ic via ceneda * scuola primaria · 2019-02-16 · degli ebrei lasciarono i teschi, i corpi sul...
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IC VIA CENEDA * Scuola Primaria
«Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro» L. Sepulveda
Lunedì 28 Gennaio 2019
GIORNATA DELLA MEMORIA
«L’archivio racconta»…
Plesso «Garibaldi», via Mondovì 16
L’archivio storico apre le sue porte per accogliere alunni di
ieri e alunni di oggi
Testimonianze, documenti, filmati… per non dimenticare
Nelle classi
Letture e racconti… per riflettere insieme
DOBBIAMO RICORDARE
DI TENERE A MENTE
DI NON DIMENTICARE
Nella giornata della memoria
dobbiamo ricordare cosa è successo nella storia
Hitler ordinò il rastrellamento
e portò gli ebrei al campo di concentramento
dove c’era molto vento.
Un giorno arrivarono i Tedeschi
che erano molto maneschi,
li caricarono su un treno
che partì in un baleno.
Il cuore batteva forte
in quel campo pieno di morte;
per la loro diversità
persero l’identità
e se avevi su una maglietta una stella
la vita non era più bella.
Ma in realtà le diversità
fanno parte dell’umanità.
Quando toccavi il filo spinato
non vedevi il mondo colorato…..
speriamo che non sia più toccato
e che venga levato.
I cattivi Tedeschi
degli Ebrei lasciarono i teschi,
i corpi sul fuoco
vennero bruciati a poco a poco
e quando dal camino usciva il fumo,
significava che non c’era più nessuno.
Non è giusto uccidere
chi vuole ancora vivere.
Un giorno i Russi arrivarono
e tutti gli Ebrei liberarono,
degli Americani la vittoria
portò gli Ebrei alla gloria.
E noi non dobbiamo dimenticare
per non poterlo rifare!
CLASSE 4 A via Bobbio
CLASSI 1 A 2 A 3 A Via Bobbio
Vorrei portar via…
CLASSI
1 A 2 A 3 A
Via Bobbio
Vorrei portar via…
CLASSI
1 A 2 A 3 A
Via Bobbio
Vorrei portar via…
CLASSI
1 A 2 A 3 A
Via Bobbio
Vorrei portar via…
CLASSI
1 A 2 A 3 A
Via Bobbio
Vorrei portar via…
CLASSI
1 A 2 A 3 A
Via Bobbio
Vorrei portar via…
CLASSI
1 A 2 A 3 A
Via Bobbio
Vorrei portar via…
CLASSI
1 A 2 A 3 A
Via Bobbio
Vorrei portar via…
CLASSI
1 A 2 A 3 A
Via Bobbio
PIETRE D’INCIAMPO… GIORNATA DELLA MEMORIA
In questo giorno in cui si celebra la "Giornata della Memoria " vogliamo parlare
delle "Pietre d'inciampo". Sono pietre simili a sampietrini (tipiche del selciato
romano); la loro base è di ottone su cui sono incisi i nomi delle persone innocenti,
senza colpe ,che subirono quell' atroce ingiustizia di essere perseguitati ed uccisi,
in quel periodo BUIO....TRISTE.....TRISTISSIMO della Storia: il nazifascismo.
Queste pietre sono poste dinanzi alle abitazioni da cui furono
prelevate ingiustamente e con la forza queste persone; che vennero incolpate
perché erano di un’altra religione: quella ebraica.
Perché "inciampo"?
Perché vedendole, durante le nostre passeggiate, il nostro pensiero va a coloro che
subirono l'atrocità di essere privati della loro vita......perciò non dobbiamo mai
dimenticarle.
Inciampo, non significa cadere, ma ricordare, perché ciò che accadde in quel
periodo non dovrà mai più accadere!
Ricordarli è poterli amare ancora.
Classe 5 A via Bobbio
CLASSE
5 C
via Mondovì
RIFLESSIONI DEGLI ALUNNI CLASSE 5C via Mondovì
MEMORIA: ricordo del terrore nelle case ebree pensando di non rivederle più, paura di aiutarli per
le conseguenze. Un’altra razza, solo per la religione. Discriminazione: ogni anno ricordiamo questa
ingiustizia accaduta, per non ripeterla.
