il bue e il suo pastore

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Il bue e il suo pastore Un’antica storia zen cinese "Le dieci icone del toro " o "I dieci tori" Uno speciale in dieci puntate su una delle più antiche e affascinanti storie Zen cinesi: la storia dei "dieci tori" o delle "dieci icone del toro". Il professore e maestro Zen Ueda Shizuteru ripercorre i dieci passi della ricerca del bue che gli antichi monaci Chan cinesi prima e quelli Zen dopo, hanno individuato lungo la via che porta alla scoperta della verità. La storia utilizza la metafora di un pastore che ha perso il suo bue e vuole ritrovarlo per indicare le tappe fondamentali di questo cammino. Guarda il video introduttivo Clicca qui per andare alla galleria fotografica dell'evento 1. Alla ricerca del bue Perché mai cercare? Fin dall'inizio, il bue non si è mai perso. Ma accadde che il pastore voltò le spalle a se stesso, e così il suo bue gli diventò estraneo e si smarrì in spazi remoti e polverosi. Le montagne natie si fanno sempre più lontane. Di colpo il pastore si trova in un intrico di sentieri. Brama del guadagno e paura della perdita divampano come fiamme, e l'una contro l'altra si ergono le idee di giusto e sbagliato, come lance sul campo di battaglia. Guarda il video 2. Trovare le tracce del bue

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Page 1: Il Bue e Il Suo Pastore

Il bue e il suo pastoreUn’antica storia zen cinese

  "Le dieci icone del toro" o "I dieci tori"

Uno speciale in dieci puntate su una delle più antiche e affascinanti storie Zen cinesi: la

storia dei "dieci tori" o delle "dieci icone del toro".Il professore e maestro Zen Ueda Shizuteru ripercorre i dieci passi della ricerca del bue

che gli antichi monaci Chan cinesi prima e quelli Zen dopo, hanno individuato lungo la via

che porta alla scoperta della verità. La storia utilizza la metafora di un pastore che ha

perso il suo bue e vuole ritrovarlo per indicare le tappe fondamentali di questo cammino.

Guarda il video introduttivo

Clicca qui per andare alla galleria fotografica dell'evento

1. Alla ricerca del bue

Perché mai cercare? Fin dall'inizio, il bue non si è mai perso. Ma accadde che il pastore

voltò le spalle a se stesso, e così il suo bue gli diventò estraneo e si smarrì in spazi remoti

e polverosi. Le montagne natie si fanno sempre più lontane. Di colpo il pastore si trova in

un intrico di sentieri. Brama del guadagno e paura della perdita divampano come fiamme,

e l'una contro l'altra si ergono le idee di giusto e sbagliato, come lance sul campo di

battaglia.

Guarda il video

2. Trovare le tracce del bue

Page 2: Il Bue e Il Suo Pastore

Grazie alla lettura dei sutra e all'ascolto degli insegnamenti, il pastore può ora scorgere

qualcosa del senso della verità. Ha scoperto le tracce. Ora sa che le cose, per quanto diverse possano essere le loro forme,sono tutte dello stesso oro, e che l'essenza di

ciascuna cosa non è diversa dalla sua. Eppure, non sa ancora distinguere ciò che è autentico da ciò che non lo è, e tanto meno il vero dal falso. Non può neanche passare

per la porta. Per questo si dice che per il momento ha solo scoperto le tracce.

Guarda il video

3. Trovare il bue

Nell'attimo stesso in cui il pastore ne ode la voce, di colpo balza nell'origine e la

riconosce. I sensi vaganti sono ora acquietati, in tranquilla armonia con esso. Svelato, il

bue permea con tutto se stesso ogni atto del pastore. È presente in modo inseparabile, come il sale nell'acqua marina o la colla nel colore. Quando il pastore apre bene gli occhi

e guarda, non vede altro che se stesso.

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4. Catturare il bue

Per la prima volta, dopo essere rimasto nascosto tanto a lungo nella selva, oggi il bue è

stato incontrato. Ma il mondo così abituale e  gradevole di questa selva lo attrae ancora

così tanto che è difficile tenerlo. Non sa ancora sottrarsi al desiderio dei fragranti

Page 3: Il Bue e Il Suo Pastore

cespugli. Ancora gli smania dentro un'ostinata caparbietà, ed è dominato dalla sua natura

selvatica. Se il pastore vuole davvero ammansirlo, deve domarlo con la frusta.

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5. Domare il bue

Se nasce il più piccolo pensiero, inesorabilmente ne segue un altro, in una giostra senza

fine. Il risveglio rende tutto vero; la cecità,  invece, tutto falso. I pensieri non nascono

dalle cose attorno, ma dal cuore del pastore. Tieni salda la corda e non concederti

esitazioni!

