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IC CAMERANO SCUOLA SECONDARIA 1° “S.PELLICO” a.s.2019-2020 Dalla Redazione delle classi 1^-2^-3^ della Scuola Secondaria 1° “S.Pellico”

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IC CAMERANO

SCUOLA SECONDARIA 1° “S.PELLICO”

a.s.2019-2020

Dalla Redazione delle classi 1^-2^-3^ della Scuola Secondaria 1° “S.Pellico”

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PREMESSA

(Prof.ssa Bartolini Ingrid Manuela – referente Giornalino e Biblioteca)

In un anno “eccezionale” come questo, anche il nostro giornalino non poteva che avere

un’uscita eccezionale: la redazione si è potuta riunire solo una volta (protagonisti alcuni

alunni delle 3^), gli articoli sono in numero assai ridotto, quindi non distribuiti nelle diverse

sezioni degli eventi, attività o uscite ma disposti per lo più secondo un ordine cronologico,

e soprattutto, inevitabilmente, nella seconda parte i contributi riguardano le riflessioni

dei ragazzi in merito all’emergenza sanitaria ed al conseguente isolamento. Nonostante

la portata storica di quanto ci è successo, la scuola è andata avanti, a distanza sì, ma ha

continuato a coltivare le relazioni, filtrate da uno schermo ma comunque genuine… ed

anche il nostro giornalino è un modo per farci sentire parte viva ed attiva della scuola.

Buona lettura!

IL CLIMA E… LA CLASSE DIVISA IN DUE

A cura di F.M. (3B) e R.G. (3B)

27 settembre sciopero globale per il clima “Friday for future”… “Se non troviamo

soluzione nell’attuale modello di sviluppo, dobbiamo cambiarlo” dice Greta Thunberg.

Chi può negarlo? E fino a qui siamo tutti dalla stessa parte, ma se qualcuno vi chiedesse

“Chi di voi è d’accordo sull’abolizione del traffico delle automobili che inquinano

l’ambiente in un centro abitato?” Voi come vi schierereste?

Noi abbiamo avuto molte difficolta nel decidere se eravamo pro o contro nel debate

proposto dall’insegnante di Italiano, poi, una volta schierati, abbiamo avuto qualche

minuto per trovare motivazioni, confutazioni, citazioni, informazioni, dati… il traffico

provoca molto rumore, quindi inquinamento acustico oltre a quello ambientale; ma senza

alcune automobili i trasporti sarebbero più lenti e molte persone si troverebbero male;

alla fine del confronto avevamo talmente tante motivazioni contrapposte che ci siamo

messi quasi a “litigare” su chi avesse ragione o l’idea migliore.

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Chi ha vinto? Ovviamente nessuno… ci vorrebbe una Thunberg per scoprirlo!

LE “TOTTE “ DEL CALCETTO

A cura di D’A.L. (3B) e L.M. (3B)

“Prendi la rincorsa, calcia e segnaa!!” Così agli allenamenti ci diceva sempre il prof di

Motoria, che noi ascoltavamo solo fino alla seconda parola, perché poi la palla non

andava mai in rete.

Dopo tanto sudore e tanti allenamenti, finalmente è arrivato il 30 settembre, il giorno in

cui avremmo dovuto giocare insieme alle ragazze di altre scuole.

Prima di arrivare in campo eravamo supergasate, perché pensavamo di poter vincere

tutto, ma quando abbiamo visto le altre ragazze, non eravamo più sicure di tornare a casa

ancora vive: avevano le scarpe coi tacchetti, i parastinchi, erano il doppio più alte e

muscolose di noi e il loro sport era proprio il calcio! Poi c’eravamo noi, tremanti di paura,

con i pantaloncini corti e i calzettini colorati che eravamo già stanche al primo giro di

campo.

Ci hanno divise in gruppi e sono iniziate delle mini partite. Solo dopo 5 minuti che è

iniziata la prima, eravamo già a 7-0, ma non per noi…

Da brave “TOTTE” siamo riuscite a fare 0 goal su 10 partite. Fshhh…finalmente

l’ultimo fischio. Non abbiamo esitato un secondo e ci siamo buttate a terra perché non ci

reggevano più le gambe, zuppe di sudore, con 40 ° di sole in faccia, più morte che vive,

quando invece le altre erano più in forma di prima.

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Nonostante la schiacciante sconfitta, abbiamo comunque deciso di partecipare anche

quest’ anno, tanto tutte le campionesse iniziano così! Grazie per l’esperienza, prof!

UN’ESPERIENZA DA RICORDARE

A cura di L. M. (3 A)

Visita al Quirinale, dentro al “cuore” della Repubblica Italiana!

È talmente importante che non vi si può accedere senza passare sotto il metal detector:

basta qualche spicciolo per farlo suonare e scattano i controlli dei corazzieri, che sono

veramente alti e con una divisa impeccabile. Nella parte interna c’è un piazzale davvero

enorme e in ogni angolo dell’edificio una guardia che sta sempre immobile con in mano

un’arma pesantissima! Abbiamo attraversato molte stanze dai soffitti inarrivabili e

tappezzati di dipinti dai tanti colori! In alcune delle sale ci sono moltissimi finestroni che

si affacciano su una distesa di opere d’arte che caratterizzano Roma: un vero e proprio

museo a cielo aperto!

Girando per i corridoi, avevamo la piccola speranza di incontrare il Presidente, perché la

guida ci aveva parlato tanto delle sue attività: infatti qui Mattarella vive e svolge i suoi

incarichi, come quello di incontrare gli altri presidenti, parlare alla nazione per il discorso

della giornata di capodanno. Ma chiaramente non è stato così!

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Visitare il Quirinale è stata un’esperienza davvero magnifica, da ricordare e portare con

noi.

LEGGERE IL PRESENTE: DAL MURO DI BERLINO AI MURI

DI OGGI

A cura degli alunni di 3 A e B

In occasione del trentennale della caduta del muro di Berlino ed in collaborazione con

l’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Camerano, abbiamo partecipato

ad una originale iniziativa: costruire un “muro” con i “mattoni” realizzati e personalizzati da

noi e poi, dopo aver riflettuto sul suo significato simbolico, demolirlo.

