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II° FORUM BAMBINI DI STRADA (Shadow children) Roma, sabato 26 gennaio 2013 LIBERA UNIVERSITALUMSA Aula Pizzardo, 3° piano Borgo S. Angelo, 13 Resoconto a cura di Catello Masullo (Rotary Club Roma Cassia) e Jamil Hashour (Rotaract Club Roma Cassia) Da Sx : Valeria Galletti, Roberto Giua e Laura Dryjanska Foto di Giorgio Barbato (Rotaract Club Roma Cassia) Il Rotary Club Roma Cassia, in collaborazione con i Rotary Club Roma, Roma Castelli Romani, Roma Eur, Roma Foro Italico, Roma Nord, Roma Ovest, Roma Sud Ovest, Roma Trinità dei Monti, Aprilia Cisterna, Cagliari Nord, Sedilo Marghine Centro Sardegna, Dorgali, Rotaract Roma Cassia, ha organizzato il secondo Forum in epigrafe. Ha introdotto i lavori Valeria Galletti - Presidente RC Roma Cassia, scusando per l’assenza il prof. Della Torre che ha avuto un processo di urgenza , nella sua veste di presidente del Tribunale Vaticano. Il Rettore, particolarmente coinvolto nel Progetto ha generosamente contribuito a livello privato, ed in tutta riservatezza, a questo progetto rotariano. La sua generosità é stata tale che nell’Hogar San Cayetano, la Casa Famiglia aiutata in Argentina, c’é una targa che ricorda la sua famiglia. Il progetto Bambini di Strada, è nato nel 2009 ufficialmente con il primo Forum organizzato sempre presso la Lumsa da una idea della stessa Valeria Galletti, tenuta a lungo nel cassetto fino a quando ha trovato un grande “alleato” in Roberto Giua, allora Presidente del RC Roma Cassia . Si tratta di 500 milioni di piccoli (dai tre anni in su)che finiscono in strada per abbandono da parte dei genitori troppo poveri per mantenerli, morte dei genitori,fuga da famiglie dove hanno subito soprusi e violenze anche sessuali, guerre che li hanno lasciati orfani.... Per strada lavorano, raccogliendo cartone e lattine, spacciano, si prostituiscono. Hanno scarso rispetto per la società che li ha respinti e che, in genere, preferisce ignorarli. Rientra nel denominatore comune a tutti i luoghi del mondo anche lo spaventoso problema del trapianto di organi. Anni fa si mormorava che dalla sola Buenos Aires spariscono 200 bambini al giorno e pare ci siano ospedali europei che li accolgono e che procedono ad espianti progressivi, fino alla soppressione finale. E indubbiamente ci dovranno pur essere medici validi che sanno effettuare anche complessi espianti! La speranza di Valeria Galletti era che, dopo “End Polio ”, il Rotary potesse porre al centro delle azioni un nuovo progetto “ End Street Kids ”, ma non aveva considerato gli interess i spietati della

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II° FORUM BAMBINI DI STRADA

(Shadow children)

Roma, sabato 26 gennaio 2013

LIBERA UNIVERSITA’ LUMSA Aula Pizzardo, 3° piano

Borgo S. Angelo, 13

Resoconto a cura di

Catello Masullo (Rotary Club Roma Cassia) e

Jamil Hashour (Rotaract Club Roma Cassia)

Da Sx : Valeria Galletti, Roberto Giua e Laura Dryjanska

Foto di Giorgio Barbato (Rotaract Club Roma Cassia)

Il Rotary Club Roma Cassia, in collaborazione con i Rotary Club Roma, Roma Castelli Romani, Roma Eur,

Roma Foro Italico, Roma Nord, Roma Ovest, Roma Sud Ovest, Roma Trinità dei Monti, Aprilia Cisterna,

Cagliari Nord, Sedilo Marghine Centro Sardegna, Dorgali, Rotaract Roma Cassia, ha organizzato il secondo

Forum in epigrafe.

Ha introdotto i lavori Valeria Galletti - Presidente RC Roma Cassia, scusando per l’assenza il prof.

Della Torre che ha avuto un processo di urgenza , nella sua veste di presidente del Tribunale Vaticano.

Il Rettore, particolarmente coinvolto nel Progetto ha generosamente contribuito a livello privato, ed in

tutta riservatezza, a questo progetto rotariano. La sua generosità é stata tale che nell’Hogar San

Cayetano, la Casa Famiglia aiutata in Argentina, c’é una targa che ricorda la sua famiglia.

Il progetto Bambini di Strada, è nato nel 2009 ufficialmente con il primo Forum organizzato sempre

presso la Lumsa da una idea della stessa Valeria Galletti, tenuta a lungo nel cassetto fino a quando ha

trovato un grande “alleato” in Roberto Giua, allora Presidente del RC Roma Cassia .

Si tratta di 500 milioni di piccoli (dai tre anni in su)che finiscono in strada per abbandono da parte

dei genitori troppo poveri per mantenerli, morte dei genitori,fuga da famiglie dove hanno subito

soprusi e violenze anche sessuali, guerre che li hanno lasciati orfani.... Per strada lavorano,

raccogliendo cartone e lattine, spacciano, si prostituiscono. Hanno scarso rispetto per la società che li

ha respinti e che, in genere, preferisce ignorarli.

Rientra nel denominatore comune a tutti i luoghi del mondo anche lo spaventoso problema del

trapianto di organi. Anni fa si mormorava che dalla sola Buenos Aires spariscono 200 bambini al

giorno e pare ci siano ospedali europei che li accolgono e che procedono ad espianti progressivi, fino

alla soppressione finale. E indubbiamente ci dovranno pur essere medici validi che sanno effettuare

anche complessi espianti!

La speranza di Valeria Galletti era che, dopo “End Polio ”, il Rotary potesse porre al centro delle

azioni un nuovo progetto “ End Street Kids ”, ma non aveva considerato gli interessi spietati della

malavita, con un enorme giro di miliardi che ruota intono all’utilizzo dei bambini di strada e, quindi,

l’unica strada sicura da seguire é quella del sostegno alle case famiglia, religiose e non, che portano un

aiuto capillare e sotterraneo con scarso rischio per gli operatori coinvolti. Si tratta di un aiuto limitato

a pochi, ma per ognuno di qui pochi significa rinascere alla vita.

Questi bambini costituiscono, ovunque, un esercito di tanti disperati che si mettono in bocca i soldini

per evitare che glieli rubino durante il sonno. Preferiscono di solito dormire di giorno perché si

sentono più sicuri, addirittura al riparo dagli stessi poliziotti che spesso li violentano. Il Progetto ha

aiutato due case famiglia in Argentina(in collaborazione con il R.C.Pilar Norte) e la struttura

“Encuentro” del Vescovo Cob Garcìa in Ecuador cui ha donato un orto scolastico per sopperire alle

gravi carenze alimentari e macchinari per i laboratori di falegnameria, meccanica e sartoria.

Il cinema si è occupato del problema con “ Los Olvidados”, “ Central do Brasil ” La vendedora de

rosas”, con attori tutti presi dalla strada e che hanno fatto tutti meno uno, una brutta fine,

protagonista compresa.Anche l’italiano “All Invisible Children”.Nel 2011 é stato girato “ Barbie” un

film coreano su una poverissima bambina che ha il mito della Barbie che per lei incarna il sogno

americano: un bel giorno arriva un medico statunitense con la sua figlloletta e “acquista” la piccola

coreana per portarla in America. La piccola vede finalmente realizzato il suo sogno, ma sarà un amaro

risveglio perché il gentilissimo medico ha solo bisogno di un cuore nuovo per sua figlia.

In Argentina si sono creati ottimi rapporti con i rotariani locali, tanto che la Governatrice incoming,

Graciela Oriol,Governatrice Incoming del Distretto 4825, h invitato Valeria Galletti al Congresso di

insediamento a Pilar proprio per parlare del progetto.

