il benessere equo e sostenibile nelle cittÀ · 6 introduzione arricchire il patrimonio informativo...

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IL BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE NELLE CITTÀ

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IL BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE NELLE CITT

Il progetto stato coordinato dallIstituto nazionale di statistica,

hanno partecipato:

Il progetto stato promosso da:

Roma Capitale Comune di Torino Comune di Genova Comune di Milano

Comune di Brescia Comune di Venezia Comune di Bologna Comune di Firenze

Comune di Pesaro Provincia di Pesaro e Urbino

Comune di Napoli Comune di Bari

Comune di Reggio di Calabria

Comune di Palermo Comune di Messina Comune di Cagliari

Laboratorio Urbano

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Indice

Allindirizzo http://www.istat.it/it/archivio/92375 sono scaricabili tutte le parti del Rapporto, le tavole statistiche complete e le schede metadati degli indicatori aggiuntivi dei Comuni.

IL BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE NELLE CITT

Introduzione 3

Avvertenze 8

Il Bes dei territori

Torino 9 Genova 19 Milano 29 Brescia 39 Venezia 50 Bologna 60 Firenze 72 Pesaro e Urbino 82 Roma 91 Napoli 101 Bari 111 Reggio di Calabria 120 Palermo 129 Messina 140 Cagliari 150Appendice A - Gli indicatori Bes del Rapporto 161

Appendice B - Gli indicatori aggiuntivi dei Comuni 164

Appendice C La consultazione dei cittadini sui temi del Bes: le iniziative di alcuni Comuni 168

http://www.istat.it/it/archivio/92375

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Introduzione

1. IL PERCORSO DEL BES

Negli ultimi anni il dibattito sulla misurazione del benessere degli individui e delle societ emerso prepotentemente allattenzione dellopinione pubblica mondiale. Le crisi degli ultimi anni (alimentare, energetica e ambientale, finanziaria, economica, sociale) hanno reso urgente lo sviluppo di nuovi parametri di carattere statistico in grado di guidare sia i decisori politici nel disegno degli interventi sia i comportamenti individuali delle imprese e delle persone. Ferma restando limportanza del Prodotto interno lordo (Pil) come misura dei risultati economici di una collettivit, ampiamente riconosciuta la necessit di integrare tale misura con indicatori di carattere economico, ambientale e sociale che rendano esaustiva la valutazione sullo stato e sul progresso di una societ.Il concetto di benessere cambia per secondo tempi, luoghi e culture e, quindi, non pu essere definito semplicemente in base a uno schema teorico. Inoltre, le ricerche svolte in questo campo ci dicono che, allo stato attuale, non esiste un unico indicatore statistico capace di rappresentare appieno lo stato di benessere di una societ ma che bisogna fare riferimento ad una pluralit di misure. Ecco perch la scelta delle dimensioni principali del benessere, e quindi degli indicatori pi appropriati per rappresentarle, richiede un coinvolgimento diretto dei diversi attori sociali oltre che della comunit scientifica. Tale processo, se ben organizzato, consente di fornire alle misure scelte unimportante legittimazione democratica, indispensabile nella prospettiva di identificare, a partire dalle misure del benessere, possibili priorit per lazione politica.Questo processo di condivisione democratica delle scelte necessarie alla misurazione del benessere stato portato avanti da Cnel e Istat che, in linea con le esperienze pi avanzate che stanno prendendo forma in tutto il mondo, si sono impegnati ad elaborare uno strumento capace di individuare gli elementi fondanti del benessere in Italia e nei suoi molteplici territori. Per raggiungere questo risultato sono stati coinvolti non solo alcuni tra i maggiori esperti dei diversi aspetti che contribuiscono al benessere (salute, ambiente, lavoro, condizioni economiche ecc.), ma anche la societ italiana, attraverso spazi di confronto cui hanno partecipato migliaia di cittadini e incontri con le istituzioni, le parti sociali, il mondo dellassociazionismo.Questo approccio organizzativo nasce dalla considerazione che il tema della misurazione del benessere di una societ ha due componenti: la prima, prettamente politica, riguarda i contenuti del concetto di benessere; la seconda, di carattere tecnicostatistico, concerne la misura dei concetti ritenuti rilevanti. Di conseguenza, il Cnel, organo di rilievo costituzionale, espressione della societ civile (a esso partecipano i rappresentanti delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali e del terzo settore), e lIstat, dove operano esperti della misurazione dei diversi fenomeni economici e sociali, hanno unito le proprie forze per giungere insieme alla definizione di un insieme condiviso di indicatori utili a definire lo stato e il progresso del nostro Paese , coinvolgendo una pluralit di soggetti e associazioni, da quelle femminili a quelle ecologiste, dai consumatori allassociazionismo in senso lato.Il concetto prescelto per tale esercizio quello di Benessere Equo e Sostenibile (Bes) e il progetto si prefissato lobiettivo di analizzare livelli, tendenze temporali e distribuzioni delle diverse componenti del Bes, cos da identificare punti di forza e di debolezza nonch particolari squilibri territoriali o gruppi sociali avvantaggiati/svantaggiati, anche in una prospettiva intergenerazionale (sostenibilit).

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Introduzione

La riflessione su quali siano le dimensioni del benessere e su come misurarle , infatti, una riflessione sui fenomeni che necessario prendere in considerazione per migliorare una societ, su come definire obiettivi di breve e lungo periodo e su come valutare i risultati dellazione pubblica. In questo senso, gli indicatori del Bes aspirano a divenire una sorta di Costituzione statistica, cio un riferimento costante e condiviso dalla societ italiana in grado di segnare la direzione del progresso che essa vorrebbe realizzare

2. IL PROGETTO URBES

Allinterno del quadro sopra delineato, il dibattito sulla misurazione del benessere degli individui e della societ sta riscuotendo una crescente attenzione anche da parte delle istituzioni locali che, in collaborazione con lIstat, hanno avviato progetti basati sul paradigma del Bes, anche esplorando le potenzialit ancora inespresse dei giacimenti informativi di carattere amministrativo comunali e provinciali. Il presente Rapporto costituisce il primo risultato dellimpegno dellIstat e di alcune amministrazioni locali che hanno deciso di cooperare al fine di disegnare la mappa della qualit della vita nelle realt urbane dItalia. E stato pensato in termini molto agili, una sorta di numero zero di una nuova serie da dedicare al tema, proprio perch rappresenta il primo passo di un percorso progettuale pi ampio: unattivit che si intende sviluppare progressivamente nel tempo sia come numerosit di soggetti partecipanti che come ventaglio in indicatori utilizzati, che devono rispondere agli elevati standard di qualit richiesti dalla statistica ufficiale.I principali Comuni italiani hanno colto nella valenza partecipativa dellapproccio del Bes unimportante occasione per evidenziare il ruolo strategico che lordinamento assegna loro, anche in considerazione delle recenti novit in materia di citt metropolitane, ultimamente rafforzate dalla L. n. 135 del 7 agosto 2012. Tale percorso stato avviato nel febbraio 2012 con una lettera del Presidente dellIstat nella quale, di concerto con ANCI e raccogliendo lo stimolo proveniente dal Comune di Bologna e dal Centro di ricerca Laboratorio Urbano, si invitavano i Sindaci delle citt metropolitane ad aderire alla costituzione di una rete di citt metropolitane disponibili a sperimentare la misurazione e il confronto di indicatori di benessere urbano equo e sostenibile. Tale proposta, denominata Progetto UrBes, ha raccolto subito unampia adesione, che nel corso del 2012 si estesa anche ad alcuni Comuni non facenti parte di citt metropolitane, come Brescia, Bolzano, Pesaro e alla Provincia di Pesaro e Urbino. Lo svolgimento dei lavori del progetto UrBes, coordinati dallIstat, ha preso le mosse dallo schema concettuale e dagli indicatori individuati dalliniziativa CNEL-Istat. Gli Enti hanno effettuato una prima ricognizione della disponibilit a livello locale degli indicatori, mettendo in luce la necessit di avviare strategie di potenziamento delle basi informative locali, anche attraverso un utilizzo pi intensivo delle fonti statistiche esistenti. Allo stesso tempo, alcuni Comuni (Bologna, Genova, Milano e Venezia) hanno avviato iniziative di consultazione dei cittadini sulle tematiche della misurazione del benessere, promuovendo cos ulteriormente lattenzione ai temi del benessere da parte di diverse categorie coinvolte (dipendenti comunali, universitari, operatori delle Ausl, centri per anziani, scuole medie superiori ecc). Lipotesi di realizzare un Rapporto sul benessere equo e sostenibile in ambito urbano-metropolitano, con la compartecipazione dei Comuni e la supervisione scientifica e tecnico-metodologica da parte dellIstat, stata delineata verso la fine

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Introduzione

del 2012 e leffettiva progettazione del lavoro stata avviata nel febbraio 2013. Si quindi voluto perseguire lintento di realizzare in tempi rapidi un Rapporto di carattere prototipale, utile per consolidare un punto di partenza nella definizione degli standard metodologici e delle informazioni disponibili per la descrizione del livello e delle tendenze del benessere nelle citt.