Questo muro da simbolo di protezione a simbolo di separazione e discriminazione, ci ha

dato l’occasione per riflettere su altri muri, meno conosciuti, ma ancor oggi presenti in

varie parti del mondo.

Il percorso è partito da lontano, da popoli che migrano per cercare una vita migliore e che

invece di accoglienza trovano discriminazione, leggi severe o addirittura un muro.

Abbiamo letto testi, narrativi ed informativi, o visto filmati sull’emigrazione italiana di inizio

Novecento – anche prendendo spunto dall’uscita che avevamo effettuato alla fine della

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2^ media al Museo delle Migrazioni di Recanati – e sull’immigrazione in Italia oggi; quindi

siamo passati ad analizzare l’immigrazione di oggi in America e soprattutto osservato la

carta dell’America con il muro in costruzione al confine Usa-Messico, cercando le

motivazioni della sua realizzazione.

In seguito, divisi in gruppi, abbiamo approfondito alcuni muri presenti oggi nel mondo

sulla base di testimonianze di chi vive vicino ad un muro, fornite dagli insegnanti: ogni

gruppo ha svolto il compito, reperendo informazioni su dove si trova il muro, quando è

stato eretto, scopi della realizzazione, come si vive … ed utilizzando diverse fonti (internet,

testi, ecc), poi ha socializzato il proprio lavoro al resto della classe.

Questo ci è servito ancora di più per capire che lo studio della storia passata può

guidare alla lettura di ciò che accade oggi nel mondo, in particolar modo che esistono

muri eretti per motivi o politici o economici o sociali, dai muri sudamericani nello stato

brasiliano di São Paulo ed in Perù, ai muri europei di Serbia ed Ungheria, a quello che

separa Kenia e Senegal, fino al tristemente famoso muro di Israele.

Nonostante la serietà dell’argomento , ci siamo “divertiti” con la realizzazione dei nostri

mattoni di cartone (colorati, glitterati, …) ed un gioco di ruolo, con cui i professori ci hanno

sollecitato a riflettere sul significato generale e simbolico di un muro come separazione,

discriminazione ed incomunicabilità, cercando di immedesimarci in chi sta da una parte e

chi sta dall’altra, infine abbiamo demolito il “muro”, le cui vestigia sono rimaste a ricordo

di questa esperienza nella nostra aula.

Il “nostro” muro Il muro della vergogna di Sau Paulo

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FRA IERI E OGGI

A cura di B.P., C.T, G.A., P.S. e T.E (1D)

L’uscita all’Archivio storico di Ancona ha permesso a noi ragazzi delle classi 1^ di

scoprire tante curiosità sulla vita del passato; una ci ha colpito, cioè come andavano al

mare i nostri nonni, così abbiamo pensato di operare un confronto fra i documenti di

archivio (Regolamenti di balneazione) e i corrispettivi odierni ed anche le nostre

testimonianze dirette, di cercare in cosa sono rimasti simili ed in cosa sono cambiati (ad

esempio posizione rispetto alla costa, forma, scopi ed uso, accessibilità da parte di

uomini, donne, animali, costi, regolamenti, infrazioni, ecc.) .

“FRA IERI E OGGI: GLI STABILIMENTI BALNEARI”

La diffusione dello stabilimento balneare si diffuse tra metà del XVIII secolo e l’inizio del

XX secolo. All’inizio era una struttura presso località termali. Nella metà dell’800, si

diffusero le prime strutture sulle spiagge marine. Dato che all’epoca imponevano

riservatezza nei costumi delle donne, queste venivano trasportate con un carro

direttamente in acqua; inoltre visto questo bisogno molte località si fornirono di una

rotonda a mare, ovvero di una struttura attaccata ad un pontile che permetteva ai

bagnanti di passare dai camerini all’acqua. Gli stabilimenti balneari furono dotati di vari

servizi come l’utilizzo di un ombrellone e di una sdraia. Queste strutture inizialmente

avevano un’attrezzatura semplice, con l’aumentare delle persone sono stati inseriti altri

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oggetti come il parasole, posacenere e appendiabiti. Negli stabilimenti erano presenti

attrazioni e attività come pallavolo, bocce e servizi come edicole.

Regole di ieri

1)uomini e donne dovevano fare il bagno in luoghi diversi

2) gli uomini alle sette di sera dovevano andare a casa

3) le donne non potevano fare il bagno prima delle sette

4) nessun battellante poteva nelle ore diurne trasportare le donne

5) agli stessi battellanti era proibito traghettare dopo l’Ave Maria qualsiasi persona

6) era vietato bagnarsi al nudo, ad eccezione degli scolari della scuola che erano scritti

a nuoto

7) qualunque contravventore subiva l’arresto o la multa

8) le sentinelle di linea di finanzia e di mare erano incaricate di mantenere il buon ordine

e di allontanare gli uomini dal bagno delle donne.

Regole di oggi

1)fare un uso corretto dei social come Facebook e Instagram, perché si rischia inoltre di

violare il diritto alla privacy e di commettere veri e propri reati

2)la spiaggia è di tutti, quindi bisogna rispettate lo spazio destinato senza invadere

l’ombrellone del vicino; inoltre è vietato fumare

3)entrare in acqua lentamente evitando spruzzi

4)fare docce brevi e non usare saponi che possano inquinare

5)non urlare e usare un tono di voce che non disturbi le altre persone in spiaggia

6)la spiaggia non è un campo da gioco, per cui si può giocare solo negli spazi predisposti

7)se il bambino vuol fare un castello di sabbia o una pista per le biglie, non può occupare

mezza spiaggia costringendo gli altri bagnanti a salti per non rovinare la pista.

