iin nffoorrmmaazziioonee ssccoollaassttiiccaa iistiit tuutoo … · 2014. 12. 2. · 1 il fragoroso...

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giornalino dinformazione scolastica dellISTITUTO DISTRUZIONE SUPERIORE GIUSEPPE BONFANTINIdi Novara numero 3 anno 3 MARZO 2012 i i o o t t i i q q u u e e r r e e l l o o Oramai sembra diventato il protagonista dell’editoriale di queste poche paginette, rivolte a un gruppo di persone che ruotano attorno a quest’Istituto. Ma lui non si rende conto di essere al centro della mia attenzione anche questa sera. Ed è inconsapevole di essere conosciuto anche al Bonfa. È come sempre notte inoltrata: una notte stranamente mite, la porta accostata, l’aria lievemente pungente che entra dalla feritoia creatasi negli infissi e il labrador Alvin, sdraiato a modo suo, al riparo dallo spiffero, proprio sopra le tubature del riscaldamento della cucina. Immobile. Solo un accenno di rigonfiamento della pancia esposta al pubblico ludibrio, testimonia la presenza di un respiro di vita. Se non fosse per il fragoroso russare, di certo mi preoccuperei. Ma il segnale di vita è ben udibile! So perché è “cotto”, so perché è immobile, so perché non riesce a combinarne altre… già durante la giornata ha dato il meglio di sé, per non parlare della lunga notte passata. I muratori al lavoro nel cortile e nell’abitazione accanto, ogni giorno, devono destreggiarsi tra le marachelle del quattrozampe di famiglia: mattoni rovesciati (e rotti!), sacchi di cemento voracemente aperti, strutture protettive divelte… insomma la notte è “l’inferno dell’edilizia” grazie a un quaranta chili plus che preferisce distruggere piuttosto che dormire. E la rabbia del padrone dovrebbe aumentare… se fosse un umano sarebbe da querelare! Si, perché oramai sembra diventato di moda denunciare chi commette un minimo sgarbo o chi conversa animatamente contraddicendo l’interlocutore. O come direbbe un ragazzino che ho avuto l’occasione di sentire: “Non si dice denunciare ma denunziare, perché sta meglio! Lo ha detto la prof. a scuola!”. Bha! Anche i ragazzi ora si appellano all’arma della “denucia” per proteggersi, per porre rimedio a uno sgarbo, per intimorire o per far che cosa esattamente non so. Ma, accidenti, è sempre necessario arrivare a questo?! Ben vengano le discussioni se servono a migliorare e correggere certi rapporti, facendo sempre attenzione però, perché in molti sanno discutere, ma non tutti sanno conversare veramente. E allora cominciamo a togliere di mezzo questa inutile minaccia quando siamo alterati o quando non vediamo una via d’uscita nelle nostre conversazioni. Con umiltà incassiamo il colpo o ricerchiamo qualcosa di più innovativo per controbattere anziché questa fantomatica, temutissima, irrealistica denuncia. Quindi riprendendo il popolare aforisma: “Se sei triste sorridi, la morte è peggio. Se sei nervoso sorridi, la morte è peggio. Se le cose non vanno per il verso giusto o il verso desiderato sorridi, la morte è peggio. Beh! Se sei morto sorridi, il peggio è passato!”. Quindi facciamo in modo di non passare la vita tristi e nervosi e soprattutto facciamo in modo di non passarla tra le scartoffie di tribunali tra il martello e l’incudine ad aspettare che qualcuno ci schiacci il dito in mezzo, per ricordarci che i problemi nella vita sono ben altri. Intanto mi giro verso il cagnolone ronfante e anziché querelarlo immagino quanto combinerà nella notte appena cominciata e quanto aumenterà il preventivo dei lavori alla voce “danni dell’animale non querelabile”! Gu. Ro. À

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    ggiioorrnnaalliinnoo dd’’iinnffoorrmmaazziioonnee ssccoollaassttiiccaa

    ddeellll’’IISSTTIITTUUTTOO DD’’IISSTTRRUUZZIIOONNEE SSUUPPEERRIIOORREE

    ““GGIIUUSSEEPPPPEE BBOONNFFAANNTTIINNII”” ddii NNoovvaarraa

    nnuummeerroo 33 –– aannnnoo 33 MMAARRZZOO 22001122

    iioo ttii qquueerreelloo

    Oramai sembra diventato il protagonista dell’editoriale di queste poche paginette, rivolte a un gruppo di persone che ruotano attorno a quest’Istituto. Ma lui non si rende conto di essere al centro della mia attenzione anche questa sera. Ed è inconsapevole di essere conosciuto anche al Bonfa. È come sempre notte inoltrata: una notte stranamente mite, la porta accostata, l’aria lievemente pungente che entra dalla feritoia creatasi negli infissi e il labrador Alvin, sdraiato a modo suo, al riparo dallo spiffero, proprio sopra le tubature del riscaldamento della cucina. Immobile. Solo un accenno di rigonfiamento della pancia esposta al pubblico ludibrio, testimonia la presenza di un “respiro di vita”. Se non fosse per il fragoroso russare, di certo mi preoccuperei. Ma il segnale di vita è ben udibile! So perché è “cotto”, so perché è immobile, so perché non riesce a combinarne altre… già durante la giornata ha dato il meglio di sé, per non parlare della lunga notte passata. I muratori al lavoro nel cortile e nell’abitazione accanto, ogni giorno, devono destreggiarsi tra le marachelle del quattrozampe di famiglia: mattoni rovesciati (e rotti!), sacchi di cemento voracemente aperti, strutture protettive divelte… insomma la notte è “l’inferno dell’edilizia” grazie a un quaranta chili plus che preferisce distruggere piuttosto che dormire. E la rabbia del padrone dovrebbe aumentare… se fosse un umano sarebbe da querelare! Si, perché oramai sembra diventato di moda denunciare chi commette un minimo sgarbo o chi conversa animatamente contraddicendo l’interlocutore. O come direbbe un ragazzino che ho avuto l’occasione di sentire: “Non si dice denunciare ma denunziare, perché sta meglio! Lo ha detto la prof. a scuola!”. Bha! Anche i ragazzi ora si appellano all’arma della “denucia” per proteggersi, per porre rimedio a uno sgarbo, per intimorire o per far che cosa esattamente non so. Ma, accidenti, è sempre necessario arrivare a questo?! Ben vengano le discussioni se servono a migliorare e correggere certi rapporti, facendo sempre attenzione però, perché in molti sanno discutere, ma non tutti sanno conversare veramente. E allora cominciamo a togliere di mezzo questa inutile minaccia quando siamo alterati o quando non vediamo una via d’uscita nelle nostre conversazioni. Con umiltà incassiamo il colpo o ricerchiamo qualcosa di più innovativo per controbattere anziché questa fantomatica, temutissima, irrealistica denuncia. Quindi riprendendo il popolare aforisma: “Se sei triste sorridi, la morte è peggio. Se sei nervoso sorridi, la morte è peggio. Se le cose non vanno per il verso giusto o il verso desiderato sorridi, la morte è peggio. Beh! Se sei morto sorridi, il peggio è passato!”. Quindi facciamo in modo di non passare la vita tristi e nervosi e soprattutto facciamo in modo di non passarla tra le scartoffie di tribunali tra il martello e l’incudine ad aspettare che qualcuno ci schiacci il dito in mezzo, per ricordarci che i problemi nella vita sono ben altri. Intanto mi giro verso il cagnolone ronfante e anziché querelarlo immagino quanto combinerà nella notte appena cominciata e quanto aumenterà il preventivo dei lavori alla voce “danni dell’animale non querelabile”!

    Gu. Ro.

    – À

    mailto:[email protected]://www.bonfantini.it/

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    MMaannnnaaggggiiaa

    aallllaa ““NNOONN GGIITTAA”” qquuaallccoossaa ddii GGuu..RRoo.. mmaa nnoonn pprroopprriioo ttuuttttoo!! SSppuunnttii ee aappppuunnttii ddii NNoonncciiccllooppeeddiiaa

    onfesso che quest’anno mancherà! Non per tutti (perché per qualche fortunato ci sarà!) ma mancherà certamente l’appuntamento con la “gita scolastica”. Il periodo di austerity, la poca motivazione a passare diversamente il tempo insieme, l’eterna

    indecisione, hanno di certo contribuito a far sì che quest’anno la maggior parte delle classi dell’Istituto non partecipi ad alcuna gita di più giorni in Italia o all’estero. E anche a un prof. manchera’ questo momento, al di là delle notti insonni, al di là della fatica quotidiana nel mantenere viva l’attenzione e nel rispondere alle decine di domande… ma la gita è un appuntamento unico per approfondire conoscenze e per “imparare” a capire meglio i propri studenti lasciati liberi dal guinzaglio dell’aula scolastica. Ma piace comunque ricordare questi momenti attraverso quelli fondamentali che creano il contorno caratterizzante di queste giornate. La gita scolastica o, più pomposamente, la visita d'istruzione (o ancor meglio gita di distruzione) è, in assoluto, l’attività più attesa dagli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Parlando di superiori, poi, l’attesa raggiunge livelli eccezionali.

    PPRROOVVEE DDII CCOONNVVIINNCCIIMMEENNTTOO DDEEII PPRROOFFFF.. AACCCCOOMMPPAAGGNNAATTOORRII

    Il primo giorno di scuola è caratterizzato dai riti di riambientazione: la caccia al banco più defilato, la personalizzazione dello stesso con affreschi e bassorilievi di scolorina, l’impostazione grafica del diario-agenda, prezioso strumento, la cui compilazione impegnerà le migliori energie degli alunni/e nel corso dell’intero anno. Dal secondo giorno il tormentone è sempre lo stesso: "Prof., lei ci porta in gita, vero!?". Alla fatidica domanda solo i più esperti e cinici riescono a glissare, tutti gli altri, senza neanche cogliere gli oscuri e minacciosi presagi di quel "vero!?", balbettano un assenso variamente condizionato, considerato però dagli alunni come giuramento firmato con il sangue. Una volta assicuratasi, in questo subdolo modo, la disponibilità di almeno sei/dodici professori più tre di riserva, si passa alla fase due: la destinazione. Vengono proposte con convinzione granitica le localita’ più incredibili, in numero direttamente proporzionale al numero degli alunni, cioè 20 alunni, 30 località diverse!. Poi iniziano sanguinose lotte intestine nelle quali ognuno decanta le meraviglie della sua scelta. In due mesi di concertazione vengono ridotte a tre sostenute da agguerrite fazioni che pongono sistematicamente il veto sulle altre proposte. Esemplificando: “Andiamo a Barcellona!”. C’è chi dice che gli spagnoli (o le spagnole, a seconda) hanno il sangue caliente (loro non dicono proprio così, ma ci siamo capiti insomma!). E c’è chi dice: “C’è stato mio cugino l’anno scorso e mi ha detto che le ramblas sono da sballo!!!”. E ancora l’obiezione: “Tre giorni partono per il viaggio”. Contro-obiezione: "Mio zio con la Porsche, casello-casello, ci ha messo otto ore!". “No, no, non capite… niente… andiamo in Giamaica,