3. CARATTERISTICHE DEL RAPPORTO URBES

La realizzazione del Rapporto in tempi cos rapidi stata resa possibile grazie ad una efficace condivisione del lavoro tra Istat e gli uffici di statistica degli enti aderenti. stata attivata, quindi, con il coordinamento scientifico dellIstat, una rete nella quale i comuni hanno operato anche con il sostegno tecnico e organizzativo delle sedi territoriali dellIstituto. stata anche aperta una community nel nuovo Portale del Sistan; essa stata utilizzata soprattutto come repository dei materiali di lavoro ma potr diventare una sede privilegiata per ospitare il confronto tra i diversi attori in vista degli ulteriori sviluppi del progetto.Il nucleo centrale del Rapporto costituito dai 15 capitoli redatti dai Comuni, con i quali si voluto fornire una prima descrizione delle tendenze e dei livelli di benessere nelle citt italiane, applicando in termini omogenei i concetti e le metodologie del Bes. Ogni citt stata chiamata a leggere i dati che la riguardano, in modo da fornire una rappresentazione multidimensionale dello stato del benessere nella propria realt locale e delle linee di evoluzione che si sono manifestate nel periodo dal 2004 al 2011-2012, in modo da includere la crisi economica iniziata nel 2008 che rappresenta un preciso momento di demarcazione. A differenza di altri approcci molto diffusi nella letteratura sulla qualit della vita, non si voluto dare un rilievo specifico alle graduatorie tra territori; laccento, invece, stato posto prioritariamente sulle dinamiche di sviluppo in direzione di un crescente benessere nonch sulle criticit e i margini di miglioramento che ogni territorio presenta nei diversi ambiti del Bes. Ci ha comportato una sfida impegnativa sul piano delle scelte concettuali e degli indicatori da utilizzare. Gli indicatori del Bes erano stati pensati in modo da essere disaggregabili a livello regionale e, quindi, stata necessaria una riflessione attenta su quali informazioni potessero essere adottate per descrivere il benessere delle citt. Pertanto, il Rapporto UrBes si basa su un sottoinsieme di indicatori Bes disponibili a livello comunale o almeno provinciale. Per allargare la base informativa, nei casi in cui non stato possibile arrivare al dettaglio comunale si scelto di considerare la provincia, che pu costituire una proxy per la citt capoluogo e che inoltre viene individuata come ambito territoriale di riferimento dalla normativa sulle citt metropolitane. In questo modo si ritenuto di selezionare 25 indicatori (sui 129 del Bes) immediatamente disponibili, che coprono 10 dei 12 domini del Bes (cfr. Appendice A: Gli indicatori Bes del Rapporto). Si tratta solo di un primo passo necessario verso lindividuazione di un set di indicatori pi ampio e adeguato. Su questo punto sar necessario lavorare molto per rendere disponibili maggiori informazioni sia utilizzando le fonti comunali e provinciali, sia migliorando la disponibilit di dati Istat. In particolare sar importante studiare la possibilit di pubblicare dati per le grandi citt utilizzando le indagini campionarie esistenti. Per dare maggiore evidenza ad aspetti rilevanti del benessere nelle citt non direttamente monitorati dagli indicatori Bes, la collaborazione degli uffici di statistica comunali stata cruciale. I Comuni hanno contribuito in vario modo ad

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Introduzione

arricchire il patrimonio informativo del Rapporto. In primo luogo, utilizzando dati propri sia di fonte campionaria che amministrativa, ciascun Comune ha potuto aggiungere il dettaglio comunale ad alcuni indicatori del Bes generalmente disponibili al massimo fino al livello provinciale. Ci ha riguardato aspetti diversi, come ad esempio le elaborazioni sulla speranza di vita alla nascita o il tasso di occupazione.In secondo luogo ciascun Comune ha potuto utilizzare, con il coordinamento tematico e metodologico dellIstat, ulteriori indicatori ritenuti particolarmente importanti per monitorare aspetti specifici del benessere nelle citt. il caso, ad esempio, del tasso di insicurezza nella ricerca delloccupazione per il dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita o dellindicatore di dotazione di piste ciclabili per il dominio Qualit dei servizi. Tali indicatori arricchiscono la descrizione dei domini del Bes oppure, in taluni casi, hanno dato luogo ad un box di approfondimento su un tema ritenuto di particolare interesse. Cos ad esempio troviamo approfondimenti sulla distribuzione del reddito o sullofferta formativa comunale.Gli indicatori aggiuntivi utilizzati dai Comuni, elencati nellAppendice B, sono consultabili nelle tavole allegate alla pubblicazione, nelle quali ciascuno di essi corredato di una scheda di metadati. Essi offrono un primo spunto nella direzione di valorizzare le fonti locali per la misurazione del Bes delle citt, proposto direttamente dalle citt stesse. Ci potr essere sviluppato in termini di standardizzazione e generalizzazione di indicatori locali replicabili da parte dei diversi Comuni. A conclusione del Rapporto, lAppendice C presenta la documentazione delle iniziative di consultazione gi citate che alcuni Comuni hanno messo in campo per coinvolgere la cittadinanza sulle tematiche del benessere equo e sostenibile.

4. POTENZIALIT E SVILUPPI

La citt sta acquisendo sempre maggiore centralit nellambito del processo di sviluppo economico, ambientale e sociale ed diventata un punto focale delle politiche e delle strategie economiche. Il progetto UrBes potrebbe essere il fulcro attraverso cui valutare come definire obiettivi di breve e lungo periodo e supportare la valutazione dei risultati dellazione politica. Il rapporto UrBes rappresenta il punto di partenza di un percorso ancora da compiere. Come sottolineato in precedenza, per consolidare un quadro di riferimento necessario un intenso processo di condivisione delle scelte. La misurazione del benessere nelle grandi citt, pur basandosi su un punto di partenza forte quale il Bes, non pu prescindere da un analogo processo di condivisione che lunica strada per dare legittimazione democratica alle scelte che sar necessario compiere. Dopo la pubblicazione del rapporto sar necessario organizzare tavoli di confronto in cui riflettere in profondit su cosa voglia dire misurare il benessere nelle citt. Il quadro di riferimento del Bes dovr probabilmente essere integrato da altre misure specificatamente urbane che vanno pensate, discusse e condivise. La partnership tra Istat e Comuni potr essere estesa anche ad altre amministrazioni comunali.Non ultimo bisogna riflettere sui collegamenti tra il progetto UrBes e altri progetti ad esso molto vicini. In primo luogo il progetto per la valutazione del Benessere equo e sostenibile (BES) delle Province . Con la realizzazione delle citt

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Introduzione

metropolitane, la cui istituzione prevista dal primo gennaio 2014, sar opportuno lavorare nellottica della convergenza tra i due progetti in modo da massimizzare gli sforzi comuni per utilizzare al meglio il patrimonio informativo comunale e provinciale. Sar importante anche riflettere sui punti di contatto tra UrBes e il progetto Smart City. Lutilizzo delle nuove tecnologie visto come un fattore primario per uno sviluppo smart delle citt. Queste, per leterogeneit delle problematiche che sono costrette ad affrontare, rappresentano un terreno naturale di sperimentazione di soluzioni innovative. Daltra parte, le nuove tecnologie sono solo degli strumenti necessari ma non sufficienti per un progresso smart. Il loro uso va valutato in funzione di obiettivi precisi: il benessere urbano equo e sostenibile potrebbe essere considerato come lobiettivo con cui si valuta il processo smartness delle citt.Non va trascurato, infine, che unulteriore potenzialit insita nellapproccio in termini di Bes consiste nello sviluppo di modelli di analisi causale che consentano di collegare gli strumenti di politica economica e sociale con i risultati in termini di benessere. Su questo fronte, lIstat impegnata ad estendere la suite di modelli di previsione e microsimulazione economica, includendo moduli satellite per la misurazione degli impatti del quadro macro sugli indicatori sociali, ambientali e distributivi. La vera sfida per resta sempre quella di fare del Bes e quindi di UrBes uno strumento cardine del funzionamento delle istituzioni nazionali e territoriali. Lentusiasmo e la competenza con la quale i comuni hanno lavorato al progetto, linteresse crescente da parte di tanti altri Enti locali, le sfide poste dalla crisi economica, la necessit di trovare nuove prospettive politiche basate su concetti come crescita, equit e sostenibilit, nonch gli sviluppi della materia a livello europeo e internazionale sono tutti elementi che indicano lirrinunciabilit della prospettiva qui delineata. LItalia ha lopportunit, anche grazie alle caratteristiche economiche, sociali e ambientali che la contraddistinguono, di svolgere un ruolo chiave in questo processo, ponendosi allavanguardia in un nuovo modo di intendere la politica e il rapporto tra questultima, le parti sociali e i cittadini. In ultima analisi, si tratta di definire un percorso condiviso di rinnovamento e progresso del Paese nonch di misurarne le caratteristiche e orientare le scelte individuali e collettive, tutti fattori indispensabili per assicurare il funzionamento di una democrazia moderna nella cosiddetta societ della conoscenza.