8) evitare gli sport acquatici rumorosi che infastidiscono gli altri bagnanti

In Italia, gran parte delle coste sono occupate da stabilimenti balneari. I titolari dei

stabilimenti balneari sono sottoposti ad obblighi stabiliti dalle capitanerie di porto o dai

comuni. In alcune regioni d’Italia, specialmente quelle bagnate dall’Adriatico, è stata

introdotta una diversa figura di concessione, cioè la spiaggia libera, dove l’ingresso è

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gratuito e si pagano solo i servizi. Ora negli stabilimenti del versante tirrenico questo

accesso è limitato solo nella fascia di 5 metri della riva.

Le regole del passato che ci hanno colpito di più sono state che le donne per fare il

bagno venivano portate dai carri e che gli uomini andavano al mare con costumi molto

coprenti.

PROGRAMMATORI “AMBIENTALISTI”

A cura di R.G. (3B) e P.L. (3C)

L’informatica, in particolar modo il coding, può essere un mezzo per esprimere dei giusti

principi e comportamenti da adottare. Si possono creare ad esempio siti di solidarietà,

oppure di messaggi positivi per invitare la gente a compiere buone azioni, anche nei

confronti dell’ambiente. Noi delle classi 3^ abbiamo sviluppato vari giochi, come un

labirinto ecologico ovvero un labirinto dove per andare avanti bisogna fare “la scelta

giusta”!!! Questo progetto oltre che divertente per noi ragazzi è anche educativo e ci

insegna sia il rispetto per l’ambiente sia le basi del coding. Uno dei nostri giochi si

svolgeva tramite dei comandi ideati da noi con un programma di nome Scratch, in cui un

pupetto, muovendosi in un labirinto, andava incontro a due immagini e una domanda:

quale scelta è più rispettosa per l’ambiente? Lampadina led o lampadina tradizionale?

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Se rispondevi correttamente continuavi il gioco, se no dovevi ricominciare da capo.

Anche i compagni delle classi 1^ e 2^ si sono approcciati al coding… insomma, impariamo

giocando!!!!

DIARIO LIS

A cura degli alunni di 2 A

Camerano, 3 ottobre 2019

Cara Roberta,

lo sai che a scuola abbiamo iniziato un nuovo corso? Il corso di LIS! Ma tu sai cos’è la

LIS? La LIS è la Lingua Italiana dei Segni, che serve per comunicare con le persone

sorde. Sono previsti dieci incontri da due ore l’uno e ci incontriamo nell’Aula Magna

della nostra scuola, insieme ai professori. Abbiamo scoperto una nuova lingua! È molto

divertente, ma al tempo stesso un po’ difficile. Tanti segni sembrano uguali, ma in realtà

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hanno un significato diverso. Durante il primo incontro abbiamo imparato la

DATTILOLOGIA. Ma tu sai cos’è la dattilologia? È l’alfabeto che serve per

comunicare con le persone sorde. La prof ci ha spiegato che si usa, per esempio, per dire

i nomi di persona o di città. Poi abbiamo imparato la differenza tra segni e gesti e tra

lingua e linguaggio. È stato sorprendente capire le sfumature di queste parole e quanto

ancora non vengano usate nel modo corretto. Nel secondo incontro abbiamo ripassato

la dattilologia. Dovevi vedere i professori! Chi si confondeva, chi saltava le lettere delle

parole… Quante risate ci siamo fatti! Abbiamo, inoltre, imparato alcune frasi per

comunicare in classe con i professori e i segni per parlare con i sordi. È stato un vero

divertimento! Ci sono tanti dettagli ai quali dobbiamo porre attenzione e… non siamo

abituati! Invece, durante il terzo, incontro la prof ci ha suddivisi in gruppi composti da noi

alunni e dai professori. Dovevamo farci le domande a vicenda. Quanta pazienza! I prof,

cara Roberta, sono un po’ più lenti di noi ad imparare. Questi tre incontri sono stati

molto emozionanti e divertenti!

Camerano, 30 0ttobre 2019

Cara Roberta,

lo sapevi che durante la settima lezione di LIS ci siamo tutti emozionati? E sai il perché?

Ci sono venuti a trovare i componenti dell’Ente Nazionale Sordi (ENS). Negli occhi

dei compagni e dei professori abbiamo captato emozioni fortissime, come la curiosità e la

gioia di incontrare queste persone. Non sapevano del loro arrivo. Si sono presentati

nella loro “magica” lingua: Marco, il presidente dell’Ente, Serena, altro membro

dell’Ente e, infine, Maria, l’interprete. Quando Marco parlava con la lingua dei segni,

alcuni compagni e professori si sono sorpresi ed emozionati. Prima che arrivassero, però,

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abbiamo iniziato a costruire frasi utili in determinate situazioni, come al ristorante, a

scuola e al cinema. La prof ci ha, poi, diviso in gruppi e ci siamo seduti in cerchio,

collaborando per inventare delle nuove frasi. Per noi è stato utile e divertente perché,

passo dopo passo, stiamo imparando ad apprezzare una nuova cultura silenziosa, diversa

dalla nostra. Non vediamo l’ora di scoprire le nuove sorprese che ci riserverà nel prossimo

incontro.

Camerano, 20 novembre 2019

Cara Roberta,

oggi è stato l’ultimo incontro del progetto di LIS. È stato molto particolare ed

emozionante. Ma sai il perché? Perché, a differenza degli altri incontri, sono venuti i nostri

familiari e la Dirigente a vedere la nostra solita lezione. Ma c’è stata una sorpresa! Dal

primo giorno del corso abbiamo preparato in segreto una canzone in LIS, intitolata

“Come un pittore” e oggi l’abbiamo mostrata a coloro che erano presenti e anche ai

professori, dato che l’abbiamo tenuta nascosta anche a loro. Appena abbiamo iniziato

a “segnare” la canzone, abbiamo visto genitori e insegnanti emozionarsi. Alcuni,

addirittura, piangevano! Noi alunni, invece, eravamo in uno stato di ansia totale per la

paura di sbagliare. Ma, ripensandoci, loro non avrebbero capito nel caso in cui ci fossimo

sbagliati!!!!