    C

    QUANDO ORAMAI IL GIORNALINO È IN STAMPA SPUNTA FUORI QUESTO ARTICOLO… IN PARTE SCRITTO DALL’AUTORE CITATO MA IN GRAN PARTE GUIDATO DA UN ANONIMO INTERVENTO TRATTO DA NONCICLOPEDIA, FARCITO DALL’AUTORE STESSO, DI “OPERE BONFANTINIANE” DEGLI ULTIMI TEMPI… O MEGLIO DELLE ULTIME GITE! UNA SIMPATICA VISIONE DELLE GIORNATE TANTO “CONDANNATE” DAI DOCENTI QUANTO “OSANNATE” DAI DISCENTI.

    http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Scuolahttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Sanguehttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Studentehttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Mio_cugino

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    spiagge incontaminate, reggae, fumo obbligatorio! Ci sta alla grande! C’è andato un mio amico l’anno scorso e non è ancora tornato”. Obiezione: "Non costerà un po’ troppo?". Contro-obiezione: "Vendiamo gli arredi scolastici e tutto il materiale dell’aula di informatica; il ricavato lo investiamo in marjiuana giamaicana che rivendiamo! Ho anche un cugino che lavora in una fabbrica di cartine!". Obiezione due: "Troveremo degli accompagnatori?". Contro-obiezione: "Il supplente di scienze ha giurato che ci avrebbe portato in capo al mondo!". “No raga! Andiamo a Monaco di Baviera, Munchen insomma!”. Motivazioni? “C’è la più grossa birreria d’Europa, mio fratello ha detto che c’è una discoteca a 16 piani con i decibel in progressione e che dal 12° in poi balli fissato alle pareti con delle cinghie altrimenti l’onda d’urto ti fa volare di sotto; e i buttafuori sono naziskin espulsi dal movimento perché troppo violenti: uno sballo!”. Obiezione: “Va che nelle birrerie gli italiani non sono graditi”. Contro-obiezione: "Io parlo inglese! Ho la sufficienza (quasi!). E poi mia zia da giovane è andata all’Oktober-fest e lì danno da bere a cani e porci." La tensione dura mesi e mesi, senza giungere a un accordo, sinché la classe non viene aggregata all’ultimo momento a una gita di tre giorni con le prime, nei monasteri francescani del centro Italia. Perché chi decide è il fantomatico Consiglio di Classe che passa la palla alla Commissione Gite. Va anche detto che la destinazione, in realtà, non è assolutamente il problema principale degli studenti, le priorità sono ben altre! A questo scopo sarebbero da analizzare le motivazioni ufficiali della gita scolastica, come da P.O.F. (per i non addetti ai lavori trattasi del Piano dell’Offerta Formativa, in pratica ciò che una scuola si propone di fare): finalita’ di socializzazione.

    IILL VVIIAAGGGGIIOO ((IINN PPUULLLLMMAANN))

    Cinque minuti dopo essere saliti sul pullman (sorvoliamo sulla furibonda caccia ai posti in fondo, prova di destrezza e coraggio con la quale si determinano i rapporti di dominanza all’interno del gruppo) gli studenti hanno già indossato cuffiette o auricolari sparando i lettori mp3 a volumi da discoteca. Se un incauto prof. chiede che musica stanno ascoltando deve farlo utilizzando l’alfabeto muto o segnalando con le bandierine, perché mai e poi mai uno studente abbasserà il volume, continuando a urlare seccato: "Prof.! Si spieghi meglio! Non sento!". Se, per caso fortuito, il prof. riuscirà a farsi capire, gli toccherà, per par-condicio, farsi il giro di tutti gli studenti che gli infileranno sino al timpano auricolari con cerume giallognolo di mesi, ben personalizzato, alzeranno il volume e ammiccheranno complici come a dire: "Questa sì che è musica, eh?". Il prof tornerà al suo posto in stato semi-confusionale rimpiangendo i “classici” e ascoltabili 883 e per qualcuno anche Mino Reitano. Dopo mezz’ora quasi tutti dormono. Al risveglio si passa alla fase socializzante numero due: i cellulari o meglio quegli aggeggi che oltre a mandare mail, navigare in internet, scattare foto, ascoltare musica e altro, funzionano anche per chiamare casa!. Ognuno tira fuori il suo (ultimissimo modello, mica come quel mattone che ha il prof.!) e scrive decine e decine di messaggini, o ancora meglio fa squilli a tutti gli amici e fidanzati presenti in agenda. Quando ha finito, si predispone a ricevere telefonate, messaggi e squilli dagli stessi. Il tutto può andare avanti ore (da notare che spesso buona parte degli amici si trovano sullo stesso pullman, magari due sedili più in là: benedetta “comunicazione moderna”). La terza fase socializzante è il film da pullman. La visione è accompagnata da pesanti commenti-apprezzamenti sui principali attori-attrici, da continue richieste di alzare o abbassare il volume all’autista spesso contemporaneamente; questa è la principale causa della ”sindrome schizofrenica indotta antistudente”, tipica patologia che colpisce il 98% degli autisti!. E poi la classica situazione del dialogo tra prof. e studente. Il docente che tenta di stimolare un minimo di consapevolezza. “Prof. ma dove siamo?! Me lo chiede mia madre al telefono!”. I pensieri (da figlio più che da prof. vanno a un “Quale informazione di fondamentale importanza può essere per una madre a due ore dacché ha salutato il figlio in partenza per Roma?!? Lo sta seguendo su Google Maps con l’opzione View?!? *questo forse lo dico perché mia madre lo fa veramente ancora adesso!!!!!]). Munito di calma il prof. risponde: "Se guardi i cartelli verdi, ogni due km c’è scritta l’uscita più vicina e

    http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Cuginohttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Mondohttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Discotecahttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Inglesehttp://nonciclopedia.wikia.com/index.php?title=Classe&action=edit&redlink=1http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Italiahttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Discotecahttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Professorehttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Musica

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    la sua distanza". Prof., dove siamo?”, “Hai visto?”, “Il cartello”, “Quale cartello?”, “Quello che abbiamo appena passato”, “Che palle, prof.! Ma non fa prima a dirmelo lei?”, “Si, ma devi imparare, ecco, guarda quel cartello”. Ed ecco il cartello che indica Roma 180 km. “Siamo a Roma mamma!”. Sc-iopa studente!

    LL’’AAUUTTOOGGRRIILLLL,, IILL TTEEMMPPIIOO DDEELLLLOO SSTTUUDDEENNTTEE ““GGIITTAAIIOOLLOO””

    Il prezioso tempo del viaggio merita certamente un approfondimento degno di nota! Esistono infatti singolari statistiche che stabiliscono che il tempo che intercorre fra la partenza del pullman e la domanda: "Prof., quando ci fermiamo all’autogrill?" non può superare i cinque minuti. L’autogrill non è un semplice luogo di sosta, spesso è il punto di arrivo o il fine ultimo, in una parola: l’impellenza. Cos’è che spinga generazioni di studenti a porsi come ragione di vita la fermata in questi luoghi resta ancora oggi un mistero. Forse il fascino della Rustichella o dell’Amalfi? La tentazione del “menù buon mattino”? L’autoctona signora al tavolino delle offerte dei servizi igienici? O saranno quei colori, quegli audaci abbinamenti fra formaggi e salumi tipici, hit-parade e accessori per macchina? Ma allora basta andare al supermercato più vicino! Cos’ha l’autogrill che l’Ipercoop di Novara non ha? Chissà... forse è l’effetto mandria creato dal gruppo, forse è il sentirsi parte di un popolo di viaggiatori. Comunque sia, la sosta in autogrill è un momento irrinunciabile della gita scolastica, e così si vedono queste scolaresche prenderli allegramente d’assalto e uscire cariche di ogni ben di dio: patatine, lattine, caramelline, salatini, dolcetti, noccioline, ma anche pile, macchine fotografiche usa e getta, occhiali da sole del tutto atipici, peluches, dvd. Un’autentica frenesia, nessuno che si sogni di portarsi queste cose da casa, vuoi mettere comprarle in autogrill pagandole il doppio? Che soddisfazione! Ingenti patrimoni vengono bruciati nel giro di pochi minuti insieme, ahinoi, a enormi quantità di tabacco (minimo due sigarette a testa per recuperare il no-smoking da pullman).

    AACCQQUUAA,, GGEELL EE VVAALLIIGGIIAA!!

    Il professore veramente organizzato ha già con sé l’elenco delle camere d’albergo, la loro capienza e la dislocazione sui piani. Grazie a ciò è in grado di formare i gruppi camera durante il viaggio. Questa attività, di particolare delicatezza, porta via due ore buone e almeno metà fegato del malcapitato docente che comincia a farsi film su cosa accadrà combinando alcuni gitanti!. Da una parte ci sono i ragazzi che fanno garbate proposte del tipo: “No io con lui no, puzza e non si lava”, “No, prof. ci aveva promesso una quadrupla, si ricordi che ha una macchina e quattro ruote belle gonfie!”, “Prof. noi dieci ci stringiamo nella tripla senza problemi!”. Dall’altra i colleghi che fanno e disfano abbinamenti in base ai profili psicologici, alle affinità caratteriali o alla pura e semplice limitazione del danno che inciderebbe notevolmente sulla caparra. Dopo faticose trattative si giunge, in genere, a una conclusione soddisfacente per tutti: ogni studente ha la sua camera, ogni camera ha i suoi studenti. Bene! Corre l’obbligo di rilevare che tutto ciò risulta totalmente inutile: un puro esercizio di retorica e di arte contrattuale, o forse semplicemente una tattica per illudere i professori. Infatti,

    http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/ISTAThttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Macchinahttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Sigarettahttp://nonciclopedia.wikia.com/index.php?title=Retorica&action=edit&redlink=1