MEMORIA: paura, rabbia, tristezza per nascondersi dalla guerra. Lacrime che passano da persona a
persona.
MEMORIA: ebrei, chiusi in casa, aspettando il momento giusto per uscire. Aspettando la libertà.
Ingiustizia, vita che alle persone viene tolta. Il ricordo di questo avvenimento non ce lo fa più
ripetere.
MEMORIA: una vita così difficile poveri ebrei, che sono stati portati via dalle proprie famiglie, dagli
amici, da tutto, i tedeschi uccidono gli ebrei senza motivo, senza ragione, costretti a lavorare fino
allo sfinimento, trattati come schiavi, prigionieri, perseguitati e uccisi dai tedeschi, questa è
un’ingiustizia che non dovrà mai più accadere.
MEMORIA: terrore negli occhi degli ebrei, pazzia, pensiero ingiusto e inumano. Inimmaginabile, da
ricordare in modo che non succeda più. Persone innocenti uccise per un pensiero selvaggio.
MEMORIA: poveri ebrei che soffrono nei campi di concentramento, che stanno tutto il giorno a
lavorare con molta fatica. Non c’è giustizia, ebrei e tedeschi non sono uguali: gli ebrei non godono
di libertà.
MEMORIA: Libertà non c’era. Solamente guerra e paura, ebrei nei campi di concentramento, pieni
di divieti. Hitler a capo dei nazisti; hanno fatto questo, hanno vietato tutto agli ebrei: non hai più un
nome, sei solo un numero. Ti rasano e ti mandano là, al freddo a lavorare, e poi ti uccidono. Questa
cosa non si dovrà ripetere mai più.
MEMORIA: Lacrime grandi che infondono paura, rabbia, gelosia. Stupore per non poter proteggere
dalla guerra mortale.
MEMORIA: Storia di rifugiati, nascosti dai soldati di Hitler, pianti e strilli di paura.
DOPO AVERE ASCOLTATO LA TESTIMONIANZA DI OSVALDO PIO,
LETTA DALLA FIGLIA ROSANNA PIO, EX ALUNNA DELLA SCUOLA
GARIBALDI.
TESTIMONIANZA: Osvaldo padre di una ex alunna, racconta la
storia di quando aveva 11 anni, durante la guerra; Filippo e
Angelica leggono la storia di Isaia, alunno ebreo allontanato dalla
Garibaldi.
OSVALDO PIO: Osvaldo Pio, pieno di emozioni. Ricordo di persone
gentili che lo hanno aiutato quando era in pericolo. Lui e l’attacco
dei tedeschi, aveva 11 anni, ed è stato bravo a resistere.
IL RICORDO: poveretto. Soffre per ingiustizie. Osvaldo e la sua
storia. Commovente quando mi bacia e mi ringrazia per un nuovo
giorno.
TESTIMONIANZA: Oggi incontro con un vecchietto, commosso,
padre di una donna che frequentò la scuola Garibaldi, leggo un
testo, provo emozione e imbarazzo, poi mi passa. Ascolto le
testimonianze.
RICORDI SPECIALI: L’emozione che non riesci a trattenere dentro,
tutti i volti sembravano pronti a piangere, e ogni lacrima come un
ricordo brutto passato. Ognuno raccontava qualcosa di speciale
anche difficile da rammentare. Emozione ascoltare una persona
che nella sfortuna è qui a raccontare. Quando l’abbiamo
abbracciato un sorriso è comparso sul volto, è stato bellissimo.
Classe 5 C via Mondovì
CLASSE
5 C
via Mondovì
RICORDO: Osvaldo Pio, emozionato, sopravvissuto alla guerra, felice è venuto a spiegare ciò che era
successo. Ci ha insegnato che tutti sono uguali, che nessuno è diverso, che non esistono razze.