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Alla fine della nostra esibizione, dopo aver versato un po’ di lacrime, la prof ha spiegato

ai nostri genitori il percorso che abbiamo svolto e ci ha svelato il titolo del progetto:

“LIS…ENTI CON GLI OCCHI”. A noi ragazzi questo titolo è piaciuto molto

perché ha un significato particolare: nella LIS, infatti, non si ascolta con le orecchie, ma

con gli occhi e se si abbassa lo sguardo si perde il filo del discorso. In seguito la Dirigente

scolastica ci ha chiamato e ha consegnato, uno a uno, l’attestato di partecipazione. Poi

siamo usciti dall’Aula Magna e tutti insieme abbiamo fatto le foto. Questo progetto ci

ha aperto un nuovo mondo che tutti noi non ci saremmo mai aspettati. Non abbiamo solo

imparato una nuova lingua, ma siamo anche entrati in contatto con una nuova cultura:

complessa nella sua bellezza.

IL SACRIFICIO DI GIACOMO E SERGIO RUSSI

A cura di P.L. (3C)

“Qui lavorava Giacomo Russi nato nel 1888, arrestato il 22.9.1943, deportato a

Meppen, assassinato” “Qui lavorava Sergio Russi, nato nel 1923, arrestato il

22.9.1943, deportato a Meppen, assassinato”

Così recitano le lapidi di Giacomo e Sergio Russi poste nella città di Ancona, frazione

delle Tavernelle. Giacomo e Sergio Russi erano proprietari di un’impresa farmaceutica

nella città di Ancona. Giacomo era iscritto al partito fascista, ma questo non l’ha salvato

dalla deportazione per via della sua origine ebraica. Non si sa chi abbia denunciato

Giacomo ma una cosa è sicura: la polizia nazista era partita con l’intenzione di prelevare

solo Giacomo, ma poi Sergio si autodenunciò, di conseguenza furono portati nel campo

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militare. Del loro cammino alla morte si sa solo questo dato: in quel campo Giacomo riuscì

a spedire delle lettere alla sua famiglia senza ricevere mai le loro risposte. Non si sa né

che fine abbiano fatto.

Noi alunni della 3C siamo rimasti sbalorditi da queste loro vicende, infatti, guidati dai

professori di Italiano e di Storia e Geografia abbiamo progettato una lapide in loro

onore che presenteremo sabato 8 febbraio per ricordare delle vittime della nostra stessa

regione che hanno subito la violenza tedesca.

DIMENTICARE E’ SBAGLIATO

A cura di B I. (3 A)

In occasione della Giornata della Memoria alla stazione di Ancona è stato allestito un

treno merci con documenti e foto delle varie persone deportate nei campi di

concentramento negli anni ‘30/’40.

Nel primo vagone vi erano foto, appunti, biglietti e atti pubblici relativi agli anni delle

leggi razziali in Italia: tra questi colpivano soprattutto un documento falso di un

passeggero, il quale era stato deportato nei campi di concentramento, e foto di bambini,

anche loro imprigionati nei campi.

In un piccolo angolo vi erano un mucchio di paglia, delle valigie e delle vecchie scarpe che

ricordavano le condizioni degli uomini, delle donne e dei bambini rinchiusi nel vagone merci

con circa altre cento persone.

Scarsa disponibilità di cibo e acqua, mancanza di luce e aria, servizi igienici sulla paglia,

odore sgradevole, assenza di igiene, pianti e urla di bambini, era proprio questo il clima

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all’interno di questi vagoni merci, in più le persone avevano paura e ansia perché non

sapevano dove li stavano portando.

Quest’uscita è stata molto significativa per noi ragazzi perché abbiamo tanto bisogno di

ricordare il passato per non commettere gli stessi errori, anche se ciò sta accadendo di

nuovo.

IL VALORE DI UN RICORDO 10/02/2020

A cura di S.C. (3 A)

“Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”

Arianna Damiani ha alle spalle una dolorosa tragedia da testimoniare, donna dal cuore

d’oro, si apre a noi ragazzi per non farci dimenticare.

La signora, con una voce esile e velata, si presenta a noi studenti come una donna di

origini istriane, vuole che RICORDIAMO la crudeltà che l’umanità è stata ed è in

grado di perpetrare, partendo proprio da quando era una fanciulla della nostra età.

E’ una giornata normalissima, a Fiume la tredicenne Arianna si trova nella sua camera,

quando, ad un certo punto, sua madre torna dal lavoro e le dice che dovranno partire

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all’istante, lei dà la mano alla mamma, partono davvero immediatamente, senza dire nulla a

nessuno, senza prendere niente, portando con loro solamente il coraggio e la solidarietà.

Giungono in Ancona e vengono accolte in un campo profughi, nel quale Arianna rimarrà

sola, poiché la sua dolce mamma non è più riuscita ad andare avanti; lei invece si rimbocca

le maniche lavorando sodo, trovatasi un marito, si sposa in Italia con un vero e proprio

anconetano!

Nel suo volto, nel mentre rimembra, si può notare un alone di tristezza che la avvolge,

trasmettendo perfettamente il dolore che ha provato, prova e proverà per sempre.

LA MIA CASA È IL MONDO. LA NOSTRA ESPERIENZA CON

LA CARITAS.

A cura degli alunni di 1 A-B-C-D

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G.L. (1 A)

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B.S. (1 B)

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C.E. (1 C)

A cura di C.V., P.R. e U.B. (1 D)

È iniziato tutto con un semplice progetto proposto dalla Caritas della Diocesi.

Per noi è diventato molto di più, grazie ad una ragazza di nome Arianna che ci ha spiegato

cosa fa insieme ad altri per aiutare le persone in difficoltà e ci ha parlato della Caritas e

dell'Emporio della Solidarietà.

La Caritas è un centro dove le persone meno fortunate hanno la possibilità di ricevere

cibo e abiti in modo gratuito. Esiste anche la Caritas Parrocchiale.