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    nessuno studente che si rispetti dormirà mai nella camera che gli è stata assegnata, pena l’esposizione al pubblico ludibrio. Dormire poi è una parola grossa, richiama lenzuola profumate, guanciali di piume, materassi confortevoli, mentre, prima di tutto, i nostri eroi provvedono a personalizzare le loro camere con innaffiature di bevande, briciolame alimentare assortito, coltri di fumo modello raffineria, puzza di piedi e deodoranti coprenti che peggiorano notevolmente l’aria già alquanto sopra i livelli consentiti di Pm10! E poi pare che in gita, per definizione, non si dorme, al massimo si deve schiattare di sonno! È il fisico che, a dispetto del cervello che avrebbe programmato chissà quali altre spericolate avventure, a un certo punto, dopo due notti di scorribande, marca visita

    stramazzando al suolo. Gli studenti vengono ritrovati privi di sensi nei luoghi più disparati: terrazzini, corridoi, divani del corridoio, ascensori. Va da sé che durante il giorno si registri qualche scompenso: intere scolaresche si aggirano per le strade delle più belle capitali europee in stato di trance, zombie al rallentatore, sguardi vacui, articolando a fatica monosillabi solo in caso di esigenze primarie: fa-me, se-te, pi-pì. I professori commentano soddisfatti: "Però, oggi sembrano più tranquilli". Durante l’ultima conferenza mondiale sull’acqua i vari esperti internazionali si sono scordati di menzionare una tra le principali cause del progressivo impoverimento delle risorse

    idriche: la gita scolastica. Mi spiego. Io non so con quale frequenza il 15/19enne medio si faccia la doccia a casa propria. Di sicuro so che in gita la doccia diventa un’attivita’ irrinunciabile. Vengono stabiliti turni rigorosi all’interno delle camere in modo da permettere minimo una o due docce quotidiane a testa. Alunni notoriamente poco avvezzi ai detergenti si sottopongono ad attese snervanti pur di potersi avvalere del diritto-dovere di farsi una sana doccia. Non è un caso che nella top ten delle domande più frequenti in gita, accanto alla già menzionata sull’autogrill e alla sempre gettonata: "Prof., ci porta in discoteca?", mantiene saldamente un’onorevole terza posizione la seguente: "Prof., ma c’è tempo per farsi la doccia, vero?". E così le camere, prima di cena, si trasformano in luoghi quasi irreali, dove, in mezzo a nuvole di vapore profumato ed effluvi deodoranti, i ragazzi/e si scambiano i doccia-shampoo, si consigliano balsami alle erbe, si abbandonano a sottili distinguo sull’efficacia degli antitraspiranti e dei gel e delle cere "effetto bagnato". Dopo di che ha inizio il rito della vestizione. È necessaria una premessa: come mai i professori si presentano alla partenza della gita con una valigia medio-piccola più zainetto, mentre gli studenti (e ancor più le studentesse) arrancano con due valigioni rigonfi modello crociera più zainetto, borsetta, marsupio? Tra l’altro questa pratica fa indiavolare in zero secondi l’autista che come il decimo livello di Tetris non riesce a incastrare queste maxi tessere colorate e strabordanti. E qui il carattere dell’autista è ben evidenziabile a seconda di quanti santi del paradiso vengono menzionati, il responsabile della gita si regola su come dovrà vivere per i giorni successivi. I proff. si limitano a portare il necessario ma gli studenti portano tutto il guardaroba (più qualche capo sottratto ai fratelli/sorelle maggiori). Ovvio che non potranno indossare tutto ma la scelta del vestito da mettere quella sera non ammette limitazioni di sorta. "Prof., come sto?". E alle volte maledici il giorno in cui non hai deciso di mettere la sciarpa per non perdere la voce! I corridoi degli alberghi si trasformano in passerelle da sfilata parigine dove le studentesse incrociano esibendo ardite toilette e improbabili abbinamenti in un turbinio di minigonne, scarpe con tacchi e punte, magliette adesive, jeans strappati, ombelichi e schiene nude. Per non parlare del trucco! Dove sono finite le innocenti ragazzine che nelle lunghe mattine di scuola con gli occhi insonnoliti e il volto emaciato abbozzano tentativi di attenzione? Rimmel, mascara, rossetti e fondotinta operano trasformazioni inimmaginate. Capita di entrare nella sala dell’albergo per la cena e uscirne imbarazzati

    http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Cervellohttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Zombiehttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Docciahttp://nonciclopedia.wikia.com/index.php?title=Crociera&action=edit&redlink=1http://nonciclopedia.wikia.com/index.php?title=Jeans&action=edit&redlink=1

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    dai documenti presentati a un Dirigente Scolastico della “bella Italia”

    Egregio Preside Carli, oggi dovremmo già essere di rientro dalla gita ad Amsterdam. Purtroppo mi è impossibile

    lasciare la città, in quanto la classe risulta del tutto irreperibile. Nessuno dei colleghi è

    riuscito a rintracciarli e non sappiamo dove iniziare a cercarli. Ho già contattato i genitori

    degli alunni: alcuni mi hanno accusata di aver “perso la classe”, altri mi hanno risposto con

    una certa faciloneria che si potrebbe riassumere con l’espressione usata dal padre di Brusa:

    “Ma cosa vuole! So’ regazzi…”. Confesso di essere allibita e sconcertata. Spero la situazione

    si risolva entro poche ore, senza rendere necessario il coinvolgimento delle forze dell’ordine

    locali. La terrò aggiornata.

    prof.ssa Spallozzi

    pensando di avere sbagliato comitiva, o di aver lasciato qualche “non riconosciuto” in sala da pranzo. E invece sono proprio loro, novelle cenerentole (così credono, in realtà sembrano uscite dal Rocky Horror Pictures Show) pronte per un giro di danza con invisibili principi. I professori si stringono nei pulloverini: "Cosa si inventa per il dopo cena?"

    VVIISSIITTAA LLIIBBEERRAA && VVIISSIITTAA GGUUIIDDAATTAA:: LL’’EETTEERRNNAA LLOOTTTTAA!!

    La visita a chiese, musei e monumenti vari è l’odiato scotto che gli studenti sono costretti a pagare per andare in gita. In tal senso essi hanno elaborato svariate strategie per limitarne al massimo l’impatto. Occorre distinguere due tipologie: la visita libera e la visita guidata. La visita libera è decisamente la più apprezzata. Con un po’ di allenamento alcuni studenti sono in grado di girarsi musei immensi in una manciata di minuti. “Il Louvre in dieci minuti”, “San Pietro COMPRENSIVO DI scontro con turista giapponese intento a far foto con recupero della macchina fotografica e scuse, in tre minuti”. I più abili in ogni caso dopo pochi metri, camminando in retromarcia, riescono dall’ingresso e festa finita. Ma il vero terrore è la visita guidata! Non c’è scampo, e lo studente lo sa. Le guide seguono corsi che ricalcano l’addestramento delle teste di cuoio tedesche, ma più difficili. Quando questi personaggi, per molti versi decisamente eroici, mettono le mani su un gruppo-gita, non c’è tentativo di fuga che tenga: due ore di approfondimento psicologico sui personaggi storici caratterizzanti o sul monumento di turno, non te le leva nessuno. Inutile fingere malori: le guide sono in grado anche di effettuare piccoli interventi chirurgici con mezzi di fortuna e conoscono tutte le tecniche di pronto soccorso. È capitato di un simpatico studente che finse, con simulazione da dieci e lode, uno svenimento per evitare un museo di Budapest, ma fu prontamente rianimato da una gigantesca guida ungherese maschio con massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca!. Inutile aggregarsi ad altri gruppi (sono sempre più lenti del tuo, legge che segue alla lettera le Leggi di Murphy); ancora più rischioso far finta di perdersi! Si rischierebbe un secondo giro con approfondimento sui punti di riferimento topografici del sottosuolo in compagnia di Piero Angela!

    INSOMMA COME SI FA A RINUNCIARE A UN’ESPERIENZA SIMILE?! IN FONDO SOLO QUESTE OCCASIONI EVIDENZIANO L’INCAPACITÀ DEL MONDO DEGLI ADULTI DI VEDERE LE DEFORMAZIONI PRODOTTE DAI FILTRI E DALLE ECCESSIVE AMPLIFICAZIONI MEDIATICHE. IN QUESTE OCCASIONI UN ADULTO CAPIREBBE DI AVERE DI FRONTE UNA GENERAZIONE ASSOLUTAMENTE “NORMALE” DATE LE CARATTERISTICHE DI QUELLA FASE ODIOSA E INCOMPRENSIBILE DELLA VITA CHE È

    L’ADOLESCENZA!

    http://nonciclopedia.wikia.com/index.php?title=Rocky_Horror_Pictures_Show&action=edit&redlink=1http://nonciclopedia.wikia.com/index.php?title=Rocky_Horror_Pictures_Show&action=edit&redlink=1http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Chiesahttp://nonciclopedia.wikia.com/index.php?title=Museo&action=edit&redlink=1http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Cruccohttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Pronto_soccorsohttp://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Leggi_di_Murphy

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    UUNN’’EEMMOOZZIIOONNEE NNOONN DDAA PPOOCCOO!! aa ccuurraa ddii LLaauurraa CCoolloommbboo ((44^̂ AA))

    n pomeriggio nell’azienda dell’Istituto, per coprire il turno giornaliero. Un pomeriggio pre-natalizio avvolti nel freddo pungente di uno degli inverni più ghiacciati degli ultimi decenni. La cornice della pianura con una natura che sta riposando in attesa della lontana primavera, sotto una spessa coperta

    di neve e ghiaccio. In attesa che appaia quel “mare a quadretti” nelle terre comprese tra il Sesia e il Ticino: "la pianura del riso". Anche se, guardando intorno, si trovano filari di pioppi, salici, marcite, campi di mais, canali e fossi ricchi di pruni e biancospini. Inizia così l’avventura di una delle studentesse dell’Istituto presenti ai parti delle nostre vacche in azienda. Sono le ore 17 e la piccola Siria viene al mondo. “Non è passato molto tempo da quando sono spuntate le zampine al momento di dover intervenire”, racconta Laura Colombo della 4^ A. “Ero molto agitata, fortunatamente c’era il personale dell’azienda. Quando abbiamo visto che le zampine “erano fuori” di un po’, siamo andati a prendere i cordini per tirare, una volta “legata” abbiamo iniziato a tirare. So benissimo che bisogna tirare solo quando la futura mamma ha le contrazioni, però non so perché, ma in quel momento la mia mente era vuota pronta a cogliere ogni attimo così da poterselo ricordare per sempre. Ho scritto “per sempre” perché non capita a tutti di veder nascere un vitello. È un’esperienza fantastica che non si studia sui libri, puoi studiare perfettamente tutto ma se non provi non sarai mai in grado. Non so bene come spiegarvi cosa ho provato nel momento in cui ho visto uscire il musetto, la voglia di vederla nascere era tanta”. Prosegue poi Laura: “Una volta nata mi sentivo come una “bambina al parco giochi” è stata un esperienza bellissima, ero emozionata, non era la prima volta che vedevo un parto ma stavolta è stato diverso. Mi sembrava di aver fatto una cosa lontana dal mio mondo. Lo so che non tutti hanno voglia di fermarsi a scuola dopo le ore di lezione però ve lo consiglio. Se si capiterete nel giorno “giusto” è veramente fantastico e perché no anche molto istruttivo”.

    VVii ssoonnoo lluuoogghhii cchhee ppoorrttaannoo iinn sséé rriiccoorrddii ddii uunn mmoonnddoo,,

    uunn mmoonnddoo ffiinniittoo ppeerr sseemmpprree..

    Un mondo che ha una collocazione geografica e temporale ben precisa, i luoghi della Bassa Novarese […]

    quell’ampia distesa di luoghi compresi tra le colline e il Po, dove scorrono fiumi azzurri come il Ticino e la

    Sesia, e dove la nebbia da novembre ci avvolge in un meraviglioso silenzio malinconico, ma bello.

    ––

    Nando è un "camminante", di quella generazione scomparsa di uomini liberi e strani,

    giramondo nelle campagne. E Andromeda è la sua fisarmonica, cui ha dato il nome

    della costellazione che contempla prima di addormentarsi sul fieno. Un viaggio nella

    memoria della Padania agreste, tra le stagioni degli amori e le prime lotte sociali.

    U

    cogliere ogni attimo così da poterselo ricordare per sempre

  • 8

    ssaallvvaarree uunnaa VVaaccccaa ccoonn llaa VV mmaaiiuussccoollaa ddii AAnnddrreeaa LLuucccchhii ((55^̂ CC))

    i cosa parlo? O meglio cosa scrivo? Sto parlando della razza Varzese, ormai a rischio estinzione se non si attueranno subito delle misure adatte!

