello il punto: Bram non accettava l’idea che Williampotesse cambiare vita, che potesse allontanarsi da lui.«Eppure scommetto che tu stesso, pur non condividendo ilsuo proposito, gli hai offerto il tuo appoggio», commentò ilMaestro.«L’ho fatto».«Gli jiaozi di Floripedes hanno addolcito il momento», ironiz-zò William stemperando la tensione.«William – riprese il Maestro –, ricordi cosa dice l’insegnaall’entrata della pagoda, vero?».«Sì, Maestro. C’è scritto: cambiare».«Poche cose sono più difficili di un cambiamento. Poche cosesono più belle. Ti muove un istinto sincero, figliolo, non dubi-tarne. Le risposte che cerchi arriveranno».«Ma come capire se... come distinguo la cosa giusta dall’errore?».«Cercate di comprendere, figlioli, l’universo rinchiuso dentro la

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 23

Pierluigi Fantin

24

parola cambiare», disse il Maestro, e con un dito tracciò nell’ariale linee degli ideogrammi intarsiati sull’insegna. «Quell’universoè la rivoluzione», scandì lentamente. «La rivoluzione del mondo,e di noi stessi. La paura di cambiare è la nostra peggior nemica.La paura di cambiare è un sonno di morte sempre a caccia di vitegiovani. È un torpore che congela le membra e rende pesanti lepalpebre, un’apatia che incatena la fantasia. Uccidete la paura dicambiare, figlioli, non un nemico per vendetta. Uccidete lei eavrete vendicato tutti coloro che a lei si sono sottomessi. In que-sto consiste il mio consiglio».«Tuttavia non c’è modo di conoscere le conseguenze di un talecambiamento», commentò Bram. «Voi pretendete un salto nelbuio».«In ogni cambiamento è insito un rischio, Bram. Le metamorfo-si non sono mai indolori. I sentimenti, le forme, anche i ricordisono mutevoli. Ma dov’è che dimostri la tua forza, se non nelmomento in cui sei tu stesso a decidere dove andare?».«Non è semplice decidere dove andare. Non quando si è dasoli, come noi».«Ma voi non siete soli. Potete contare l’uno sull’altro. Lavostra amicizia è il bene più prezioso. Avete me. Avete Golan.Avete tutti questi libri!», disse il Maestro indicando gli scaffa-li stracolmi sopra le loro teste. William e Bram li guardaronocome se li vedessero per la prima volta. Nella carta la fortunadella conoscenza.«Quando non riuscite a compiere una scelta aprite un libro,presentatevi a un personaggio col rispetto che merita – lo stes-so che lui o lei dimostrerebbero nei vostri confronti – e chie-detegli perché in una determinata circostanza si sia comporta-to in quella determinata maniera. Spesso i personaggi seguonologiche che sfuggono persino agli scrittori che li hanno creatie chi altri se non i personaggi stessi possono essere in grado di

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 24

IL FANTASMA DI SHANGHAI

25

spiegarle! Fidatevi di loro e credete ciecamente alle loro con-fidenze: sono talmente ansiosi di parlare che vi verranno a cer-care anche nel sonno, siatene certi».

Ebbero l’impressione che il tempo si fosse fermato. La pagoda,la penombra, l’odore di foglie di tè, i rumori del Mercato in lon-tananza. William e Bram tornarono alla realtà, come se si fosse-ro appena svegliati da un lunghissimo sogno. Erano ancora sedu-ti a terra, col Maestro, le gambe incrociate, la sua stessa posizio-ne di meditazione. Si sentivano leggeri. Di ottimo umore.Le parole agiscono con lentezza...

«Cos’è che secondo voi rende il Mercato del Mandarino Yu unposto speciale?», domandò a quel punto il Maestro Kongquè.«Il caos», rispose d’istinto Bram. «Mi piace il caos che emana.Sembra vivo».«Questo, tutto questo», rispose a sua volta William indicando ilibri sopra di sé e muovendo le braccia come ad accarezzarel’aria. «Il silenzio dei vicoli antichi, dove senti soltanto il sibilodel vento. Nonostante i turisti, nonostante il rumore della città».«Avete ragione entrambi, figlioli. Ed è proprio l’armonia chenasce dall’incontro degli opposti a fare del Mercato e diShanghai la nostra casa. Guardatevi, voi ne siete la testimo-nianza vivente. Siete così diversi, eppure così intimamenteuniti, e in qualche modo uguali».«Noi, uguali?», proruppe Bram con aria di sfida, stavoltabonaria.William gli rispose facendogli l’occhiolino.«Con la spada è lo stesso», continuò il Maestro. «L’uno colpi-sce con incredibile forza ma pecca di irruenza».«Questo sono io», commentò Bram sorridendo.«L’altro – riprese il Maestro –, sa aspettare che l’avversario

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 25

Pierluigi Fantin

26

scopra il proprio punto debole, ma esita a infliggere il colpo digrazia».«Ci conoscete così bene...», disse William.«Gli anni servono anche a questo. E ad annoiare i più giovani,come sto facendo io con voi. Perdonatemi, figlioli», si interrup-pe il Maestro. «Non fatevi tediare oltre da questo vecchio grigioe stanco che sono io. Immagino dobbiate andare da Golan».«Ha indetto una riunione dell’organizzazione per stanotte, alcastello», confermò William.«Ci sarete tutti?».«Sì».«Di che si tratta stavolta?».«Quadri. Non è un novità».«Dite a Golan che sarò felice di ricevere una sua visita. È pas-sato troppo tempo dal nostro ultimo incontro».