Nella sua conclusione ha sottolineato che la socia D’Onofrio è stata accolta al centro FACE da un

grande disegno in cui un Imam ed un Prete Copto si tengono per mano :un messaggio di speranza e

pace attraverso il servizio.. Ha poi auspicato, di fronte alle massime Autorità del Distretto,

l’inserimento nei Progetti di servizio di una giornata rotariana sui bambini di strada per richiamare l’

attenzione dei media.

.

Da Sx : Silvio Piccioni, Roberto Giua

Foto di Giorgio Barbato (Rotaract Club Roma Cassia)

E’ stato quindi la volta di Silvio Piccioni, il Governatore del Distretto 2080 del Rotary International, che

riunisce i Club di Roma, Lazio e Sardegna: “conosco il progetto, noto sin dall’inizio come “ Bambini nell’ombra

”. Il progetto nato in Sud America si allargherà certamente al Nord Africa.Stimo molto tutti i soci del Club in

Argentina, il Pilar Norte, da cui tutto è nato e sono certo che anche con gli altri Club con cui lavorerete, saranno

all’altezza delle aspettative. Auguro anche a Graciela Oriol uno splendido anno da Governatore. Conosco sin

dalla nascita questo progetto, perché è nato da una visita di Roberto Giua a casa mia. Auguro buon Lavoro a

tutti!

Roberto Giua, Past President RC Roma Cassia e Presidente del Comitato di Coordinamento dell’iniziativa di

interesse Distrettuale “Bambini di strada” e membro della Commissione Tutela Fasce deboli del Distretto 2080,

che ha raccordato i lavori dell’ intero Forum : devo dei ringraziamenti. Al rappresentante , qui presente, del

Presidente della Repubblica, Dott.ssa Laura Squillaci, che per la prima volta ha conferito un ambito

riconoscimento ad un progetto Rotary, con una sua prestigiosa medaglia. Ringrazio l’Arma dei Carabinieri,

con il Cap. Dario Mineo, in rappresentanza del Generale Gaetano Maruccia, Comandante della Legione

Carabinieri del Lazio, l’Arch. Antonella De Giusti, la Presidente del 17-esimo municipio che ci ospita come

competenza territoriale, l’Esercito della Salvezza, la Croce Rossa e tutti i rotariani, il nostro Governatore, e una

nota di particolare affetto va al “mio” (cioè dell’anno di Presidenza del RC Roma Cassia da parte di Roberto

Giua, ndr.) Governatore Luciano Di Martino, che si è incamminato per un viaggio in Sud America per andare a

verificare di persona la serietà del progetto Encuentro. Ringrazio il Distretto ed in particolare Franco Arzano e

Angelo Chianese che presiede la Commissione delle Fasce Deboli. Auguro le migliori occasioni a Valeria

(Galletti, ndr.), a noi ed al progetto e poi alle persone che parleranno. Alla Puer, a chi porterà avanti il

progetto in Egitto. Ringrazio il “ Telefono azzurro ”. Ringrazio i nostri ragazzi del Rotaract, Giada (Mancuso,

la Presidente, ndr.) e tutti i suoi che ci hanno dato una mano e che sono qui questa mattina.

Da Sx : Roberto Giua e Luciano Di Martino

Foto di Giorgio Barbato (Rotaract Club Roma Cassia)

Prof. Luciano Di Martino - Past District Governor 2080 Esperienze di service del Rotary attraverso i Continenti

Shadow children, bambini di strada, bambini invisibili. Quanti modi di parlare di una realtà immensa di solitudine, paure, sofferenza, violenza. Le Nazioni Unite, L’UNICEF, Save the children, e tante altre organizzazioni internazionali non riescono, neppure unendo le forze e le informazioni, a sapere quanti sono questi bambini. Si parla di 150 milioni, solo per quelli di strada. La Comunità di S. Egidio, che cura molto il tema della certificazione anagrafica per i bambini invisibili, gli shadow children appunto, riferisce che ogni anno alcune decine di milioni di bambini nel mondo nascono e non sono registrati, da sommarsi all’oltre mezzo miliardo di bambini non registrati, che “non esistono” e che vanno ad aumentare il bacino di utenza per soprusi e violenze e aberranti pratiche sessuali. Si presume che 1,2 bilioni di persone sotto i diciotto anni, quindi tecnicamente minori per la legge, siano a rischio; gruppo di età, questo, che in certi paesi in via di sviluppo rappresenta il 50% e più della popolazione . Rischio, però, vuol dire solo una cosa: violenza. Violenza su se stessi, violenza interpersonale della comunità o dei gruppi, violenza collettiva della politica, della società e dell’economia, che come tale si esprime sui bambini di strada. Cosa dire, poi, di oltre 300.000 minori coinvolti in guerre in tutte le parti del mondo? Le motivazioni di tutto ciò le ha brillantemente elencate la Presidente del RC Cassia, Valeria Galletti. Al di la delle definizioni, delle motivazioni, delle cause dirette o indirette che hanno portato a questa situazione, però, si deve