    La Varzese è l’unica razza autoctona della Lombardia, nel 1960 erano allevati circa 40 000 capi, ora, ai giorni nostri, dove la Frisona per le alte produzioni fa da padrona, la nostra vacca col mantello fromentino, non conta più di 70 capi distribuiti nel nord Italia.

    Ma quali sono i pro e i contro di questa razza???

    pprroo ccoonnttrroo

    longevità (vacche e buoi fino a 20 anni) ormai le lattazioni e l’ingrassamento sono

    rapidi

    attitudine al lavoro i trattori l’hanno anticipatamente

    prepensionata

    latte di alta qualità gli agricoltori puntano sulla quantità sinonimo

    di guadagno

    buona produzione di carne razza non specializzata

    Insomma possiamo dire che la Varzese è una vacca di altri tempi, non è riuscita a stare al passo, a cavalcare

    l’onda di miglioramento genetico che ha investito le altre razze e ora inevitabilmente sta

    pagandone le conseguenze. Considerando il fatto che la zootecnia italiana è vittima di un periodo di crisi (come tutti i settori) come può sopravvivere una razza che non è specializzata? La risposta si può cercare solo nelle

    produzione tipiche del Made in italy, come la toma di Montebore, uno dei formaggi più antichi e ricercati di tutto il mondo, è solo grazie a questo formaggio particolare e all’ottima qualità organolettica del suo latte che

    questa razza non è del tutto scomparsa. Dei passi per il

    recupero della Varzese sono stati compiuti

    dall’Assessorato alle Politiche Agricole della

    Provincia di Milano che negli ultimi anni ha attuato numerose attività di divulgazione, sperimentazione e di ricerca. Infatti proprio nell’anno appena trascorso è iniziato un progetto di identificazione dei capi e delle dosi di seme disponibile, oltre che allo studio dei rapporti di parentela e l’uso di piani di riproduzione che evitino la consanguineità. Sembra anche che si stia provando la strada del selezionamento come vacca da carne visto che in nessun modo potrebbe essere competitiva con razze già specializzate da latte anche se tutti i formaggi prodotti da latte di Varzese sono riconosciuti e promossi nell’intera regione Lombardia. La palla è ormai in mano ad istituzioni e associazioni di categoria e speriamo che non facciano il grave errore di perdere una razza che rievoca ancora le tradizioni e la storia di una

    zootecnia italiana che non è mai stata in pessime condizioni come ora.

    D

  • 9

    IL LATTE D'ASINA Tra i tanti tipi di latte, quello di asina si avvicina più di ogni altro a quello di donna. Al contrario di quello vaccino, che deve per forza di cose essere allungato con acqua ed addizionato con molliche di pane (vista la ridotta

    digeribilità e le grosse differenze nutrizionali che lo separano dal latte materno), il latte di asina è stato ampiamente usato in passato quando l'allattamento umano (madre o nutrice) non era disponibile. Fortunatamente, oggigiorno questi espedienti non sono più necessari, dal momento che esistono dei prodotti,

    chiamati latti artificiali, in grado di riprodurre la composizione nutritiva del latte materno sia in termini quantitativi che qualitativi. Ciò che invece non si può riprodurre in laboratorio con altrettanta facilità, è la ricchezza di anticorpi e di sostanze battericide presenti nel latte umano, fondamentali per assicurare al bambino un corretto sviluppo. Una di queste, chiamata lisozima, è presente anche nel latte di asina. Nonostante ciò, i latti artificiali vincono comunque il confronto con l'alimento, proprio perché studiati e prodotti per avvicinarsi il più

    possibile alle caratteristiche nutrizionali del latte materno ed alle esigenze del bambino. L'utilizzo del latte di asina per l'alimentazione del neonato è quindi caduta in disuso. Diverso è il discorso per quei neonati, non allattati al seno, che diventano allergici alle formulazioni a base di latte vaccino. In tal senso il latte di asina, opportunamente integrato, può essere considerato una valida alternativa alle formulazioni ipoallergeniche (idrolisati di proteine del latte vaccino). L'ultima parola, in tal senso, spetta esclusivamente al pediatra, considerata anche la necessità di ulteriori approfondimenti clinici su questa applicazione del latte di asina. Assolutamente da evitare, in questi casi, i latti di bufala, di capra e di pecora, che possono scatenare reazioni allergiche anche importanti, per il fenomeno della cross-reattività (al contrario del latte di asina, contengono proteine con sequenze

    amminoacidiche simili a quelle del latte vaccino). Come tutti i latti di origine animale, anche quello di asina contiene lattosio e non può quindi essere adatto alle persone intolleranti al lattosio (per le quali esistono appositi latti delattosati o sostituti vegetali, come il latte di riso o di soia).

    CCUURRIIOOSSIITTÀÀ ccoonnttaaddiinnee iill llaattttee –– ll ’’oorroo bbiiaannccoo ddeellllee ssttaallllee

    valori nutritivi e la composizione del latte delle diverse specie variano molto l’una dall’altra. Tra i latti degli animali domestici quello di coniglia è veramente straordinario: grazie al suo altissimo contenuto in grasso, calcio, fosforo e proteine

    permette ai coniglietti di raddoppiare il loro peso in soli sei giorni. Cani e gatti ne impiegano nove mentre per l’uomo sono necessari almeno 180 giorni. Il latte più dolce è quello della donna e della cavalla con un contenuto di lattosio del 6,9%. Il latte più “dietetico” è quello di asina con solo 44 kcal/100 gr (contro i 202 del latte di coniglia) sembrerebbe quasi un latte parzialmente scremato.

    I

    COMPOSIZIONE TIPO DI LATTE DI TRE ANIMALI DOMESTICI

    latte di... % acqua % proteine % lattosio % grassi % sali Valore energetico

    vacca 87,47 3,51 4,92 3,68 0,74 729 kcal/kg

    pecora 82,70 6,10 4,60 5,80 0,80 980 kcal/kg

    capra 85,50 4,00 5,00 4,80 0,70 790 kcal/kg

    http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/pane.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/salute/allattamento-seno.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/latte-artificiale.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/latte-materno.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/immunoglobuline.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/lisozima.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/latti-terapeutici-speciali.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/latte-di-bufala.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/latte-capra.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/latte-di-pecora.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/intolleranza-lattosio.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/latte-senza-lattosio.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/latte-di-riso.htmlhttp://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/latte-soia.html

  • 10

    Ogni bambino ha dentro di sè un tesoro che consiste nella sua vita e nel suo futuro, ma l'autismo è un disturbo dello sviluppo che

    impedisce ai bambini di rapportarsi con la famiglia e con gli altri. Nella maggior parte dei casi, oltre a comportamenti ripetitivi,

    l’autismo è associato a ritardo mentale, epilessia e disturbi dell’umore. Purtroppo questa sindrome colpisce un bambino ogni 150 e

    non è curabile, ma da qualche anno grazie a interventi mirati, si possono ottenere dei sostanziali miglioramenti. L'autismo e la sua

    diffusione si possono combattere, consentendo ai bambini colpiti il raggiungimento di buoni livelli di linguaggio, apprendimento e

    reciprocità sociale. Alla base del recupero c'è la diagnosi precoce del disturbo (entro i primi 3 anni di vita). Ad un intervento

    precoce vanno associati terapie mirate cognitivo-comportamentali riconosciute dalla comunità scientifica e somministrate da

    professionisti del settore. Il controllo delle istituzioni sanitarie competenti fa parte della riuscita di queste buone prassi. Nella

    maggior parte dei casi le terapie e i progetti vengono sostenuti economicamente dalle famiglie, ma i costi sono molto elevati e non

    tutte riescono a garantire cure sufficienti ai loro figli. Così l'autismo vince il bambino e la società lo perde.

    Chi perde un bambino perde un tesoro... aiutiamo questi amici speciali a portare alla luce il loro tesoro...

    pprrooggee tt tt oo :: SSppoorrttiiaammoo iinnssiieemmee

    er quest’anno scolastico la prof.ssa Anna Barbieri, docente di

    Educazione Fisica della sede di Novara, ha promosso con entusiasmo

    il progetto denominato “Sportiamo Insieme” che vede coinvolti i ragazzi disabili iscritti presso il nostro Istituto ed i loro compagni

    normodotati. Le finalità del progetto sono tante, molte legate strettamente

    all’attività motoria come promuovere l’attività motoria per migliorare

    l’immagine di sé, lo sviluppo delle capacità senso-percettive, l’acquisizione di

    una maggiore autonomia personale e di capacità motorie utili alla vita

    quotidiana e scolastica, migliorando qualità della vita di relazione e avviando

    l’attività sportiva come stile di vita per il rafforzamento della personalità. Altre

    più mirate al raggiungimento di obiettivi educativi trasversali a tutte le

    discipline scolastiche come la tolleranza, la cooperazione, il lavoro di gruppo,

    lo sviluppo della personalità, la stima in se stessi, la fiducia di sé,

    l’autocontrollo, il benessere psicologico, la riduzione dell’ansietà, il senso del

    benessere e la riduzione dei livelli di isolamento. Le attività si svolgono

    all’interno della palestra dell’associazione A.S.H.D. e presso il giardino botanico e le strutture sportive dell’Istituto “G. Bonfantini” con il coinvolgimento attivo di alunni normodotati. In programma anche una possibile escursione trekking con il Liceo

    Artistico, in località da definirsi, e quindi la possibile partecipazione ai Campionati Studenteschi. Da questa

    esperienza ci si aspetta che i ragazzi raggiungano tutti gli obiettivi previsti e che imparino a valutare l’efficienza

    fisica per mantenerla e migliorarla, che sviluppino un senso di lavoro collaborativo considerando il contributo di

    tutti nel rispetto dei tempi e delle diversità di ognuno, il coinvolgimento nell’attività sportiva, anche

    extrascolastica, del maggior numero di soggetti. I compagni di classe normodotati parteciperanno all’attività in

    condizioni disagiata per meglio capire le difficoltà dei compagni in situazione di svantaggio. Grazie a questo

    progetto la scuola parteciperà ad un altro progetto promosso dalla Provincia in collaborazione con l’associazione A.N.G.S.A che si intitola “Il tesoro ritrovato”. Questo progetto ha lo scopo di rilevare e presentare tutte le attività che si svolgono presso le scuole della Provincia di Novara che hanno come

    finalità l’integrazione degli alunni disabili. Prevede inoltre la presentazione dei lavori svolti con questa finalità. Il

    “Bonfantini” presenterà appunto il progetto di cui sopra per come lo vivono i nostri alunni nella descrizione cioè che di questo ne fanno sulle pagine del giornalino scolastico. In bocca al lupo ragazzi e ragazze!

    la responsabile del gruppo H - prof.ssa Elisabetta Iurilli

    P

    PROJECT

    made in Bonfa

    http://www.angsanovara.org/default.asp?page=eventihttp://www.rotaryortasangiulio.org/iltesororitrovato/

  • 11

    Cari compagni di classe, vi racconto brevemente cosa faccio quando vado fuori dalla scuola! Il martedì spesso vado a fare attività motoria alla palestra dell’associazione A.S.H.D. di Novara.

    Con i compagni giochiamo a basket, calcio, pallamano, usiamo il cerchio e ci divertiamo tanto.

    Respiriamo con la bocca e respiriamo con il naso!!!

    Con i cerchi ci scambiamo e corriamo. Io mi diverto molto. Ritorniamo in classe per fare il pomeriggio e prendiamo un pulmino tutto per noi!