Dopo qualche minuto William e Bram si alzarono da terra e sisgranchirono le gambe. Un’ultima occhiata alla pagoda e agliscaffali ricolmi di libri e pergamene prima di congedarsi dalMaestro, che li salutò con la benevolenza di un nonno affettuoso.«A presto, figlioli», disse il Maestro.Poi una rapida ombra attraversò i suoi splendidi occhi dipavone, come un sinistro presagio di ciò che sarebbe accadu-to. «Siate prudenti», pensò. «Le malvagità riappaiono dallaterra dove le hanno seppellite agli occhi degli uomini».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 26

27

Capitolo II

CLAUDE MONET - VINCENT VAN GOGH

Lasciatisi alle spalle il Mercato del Mandarino Yu, William eBram imboccarono un lungo tunnel di pietra che li condussein un enorme parcheggio sotterraneo, anch’esso di pietra.Raggiunsero una delle navette elettriche che faceva la spola trai vari settori del parcheggio, vi entrarono e accostarono unatessera magnetica ad un piccolo lettore ottico.La navetta cominciò a muoversi silenziosamente sul percorsotracciato dai binari e imboccò una galleria illuminata da unalunga serie di luci intermittenti. Pochi minuti di attesa, la sen-sazione di scendere in profondità, poi la navetta si fermò alcentro del settore H, dove la Maserati grigia di William li stavaaspettando.

Il motore ruggì come un leone appena sveglio. Le ruote stri-dettero sull’asfalto e la luce dei fari si lanciò sulle pareti delparcheggio quasi a volerle spingere via.Sei piani come sei gironi dell’inferno, diretti verso il cielo.Sei piani, uno dopo l’altro.Fino all’uscita.I bagliori del sole che cercano di afferrare i loro occhi, pupil-le larghe ancora abituate al buio.William spegne i fari e ferma l’auto.Il semaforo interno al parcheggio è rosso.Il rombo del motore.Il verde scatta nello stesso momento in cui Bram aziona lamusica.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 27

Pierluigi Fantin

28

William accelera.Shanghai.

Il Bund li accolse a braccia aperte. Un quartiere dal cuore pul-sante e dalle mille anime. La lunga banchina che costeggia ilfiume Huangpu, i grandi palazzi in stile New York anni ‘30, igiganteschi grattacieli del nuovo millennio, le futuristichecostruzioni dell’Expo. E poi – l’armonia che nasce dall’incon-tro degli opposti –, le antiche pagode e i vicoli della città vec-chia, vestigia di una tradizione millenaria ancora viva, nascostatra i tentacoli di una metropoli multiforme.William rallentò, abbassò il finestrino e si voltò a guardare ilfiume. Su uno dei battelli che lo attraversava c’era uno scher-mo che trasmetteva a loop una pubblicità con ScarlettJohansson. Il suo viso in primo piano sembrò sorridergli, men-tre i contorni del Mercato del Mandarino Yu cominciavano aperdersi nello specchietto retrovisore, sempre più lontani. Esempre più lontana, dietro di loro, l’Oriental Pearl Tower, l’af-fusolata torre della televisione che svetta sul fiume Huangpucome a guardia delle sue coste.

Le ore del viaggio trascorsero veloci. Quando arrivarono aChangshazhen, seicento chilometri a sud di Shanghai, il soleera tramontato e la luna già splendeva sul mare, luce chiara ailluminare l’acqua di guizzi di fate.Il castello di Golan era davanti a loro, una rocca imponentedai tratti marcatamente gotici. Bram compose un numero ditelefono e rimase in attesa.«Siete in ritardo», rispose una voce gracchiante, poi il pontelevatoio si staccò dalle mura occidentali del castello e sbattécon forza a terra, arpionandosi al suolo con spessi ganci d’ac-ciaio.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 28

IL FANTASMA DI SHANGHAI

29

«È sempre nervoso», commentò Bram chiudendo la conversa-zione.William premette gentilmente il pedale dell’acceleratore econdusse l’auto dall’altra parte del ponte levatoio, che sirichiuse alle loro spalle con un peculiare fragore meccanico.

Da così vicino il castello sembrava ancora più imponente. Unacostruzione architettonicamente insolita per quella zona dellaCina, all’interno della quale Golan aveva collocato il quartiergenerale dell’organizzazione. William e Bram lasciarono l’autonello spiazzo antistante il ponte levatoio, attesero che il gran-de cancello che sbarrava l’ingresso alla parte interna del castel-lo si aprisse ed entrarono nella rocca, seguiti dall’occhio elet-tronico delle telecamere di sorveglianza.Imboccarono il lungo corridoio che conduceva alla saladelle riunioni e cominciarono a percorrerlo in un silenziosurreale, interrotto solo dal rumore dei loro passi. D’un trat-to si fermarono in prossimità di una grande finestra.Malgrado conoscessero alla perfezione ogni angolo delcastello, non l’avevano mai notata e ne furono attratti inmaniera irresistibile, come se le decorazioni delle sue vetra-te ricordassero a entrambi qualcosa di passato e di inspiega-bilmente familiare.Sulla vetrata di sinistra era rappresentato un uomo vestito dinero, il portamento e l’eleganza di un principe. Era ritto inpiedi di fronte a uno specchio e teneva in mano un teschio alquale sembrava parlare. Sulla vetrata di destra era inveceritratto un vecchio nobile con i denti stranamente aguzziintento a firmare dei documenti in presenza di un uomo piùgiovane.Furono colti da una sottile sensazione di angoscia, di sinistroe inquietante timore. Poi una raffica di vento fece sbattere

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 29

Pierluigi Fantin

30

violentemente la finestra contro gli stipiti di pietra. Una folataimprovvisa, innaturale, che si interruppe altrettanto brusca-mente.Chiusero la finestra e proseguirono oltre, in silenzio. Tuttaviacontinuavano a percepire qualcosa che li metteva a disagio. Sisentivano osservati. Dopo pochi passi si voltarono in direzio-ne della grande finestra e ad entrambi parve che i personaggiche ne adornavano le vetrate, l’uomo che parlava al teschio eil vecchio dai denti aguzzi, li stessero fissando. I loro occhierano come vivi.