constatate che anche se la sensibilità verso questa problematica sta notevolmente aumentando, purtroppo esistono ancora enormi sacche di indifferenza, se non di connivenza. E’ proprio in questo contesto che il Rotary cerca di intervenire, dando il suo contributo attraverso progetti di servizio, iniziative di vario tipo e manifestazioni informative come quella di oggi. In questa circostanza mi è stato chiesto di riportare la mia esperienza di servizio rotariano in favore dei bambini che fanno parte di un vero e proprio bacino di utenza che contiene tutto quello che esiste di brutto nel mondo. Una esperienza la mia, che ha avuto inizio proprio in questa sede, in occasione del “I Forum Bambini della Strada”. In tale occasione, in qualità di Governatore Distettuale in carica, ho avuto l’ opportunità di far partecipare il nostro Distretto ad una bella iniziativa promossa dal RC Cassia su indicazione del RC Pilar Norte, in Argentina, in favore di una Hogar, ovvero una casa famiglia, con un contributo finalizzato all’acquisto di materiale informatico didattico. In quello stesso anno proposi a tutti i Club del nostro Distretto di organizzare, in occasione della visita ufficiale del DG al Club, delle riunioni conviviali non dispendiose e di versare quanto veniva risparmiato in un fondo particolare, per la realizzazione di Progetti in favore dei bambini di strada o, comunque, bisognosi di aiuti particolari. Inoltre, ho chiesto ai Presidenti di ciascun Club di consegnarmi delle ricette di cucina originali, locali e magari dimenticate, da raccogliere in una pubblicazione-ricordo. Successivamente, grazie all’aiuto di alcuni amici rotariani, è stato possibile stampare gratuitamente un libro, intitolato “CON IL CUORE A TAVOLA ”, contenente le ricette dei Club di Roma, del Lazio e della Sardegna. Il ricavato della offerte ottenute dalla distribuzione del libro è stato sommato a quello delle altre offerte dei Club, incrementando il fondo che ha permesso di continuare una serie di progetti in favore di “ Bambini di strada ”. Di alcun di questi, vi espongo ora i dati salienti. Prima di fare ciò, mi pare importante, però, spiegare per brevi linee alcuni principi che hanno portato alla scelta dei vari progetti di volta in volta selezionati e portati a termine o in corso d’opera. Nel realizzare progetti di servizio, infatti, ovunque, ma soprattutto in paesi in via di sviluppo, è bene partire da una attenta valutazione anche in loco, sia della necessità che dei partner da aiutare, per non rischiare di investire in una impresa fallimentare e senza futuro, o con caratteristiche di dubbia affidabilità. Questo rischio viene evitato e ridotto attraverso un controllo diretto e il coinvolgimento dei Rotary Club locali. Personalmente, mi sono rivolto a tanti amici e in particolare, per il progetto sui bambini, a Valeria e a Roberto che mi hanno parlato della cittadina di Pujo. Confesso, che pur essendo andato più volte in Ecuador, non sapevo dove essa fosse. Sono tornato, quindi, a Quito, dove ho alcuni cari amici rotariani conosciuti grazie al Programma Scambio Giovani, in primis Rolf e Toni Andretti, ai quali ho chiesto di mettermi in contatto con il RC di Pujo. Ho avuto in tal modo l’opportunità di conoscere la Presidente e alcuni soci di questo Club, i quali, nonostante l’incontro non fosse stato programmato, mi hanno ricevuto con squisita cortesia, si sono prontamente dichiarati disponibili e mi hanno messo in contatto con il vescovo, amico di Valeria e Roberto, Mons. Rafael Cob Garcia. Ho trovato in lui una persona eccezionale che prontamente mi ha accompagnato dalla responsabile del progetto, suor Rosario. Mi sono subito reso conto che il progetto del Centro Encuentro era una “macchina” perfetta e organizzata in modo eccellente. Peraltro, Roberto mi aveva chiesto di verificare la fattibilità di un progetto “agricolo” del RC Cassia, poi realizzato con successo: donare al centro un orto, per poter insegnare l’agricoltura ai ragazzi e per produrre alimenti per la scuola. Oltre alla scuola classica, nel centro esistono del laboratori per la formazione di falegnami, fabbri, sarti. Si producono mobili, sedie, cancellate, vestiti, ecc., sia per attrezzare la scuola e il Centro che per vendita. Quando siamo arrivati a Pujo, io e Rolf siamo stati accolti in maniera incantevole, spontanea e informale. E’ stata organizzata una festa di benvenuto alla quale hanno partecipato anche SE Mons. Garzia e i rappresentanti del RC di Pujo, nel corso della quale i bambini e le bambine della comunità hanno eseguito una danza in onore degli ospiti, con i costumi dell’amazzonia. Molti bambini, infatti, vengono dall’Amazzonia. Si è deciso di dare un contributo, secondo lo spirito che guida il nostro progetto, cioè, “insegniamogli a pescare”. In particolare, sono state donate due macchine per cucire, una macchina per fare le asole dei bottoni su tessuti robusti e una sega elettrica. Parlando con Suor Rosario, abbiamo realizzato che le insegnanti del laboratorio di cucito avevano problemi per approvvigionarsi di materie prime. Grazie ad una rotariana socia del RC di Quito, proprietaria di una fabbrica di tessuti, Dona Marieta Espinosa De Moreno, abbiamo potuto integrare il contributo con una grande quantità di scampoli di tessuti, che sono risultati molto utili al laboratorio di cucito di Pujo. Tra gli altri progetti riguardanti i bambini, ringrazio Claudio Marcello Rossi che da anni coordina una serie di iniziative di servizio in favore dei bambini brasiliani, con 25 progetti “Nosso Brasil” finora realizzati, di grande successo. Ma non ci stiamo dedicando solo a paesi in via di sviluppo. In Europa, la nostra attenzione è focalizzata sui bambini anche in Polonia e in Moldova. In Polonia, grazie a Laura Dryjanska che è polacca, a un amico italiano che vive in

Polonia ed è socio di un RC di Varsavia, Massimo Merighi e sua moglie Elena e a un’altra gentile signora polacca che ha sposato un caro amico maestro di conservatorio in Italia, Agniezska Zielonka Gasbarroni, ho contattato il Rotary club di Rzeszov, il cui delegato del presidente, un collega primario internista, Maciek Sieklucki, mi ha portato a visitare una cittadina al confine con la repubblica Ceca, Cieszyn. In questa zona di frontiera, quando il comunismo è stato abolito, la popolazione rurale si è trovata in grave difficoltà economica e socio-organizzativa. Di tale drammatica situazione hanno fatto le spese soprattutto i figli più giovani dei vecchi contadini, per i quali una associazione senza fini di lucro locale, la Associazione Stanislaw Brzozowski ha messo in opera un progetto, con un doposcuola sulla frontiera intitolato “LA POVERTA’ NON E’ EREDITARIA”. In tal modo si educano i ragazzi a uscire dalla povertà attraverso lo studio, la conoscenza dei buoni principi morali, la collaborazione e il lavoro. E’ un progetto molto bello al quale abbiamo dato un contributo acquistando per il doposcuola, due computer, due calcio-balilla e dei banchi scolastici. Successivamente mi sono recato a Varsavia. Da sempre si sente parlare di bambini autistici, ma spesso mi sono domandato cosa succeda ad essi una volta che siano cresciuti, soprattutto in assenza di un possibile supporto familiare. Ho contattato il Rotary Club Warszawa – Wilanów del quale è socio Massimo Merighi e del quale è attualmente presidente un altro vecchio amico dello scambio giovani, Zbigniew Modecki. Con loro e con Elena siamo andati a visitare un “atelier per autistici” dove, oltre a seguire pazienti autistici adulti (tra i 25 e i 35/40 anni) dal punto di vista strettamente sanitario,si insegna loro anche la preparazione di ceramiche, la rilegatura di libri, a cucinare, ecc... Per inciso, ciascuno di loro viene remunerato in maniera simbolica per ogni lavoro, per far capire che per ogni impegno esiste un ritorno. Uno di questi giovani mi ha colpito perchè si fa pagare non con monete, ma in mandorle, di cui è ghiotto. Sono stati acquistati per l’atelier, gestito dalla associazione senza fini di lucro Synapsis un forno per ceramica e degli orologi di ceramica da vendere nel nostro Distretto. I proventi di tale promozione saranno dati all’ atelier per l’acquisto di altre attrezzature necessarie. Per completezza vi informo, infine, che è in corso di realizzazione un progetto a Chisinau in Moldova, con l’aiuto di alcuni RC del centro-nord Sardegna.

Dr. Sergio De Cicco- Presidente PUER - Ente morale Onlus

Le attività della Puer per i bambini in Europa dell’Est… e non solo

La nostra associazione nasce nel ’92 dall’ idea di Piero Cacace (Past Presidente de Rotary Club Roma Cassia,

ndr.) che è oggi presente. Viene iscritta ufficialmente nel Registro Regionale nel 1993 e quindi quest’anno

festeggiamo i 20 anni. Il nostro impegno si è incentrato sui popoli dell’est. Tutto nasce dal disastro nucleare di

Chernobyl. La Bielorussia è stata la nazione più colpita. L’opera iniziale di Piero fu di andare in Bielorussia e

poi fare girare l’Italia per lanciare il messaggio dell’accoglienza di bambini che vengono da istituti e da famiglie

bisognose. Il fenomeno della centrale non è esaurito e durerà ancora centinaia di anni. Abbiamo ospitato, grazie

alla generosità della famiglie, circa 70.000 bambini. Facciamo anche aiuti umanitari sul posto. Prima di

qualsiasi iniziativa andiamo sul posto a verificare dove deve essere portato l’aiuto. Stiamo attenti che nelle

accoglienze non ci infilino bambini meno bisognosi. Ci sono villaggi in cui per andare a prendere un bambino in

inverno per fare un km ci mettiamo 3 ore per spalare la neve. I nostri aiuti sono stati tanti. Ci siamo

preoccupati dei bambini audiolesi. Abbiamo mandato tanti dentisti per aiutare i bambini. Abbiamo rinnovato

gli istituti locali. Nel 2007 quando sono diventato io presidente dell’associazione, insieme alla nuova squadra

abbiamo cominciato ad estendere l’accoglienza ad altri paesi, prima la Lituania, poi la Moldavia.

In Moldavia siamo andati prima a conoscere il nostro Ambasciatore e le Istituzioni Moldave per vedere come

operare.. Sono rimasto sconvolto del fatto che in un istituto in Moldavia non c’è l’acqua. All’interno di tutto

l’istituto c’è sempre un odore impossibile. L’acqua è centellinata. Ci hanno chiesto di creare un pozzo. Ci

vorranno 50/60.000 euro. Stiamo cercando di trovare uno sponsor che ci aiuti a dare a questi 150 bambini

l’acqua. Un nostro socio che è stato lì, per tre giorni non si è lavato.