    Silvia Corrao – 4^ D

    Il martedi andiamo all’associazione A.S.H.D. a fare ginnastica con il progetto “Sportiamo insieme” con Manuel, Gimmy, le gemelle Vanessa e Giorgia, Silvia e Andrea accompagnati dai proff. Giovanna, Anna, Sara e Mario. Viene il pulmino a prenderci alle 9:10, poi si inizia con il riscaldamento con due o tre giri del campo, poi giochiamo a basket e calcio.

    Io ero già iscritto a questa associazione con l’attività di ippica, con il cavallo che si chiama Paola, che vive ad Oleggio. Sapete, io la accarezzo, la spazzolo, gli do' da mangiare le carote, le barbabietole e i ravanelli, poi vado a fare un giro con lei.

    Quando facciamo questo progetto la parte che mi piace di più e giocare a calcio, io faccio l’attaccante e faccio tanti goal!

    Andrea Quaglio – 3^ D

    Cari compagni di classe, il martedì alle 9:10 vado con alcuni compagni e altri professori a fare attività sportive presso la palestra dell’associazione A.S.H.D.

    Appena arrivati in palestra ci cambiamo e facciamo una corsa come riscaldamento, facciamo degli esercizi ad esempio ci passiamo la palla, saltiamo nei cerchi, facciamo delle capriole. Dopo iniziamo a fare alcuni giochi di squadra come calcio o basket.

    Il gioco che mi piace dì più è calcio, e ogni volta faccio il portiere, perché è il mio ruolo preferito. Un martedì abbiamo fatto una partita di basket contro i professori. È stato tanto divertente anche se per prendere una palla sono scivolato e caduto. Alla fine dei giochi ci mettiamo tutti in cerchio e facciamo degli esercizi di respirazione e rilassamento. Dopo andiamo a cambiarci e ci prepariamo per tornare a scuola. Verso le 11:15 sono in classe.

    Mi piace molto fare questa attività sportiva tanto che mi sono iscritto con questa associazione anche a nuoto.

    Manuel Bellantone – 3^ B

  • 12

    Ogni martedì quando vado la alla palestra c’è la mia prof. Anna Barbieri e ci sono tanti ragazzi: Silvia, Manuel, Andrea, io e Vanessa.

    Ma, poi, facciamo il corpo libero e giochiamo a palla a canestro e a calcio, ci sono altri proff. di nome Mario, due donne e Debora. Giochiamo a palla e canestro maschi contro femmine e vincono sempre le femmine, ma sono triste perche non può venire Sandra (l’assistente comunale, ndr).

    Tutti prendiamo un pullman rosso dove ci sono tre posti dietro e tre posti davanti vicino all’autista. All’andata io e Vanessa ci sediamo vicino a Silvia, ma al ritorno vicino a Manuel e ascoltiamo le canzoni dal telefonino. Durante il viaggio parliamo anche di calcio e delle squadre che abbiamo fatto giocando a calcio. L’Inter vince sempre e poi il Milan fa anche il gol, ma il fuori gioco l’ha fatto la Vanessa, mentre l’ultimo gol dell’Inter l’ha fatto la prof. Anna Barbieri! Poi, il portiere l’ho fatto io ma paravo con le gambe perché avevo paura di farmi male il polso sinistro dove mi è arrivata dal mio amico Manuel una pallonata.

    Alla fine della mattinata di progetto la prof. Barbieri ci ha detto di andare a cambiare la maglia. Io ho quella dell’Inter. Mia sorella quella della’Adidas!.

    Giorgia Brognoli – 2^ A

    Mi diverto con Gimmy e Manuel a giocare a palla a canestro e a calcio e anche insieme al prof. Mario, e a Silvia, Andrea e Giorgia.

    Dopo aver fatto la ginnastica giochiamo a palla a canestro in squadre di maschi contro femmine. Dopo giochiamo a pallone in squadre Inter contro Milan.

    A canestro vincono le femmine mentre a calcio vince l’Inter cioè la squadra di Giorgia. Arriva il pullman e ci riporta a scuola dove le gemelle (noi!) raccontano a Sandra tutto ciò che hanno fatto.

    Vanessa Brognoli – 2^ C

    A me il progetto “Sportiamo insieme” piace molto perché il martedì insieme alle gemelle Giorgia e Vanessa e altri amici della scuola andiamo in una palestra vicino a scuola.

    La prof.ssa Barbieri ci aspetta la in palestra dove ci allena per fare lo sport. Il momento più bello è quando ci fa fare la partita di palla a canestro perché insieme a noi giocano anche i nostri professori che ci accompagnano.

    Il professore De Filippo, mio prof preferito, è molto bravo ma non riesce mai a togliermi la palla. A me non piace tanto fare sport, ma andare il martedì al progetto mi piace molto! Grazie anche alla presenza di Giorgia, Vanessa, Manuel, Marica, Andrea e Silvia.

    GianMaria Amato – 2^ A

  • 13

    aallttrroo ssuu……

    SSppoorrttiiaammoo iinnssiieemmee

    portiamo insieme” è un progetto promosso e sostenuto da insegnanti di Educazione Fisica particolarmente sensibili alle problematiche dei ragazzi diversamente abili, tanto da ideare un'iniziativa per coinvolgerli nelle attività sportive. Per chi non sopporta vedere i propri studenti diversamente abili saltare le ore di attività motoria perché considerate un ostacolo. Nel

    discutere di questo problema alcuni docenti novaresi hanno maturato la convinzione di dover far qualcosa per dare la possibilità anche a questi ragazzi di svolgere attività sportive, in primo luogo per apportare dei giovamenti fisici, ma soprattutto per allontanarli da possibili forme di depressione, isolamento e mancanza di autostima. “Sportiamo insieme ha già riscosso un notevole successo così da essere esteso a diversi Istituti Superiori novaresi tra cui il Liceo Artistico, il “Bonfantini”, il “Ravizza” e il “Bellini”. I propositi non finiscono qui perché toccherà anche i ragazzi normodotati! Durante le ore di Educazione Fisica potranno essere bendati, fatti sedere su sedie a rotelle simulando così degli handicap sui loro corpi, per poter vivere in prima persona tutti i limiti e gli imbarazzi dei compagni disabili. La sensibilizzazione proseguirà poi nelle ore di Italiano sotto forma di dibattito cosicché in molti potranno realizzare quanto sia dura vivere con alcuni disagi. Disagi che, fortunatamente, sport e caparbietà hanno reso sormontabili.

    Ma ecco i 20 sport in programma per i Giochi Paralimpici di Londra 2012.

    Tiro con l'arco paralimpico

    Paralympic Sailing

    Paralympic ripresa

    Sedia a rotelle Rugby Calcio a 5-a-side

    Paralimpici di atletica

    Paralympic Equestrian

    Canottaggio paralimpico

    Basket in carrozzina

    Paralympic Table Tennis

    Boccia

    Paralimpici Ciclismo -

    Strada Paralimpici Ciclismo -

    Pista Sedia a rotelle

    Scherma Nuoto Paralimpico

    Seduto Pallavolo Paralympic Judo Powerlifting Goalball Football 7-a-side

    “S

    http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-archery&usg=ALkJrhhI6AhpXk3GMRTNe6ihh1piIBIoiAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-archery&usg=ALkJrhhI6AhpXk3GMRTNe6ihh1piIBIoiAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-sailing&usg=ALkJrhhI15_fRwX3TXqchMJT9asLYlBvqQhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-shooting&usg=ALkJrhjNdzpoYHu0X2zm-FCO3FdICaZIJAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/wheelchair-rugby&usg=ALkJrhjh5lHrQ7pnoQ2HHMF3brTuxo645ghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/football-5-a-side&usg=ALkJrhjh70Fw5rGIIyVcvDPtSszHK2fRwghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-athletics&usg=ALkJrhgj92df6tn94z3Rv8T97xMV5jzh2ghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-equestrian&usg=ALkJrhjYE9Mt0oJHVot5nb_ziV_389qJjAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-rowing&usg=ALkJrhj25Hyxnf5NLe8RBCdM4CC00ZnTNAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-rowing&usg=ALkJrhj25Hyxnf5NLe8RBCdM4CC00ZnTNAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/wheelchair-basketball&usg=ALkJrhju9ZhGxIqcq-KCu6MF6anl_xum5Qhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-table-tennis&usg=ALkJrhjoMxRCWfqnMYnNXOzmE5neMygsRwhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-table-tennis&usg=ALkJrhjoMxRCWfqnMYnNXOzmE5neMygsRwhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/boccia&usg=ALkJrhg9PDaUwg_fdjl4e2EBDGCR11zsLwhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-cycling-road&usg=ALkJrhgl87NDyREa_j3pxdP79bzjAI1vvAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-cycling-road&usg=ALkJrhgl87NDyREa_j3pxdP79bzjAI1vvAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-cycling-track&usg=ALkJrhhlk5GyqSSc1JPEecxcaGooRvEWkAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-cycling-track&usg=ALkJrhhlk5GyqSSc1JPEecxcaGooRvEWkAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/wheelchair-fencing&usg=ALkJrhjzHPXA_6QVS9HA2RbGXZXvV1HuTQhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/wheelchair-fencing&usg=ALkJrhjzHPXA_6QVS9HA2RbGXZXvV1HuTQhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-swimming&usg=ALkJrhgYgwQpgkwdDHawJ7GeEu-ALutNtQhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/volleyball-sitting&usg=ALkJrhgNnpaR9aCvS0J4MqjISFRbjP2BKAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-judo&usg=ALkJrhhyEgyOMo2zw6aVh4ylNyo9z0tQfwhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/powerlifting&usg=ALkJrhgbOnVzUOzZmI2rJFLSszhR-x7hBghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/goalball&usg=ALkJrhhlz9KE0Xi1wEL4Hv-8yj3WNCG40whttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/football-7-a-side&usg=ALkJrhgYIhVXDa1mMoxUVSlpmtE2ljVFkghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-archery&usg=ALkJrhhI6AhpXk3GMRTNe6ihh1piIBIoiAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-sailing&usg=ALkJrhhI15_fRwX3TXqchMJT9asLYlBvqQhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-shooting&usg=ALkJrhjNdzpoYHu0X2zm-FCO3FdICaZIJAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/wheelchair-rugby&usg=ALkJrhjh5lHrQ7pnoQ2HHMF3brTuxo645ghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/football-5-a-side&usg=ALkJrhjh70Fw5rGIIyVcvDPtSszHK2fRwghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-athletics&usg=ALkJrhgj92df6tn94z3Rv8T97xMV5jzh2ghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-equestrian&usg=ALkJrhjYE9Mt0oJHVot5nb_ziV_389qJjAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-rowing&usg=ALkJrhj25Hyxnf5NLe8RBCdM4CC00ZnTNAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/wheelchair-basketball&usg=ALkJrhju9ZhGxIqcq-KCu6MF6anl_xum5Qhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-table-tennis&usg=ALkJrhjoMxRCWfqnMYnNXOzmE5neMygsRwhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/boccia&usg=ALkJrhg9PDaUwg_fdjl4e2EBDGCR11zsLwhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-cycling-road&usg=ALkJrhgl87NDyREa_j3pxdP79bzjAI1vvAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-cycling-track&usg=ALkJrhhlk5GyqSSc1JPEecxcaGooRvEWkAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/wheelchair-fencing&usg=ALkJrhjzHPXA_6QVS9HA2RbGXZXvV1HuTQhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-swimming&usg=ALkJrhgYgwQpgkwdDHawJ7GeEu-ALutNtQhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/volleyball-sitting&usg=ALkJrhgNnpaR9aCvS0J4MqjISFRbjP2BKAhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/paralympic-judo&usg=ALkJrhhyEgyOMo2zw6aVh4ylNyo9z0tQfwhttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/powerlifting&usg=ALkJrhgbOnVzUOzZmI2rJFLSszhR-x7hBghttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/goalball&usg=ALkJrhhlz9KE0Xi1wEL4Hv-8yj3WNCG40whttp://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en|it&rurl=translate.google.it&twu=1&u=http://www.london2012.com/football-7-a-side&usg=ALkJrhgYIhVXDa1mMoxUVSlpmtE2ljVFkg

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    I diplomati (e gli attuali studenti) del Bonfa che si raccontano

    anche al di fuori della scuola: tra esperienze di vita studentesca e novità nel mondo del lavoro

    OOrraa ttooccccaa aa vvooii!!!!!!