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6. Ritornare a casa in groppa al bue

Adesso la lotta è finita. E guadagno e perdita sono svaniti nella vacuitá. Il pastore canta

una canzone di boscaioli e con il flauto intona un motivetto per bambini. In groppa al bue,

alza lo sguardo al cielo azzurro. Se qualcuno lo chiama, non si volta; se lo tira per la

manica, non si ferma.

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7. Dimenticato il bue, il pastore resta solo

Page 4: Il Bue e Il Suo Pastore

Non c'è dualità nel Dharma, e il bue è stato dipinto solo come un mezzo provvisorio,

simile al cappio per catturare le lepri o alla nassa per intrappolare i pesci. Adesso per il

pastore è come se la luna si stagliasse sulle nuvole o l'oro scintillante venisse separato

dalle scorie. Lo stesso raggio di luce fredda luccica già da prima della nascita del mondo.

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8. Oblio completo del bue e del pastore

Tutti i desideri mondani sono caduti via, e insieme si è completamente svuotato anche il

senso del sacro. Non restare dove dimora Buddha. Va' via veloce da dove non dimora

nessun Buddha. Se non si è più attaccati a nessuno dei due luoghi, ciò che vi è di più

intimo non lo si potrà più vedere, neanche con mille occhi. Il sacro, al quale gli uccelli

consacrano fiori, è solo una vergogna.

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9. Ritorno nel fondo e nell’origine

Fin dall'inizio è puro e senza polvere. Là, qualcuno contempla il sorgere e il tramontare di

ciò che ha forma, e dimora nella raccolta quiete del non-agire. Non si lascia più illudere

dalle transitorie ed ingannevoli immagini del mondo, e non ha più bisogno di esercitarsi.

Azzurri fluiscono i torrenti, verdi si elevano le montagne. Seduto, se ne sta a guardare le

cose nel loro mutare.

Page 5: Il Bue e Il Suo Pastore

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10. Entrare nel mercato a mani aperte  

La porta di fascine della capanna è ben chiusa, e neanche il più saggio tra gli uomini

potrebbe scoprirlo. Sepolta in profondità la sua natura illuminata, si permette anche di

deviare dai sentieri dei venerabili saggi dell'antichità. Con in mano una fiaschetta di

zucca, entra nella piazza del mercato; appoggiandosi ad un bastone, ritorna alla capanna.

Quando gli va, frequenta osterie e banchi di pescatori, risvegliando gli ubriaconi a se

stessi.

Un pastore è alla ricerca del bue (cioè del proprio cuore e della natura originaria di ogni uomo) e arriva così a

un'imponente montagna. Per prima cosa, scopre le tracce del bue, quindi lo scorge da dietro. Lo cattura, lo doma e infine

lo riporta a casa. I

l pastore poi dimentica il suo bue e anche il suo proprio sé. Quando tutto è obliato, egli irrompe di colpo nella dimensione

dell'assenza di sé. Nell'ultima stazione il pastore ritorna di nuovo nel mondo e vive attivamente per la strada in mezzo

alla moltitudine umana, egli cioè, con cuore aperto, fa regnare attraverso la sua vita la verità del Buddha, nel mondo e

dinanzi al mondo, in modo reale e vivo.

Nella prima stazione viene dunque mostrata la determinazione iniziale dello studente. Le stazioni successive fino alla

sesta illustrano lo stato in cui si trova l'animo dello studente, il modo come questi si esercita e tempra con assoluta

diligenza. Ma nella settima e ottava stazione, quando si deve entrare nell'autentica esperienza religiosa, lo studente

deve congedarsi interamente da ogni parola, da ogni linguaggio e dal pensiero.

Lì accade una consacrazione in cui l'uomo si appropria del suo proprio cuore, della sua natura originaria. Mai

riuscirà l'uomo ad entrare in questa dimensione attraverso semplici teorie. Gli studenti che si sono risolutamente aperti

allo Zen devono avere un'unica meta. Le dieci figure del bue indicano questa meta in modo plastico, chiaro e nel giusto

ordine."

La prima Icona del Bue   Bianco Cercare il Bue: il Ritmo della Vita

Perché mai cercare? Fin dall’inizio, il bue non si è mai perso. Ma accadde che il pastore voltò le spalle a se stesso, e così il suo bue gli diventò estraneo e si smarrì in spazi

remoti e polverosi. Le montagne natie si fanno sempre più lontane. Di colpo il pastore si trova in un intrico di sentieri. Brama del guadagno e paura della perdita divampano

Page 6: Il Bue e Il Suo Pastore

come fiamme, e l’una contro l’altra si ergono le idee di giusto e sbagliato, come lance sul campo di battaglia.