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Avvertenze

SEGNI CONVENZIONALINelle tavole statistiche sono adoperati i seguenti segni convenzionali:

Linea(-) a) quando il fenomeno non esiste; b) quando il fenomeno esiste e viene rilevato, ma i casi non si sono

verificati.

Quattro puntini(....) quandoilfenomenoesiste,maidatinonsiconosconoperqualsiasi

ragione.

Due puntini(..) perinumerichenonraggiungonolamet dellacifrarelativaallordineminimoconsiderato.

COMPOSIZIONI PERCENTUALILe composizioni percentuali sono arrotondate automaticamente alla prima cifra decimale.Iltotaledeivaloripercentualicoscalcolatipurisultarenonugualea100.

RIPARTIZIONI GEOGRAFICHENordNord-ovest Piemonte, Valle dAosta/Valle dAoste, Lombardia, LiguriaNord-est Trentino-Alto Adige/Sdtirol, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna

Centro Toscana, Umbria, Marche, Lazio

MezzogiornoSud Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, CalabriaIsole Sicilia,Sardegna

I NUMERI DEL TERRITORIO

Capoluogo Provincia

Abitanti al 9.10.2011 872.367 2.247.780

Superficie (km2) 130,2 6.830,3

Densit (ab. per km2) 6.701,8 329,1

a cura del Servizio Statistica e Toponomastica Citt di Torino per gli indicatori disponibili a livello comunale e della Sede Istat - Piemonte e Valle dAosta per gli altri indicatori

Torino

10

Torino

SALUTESecondo le stime effettuate nel 2010, la vita media nella provincia di Torino pari a 79,6 anni per gli uomini e a 84,7 per le donne. Tali valori sono lievemente superiori a quelli del Piemon-te e dellItalia nel suo complesso. Rispetto al 2004, la vita media nella provincia di Torino aumentata di 1,4 anni per gli uomini e di 0,8 per le donne, secondo una tendenza riscontrabile anche a livello nazionale e ripartizio-nale. Si riducono lievemente le differenze di genere: il vantaggio femminile, che nel 2004 era di 5,7 anni, scende a 5,1 nel 2010. Lentit dello scostamento della speranza di vita dei maschi rispetto alle femmine in linea con quello nazionale e con i valori registrati nelle singole ri-partizioni geografiche. Nel periodo 2004-2010 si osservano oscillazioni annuali del tasso di mortalit infantile nella provincia di Torino, che passa dal valore pi elevato registrato nel 2006 (35,4 per 10.000 nati vivi) a quello pi basso del 2009 (21,2) e giunge a 26,3 nel 2010. Il divario dei tassi di mortalit infantile da un anno allaltro ancora pi accentuato quando si esaminano separatamente i maschi e le femmine. Per i primi si passa da 40,9 nel 2005 a 26,9 nel 2009; per le femmine dal tasso pi alto registrato nel 2006, pari a 38,3, si scende al pi basso nel 2009 (15,0). Queste oscillazioni sono dovute ai valori anomali attribuibili allesiguit del fenomeno. Per contro, per

lItalia nel suo complesso e per le singole ripartizioni geografiche si osserva una tendenza alla riduzio-ne della mortalit nel primo anno di vita. Lo stesso accade a livello piemontese solo per i maschi, ec-cezion fatta per il tasso particolar-mente basso nel 2004 (22,8). Per le femmine, le oscillazioni dei tassi di mortalit infantile da un anno allaltro permangono anche a livel-lo regionale. Nella maggior parte dei casi, nellarco temporale consi-derato, ad eccezione del 2005 per i

maschi e degli anni 2006 e 2008 per le femmine, i tassi di mortalit infantile della provincia di Torino rimangono comunque al di sotto di quelli del Nord e del totale Italia.Nel 2010, la mortalit per incidenti dei mezzi di trasporto, che il maggior rischio di morte dei giovani, risultata pari a 0,9 per 10.000 abitanti in et 15-34 anni nella provincia di Torino, un valore leggermente inferiore a quello regionale, nazionale e dellItalia settentrionale. La mor-talit per incidenti da trasporto sensibilmente pi elevata fra i ragazzi rispetto alle ragazze e questa differenza permane in tutti gli anni e a tutti i livelli di dettaglio territoriale considerati, sebbene il fenomeno sia in costante riduzione fra i giovani di sesso maschile: nella provincia di Torino il corrispondente tasso di mortalit si quasi dimezzato nellarco di cinque anni (da 2,6 nel 2006 a 1,4 nel 2010).La mortalit per tumore in et 20-64 anni nella provincia di Torino pari a 9,3 per 10.000 abi-tanti, quasi in linea con il valore piemontese (9,5), ma di poco superiore a quelli ripartizionali e nazionali (9,0). A fronte della progressiva diminuzione dei decessi per tumore degli adulti rilevata in Italia e nel Nord, anche nella provincia di Torino si assiste ad un calo rispetto al 2006 del tasso di mortalit per questa causa evitabile attraverso una migliore prevenzione primaria e secondaria, ma con alcune oscillazioni annuali, sia per maschi, sia per le femmine. La mortalit per demenze e malattie del sistema nervoso in et senile nella provincia di Tori-no, pur collocandosi su livelli leggermente superiori a quelli dellItalia settentrionale e nazio-nali, condivide con lintero Paese e le singole ripartizioni geografiche la tendenza complessiva ad un significativo incremento: tra il 2006 e il 2009, il tasso rapportato a 10.000 abitanti con almeno 65 anni aumenta da 21,6 a 27,5 nella provincia torinese. Ovunque, i tassi di mortalit per demenze e malattie del sistema nervoso nella fascia di et considerata sono lievemente maggiori per i maschi rispetto alle femmine.

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Provincia Regione Italia

Maschi FemmineSperanza di vita alla nascita per sesso(in anni)Anno 2010

Fonte: Istat, Indagine sui decessi e sulle cause di morte

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Torino

ISTRUZIONE E FORMAZIONEListruzione e la formazione incidono sul benessere delle persone, offrendo loro maggiori opportunit soprattutto in ambito lavorativo, opportunit che possono determinare un tenore di vita pi elevato.Per misurare i livelli di competenza realmente raggiunti, gli studenti sono sottoposti ai test

dellIstituto nazionale per la valu-tazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi), che ne misurano le competenze al-fabetiche e numeriche.Nella prova di competenza alfabe-tica predisposta dall Invalsi per gli studenti delle classi II della scuola secondaria di secondo grado (scuo-la media superiore), il punteggio medio ottenuto dagli studenti to-rinesi, durante lanno scolastico 2011/2012, risulta essere pari a 202,7: 200,2 per i maschi e 205 per

le femmine. Nella prova di competenza numerica il punteggio medio realizzato stato 207,9: 214,5 per i maschi e 202 per le femmine. La suddivisione di genere, pertanto, suggerisce una maggior competenza numerica per i ma-schi e una maggior competenza alfabetica per le femmine.Confrontando i punteggi con la media provinciale e regionale, gli studenti torinesi mostrano un livello inferiore in entrambe le aree di competenza, mentre rispetto ai dati medi nazionali essi denotano un risultato migliore.

LAVORO E CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITANel 2012, su 100 persone da 20 a 64 anni residenti nella provincia di Torino, 67,3 risultano occupate. Si tratta di una percentuale inferiore rispetto a quella registrata nel 2008 (68,8), mentre nel quadriennio precedente il tasso di occupazione era cresciuto di 3 punti percen-tuali. In altre parole, negli ultimi quattro anni loccupazione ha perduto la met del guadagno conseguito nei precedenti quattro. Tale livello occupazionale risulta lievemente inferiore a quello piemontese e pi basso di 2 punti rispetto alla media del nord Italia, invece superiore di 6 punti al valore nazionale. La componente maschile e quella femminile seguono entrambe la dinamica di crescita

delloccupazione fino al 2008. Per i maschi si verificato un decre-mento negli anni successivi, con oscillazioni dei tassi di occupazio-ne, in calo nel 2009 e 2010 e in lieve risalita nel 2011 e 2012, senza per ritornare al valore del 2008. Per le femmine, al calo del 2009 rispetto allanno precedente, segue un pro-gressivo incremento che riporta il tasso di occupazione del 2012 ai livelli del 2008. Il divario di genere si sta lentamente riducendo nel pe-riodo considerato, anche se nella

provincia di Torino la sua ampiezza rimane di 14,1 punti percentuali nel 2012. A livello nazio-nale il divario maggiore (21,1). Il tasso di mancata partecipazione al lavoro, che considera non soltanto i disoccupati ma anche le forze di lavoro potenziali (inattivi che non hanno cercato lavoro nelle ultime quattro settimane ma sono disponibili a lavorare), si attesta nel 2012 su un valore pari al 13,9% nella provincia di Torino. Si tratta di un livello in linea con quello della regione Piemonte e di 2 punti

