i naviganti 16 - fabuland · lady gaga (!): nicolò, alessandro ... «con chi stavi parlando?» le...

52

Upload: lekien

Post on 06-May-2018

218 views

Category:

Documents


3 download

TRANSCRIPT

Page 1: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima
Page 2: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

2

I Naviganti 16: “Bad Romance”

di Monica Monti Castiglioni

Dedicato a mia Madre

Rating: NC-17 Genere: Romanzo – avventura – amicizia Riassunto: L’Enterprise arriva su Acamar alla ricerca di un nuovo telescopio e qui i nostri in-

contrano un vecchio amico. Ma anche un vecchio “nemico” è in agguato. Spoilers: Tutta Enterprise, più qualche riferimento qua e là a tutto Star Trek. Dichiarazioni: “Star Trek: Enterprise” e tutti i suoi personaggi sono proprietà della Para-

mount e dei suoi autori. Questo è un racconto di fantasia, creato da una fan al solo scopo di intrattenimento e senza scopo di lucro. Ogni somiglianza a racconti, fanfiction, persone reali o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

******* I Naviganti 16: “Bad Romance” Dedicato a mia Madre

E ai miei bravi “paperotti” di classe 5^, che mi hanno fatto conoscere “Bad Romance” di

Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro, Giorgia, Eleonora, Sofia, Altion, Linda, Matteo, Carla, A-

sia, Lara, Riccardo, Marta, Lorenzo, Richard, Kimberly, Martina, Francesco

I want your love,

the touch of your healing.

You’re a criminal

as long as your mine.

[Voglio il tuo amore,

il tuo tocco guaritore.

Sarai un criminale

finché starai con me.]

(Lady Gaga, “Bad Romance”)

T’Pol fissava Trip Tucker con uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo. Lui non la guardava, proseguiva il suo lavoro con quel mezzo sorriso che la metà delle volte

Page 3: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

3

le faceva venire voglia di baciarlo e l’altra metà di prenderlo a schiaffi. Lei sopportò ancora per qualche secondo, poi sbottò: «E va bene, dillo.» Trip alzò lo sguardo dalla mano di lei, sorridendo. «Dire cosa?» «Che me l’avevi detto.» Lanciò uno sguardo alla propria mano destra, sulla quale Trip stava

medicando alla bene e meglio una vistosa ustione. «Non ho mai pensato niente del genere.» Rise leggermente. «Più che altro dovrai acconten-

tarti della mia medicazione, finché non vengono a riprenderci.» «Ahi!» urlò lei. «Scusa.» «No, non fa niente, non è colpa tua. Non dovevo avvicinarmi a quel soffione.» Tucker fece il sorriso “te l’avevo detto”. Finì di fasciarle la mano, quindi se la portò alle lab-

bra e la baciò sul palmo. «Va meglio?» «Sì, grazie.» Trip si sollevò da terra e si sedette sulla roccia accanto a lei. «Potrei portarti in braccio fino

alla navetta.» disse. T’Pol lanciò un’occhiata alla sua caviglia dolorante. Sospirò. «Che c’è?» Trip le mise una mano intorno alle spalle. «Niente.» Era una situazione imbarazzante. Sbarcati su quel pianeta si erano divisi in squa-

dre di ricognizione. Arrivati vicino a bocche vulcaniche Trip le aveva in effetti detto di stare attenta a dove metteva le mani, ma lei era stata troppo curiosa, aveva voluto avvicinarsi per vedere quel millepiedi luminescente che si scaldava sul bordo del piccolo cratere. Il quale aveva deciso di sbuffare a 120°C proprio in quel momento. Lei si era ustionata la mano che teneva il tricorder, era scivolata indietro dentro una pozza di fango e si era slogata la caviglia destra. Bella figura.

Tucker le pulì uno schizzo di fango dal viso, ma il suo aspetto non cambiò molto. «Sei cari-na coperta di fango.» Si aspettava un’alzata di occhi al cielo, cosa che però non avvenne. «T’Pol?»

Lei si girò a guardarlo. «Cosa?» «Ti vedo pensierosa. Cosa c’è?» «Niente.» Scrollò le spalle. In realtà stava pensando a un’altra volta che si era ritrovata coper-

ta di fango. Era successo molti anni prima, durante il suo addestramento per i Servizi Segreti. Allora era furiosa con il suo ex amante, un Vulcaniano sposato - l’aveva scoperto solo la sera prima - di nome Sakel. --Quello stronzo.-- Alzò lo sguardo su Trip, così diverso da Sakel. «Niente.» replicò. «Va tutto bene ora.» Si chinò in avanti e lo baciò.

«Ah, scusate se vi interrompo.» T’Pol si tirò indietro di scatto quando sentì la voce di Jonathan Archer. «Abbiamo dovuto lasciare la navetta a cento metri da qui.» spiegò il capitano, con un sorri-

so. «T’Pol si è anche slogata una caviglia.» disse Trip. «Dobbiamo aiutarla a camminare.» «T’Murr!» Tavek appoggiò la fondina piena di pasta e chiamò di nuovo: «T’Murr, è pronto, vieni!» Alzò lo sguardo dalla tavola. C’era qualcosa che non andava. Andò alla finestra e si sporse oltre il davanzale. La colonia di Flora 4 era un luogo tranquillo, un piccolo pianeta di classe Minshara che gli

Umani avevano colonizzato da pochi anni e che era abbastanza vicino al confine con lo spazio vulcaniano da poter ascoltare qualche trasmissione del suo pianeta d’origine.

