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L’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE 2018 ICONA DELLA SACRA FAMIGLIA Spiegazione e riflessioni sull'icona Icon of the Holy Family © World Meeting of Families 2018

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L’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE 2018

ICONA DELLA SACRA FAMIGLIA

Spiegazione e riflessioni sull'icona

Icon of the Holy Family © World Meeting of Families 2018

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Cos’è un’icona La parola “Icona” proviene dal greco e significa “immagine”. Un’icona ha un ruolo molto

diverso dalle innumerevoli immagini che ci bombardano ogni giorno. Un’icona non è né

una fotografia, né un ritratto, ma piuttosto un’immagine che ci invita a pregare. Come i

Vangeli, però in forma visuale, ci aiuta a comunicarci il tipo di relazione che Dio vuole

avere con noi.

Come scrisse il patriarca Bartolomeo della chiesa ortodossa greca, “un’icona non è un

semplice dipinto religioso – né è, per definizione, un oggetto religioso. È sicuramente un soggetto

con il quale lo spettatore, il devoto, entra in un dialogo silenzioso attraverso il senso della vista. Per

un cristiano ortodosso, l’incontro con l’icona è un atto di comunione con la persona rappresentata

in essa”.

Come è stata creata Tradizionalmente, le icone si realizzano con una base in legno trattato. Specialist Joinery

Group, un’azienda basata nella contea del Derry, ha elaborato la struttura di legno e la

base della nostra icona della Sacra Famiglia, coprendola in seguito con vari strati di gesso,

improntandola per ricevere la pittura in modo adeguato.

Il tipo di pittura usato nelle icone è noto come “tempera”, una tecnica antica in cui i

pigmenti dei colori si mescolano con tuorlo d’uovo e acqua. Questo tipo di pittura è molto

diverso da quella acrilica o a olio. L’applicazione dei colori richiede grande pazienza,

partendo dai colori più scuri fino a quelli più chiari, spesso richiedendo diversi strati di

ombreggiature stesi l’uno sopra l’altro con estrema cura.

Chi ha scritto l’icona? Si dice che un’icona non si dipinge, si scrive, poiché ci si presenta come una narrazione.

Questa icona della Sacra Famiglia, commissionata appositamente per l’Incontro mondiale

delle famiglie 2018 che si celebrerà in Irlanda, è stata scritta dall’iconografo rumeno Mihai

Cucu. Mihai è stato assistito dalle Suore redentoriste del monastero di Sant’Alfonso che si

trova in Iona Road, a Dublino. L’icona è una vera e propria opera frutto di amore e di

preghiera.

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Esseri trasfigurati Il disegnatore di icone, quando colora le persone, inizia il tono della pelle con basi di color

terra marrone verdognolo, chiamato proplasma (che ci ricorda che siamo umani, nati dalla

polvere della terra). Dopodiché fa quello che fa Dio con noi, aggiunge la luce.

Queste bozze sono state eseguite a fini illustrativi dall’iconografo Mihai Cucu, per dare un’idea di come, partendo dalla base color terra della pelle della persona, si aggiunge gradualmente la luce.

L’aggiunta del primo strato di luce

L’aggiunta del secondo strato di luce L’aggiunta del terzo strato di luce e così via…

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I teologi della chiesa ortodossa ci ricordano che nel libro della Genesi, al capitolo primo,

quando Dio parla e dice: “Sia la luce!”, nel versetto 3, Dio lo fa prima di creare la luce fisica

del sole, della luna e delle stelle (versi 14 e seguenti). Ciò ci fa comprendere come Dio ci

trasmetta prima di tutto la luce gloriosa dello splendore dell’amore, che rifulge sul volto di

Cristo. Come leggiamo nella seconda lettera di San Paolo ai Corinzi: “E Dio che disse:

Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della

gloria divina che rifulge sul volto di Cristo”. (2 Cor 4,6)

È così che comprendiamo che i santi posti davanti a noi nelle icone sono esseri trasfigurati,

persone che irradiano la luce proveniente da Dio. Questi santi spesso si mostrano con

aureole dorate che ricordano realtà divine. Il loro aspetto ci può sembrare innaturale – un

collo prominente (segno che iniziano ad essere ricolmi dell’alito di Dio, lo Spirito Santo. A

volte hanno occhi grandi e bocche piccole. I loro volti non sorridono, però spesso hanno

l’espressione di qualcuno che ci ascolta attentamente.