L’emporio è uno store in cui le persone in difficoltà possono fare la spesa usando una

tessera caricata con punti al posto dei soldi.

Tutti noi ragazzi delle prime abbiamo donato degli alimenti all’Emporio: legumi, tonno e

biscotti. Ogni classe li ha scelti dopo aver riflettuto sulle loro caratteristiche e sulle

necessità delle persone che non possono acquistarli.

Siamo stati felici di aiutare famiglie in difficoltà! Quest'attività ci è piaciuta molto perché

ci ha toccato dentro, ci ha insegnato che non tutti sono fortunati come noi

e possiamo dare una mano per aiutarli !

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ESPERIENZA AL VILLAGGIO DELLE GINESTRE

A cura di D’A. L. (3B)

L’uscita al “Villaggio delle Ginestre” è stata indubbiamente una delle più belle

esperienze scolastiche che ho vissuto, perché mi ha portato a riflettere e a fare

conoscenza con delle realtà di cui non sospettavo neanche l’esistenza e mi ha messo di

fronte a molti aspetti della vita a cui normalmente non si pensa o non si fa caso. Lì ho

incontrato delle ragazze che hanno degli handicap e, per questo, devono essere seguite

e aiutate da persone specializzate che fanno far loro delle attività e dei giochi per farle

divertire e far passare il tempo insieme, in modo costruttivo.

Quando ero piccola e passeggiavo assieme a mia nonna nella piazza del mio paese ci

capitava di incontrare dei portatori di handicap ed erano sempre con persone che li

sostenevano e davano loro una mano; ricordo che mia nonna mi diceva sempre che erano

simili agli angeli custodi, delle persone pure e buone, e questa cosa mi è sempre rimasta

in mente. Così come ho sempre pensato fossero straordinarie le persone che dedicano

ogni giorno della loro vita a tendere una mano a chi è in difficoltà e a chi ha bisogno, anche

se comporta tanta pazienza e tanti sacrifici. Le ammiro molto e spero anche io un giorno

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di poter aiutare ragazze che da sole non potrebbero affrontare la vita quotidiana in

maniera serena e dignitosa.

Al “Villaggio delle ginestre” abbiamo avuto la possibilità di conoscere e trascorrere

qualche ora con queste ragazze, farle divertire e aiutarle a fare le decorazioni per delle

feste che organizzavano lì al Villaggio. La prima volta è stata nei giorni precedenti il

Natale, quando abbiamo decorato con loro delle pigne applicando sopra della neve

finta. Inizialmente avevo un po’ di paura, perché temevo di dire qualcosa di sbagliato o

che le potesse offendere ma, appena sono entrata nella stanza, mi sono subito rilassata

nel vederle molto sciolte e molto estroverse, contente di vederci e ben disposte verso di

noi. Poi mi hanno anche fatto ridere tantissimo e mi hanno fatto tanti complimenti.

Quando è arrivato il momento di salutarle per tornare a scuola, ho provato un po’ di

tristezza perché stavo talmente bene che non me ne volevo più andare e neanche mi ero

accorta che il tempo fosse passato così in fretta.

Nel periodo di Carnevale siamo tornati per la seconda volta. In quell’occasione mi sono

unita ad un gruppo con cui dovevamo fare delle collane con i fiori per una recita. Questa

situazione è stata diversa, più intensa: mi ero seduta vicino ad una ragazza che stava

lavorando a maglia ed era veramente brava; mentre stavo facendo una collana, la ragazza

ha iniziato a farmi delle domande sulla scuola, sui miei amici e sullo sport che praticavo.

E’ iniziata, così, una conversazione che dopo un po’ è andata a toccare l’argomento

famiglia: mi ha chiesto che rapporti avessi con mia sorella e con i miei genitori e, quando

ho cominciato a parlare di mio padre, ho visto che le scendevano le lacrime dagli occhi che

ben presto si sono tramutate in un pianto a dirotto. Non sapevo che fare e non capivo

neanche il motivo per cui lei avesse avuto questa improvvisa reazione, fino a quando non

si è calmata e mi ha detto che suo padre se ne era andato da un po’ di tempo. Ha cercato

di spiegarmi e di raccontarmi di lui, ma non riusciva a parlare per l’emozione; allora, per

calmarla, le ho detto che anche io ho perso una persona a me molto cara, mio nonno, e

l’ho rassicurata dicendole che lui comunque è sempre con me, anche se non riesco a

vederlo, proprio come suo padre che sicuramente era fiero di lei.

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Quando ho finito di parlare, mi è sembrata tranquillizzarsi, poi mi ha guardata negli occhi

e in quel momento ho letto tutta la sua fragilità e il suo bisogno di avere persone che la

amano accanto. Così come ne abbiamo bisogno tutti noi, perché avere dei problemi,

essere “diversi” non vuol dire essere meno sensibili o meno consapevoli di certi sentimenti

o di ciò che ci circonda.

Questa cosa mi ha molto colpito, soprattutto perché purtroppo nel mondo ci sono

persone che reputano queste ragazze “diverse” ma in modo dispregiativo, perché forse

non riescono a fare tutto quello che facciamo noi. Ma secondo me è una cosa del tutto

sbagliata: per me queste ragazze non sono “diverse” ma “speciali” perché, a differenza di

queste persone che le ritengono inferiori, loro sono buone e senza malizia ed hanno

questa grande fragilità di non essere autosufficienti ma, allo stesso tempo, hanno la

capacità di provare un amore incondizionato che, a differenza nostra, non chiede niente

in cambio.

A conclusione di queste giornate porto con me un bagaglio di emozioni belle e uniche

perché, anche stando solo qualche ora con queste ragazze, ho capito il valore della

solidarietà e la gioia di rendere felici delle persone solo con la propria presenza e la voglia

di interagire con loro come persone “normali”. Devo quindi ringraziarle per avermi reso

partecipe della loro quotidianità ma devo anche essere grata alla professoressa di

Religione che mi ha permesso di fare questa bellissima ed indimenticabile esperienza che

terrò sempre nel mio cuore.