Andiamo ad operare dove possiamo. Certamente le accoglienze, per una questione economica di costi,

cerchiamo di farle con le Nazioni vicino alla nostra, mentre gli aiuti umanitari si estendono a qualsiasi Nazione

nel mondo.

Il nostro aiuto non è solo pewr i bambini Esteri ma anche per i nostri e oltre essere diventato un Ente

autorizzato dal Comune di Roma per la preparazione all’affido Nazionale, aiutiamo anche delle case famiglia

anche se a volte ci siamo visti sbattere la porta in faccia. Per farvi un esempio avevamo ricevuto della regione

Lazio €. 12.500 per un progetto da spendere in favore di minori ospiti nelle case famiglia del Lazio, ed in un

anno e mezzo non siamo riusciti a spenderli perché nessuno ci voleva fare entrare, forse per non far vedere cosa

fanno. Fortunatamente siamo riusciti successivamente a spenderli in favore di tre case famiglie tenute da

Religiose-

Dopo il disastro nucleare di Fukushima un’associazione Giapponese ci ha contattato per poter accogliere un

gruppo di bambini colpiti dalllo Tzunami e dalle Radiazioni. In questi due anni abbiamo accolto 64 minori.

La nostra associazione è aperta a tutte le realtà, comprese a quelle dei bambini dell’Ecuador. Lo stesso facciamo

in Italia con le case famiglia, anche se a volte ci siamo visti sbattere la porta in faccia. Avevamo 15.000 euro

della regione Lazio da spendere sulle case famiglia del Lazio, ed in un anno e mezzo non siamo riusciti a

spenderli perché nessuno ci voleva fare entrare, forse per non far vedere cosa fanno.

Prima di fare accoglienza occorre riflettere molto. Accogliere un bambino è una responsabilità grande, si tratta

di accogliere non un bambino normale, ma un bambino che ha subito tante ferite, a cui sono stati tolti i genitori.

Ho vissuto personalmente l’accoglienza attraverso l’aiuto ai bambini di Chernobyl. Con la mia famiglia ho

accolto una bambina che aveva 11 anni. Quella ragazzina oggi è diventata una donna ha 25 anni. Per me è

sempre stata una figlia e quest’anno ha deciso di sposarsi e mi ha chiesto di portarla all’altare. Questa sua

richiesta mi ha toccato il cuore e commosso. Ti accorgi che nonostante l’impegno e l’amore che mettiamo tutti i

giorni nel nostro essere volontari al servizio dei più deboli più di tanto non puoi fare. Ogni giorno non sappiamo

cosa succede domani. Stiamo cercando con le università della Bielorussia di creare una rete dove ci sono ragazzi

che hanno avuto un beneficio da questa accoglienza, che possano aiutare i loro fratelli/sorelle e fare qualcosa sul

loro territorio.

Cap. Dr. Dario Mineo – Comandante Compagnia Carabinieri

Roma San Pietro

Una presenza costante sul territorio a garanzia dei più deboli-

Da Sx : Roberto Giua e Laura Dryjanska

Foto di Giorgio Barbato (Rotaract Club Roma Cassia)

Laura Dryjanska, Ph.D. - Università La Sapienza

Niente fiabe per loro…

Ai bambini di strada si dedicano anche gli scienziati. Io sono una psicologa sociale. Dagli anni ’70 gli scienziati

si occupano del fenomeno, delle sue caratteristiche e della localizzazione. Ho fatto una ricerca per vedere in

quali anni c’è stata la maggiore produzione scientifica sull’argomento. La ricerca più ampia è relativa a

situazioni che riguardano l’Africa dove c’è un’ampia base numerica, purtroppo, su cui studiare. Le

popolazioni locali spesso considerano i bambini di strada come “scarafaggi”, come un inconveniente della vita.

E queste realtà le troviamo anche in paesi a noi più vicini. Il movimento “SCHIAVITU MAI PIU’” si batte

contro il turismo sessuale. Intanto, possiamo sensibilizzare le persone intorno a noi, per poter reagire e rendersi

conto della gravità dello fenomeno. A fine marzo ci sarà una proiezzione di un documentario che approffondisce

queste tematiche. Sono più di 80.000 gli italiani coinvolti nel turismo sessuale. Le vittime sono in maggioranza

ragazzi di età tra 13 e 17 anni, ma c’è un 7% tra 7 e 10 anni. Quello che serve ai bambini sono :

un posto sicuro

superare il trauma

guarire le ferite (non solo quelle fisiche)

riscoprire la fiducia

costruire un’autostima positiva

cominciare a sognare un futuro.

In molti casi il bambino di strada non si fida di nessuno. Ha scarsa autostima. Oppure la basa sulla forza fisica e

sulla violenza sui più deboli di loro. E’ una sfida dal punto di vista psicosociale che dovremmo accettare e

possibilmente vincere, per noi, cosiddetta sociatà civile, e per loro i bambini e i minori.

Da Sx : M. Laura D’Onofrio e Laura Dryjanska

Foto di Giorgio Barbato (Rotaract Club Roma Cassia)

Dr. M. Laura D’Onofrio - R.C.Roma Cassia

Il Progetto Bambini di Strada in Egitto

Dal 2008 vivo tra Il Cairo e l'Italia. Avevo già sentito parlare di questo fenomeno di bambini che

vivono in strada. Dopo la mezzanotte di un giorno di quell'inverno vidi una bambina di circa due anni

che, seduta sull'asfalto polveroso della strada, giocava da sola con dei sassi. Qualche giorno dopo,

accanto alla moschea di Mohammed Ali, tre piccine di otto o nove anni vestite in modo provocante,

con trine ed abiti attillati. Pensavo fossero mascherate per il giorno di festa, invece erano piccole

prostitute. L'incontro con Roberto Giua e Valeria Galletti mi ha fatto pensare che anch'io avrei potuto

aiutare questi bimbi tanto sfortunati. La vita è l'arte dell'incontro, in questo caso veramente fortunato.

Insieme abbiamo tentato di portare avanti questo progetto anche in Egitto, Paese i cui canoni

comportamentali ed ideali devono essere rigorosamente rispettati. Grazie ai numerosi ed influenti

amici egiziani, ed al rapporto privilegiato con i soci del Rotary Club Rhein Nile del Cairo, molte porte

si sono aperte per la realizzazione degli scopi del progetto Bambini di Strada. Dopo mesi di indagini,

condotte dal Rhein Nile e parallelamente da me, è stato deciso di finanziare l'associazione “ FACE ”.

Questa Istituzione è una struttura di diritto belga, fondata dalla signora Flavia Jackson, sudafricana

con passaporto francese (che da anni vive in Belgio). Dopo anni di operatività sul territorio egiziano,

questa organizzazione ha talmente ben agito da essere stata invitata a far parte del board (che si

occupa di minori) del Ministero degli Affari Sociali del governo egiziano, grazie a funzionari

lungimiranti, come il Commissario Governativo dott. Hosny Soliman, attuale Direttore per l'Egitto. Da

ciò si comprende come FACE sia ottimamente introdotta a livello governativo, e ciò è accaduto grazie

alle speciali competenze nel trattamento degli orfani e dei Bambini di Strada, ed alla straordinaria

capacità organizzativa nella cura di questi piccoli. Bisogna anche dire che, in Egitto, avere un figlio

fuori del matrimonio è un fatto molto serio, così come lo era nella nostra società di un tempo. E i figli

naturali non sono equiparabili a quelli legittimi. Un bambino nato fuori dal matrimonio non si può

adottare. C’è una forma particolare di affidamento che si chiama kafala: può essere ospitato, accudito,

cresciuto, amato dalla famiglia affidataria, ma non può prendere il cognome del capo famiglia e non

ha diritto ad alcuna eredità, perché viene tutelata unicamente la famiglia di tipo tradizionale. Per

questo, si comprende come il sistema di trattamento degli orfani sia un elemento cruciale nel percorso

di crescita dei minori senza famiglia. FACE è riuscita ad inserirsi in questo settore, apportando

competenze e tecniche all'avanguardia.