La sala delle riunioni assomigliava a un tempio greco. Eramolto ampia e ornata da lunghe file di colonne corinzie che sisusseguivano tra le alte pareti di pietra. Golan, numero unodell’organizzazione, sedeva dietro un massiccio tavolo dimarmo bianco. Aveva la fronte spaziosa, la carnagione oliva-stra e un tratto tipicamente Navajo. I suoi occhi erano noccio-la scuro, il suo naso era ben pronunciato e i suoi capelli, lun-ghi, neri e finissimi, erano raccolti dietro la nuca in un ferma-glio d’osso finemente lavorato.Insieme a lui erano seduti Kaeru, Satipo e Chew, i tre membrianziani dell’organizzazione.Kaeru era il consigliere di Golan. Era giapponese, aveva gliocchi sottili, i capelli corti e neri ed era di corporatura partico-larmente esile. Era equilibrato nei giudizi e mai avventato nelledecisioni da prendere. Il braccio destro perfetto.Satipo era l’esperto d’arte dell’organizzazione. Prima dientrarne a far parte era stato un abile mercante di quadri e digioielli. Originario di Pechino, aveva gli occhi e i capelli casta-ni, il naso aquilino e la bocca molto piccola.Chew, infine, era il responsabile degli equipaggiamenti. Natoe cresciuto a Shanghai, aveva delle folte sopracciglia grigie e si

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 30

IL FANTASMA DI SHANGHAI

31

diceva che fosse un inventore talmente abile da essere in gradodi costruire occhi umani.

Sulla parete principale della sala troneggiava uno stemma: laparola AXIA ricamata a foggia di spessa catena color del bron-zo su un drappo rosso fuoco. Axia, questo era il nome dell’or-ganizzazione, termine greco per indicare cose di grande valore.Un nome quanto mai appropriato, come non mancava mai difar notare Golan. A questo infatti era dedita Axia, al furto dioggetti di grande valore. Opere d’arte principalmente, maanche diamanti, documenti segreti, introvabili reperti archeo-logici.

«Immagino non ci sia il tempo per cenare, vero?», esordìBram, il suo solito fare provocatorio.«Immagini bene», rispose Golan alzandosi e facendoglisiincontro, seguito da Kaeru, Satipo e Chew. «Come state, pira-ti?».Un’accoglienza calorosa, il clima delle migliori occasioni.«Una bella rimpatriata», commentò Chew sorridendo, mentreWilliam gli stringeva la mano. «Ogni tanto ci vuole».Qualche minuto di leggerezza, di chiacchiere e convenevoli traamici, finché Golan richiamò tutti all’ordine.«Vi ringrazio per essere venuti», disse.Un improvviso silenzio avvolse la sala. La chiara sensazioneche da quanto stava per essere detto sarebbe nato qualcosa diimportante.«Siamo fermi da un po’. E sinceramente cominciavo ad anno-iarmi», proseguì il Navajo. «Abbiamo una grande opportuni-tà. Un colpo molto ambizioso, molto pericoloso, molto reddi-tizio. Un’impresa degna di Axia».«Siamo tutt’orecchi», commentò Bram.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 31

Pierluigi Fantin

32

«Due quadri – scandì lentamente Golan –, due quadri diimmenso valore».William ebbe un fremito di inquietudine, un impercettibile einspiegabile sussulto.«Due capolavori», puntualizzò il Navajo, e invitò tutti aseguirlo in un angolo della sala dove erano posizionati duegrandi treppiedi. Su ciascuno di essi era adagiato un quadronascosto da un velo di raso nero. Con fare da prestigiatoreGolan tolse il velo che copriva il primo quadro. Il piccolodrappo di raso cadde a terra fluttuando in modo singolarmen-te lento, come controvoglia. Apparve il dipinto. Il silenzio eraassoluto.«Impression, soleil levant, Impressione al levar del sole. ClaudeMonet, 1872. Ovviamente è una copia. Guardate. Osservatebene. Che ne pensate?».«È magnifico», disse William, sguardo e sentimenti rapiti daquell’insieme indefinibile di colori. «È davvero magnifico.Sembra l’originale di Monet in tutto e per tutto».«Non ti nascondo che all’inizio ha tratto in inganno ancheme», commentò il Navajo. «Osservate i colori, il tratto vago eonirico del pennello», e nel frattempo muoveva le mani comese stesse dipingendo nell’aria. «Il sole all’alba, quella sferarosso-arancione su uno sfondo di azzurro nascente. Il mareche si confonde col cielo. Il porto dai tratti appena accennati.I riflessi sull’acqua, le giunche di pescatori, che sembranoquasi ondeggiare».«Smuove qualcosa di intimo», aggiunse William. «Gli impres-sionisti mi fanno questo effetto. Monet più di tutti».«È un tratto molto sentimentale, decisamente unico», osser-vò Satipo. «Dietro c’è molta tecnica, anche se non si perce-pisce».«Sicuramente. Ma non è la tecnica a colpirmi», replicò

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 32

IL FANTASMA DI SHANGHAI

33

William. «Mi sconvolge il suo modo di tradurre le emozioni indisegni. I colori che usa. La realtà vista con gli occhi del cuoree poi dipinta su tela. Questo è l’impressionismo, per me».«Vedo che Satipo non è l’unico competente in materia... evoi?», domandò Golan rivolgendosi a Bram, Kaeru e Chew.«Tu, Bram? Che ne pensi?».«Comincio a intuire l’ambizione del tuo piano, questo è quel-lo che penso. Mi piace».«E l’altro quadro?», chiese Chew.