    IIll vvoossttrroo aaeerreeoo ee’’ llii’’ cchhee vvii aatttteennddee

    ddaallll’’aaeerrooppoorrttoo ddii MMaallppeennssaa,, 77 FFeebbbbrraaiioo 22001122 –– aa ccuurraa ddii DDiieeggoo DDuurraannttiinnii ((eexx aalllliieevvoo,, ccoorrssoo CC))

    o appena finito di leggere velocemente l'ultimo numero de “Il Bonfa” ed ora sto gettando sulla tastiera le mie dita scrivendo le prime cose che mi passano per la testa. Ne ho bisogno: non scrivo in italiano da una vita e devo togliermi di dosso questa ruggine. Quindi, se non volete leggere parole a

    caso per le prossime righe, saltate direttamente alla fine del pezzo. In caso contrario, provate a chiudere (figurativamente!) gli occhi e farvi portare in questo viaggio nel tempo. Il mio tempo, quello che ho vissuto ieri (l'ultima volta che sono stato al Bonfa) e quello che ho vissuto più di dodici anni fa (l'ultima volta che sono stato uno studente del Bonfa). Quindi allacciatevi le cinture! Io l'ho appena fatto, avete sentito quel click metallico? E decolliamo insieme. Mentre rolliamo in pista, ed il paesaggio innevato fuori dal finestrino si lascia ammirare un'ultima volta, per abituarci a tornare indietro nel tempo, comando a queste dita di scrivervi di ieri. Freddo. No, di più! Se i denti non battono, non vi siete ancora fatti un'idea precisa. Ma non importa. Oggi si torna al Bonfa dopo qualche anno, e un bagaglio d'esperienza che svuoterò fra qualche minuto. La scuola non è cambiata, fa un po' meno impressione ora, l'orto botanico è

    molto più ricco. E tutto è bianco. E ghiacciato. Dentro, la prof. Saronni mi aspetta per parlare ai ragazzi di quinta (A prima, e C poi), e per rivederci dopo tanto tempo. Ed è sempre un piacere. Perché proprio io dovrei parlare ai ragazzi di quinta? Beh, siamo ormai sulla pista, i motori rombano all'improvviso e l'ultimo respiro rimane a metà dentro i polmoni... e siamo in volo, verso l'estate del 1999. Un diploma, la voglia di godermi l'estate e poi chissà. Un test d'ingresso e l'università in qualche mese. Biotecnologie Vegetali: la scelta. Nuovo, innovativo, combina ciò che ho imparato al Bonfa con quello che mi affascina e che ancora non conosco: biologia molecolare, genetica, ricerca... e subito qualcosa va male. Il test è molto più difficile di quanto mi aspettassi. Ne prendono 200, io arrivo 264esimo. Ma vengo ripescato. Sono dentro, per il rotto della cuffia, ma sono dentro. L'impatto con l'università vera e propria è anche peggio. All'improvviso mi ritrovo con migliaia di

    pagine da studiare, nozioni da ricordare. Non è semplice. A luglio del primo anno ho dato solo un esame (chimica inorganica, grazie alla prof. Barsuglia!), sono vicino a mollare... ma resisto. E così, un esame dopo l'altro, arrivo a completare i miei studi in corso nonostante il pessimo inizio. E nemmeno sfiguro: 107/110, tesi in genetica del mais. Spoiler alert: qui vi arriva la prima morale! Ce la potete fare!!! So benissimo quello che si dice di chi va al Bonfa, hanno preso per il cuBo pure me. Ma voi sbattetevene, non fatevi condizionare. Se avete un sogno, un'idea per il vostro futuro, perseguitela, metteteci tutti voi stessi ed inseguitela... la raggiungerete! Fuori dal finestrino le nubi si sono diradate e le alpi svizzere sono ormai alle spalle. I miei occhi indugiano per un attimo sul panorama innevato al confine tra Francia e Germania...

    H

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    Germania... è proprio lì che il nostro volo ci porta ora. Colonia, sulle sponde del Reno. Splendida città, fantastiche persone... e incredibili ricordi, impareggiabile esperienza. Dopo la laurea decido che voglio fare ricerca. Mi piace, mi appassiona, mi affascina e mi rapisce. Fare ricerca, ad alto livello e nel mio campo, in Italia, è estremamente difficile. Ed un'esperienza all'estero è quello che voglio. L'occasione arriva quando mi offrono un posto per un dottorato a Colonia. Il progetto: studiare una famiglia di geni che regolano lo sviluppo dell'embrione delle piante, usando mais, ed anche studiare l'evoluzione di questi geni, partendo da Physcomitrella patens (il comune muschio) per arrivare alle piante più evolute. L'impatto con la realtà al di fuori dell'Italia è devastante. Pensavo di sapere abbastanza inglese per farmi capire, ma mi accorgo subito che non è nemmeno sufficiente a comprare il pane. Passo i primi sei mesi a cercare di capire quello che mi dicono. Passo i secondi sei mesi a cercare di far capire quello che io dico. Poi migliora, riesco ad essere un po' più me stesso, ma continuo a migliorare il mio inglese. La mia ricerca continua, e dopo 4 anni esatti ottengo il dottorato (Ph.D all'estero). Spoiler alert: seconda morale in arrivo. Ragazzi, un consiglio di cuore: imparate l'inglese e, se potete, fate una o piu’ esperienze all'estero. Già da ora. Vi fa crescere. Vi apre gli occhi. Vi fa conoscere gente e luoghi che altrimenti non avete nemmeno idea esistano. Andate, partite, senza remore ne paure. In una parola, vivete!!! Ricapitoliamo: 1999 esco dal Bonfa, 5 anni e mezzo dopo mi laureo (2005), 4 anni ancora e anche il dottorato è fatto (2009). ci rimangono ancora 2 anni è un pezzo, giusto?!?!? L'inglese è buono, l'idea è cambiata. Non voglio più fare ricerca di base, voglio fare ricerca applicata, magari breeding (miglioramento varietale). Ed arriva un'altra offerta irrinunciabile. Un progetto su una specie tropicale (Jatropha curcas) per migliorarla, iniziare un programma di breeding, allo scopo di utilizzare Jatropha per la produzione di biocarburanti. Bello, ci piace. Proviamo a vedere se mi prendono. Mi hanno preso! E quindi si parte di nuovo. Per dove? Avete ragione, mi sono dimenticato. San Diego, California. E chi l'avrebbe mai detto?!?!? Uno studentello qualunque 10 anni prima si diploma al Bonfa, e non solo riesce a laurearsi, non solo ottiene un dottorato (il più alto livello d'istruzione possibile), ma ora se ne va in California. Spoiler alert: terza morale. La più ovvia. Se ce l'ho fatta io, ce la potete fare anche voi! Non

    sono un genio, non vincerò premi Nobel e non ho sacrificato la mia vita per raggiungere questi obiettivi e fare ciò che ho fatto. Chiedete a chi mi ha avuto come alunno se non mi credete. Ho semplicemente inseguito con voglia e determinazione le mie ambizioni, ho coltivato le mie passioni, mi sono dato da fare ed ho imparato ad essere indipendente. L'ho fatto io. Se lo volete, lo farete pure voi! Sono rimasto a San Diego per poco più di due anni, fino a novembre dell'anno scorso. Poi, ho deciso di ritornare in Europa, il mio continente, che scorre incredibilmente piano là sotto, fuori dal finestrino, nonostante so che stiamo sfiorando i 900 Km/h. Rimangono solo tre mesi per arrivare a ieri, 6 febbraio 2012. E mentre il volo rallenta per atterrare morbido e farci ritornare senza troppi scossoni al presente,

    noto che la neve domina ancora il paesaggio sottostante. Lo sapevo, Suzanne me l'aveva detto ieri sera, via Messenger. Fra pochi minuti atterreremo. L'aeroporto: Schiphol Amsterdam. La destinazione finale: Wageningen. Eggià, vivo in Olanda ora. Il mio aereo è atterrato qui. Ma non è la mia destinazione finale. Qui faccio solo scalo. Non so ancora quando il mio viaggio ripartirà, e quale sarà la sua destinazione. So quello che voglio ora, e so che volevo proprio essere qui, in questo aereo che mi riporta a casa, dopo aver passato qualche giorno in patria. Ed aver salutato un'altra volta la mia scuola, il Bonfa. Ora tocca a voi!!! Il vostro aereo è lì che vi attende, i motori sono caldi, i serbatoi pieni, il comandante aspetta istruzioni. Quelle ali non sono fatte per volare bassi. Sono fatte per assaporare la brezza quando il sole tramonta sul Pacifico, o per essere inebriati dal più folle carnevale in terra alemanna, o ancora per ammirare l'alba tra i picchi guatemaltechi. Sono fatte per portarvi dove voi volete. Sono fatte per farvi vivere, senza limiti!

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    ee ddooppoo iill BBoonnffaannttiinnii

    UUNNIIVVEERRSSIITTÀÀ??!! Ecco cosa offre il territorio novarese.

    Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” è nata nel 1998 con una struttura tripolare unica in Italia. Un Ateneo giovane e “a misura di

    studente”. L’attività di formazione si svolge su un’area geografica piuttosto ampia: tre città diverse, sedi istituzionali dell’Ateneo:

    AAlleessssaannddrriiaa Giurisprudenza Scienze Matematiche,

    Fisiche e Naturali

    Scienze Politiche www.sp.unipmn.it

    NNoovvaarraa Economia

    www.eco.unipm.it Farmacia Medicina, Chirurgia e

    Scienze della Salute

    VVeerrcceellllii

    Lettere e Filosofia www.lett.unipmn.it

    AALLTTRROO??!! Ecco cosa fanno i diplomati del Bonfa.

    NN II RRAAGGAAZZZZII DDEELLLLAA EEXX QQUUIINNTTAA AA.... .. ssuull mmoonnddoo ddeell llaavvoorroo ee aallll ’’uunniivveerrssiittaa ’’

    A nove mesi dal diploma ecco alcuni impieghi di alcuni studenti della ex 5^ A dell’anno scolastico 2010/2011… qualcuno prosegue negli studi, qualcun altro si “butta” nel tortuoso mondo del lavoro!