Cosa ci racconta questa icona Valutando quali fossero le tematiche più adeguate per un’icona dedicata all’Incontro

mondiale delle famiglie, il pensiero è andato immediatamente alla Sacra Famiglia di Gesù,

Giuseppe e Maria, e a quei passaggi dei Vangeli in cui si vede la compassione e l’interesse

di Gesù verso il matrimonio e verso le famiglie che condividono e sostengono il peso delle

tribolazioni quotidiane.

Ci ha conquistato l’immagine della Sacra Famiglia riunita a tavola, per condividere il pasto

e la fede, come descritto nel 2° capitolo del Vangelo di Luca. Un altro passaggio in cui

l’attenzione di Dio verso il matrimonio è esplicita è quello delle nozze di Cana, nel 2°

capitolo del Vangelo di Giovanni. Infine, l’altro brano del Vangelo significativo per la

famiglia è la resurrezione della figlia di Giairo, riferita dal Vangelo di Marco nel capitolo 5.

Quell’episodio ci permette di conoscere l’atteggiamento di Gesù davanti a una famiglia

che vive il dramma di un figlio ammalato, ed il modo in cui Gesù rispetta la riservatezza

della famiglia nel subbuglio emotivo che segue la guarigione della bambina.

Con questi tre racconti, la struttura dell’icona assume la forma di trittico, che dall’esterno

ricorda una casa con la porta davanti suddivisa in due ante. A guardia delle due ante ci

sono gli arcangeli Michele (a sinistra) e Gabriele (a destra). Alla base, l’iscrizione “Amoris

Laetitia”, la Gioia dell’amore, il titolo dell’esortazione post-sinodale di Papa Francesco

sull’amore condiviso in famiglia, che rappresenta anche il cuore delle nostre riflessioni

durante l’Incontro mondiale delle famiglie 2018.

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Gli arcangeli Michele e Gabriele “Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare

la salvezza?” [Ebrei 1:14]

Entrambi gli angeli indossano vesti splendide, poiché riflettono la bellezza di Dio. Come

riferito dalle Sacre Scritture, gli angeli sono creature alate (cfr. Esodo 25, Ezechiele cap. 1,

Isaia cap. 6), non sono creature statiche. Li vediamo muoversi con grazia, portando con

loro il dinamismo dell’amore di Dio. Entrambi tengono in mano un bastone, simbolo della

potenza di Dio, ed un globo su cui sono incise le abbreviazioni del nome di Cristo in greco

(IC XC Gesù Cristo) poiché Gesù è la Parola con cui Dio ci parla. Michele, il cui nome

significa “che è come Dio”, ha un manto splendente. Gabriele è vestito di verde, un colore

associato allo Spirito Santo, il quale è, come diciamo nel Credo, “il Signore, che dà la vita”.

Gli angeli stanno all’esterno dell’icona a simboleggiare il desiderio di Dio di proteggere.

Come leggiamo nel libro dell’Esodo, cap. 23:20-21: “[20] Ecco, io mando un angelo davanti

a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto

della sua presenza e ascolta la sua… perché il mio nome è in lui.”

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Le loro teste sono chine, in adorazione e a servizio di Dio, il Santissimo. I capelli riccioluti

sono legati con un nastro, che ricorda un’antenna con la quale ricevere le esortazioni di

Dio.

COSA SI CELA ALL’INTERNO? Aprendo le porte, in centro vediamo la Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Ai lati,

le due narrazioni del Vangelo: la resurrezione della figlia di Giairo e le nozze di Cana.

Per comprendere meglio l’icona, dobbiamo leggere i passaggi del Vangelo a cui si ispirano queste due rappresentazioni. Leggiamo dunque la parte del Vangelo di Luca che ci narra l’infanzia di Gesù. L’INFANZIA DI GESÙ Dal Vangelo di Luca 2:39-51 (versione CEI) [39] Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. [40] Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. [41] I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. [42] Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; [43] ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. [44] Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; [45] non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a