Con la stessa eleganza di prima Golan scoprì anche il secondodipinto. Anche stavolta il velo di raso cadde a terra con singo-lare lentezza, come se cercasse in qualche modo di opporsi allaforza di gravità.«Vincent Van Gogh, 1890, Campo di grano con corvi. Unacopia anche questa. Un tratto decisamente più aggressivo...».«Decisamente», ripeté Bram, affascinato dal dipinto comepoco prima William dal Monet. «È selvaggio. È... rischia addi-rittura di essere impreciso. È sanguigno, direi. È splendido»,disse, e i suoi occhi neri si accesero di una luce minacciosa.«Non vi sembra di sentire l’odore di quel campo di grano?»,domandò Golan indicando il quadro. «Guardate quel giallointenso, l’imponente cielo notturno, il sentiero che conducealla luna. Guardate la seconda luna, sulla sinistra, e quel volodi corvi neri come la pece. Satipo?».«Van Gogh è Van Gogh, non servo io per capirlo. Che cos’haiin mente? A quanto ne so, gli originali sono entrambi sparitida un pezzo».«A quanto ne so io, no», replicò Golan.«Tu sai dove si trovano?», domandò a sua volta Chew, la fron-te corrugata sotto le ciglia grigie e folte.«Sì».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 33

Pierluigi Fantin

34

«Dove?», chiese di getto Satipo, serrando subito dopo labocca, come pentendosi della sua domanda.«Non è solo il dove il problema – intervenne a quel puntoKaeru –, ma il chi. La persona che li possiede attualmente è unuomo molto pericoloso».William sentì nuovamente un brivido di inquietudine. Pensòall’insegna della biblioteca del Maestro, alla parola che vi eraintarsiata sopra: cambiare. Immaginò un violento colpo divento abbattersi sull’insegna e farla cadere a terra.E poi quel nome.La conferma di un terribile presentimento. Gli occhi di smeral-do di William si segnarono e persero una goccia della loro luce.Quinlan.

Quinlan. I volti di tutti si incupirono. L’espressione di Bram sitinse di rabbia. Un incontenibile desiderio di vendetta si con-ficcò nella sua testa. Si morse le labbra. Una piccola linea disangue sulla bocca.«Dove si nasconde quel bastardo?».«Questa missione non prevede la tua vendetta privata, Bram»,lo ammonì Golan, inamovibile.«Con che coraggio mi dici questo?».«Nessuno ha dimenticato quello che ti ha fatto quell’uomo,ma questa non è una spedizione punitiva».«Neanche io ho dimenticato. Dimmi solo dove si nasconde, selo sai».Kaeru, Satipo e Chew si guardarono preoccupati. La discus-sione rischiava di degenerare. Fu William a intervenire. La suavolontà di mettere a segno un ultimo colpo con Bram e con gliuomini di Axia prima di abbandonare l’organizzazione nonera mutata, ma Quinlan... Fu per salvare l’amico da se stessoche prese la parola.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 34

IL FANTASMA DI SHANGHAI

35

«Ho accettato di venire qui per un unico motivo», disse, voceche non ammetteva repliche. «Per pianificare un colpo. Sestiamo pensando di rubare due quadri, sono con voi. Un colpodi Axia. Un colpo formidabile viste le opere di cui parlaGolan. E a danno del nostro nemico di sempre. È l’occasionegiusta per una rivalsa. Non per una vendetta».«William, non mettertici anche tu».«Forse non mi sono spiegato bene. Se stiamo pensando diderubare quel bastardo di Quinlan, sono doppiamente con voi.Vi darò tutto il mio appoggio, come ho sempre fatto da quan-do faccio parte dell’organizzazione. Ma se è un assassinio pre-meditato quello che vogliamo compiere, se è un assassinioquello che vuoi compiere – aggiunse fissando Bram negli occhi–, allora dovrai fare a meno di me».«William ha ragione, Bram», lo incalzò Golan. «Se non seilucido non sei adatto per questa missione».«Da quando sono diventato un peso?».«Non lo sei mai stato, né lo sarai mai. Ma non hai il diritto dimettere a repentaglio la vita dei tuoi compagni. A meno che tunon li ritenga sacrificabili. Forse ho sbagliato a coinvolgerti».

Bram era scosso, il sangue scorreva all’impazzata nelle suevene. La vendetta che aveva così tanto agognato sembrava oraa portata di mano e i propri compagni, lo sapeva, lo avrebbe-ro seguito comunque, William per primo. Ma era giustorischiare la loro vita per provare a prendere quella di Quinlan?La vendetta valeva davvero più dell’amicizia? Più di Axia, piùdi Golan, più di William?«Mi ha fatto torturare per giorni», scandì in un bisbiglio rab-bioso, il dubbio che lo teneva in bilico tra l’azione e la rinun-cia al suo proposito.«Non sei l’unico ad avere brutti ricordi qui», controbatté

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 35

Pierluigi Fantin

36

Kaeru. «Portiamo tutti delle cicatrici. Cicatrici molto pro-fonde, che fanno ancora male. William, Golan, Satipo,Chew, io... tutti noi. Il tuo dolore non vale più del nostro».La tensione era altissima. Kaeru aveva colto nel segno. Leparole successive di Bram sarebbero state decisive.Lo convinse la mano di William. Bram la sentì, rassicurantema decisa, posarsi sopra la sua. E la rabbia che gli ruggiva incorpo si placò, come un’onda che si preannuncia burrascosama poi, in prossimità della riva, perde d’impeto e s’infrangedolcemente sulla battigia.«Sono lucido», disse, un respiro quasi affannato.«Devi esserne certo», replicò Golan.«Sono lucido», ripeté Bram. «Sono con voi».«Non ci saranno ripensamenti?», gli chiese William.«Nessun ripensamento».«Io mi fido di quello che dirai ora, quindi te lo chiedo per l’ul-tima volta. Promettimi che non cercherai lo scontro conQuinlan».«Te lo prometto».Ed era sincero mentre parlava, i suoi occhi di pece in quelli dismeraldo di William.«Bene», concluse Golan. «Procediamo».