FACE è organizzata in vari centri, localizzati strategicamente in diversi luoghi del Cairo. Ho avuto

l'opportunità di visitare due delle loro sei case -famiglia: quella di maadi, dove sono ospitati i bambini,

orfani (o abbandonati), da 0 a 2 anni, e quella di dar es-salaam, dove trovano rifugio i "bambini di

strada" propriamente detti. È stato molto emozionante conoscerli. Il centro da 0 a 2 anni è molto ben

organizzato. Appena entrata mi sembrava che non ci fosse molto di particolare, e proprio questo mi ha

fatto successivamente comprenderne la straordinarietà: è un centro proprio come lo potremmo avere

qui, in Italia. L'approccio ai Bambini è di tipo europeo. Dico questo perché in Egitto il sistema

educativo è più rigoroso che da noi. Grazie a FACE, nominata consulente per il Ministero degli Affari

Sociali proprio in virtù di speciali competenze, la tecnica di relazione degli assistenti sociali con i

bambini orfani è mutata: da un approccio rigorista ad uno più improntato ad una comprensione di

tipo psicologico. Per esempio, la Direttrice del centro mi ha mostrato, orgogliosa, l'angolo del

massaggio e dell'abbraccio, per abituare i bambini a ricevere gioia tramite il contatto fisico. Ma la

vera sorpresa è stata il centro dei bambini di strada di dar es-salaam.

I bambini che frequentano questo centro vengono contattati dai volontari che, semplicemente, "vanno

in giro" con magliette colorate con scritto “ Face ”, che attraggono la curiosità sia dei bambini che

degli adulti (gli egiziani sono, molto simpaticamente, dei grandi curiosi). Tutti i bambini di strada

vengono invitati a mangiare un pasto caldo ed a giocare. E questo è il primo modo di entrare in

contatto con loro. I problemi e le esigenze della vita, i dolori, i drammi e i traumi fanno il resto. Chi ha

bisogno (sia bambini che famiglie), e lo chiede, viene aiutato. Dal 2002 FACE ha aiutato quasi 24.000

minori - molti direttamente per strada. Purtroppo, non tutti i piccoli accettano di essere inseriti nel

centro. Dopo anni trascorsi in strada, liberi, non ne sanno fare a meno. Il centro offre supporto anche

ai quartieri degradati dove i bambini di strada vivono: i volontari cercano di coinvolgere le famiglie

dei quartieri nelle attività, concedendo dei piccoli finanziamenti per avviare minime attività

imprenditoriali. (come l'acquisto di un freezer per vendere i surgelati, oppure gli strumenti per

fabbricare il sapone, oppure il "nonno in affitto"). Spesso i finanziamenti sono a fondo perduto. Ho

visitato quattro di queste famiglie: la prima fabbrica (in casa) il sapone e lo vende, la seconda ha un

piccolo freezer e vende carne congelata. Una terza ha un banchetto di merendine. E poi c’è il nonno in

affitto, il nonno di quartiere.

Lo scopo di tutto questo è di creare una "comunità", e di rendere accettabile, nel quartiere, la

presenza dei volontari di FACE, in modo che possano agire indisturbati e senza pericoli per la loro

incolumità, riuscendo a creare un'integrazione tra i suoi centri e l'ambiente circostante.

Grazie a FACE, sono stati organizzati dei corsi di formazione per operatori specializzati con orfani e

con bambini di strada, e ciò all'interno del Ministero degli Affari Sociali.

Uscendo, dopo una lunga visita, dalla struttura di dar es-salaam, insistentemente il motto “per aspera

ad astra” continuava a risuonarmi in mente...

Il centro è un palazzo dove al piano terra accedono tutti i bambini, e c'è un posto con un poliziotto, un

piccolo ambulatorio per i bambini feriti che arrivano, una piccolo posto di polizia, la mensa, e si può

anche, forse per la prima volta, giocare. Ma è un punto di ascolto importante, dove sono

continuamente presenti psicologi dell'infanzia ed assistenti sociali. Entrando, il mio primo incontro è

stato con due bambine di strada, una che lo era da sempre - e ne portava tutti i segni sul viso di piccola

adulta -, un’altra bambina arrivata da poco, un piccolo cerbiatto impaurito, proveniente da una

famiglia che pur amandola non aveva le sostanze per sostenerla. Molto diverse l’una dall’altra,

accomunate dallo stesso destino.

Al primo piano vengono ammessi i bambini che accettano di cominciare un rapporto speciale con il

centro, giocando, pitturando e svolgendo piccoli lavori di falegnameria ed elettricità. Sempre con il

confronto continuo con gli assistenti sociali.

Al secondo piano ci sono i bambini che, dopo un percorso spesso psicologicamente duro, acconsentono

a diventare "figli di famiglia", accettando di tornare ad essere "bambini", con i loro diritti e doveri,

liberandosi dell'incombenza della sopravvivenza, ma rinunciando così per sempre alla loro incredibile

libertà. Questi bambini tornano a scuola, e ricominciano (o cominciano) a studiare. La luce che ho

visto negli occhi dei bambini del secondo piano, così diversa da quella dei bambini del piano terra, non

potrò mai dimenticarla. Occhi ridenti, gioiosi, non dimentichi del passato, ma con la consapevolezza di

avere un radioso futuro, amati ed accuditi dalla loro nuova famiglia.

Per aspera ad astra.

Valeria Galletti: Maria Laura è stata accolta al centro da un grande disegno in cui un Imam stringe la mano ad

un Prete Copto. Un emblema della pace come servizio.

Nicoletta Calizia, in rappresentanza del Prof. Ernesto Caffo - Presidente di Telefono Azzurro

Una panoramica allarmante anche in Italia

Sono sociologa e criminologa e lavoro per Telefono Azzurro nell’ambito dei minori scomparsi. Oggi vorrei

parlare dell’ infanzia invisibile, rappresentata da tre fenomeni :

1. accattonaggio

2. lavoro minorile

3. minori non accompagnati

I casi di infanzia rubata alla scuola, strappata al gioco e alla spensieratezza non si incontrano solo nei Paesi in

via di sviluppo. Il lavoro minorile esiste ovunque, anche nel nostro mondo industrializzato: Italia compresa.

Nelle nostre città i bambini vengono sfruttati in attività illegali o sono vittime di tratta: spesso comperati e

venduti da organizzazioni criminali, sono costretti a mendicare, a prostituirsi e perfino a picchiarsi nei

combattimenti clandestini. Eppure sui giornali e in tv non se ne parla spesso, se non in eclatanti casi di cronaca

o in particolari occasioni come la Giornata Internazionale contro il lavoro minorile voluta dall’Ilo

(l’International Labour Organization dell’ONU, l’organizzazione incaricata di promuovere i diritti dei

lavoratori), che si celebra ogni anno il 12 giugno. Ma per avere un’idea delle dimensioni e della gravità del

fenomeno è necessario dare un’occhiata ai numeri: secondo l’ultimo rapporto globale dell’ILO, nel mondo, 215

milioni di minori sono implicati nel lavoro minorile, di cui ben oltre la metà nelle peggiori forme di lavoro

minorile.

Sebbene il lavoro minorile sia complessivamente in diminuzione, il dato è allarmante. I ritmi della diminuzione

sono troppo lenti e si è avuto negli ultimi anni un rallentamento anche del tasso complessivo di riduzione.