    SILVIA LA PORTA

    studentessa di Infermieristica - Novara

    SIMONE VALENTINI

    studente di Viticoltura ed Enologia - Milano

    ALBERTO BUSNELLI

    studente di Viticoltura ed Enologia - Milano

    MARTA VOLPI

    studentessa di Sistemi del Verde – Milano

    GABRIELE PRINI

    studente di Scienze e

    Tecnologie Agrarie – Milano e aiutante presso

    Pizzeria La Ruota

    FEDERICO FERRARA

    operaio presso Riseria Fortina - Cavagliano

    MATTEO CRUGNOLA

    impiegato presso azienda di famiglia - Novara

    STEFANO ZENNARO tirocinante presso

    Columbian Carbon Europa – Trecate (attualmente

    incarico finito)

    VALENTINA RUZZA

    barista presso bar Airone - Novara

    ALESSANDRA MISEROCCHI

    studentessa di Tecniche Erboristiche – Imola

    (attualmente ha lasciato)

    SIMONE D’ADDEO studente di Lingue e

    Culture dell’Asia e

    dell’Africa - Torino

    ERICA AMATO

    studentessa di Igiene Dentale - Novara

    L’

    http://www.sp.unipmn.it/http://www.eco.unipm.it/http://www.lett.unipmn.it/

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    AAdai la tua opinione su TEMI DI ATTUALITA’ o PROBLEMATICHE D’INTERESSE PUBBLICO

    o NELL’AMBITO SCOLASTICO

    scrivi una mail a [email protected]

    uunnoo SSGGUUAARRDDOO aall FFUUTTUURROO:: NNeettWWoorrKK MMaarrKKeettiinngg un’alternativa a quello che noi oggi conosciamo come lavoro: parola a un’ex studentessa

    n questo articolo voglio rendere nota l’esistenza concreta di un’alternativa a quello che noi oggi conosciamo come lavoro tradizionale, sia che si tratti di impiegato, professore (e quindi dipendente statale), sia che si tratti di un manager di un’azienda o di un fabbro… il quadro attuale dell’economia non è sicuramente roseo, e non lo sarà per

    molto tempo. Coloro che dovranno muoversi ad affrontare questa situazione di stallo saranno i giovani, con le proprie idee e tanta voglia di fare e mettersi in gioco. Ormai nemmeno la laurea è sufficiente per trovare un lavoro sicuro, stabile e duraturo. Le previsioni statistiche parlano chiaro sulla disoccupazione e sul fatto che in futuro probabilmente, nemmeno esisterà il cosiddetto posto fisso. Qualcosa di quest’epoca industriale, sembra proprio essersi inceppato. Se ci

    guardiamo intorno quante persone si considerano DAVVERO felici? Oppure, quante di loro hanno realizzato e vissuto i propri sogni? Siamo sempre di corsa, usiamo sempre più spesso frasi come: “Non ho tempo”, “Non vedo l’ora che arrivi fine mese per la busta paga!”, “Il mio capo mi sfrutta! E i soldi restano sempre uguali”. Fermiamoci un attimo davanti a questa frenesia e domandiamoci: “Ma dove stiamo andando così di corsa?”. Non molti hanno più una reale risposta. Perché? Perché siamo letteralmente posseduti dal nostro lavoro. Più lavoriamo e più guadagniamo, così ci hanno sempre insegnato. Più lavori, maggiori potranno essere i tuoi risparmi per la pensione! Chi vedrà più la famigerata pensione?! Il

    concetto di pensione, penso che debba sparire. L’essere umano in quanto

    individuo LIBERO dovrebbe poter vivere ed agire secondo i propri potenziali e realizzarsi di giorno in giorno, non lavorare in un meccanismo subdolo che, con il passare degli anni, toglie anche la forza ai sentimenti, alimentando, invece, il simbolismo ed il consumismo eccessivo. Vorrei farvi ragionare un attimino. Provate a rispondere, così da valutare riguardo queste cose, cosa ne pensate e cosa ne sapete:

    1) come funziona ora l’economia? Chi ha più soldi a questo mondo?; 2) cosa conosci davvero riguardo alla circolazione del denaro?; 3) sei padrone della tua vita e del tuo lavoro, oppure il tuo lavoro ti possiede? E quindi vivi per lavorare,

    aspettando una pensione che ti darà molto poco, SE l’avrai...

    I

    pp rr oo ff ii ll oo dd ee ll ll ’’ aa uu tt rr ii cc ee

    Valentina Guidetti ex studentessa del Bonfa, diplomata nell’anno scolastico 2009/2010 ha studiato anche presso Università degli Studi di Milano – Biotecnologie Industriali e Ambientali, parla Italiano e Inglese, abita a Briona, nata il 4 agosto 1991

    citazioni preferite: "Perché civile, esser civile, vuol dire proprio questo: dentro, neri come corvi. Fuori, bianchi come colombi. In corpo fiele, in bocca miele". (Luigi Pirandello)

    mailto:[email protected]://www.facebook.com/pages/Universit%C3%A0-degli-Studi-di-Milano/108127929215622

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    Bene, per la maggior parte delle persone troveremo risposte tipo: 1) i soldi ce li hanno le persone che hanno lavorato duro e hanno magari alle spalle una famiglia di imprenditori,

    da cui rilevano un’azienda consolidata negli anni; oppure i soldi li hanno i ladri, i politici o coloro che lavorano in proprio (se sono fortunati)!;

    2) so solo che nelle mie tasche ne ho poco!; 3) lavoro per vivere. Spesso mi sento da solo.

    In conseguenza a quanto detto, ora vi racconto come vanno le cose secondo il mio modo di vedere. Analizziamo i cosiddetti quadranti del flusso dei soldi (“I quadranti cashflow” cit. Robert Kiyosaki, famoso economista, professore ed autore di best sellers).

    E = Employee, ovvero i lavoratori dipendenti. Questa fascia include mansioni che partono dal facchino di un’impresa arrivando anche ai presidenti. Ognuno di loro dirà sostanzialmente “Voglio un lavoro sicuro, che mi dia un resoconto immediato e una buona pensione”. Quello che interessa è quindi una posizione ritenuta sicura.

    S = Self Employed ovvero i lavoratori autonomi, i cui principi non si discostano molto dai precedenti, e la loro attività è basata su un’affermazione tipo: “Se vuoi che una cosa sia fatta bene, falla tu stesso!”. Lavorano da soli, per esempio le estetiste, parrucchiere, il macellaio o chiunque abbia una propria attività. E se si dovessero ammalare? Chi lavora per loro? Lo stipendio che fine farà?

    B = Business Owner: nel terzo quadrante, in alto, ci sono poi i titolari d’impresa, come Bill Gates, che hanno costruito un’impresa enorme e dalla quale possono vivere di rendita. E per definizione una grande impresa deve

    essere almeno composta da 500 dipendenti. E questo significa avere un’idea geniale da lanciare e promuovere, determinazione per arrivare a farla conoscere, imparare a gestire documenti con le banche, commercialisti, avvocati (senza contare i possibili debiti che si possano contrarre durante il cammino... ed innumerevoli altri fattori, gestire documenti riguardo ogni singolo dipendente ed eventuali problemi per infortuni eccetera. Insomma, un titolare d’impresa sicuramente sta cercando di costruirsi “un buon sistema” che funzioni, costruendo una rete, possibilmente con persone intelligenti, sveglie e magari di fiducia. Quindi, loro vogliono che siano altre persone a dirigere il business con loro o se ad un certo livello, per loro.

    I = Investitors: gli investitori, che hanno i soldi che lavorano per loro. E qui, per un “uomo medio” o si vince una fortuna al Superenalotto dalla quale si farà in modo di avere rendite future (es. costruirsi appartamenti o addirittura case da affittare) oppure non è una cosa a cui tutti possono arrivare. Riassumendo le differenze agli estremi dei due quadranti di destra e sinistra: i lavoratori dipendenti quindi, lavorano per i ricchi! Gli operai si spaccano la schiena e i dirigenti vanno in giro con la Porsche. Inoltre, qualsiasi dipendente può essere licenziato in qualunque momento. E qui dove finisce tutta quella sicurezza? Gli investitori hanno i soldi che lavorano per loro, hanno rendite passive.

    Qualcosa non sta funzionando per la maggior parte delle persone. Ci hanno sempre tramandato questo tipo di conoscenza: vai a scuola, studia, lavora duro per ottenere un buon lavoro, che possa darti promozioni, uno stipendio mensile fisso. La maggior parte di noi, infatti, vive da lavoratore dipendente. E se ci facciamo caso, nel corso degli anni, si abbandonano le proprie passioni, gli interessi, si accantonano i propri sogni... è chiaro! Ci manca il tempo, dobbiamo lavorare! Ma quindi questi investitori cos’hanno? La bacchetta magica? No. La soluzione è più semplice del previsto:

    il valore delle persone del quadrante a sinistra è la stabilità;

    il valore delle persone del quadrante a destra, è quello che vogliono. I loro obiettivi e sogni. È evidente che prima di diventare investitori sia necessario essere titolari d’impresa. Ci sono due possibilità, fondamentalmente, per diventare titolari d’impresa. Il franchising come ad esempio McDonald. Se puoi investire dai 600.000,00 € ai 900.000,00 € e dirigi bene un McDonald diventerai un titolare d’impresa. Tuttavia:

    McDonald decide se puoi costruire una filiale nella tua città;

    McDonald decide le strategie di marketing;

    McDonald può spostarti dove vuole;

    McDonald sfrutta molti giovani,tra quelli più “svegli” ,dopo averli assunti e valutati, alcuni li rendono manager, affibbiando loro il controllo di un centro Mc ad orari e ritmi assurdi, affidando mansioni importanti (anche di tipo bancario) senza alcuna sicurezza e spesso senza riconoscere gli straordinari.

    L’altra possibilità per diventare titolare d’impresa è il network marketing: non è necessario investire denaro. Non c’è rischio d’impresa. Si ha un sistema di appoggio e un’equipe di persone aventi esperienza in campo, che potranno seguire e sostenere. E in ultimo: tutti volontari che può essere tanto un vantaggio, quanto uno svantaggio. Vantaggio, perché c’è gestione propria di tempo e risorse personali. Svantaggio, perché non c’è la banca che ricorda il mutuo da

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    pagare, non c’è il capo che ricorda la puntualità e quindi si rischia di non restare sempre focalizzati sull’attività. Da qui,

    si capisce l’essenzialità dei propri obiettivi e sogni. Cari colleghi bonfantiniani, sono loro la vostra benzina. Una

    persona veramente determinata a raggiungere un obiettivo non si ferma di fronte ad una tempesta!