«Come sapete – riprese a dire Kaeru –, il Monet è stato ruba-to dal Museo Marmottan di Parigi tre anni fa. Un colpo da veriprofessionisti. Dal giorno della rapina, del quadro si sonoperse tutte le tracce. Sparito nel nulla, insieme ai rapinatori. IlMarmottan ha un sistema di allarme sofisticassimo, non socome abbiano fatto a violarlo, eppure questo è quanto. Gliinquirenti non hanno trovato segni di scasso, né impronte.Nulla che potesse condurli a una qualche pista. Il Van Gogh,invece – sapete sicuramente anche questo –, è stato rubato ad

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 36

IL FANTASMA DI SHANGHAI

37

Amsterdam, pochi mesi fa. Anche in questo caso il dipintosembra essersi volatilizzato. Nessuna traccia, nessun indizio.Neanche l’Interpol sa come muoversi».«Alla ricerca dei quadri fantasma», scherzò Bram.«Due fantasmi che valgono venti milioni di dollari ciascuno».«Venti milioni?».«Ciascuno», ripeté Kaeru.«Potremmo chiudere la baracca dopo questo colpo», esclamòBram indicando lo stendardo su cui era ricamata la catena dibronzo simbolo di Axia.«Questo è da vedere», commentò Golan voltandosi versoWilliam e cercando di leggere il suo sguardo, come se già fossea conoscenza del suo disagio interiore. I loro occhi si incontra-rono per un istante, un tempo sufficiente per dare al Navajo laconferma di quanto aveva intuito. Era la prima volta che vede-va vacillare gli occhi di smeraldo di William, al quale volevabene come a un figlio.

«Cominciavamo a pensare che non avremmo più saputo nulladi quei due quadri – continuò Kaeru –, fino a che un nostroinformatore, pochi giorni fa, non ci ha riferito che il Monet eil Van Gogh sono finiti nelle mani di Quinlan. Motivo per cuisiamo qui oggi».«Chi è l’informatore?», chiese Satipo con una strana curiositànella voce, le sue labbra sottili serrate come a impedire allabocca di parlare ancora.«Si chiama Quinto. Lavora per noi da molto tempo anche senon avete mai avuto modo di conoscerlo. È riuscito a infiltrar-si tra gli uomini di Quinlan fingendosi un mercenario».«È bravo, allora», commentò William.«Sì», confermò Kaeru, i fieri occhi a mandorla. «Il furto deiquadri di Vermeer, ricordate? È stato quasi tutto merito suo».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 37

Pierluigi Fantin

38

«Talmente bravo – aggiunse Golan –, che ora sappiamo dovesi trova il quartier generale di Quinlan. A Yeelis Mos».«E dove sarebbe?», domandò Bram.«Yeelis Mos – spiegò il Navajo – è un sito archeologico abban-donato che sorge alla periferia di Shanghai. Una fortezzadiroccata con un perimetro di mura di cinta ancora intatto.Niente turisti, niente occhi indiscreti, niente poliziotti. Unnascondiglio perfetto. Non esiste un luogo più sicuro e isola-to, eppure così vicino alla città».«Quinlan non è uno stupido», commentò Chew.«Affatto», ribadì William con aria pensierosa. «Come comuni-cate con l’informatore?», chiese poi.«Non possiamo metterci in contatto con lui se non è lui a cer-carci», rispose Golan. «Quinlan può decriptare ogni comuni-cazione in entrata e in uscita da Yeelis Mos. Possiede una retetelematica su cui ha il controllo totale. Per parlare con Quintodobbiamo attendere che esca da Yeelis Mos. E che sia dasolo».«Cos’altro sappiamo?», domandò Bram, ansioso di conosceretutti i particolari del caso.«I quadri verranno portati a Yeelis Mos fra quattro giorni apartire da oggi. Rimarranno custoditi nella fortezza una nottesoltanto. La mattina successiva verranno imbarcati per un volodiretto in Nicaragua, dove verranno venduti a un narcotraffi-cante multimilionario».«Una notte soltanto», ripeté William. «La nostra notte.Conosciamo il tragitto dei quadri? Come li trasporteranno aYeelis Mos?».«Dalla Foresta dei Salici, nascosti nel pick-up di un finto rigat-tiere».«Potremmo intercettare il pick-up prima che entri nellaForesta», suggerì Bram. «O assaltarlo la mattina dopo, sulla

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 38

IL FANTASMA DI SHANGHAI

39

strada per l’aeroporto. La strada sarebbe un vantaggio pernoi».«Lo escluderei. Il trasporto sarà sorvegliatissimo. E la Forestadei Salici è il luogo ideale per un’imboscata. È a Yeelis Mosche colpiremo. Il lupo è più vulnerabile quando si sente alsicuro nella sua tana».«Loro quanti saranno?», chiese William, il suo tipico fare dastratega.«Non più di trenta. E Quinto sarà tra di loro. Un bel vantag-gio, se troviamo il modo di sfruttarlo».«Serve un gruppo abbastanza piccolo da non dare nell’occhioma sufficientemente numeroso da condurre un attacco consuccesso...», rifletté William a voce alta.«Attacco che peraltro Quinlan ritiene altamente improbabi-le», chiosò Golan.«E se gli uomini di Quinlan fossero più di quanti ce ne aspettia-mo?», obiettò Satipo, di nuovo una strana insicurezza nell’espri-mere i suoi ragionevoli dubbi. «Sei sicuro che possiamo fidarcidel tuo informatore? Non potrebbe essere una trappola?».«Da quanti anni mi conosci, Satipo? Pensi che vi proporreiuna missione così pericolosa se non fossi più che certo diquanto vi sto dicendo?».«Non volevo mettere in dubbio la tua parola, Golan»¸ risposel’esperto d’arte con condiscendenza quasi eccessiva. «Vogliosolo il bene dell’organizzazione, lo sai. Non voglio che qualcu-no di noi corra rischi inutili. Non si scherza con Quinlan».«Lo so bene. L’occasione però è molto invitante. Sta a noidecidere se coglierla o no».«Ok», intervenne Bram, deciso a definire subito il piano. «Staipensando a un’incursione, giusto?».«Sì. Dovrete essere in pochi. Abili, rapidi, silenziosi. I migliori.Ecco perché dovete farlo voi due», rispose il Navajo puntando