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Gerusalemme. [46] Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. [47] E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. [48] Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". [49] Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". [50] Ma essi non compresero le sue parole. [51] Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. Qui vediamo la Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe seduti a tavola, mentre condividono il pasto. Il pane azzimo, le erbe amare, i ravanelli e la coppa di vino sul tavolo rivelano che stanno celebrando insieme la Pasqua ebraica. “Ogni anno”, ci dice il Vangelo, la Sacra Famiglia si recava in pellegrinaggio a Gerusalemme in occasione della grande festa ebraica della Pasqua, che commemora come Dio aveva visto le sofferenze del suo popolo ed era intervenuto per liberarli. La loro fede era vissuta in famiglia, la fiducia in Dio confermata a tavola. È nelle nostre case che la realtà del Dio-con-noi viene comunicata e tramandata alle generazioni future. Forse anche voi vi ricordate del momento di preghiera che si faceva a casa prima di mangiare? A sinistra, vediamo Maria. Osservate i colori delle sue vesti. La tunica è blu, il colore di noi uomini, che abitiamo in questa enorme biglia blu che è il mondo e guardiamo in alto, al blu del cielo. Maria ha un manto rosso, il colore del sangue, il colore della vita. Nelle icone rappresenta il colore del Divino, della vita di Dio. Ricordiamo che l’angelo Gabriele aveva detto a Maria che sarebbe stata insignita del potere di Dio: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo” [Luca 1:35]. Spesso vediamo il Cristo adulto rappresentato con questi stessi colori, ma nell’ordine inverso. Sul manto di Maria ci sono alcune stelle stilizzate, a simboleggiare la sua verginità sia prima che dopo la nascita di Gesù. Questo ci rammenta che, come proclama il Credo, Cristo, nato dallo Spirito Santo e da Maria, è vero Dio e vero uomo. Notiamo che la sua mano è portata ad altezza del volto con fare malinconico, un gesto che si rifà all’icona “Madonna lenisci i miei dolori” e che desidera comunicarci come Maria Madre nostra conosce il dolore, le preoccupazioni e gli oneri che tutti i genitori vivono nel crescere i loro figli. Come Madre nostra, i nostri fardelli diventano le sue preoccupazioni.

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Con l’altra mano, Maria è anche “Theotokos”: ci guida e ci mostra la strada per giungere a Gesù, suo Figlio.

A destra vediamo San Giuseppe, suo marito. Nelle icone raffiguranti la Presentazione di Gesù al Tempio, Giuseppe presenta e sostiene un paio di tortore, o due giovani piccioni, l’offerta con cui i poveri ringraziavano Dio. Qui è presentato invece con la vera offerta da fare per ringraziare il Padre: Gesù, che è “l’Agnello di Dio” [ved. Giovanni 1:36]. Non ci è più necessario cercare un agnello pasquale sulla tavola di questa famiglia; il vero Agnello è lì, davanti ai nostri occhi [ved. 1 Corinti 5:7]. Il gesto delle mani di Giuseppe può essere interpretato come un lasciare andare Gesù. San Giuseppe ci ricorda la responsabilità e il dilemma di ogni genitore, il desiderio di allevare e proteggere i propri figli e, allo stesso tempo, dare loro la libertà di realizzare la propria vocazione agli occhi di Dio. Maria e Giuseppe sono rivolti verso Gesù, qui rappresentato come un ragazzino di circa dodici anni, e a lui si inchinano. Lo circondano di amore e attenzione, ma non lo soffocano, non si impongono a lui. Entrambi gli lasciano lo spazio per essere chi è veramente. Il volto di Gesù ha una fronte alta, simbolo di saggezza. Il collo protrude un po’, a indicare che è pieno di Alito Divino, lo Spirito Santo. Si dice che, nelle icone, il volto di Gesù può avere due lati: a sinistra il suo aspetto è più delicato, quasi sorridente, gentile; a destra sembra più severo. Gesù è il nostro Salvatore compassionevole e il nostro Giudice.