La prima Icona si intitola La Ricerca del Bue e mostra il giovane mandriano che si guarda intorno alla ricerca del bue: è ansioso di trovarlo ma non può vederlo, dato che non compare nell’immagine. Penso che l’immagine si riferisca all’inizio del cammino spirituale, se non addirittura a una fase precedente.

Possiamo rivivere questa prima icona nell’esperienza concreta e quotidiana della nostra vita, nella domanda che ci poniamo quando ci accorgiamo che qualche cosa non va, che abbiamo perso la soluzione ai nostri problemi, che il nostro agire non è reale, spontaneo, vero, e che non sappiamo cosa fare e come fare. E il nostro vero sé comincia proprio quando comincia questa domanda.

Chiediamoci:

CHI STA PONENDO QUELLA DOMANDA DENTRO DI NOI?

La seconda Icona del Bue   Bianco Vedere le Tracce: il Suo Cammino

Grazie alla lettura dei sutra e all’ascolto degli insegnamenti, il pastore può ora scorgere qualcosa del senso della verità. Ha scoperto le tracce. Ora sa che le cose, per

quanto diverse possano essere le loro forme, sono tutte dello stesso oro, e che l’essenza di ciascuna cosa non è diversa dalla sua. Eppure, non sa ancora distinguere

ciò che è autentico da ciò che non lo è, e tanto meno il vero dal falso. Non può neanche passare per la porta. Per questo si dice che per il momento ha solo scoperto

le tracce.

Page 7: Il Bue e Il Suo Pastore

Questo quadro ritrae il momento di vita in cui si trovano le tracce, in cui si incontrano delle parole che ci indicano la Via da seguire per cercare.Come in una caccia al tesoro, ogni traccia porta ad un’altra scoperta, che può anche essere un evento che ci apre un sipario su un sentire e un riflettere diversi dal solito schema rassicurante e comodo.Non solo parole, ma un attimo disperato che ci annulla tutto il nostro schema precostituito, il nostro solito modo di vivere le relazioni e di trovare soluzioni ai problemi nuovi e vecchi.Capiamo che il passato “pensare” non risolve e non assolve più all’esigenza di sentirci veramente Noi. Potremmo ancora utilizzare il nostro passato, ma sentiamo che è ora di cambiare.Siamo nella fase della Prima Icona e stiamo cercando la porta da aprire per il cambiamento. In psicologia, questo si chiama Ancoraggio di Trasformazione.Spesso, solo quando non troviamo più una via di uscita, quando siamo con le spalle al muro, siamo veramente in grado di cambiare.

Koan:

QUALE  È  LA  TRACCIA  DEL  PASTORE…

QUALE È LA MIA MEDITAZIONE?Rifiutiamo! Rifiutiamo ogni facile traccia e soluzione. Prendiamo la ciotola del mendicante e aspettiamo, la moneta arriverà!Non si tratta di essere passivi, di non far nulla, si tratta di non leggere la nostra vita con i soliti schemi, allora le tracce da seguire appariranno, la nostra mente incomincerà a riconoscere che la vita di tutti i giorni può avere una visione, una lettura diversa.Un grande scrittore e filosofo diceva:

Page 8: Il Bue e Il Suo Pastore

Il Vero Viaggio non è nello scoprire  sempre nuovi territori, ma nel vedere gli stessi con occhi nuovi.

Aprirsi ad un Infinito Aperto.

La terza Icona del Bue   Bianco Scoprire il Bue: i Suoi Tormenti

Nell’attimo stesso in cui il pastore ne ode la voce, di colpo balza nell’origine e la riconosce. I sensi vaganti sono ora acquietati, in tranquilla armonia con esso. Svelato,

il bue permea con tutto se stesso ogni atto del pastore. È presente in modo inseparabile, come il sale nell’acqua marina o la colla nel colore. Quando il pastore

apre bene gli occhi e guarda, non vede altro che se stesso.

Questo quadro ritrae il momento di vita in cui trovate le vostre tracce per il cambiamento: i dubbi e le paure sopraggiungono, perché qualcosa inizia a cambiare. È la paura del nuovo.Dobbiamo perseverare, altrimenti torniamo rapidamente al vecchio e ancora più frustrati di prima.Quando troviamo una traccia, cioè siamo in disagio con noi stessi, possiamo fin da subito acquisire una nuova abitudine: quella di porci le seguenti domande, poiché nulla è talmente urgente da non consentire almeno un attimo di riflessione.

Perché sto operando in questo modo?

Che altro modo potrei adottare per conseguire un risultato più mio?

Che cosa mi consentirà di verificare se il nuovo modo di agire è migliore del precedente?

Page 9: Il Bue e Il Suo Pastore

Ma per il cambiamento, Non basta dire “io voglio”e neppure “questa è la strada che ho scelto”.