IL SOGNO

A cura degli alunni di 3B

In questo tempo sospeso che stiamo vivendo su internet sono fiorite varie proposte di

scrittura dai diari, alle poesie, fino a racconti di fantasia, per rendere fertile questo

tempo che altrimenti vivremmo solo non vedendo l’ora che passi.

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Poco prima che la scuola chiudesse le professoresse di Italiano e di Arte ed Immagine

ci hanno fatto vivere un’esperienza da “sogno”… poi, a scuola chiusa, ci hanno

assegnato un altro compito “originale”: scrivere un racconto , fantastico o no, che

prendesse spunto da una delle immagini proposte, e lasciare che il filo della narrazione

ci conducesse per un po’ “fuori dal tempo”.

Racconto di C.R. ispirato al dipinto “L’incubo” di J.H.Fuseli

Era tornata a casa da poco, dopo una bella giornata , e si stava per mettere a letto, aveva

preparato una tisana e si era sistemata nel baldacchino.

Iniziò subito a sognare, si trovava in un’immensa distesa di terra rossa come lo erano il

cielo e le nuvole che coprivano quasi tutto. Un po’ qua e là scorgeva grandi spuntoni di

pietra, che si innalzavano continuamente dal sottosuolo più su che potevano e altri che

continuamente sparivano in polvere.

D’un tratto scorse nel bel mezzo di quella pianura, non molto distante da lei, un vecchio

e spoglio ulivo con all’interno un buco, si avvicinò e vide che il buco non era vuoto,

all’interno, in profondità, vi era una strana massa marroncina, no, si era mossa… si trattava

di uno strano essere umanoide basso, bitorzoluto, peloso e deforme.

Di colpo l’essere se ne scappò via correndo per la pianura con un inquietante sorriso, lei

si girò e gli corse dietro incuriosita, quando vide un cavallo girare in tondo a qualche metro

da lei; desiderosa di sapere chi o cosa fosse, si avvicinò e notò che era legato con una

corda con l’altra estremità sotto un piccolo sasso. Salì in groppa al cavallo e lui subito

iniziò ad andare prima lentamente e poi sempre più veloce verso la strana creatura, finché

non si trovarono nei pressi di una scogliera che dava su un mare violento e tempestoso

con le onde che s'infrangevano nella terra rossa della scogliera stessa, l’essere deforme

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era proprio lì, sul ciglio e la guardava con lo stesso sorriso di prima. Il cavallo impazzì, di

colpo si mise a battere gli zoccoli per terra e si diresse di corsa verso il piccolo umanoide,

mentre correva gli occhi gli uscivano dalle orbite, calpestò l’umanoide che fece un verso

terribile simile a quello di un maiale ma più grave, per quanto provasse non riusciva né a

comandare il cavallo né a scendere, iniziò a urlare mentre il cavallo si era gettava in mare.

Aprì gli occhi. Era a casa sua, si era svegliata? Tirò un sospiro di sollievo, ma dopo poco

scoprì che non riusciva a muoversi, sentì di colpo un gran peso sullo stomaco e come il

respiro di qualcosa sopra di lei, si sentiva osservata, si sfregò gli occhi e quando li riaprì

vide quell’essere, quell’ umanoide basso e deforme sopra di lei col suo solito sorriso. Di

fianco a lui sbucava dalle tende del baldacchino la testa del cavallo che la fissava, provò

a urlare ma per quale ragione non riusciva, non poteva ancora muoversi.

La creatura si girò a guardarla e lei chiuse gli occhi di colpo. Cosa stava succedendo?

Stava ancora dormendo? Era sveglia? Ma allora perchè non riusciva a muoversi? E se

era sveglia, il tempo passava? Sentiva il lento scivolare verso il basso e il lento incurvarsi

della sua schiena fino ad arrivare a terra. Sentiva sugli occhi il veloce alternarsi di luce e

ombra come fosse ferma nel tempo. Un incubo, un incubo senza mai una fine…

#ANDRA’ TUTTO BENE

A cura del Consiglio Comunale dei Ragazzi di Camerano

Lettera di incoraggiamento

07 Maggio 2020

In questo brutto periodo dobbiamo tutti fare dei sacrifici, tutti siamo distanti, ma grazie

alla tecnologia possiamo sentirci vicini, non possiamo più abbracciarci con le persone che

vedevamo nella quotidianità: compagni di scuola, amici, parenti lontani.

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Questo virus ci ha stravolto la vita, siamo passati dall’uscire tutti i giorni allo stare chiusi

al sicuro nelle nostre case. Ci siamo dovuti abituare a nuove modalità di studio e di lavoro

e dovremo continuare, almeno fino a quando quest’emergenza non finirà.

Tutti noi ci stiamo impegnando molto per portare a termine con buoni risultati questo

anno scolastico grazie all’aiuto dei nostri professori e della dirigente, che ogni giorno

sono con noi per far fronte a dubbi e incertezze.

Sarà dura, ma supereremo questo brutto periodo anche con l’aiuto del sindaco, della

protezione civile e dei collaboratori sanitari che si mettono a disposizione rischiando per

noi.

Un saluto dal Consiglio Comunale dei Ragazzi

#CE LA FAREMO!

SPUNTI DI RIFLESSIONE…

A cura degli alunni di 2A

Pensa a questo periodo che stiamo vivendo ed a tutte le situazioni negative che porta

con sé (malattia, isolamento, perdita di lavoro, ecc) e fai una riflessione seguendo questi

spunti: secondo te, potremo trarne qualcosa di positivo ed imparare per il futuro?

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Con questo Covid 19 è capitato tutto così in fretta! Un giorno mi sono svegliata e ho

saputo di un decreto, che diceva di rimanere a casa , all'inizio l’ho presa in modo

superficiale e credevo che questa epidemia passasse subito e che non ci sarebbero state

conseguenze. Ancora mi ricordo l’ultimo giorno che ero uscita, era un giorno di marzo ed

io ed alcune mie amiche eravamo agli autoscontri, ci siamo divertite tantissimo, ero felice,

ma non credevo che quello sarebbe stato l’ultimo giorno in cui le avrei viste.