    Dunque, come si sviluppa un’attività di network

    marketing? Partiamo da questo ragionamento: tutti siamo consumatori. Tutti ci laviamo i denti, facciamo la doccia, teniamo alla nostra salute... quindi, tutti, abbiamo bisogno di prodotti di largo consumo. E dietro a tutto quello che noi consumiamo c’è sempre una fabbrica. Prendiamo in esempio Colgate, produttore mondiale di dentifricio. Alla fabbrica produrre il dentifricio, costa 30 unità. Prima che il dentifricio arrivi al consumatore, passa diversi step, nei quali c’è sempre qualcuno che vuole guadagnare, tra essi ci sono i trasporti, l’intermediazione oppure, la pubblicità, che, inoltre, è uno dei più dispendiosi. Come ultima fase arriva al supermercato e al consumatore. Quest’ultimo metterà 100 acquistando il dentifricio. E non

    guadagnerà nulla. Per questo motivo, si definisce, “passivo” il consumatore nel mercato tradizionale. Guardate l’immagine e fate i conti. Con il passare degli anni, quanti soldi sono contenuti in quel 70%?! Con il network marketing, invece, il consumatore è direttamente collegato alla fabbrica. Non esistono più quegli step intermedi. Quel 70% nel network marketing viene distribuito tra i consumatori con le provvigioni. Immaginate quanti siano. Quindi, il consumatore è direttamente collegato alla fabbrica. Non appena si collega avrà: uno sconto del 25% garantito, su tutti i prodotti, la possibilità di commercializzare i prodotti, avendo delle provvigioni. La possibilità di creare una rete che significa, in pratica, collegare tanti consumatori (che saranno collegati alla fabbrica) ed ogni volta che qualcuno si laverà i denti, tu guadagnerai soldi. Basta acquistare un codice, comprare direttamente dalla fabbrica (ricordo lo sconto del 25%) e parlare della possibilità di fare rete con altre persone. Ognuno potrà godere degli stessi benefici. Si tratta solo di fare il passaparola. Traduciamo in numeri questa possibilità di fare rete. È utilizzata una scala che và dal 3% al 21%. L’obiettivo ultimo è portare i membri della tua rete al 21% per avere riconosciuta per sempre un bonus

    di 4% su ognuno dei fatturati. La crescita dei profitti, quindi, può essere esponenziale, per ognuno! Perché chi entrerà in rete con te, farà a sua volta una propria rete e così via. In questo modo, in 2-5 anni puoi arrivare dove spingerai tu. Le prospettive lavorative ad oggi rasentano lo zero... i numeri sulla disoccupazione sono concreti e spaventano. Inoltre, chi non vorrebbe una propria attività per poter gestire la propria vita al meglio e realizzare i propri sogni? Si tratta di costruire un proprio business, una propria rete, in cui il singolo individuo gode delle stesse possibilità di chi lo invita. Il guadagno è proporzionale al proprio impegno. Siete voi a gestire il vostro tempo e le vostre strategie. L’attività potrete tramandarla di generazione in generazione. Mentre nel settore tradizionale no.

    Ne vale la pena? A voi la decisione. per ulteriori informazioni

    sul Network Marketing: numero cellulare: 347.6480384

    e-mail: [email protected]

    contatto Facebook: Valentina Guidetti

    mailto:[email protected]

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    Capita sempre più frequentemente di leggere sulle etichette e sulle confezioni di cosmetici, shampoo e creme “paraben

    free” oppure “senza parabeni”. Ma che cosa sono i parabeni e a cosa servono? Sono conservanti di sintesi usati spesso in sinergia con altri composti, come gli isiotiazolinoni e l’imidazolidinil-urea, che insieme impediscono l’inquinamento microbico di molti cosmetici, in particolare delle emulsioni e delle soluzioni acquose, ma che possono anche indurre sensibilizzazione cutanea. Per questo motivo è preferibile usare la quantità minima necessaria per

    raggiungere l’effetto preservante. I conservanti, parabeni compresi, scongiurano anche la proliferazione di germi patogeni che possono essere causa di rischi seri per i consumatori. Sono attualmente allo studio sostanze che abbiano le stesse proprietà battericide e funghicide, ma prive di effetti collaterali sulla pelle. Nel frattempo però, molte aziende di provata serietà scientifica, continuano ad utilizzare i parabeni per la conservazione dei loro prodotti. Sembra

    che i parabeni siano composti chimici poco tossici, sebbene in alcuni soggetti possano indurre la comparsa di reazioni allergiche. Tuttavia, recenti studi hanno stabilito che questi conservanti possono essere anche causa di una lieve alterazione della funzionalità del sistema endocrino sebbene, al momento, non sia possibile caratterizzare e quantificare il rischio, in particolare di tipo cancerogeno. Luminari della medicina hanno affermato che il legame diretto tra il cancro al seno e i parabeni e i sali d’alluminio, contenuti in deodoranti e anti-traspiranti, è

    solo un’ipotesi che va confermata da studi epidemiologici a lungo termine e soprattutto condotti su un maggior numero di campioni. Alcuni ricercatori non sono dello stesso parere insistendo nell’indicare gli antitraspiranti quali possibili responsabili dei tumori al seno. I dubbi, quindi, restano e spronano gli scienziati a cercare alternative. La necessità di conservare i prodotti però resta. E, ancora una volta, Madre Natura fornisce una possibile alternativa.

    Attualmente, oltre ai conservanti di sintesi, se ne possono usare alcuni di origine naturale che svolgono un’attività antimicrobica. Sono gli oli essenziali di limone, timo, lavanda e mirto australiano, l’acido usnico che si estrae dal lichene islandico e l’estratto di caprifoglio giapponese. Ma anche una formulazione perfetta, dove il rapporto tra le componenti oleose ed acquose, tra emulsionanti naturali, oli essenziali, estratti vegetali e tutti gli altri ingredienti è

    equilibrato, favorisce la stabilità e l’asetticità del cosmetico. A voi il responso!

    FFRREEEE--PPAARRAABBEENN aa ccuurraa ddeellllaa pprrooff..ssssaa EElliissaabbeettttaa IIuurriillllii ee ddeellllaa rreeddaazziioonnee

    ari lettori del giornalino scolastico, approfitto di questo spazio per condividere con voi

    un’informazione appresa da poco, che mi ha davvero turbato. Qualche giorno fa, una mia

    amica, sensibile ai problemi della salute, mi ha informato di una cosa di cui non sospettavo

    assolutamente l’esistenza, forse per ignoranza, forse per superficialità, fatto sta che non avevo il minimo sospetto di ciò ed è per questo che ne sono rimasta scossa. Questa mia amica quindi, mi ha detto CHE TUTTI I PRODOTTI DI USO COMUNE PER LA CURA DEL CORPO SONO FATTI UTILIZZANDO

    PRODOTTI DERIVATI DEL PETROLIO, i cosiddetti parabeni. Chiaramente dopo essere stata scossa da

    questa informazione che mi ha fatto sentire ingenuamente esposta ad un pericolo per la mia salute e

    per quella dei miei cari, mi sono informata. Ho scoperto che questi prodotti sono presenti

    dovunque, nei dentifrici, negli shampoo, nelle creme idratanti, nei balsami per i capelli, nei

    lucidalabbra, nei rossetti ed in mille altri prodotti di uso quotidiano. Queste sostanze sono utilizzate sia come conservanti che come emollienti. TUTTE LE CASE PRODUTTRICI NE FANNO UN GRANDE USO,

    SONO PRESENTI SIA NELLE CREME CHE TROVIAMO COMUNEMENTE NEI SUPERMERCATI, SIA IN QUELLE

    SUPERCOSTOSE CHE SI ACQUISTANO IN PROFUMERIA. La cosa che mi ha particolarmente turbato è

    sapere che tutti noi ne facciamo un grande uso senza essere informati di questo aspetto nocivo,gli

    ingredienti con cui sono fatte queste creme o dentifrici o quant’altro vengono scritti in caratteri

    piccolissimi difficilissimi da leggere, soprattutto per una “tardona” come me che ha bisogno ormai

    degli occhiali, ma giuro che anche con questi non si riesce a leggere nulla. Insomma spalmiamo sul

    nostro corpo delle sostanze derivanti del petrolio senza saperlo! Mettiamo in bocca, senza saperlo,

    sostanze derivanti dal petrolio. Le sostanze incriminate sono: benzylparaben e pentylparaben, isopropyl-, isobutyl- e phenyl-parabens, methyl-paraben e l’ethyl-paraben, butyl-paraben e il propyl-

    paraben. Va da se che ho scoperto, leggendo qualcosa su internet, che all’uso di queste sostanze è

    legato l’aumento di tumori al seno e sicuramente alla pelle. Ci tengo a precisare di non avere

    nessuno interesse privato nel voler divulgare queste informazioni, l’unico motivo che mi spinge a

    farlo è la convinzione che le scelte quotidiane debbono essere fatte in assoluta consapevolezza dei

    vantaggi e svantaggi che tali scelte possono determinare.

    Sperando di essere riuscita nell’intento di informare, vi ringrazio dell’attenzione e vi invito a fare acquisti consapevoli, in generale ed in particolare ad acquistare prodotti con il marchio FREE

    PARABEN!!!

    C

    http://www.piusanipiubelli.it/dizionario/causa/art/1077http://www.piusanipiubelli.it/dizionario/pelle/art/1077http://www.piusanipiubelli.it/dizionario/seno/art/1077http://www.piusanipiubelli.it/dizionario/timo/art/1077

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    iill ppeeggggiioorr uussoo cchhee ppuuooii ffaarrnnee èè ffuummaarrllaa!!

    ((cciitt.. bbeeppppee ggrriilllloo,, 11999977))

    onvenzionalmente il termine “cannabis” viene usato per indicare soltanto la pianta coltivata per ottenere prodotti psicoattivi o medicinali, e viene esteso alle sostanza psicoattive che vengono ottenute dalla pianta. Il più importante principio attivo della

    cannabis è il tetraidrocannabinolo (THC). I principali derivati

    della cannabis sono HASHISH e MARIJUANA. La marijuana (chiamata in mille modi come “erba”, “maria”, “canna”, “spino”, “paglia”, “brace”, etc.) è una mistura grigio-verde di foglie, gambi, semi e fiori secchi triturati di Cannabis sativa ossia la pianta della canapa. La maggior parte dei consumatori di marijuana fuma questa droga attraverso sigarette preparate manualmente (gli “spinelli” o “joint”) o con pipe d’acqua (“bong”). Diffusa anche la pratica di preparazione dei “blunt” ovvero sigari di marijuana preparati tagliando i sigari e sostituendo il tabacco con la marijuana spesso combinata con altre pericolose droghe quali crack o cocaina. Il principale principio attivo contenuto è il delta-9-

    tetraidrocannabinolo (THC) che origina effetti di ALTERAZIONE MENTALE caratteristici dell’intossicazione da marijuana. Chi fa uso di marijuana può anche sperimentare piacevoli sensazioni

    (colori e suoni intensi, tempo che scorre lentamente) MA la bocca diventa asciutta e il consumatore può avvertire rapidamente gli stimoli della fame e della sete. Le mani potrebbero iniziare a tremare e diventare fredde mentre l’euforia passa dopo poco e si comincia ad avvertire stanchezza e depressione. Vi sono casi di ansia, paura, diffidenza e panico. La marijuana crea danni perché altera le capacità della persona di memorizzare e ricordare gli eventi e di spostare l’attenzione da una cosa ad un’altra. Il THC interrompe la coordinazione e l’equilibrio legandosi ai ricevitori nel cervelletto e alle parti del cervello che regolano l’equilibrio, la postura, la coordinazione dei movimenti ed il tempo di reazione. Alcuni studi dimostrano che approssimativamente dal 6 al 10% delle vittime di incidenti mortali risultavano positive al THC. In molti di questi casi è stata rilevata anche la presenza di alcol.