Bisogna saper perseverare.

L’obiettivo ci appare luminoso e il cammino è ben tracciato. Ci incamminiamo dunque verso noi stessi con entusiasmo e con grande fede nell’obbiettivo.Ma ben presto l’impresa ci appare più ardua del previsto e  l’impegno superiore è superiore a quello che pensavamo. Ci sentiamo stanchi e la tentazione di abbandonare è forte.I comportamenti si cambiano introducendo altri e diversi cambiamenti che nascono dal cuore, non dalla mente. Questo può avvenire solo portando a termine il compito di ogni giorno, che consiste nel perseverante sviluppo di quelle abitudini che abbiamo deciso di instaurare in noi stessi e riconosciamo come Vera-Mente Nostre.

Koan:

CHE COSA È LO SPECCHIO DEL PASTORE ?

La quarta Icona del Bue   Bianco Catturare il Bue: le Sue Contraddizioni

Per la prima volta, dopo essere rimasto nascosto tanto a lungo nella selva, oggi il bue è stato incontrato. Ma il mondo così abituale e gradevole di questa selva lo attrae ancora così tanto che è difficile tenerlo. Non sa ancora sottrarsi al desiderio dei

fragranti cespugli. Ancora gli smania dentro un’ostinata caparbietà, ed è dominato dalla sua natura selvatica. Se il pastore vuole davvero ammansirlo, deve domarlo con

la frusta.

Page 10: Il Bue e Il Suo Pastore

Con l’energia di tutto il suo essere, il ragazzo alla fine ha ripreso il bue. Ma la sua volontà non è ancora formata e il rischio è che ai primi risultati l’ego si pavoneggi perdendo di vista il bue appena ritrovato. Quante volte ci fermiamo ai primi scalini? Proseguire è faticoso, ma ci porta ad una visione più profonda del problema e di noi stessi. La frusta è la nostra volontà che determina il successo o l’insuccesso della ricerca.Nella icona il senso dell’immagine si riferisce alla forza, alla forza necessaria al mandriano per impedire con la fune che il bue si allontani: è un compito molto difficile perché il bue salta di qua e di là, la mente non è ancora ferma sul cammino ed è tentata da tutte le soluzioni facili della vita, sappiamo che non sono le nostre, non sono neppure le migliori, ma ci tentano perché sono facili, conosciute e socialmente riconosciute. Dobbiamo come detto la volta precedente, lottare, contrapporci ad attaccamenti e condizionamenti.

Ma per il cambiamento, Non basta dire “io voglio”e neppure “questa è la strada che ho scelto”.

Bisogna saper perseverare

Ricordiamo i Tre Pilastri Zen:

Grande fede

Grande dubbio

Grande determinazione

«Così come il vento soffia davanti e dietro e fa muovere le foglie del cotone,così la vera e inesauribile gioia mi sta muovendo, e in questa maniera compio tutte le

cose»Gautama Il Buddha

«Senza fretta ma senza sosta»Wofgang Goethe, “Faust”

Koan:

SUONARE IL FLAUTO SENZA BUCHI, COS’È?

La quinta Icona del Bue   Bianco Governare il bue: le Sue Paure

Senza fretta cavalco il toro diretto a casa.La melodia della mia canzone saluta la sera.

Batto il ritmo, mi sento in armonia.Non c’è bisogno di dire

che ora sono uno di quelli che sanno.

Page 11: Il Bue e Il Suo Pastore

Nella quinta icona il bue è ancora legato ma più calmo. Mansueto il mandriano tiene ancora in mano la corda, anche se allentata. Il bue è tranquillo e mangia l’erba. L’immagine non fa più riferimento alla lotta ma al riposo. È il momento, per chi pratica meditazione zen, in cui finalmente impariamo a stare con la pratica e capiamo che essa è uno sforzo senza sforzo. Dopo aver combattuto col corpo e con la mente, ci rendiamo finalmente conto che la meditazione porta all’accettazione, che la lotta con le nostre vecchie abitudini inizia a dare frutti, che i pensieri di cambiamento sono più stabili e, soprattutto, inizia un processo non più di lotta ma di accettazione. Accettazione di chi siamo, con i nostri attaccamenti, condizionamenti, le nostre debolezze.Qui iniziano le vere paure del vero cambiamento.La difficoltà e il dolore non sono una punizione né una dannazione eterna , sono solo uno strumento per poter liberare la farfalla che è in te. Le lacrime possono insegnare molto oppure essere solo un effluvio inutile, a noi la scelta.