Ora, in questi giorni, mi sono rattristata, perché non sto vivendo più la mia vita e per me

è stato un cambio drastico, dal quale non so ancora come uscire. Devo dire che in questi

lunghissimi giorni , per me decenni , ho imparato l’essenza dello stare in famiglia, che non

è uno star fisico insieme negli stessi ambienti ma un valore, un legame indivisibile con le

persone che per te ci saranno sempre .

Oltre a questo ho imparato a cucinare nuove ricette, a fare giardinaggio e tantissime

altre cose, ma soprattutto a divertirmi. Credo che potremo trarre qualcosa, cioè che

dobbiamo stare attenti a tutti i momenti passati con qualcuno al nostro fianco e

apprezzarli, visto che qualcuno come noi in questo momento ha perso la persona più

importante della propria vita e non ha potuto né dargli un ultimo abbraccio nè parlargli….

Da quando sono chiusa dentro casa non so che fare, mi sento sola e ho dimenticato cosa

significa sorridere perché riuscivo a farlo solo con i migliori amici , anche se ne ho quattro,

che erano i soli e unici a esserci per me e ora non ci sono. Sto passando sere a piangere

perché voglio vederli, stare con loro, ma ciò non è possibile.

Anche la scuola mi manca perché non posso vedere i volti dei professori fieri di noi, e mi

mancano anche perché, con la didattica a distanza, non capisco molto bene le cose. Mi

manca anche chiedere ai professori: “Mi scusi prof, potrei andare in bagno per favore?”

Da questa esperienza sto capendo che andare a scuola è molto meglio che stare

appiccicati agli schermi del computer o del cellulare, ho capito l’importanza dell’amicizia e

che quando si sta tutti insieme, ci si diverte di più anzichè stare a casa senza gli amici…

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In questo periodo ci troviamo in un momento non proprio ricco di gioia e di emozioni

positive, perché -come ci dicono sempre - bisogna pensare al prossimo, ad una persona

in difficoltà, ed in questo momento storico non c’è solo una ragazza o un ragazzo in

difficoltà ma tutto il mondo:, molte persone soffrono perché alcuni hanno perso i loro

cari, altri non hanno lavoro o sono in cassaintegrazione

Pensate anche alle persone che sono chiuse in ospedale in quarantena con altre malattie

ma non possono vedere i propri cari, a quelle intubate che non riescono a respirare, o agli

anziani soli in una casa di riposo che non possono vedere i loro parenti.

Ad esempio io qualche giorno fa ho perso uno zio di mia nonna sempre per questo fatto.

Questo per spiegare che non tutti si trovano in buone condizioni di salute, ma prima o

poi tutto finirà, la vita ritornerà alla normalità e tutti andremo incontro a chi ci è mancato

di più. Torneremo alla vita di tutti i giorni, tornerà la felicità, ma con un po‘ di forza e

coraggio anche in questo periodo nelle nostre case ci può essere un’aria di positività.

Il mio consiglio è rimboccarsi le maniche, spegnere tutti i dispositivi elettronici ed iniziare

ad esempio a cucinare o fare giochi in famiglia, in questo modo potrete dimostrare che

non bisogna sempre essere liberi per rendersi felici…

Agli inizi di quest’anno ho sentito parlare al telegiornale del coronavirus che si era

sviluppato in Cina; poi il virus è arrivato anche da noi, prima nel nord dell’Italia ,dove ci

sono stati molti morti , e poi anche nella nostra regione, nella provincia di Pesaro, infine

ha raggiunto anche le altre città e il paese in cui abito.|…|

Con la quarantena non sono mancati anche i disagi, il primo fra tutti è stato quello di non

poter più vedere nessuno al di fuori della mia famiglia; questa forse è stata una delle

difficoltà più grandi che ho incontrato; infatti mi è stato molto difficile non poter più

incontrare i miei amici a cui sono molto legata e con cui parlavo tutti i giorni , sentendo

subito la loro mancanza, e ho dovuto abbandonare anche lo sport.

Un’altra delle difficoltà incontrate è stata quella della scuola on-line; infatti inizialmente

non riuscivo a capire come funzionavano le app che dovevamo utilizzare per le videolezioni

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e avevo paura di non riuscire a collegarmi e a consegnare i compiti; però poi con il tempo

ho iniziato a comprendere di più i programmi e a potermi organizzare meglio.

Però da questo virus si possono trarre anche insegnamenti positivi: ad esempio dare più

importanza ai piccoli gesti che magari possono sembrarci scontati, come un semplice

abbraccio da una persona a noi cara che non possiamo più ricevere, mi sono mancati mia

nonna e i miei cugini.

Un’altra delle cose che ho scoperto durante la quarantena è la mia passione per la

cucina; infatti stando a casa ho imparato a prepararmi delle merende golose: i pancake

alla nutella, il ciambellone allo yogurth e ho impastato anche la pizza. Mi ha fatto piacere

avere più tempo da trascorrere con i miei familiari; non potendo rispettare tutti gli impegni

che abbiamo di solito, ci siamo ritrovati a guardare un film insieme o a parlare.

Poi tutti abbiamo dovuto imparare cose nuove, a utilizzare la tecnologia, le app, il

computer, per fare quello che prima facevamo di persona: lavorare, studiare, vedere gli

amici e quello che abbiamo imparato ci rimarrà anche quando torneremo alla vita normale.

Ma la cosa che mi ha fatto più piacere, è sapere che con lo stop del lavoro e delle

industrie l’inquinamento sta diminuendo lasciando spazio alla natura che si sta

riappropriando dei suoi spazi, facendosi sentire soprattutto nelle città, dove non ci sono

più rumori e si sono visti gli animali camminare sulle strade deserte…

Questo è un periodo molto negativo, con gente che muore, gente che non lavora, ragazzi

che non si possono incontrare o fare sport, il commercio sospeso e le persone anziane

che rischiano molto.