RICORDI: Oggi molte emozioni, pianti, ricordi dolorosi. Ma soprattutto un signore, che ha avuto molti
dispiaceri e paure. Oggi ha una speranza, sempre nel sui cuore.
LA TESTIMONIANZA: Tristezza di Osvaldo che a sentire testimonianze di guerra si commuove.
Fortuna di non essere stato preso dai tedeschi. Fatica a ricordare gli avvenimenti passati. Lui,
poverino, ha vissuto in quell’epoca di persone bruttissime, senza cuore. Oggi qui, ancora vivo e
sorridente, per raccontare a noi quello che ha vissuto.
LA TESTIMONIANZA: Gente che ha vissuto la guerra, che ora non è in cielo, ma in terra. Osvaldo è
stato fortunato, e sua figlia Rosanna la scuola Garibaldi ha frequentato. Tristezza, ma allo stesso
tempo felicità, per tutti. Questa storia, la storia della guerra contro gli ebrei, non sia dimenticata, ma
ricordata.
EMOZIONI FORTI: Fortuna di avere conosciuto persone che raccontano le atrocità commesse dai
tedeschi nei confronti degli ebrei. Non avevo capito bene, ma adesso è tutto più chiaro nella mia
mente: ricordo indelebile che non scorderò mai.
TESTIMONIANZE: Tutti lì ad ascoltare quel freddo ricordo, persona coraggiosa che, pur se non ebrea
ha molto da raccontare sulla paura e sulla guerra, quella vissuta da bambino, ancora oggi paura di
raccontare.
TESTIMONE: Lui, testimone non ebreo, brutti ricordi, pochi amici. Costretto a vivere per strada, occhi
tristi di morte, rastrellamenti, ma è ancora qui.
Classe 5C via Mondovì
CLASSE
4 A
ViaMondovì
RIFLESSIONI DEGLI ALUNNI DOPO AVERE ASCOLTATO LA
TESTIMONIANZA SCRITTA DI ISAIA ED ESTER SERMONETA, BAMBINI
EBREI ALLONTANATI DALLA SCUOLA GARIBALDI IN SEGUITO ALLE LEGGI
RAZZIALI.
-Sono stata molto triste sentendo questa storia, la cosa che mi è
dispiaciuta di più sono stati i sentimenti feriti di Isaia Sermoneta, anche
perché tutti noi siamo uguali.
-Questa storia mi ha fatto riflettere molto sulla vita di queste povere
persone e quanto l’uomo può essere crudele. Ripensandoci ho capito che
noi siamo tutti uguali, ma molti non l’hanno capito.
-La storia che abbiamo sentito non è stata molto bella: dei bambini erano
stati cacciati senza neanche sapere di essere ebrei. Noi siamo tutti
uguali!
-Mi dispiace per tutte quelle persone che sono dovute andare nei campi di
concentramento e ho capito che tutte le persone che non rispettavano gli
ebrei avevano dei pregiudizi.
-A me dispiace per quelli che sono morti. Per me Hitler l’ha fatto solo per
far capire alla gente che lui era più forte e quello che ha fatto è anche un
atto di razzismo.
-A me è dispiaciuto ascoltare la testimonianza di questi bambini ebrei
perché tutti sono uguali e non è giusto che qualcuno venga cacciato dalla
scuola, chi viene mandato nei campi di concentramento, chi viene
mandato nelle camere a gas…
-Questa è stata una storia molto triste, io non c’ero ma riesco a capire il
loro dolore dal libro e dalle lettere del mio bisnonno. Abbasso il razzismo.
CLASSE 5 A
Via Mondovì
-Mi dispiace per gli ebrei che hanno dovuto subire le conseguenze del razzismo, alcuni sono
rimasti vivi ed altri sono morti nei campi di concentramento. Abbasso il razzismo, nessuno è
perfetto, siamo tutti uguali.
-Questo racconto è stato molto triste, mi ha trasmesso tanto dispiacere e anche tanta rabbia.