La quinta icona si riferisce dunque all’impegno: bisogna sostenere la pratica, dobbiamo continuare a praticare regolarmente anche se il cammino diventa più facile e sentiamo che ne vale davvero la pena, che è proprio ciò che vogliamo fare. La regolarità nell’impegno della meditazione, che è via e sostegno al cambiamento, è molto importante. Ecco il perché dell’utilità dei ritiri zen assieme ad altri praticanti.

Koan:

UN VENTO DEL NORD SOFFIA UNO DEL SUD CALDO

La sesta Icona del Bue BiancoPortare il bue a casa

Page 12: Il Bue e Il Suo Pastore

Adesso la lotta è finita. E guadagno e perdita sono svaniti nella vacuità. Il pastore canta una canzone di boscaioli e con il flauto intona un motivetto per bambini. In groppa al bue, alza lo sguardo al cielo azzurro.

Se qualcuno lo chiama, non si volta; se lo tira per la manica, non si ferma.

Il bue non è più legato con la corda e il mandriano sta suonando il flauto seduto alle sue spalle. Meraviglioso. L’immagine illustra il rilassamento e anche la gioia e la creatività.La meditazione non significa affatto essere annoiati o troppo seri. È grazie alla meditazione che la chiarezza e la consapevolezza creativa si possono manifestare. La meditazione non è pesantezza, non è qualcosa che rende più pesanti, bensì più leggeri. Questa immagine è molto importante perché mostra che nella pratica c’è gioia. Quando andiamo a meditare lo facciamo con entusiasmo e gioia perché stare seduti ed essere consapevoli  di se stessi e dei movimenti della nostra mente, anche quelli negativi, è un sollievo. Proprio come togliersi dei vestiti inzuppati d’acqua e mettersi accanto al camino che ci scalda. È importante sperimentare anche nella meditazione questo stesso senso di ispirazione e di leggerezza di sentirsi a casa, piuttosto che vederla come una costrizione. La meditazione ci porta a sentirci più a nostro agio con noi stessi, ci porta a riposare, come davanti ad un caldo camino, ma se ci addormentiamo…le gambe vanno a fuoco come quelle di pinocchio. La meditazione è accettare con gioia ciò che siamo in questo momento, è gioire di quello che ci circonda e  apprezzare il momento presente. Apprezzandolo cercheremo di starci il più pienamente possibile.

Nel momento presente c’è gioia e creatività. Creatività perché c’è conoscenza e libertà del nostro sentire: la meditazione  Zen significa soprattutto aprirsi a queste possibilità, rendersi conto della nostra consapevolezza, che si manifesti nella vita di tutti i giorni, lavorando o amando le persone , o in qualsiasi altra attività.Giunti a questo punto del cammino cominciamo a sentirci più leggeri, più creativi nella vita quotidiana, nulla ci pesa più, al contrario ogni cosa diventa pratica di meditazione.Sino alla 5 icona la mente e il corpo sono seri e tesi, ed è giusto, come prima del decollo in aereo. Poi, una volta decollati, ci si tranquillizza, non siamo ancora alla meta, ma siamo sulla rotta giusta, e anche il nostro corpo acquista leggerezza, i nostri passi si fanno più leggeri.

Page 13: Il Bue e Il Suo Pastore

Ho seguito le tracce del bue dimenticatoEd, alla fine, l’ho afferrato per le briglie!Spero che anche tu voglia cavalcare questo bue,Suonando, nel contempo, il flauto senza buchi,Ed entrando deciso nel tuo villaggio natale,In cui, come sempre, i fiori sbocciano in primavera!

La settima Icona del Bue BiancoDimenticato il bue, il pastore resta solo

Non c’è dualità nel Dharma, e il bue è stato dipinto solo come un mezzo provvisorio, simile al cappio per catturare le lepri o alla nassa per intrappolare i pesci. Adesso per il pastore è come se la luna si stagliasse

sulle nuvole o l’oro scintillante venisse separato dalle scorie.Lo stesso raggio di luce luccica già da prima della nascita del mondo.

Il significato di questa icona è dimenticare il bue, cioè l’emancipazione della nostra mente che da confusa diviene chiara e il pastore che diventa essere uomo. Il fatto che il bue non sia più rappresentato, non significa che sia scappato, o cancellato, ma significa che si è trasformato nella nostra Vera Mente, la trasformazione che abbiamo intensamente cercato ha avuto inizio e  ha dato i suoi frutti. Eppure qui siamo alla settima icona non all’ultima, attenzione!!!Il pastore ha un risveglio di coscienza nella prima icona, sente dentro di sé che c’è un modo diverso di essere e di manifestare questa sua Vera Coscienza che è in tutti noi e grazie a questo sentire riesce a leggere le tracce.Entra nella seconda icona, legge le tracce della sua diversa coscienza, le legge in molte cose che gli accadono, cose che prima vedeva o considerava come normali, come appartenenti a sé, ma a quel punto vede che non gli corrispondono più, che la sua coscienza le percepisce diversamente.Nella terza icona incomincia ad avere chiaro cosa non gli corrisponde più e inizia il cambiamento che si fa duro e battagliero nella quarta icona, dove acquisisce sempre più chiarezza di cosa lui non è e di ciò che