Anche io sto soffrendo molto, non posso giocare con gli amici e andare ad allenarmi con

i compagni di calcio, vedo i miei compagni ogni tanto ma attraverso uno schermo e non

riesco a pensare che li riabbraccerò solo tra qualche mese.

Inoltre mi manca moltissimo andare la domenica a giocare le partite di calcio, andare dai

familiari a mangiare un bel piatto di tagliatelle al ragù, poi mettermi sul divano, guardare

la partita ed esultare, andare o invitare gli amici a giocare e vedere i sorrisi della gente.

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Proprio ieri mi è successa una cosa molto entusiasmante, perché ho rivisto il mio migliore

amico ed è stata un’emozione che non riesco ad esprimere: ci siamo incontrati perché

dovevo fare una visita medica e, dato che il suo compleanno si avvicinava , gli ho portato

il regalo; appena ci siamo visti, tutti e due eravamo felicissimi e subito, senza abbracciarci

, ci siamo salutati e ci siamo chiesti solo come stavamo perché io dovevo andare via.

Credo che questa crisi migliorerà le persone, ci darà tanta voglia di uscire, farà tornare

tutto normale dimenticandoci il virus, penseremo solo a divertirci e ad abbracciare la

gente con tanto affetto…

Purtroppo in questo periodo siamo tutti costretti a rimanere chiusi in casa per vari motivi

anche molto semplici. Infatti da più di un mese la maggior parte dell’Italia si è bloccata a

causa di una pandemia mondiale di Coronavirus o Covid-19, un virus che si è diffuso in

tutto il mondo partendo dalla Cina. |…| Ovviamente tutto ciò colpisce anche me ed i

miei amici dato che non ci possiamo più vedere né al di fuori né dentro la scuola, siamo

costretti a vederci soltanto tramite alcune piattaforme online che ci permettono di stare

in videochiamata; mentre le lezioni scolastiche, per me, si sono completamente stravolte

da un giorno all’altro, in modo così improvviso. Non c’è più quell’allegria che si provava in

precedenza, non si possono vedere più i volti dei compagni e non possiamo neanche

parlare più di tanto al contrario di prima; molto diverso è parlarsi attraverso uno schermo,

piuttosto che di persona dove sicuramente cose come i gesti, le espressioni del viso o il

linguaggio del corpo aiutano a sentirsi più a contatto.|…|

In questa quarantena forse solo una cosa, per me, ha avuto un risvolto positivo, ovvero

quello di avere l’opportunità di stare a casa con i miei familiari, che magari in circostanze

normali sono costretti a stare tutto il giorno fuori per motivi di lavoro; anche i ritmi dentro

casa sono diversi, spesso si corre sempre per svolgere obblighi lavorativi o per fare

commissioni, mentre ora, tutto si è fermato e magari come a casa mia, si ha più tempo per

stare a tavola. Dopo cena ci si ritrova a fare giochi vari; la mattina poi ci si sveglia con più

calma e già meno stressati perchè non si guarda continuamente l’orologio. |…|

Dovremmo anche imparare da questa situazione che l’umanità, nonostante la tecnologia,

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nonostante i satelliti che manda nello spazio, nonostante le tante conquiste che nel corso

della storia ci sono state per migliorare la nostra vita, non deve però andare contro il

pianeta in cui viviamo. In qualche modo forse il Covid-19 è come una peste che ci obbliga

a fermarci e a guardarci intorno, a quello che stiamo facendo a quello che ci circonda. Il

nostro habitat ci ha dato uno STOP bello grande |…| Concludo col dire che da

questa terribile esperienza possiamo trarre molti insegnamenti anche quello, non meno

importante di altri, di imparare a rispettare le regole, che, se vengono imposte, a volte

possono risultare dure da rispettare , ma che in molti casi servono a salvarci la vita…

#ANDRA’TUTTOBENE

#VALORIVIRALI. PER UN CUORE PIÙ FORTE

A cura di P.E. (3C)

Un raggio di sole oltrepassa la tapparella e penetra negli occhi accompagnato dal

fastidioso suono della sveglia. Mi alzo, tiro la tapparella ed esco in balcone. Mentre fisso

il vuoto, sento solo una cosa, silenzio. Solo questo. Uno strano silenzio, quello che se

rimani un altro secondo ad ascoltarlo ti spacca i timpani per quanto è assordante.

Turbata, rientro in casa e mi siedo davanti allo specchio. Tiro un sospiro molto

profondo, mi calmo, e penso. Penso a come tutto questo ci cambierà, penso a cose

positive perché ora a renderci la giornata dura ci sono già le notizie date ogni ora dai

telegiornali. Penso a come tutto questo ci cambierà in meglio, a come tutti quanti

riusciremo a capire veramente l'importanza della libertà, a come tutti quanti inizieremo a

vivere ogni momento a pieno e a come tutti noi passeremo giorni interi alla ricerca delle

cose belle della vita che ci fanno stare bene. Penso a come saremo tra un anno. Forse

saremo più felici delle piccole cose che la vita ci offre o forse saremo in grado di scegliere

in modo più convinto decisioni fondamentali che ci porteranno alla nostra piena

realizzazione. A dirla tutta, io di come saremo tra un anno non ne so proprio nulla, ma so

come dobbiamo essere ora.

Ora dobbiamo restare uniti, ascoltare le indicazioni che ci danno le autorità e tenere

duro. Dobbiamo aiutarci tra di noi, dobbiamo restare a casa per proteggere noi stessi e

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i nostri cari. Dobbiamo essere FORTI come non mai. Dobbiamo tirare fuori tutta la

forza che abbiamo, per vivere di nuovo e per poter raccontare un domani con orgoglio la

maniera con cui tutti noi siamo riusciti a venir fuori da questa situazione, con la testa alta

ed il cuore più forte di prima.