-Secondo me Isaia Sermoneta, il bambino ebreo di cui abbiamo letto la testimonianza, è stato
molto fortunato, ma mi dispiace per chi è stato preso e mandato nei campi di concentramento
come i suoi parenti.
-A me ha colpito, nella testimonianza di Isaia, che mentre dei tedeschi portavano gli ebrei di
Roma nei campi di concentramento, un tedesco salvò una mamma con il figlio. Mi ha colpito
anche il fatto che gli ebrei non potevano frequentare persone non ebree.
-Dopo aver sentito questa testimonianza di Isaia ed Ester Sermoneta penso che chi crede che ci
siano razze inferiori, dovrebbe riflettere su ciò che dice perché esiste una sola razza: quella
umana.
-Dopo aver sentito questa testimonianza sono ancora più deciso nel dire che tutte le persone
che discriminano gli altri sono persone senza cuore con ristrettezza mentale. Spero che queste
cose non accadranno mai più perché noi siamo tutti uguali.
Classe 5 A via Mondovì
RESOCONTO DELL’ ESPERIENZA VISSUTA
-A scuola, in occasione della giornata della memoria, siamo andati in archivio dove ci sono un sacco di registri di
bambini e ragazzi che hanno frequentato la nostra scuola. C’erano i registri di alunni ebrei il cui percorso
scolastico è terminato quando stavano in seconda o in terza. La maestra ci ha fatto vedere il registro di una
bambina ebrea, Ester Sermoneta, vissuta nel periodo della guerra e ci ha letto la sua testimonianza. Ester
racconta che un giorno alcuni signori sono andati a parlare con la maestra, e dopo l’hanno messa con il suo banco
lontano da tutti. La sua maestra mise un cartello fuori dalla classe dove c’era scritto: “In questa classe ci possono
stare solo gli ariani”. Il giorno dopo il preside disse che tutti gli ebrei non potevano andare a scuola. Comunque,
anche se il giorno della memoria è un po’ triste, è stato anche bello trascorrerlo a scuola.
-Il 28 gennaio, io e la mia classe siamo andati nell’aula vicino all’archivio per poter sentire le testimonianze delle
persone che sono vissute qualche anno dopo la deportazione degli ebrei. E’ venuta una signora, che ha
frequentato questa scuola, con suo padre, di nome Osvaldo Pio, che è vissuto nel periodo della guerra. La signora,
di nome Rosanna Pio, ha iniziato a raccontare e, a un certo punto, si è messa a piangere. La nostra classe ha letto
la testimonianza di Ester Sermoneta e la classe 5 C ha letto la testimonianza di Isaia Sermoneta. E’ stato triste
ascoltare queste testimonianze perché parlavano di un periodo brutto. Ester era l’unica ebrea della classe e
quando la maestra le disse che non poteva andare a scuola, si sentì molto triste. Quando vennero i tedeschi, lei e
la sua famiglia scapparono. Spero che questa cosa non si ripeta mai più.
-Abbiamo visitato l’archivio dove c’erano i registri dei bambini che sono venuti in questa scuola prima di noi. Una
di questi era Ester Sermoneta ed era ebrea. Abbiamo ascoltato la testimonianza scritta di Ester; per lei, da quanto
abbiamo sentito, non è stato un periodo bellissimo. C’era la guerra, sono stati mandati via dalla scuola. I tedeschi
hanno chiesto 50 kg d’oro agli ebrei per poter essere salvi. E gli ebrei li hanno consegnati. La zia di Ester li aveva
avvertiti che i tedeschi non avrebbero mantenuto la parola e quindi con tutta la famiglia sono andati ad Acuto. Gli
altri parenti non le hanno creduto e così i tedeschi li hanno portati ad Auschwitz.