Secondo i dati della Polizia di Stato, l’accattonaggio rappresenta la più tradizionale forma di profitto attraverso

l’utilizzo di minori. Il giro d’affari è colossale, ruoterebbe attorno ai 200 milioni di euro. La maggior parte dei

bambini coinvolti nell’accattonaggio appartiene a comunità di nomadi Rom di origine slava, per lo più stanziati

sul territorio italiano. Accanto a questi, in percentuale minore, ma tendenzialmente crescente per via dei flussi

migratori clandestini, si registra l’impiego di bambini marocchini, rumeni e albanesi, specialmente nel Nord

Italia.

I bambini di strada nel mondo potrebbero essere tra i 100 ed i 150 milioni. Secondo l’Osservatorio europeo dei

fenomeni di razzismo e xenofobia, in Italia sono circa 50 mila i bambini sfruttati e costretti al racket a

mendicare.

Sebbene i bambini di strada sono tra quelli fisicamente più visibili, dato che trascorrono gran parte del loro

tempo in strada, sono per assurdo anche tra i più invisibili, sfuggono alle statistiche. Infatti, la maggior parte

delle indagini volte a quantificare le dimensioni globali del fenomeno sono stime, valutazioni approssimative,

rese ancor più complesse dall’inesistenza di un’unica definizione di bambino di strada. La definizione più

comunemente utilizzata considera street children i minori per i quali la strada rappresenta la casa e/o la

principale fonte di sostentamento e che non sono adeguatamente protetti o sorvegliati. Il concetto comprende i

bambini sulla strada (street-working children), che vivono della strada e la sera rientrano a casa, e i bambini di

strada (street-living children), che invece non hanno una famiglia o una casa.

In queste situazioni, molto spesso si viene a creare una sorta di circolo vizioso, secondo cui povertà estrema,

disgregazione familiare, violenza ed abusi sono di norma denominatore comune a tutte le situazioni di

allontanamento dei minori che, alla fine, finiscono in strada. Spesso sono proprio i genitori a mandare i bambini

in strada a lavorare, perché possano contribuire al reddito familiare. In altri casi la strada diventa unico rifugio

per i bambini che vengono rifiutati, abbandonati dalle famiglie e di quelli che scappano di casa, in cerca di

migliori prospettive di vita o in fuga da una vita di violenza e maltrattamenti. E, in strada, ancora una volta, i

bambini diventano più vulnerabili al rischio di essere sfruttati, abusati, trafficati.

Telefono Azzurro – che da anni realizza attività finalizzate a promuovere una maggiore conoscenza di questo

fenomeno e ad assicurare che bambine e bambini siano protetti da qualsiasi forma di lavoro e sfruttamento –

sollecita un piano di azione per il contrasto del lavoro minorile e mette a disposizione della comunità gli

strumenti di cui dispone.

In particolare, invita a segnalare ogni situazione di lavoro minorile al Servizio 114 – Emergenza Infanzia,

gestito per conto del Ministero per le Pari Opportunità – con il duplice obiettivo di tutelare bambini e

adolescenti e rendere tempestiva l’azione delle direzioni provinciali del lavoro, sulla base delle segnalazioni

pervenute. Il 114 è stato individuato quale strumento di azione privilegiato per la segnalazione e il contrasto del

lavoro minorile dal Ministero del Lavoro, che nel 2009 ha firmato con Telefono Azzurro un protocollo di intesa.

All’interno del Servizio 114 vi è un team altamente specializzato formato da operatori che raccolgono la

segnalazione e inviano tutto alle FF.OO. competenti per territorio e ai Servizi Sociali. Vi racconto un caso

pervenuto al Servizio:

In una tarda mattinata di Marzo, una signora chiama il Servizio 114 Emergenza Infanzia poiché pochi minuti

prima aveva visto un bambino di circa 12 anni “vendere calzini” per strada.

La donna si mostra molto preoccupata e riferisce: “vedo spesso questo bambino lavorare qui, non conosco la

sua nazionalità, penso che a quell’età si debba studiare, giocare e passare del tempo con i coetanei. Spero

possiate fare qualcosa per aiutarlo”.

Contestualmente alla chiamata, il Servizio 114 Emergenza Infanzia contatta la Stazione dei Carabinieri della

località presso cui è stato visto il minore, riportando gli elementi di preoccupazione riferiti dalla chiamante.

Dopo circa 40 minuti, i Carabinieri comunicano al Servizio 114 di avere inviato una volante sul posto e di aver

parlato con il minore. Quest’ultimo ha raccontato la sua storia: “mi chiamo M., ho 16 anni e sono di nazionalità

marocchina. Sono un venditore “porta a porta” di calzini, così come per 30 anni lo è stato mio padre. Vendo i

calzini per aiutare la mia famiglia economicamente e per poter comprare i libri per la scuola che frequento”. Il

Servizio 114 Emergenza Infanzia d’accordo con i Carabinieri decide di coinvolgere i Servizi Sociali Territoriali

competenti al fine di fornire un sostegno adeguato sia per lo sviluppo psico-fisico del minore che per l’intero

nucleo familiare.

Ai bambini che lavorano viene negato un diritto fondamentale, il diritto all’infanzia. Telefono azzurro, che –

colgo l’occasione per ricordare ha compiuto 25 anni proprio l’anno appena passato – denuncia da anni la

situazione in Italia.

Ma quali sono i danni del lavoro minorile/accattonaggio sui minori?

Secondo l’esperienza ventennale di Telefono Azzurro le conseguenze possono essere irreversibili: il lavoro

precoce comporta infatti diventare adulti troppo presto e priva il bambino dell’educazione e della possibilità di

svilupparsi pienamente, sia fisicamente che psicologicamente. Gli viene cioè negata la possibilità di essere

protagonista del proprio avvenire, di scegliere, di scoprire il mondo, di socializzare con i coetanei, di

apprendere, di giocare, di sognare cosa fare da grande. Non di rado, peraltro, il bambino che lavora è vittima di

trascuratezza, maltrattamenti e abusi.

Che cosa si può fare per prevenire tutto questo?

Secondo Telefono Azzurro, è necessario favorire il dibattito sul lavoro minorile attraverso un approccio

coordinato da parte del Governo, delle parti sociali, delle organizzazioni internazionali, degli Enti Locali e delle

ONG. È inoltre indispensabile sostenere politiche di intervento per le famiglie povere e a rischio di povertà, con

azioni di integrazione del reddito, ma anche di sostegno per garantire il percorso formativo dei figli.

I bambini non si calpestano! I bambini sono titolari di specifici diritti. La Convenzione sui diritti dell’infanzia e

dell’adolescenza insieme ad altre convenzioni internazionali dicono che:

-un bambino non deve essere discriminato

-i suoi interessi sono superiori a quelli degli adulti

-ha diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo

-un bambino privato della sua famiglia ha diritto di essere protetto

-un bambino non può dare il suo consenso ad essere sfruttato

-non può essere adottato illegalmente

-il lavoro minorile è proibito.

Telefono Azzurro è dalla parte dei bambini e, con la rete internazionale di tutela dell’infanzia di cui fa parte, si

adopera perché tutti questi aspetti vengano rispettati.

Altra categoria dell’infanzia invisibile sono i minori stranieri non accompagnati. Il Servizio 116000 per i

bambini scomparsi è stato affidato al Ministero degli Interni e viene gestito da Telefono Azzurro e tratta varie

categorie di scomparsa: le fughe da casa o da istituto, le sottrazione parentali nazionali ed internazionali, i

rapimenti e i minori stranieri non accompagnati. Sono minori stranieri non accompagnati quei bambini e

ragazzi partiti col sogno di lavorare e mandare così un po’ di soldi alla famiglia, a volte in fuga da persecuzioni

e conflitti, o ancora coinvolti nell’orrenda pratica della tratta di esseri umani e già destinati a circuiti di abuso e

sfruttamento. Non a caso l’84% dei bambini che scompaiono in Italia sono stranieri, come emerge dall’ultimo

rapporto del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse. Manca inoltre la cospicua

quantità di bambini di origine rumena: da quando la Romania è entrata nell’UE non sono noti i dati aggiornati

dei minori non accompagnati di quel paese.