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Guardando l’aureola di Gesù, notiamo che è diversa da quella di Maria e Giuseppe e degli angeli. Ha tre parti, che la fanno somigliare a una croce, ma che indica piuttosto che Gesù è una delle tre Persone della Trinità. Nell’aureola sono inscritte le lettere greche che abbreviano la frase “Io sono Colui che sono”, il nome santo di Dio rivelato a Mosè nel libro dell’Esodo 3:14. Il fanciullo Gesù è vestito con un abito tradizionale ebreo, con dei disegni, e avvolto da un manto arancione vivo, un colore spesso usato nella rappresentazione del Cristo risorto. Alla spalla destra porta una fascia regale. La sua mano destra è sollevata per benedire, le dita formano le lettere greche IC e XC, l’acronimo del suo stesso nome: Gesù, il Cristo. Le due dita sollevate ci ricordano che in lui coesistono due nature, in lui Dio e l’umanità sono una cosa sola. Le altre tre dita, ricurve sino quasi a toccarsi, ci ricordano ancora una volta la Trinità. Nella sua mano sinistra, Gesù regge un rotolo. È lui stesso la Parola che Dio Padre ci ha annunciato. Gesù ci dice parole che ci ridanno la vita. Sul rotolo c’è una citazione dal Vangelo di Luca: il messaggio che l’angelo ha dato ai poveri pastori, rivelandoci chi è Gesù: colui che porta una grande gioia a tutta l’umanità, la gioia dell’amore. [Luca 2:10] Anche il motivo sulla tovaglia è tipicamente ebreo. I tre membri della famiglia riuniti intorno al tavolo rievocano i tre angeli della famosa icona cinquecentesca sulla Trinità, di Andrei Rublev. Il matrimonio cristiano viene a volte rapportato alla Santa Trinità, in quanto comunione di amore che si dona e si riceve, e così dà vita.

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Come in quell’icona, anche qui la Sacra Famiglia ha un posto per noi alla sua tavola, ci invita ad unirci a loro. Non sono estranei alle difficoltà della vita famigliare. Anche loro sono stati rifugiati, in fuga dalla violenza di Erode. Hanno conosciuto grandi preoccupazioni – ecco il perché della presenza delle erbe amare e dei ravanelli della Pasqua ebraica, che rappresentano i patimenti e i travagli del popolo di Israele durante la loro schiavitù, e stanno a significare per noi le difficoltà ed i sacrifici, la pazienza e l’amore che ogni famiglia vive. La presenza del pane azzimo e della coppa di vino sul tavolo ci ricorda l’Eucarestia.

Leggiamo ora il Vangelo che narra la scena sulla sinistra: MARCO 5: 21-24, 35-43. LA GUARIGIONE DELLA FIGLIA DI GIAIRO [21] Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. [22] Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi [23] e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". [24] Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. [35] Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". [36] Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". [37] E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. [38] Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. [39] Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". [40] Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il

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padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. [41] Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". [42] Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. [43] Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. In questo brano del Vangelo vediamo la profonda compassione che Gesù prova per una famiglia con una figlia che sta male. Giairo prega Gesù di andare da lui e imporre le sue mani sulla figlioletta, che è in punto di morte. Nella parte superiore dell’icona vediamo adulti con espressioni di dolore e commozione. Nessuno di loro sembra guardare gli altri, tanto sono presi dalla loro sofferenza personale. Gesù li lascia tutti fuori dalla casa. Lo spazio interno è racchiuso e segnalato per noi dal drappeggio rosso. L’unica persona immobile nel mezzo di una folla agitata è una bambina, vestita di bianco, con le mani sollevate in un gesto di preghiera noto nell’antichità con il termine “orans”. La bambina sembra voler rassicurare gli adulti, come se dicesse: “Andrà tutto bene, c’è qui Gesù”. A volte sono proprio i bambini che ci istruiscono sulle cose di Dio con grande saggezza. La parte inferiore di questa icona ci illustra la sensibilità ed il rispetto di Gesù per l’intimità della vita di famiglia, che porta con sé, nella stanza dove giace la bambina, solo i genitori della piccola ed i suoi compagni più stretti, Pietro (a sinistra, con i riccioli e la barba), Giacomo e il giovane amato discepolo Giovanni (a destra). Tenendo in mano il rotolo della Parola di Dio, Gesù prende per mano la bambina. È da notare come la prende per il polso, una presa simile a quella di un pompiere pronto a salvare la vita di qualcuno in pericolo o a quella di un trapezista quando afferra il suo compagno con presa sicura. È lo stesso modo in cui il Cristo Risorto prende la mano di Adamo ed Eva per sollevarli dagli Inferi e ridare loro la pienezza di vita. Giairo ha le mani tese verso Gesù, come se ponesse la vita di sua figlia completamente nelle sue mani. Sua moglie ha una mano sollevata, come se le mancassero le parole, e con l’altra si aggrappa al marito cercando conforto.