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 39

Pierluigi Fantin

40

il dito su di lui e su William. «Non dovrete essere più di quat-tro. Dovrete essere invisibili. Come fantasmi».«Allora ne mancano solo due», disse William, occhi di smeral-do che si impongono entusiasmo. Insieme, Bram. Per l’ultimamissione, pensò.«Ne mancano solo due», ripeté Bram posando una mano sullaspalla dell’amico, tra impeto e riconoscenza.«Ne manca uno».Una voce nuova, potente, profonda. Qiu-Ju si rivelava dopoessere rimasto in disparte per tutta la durata dell’incontro. Ilsuo profilo da indiano Navajo era ancora più marcato di quel-lo di Golan e il suo portamento era quello lento e serafico diun uomo sicuro di sé.«Te l’avevo detto che avrebbero accettato», disse rivolgendosia Golan e ricevendo come risposta un sorriso eloquente.«Tu sapevi?», chiese Chew, sorpreso dall’arrivo del Navajo.«La cosa ti stupisce?».«A dire il vero no, anzi mi chiedevo come mai ti stessi perden-do questa festa. Non serve che tu risponda».«Non possiamo andare senza un esperto d’arte...», disse a quelpunto Bram.«Non io», rispose di scatto Satipo.«Con noi sarai al sicuro».«Non partecipo mai alle missioni. Non me la sento».«Senza di te non ha senso andare», intervenne William confare risoluto, la sua attitudine al comando che con il concretiz-zarsi del piano cominciava a riemergere. «Se Quinlan prova adepistarci con dei falsi siamo fregati».«Per favore, sarei un peso per tutti», tentò ancora Satipo, sem-pre più alle strette, oltremodo desideroso di tirarsi indietro maallo stesso tempo timoroso di apparire eccessivamente rinun-ciatario.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 40

IL FANTASMA DI SHANGHAI

41

«Non ti lasceremo solo neanche un secondo», insisté William.«Possiamo farcela».«Allora, direi che è deciso», incalzò Kaeru.«Sì», confermò Bram. «Avete i vostri fantastici quattro».«È deciso», ribadì Qiu-Ju.«Sì», ripeté William trattenendo un sospiro. «Facciamolo».«Sì», disse per ultimo Satipo, un macigno di paura strozzatonella gola. Poi, mentre tra le alte pareti di pietra della sala siricomponeva un silenzio ovattato, tutti si voltarono a guarda-re le copie del Monet e del Van Gogh. La strana sensazioneche fossero i quadri a guardare loro.

La porta del laboratorio di Chew non aveva maniglie né serra-ture ed era costituita da un unico blocco di legno ricco di mor-bide venature.Chew appoggiò entrambe le mani sulla parte sinistra dellaporta e vi esercitò una leggera pressione. Si udì un secco scat-to meccanico. Un attimo di pausa, poi si azionò un congegnoche produsse un cigolio ferroso. Lentamente la porta del labo-ratorio iniziò ad aprirsi, scivolando di lato come un sipario.In quello stesso istante i tre grossi tubi al neon disposti sul sof-fitto si accesero. Uno dei tubi emetteva luce a intermittenza,un ritmo scandito da un irregolare ticchettio.Chew fece strada e si diresse verso il suo tavolo da lavoro sulquale erano posizionati, in un disordine paradossalmente logi-co, una moltitudine di armi, pezzi di ricambio, contenitori ditutte le dimensioni e una serie indefinita di attrezzi.«Primo regalo per voi», cominciò a dire l’inventore, e solle-vò dal tavolo una sottile fiala di vetro che, attraversata dallaluce al neon, rivelò un rosso amaranto acceso, quasi di verni-ce. «Un antidoto universale. Contro ogni tipo di veleno».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 41

Pierluigi Fantin

42

«Dovremmo brevettarlo», commentò Bram, mentre sul voltodi William, forse per la prima volta in quella giornata, ricom-pariva il suo inconfondibile sorriso.«Seconda sorpresa», proseguì l’inventore. «Copri-braccia dicuoio. Trattati con un unguento di mia ideazione. Sono legge-ri ma molto resistenti. Provateli».William li indossò. Fattura preziosa, cuoio nero con fregi d’ar-gento, un senso di robustezza, di sicurezza, di ottima maneg-gevolezza.«Resistenti a...?», domandò muovendo il braccio a simulare imovimenti della lotta. La protezione di cuoio ricopriva l’avam-braccio dal polso al gomito e calzava come un guanto.«Armi da taglio. Sono pensati per i corpo a corpo».«E le pallottole?».«Non nascono per questo scopo. Se il colpo è ravvicinato ilcuoio cede».«Li prendiamo lo stesso», ironizzò Bram.«Certo che li prendete», ribatté Chew, gli occhi vivaci sotto lesopracciglia grigie. «Il meglio però deve ancora venire. Ma viavverto: tenete a bada l’entusiasmo», e con un gesto quasi tea-trale indicò una scatola d’argento contenente due pietre, unablu e una rossa.«Zaffiro – disse afferrando la pietra blu con la mano destra –e rubino», prendendo la rossa con la sinistra. Queste due pie-tre sono in grado di assorbire la luce che le colpisce, da qual-siasi sorgente essa provenga. Un semplice riflesso, un raggio diluna o di sole, il flash di una macchina fotografica. Immaginategià cosa sto per dire?».«Ci sei riuscito davvero?», lo interruppe William, letteralmen-te incredulo.«Sì. Dopo anni di tentativi. Ora possiamo convogliare laluce raccolta dalle pietre sulla lama di una spada. Una volta