Classe 5 D via Mondovì
-Abbiamo ascoltato e scritto una storia che parlava di due sorelle ebree, Andra e Tati, che furono deportate al
campo di concentramento di Auschwitz e miracolosamente sono sopravvissute perché furono scambiate per
gemelle e usate come cavie da un dottore. Ancora oggi sono vive ed hanno più di ottanta anni, una vive in
America, l’altra in Belgio. Un’altra bambina, Ester Sermoneta, era ebrea, e frequentava le elementari qui nella mia
stessa scuola. Nel 1938 le hanno proibito di frequentare la scuola perché era ebrea. Prima l’hanno messa in un
banco a parte, dopo qualche giorno la maestra Francesca Lotti ha scritto: ”Questa scuola la possono frequentare
solo gli ariani”. La maestra, di nascosto, le faceva lezione a casa. Secondo me queste cose non dovrebbero mai
succedere perché siamo tuti uguali e dobbiamo ricordare in questa giornata tutte le atrocità fatte dai tedeschi
durante la guerra, perché non si ripetano più.
-Spero che questa cosa non si ripeta più, a me fa molta pena perché mi hanno raccontato che gli ebrei furono
allontanati dalla scuola, isolati da tutto per poi essere deportati al campo di concentramento dove venivano rasati,
marchiati e identificati da un numero. Ma c’è una piccola soddisfazione: non sono morti tutti gli ebrei, alcuni sono
sopravvissuti. Ancora oggi si festeggia la giornata della memoria e, per fortuna, ci sono dei testimoni, un po’
anziani, ma ancora vivi. La giornata della memoria si festeggia non solo per ricordare il dolore degli ebrei, ma
anche per ricordare che siamo tutti uguali, pelle chiara, pelle scura, italiano, straniero, cristiani, cattolici, ebrei,
musulmani: TUTTI UGUALI.
-Il 28 gennaio 2019 siamo andati nell’ archivio della scuola dove degli ex alunni e un anziano signore ci hanno
raccontato della guerra, quando gli ebrei venivano deportati nei campi di concentramento con la scusa di un
viaggio, invece morivano nelle camere a gas, o di fame, o di freddo. Non c’erano differenze tra bambini, uomini,
donne, anziani. La maggior parte dei cittadini tedeschi non era a conoscenza dei campi di concentramento. Alcuni
giorni dopo la liberazione i soldati americani e russi fecero vedere ai cittadini tedeschi l’orrore di quei posti.
Classe 5 D via Mondovì
In classe abbiamo letto L’ALBERO DI ANNE, un libro
il cui protagonista è un ippocastano che racconta la
storia di Anne Frank, vissuta in clandestinità per due
anni, osservando dal lucernario le trasformazioni
dell’albero. “Io, l’ippocastano del giardino al numero
263 di Prinsengracht, ho regalato a una ragazza di
tredici anni, prigioniera come un uccello in gabbia,
un po’ di speranza e di bellezza. A lei, che nel suo
nascondiglio sognava di sentire sul viso l’aria gelata,
il calore del sole e il morso del vento, con le mie
metamorfosi ho regalato lo spettacolo delle
stagioni”. Abbiamo illustrato queste righe, dopo
averle scritte sul quaderno, con alcuni disegni.
Classe 5 D via Mondovì
CLASSE
5 D
via
Mondovì
TESTIMONIANZA DI OSVALDO PIO - II GUERRA MONDIALE, NOVEMBRE 1943
Era un freddo giorno di novembre del 1943. A causa dell’avanzata degli Americani sulla strada Napoli-
Cassino direzione Roma, per il pericolo dei bombardamenti, la famiglia Pio con altre famiglie abitanti di
San Vittore del Lazio (FR), furono caricate su un camion per essere trasportate a Roma, senza avere
neanche il tempo di portare con sé una coperta, un pezzo di pane per i più piccoli, o qualsiasi altro
effetto personale.
Prima sosta ad Alatri. Da lì continuò il viaggio verso la capitale.
Giunti a Roma gli sfollati si fermavano dove trovavano ospitalità. La fame era tanta e le persone del
posto generosamente dividevano con loro quel poco che avevano.
Capitarono nel Ghetto Ebraico che già era stato rastrellato dai tedeschi, dove purtroppo, molte delle
case erano disabitate dopo la deportazione degli Ebrei.
Trovarono ospitalità in una casa, la casa della “Signora Betta” che fu gentilissima nell’offrire aiuto alla
famiglia Pio.