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In questo Vangelo osserviamo anche l’attenzione concreta di Gesù, quando dice ai genitori “Datele qualcosa da mangiare”. Il Signore riconosce e valorizza i sacrifici di ogni giorno e l’impegno nel provvedere a ciò di cui hanno bisogno le nostre famiglie. Spostiamo ora la nostra attenzione alla narrazione presentata nella parte interna della porta destra: GIOVANNI 2:1-11 LE NOZZE DI CANA [1] Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. [2] Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. [3] Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". [4] E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". [5] La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà". [6] Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. [7] E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. [8] Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. [9] E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo [10] e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono". [11] Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Questo brano del Vangelo ci narra che la Madre di Gesù era stata invitata a un matrimonio, e che anche Gesù e i suoi amici era stati invitati – come se l’invito fosse un atto di gentilezza da parte della coppia esteso al Figlio di Maria e ai suoi amici in un secondo momento. Vediamo lo sposo e la sposa seduti al tavolo, con le loro corone nuziali. Nelle Chiese ortodosse, il rituale del matrimonio prevede l’“incoronamento” degli sposi. Lo sposo guarda la sposa con occhio preoccupato. Hanno finito il vino. L’Antico Testamento ci insegna che il vino è simbolo della gioia. Dio fa produrre il vino dalla terra “per allietare il cuore dell'uomo” [Salmo 104:15]. Questa coppia ha esaurito la gioia dell’amore. Una coppia più anziana sullo sfondo, forse membri della famiglia, porta pane e vino in tavola, ma non sappiamo se il loro aiuto sarà sufficiente. Maria vede la loro impellente necessità ed il rischio di enorme imbarazzo a cui sono esposti. A volte l’occhio acuto di una madre capisce per primo le tribolazioni altrui. Maria non può fare nulla, ma va da Gesù. La vediamo stare accanto a lui, indicando con la mano gli sposi. Gesù non ha ancora compiuto segni. Sente che non è ancora il momento, e il volto di Gesù in questa icona coglie un qualcosa della sua reticenza. Ma per Maria il bisogno degli sposi ha la priorità, e confida che Gesù possa fare qualcosa per loro. Così dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”.

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Mentre nella sinistra regge il rotolo dell’operosa Parola di Dio, Gesù con la mano destra benedice l’acqua che viene versata nelle giare dai servi, in seguito al suo comando. Qualcosa di sciapo e insapore è colmato di gusto e gioia. Dio dà in abbondanza, al di là di ogni aspettativa.

Il maestro di tavola, seduto, solleva il bicchiere con gesto di approvazione. “Hai conservato fino ad ora il vino buono”, commenta. Hai saputo dare il meglio fino alla fine, forse un’allusione a quanto scritto nella lettera agli Ebrei 1:2: Dio ci ha parlato mediante i profeti, “ma in questi ultimi tempi ci ha parlato attraverso il Figlio”. Cristo Gesù è chiamato anche lo Sposo del matrimonio tra Dio e l’Umanità. Il pane e il vino sulla tavola, ancora una volta, ci ricordano l’Eucarestia. Sono davvero beati gli invitati alla cena, il banchetto nuziale dell’Agnello.

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LA PREGHIERA DI BENEDIZIONE DELL’ICONA PER L’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE 2018 Signore nostro Dio, ci hai creati a tua immagine e somiglianza. Ci hai liberati dal peccato attraverso Cristo Gesù, tuo Figlio, che ha amato l’umanità. Assumendo in sé la forma di un servo e facendosi uno con noi nella nostra carne, fa nuova tutta la creazione a immagine della tua benedizione iniziale. Ti chiediamo di benedire questa icona attraverso l’aspersione dell’acqua santa e l’unzione con l’olio santo. Che sia santa per la tua gloria, a onore e in memoria di Gesù, il tuo amato figlio, nostro Signore, della beata Vergine Maria, Madre di Dio e madre nostra, di San Giuseppe il suo sposo, e degli arcangeli Michele e Gabriele. Che questa icona possa attirarci verso la Sacra Famiglia che ci invita alla loro tavola. Che ci aiuti a contemplare il tuo Vangelo salvifico e a vedere nelle nozze di Cana e nella resurrezione della figlia di Giairo il tuo atteggiamento di infinita compassione verso tutte le preoccupazioni del matrimonio e della vita famigliare. Che coloro che pregano davanti a questa icona Possano trovare il conforto della tua grazia E il tuo aiuto in tutte le loro necessità. Ti chiediamo questo per l’amore generoso del nostro Signore Gesù Cristo. Amen.