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Comune Provincia Regione Italia

Livello di competenza alfabeticaLivello di competenza numerica

Livello di competenza alfabetica e numerica (punteggi medi)Anno 2011/2012

Fonte: Servizio Nazionale Valutazione INVALSI

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Provincia Regione Italia

Maschi Femmine

Tasso di mancata partecipazione al lavoro della popolazione in et15-74 anni per sessoAnno 2012

Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro

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Torino

superiore a quello del Nord, ma inferiore di quasi 6 punti rispetto alla media nazionale (20%). Per le donne, lindice pari al 16%, per gli uomini al 12,1%. Gli effetti della crisi economica dopo il 2008 hanno portato a un incremento diffuso della mancata partecipazione al lavoro, che nella provincia di Torino stato di 4,6 punti percentuali (senza differenze fra i maschi e le femmine). Con riferimento agli incidenti sul lavoro, nella provincia di Torino si registrano meno infortuni mortali rispetto alla regione Piemonte, al Nord e allItalia. Il tasso di mortalit per infortuni sul lavoro diminuito nel quinquennio 2007-2011 ed passato da 4,4 infortuni mortali per 100.000 occupati del 2007 a 2,5 nel 2011, sebbene il decremento non sia stato lineare, visto che al valore pi basso del 2010 (1,8) seguito un aumento del tasso, il cui livello permane comunque inferiore a quello registrato allinizio del periodo considerato.

BENESSERE ECONOMICONel 2010, il reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici nella provincia di To-

rino risultato pari a 19.964 euro. Esso lievemente pi alto di quello del Piemonte (19.273 euro) e della ripartizione (19.596 euro) e signi-ficativamente pi elevato di quello dellItalia (17.029 euro).

POLITICA E ISTITUZIONIIl tema della partecipazione alla vita politica e civica di un Paese e della fiducia nelle istitu-zioni di fondamentale importanza nellanalisi della societ, soprattutto in periodi di crisi economica come quello in atto.Per poter operare un confronto intertemporale omogeneo stata esaminata la partecipazio-ne alle elezioni del Parlamento Europeo a partire dal 1979, la quale ha subito una flessione del valore percentuale, dall86% nel 1979 al 63,8% nel 2009).La flessione della partecipazione al voto una caratteristica che accomuna Torino, provincia

e regione, anche se per queste ul-time pi contenuta. Se si calcola la variazione del dato tra il 1979 e il 2009, la riduzione del numero di vo-tanti infatti pari a 22,2 punti per-centuali per Torino, a 18,1 punti per la provincia e al 16% per la regione.La provincia di Torino e la regione Piemonte mostrano unaffluenza alle urne superiore a quella della sola citt: nel 1979 lo scostamen-to era di pochi punti percentuali, mentre diventato pi evidente a partire dal 1999, anno in cui ha

raggiunto il suo massimo (6,5% rispetto ai valori provinciali, 10% rispetto a quelli regionali). Rispetto al dato nazionale del 2009 (66,5%), il comune capoluogo si colloca su un livello leg-germente inferiore, la provincia di poco superiore.

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Provincia Regione Italia

Reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici (in euro)Anno 2010

Fonte: Istituto Tagliacarne

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Comune Provincia Regione Italia

Partecipazione elettorale(per 100 aventi diritto) Anno 2009

Fonte: Ministero dell Interno

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Torino

La partecipazione alla vita politica non avviene solo in forma passiva ma anche in forma attiva; a tale proposito interessante misurare il grado di equit di genere e di generazione. Allo sco-po sono stati calcolati la percentuale di donne elette nel Consiglio Comunale di Torino e nel Consiglio Provinciale nonch let media dei consiglieri in carica al 31 dicembre di ogni anno. Alla fine del 2012, la presenza femminile nel Consiglio Comunale di Torino pari al 25%, con 10 consiglieri donne su 40 seggi totali; il sindaco figura maschile. Si registra un valore simile anche a livello del Consiglio della Provincia di Torino, in cui la presenza della componente femminile pari al 24,4 % del totale.Let media dei consiglieri in carica di 43,6 anni per la Citt mentre risulta essere molto pi elevata per la Provincia (51,2). Let media dei componenti la Giunta Comunale di 49,2 anni; nellamministrazione comunale, la dirigenza costituita per il 44% da femmine, per il 56% da maschi.

SICUREZZAIl benessere di una collettivit certamente correlato al clima di serenit e al senso di sicu-rezza degli individui che ne fanno parte. Una delle minacce maggiori per la sicurezza perso-nale rappresentata dalla presenza della criminalit nelle sue molteplici forme.Il grado di criminalit si pu misurare attraverso il tasso di omicidi volontari consumati e de-nunciati dalle Forze di Polizia allAutorit Giudiziaria. Nel periodo 2004 al 2011, landamento di tale indicatore nella citt di Torino mostra due picchi nel 2005 e nel 2010, con un tasso di omi-

cidi pari a 1,4 ogni 100.000 abitanti in entrambi gli anni. Nel 2011il tas-so si dimezza, negli altri anni oscil-la intorno allunit (0,9 nel 2007; 1,2 nel 2004; 1,3 nel 2006; 1,1 nel 2008 e nel 2009).In confronto con i valori relativi allintera provincia di Torino e alla regione Piemonte, la citt il terri-torio in cui si ha la maggior concen-trazione di omicidi. Storicamente il tasso di omicidi consumati a Torino risulta essere superiore dello 0,3 0,5 , ma in alcuni anni risultato

circa il doppio della media provinciale e regionale. Nel 2011, invece, la drastica riduzione del fenomeno ne riconduce i valori su livelli analoghi a quellli della provincia e inferiori a quelli regionali e nazionali.

PAESAGGIO E PATRIMONIO CULTURALEIl benessere di una societ non legato solo alla dimensione personale degli individui che ne fanno parte ma anche al contesto in cui essi vivono.Nellanalisi del paesaggio urbano e del patrimonio culturale stata presa in esame la percen-tuale di edifici costruiti prima del 1919, in ottimo o buono stato di conservazione, che risultano

essere abitati (anno di riferimento 2001). Per la citt di Torino tale percen-tuale pari a 69,6%; valori inferiori si evidenziano a livello provinciale ( 63,9%) e regionale (65,1%). Ci indice di attenzione degli Enti locali e dei privati nel preservare la con-tinuit architettonica del paesaggio urbano, mantenendolo il pi possi-bile intatto dal punto di vista stori-co-culturale.Altro elemento caratterizzante il paesaggio urbano la quantit di

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Comune Provincia Regione Italia

Tasso di omicidi(per 100.000 persone)Anno 2011

Fonte: Ministero dellInterno, dati SDI

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Comune Provincia Regione Italia

Consistenza del tessuto urbano storico(per 100 edifici costruiti prima del 1919)Anno 2001

Fonte: Elaborazioni su dati Istat, 13 Censimento generale della po-polazione e delle abitazioni, Cen-simento degli edifici

14

Torino

verde storico, calcolato in densit di verde storico e parchi urbani di notevole interesse pub-blico (m2 per 100 m2 di superficie dei centri abitati), che per Torino, nellanno 2011, pari al 7,4%. Tale percentuale risulta superiore al dato medio di tutti i capoluoghi di provincia italiani, pari a 5,1, posizionando Torino nel novero delle citt che attribuiscono al verde urbano mag-giore importanza, con effetti positivi sulla qualit della vita dei suoi abitanti, sia in relazione alla salute umana che in relazione alla funzione estetico-paesaggistica.

AMBIENTEPer la descrizione della componente ambientale in cui la collettivit inserita sono state im-piegate tre variabili: la quantit di acqua potabile a disposizione dei cittadini, la qualit della-ria e la quantit di verde urbano a disposizione per ogni abitante. Questi tre elementi contri-buiscono a definire come lambiente contribuisca al benessere collettivo e alla salute umana.Nel comune di Torino, il volume giornaliero di acqua potabile erogata nel 1999 ad ogni abitan-te corrispondeva a 320 litri al giorno; nel 2008 la quota pro capite scesa a 294 litri al giorno. Anche se nel 2008 si assiste a una flessione dei consumi, la quantit di acqua utilizzata in citt risulta essere costantemente superiore alla media provinciale e regionale. Il differenziale tra Torino e la regione Piemonte stato massimo nel 2005, quando stato pari a 70 litri pro capite

al giorno. Per quanto concerne la qualit dellaria, la frequenza di supera-mento del valore limite giornaliero di PM10 in citt gradualmente di-minuita negli anni. Nel 2011 i giorni in cui stata oltrepassata la soglia sono stati 158, 55 in meno rispetto al 2004. Tale valore pero ancora molto lontano dal limite massimo di 35 superamenti annui previsto dalla normativa e dal valore medio dei capoluoghi di provincia italiani che nel 2011 pari a 54,4.