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 42

IL FANTASMA DI SHANGHAI

43

incastonata la pietra nell’elsa avrete a disposizione una fonte dienergia pressoché infinita che renderà le vostre lame più forti,più taglienti e più resistenti. Vi basterà sfiorare la pietra con undito e la luce si irradierà direttamente sulla lama».«Sei contento, William?», gli domandò Bram con il suo solitosarcasmo. «Finalmente sei un Jedi».«Lo prendo come un regalo personale, Chew», affermòWilliam. «Sei un genio».«Bene, allora. Per oggi direi che abbiamo fatto abbastanza.Andate a mangiare un boccone, avrete fame. E domattina por-tatemi le spade, ci metterò una giornata».

Con l’approssimarsi dell’alba alcuni tiepidi raggi di solecominciarono a penetrare dalle grandi finestre del castello e ailluminare ogni cosa di una luce rassicurante.Bram si recò nella sua stanza a godere di un lungo sonno diur-no. William invece decise di rimandare il riposo e salì sullatorre più alta della rocca per ammirare l’aurora sul mare diChangshazhen.La luce era soffusa e tingeva l’acqua di rosa. Una piccolaimbarcazione a vela navigava all’orizzonte. William si sedettea terra, gambe incrociate, la posizione di meditazione insegna-tagli dal Maestro Kongquè, ed estrasse dalla tasca interna delgiubbotto il proprio diario e una penna. Il diario era rovinatodall’uso ma i graffi sulla rilegatura di pelle ne aumentavano ilfascino. Le pagine erano corpose e spesse, fitte di appunti,disegni, fotografie, articoli di giornale, numeri di telefono,biglietti aerei, ritratti. Si vedeva che sopra ci era passata unavita avventurosa.

Distese la prima pagina bianca che trovò, una delle ultime

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 43

Pierluigi Fantin

44

disponibili, e vi premette contro la punta della penna. Poiguardò verso il mare e provò a descrivere quello che vide. Undialogo immaginario tra una vela e l’aurora.

VELA – La tua bellezza, aurora, mi riempie il cuore. Ti trasfor-mi in mille colori, da quando sorgi fino al guizzo che precede iltramonto, ed io, per ammirarti, mi fermo in mezzo al mare. Enon c’è libeccio, maestrale o marinaio che mi possa convincere:i miei occhi sono per te, aurora. E più di tutti mi affascina ilmomento in cui i tuoi bagliori, rosa come lunghi nastri mossidalla brezza del mattino, si affacciano sul mare, e sull’acqua,senza fretta, si diffondono. Dalla riva, gli uomini che guardanol’orizzonte sperano che tu li sfiori, e che li accarezzi con le tuedita gentili. È una vita sfortunata la loro, se non ti hanno maivista da qui, dal punto in cui mi trovo io ora, ai bordi dell’oriz-zonte. Dall’albero di questa nave che conduco, lasciati guardareper un po’, aurora...AURORA – Dolce vela, se non ti sapessi già sposa del vento,penserei alle tue come a parole d’amore. E arrossirei, se solol’eterno scorrere della natura lo permettesse. Ma non posso. Colpassare dei minuti invece divento più chiara e più luminosa.Tuttavia, credimi, non è vanità la mia...VELA – Sei troppo modesta, aurora. Gli uomini dovrebberoessere modesti, non tu. Eccoli, laggiù, sulla riva. Pittori, pescato-ri, pirati ed amanti. Se non fosse per te, che ne sarebbe di loro?Sarebbero perduti. Con che dolcezza ti guardano...

In quel momento il sole all’aurora, come se provasse vergogna,si sollevò dal suo letto di mare e si nascose dietro la vela dellapiccola imbarcazione. E la vela, da bianca, divenne rosa, comeavvolta da un tenue manto di timidezza.

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 44

IL FANTASMA DI SHANGHAI

45

«È bella, vero?», disse Golan sedendoglisi accanto e riportan-dolo alla realtà. «È la stessa aurora che vedevamo nella nostraprateria. A parte il mare, chiaramente. Per noi era il segnaleper la caccia al bisonte. L’erba era più soffice a quest’ora delgiorno».William chiuse il diario e lo ripose nel giubbotto insieme allapenna.«È un’aurora magica. Come l’alba del quadro di Monet»,disse, mare rosa negli occhi. «Golan – esitò poi un istante –,che cos’è Axia per te?».«Perché me lo chiedi?».«Perché...».«No, aspetta», lo interruppe il Navajo, i capelli neri, lunghi efini perfettamente raccolti dietro la nuca, la carnagione oliva-stra, i tratti pronunciati resi marmorei dai riflessi dell’alba, gliocchi nocciola scuro, il fare paterno che aveva solo conWilliam. «Perdona la mia arroganza. Ti dirò che cosa significaAxia per me. Axia per me è stata salvezza. Non dimenticheròmai la prima volta che ho visto il Mercato del Mandarino Yu.È vero quanto dicono: che ha in sé il caos della polvere di stel-le. Io e Qiu-Ju eravamo due vagabondi, stremati da dieci annidi pericoli. La nostra riserva era stata distrutta durante un’as-surda esercitazione militare. Non se ne andrà mai via quel-l’immagine, quel fumo nero, così pesante, le nostre tende ele nostre case incendiate, le grida disperate della nostragente... Cosa speravo di trovare a Shanghai? Un pretesto perdimenticare, nulla di più, non avevo altro. Fino a che non hoincontrato il Maestro Kongquè».«Siamo andati a trovarlo ieri, prima di partire».«Come sta?».«Bene, ha chiesto di te, dice che è tanto che non vi vedete».«Ha ragione. Colpa mia».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 45