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invece vorrebbe essere e mette in atto tutti gli stratagemmi per imbrigliare la vecchia mente e domarla.Nella quinta icona è l’accettazione della sua mente e, quindi, con l’accettazione la conoscenza. Riesce così a dirigere la vecchia mente dove vuole, a trasformarla più facilmente sino al punto della sesta icona, dove suona il flauto pacifico sul bue e non tiene più stretta neanche la corda: ha trovato la sua Via, la sua nota concorde , il suo modo, la sua pratica da seguire e seguendo serenamente e con gioia la sua pratica e manifestando sempre di più la sua Vera Coscienza arriva alla settima icona. Come vedete, le prime cinque icone sono tutte rivolte alla mente che deve cambiare, al bue da domare, alla trasformazione delle nostre negatività, come una battaglia rivolta a qualcosa che consideriamo altro da noi.Dalla settima icona, invece, dove il bue sparisce, non si tratta più di lottare, cancellare o  trasformare la vecchia coscienza, ma di far crescere sempre più quella nuova, che è sempre stata lì, ma non ne avevamo consapevolezza. Si tratta di scoprirla sempre di più, di farla risplendere.In questo settimo stadio c’è la  ferma consapevolezza di essere diventati quello che nel Buddhismo si dice vero Sé, vero Essere, cioè quella coscienza originaria che tutti gli esseri hanno e, tuttavia, proprio in questo “io penso – io dico – io percepisco di essere la vera coscienza” c’è un problema, perché c’è la possibilità che ci si separi dal resto delle coscienze di chi non è realizzato e quindi si caschi nuovamente nell’ego. È  un momento delicato: sì, è avvenuta la trasformazione, ma non avendo la PIENA trasformazione, percepiamo ancora gli altri esseri come diversi da noi e ci sentiamo diversi, e anche se siamo pieni di compassione e amore, gli altri e l’universo li consideriamo Altri da Noi. Questo sentire rischia di far riemergere il nostro ego, certo in un modo diverso, più subdolo, mascherato di amore verso tutto e tutti, amore sincero, si badi bene, non falso, ma comunque percepiamo gli altri separati dal nostro vero Essere.L’immagine della settima icona ci  dice che siamo in grado di manifestare chi veramente siamo, rimanda al momento in cui finalmente ogni cosa che facciamo è meditazione: cioè spontanea manifestazione del nostro vero Essere, quando siamo seduti a meditare meditiamo, ma anche quando camminiamo, lavoriamo, ascoltiamo qualcuno o giochiamo. Non c’è separazione, non c’è più alcuna lotta: la meditazione è diventata il nostro naturale modo d’essere, siamo semplicemente ciò che siamo. La consapevolezza, l’attenzione, la compassione sono sempre presenti, accompagnate a una sorta di saggezza, come quando la mattina ci si sveglia affamati e si va a prendere un frutto, oppure, sentendo freddo, si va a prendere la legna per accendere il fuoco. Si fa, insomma, ciò che è  naturalmente appropriato. Non ci sono più pensieri del tipo: “Devo essere buono, devo essere compassionevole, saggio, generoso…”. Avviene tutto naturalmente: siamo generosi adesso, in questo momento, vogliamo esserlo e non è possibile fare altro che essere generosi verso noi stessi e gli altri.Questo è uno stadio di Coscienza elevato e solitamente arrivati alla quinta icona non si torna più indietro, ma capita che spesso arrivati alla settima icona invece ci si ferma.Nella settima icona il pastore è diventato Uomo ed è rientrato nella sua vera casa e  pensa di aver raggiunto la meta perché è diventato Uno con se stesso, ma appunto Uno con se stesso, non Uno con tutto l’universo, è una grande realizzazione, ma personale e rischia di nascondere l’ultimo quarto della luna.Sino a qui c’è stato un cammino quasi logico dell’essere umano alla ricerca di se stesso, penso abbiate seguito facilmente il percorso e i processi di evoluzione della mente che ricerca ed è quello che mi auguro succeda o succederà a tutti voi.A questo punto viene da chiedersi, ma se il pastore si è trasformato in Essere Umano, cioè da essere che pascolava confusamente ad Essere che ha trovato se stesso, il suo vero Essere, allora il viaggio è finito, cosa può esserci di altro? Di più?Da qui il viaggio è verso la scoperta della verità assoluta, non solo della propria, è la sottile linea che separa il saggio dall’illuminato. La scoperta della verità assoluta comprende la totale scoperta di se stessi “Uno nel Tutto il Tutto nell’Uno”.Se arriverete allo stadio della settima icona, vi esorto a non fermarvi, a proseguire il meraviglioso Viaggio.