All’interno del 116000 vi è un team multidisciplinare e altamente specializzato che, dopo aver raccolto la

segnalazione, inoltra tutto alle Forze dell’Ordine competenti per territorio, in base ad accordi specifici ed,

essendo un numero unico europeo, gratuito, attivo 24 ore su 24, fa parte di una rete europea – Missing Children

Europe – che mette in collegamento tutti i 116000 operativi in Europa. Telefono Azzurro, inoltre, è membro di

ICMEC (l’International Centre for Missing and Exploited Children).

Cito, per concludere, Dante : “Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini”.

Dr. Paolo Longo - The Salvation Army

Con le armi dell’amore contro la povertà

John Lennon ha scritto una canzone su uno dei centri dell’Esercito della salvezza. L’avventura comincia nel

1865, quando un pastore metodista si accorge che esiste un’ umanità sofferente. In gran Bretagna, subito dopo

la rivoluzione industriale, con grandi squilibri, ci sono persone per strada in grande disagio. La comunità non

vedeva di buon occhio l’apertura delle chiese ai non desiderati, mal vestiti e maleodoranti. Allora il pastore

scopre la sua vera missione. Non si poteva annunziare il vangelo di Cristo a chi non aveva un tetto e non aveva

da mangiare e da coprirsi, per lui il vangelo era diventata una cosa estremamente pratica. Fondò allora una

fabbrica di fiammiferi. L’Esercito della salvezza oggi è presente in 125 paesi al mondo. Nello Zaire nei

supermercati si trova il miele prodotto in una fattoria promossa da un nostro collega, che ha insegnato ad i

ragazzi di una scuola come produrre miele. Nel ’92 ho incontrato il segretario generale dell’ ambasciata dello

Zaire che aveva fatto tutto il suo percorso formativo nelle scuole dell’Esercito della salvezza (ES). Nel 1890 il

pastore scrive un libro che oggi è i testo di riferimento in Inghilterra per il sociale. Cito una frase: i nostri

desideri ed i piaceri sorgono dalla società e riusciamo a misurarli nella società stessa, sono relativi (Karl Marx).

Abbiamo coniato, con le dame di S. Vincenzo, una frase: “vedere gli invisibili”. C’è differenza tra guardare e

vedere. Oggi i bambini sono la aperte più debole della nostra società. Quello che avviene oggi nel nostro paese ci

deve preoccupare. Far crescere bene i bambini è far crescere bene il paese. I bambini sono come le gemme per

un albero. Da loro partono i nuovi rami e fiori e frutti. Sono una parte integrante della nostra società. Ci stiamo

concentrando sull’economia e su tutto ciò che è motore di sviluppo. Ma questo motore si fermerà se non ci sarà

chi farà girare la chiavetta. Quando dovevamo scegliere dove abitare, con mia moglie abbiamo scelto un paesino

di montagna. Dove la qualità di vita, l’ attenzione delle maestre e la tranquillità della scuola consentiva ai

bambini di avere la migliore formazione. Quello che rende grande un paese è la formazione, la scuola. Se

tagliamo i fondi alla formazione colpiamo la parte più debole della nostra società. Mio nonno imprenditore

trovò una proprietà sotto Frascati. Verso Tor Bella Monaca. Un quartiere estremamente complesso. Oltre un

certo orario avevo paura passare in quel quartiere. Non c’era una stazione dei carabinieri. I bambini vivono in

un’emarginazione legata alla famiglia. Il nostro contributo in quanto cittadini con senso civico è come il far

cadere piccole gocce sul terreno arso. Vorrei ora, per riallacciarmi alle prime parole che ho pronunciato oggi,

condividere la canzone dei Beatles “ Strawberry Fields ”. Era una casa che l’Esercito della salvezza aveva

comprato. Poco lontana da dove abitava John Lennon, che andava a giocare nei loro giardini. Le parole di

questa canzone sono molto importanti. Parla di una cosa che diventa sempre più importante, parla dei ricordi.

Qual’è il ricordo che un bambino si può portare dietro? L’altra grande canzone è “ Penny Lane ”. Scritte da

Lennon e da McCarthy, in momenti particolari delle loro vite, quando le loro famiglie si stavano rompendo e

l’unica àncora erano i loro ricordi. L’Esercito, prima ancora che sorgessero le banche etiche, aveva fondato

una banca per aiutare le famiglie in difficoltà con il microcredito. Ognuno di noi può contribuire a questo.

L’impegno e la sollecitazione è essere cittadini con grande senso civico, interessandoci dei minimi della nostra

società.

Prof. Di Salvo in sostituzione del Prof. Cesare Protettì – LUMSA – Dir. Master Giornalismo

Una speranza per un futuro di integrazione

“Meno a cena e più cene per molti”, è stato ricordato dal Prof. Luciano Di Martino. Dirigevo il giornale degli

studenti dell’ateneo, prima di me c’era stato Umberto Eco, ed una sera fui invitato ad una conviviale del

Rotary di Torino, c’era la crema della borghesia torinese e dell’industria meccanica, dell’automobile, tessile,

dolciaria. E non giocavano in finanza o producevano showgirl! C’era il grande sviluppo delle infrastrutture, i

grandi trafori alpini. Vedo oggi che il Rotary si interessa di cose che allora erano prerogative delle dame di S.

Vincenzo o dei santi. Le cose sono cambiate. Vorrei ora introdurre un elemento ancora non toccato. La

comunicazione dell’informazione giornalistica. Quale attenzione prestano i media a realtà come quelle che

semplifichiamo come “bambini di strada ”. La punta dell’iceberg dei bambini soldati, dello sfruttamento, ecc.

Una cosa è parlare di terzo e quarto mondo. C’è stato un grande dibattito promosso dall’Unesco sulla

differenza di formazione tra il nord ed il sud del mondo. Un fenomeno per cui le informazioni che venivano date

erano filtrate attraverso i grandi network europei o quelli petroliferi. Le televisioni che hanno fatto da

contraltare agli altri media. La tesi dell’imperialismo culturale era contestata da altri. Le tv pubbliche si diceva

che svolgessero un servizio con rigore di verità ed obiettività. Oggi le cose sono un po’ cambiate. Accanto ai

grandi network ci sono altre realtà. La multimedialità, i telefonini, i network che sono alla portata di tutti. Sono

democratici. Oggi non si può dire che non si hanno notizie dal Congo perché non arrivano abbastanza

immagini. Oggi dal Congo arriva tutto. Non ci sono più scuse. Il problema è sempre di decidere se dare o non

dare le notizie. E come darle. Se un pino cade su Viale delle medaglie d’oro se ne parla per giorni. Ma se cade in

Amazzonia non fa notizia. I I flussi migratori ci interessano perché ci riguardano da vicino. Abbiamo una

quantità di notizie che in gran misura ci toccano da vicino. Dell’India si parla perché due fucilieri sono stati

arrestati per aver ucciso dei pescatori. Dell’Afganistan si parla quando un soldato italiano salta su una mina.

Del Giappone se ne parla quando viene arrestato un finanziere. Il problema è la qualità dell’ informazione.

Prevale il concetto della cattiva notizia che suscita commozione, rabbia. Le guerre, i conflitti tribali, lo tsunami,

il terremoto. Notizie che fanno spettacolo. Ma dopo lo spettacolo, si volta pagina e non se ne parla più. Perché

c’è una carenza nel sistema giornalistico. Non si va mai a cercare quali sono le responsabilità di questi eventi.