Il figlio di Pasquale Pio, Osvaldo (mio padre, classe 1932), che all’epoca aveva 11 anni, giocava con i
figli della signora, due femmine e due maschi, all’incirca della sua stessa età. Insieme giravano la città,
sprezzanti del pericolo per la presenza dei tedeschi ai quali vendevano vari oggettini per racimolare
qualche lira. I suoi ricordi vanno sulla piazza Mattei con la sua bella fontana delle Tartarughe e su via
della Reginella dove abitava la “sora” Betta.
Mentre i bambini giocavano vicino la sinagoga, udirono delle urla che incitavano a scappare perché
stavano arrivando i tedeschi accompagnati dai militanti della PAI (la polizia fascista italiana), per
cercare di rastrellare più gente possibile, nel caso qualche altro ebreo fosse sfuggito al precedente
rastrellamento. Semplicemente per pigrizia, per odio, o per pazzia rastrellavano nelle case qualsiasi
persona vi abitasse.
Corsero verso casa per avvisare Betta. Dopo qualche minuto arrivò un poliziotto fascista della
PAI, il quale chiese di essere seguito in modo tale che tutti potessero essere portati al
comando dei tedeschi.
Mio nonno, prima di muovere un solo passo, disse: “Guardi che noi non siamo ebrei, ma povera
gente sfollata da San Vittore, vicino Cassino”. Il poliziotto a quel punto chiese i documenti. Mio
nonno rispose che con loro non avevano niente, perché erano stati letteralmente buttati fuori
da casa e portati via.
A quel punto il poliziotto chiese: “E questi altri?”. Si riferiva alla famiglia ebrea, la famiglia di
Betta, che non sapendo cosa dire, rimase in silenzio. Mio nonno subito controbatté: “Loro sono
sfollati come noi”. Il poliziotto disse di non uscire in strada perché stavano arrivando i
tedeschi.
Nella spietatezza dei fascisti, alleati con Hitler, non so se pensare che quel poliziotto credette
veramente a mio nonno, per via del suo spiccato accento ciociaro, oppure volle far finta di
niente, forse per pietà.
Grazie al reciproco aiuto della famiglia Pio e quello della Sig.ra Betta, molte persone sono sopravvissute
a uno dei più brutti periodi della storia dell’umanità.
Finita la guerra, quando la famiglia Pio tornò al paese d’origine, San Vittore, la vita non fu semplice.
Anzi. Furono costretti a ricominciare tutto da capo e a sopravvivere, stringendo i denti. Poi le varie
vicissitudini della vita non hanno reso possibile la ricerca di quella famiglia ebrea che li aveva aiutati in
quel periodo orribile. Comunque Betta e la sua famiglia, lasciarono un ricordo indelebile nella mente di
mio padre.
Lui mi parlava molto spesso di questo episodio, perché certamente l’aveva segnato, sia per le cose
orribili di quel periodo (che evidentemente non dovrebbero essere vissute da nessuno, soprattutto da un
bambino di 11 anni), sia per la generosità di quella famiglia della signora Betta.
Un giorno, per puro caso, venni a conoscenza del Ristorante “da Nonna Betta”. Subito lo dissi a mio
padre e gli si illuminò il viso perché era sicuro che fosse lei la famosa signora Betta del ghetto ebraico
che conobbe in tempo di guerra.
Il giorno 8 febbraio 2016 io, mio marito e mio padre, decidemmo di andare a pranzo nel famoso
ristorante del quale avevo sentito tanto parlare, e lì il grande incontro con uno dei nipoti della sig.ra
Betta, Umberto! E’ stato un momento di grande commozione per noi tutti ed in modo particolare per mio
padre che ha avuto anche il piacere di parlare con Speranza, la mamma di Umberto, nonché figlia di
Betta; lei confermò tutti i ricordi che aveva mio padre, incluso l’episodio del poliziotto fascista.
Grazie a quell’episodio ora siamo tutti qui per ricordare e raccontare questa storia.
Rosanna Pio
Febbraio 2016