Infine, dallanalisi territoriale, risulta che il verde urbano della citt di Torino copre un area di 20,7 m2 per abitante nel 2010. Dal 2004 la disponibilit di verde urbano pro capite aumentata di 1,1 m2.

RICERCA E INNOVAZIONELa provincia di Torino rappresen-ta una delle aree pi importanti del Paese per quanto riguarda le attivit volte alla ricerca e allin-novazione, misurate attraverso il numero totale di domande di bre-vetto presentate allUfficio Europeo dei Brevetti (Epo). Infatti, nel 2008 la propensione alla brevettazione commisurata al numero di abitanti risultata pari a 172,5 per milione, a fronte di 118,2 per il Piemonte, 119,4 per il nord Italia e valori mol-to pi bassi a livello nazionale. La

dinamica dellindicatore segnala, tuttavia, una flessione costante, particolarmente accentua-ta nellultimo triennio.

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Comune Provincia Regione Italia

Acqua potabile(litri per abitante al giorno)Anno 2008

Fonte: Istat, Censimento delle acque per uso civile

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Provincia Regione Italia

Propensione alla brevettazione(per milione di abitanti)Anno 2008

Fonte: Istat, Eurostat

15

Torino

QUALIT DEI SERVIZIIl 15,7% dei bambini di 0-2 anni usufruisce dei servizi per linfanzia pubblici o convenzio-nati nella provincia di Torino. Questa quota inferiore di 3,2 punti percentuali a quella del

Nord (18,9%)e lievemente superio-re (1,7%) rispetto alla media nazio-nale (14%). Dal 2004 il numero di utenti aumentato, soprattutto a livello nazionale e ripartizionale, in misura pi limitata nella provincia di Torino. La percentuale di rifiuti urbani inte-ressati dalla raccolta differenziata nel periodo 2004-2011 ha mostrato un aumento crescente di anno in anno nel comune di Torino, pas-sando dal 31,6% del 2004 al 43,3% del 2010. Il trend in aumento risulta

anche pi intenso nel caso della provincia di Torino e della regione Piemonte, perlomeno fino al 2008. Nel biennio successivo la crescita rallenta, in particolare a livello provinciale e regionale. Comparando territorialmente i valori annuali, la percentuale di raccolta differenziata effet-tuata a Torino risulta inferiore sia alla media provinciale sia a quella regionale (eccezion fatta per il 2004). Se tale differenza era minima nei primi anni della serie analizzata, collocandosi intorno all1%, gi nel 2006-2007 passata a 4-6%, raggiungendo il massimo dell8% nel 2008 e assestandosi su circa 7 punti percentuali negli altri anni. Daltra parte, il comune di Torino si colloca costantemente al di sopra della media nazionale ma il differenziale, in questo caso, tende a ridursi nel tempo. La densit della rete urbana di trasporto pubblico (per 100 km2 di superficie comunale) pre-sente sul territorio della citt di Torino risulta essere, nel 2010, pari a 612 km. Questo valore aumentato progressivamente, ad esclusione del 2005, passando dai 566,3 km del 2004 ai 612 km del 2010.Si tratta di un valore particolarmente elevato, in confronto con il valore medio dei capoluoghi di provincia italiani, che nel 2010 pari a 121 km per 100 km2 di superficie comunale.

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Comune Provincia Regione Italia

Raccolta differenziata dei rifiuti urbani (percentuale sul totale dei rifiuti urbani raccolti)Anno 2010

Fonte: Istat, Elaborazione su dati Ispra

16

LEGENDA

Provincia

Comune

Regione

Italia

SERIE STORICHE DEGLI INDICATORI BES

Torino

TASSO DI MORTALIT INFANTILE (PER 10.000 NATI VIVI)

SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA FEMMINE (NUMERO MEDIO DI ANNI)

SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA MASCHI(NUMERO MEDIO DI ANNI)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

TASSO STANDARDIZZATO DI MORTALIT PER DEMENZE E MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO (PER 10.000 PERSONE DI 65 ANNI E PI)

TASSO STANDARDIZZATO DI MORTALIT PER TUMORE (PER 10.000 PERSONE DI 20-64)

TASSO STANDARDIZZATO DI MORTALIT PER ACCIDENTI DI TRASPORTO (PER 10.000 PERSONE DI 15-34)

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2006 2007 2008 2009 2010

TASSO DI INFORTUNI MORTALI (PER 100.000 OCCUPATI)

TASSO DI MANCATA PARTECIPAZIONE AL LAVORO (PER 100 FORZE DI LAVORO E PARTE DELLE FORZE DI LAVORO POTENZIALI)

TASSO DI OCCUPAZIONE 20-64 ANNI (PER 100 PERSONE DI 20-64 ANNI)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

DONNE NEI CONSIGLI COMUNALI (PER 100 ELETTI)

PARTECIPAZIONE ELETTORALE (PER 100 AVENTI DIRITTO)

REDDITO DISPONIBILE PRO CAPITE DELLE FAMIGLIE CONSUMATRICI (EURO)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

17

LEGENDA

Provincia

Comune

Regione

Italia

SERIE STORICHE DEGLI INDICATORI BES

Torino

ET MEDIA DEI CONSIGLIERI PROVINCIALI (ANNI)

ET MEDIA DEI CONSIGLIERI COMUNALI (ANNI)DONNE NEI CONSIGLI PROVINCIALI (PER 100 ELETTI)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

QUALIT DELLARIA URBANA (NUMERO DI SUPERAMENTI DEL VALORE LIMITE GIORNALIERO DI PM10)

ACQUA POTABILE (LITRI PER ABITANTE AL GIORNO)

TASSO DI OMICIDI (PER 100.000 ABITANTI)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

PRESA IN CARICO DELL'UTENZA PER I SERVIZI COMUNALI PER L'INFANZIA (PER 100 BAMBINI DI 0-2 ANNI)

PROPENSIONE ALLA BREVETTAZIONE (PER MILIONE DI ABITANTI)

DISPONIBILIT DI VERDE URBANO (M2 PER ABITANTE)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 20100

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

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RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI URBANI (PERCENTUALE SUL TOTALE DEI RIFIUTI URBANI RACCOLTI)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Le tavole statistiche relative agli indicatori sono scaricabili allindirizzo:http://www.istat.it/archivio/92375

http://www.istat.it/archivio/92375

18

INDICATORI BES

Torino

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I NUMERI DEL TERRITORIO

Capoluogo Provincia

Abitanti al 9.10.2011 586.180 855.834

Superficie (km2) 243,6 1.838,5

Densit (ab. per km2) 2.406,3 465,5

a curadellUfficio StatisticaComune di Genova

Genova

20

Genova

SALUTESecondo le stime effettuate nel 2010, la vita media nella provincia di Genova pari a 79,2 anni per gli uomini e a 84,2 per le donne. Si tratta di valori inferiori a quelli del Nord, soprattutto per le femmine, mentre rispetto ai dati nazionali il dato della componente maschile risulta leggermente superiore, laddove quello femminile leggermente inferiore. Rispetto al 2004, la vita media nella provincia di Genova aumentata di 1,3 anni per gli uomini e di 0,4 per le donne, secondo una tendenza riscontrabile anche a livello nazionale e ripar-tizionale. Si riducono le differenze di genere: il vantaggio femminile, che nel 2004 era di 5,9

anni, pari a 5 nel 2010.La mortalit infantile (morti nel primo anno di vita per 10.000 nati vivi) nella provincia di Genova nel 2010 pari a 31,4. La serie storica di questo indice negli ultimi 7 anni presenta delle oscillazioni intorno a tale valore, generate dallesiguit dei casi considerati. A livello nazio-nale il tasso di mortalit infantile mostra una significativa e costante tendenza alla riduzione, attestan-dosi nel 2010 su un valore analogo a quello di Genova.

Nella classe di et 15-34 anni la mortalit per incidenti nei mezzi di trasporto nella provincia di Genova nel 2010 si attesta sul valore di 0,5 per 10.000 abitanti, risultando al di sotto dei va-lori nazionali e del Nord (entrambi pari a 1,0), ma anche di quelli relativi alla regione Liguria (0,8). Tale tasso presenta un trend in diminuzione nel periodo 2006-2010 nella provincia di Genova, come a livello regionale e nazionale.Nella provincia di Genova la mortalit per tumore in et 20-64 anni pari nel 2010 a 8,7 per 10.000 mila abitanti, rispetto ai 9 della ripartizione e dellItalia; si evidenzia un leggero sco-stamento negli anni 2008 e 2009, pari a circa un punto percentuale in pi rispetto ai valori dellItalia e del Nord.La mortalit per demenze e malattie del sistema nervoso in et senile nella provincia si collo-ca su valori decisamente superiori a quelli ripartizionali e nazionali, in coerenza con la situa-zione demografica caratterizzata da una popolazione molto anziana. Landamento del tasso in crescita, anche se in maniera meno accentuata rispetto alle altre realt territoriali; infatti, dal 2006 al 2010 lincremento di 2,4 punti percentuali a fronte di 4,5 punti percentuali su scala nazionale.