“Lascia andare davanti; lascia andare dietro; lascia andare nel mezzo. 

Andato oltre l’esistenza, dappertutto con una mente liberata, 

tu non tornerai più a nascere nuovamentené a soffrire né a morire, sarai totalmente

realizzato.”Sempre, i fiori sbocciano in primavera!

Page 15: Il Bue e Il Suo Pastore

L’ottava Icona del Bue BiancoDimenticare insieme il Bue e l’Uomo

Tutti i desideri mondani sono caduti via e insieme si è completamente svuotato anche il senso del sacro. Non restare dove dimora Buddha. Va’ via veloce da dove non dimora nessun Buddha. Se non si è più attaccati a nessuno dei due luoghi, ciò che vi è di più intimo non lo si potrà più vedere, neanche con mille occhi. Il sacro, al quale gli uccelli consacrano fiori, è solo una vergogna.

In questa immagine il bue è scomparso e adesso anche l’uomo, o meglio il suo essere, si è fuso con il tutto. Questo livello è la posizione del raggiungimento dell’Assoluto: si dice “il Vuoto” nello Zen, ma crea confusione per chi non ha dimestichezza con l’uso che lo Zen fa delle parole. Nello Zen le parole vengono usate in maniera molto sapiente per il loro significato comune, per il loro significato intrinseco e per l’opposto al loro significato. È un esercizio continuo che richiede molta dimestichezza e che usato sapientemente dai Maestri, aiuta l’allievo a rompere la visione condizionante che la mente fa delle parole catturandole nei significati convenzionali e costruendo così una visione condizionata stereotipata della realtà, quando questa è espressa a parole. Lao Tsu, il fondatore del Taoismo, diceva nel suo Tao The Ching  “Il Tao di cui si parla non è il vero Tao”.La parola ha una forza straordinaria, si dice nello Zen: “Una parola detta, neanche cento elefanti la riportano indietro”, quindi va usata con molta sapienza. La nostra mente è influenzata al 70% dalla vista e per il restante principalmente dalla parola.Lo Zen usa le parole eccome, contrariamente a chi pensa che lo Zen sia silenzioso. Tutti gli insegnamenti dei Maestri sono certo nell’azione, ma anche nei Teisho, nei Kusen, nei Koan  nei Sutra e in tutti i testi che ci hanno lasciato uno per tutti lo Shobogenzo per la tradizione Soto e il Rinzai Roku per la tradizione Rinzai.Quindi qui il quadro ci dice che l’essere umano ha realizzato il KU cioè il Vuoto.

Io non essendo io sono ioEssere uniti al tutto non significa che non siamo più lì, che non c’è niente, quanto piuttosto che ci percepiamo in modo diverso, non più totalmente separati o isolati. È vero che siamo ciò che siamo, ma non c’è nulla che dica che questo è mio, che questo sono io.Osservando con attenzione durante la meditazione ci rendiamo conto all’inizio che quando respiriamo ed espiriamo c’è uno scambio costante fra noi e il mondo. A questo livello quando inspiriamo ed esperiamo e sentiamo il nostro io che si espande nel mondo, non lo sentiamo separato ma Uno con tutto l’Assoluto. L’intero Universo siamo noi. Proviamo a respirare e a sentire questa sensazione. Certo adesso è solo mentale di coscienza, poi sarà totale.Questa immagine è molto potente, è Il Cerchio, ecco perché ho chiamato il mio monastero ENSO-JI Il CERCHIO. Il cerchio rappresenta l’Assoluto. Questa icona rappresenta la possibilità di cambiare, di realizzare l’Assoluto. Dovremmo averla sempre sul nostro muro al mattino al risveglio e alla sera prima di dormire. Niente parole, solo 10 minuti di meditazione per entrare nel cerchio….

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Scoprire che tutto era già dall’inizio, allora qualcuno potrebbe chiedersi: se tutto è già, allora perché cercare? Perché gli occhiali sono sul naso, ma se non lo sai li cerchi, giusto? Ma se non hai gli occhiali sul naso, non puoi trovarli perché non ci vedi, capisci?Tutto è già ma dobbiamo prenderne consapevolezza.Questa icona rappresenta che si va per la vita donando se stessi, cioè l’Universo a tutti, ma in maniera naturale, perché non potrebbe essere diversamente, voi siete l’Universo e ogni vostra azione è fatta dall’Universo.Il mio Maestro alla mia domanda “Ma dove andiamo quando moriamo?” mi rispose “Non ti preoccupare, fuori dall’Universo non puoi andare”. Questa è la nostra Naturale Natura, che la si pensi da cristiani, islamici, buddhisti…siamo l’Universo e non possiamo sottrarci, che si sia vivi o morti non cambia, capisci? Allora vale la pena fare questa esperienza e vincere da esseri  realizzati quali siamo.