Pierluigi Fantin

46

«Non è cambiato», disse William riferendosi all’insegna dellabiblioteca.«E tu?», gli domandò Golan. «Sei cambiato?».«Non lo so. Forse non sono ancora pronto».«Non c’è motivo di mettere fretta al tempo», tentò di rassere-narlo il Navajo mentre due rughe si affacciavano sulle sueguance, regalo dell’esperienza. «Lo so che non è una sceltafacile. Ero venuto proprio per parlare di questo. Ci manche-rai», gli disse con un sorriso affettuoso.«Tu mi leggi nel cuore, Golan, come il Maestro...».«Non sei mai stato bravo a nascondere le tue emozioni,William. Ma tu vivi di emozioni, perché dovresti nasconderle?Sono loro a darti la forza che hai. Un giorno lo capirai».«E non mi chiedi...».«Perché vuoi lasciare Axia?».«Sì».«Non spetta a me rivolgerti questa domanda. Spetta a te solo,e a nessun altro. Con la stessa naturalezza con cui scrivi il tuodiario, così devi assecondare il tuo istinto. Hai qualcosa den-tro che ti ha sempre indicato il sentiero giusto da percorrere.Un passo dopo l’altro. Non sbaglierai».«Lo spero. Il pensiero di lasciare te, Bram e gli altri mi lacera».«Ci vuole coraggio per cambiare».«Sì...».«Come l’ha presa Bram?».«Male».«Non mi stupisce. Per lui sei come un fratello».«Lo stesso vale me».«Vedrai, prima o poi saprà accettare la tua scelta».«Lo spero».«O magari, alla fine, scoprirà che sta cambiando anche lui».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 46

IL FANTASMA DI SHANGHAI

47

La mattina della partenza si ritrovarono tutti nello spiazzoantistante al ponte levatoio. La Maserati grigia di William e laSaab nera di Qiu-Ju erano pronte ed erano state tirate a luci-do per l’occasione, in segno di buon auspicio.Chew aprì i due portabagagli e mostrò i doppi fondi che avevacostruito. «C’è spazio sufficiente per tutti e due i quadri»,disse. «Trattateli bene quei dipinti, mi raccomando».«E le armi?», domandò Bram.«Potete nascondere pistole e munizioni dietro al cruscotto del-l’aria condizionata, in tutte e due le auto. Le vostre spade sonofissate sotto i sedili anteriori, insieme ai copri-braccia e allefiale con l’antidoto. Su suggerimento di Qiu-Ju vi ho ancheprocurato dei giubbotti antiproiettile e dei pastrani, in casoaveste bisogno di mimetizzarvi».«Perfetto».«Dunque, ripassiamo il piano», disse Golan. «Qiu-Ju vi guide-rà sulla Collina Bianca, un’altura che domina l’intera area diYeelis Mos dalla quale avrete un’ottima visuale sulla Forestadei Salici e sulla fortezza. Quando avvisterete il pick-up chetrasporta i quadri non fatevi trarre in inganno. È molto proba-bile che rimarrà per alcune ore fermo nella Foresta. Un’esca.Non abboccate. Non addentratevi in quella Foresta per nes-sun motivo, pullulerà di cecchini. Quando saranno certi dinon essere seguiti, gli uomini di Quinlan guideranno il pick-up sul sentiero che conduce direttamente dentro la fortezza.Quinto sarà lì ad aspettarvi. Prendete il Monet e il Van Goghe fuggite via. Il successo della missione dipenderà dalla vostracapacità di essere silenziosi. Potete cavarvela senza combatte-re se riuscite a non farvi scoprire», concluse rivolgendo aSatipo uno sguardo d’incoraggiamento che l’esperto d’arteaccolse quasi con imbarazzo. «Domande?».«Il problema sarà eludere le postazioni di vedetta», commentò

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 47

Pierluigi Fantin

48

Bram. «Peccato che Quinto non ci abbia fornito qualche infor-mazione in più su come penetrare all’interno della fortezza».«Sta svolgendo un compito estremamente delicato, lo sapete.Non è riuscito a dirci altro. Dobbiamo accontentarci di quel-lo che sappiamo».«Non ci serve altro», disse William, la risolutezza del capo.«Finalmente, quello che volevo sentirti dire», commentòBram. William sorrise, il viso luminoso, gli occhi di smeraldocaldo.

Golan, Kaeru e Chew augurarono buona fortuna ai quattro inpartenza e raccomandarono loro prudenza.William e Bram salirono sulla Maserati e chiusero le portierecon forza. Qiu-Ju e Satipo montarono sulla Saab. Chew azio-nò il ponte levatoio, che si abbassò rivelando una vasta cam-pagna verde e rigogliosa.Un rombo di motori.I bagliori dell’acqua marina illuminata dal sole.Golan e Kaeru si guardarono convinti, la loro fiducia ripostanegli uomini più abili di Axia.«Torniamo a Shanghai», disse William inforcando gli occhialida sole. «Musica?».

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 48

IL FANTASMA DI SHANGAI_interno_def2.Enrico.qxd:interno 27/05/14 17.15 Pagina 4