ISTRUZIONE E FORMAZIONEPer confrontare il livello di compe-tenza alfabetica e numerica degli studenti delle classi II delle scuole superiori, si fa riferimento al pun-teggio ottenuto nelle prove Invalsi. Nellanno scolastico 2011/2012 il li-vello di competenza alfabetica rag-giunto dagli studenti delle classi II delle scuole superiori del Comune di Genova pari a 204,2, maggiore di 4,2 punti rispetto alla media na-zionale (200,0) ma inferiore di 6,9 punti rispetto alla media del Nord (211,1).

Il livello di competenza numerica degli stessi studenti pari a 207,2, maggiore di 7,2 punti rispetto alla media nazionale (200,0) ma inferiore di 2,3 punti rispetto alla media del Nord (209,5). Le studentesse genovesi, confermando la tendenza registrata anche nel resto dIta-

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Provincia Regione Italia

Maschi

Femmine

Speranza di vita alla nascita per sesso(in anni)Anno 2010

Fonte: Istat, Indagine sui decessi e sulle cause di morte

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Comune Provincia Regione Italia

Livello di competenza alfabetica

Livello di competenza numerica

Livello di competenza alfabetica e numerica (punteggi medi)Anno 2011/2012

Fonte: Servizio Nazionale Valutazione INVALSI

21

Genova

lia, hanno conseguito una votazione superiore agli studenti maschi di 8,2 punti nelle prove di competenza alfabetica ma inferiore di 9,2 punti nelle prove di competenza numerica. Relativamente al tasso di partecipazione alla scuola dinfanzia, i bambini di 4 e 5 anni iscritti alle scuole di infanzia comunali e statali nellanno scolastico 2012/2013 sono l89% dei re-sidenti nella stessa fascia det. Negli ultimi anni si evidenzia una netta ripresa del tasso di partecipazione alla scuola dinfanzia dopo il brusco calo degli anni 2008 e 2009, anche se va sottolineato che il valore sottostima la reale partecipazione alla scuola dinfanzia, non essen-do disponibili le iscrizioni alle scuole dinfanzia private.

LAVORO E CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITANel 2012, su 100 persone da 20 a 64 anni residenti nella provincia di Genova, 67 risultano occupate, stesso dato registrato nel 2008, mentre nel quadriennio precedente il tasso di oc-cupazione era cresciuto di 2 punti percentuali. Tale livello occupazionale risulta nel 2012 infe-riore di 2,4 punti rispetto al Nord e superiore di ben 6 punti rispetto alla media nazionale. La componente maschile dal 2004 rimane pressoch stabile mentre quella femminile mostra un trend positivo fino al 2010 (+ 7% rispetto al 2004) e una leggera flessione nel 2012. Il divario di genere nel 2012 di 17 punti percentuali a favore dei maschi, analogo a quello che si registra

al Nord ma inferiore al divario di genere a livello nazionale (+21 %). Il tasso di mancata partecipazio-ne al lavoro, che considera non soltanto i disoccupati ma anche le forze di lavoro potenziali (inattivi che non cercano lavoro ma sono di-sponibili a lavorare), nella provincia di Genova nel 2012 si attesta su un valore di 13,6%. Si tratta di un livel-lo superiore di quasi 2 punti per-centuali rispetto a quello del Nord ma inferiore di oltre 6 punti rispetto alla media nazionale. Per le donne,

tale indicatore pari al 17,3% mentre per gli uomini si attesta al 10,5%. Negli ultimi anni si verificato un aumento della mancata partecipazione al lavoro, che nella provincia di Genova nel 2012 registra un incremento rispetto al 2008 pari a 4,3 punti percentuali, senza evidenti differenze di genere (4,2 per i maschi, 4,4 per le femmine). Il tasso di mortalit per infortuni sul lavoro registrato nel 2011 nella provincia di Genova pari a 3,4 per 100.000 occupati, inferiore al dato osservato lo stesso anno sia a livello nazionale che ripartizionale. Osservando landamento nel periodo 2007-2011, risulta evidente il valore di picco del 2008 pari a 4,8, in linea con il valore nazionale e ripartizionale rilevati in quello stesso anno.

BENESSERE ECONOMICONel 2010, il reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici nella provincia di Genova risulta-to pari a 20.547 euro. Il valore della provincia lievemente pi alto di quello della Liguria (19.649 euro) e della ripartizione (19.596 euro) e decisamente maggiore rispetto a quello dellItalia (17.029 euro).

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Provincia Regione Italia

Maschi Femmine

Tasso di mancata partecipazione al lavoro della popolazione in et15-74 anni per sessoAnno 2012

Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro

0

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Provincia Regione Italia

Reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici (in euro)Anno 2010

Fonte: Istituto Tagliacarne

22

Genova

POLITICA E ISTITUZIONILa partecipazione degli abitanti del Comune di Genova alle votazioni per il Parlamento Europeo registra negli anni una continua diminuzio-ne; nel 2009 le persone di 18 anni e pi che hanno votato sono risultate solo il 59% degli aventi diritto, va-lore al di sotto di quello rilevato al Nord e a livello nazionale, e che fa registrare un decremento del 9,4% rispetto alle elezioni del 2004 e ben del 24,8% rispetto a quelle del 1979.La rappresentanza politica locale

si rivela negli anni costantemente pi anziana rispetto sia alla media nazionale sia ai valori registrati nelle diverse ripartizioni; nel 2012 let media dei consiglieri comunali in carica, attestandosi su 50,4 anni, riduce notevolmente il divario che diventa di soli 3,3 anni rispetto al valore medio nazionale.Relativamente alla presenza femminile nel Consiglio Comunale, mentre la percentuale cor-rispondente alla media nazionale evidenzia una tendenza in costante seppur lieve crescita, quella riferita al Comune di Genova segue un andamento piuttosto irregolare mantenendosi quasi sempre al di sotto del valore nazionale che, per, raggiunge nel 2012 registrando un valore pari al 20,7%.

SICUREZZANel 2011 il tasso di omicidi nel co-mune di Genova risultato pari a 1,6 per 100.000 abitanti: un valore superiore a quello provinciale (1,2 per 100.000), a quello del Nord (0,7 per 100.000) e quello medio nazio-nale (0,9 per 100.000). Tale situa-zione persiste dal 2008, anno in cui il valore comunale ha registrato il valore massimo di 1,8 per 100.000, superando anche il valore del Mez-zogiorno, eguagliato o superato an-che negli anni successivi.Il Comune di Genova nel 2010 ha

effettuato unindagine qualitativa sulla percezione della sicurezza intervistando i cittadini ge-novesi di 20 anni e oltre, suddivisi per Municipio di appartenenza, adottando una tecnica di campionamento per quote proporzionali, secondo genere, et e residenza. Complessivamen-te sono state realizzate 2.640 interviste strutturate1. La percentuale di persone che si sentono sicure camminando al buio da sole nel quartiere in cui vivono risultata pari al 36,3% ma la percentuale si diversifica a seconda del quartiere dappartenenza. La sensazione di sicurezza non sembra correlabile allabitudine di uscire di sera; infatti nel municipio Val Polcevera dove si registrato il minimo valore di percezione di sicurezza (23,5%) il 12,3% di intervistati dichiara di non uscire mai la sera, valore praticamen-te uguale a quello rilevato nel municipio Medio Levante dove per contro ben il 41,5% delle persone si sente sicuro.

0,0

0,2

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Comune Provincia Regione Italia

Tasso di omicidi (per 100.000 persone)Anno 2011

Fonte: Ministero dellInterno, dati SDI

54

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Comune Provincia Regione Italia

Partecipazione elettorale(per 100 aventi diritto) Anno 2009

Fonte: Ministero dell Interno

1 Vedi documento Percezione della sicurezza urbana nel territorio del Comune di Genova

23

Genova

PAESAGGIO E PATRIMONIO CULTURALENella citt di Genova, le aree verdi e i parchi urbani di interesse storico o artistico rappresentano il 10,5% della superficie dei centri abitati; valore che risulta il doppio di quel-lo rilevato per linsieme dei comuni capoluogo di provincia. Per quanto riguarda lo stato di conservazione degli edifici abitati costruiti prima del 1919 il 64,9% di essi risulta in ottimo o buon stato, valore sostanzialmente in linea con quelli registrati a livello regionale e nel Nord e superiore di 3 punti per-centuali rispetto al dato nazionale.