Le dieci icone mostrano che il cammino è un continuo apprendistato che non va visto in maniera lineare. Non comincia con la prima per finire con la decima. Non si deve pensare, ad esempio, che per la prima fase siano necessari molti anni, per la seconda cinque e così via. Dobbiamo piuttosto immaginare un cerchio dove sono tutte inscritte, dove in ogni momento potremmo trovarci in qualsiasi fase. Possiamo andare avanti e tornare in dietro, ma avendo un po’ più di comprensione. Durante un ritiro ci si può ritrovare a un livello qualsiasi tra quelli indicati nelle immagini: si può tornare a quello descritto nella prima o a quello difficile che si vede nella quarta.

nona Icona del Bue Bianco

Ritorno al fondamento

Fin dall’inizio è puro e senza polvere. Là, qualcuno contempla il sorgere e il tramontare di ciò che ha forma, e dimora nella raccolta quiete del non-agire. Non si lascia più illudere dalle transitorie e

ingannevoli immagini del mondo, e non ha più bisogno di esercitarsi. Azzurri fluiscono i torrenti, verdi si elevano le montagne. Seduto, se ne sta a guardare le cose nel loro mutare.

In questa nona icona c’è solo l’immagine del fiume che scorre vicino all’albero. Nella precedente icona, c’era il momento della fusione dell’assoluto, ma non era il perdersi nell’Universo: l’Uno era rappresentato nel Tutto perché l’essere umano si sentiva parte di esso. Ma è solo un pezzetto del puzzle e ha bisogno di fare la grande esperienza, cioè dì sentirsi Uno con l’Assoluto. Capite la differenza? Fatta questa esperienza, può tornare ad essere Uno come parte dell’Assoluto, ma non è più come prima. Prima vedevo montagne e fiumi, poi ……..Questa icona rappresenta nuovamente il mondo tutto: è l’espressione dell’Assoluto e ogni cosa, anche se sembra separata, è Uno. È la grande rinascita al proprio sé, che ora non è più separato, è Uno con il Tutto e con ogni particolare della vita e dell’Universo.Come quando, guardando il giardino o il cielo, ci dimentichiamo di noi stessi…appare solo l’albero per

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quello che è. Il cielo…ci perdiamo nel cielo…ma chi guarda il cielo? Sempre noi…capite? Siamo uno con il cielo e, allo stesso tempo, siamo noi. Ecco l’importanza dei laboratori di pratica, della meditazione, della Sesshin: entrare nel Tutto ed essere nel Tutto.

Io non essendo io sono io decima Icona del Bue Bianco

La porta di fascine della capanna è ben chiusa e neanche il più saggio tra gli uomini potrebbe scoprirlo. Sepolta in profondità la sua natura illuminata, si permette anche di deviare dai sentieri dei venerabili

saggi dell’antichità. Con in mano una fiaschetta di zucca, entra nella piazza del mercato; appoggiandosi a un bastone, ritorna alla capanna. Quando gli va, frequenta osterie e banchi di pescatori, risvegliando gli

ubriaconi a se stessi.

In questa Icona, tutto è già ma dobbiamo prenderne consapevolezza. Si va per la vita donando se stessi, cioè l’Universo a tutti, ma in maniera naturale, perché non potrebbe essere diversamente: voi siete l’Universo e ogni vostra azione è fatta dall’Universo.Questa è la nostra Naturale Natura, che la si pensi da cristiani, islamici, buddhisti…siamo l’Universo e non possiamo sottrarci. Allora vale la pena fare questa esperienza e

VIVERE DA ESSERE REALIZZATI QUALI SIAMO

Le dieci icone mostrano che il cammino è un continuo apprendistato e che non va visto in maniera lineare. Non comincia con la prima per finire con la decima. Non si deve pensare, ad esempio, che per la prima fase siano necessari molti anni, per la seconda cinque e così via. Dobbiamo piuttosto immaginare un cerchio dove sono tutte inscritte, dove in ogni momento potremmo trovarci in qualsiasi fase. Possiamo andare avanti e tornare indietro, ma avendo un po’ più di comprensione. Durante un ritiro ci si può ritrovare a un livello qualsiasi tra quelli indicati nelle immagini: si può tornare a quello descritto nella prima o a quello difficile che si vede nella quarta.

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