Non sono quasi mai l’occasione per far comprendere il contesto e le ragioni che sono sempre di carattere

politico. Questi fenomeni si combattono con la buona volontà. C’è sempre alla radice la politica. Questa carenza

di informazioni è quello che è più preoccupante. Tutte queste cose richiedono una maturazione culturale. La

scuola e l’ università hanno responsabilità primarie nella conoscenza. Il titolo che mi era stato dato: una

speranza per un futuro di integrazione. Dipende dalla politica e quindi anche da noi.

Luciano De Martino : ringrazio di aver chiamato all’attenzione per un problema per noi essenziale: la

comunicazione. Se un baobab cade nella savana e non è ripreso, il baobab non è caduto. Noi dobbiamo fare,

fare bene e far sapere. Le cose di cui si parla oggi, sono state fatte dal Rotary, dal 1905, ma non lo sa nessuno.

Sono stato a NY dove mio figlio aveva fatto uno scambio giovani. È arrivato il segretario del club, che era un

segretario della difesa ed arrivò in elicottero. Il presidente di quel club era un barbiere! Anche questo è Rotary,

con le sue persone, talvolta moltoi differenti tra loro.

Galletti : abbiamo avuto l’onore di avere a questo Forum le massime autorità del distretto, vorrei lanciare un

messaggio, una richiesta, di promuovere una giornata rotariana sui bambini di strada che richiami l’

attenzione dei media. Per me è stata una cosa molto piacevole vedervi. C’è tanta sensibilità nel Rotary. Non

siamo solo una …“lista”!

Le conclusioni al moderatore Roberto Giua : un pedofilo molto spesso è un ex bambino che ha avuto abusi.

Questo si sa ed è statisticamente, purtroppo, accertato.La sociatà è sempre un po’ distratta o superficiale su

come curarli. “Telefono azzurro” fa qualcosa ma è un’ associazione privata. Il Rotary di Rieti ha aperto uno

sportello contro la pedofilia. Vorremmo fare di più, ringrazio dello stimolo la professoressa Masullo.Presto

avremo un’altro sportello, penso di poter dire, grazie alla sensibilità dimostrata dell’Esercito della Salvezza, a

San Lorenzo, a Roma, per l’ascolto sulla violenza di genere e sui minori, coordinato da Marzia Giua. Nel 2009

non sapevamo se avremmo fatto un nuovo forum. Sono stare fatte tante cose. Quel poco che facciamo, rispetto

all’enormità del problema, non è detto che lo facciamo bene, ma facciamolo e facciamolo sapere a tutti.

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Rotary International

Il Rotary International è la prima organizzazione di servizio del mondo. È composta da oltre 1,2 milioni di soci che

prestano volontariamente il proprio tempo e talento per seguire il motto del Rotary “Servire al di sopra di ogni

interesse personale”.

Nel corso della sua storia, il Rotary International ha collaborato con le Nazioni Unite e con numerosi governi e

organizzazioni non governative allo scopo di migliorare le condizioni di vita delle persone bisognose. L’esempio più

significativo di questa collaborazione è il programma PolioPlus, istituito dal Rotary International con l’obiettivo di

eliminare definitivamente la poliomielite. Oggi il Rotary è l’organizzazione non governativa con il ruolo consultivo di

maggiore rilievo nell’ambito del Consiglio Economico e Sociale – l’organo che sovrintende a numerose agenzie

specializzate delle Nazioni Unite.

LUMSA

La Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA) fu fondata a Roma nel 1938, La Lumsa è una delle più importanti

Università non statali del centro Italia con oltre 9.000 studenti e 500 docenti. L’Ateneo ha tre facoltà distinte in tre

edifici dislocati a poca distanza l’uno dall’altro e altre sedi decentrate a Palermo, Taranto e Gubbio.

La vocazione umanistica e l’ispirazione cattolica restano le coordinate di fondo della Lumsa. Con la prima si rafforza

la consapevolezza dell’importanza di non smarrire quel patrimonio di conoscenze che sono radicate in un’idea

autentica dell’uomo e che si rivelano essenziali per promuovere, in una società scientificamente e tecnologicamente

avanzata, un reale progresso della comunità umana. Con la seconda si difende la concezione di una libera comunità

accademica che trova nell’ispirazione cristiana di matrice cattolica l’aspetto peculiare della propria funzione educativa.

Nel corso dell’anno accademico 2009-2010 la LUMSA ha festeggiato il suo settantesimo anno di attività.

UNILEX

UNILEX è un network di Studi legali italiani riuniti in associazione, dislocati su tutto il territorio nazionale, tra di loro

collegati attraverso moderni strumenti di comunicazione ed operanti secondo criteri uniformi. UNILEX è così in grado

di offrire alla propria clientela servizi legali sulle principali tematiche del diritto, anche a livello internazionale,

attraverso il decentramento territoriale ed uno stretto collegamento che riunisce tutte le specializzazioni dei circa 70

professionisti che oggi la compongono.

La UNILEX è membro della MACKRELL International, una rete di Studi Legali Internazionali indipendenti siti in

circa 65 Paesi con più di 100 sedi.

Attualmente UNILEX ha sedi a Roma (Studio Legale Rosauer), Milano (Studio Lanza Ceccon), Catania (Studio

Legale Gitto & Pappalardo), Firenze (Studio Legale Cecchini), Reggio Calabria (Studio Associato Borruto),

Napoli (Studio Legale Forte), Bari (Studio Avv. Luigi Liberti e Associati), Trento (Studio legale Voltolini)

PUER

L'Associazione di Volontariato PUER Onlus Ente Morale aiuta e sostiene l'infanzia in difficoltà per qualsiasi causa, in

ogni parte del mondo, nello spirito di solidarietà e carità. Nasce ufficialmente il 10 dicembre 1993, con Atto

Costitutivo e Statuto, ma l'inizio della sua attività risale ad un anno prima. Il tragico evento del 26 aprile 1986, lo

scoppio del reattore numero quattro della centrale nucleare di Chernobyl, colpì centinaia di migliaia di persone

nell'Europa orientale, e purtroppo ancora oggi continua a produrre i suoi effetti nefandi.

La nazione più colpita fu la Bielorussia. Nel 1992, per un caso fortuito, nasce l’idea che porterà alla nascita della

PUER. A dicembre del 1993 si formalizzò la nascita della PUER – associazione di volontariato dandole anche uno

statuto, per agire a favore dei minori in difficoltà (per fame, catastrofi, guerre etc.) in tutte le parti del mondo. E’

importante qui aggiungere che l’accoglienza in famiglia, ove quasi sempre sono presenti minori, nonni e parenti, ha

influito in maniera determinante anche sugli stati psicologici dei minori ospitati sia essi provenienti da istituti pubblici

che da famiglia. Dai quaranta bambini accolti a Roma all’inizio degli anni '90, si è passati a un picco di 7000

accoglienze operate nell’anno 2000 per poi riscendere alle attuali 2700 in tutta Italia.

Studio di Psicologia Applicata e Forense ERMES

Nasce nel 2012 dall’ integrazione ed esperienza di una serie di professionisti coinvolti nei campi della Psicoterapia,

Psicodiagnostica, Mediazione familiare e consulenze tecniche per i Tribunali (CTP), tutti accomunati da un desiderio

di operare per il bene dei pazienti, sia piccoli che anziani, con un approccio di offerta sociale.

Lo Studio Ermes ha come soci fondatori la Dott.ssa Gatto e Dott.ssa Giua, con la collaborazione di esperti e studiosi

esterni, provenienti dai maggiori Istituti di specializzazione di Psicoterapia (Docenti Lumsa e Università Gregoriana e

membri dei Comitati Scientifici di IEFCOS e Humanitas) dedicati al sostegno, con appositi Sportelli d’Ascolto, come

quello presso The Salvation Army, dei casi di maltrattamenti, abusi e violenze contro minori e di genere.

Direttamente dal Cairo, Egitto.