AMBIENTEIl volume pro capite giornaliero di acqua erogata nel comune di Genova tra il 1999 e il 2008

passato da 303 a 280 litri per abi-tante, diminuendo del 7,6% ma ri-manendo comunque sempre al di sopra del livello medio nazionale e della ripartizione di appartenenza.Riguardo alla qualit dellaria, nel 2011 nel Comune di Genova si sono registrati 13 superamenti del va-lore limite giornaliero previsto per il PM10; tale valore, pur essendo superiore a quello dellanno prece-dente (pari a solo 5 superamenti) nettamente inferiore ai valori regi-strati dal 2004 evidenziando quindi

un sostanziale miglioramento della qualit dellaria.Dal 2004 resta pressoch invariato il verde urbano, che nel 2010 pari a 41,0 m2 per abitante.Una problematica molto rilevante nel Comune di Genova riguarda le aree franose. Esse rico-prono l8,8% del territorio comunale (2,3% di frane attive, 4,2% frane quiescenti e 2,3% frane stabilizzate) interessando l1,9% dei residenti genovesi.2

RICERCA E INNOVAZIONEIl numero totale di domande di bre-vetto presentate allUfficio Europeo dei Brevetti (EPO) da cittadini del-la provincia di Genova tra il 2004 e il 2008 (ultimo anno di cui si ha disponibilit di dati) aumentato del 41,7%, raggiungendo un valore pari a 124,4 domande per milione di abitanti, superando il valore del Nord e quasi raddoppiando il valore nazionale (69,6 per milione di abi-tanti).0

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Provincia Regione Italia

Propensione alla brevettazione(per milione di abitanti)Anno 2008

Fonte: Istat, Eurostat

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Comune Provincia Regione Italia

Consistenza del tessuto urbano storico(per 100 edifici costruiti prima del 1919)Anno 2001

Fonte: Elaborazioni su dati Istat, 13 Censimento generale della po-polazione e delle abitazioni, Cen-simento degli edifici

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Comune Provincia Regione Italia

Acqua potabile(litri per abitante al giorno)Anno 2008

Fonte: Istat, Censimento delle acque per uso civile

2 Le superfici delle diverse tipologie di aree franose sono riportate nel Progetto Preliminare del Piano Urbanistico Comunale - Struttura locale - livello locale di Municipio - Vincoli Geomorfologici e Idraulici.

24

Genova

QUALIT DEI SERVIZISecondo le pi recenti elaborazioni del Comune di Genova lindice di accessibilit agli ospe-dali provvisti di Pronto Soccorso calcolato come percentuale di residenti che risiede a pi di

5 Km in linea daria da un ospeda-le con pronto soccorso risultato pari a 5,1; ci indica che i 5 Ospe-dali presenti sul territorio coprono abbastanza uniformemente larea comunale. Per la sua particolare ed esclusiva utenza non stato inclu-so nel calcolo lOspedale Pediatrico Gaslini che, essendo ubicato nella zona del levante parzialmente sco-perta, avrebbe impropriamente ab-bassato il valore dellindicatore.Nella carta riportata a fianco sono indicate in verde le zone del territo-

rio genovese che si trovano a una distanza maggiore di 5 Km da un qualsiasi pronto soccorso e in giallo larea ottenuta dalla sovrapposizione delle aree circolari aventi come centro un ospedale con pronto soccorso (pallino rosso) e raggio 5 Km. La quota di bambini di 0-2 anni che usufruiscono dei servizi per linfanzia nella provincia di Genova nel 2010 si attesta al 18,3%, un dato di oltre 4 punti percentuali al di sopra del valore nazionale e solo leggermente inferiore al dato del Nord (18,9%). Dal 2007 la percentuale in netta crescita e nel 2008 il valore provinciale ha superato quello regionale.Nel periodo 2004-2010 la quota di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani nel Co-

mune di Genova costantemente aumentata (dal 15,5% del 2004 al 27,8% del 2010) ma rimane tutto-ra al di sotto del valore nazionale (35,3%) e del Nord (49,1%).Lofferta di infrastrutture di tra-sporto, misurata attraverso i Km di reti urbane di trasporto pubbli-co per 100 km2 di superficie co-munale, evidenzia nel comune di Genova una dotazione pari a 313,5 km nel 2010, valore pressoch invariato rispetto agli anni prece-denti.

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Comune Provincia Regione Italia

Raccolta differenziata dei rifiuti urbani (percentuale sul totale dei rifiuti urbani raccolti)Anno 2010

Fonte: Istat, Elaborazione su dati Ispra

25

APPROFONDIMENTI

SPESA PUBBLICA COMUNALE E FRUIZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALEAnni 2003-2012

Genova

Sulla scia del 2004, anno in cui Genova stata Capitale Europea della Cultura, lattenzione alla valorizzazione del patrimonio culturale ha portato a maggiori investimenti, non solo negli interventi di salvaguardia ma anche in quelli di promozione, salvo una inversione di tendenza che si manifestata a partire dal 2009 per carenza di risorse disponibili.Laumento della spesa per la cultura ha avuto effetti positivi sul numero degli arrivi in cit-t e sul numero di visitatori nei musei, con presenze superiori alle previsioni per mostre che molto spesso sono state prorogate oltre le scadenze programmate.La spesa pubblica comunale corrente annua destinata alla gestione del patrimonio cultu-rale passata da 18,2 euro pro capite nel 2003 a 22,9 euro pro capite nel 2009, registrando un incremento medio annuo del 3,3%.

Nello stesso periodo il numero di visitatori dei musei cittadini registra un incremento medio annuo del 12,4% e il numero di arrivi (clienti ospitati negli esercizi ricettivi della citt) cre-sce ad un tasso medio annuo del 3,3%. Tra il 2009 e il 2012 la spesa pubblica comunale corrente annua destinata alla gestione del patrimonio culturale subisce un notevole ri-dimensionamento, tornando nel 2012 a 18,7

euro pro capite, poco al di sopra del valore del 2003. Nello stesso periodo il numero di visitatori dei musei cittadini rallenta il ritmo di crescita, segnando un tasso di incremento medio annuo del 4,3%, mentre il numero di arrivi in citt cessa di crescere.

.

Comune di Genova Spesa in cultura pro capite (in euro)Anni 2003 - 2012

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2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Comune di Genova Numero visitatori dei musei cittadini (in migliaia)Anni 2003 - 2012

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411 382 403461

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2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

201

411 382 403461

401457

551 544 539

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2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Comune di Genova Numero arrivi nel Comune di Genova (in migliaia)Anni 2003 - 2012

26

LEGENDA

Provincia

Comune

Regione

Italia

SERIE STORICHE DEGLI INDICATORI BES

Genova

TASSO DI MORTALIT INFANTILE (PER 10.000 NATI VIVI)

SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA FEMMINE (NUMERO MEDIO DI ANNI)

SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA MASCHI(NUMERO MEDIO DI ANNI)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 201083,0

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 201077,0

77,5

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78,5

79,0

79,5

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

TASSO STANDARDIZZATO DI MORTALIT PER DEMENZE E MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO (PER 10.000 PERSONE DI 65 ANNI E PI)

TASSO STANDARDIZZATO DI MORTALIT PER TUMORE (PER 10.000 PERSONE DI 20-64)

TASSO STANDARDIZZATO DI MORTALIT PER ACCIDENTI DI TRASPORTO (PER 10.000 PERSONE DI 15-34)

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2006 2007 2008 2009 20100,0

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2006 2007 2008 2009 20100,0

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2006 2007 2008 2009 2010

TASSO DI INFORTUNI MORTALI (PER 100.000 OCCUPATI)

TASSO DI MANCATA PARTECIPAZIONE AL LAVORO (PER 100 FORZE DI LAVORO E PARTE DELLE FORZE DI LAVORO POTENZIALI)

TASSO DI OCCUPAZIONE 20-64 ANNI (PER 100 PERSONE DI 20-64 ANNI)

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2007 2008 2009 2010 20110

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 201256

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

DONNE NEI CONSIGLI COMUNALI (PER 100 ELETTI)

PARTECIPAZIONE ELETTORALE (PER 100 AVENTI DIRITTO)

REDDITO DISPONIBILE PRO CAPITE DELLE FAMIGLIE CONSUMATRICI (EURO)

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 201240

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1979 1984 1989 1994 1999 2004 200910000

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22000

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

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LEGENDA

Provincia

Comune

Regione

Italia

SERIE STORICHE DEGLI INDICATORI BES

Genova

ET MEDIA DEI CONSIGLIERI PROVINCIALI (ANNI)

ET MEDIA DEI CONSIGLIERI COMUNALI (ANNI)DONNE NEI CONSIGLI PROVINCIALI (PER 100 ELETTI)

303540455055606570

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012303540455055606570

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 20120

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

QUALIT DELLARIA URBANA (NUMERO DI SUPERAMENTI DEL VALORE LIMITE GIORNALIERO DI PM10)

ACQUA POTABILE (LITRI PER ABITANTE AL GIORNO)

TASSO DI OMICIDI (PER 100.000 ABITANTI)

0

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 201140

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340

1999 2005 20080,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

PRESA IN CARICO DELL'UTENZA PER I SERVIZI COMUNALI PER L'INFANZIA (PER 100 BAMBINI DI 0-2 ANNI)

PROPENSIONE ALLA BREVETTAZIONE (PER MILIONE DI ABITANTI)

DISPONIBILIT DI VERDE URBANO (M2 PER ABITANTE)

0

5

10

15

20

2004 2005 2006 2007 2008 2009 20100

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150

2004 2005 2006 2007 200805

101520253035404550

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

DENSIT DELLE RETI URBANE DI TPL (KM PER KM2 DI SUPERFICIE COMUNALE)

RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI URBANI (PERCENTUALE SUL TOTALE DEI RIFIUTI URBANI RACCOLTI)

300

305

310

315

320

2004 2005 2006 2007 2008 2009 20100

10

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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Le tavole statistiche relative agli indicatori sono scaricabili allindirizzo:http://www.istat.it/archivio/92375

http://www.istat.it/archivio/92375

28

INDICATORI BES

GenovaIN

DICA

TORI

Anno

Unit

di m

isur

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ePr

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part

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84,2

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31,4

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I NUMERI DEL TERRITORIO

Capoluogo Provincia

Abitanti al 9.10.2011 1.242.123 3.038.420

Superficie (km2) 182,1 1.578,9

Densit (ab. per km2) 6.822,2 1.924,4

a cura del Settore Statistica del Comune di Milano

Milano

30

Milano

SALUTE Secondo le stime effettuate nel 2010, la vita media nella provincia di Milano pari a 80,1 anni per gli uomini e a 85,2 per le donne. Si tratta di valori superiori sia a quelli del nord Italia che ai dati nazionali.Rispetto al 2004, la vita media nella provincia di Milano aumentata di 1,7 anni per gli uomini e di 0,8 per le donne e contestualmente sono diminuite le differenze di genere: il vantaggio femminile, che nel 2004 era di 6 anni, si riduce a 5 nel 2011. In un trentennio, sia gli uomini che le donne hanno guadagnato circa 8 anni di vita media nel comune capoluogo. Il Comune di Milano ha infatti calcolato dai primi anni Ottanta le tavole di mortalit della popolazione residente, grazie alle quali si pu apprezzare la maggior longe-vit dei cittadini. La speranza di vita maschile cresciuta da 71,8 anni del 1982-86 a 80,1 del 2008-2010, mentre quella femminile passata da 78,9 a 84,71 .Nel periodo 2004-2011 i tassi di mortalit infantile nel comune capoluogo sembrano ormai attestati su un livello difficilmente comprimibile in futuro: nel periodo considerato lindicatore oscilla infatti intorno al 3 per 10002 , in linea con i dati provinciali e regionali. Lanalisi dellin-dicatore per la cittadinanza italiana e straniera impone particolare cautela stante lesiguit dei casi al numeratore del rapporto (poche decine di decessi complessivamente, pochissime unit se si considerano i soli stranieri); sembra comunque di poter affermare che non vi sia, nel Comune di Milano e nellarco temporale considerato, un significativo differenziale di ri-schio nel primo anno di vita legato alla cittadinanza.Nel 2010, la mortalit per incidenti dei mezzi di trasporto, che caratterizza i rischi di morte dei giovani, risultata pari a 0,8 per 10.000 abitanti in et 15-34 anni nella provincia di Milano (-0,3 punti dal 2006 al 2010), un valore leggermente inferiore a quello della regione, del Nord e

dellItalia. E importante sottoline-are, per, che la riduzione dovu-ta alla componente maschile (-0,7 punti), mentre il rischio aumenta, seppure leggermente, per le donne (+0,2).La mortalit per tumore in et 20-64 anni pari a 8,8 per 10.000 abi-tanti. Dal 2006 al 2010, landamen-to di questo indicatore si muove in sintonia nella regione, in Italia e nel Nord: con leccezione del 2009, che sembra segnare una battuta dar-resto nella contrazione progressiva

della mortalit per tumore, complessivamente il tasso scende sia per i maschi che per le femmine, con un maggior guadagno per gli uomini (-2,8 punti) rispetto alle donne (-0,5).La mortalit per demenze e malattie del sistema nervoso in et senile nella provincia, pur collocandosi su livelli leggermente inferiori a quelli ripartizionali e nazionali, condivide la tendenza complessiva ad un significativo incremento. Tra il 2006 e il 2010, il tasso rapportato a 10.000 abitanti in et di 65 anni e pi aumenta da 20,1 a 26,1 nella provincia, con una parti-colare accentuazione per i maschi (+ 8,5 punti).Nonostante lapplicazione dal 2007 delle nuove regole di codifica relative alla classificazione dei disturbi psichici e comportamentali da uso di sostanze psicoattive3 , che ha comportato una forte diminuzione di morti classificate in questo gruppo, sembra prevalere il progressivo aumento della morbosit per questa causa. .

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Provincia Regione Italia

Maschi FemmineSperanza di vita alla nascita per sesso(in anni)Anno 2010

Fonte: Istat, Indagine sui decessi e sulle cause di morte

1 Fonte: Milano dati Serie Ricerche n. 2, Stima della popolazione residente a Milano negli anni 1992-2020 (base 2000) Tavole di mortalit comunali 1982-86, 1986-90, 1992-96; Milano dati Serie Ricerche n. 5, Tavole di mortalit 1996-2000-Tavole di fecondit 1991-2002-Stime della fecondit mensile 2001-2003, Milano dati Serie Ricerche n. 10, Tavole di mortalit 2001-20042 Fonte: Settore Statistica, Comune di Milano3 http://www.misuredelbenessere.it/fileadmin/upload/docPdf/Rapporto_salute_03_07_2012.pdf

http://www.misuredelbenessere.it/fileadmin/upload/docPdf/Rapporto_salute_03_07_2012.pdf

31

Milano

ISTRUZIONE E FORMAZIONESulla base dei dati in possesso del Comune di Milano, nel 2010 il 91,7% dei bambini di et 3-5 anni ha usufruito della scuola dellinfanzia. Mentre la presa in carico dei bambini in et

3-5 anni stabile dal 2005 su valori superiori al 90%, la quota di iscrit-ti stranieri passa nello stesso arco temporale dal 16% al 19%.Nella citt di Milano il livello di competenza alfabetica degli stu-denti delle classi II delle scuole se-condarie di II grado (203,4) risul-tato, nellanno scolastico 2011/12, leggermente inferiore a quello de-gli studenti della provincia (205,7). Il divario aumenta se si confron-ta il dato con quello del nord Ita-lia (211,1) e con quello regionale

(214,4) ma resta, comunque, superiore al dato nazionale (200). In tutte le aree geografiche considerate i livelli di competenza risultano maggiori per le femmine (con differenze meno evidenti nel comune di Milano).Il livello di competenza numerica misurato per gli studenti dello stesso ordine e grado (207,7) risulta inferiore a quello degli studenti delle altre aree geografiche (provincia 210,2; Lom-bardia 210,4; Nord 209,5) ma con differenze meno marcate rispetto al livello di competenza alfabetica. Anche in questo caso il dato di Milano risulta superiore alla media nazionale (200) ma, in tutte le aree geografiche considerate, le competenze numeriche evidenziano livelli pi alti per la componente maschile degli studenti.

LAVORO E CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITANel 2012, su 100 persone da 20 a 64 anni residenti nella provincia di Milano, 71 risultano oc-cupate, 2 in meno di quanto registrato nel 2008, mentre nel quinquennio precedente il tasso di occupazione era cresciuto di 3 punti percentuali. Tale livello occupazionale risulta nel 2012 superiore di 1,4 punti rispetto al nord Italia e di 10 punti rispetto alla media nazionale. La componente maschile segue fino al 2007 la dinamica di incremento delloccupazione per poi

perdere 4 punti percentuali, mentre quella femminile cresce e si attesta sul 64% circa. Il divario di genere, sebbene si vada lentamente ridu-cendo, resta anche nel 2012 di 12 punti percentuali, mentre a livello nazionale esso supera i 20 punti. Il tasso di mancata partecipazione al lavoro, che considera non sol-tanto i disoccupati ma anche le for-ze di lavoro potenziali (inattivi che non cercano lavoro ma sono dispo-nibili a lavorare), si attesta nel 2012 su un valore del 12,7%. Si tratta di

un livello di circa 1 punto superiore rispetto a quello del Nord ma inferiore di oltre 7 punti rispetto alla media italiana. Per le donne, tale indicatore sfiora il 14%, mentre per gli uomini si attesta all11,6%. Gli effetti della crisi economica dopo il 2008 hanno indotto un incremento diffuso della mancata partecipazione al lavoro, che nella provincia di Milano stato di 5 punti percentuali (5,6 per i maschi, 4,1 per le femmine). Le