Era un bel posto dal clima sempre primaverile, con qualche punta di estate per un paio di mesi l’anno. C’erano sempre fiori, per questo gli Umani l’avevano chiamato Flora.

Page 4: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

4

Attraverso le fronde fiorite davanti alla finestra, Tavek intravide T’Murr. Stava parlando con qualcuno. «Ehi!» urlò. «T’Murr!» Lei si girò a guardarlo, ma la persona con cui stava parlando rimaneva fuori dalla visuale di

Tavek. «Ah, papi, che c’è?» «È pronta la cena.» «Arrivo!» T’Murr si girò verso il suo interlocutore, disse qualcosa che Tavek non riuscì a sen-

tire nonostante il suo udito vulcaniano fosse ancora ottimo, quindi corse in casa. «Con chi stavi parlando?» le chiese Tavek. «Ah, un tipo.» Si sedette a tavola. «Che tipo?» «Un Vulcaniano.» Tavek iniziò a rigirare la pasta nel proprio piatto. «Come si chiama?» «Papi!» esclamò lei. «Non farmi il terzo grado, per favore.» «Non ci sono molti Vulcaniani su questa colonia.» «Tu mi facevi il terzo grado anche quando uscivo con Connor, che è un umano.» «È nuovo di qui?» «Sì, ha detto che è appena arrivato.» Tavek inforcò la pasta. «Come hai detto che si chiama?» «Non l’ho detto.» T’Murr gli sorrise. Lui sospirò. «Vorrei conoscere i ragazzi con cui esci.» «Non è un ragazzo, è un uomo.» Tavek respirò un fusillo e iniziò a tossire furiosamente. «Ecco, lo sapevo.» disse la ragazza, incrociando le braccia. «Tu mi consideri ancora una

bambina.» Il Vulcaniano bevve un sorso d’acqua. «Tu *sei* una bambina.» T’Murr si alzò in piedi. «Mi fai incazzare, quando fai così!» Tavek la raggiunse prima che lei potesse uscire dalla porta della cucina. La prese per le spal-

le. «Ehi, ehi, fermati. Emozioni positive, ricordi?» Lei lo guardò imbronciata. «Senti, non voglio tarparti le ali, lo sai benissimo. Ma non voglio nemmeno vederti soffrire.» «Pure tra te e la mamma c’erano tanti anni di differenza.» «Sì, d’accordo, hai ragione. Ma.... vedi, se tu mi fai conoscere quest’uomo.... se lui ha tutte

le buone intenzioni, non avrà problemi ad incontrarmi.» T’Murr fece un mezzo sorriso. «Ci penserò, papi.» Archer sbuffò. «Raramente ho incontrato gente più permalosa.» Si lasciò cadere sulla poltro-

na. Aveva passato gli ultimi venti minuti a scusarsi con i Vimali, che vantavano diritti sul pia-neta su cui erano sbarcati. La cosa sarebbe stata evidente, se non fosse stato che il faro piazza-to sul pianeta era stato sommerso da vegetazione e si era guastato. Quindi l’equipaggio dell’Enterprise non aveva la minima idea di essere entrato in casa d’altri.

Come se il tutto non bastasse, Archer aveva due ufficiali superiori in infermeria. Una era T’Pol. Ustionata e con una caviglia rotta. Già, arrivati a bordo avevano scoperto che

non era una semplice storta. L’altro, quasi fosse naturale, Malcolm Reed. Era stato punto da un qualche insetto che gli

aveva provocato una reazione allergica. Fortunatamente erano arrivati a bordo prima che la reazione gli bloccasse le vie respiratorie, perché Archer non aveva idea di come, mesi prima, fosse riuscito a praticargli una tracheotomia.

«Curvatura 4,5, signor Hutchinson.» disse Archer. «Quale direzione, signore?»

Page 5: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

5

«Quella opposta al pianeta vimaliano.» Alle sue spalle, Tucker lanciò uno sguardo a Donna O’Neill. Lei fece un leggero cenno ver-

so il capitano. Trip sorrise. «Capitano, cosa ne dice di lasciare la plancia al tenente O’Neill e andare a ce-

nare?» Jonathan si alzò dalla sedia e guardò D.O.. «Sì, ottima idea. A lei la plancia.» Quindi entrò

con Trip nel turboascensore. «Ogni tanto mi chiedo perché non ho fatto il cuoco.» «Forse perché riesci a far bruciare un uovo sodo?» rispose Trip. Archer rise. «Forse.» «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima.» Il turboascensore si fermò. «Ceni con T’Pol?» «In infermeria?! Il mio amore non arriva a tanto.» scherzò. «Passo dopo col dolce.» Si sedettero a tavola. «Così hai traviato T’Pol con la torta di noci.» disse Archer. «Ah, be’, questo è successo all’inizio di questa missione. Ormai sono anni.» Sorrise e prese

un grissino. Archer sorrise leggermente. «Se solo penso ai tempi in cui le volevi sparare....» «Ero sotto l’influenza di un composto psicotropo.» si difese Trip. Jonathan rise: «Era un pensiero inconscio, comunque.» «Ogni tanto ce l’ho ancora quel pensiero.» Ricevette da un cameriere un piatto di fusilli.

«Grazie.» «Stiamo facendo rotta verso Acamar, dovrebbe essere un pianeta abitato da una civiltà che

ha scoperto la curvatura già da un paio di decenni. Potrebbe essere interessante.» «Secondo le mappe di Jikkal?» Archer annuì e gli lanciò un’occhiata. Per quelle mappe avevano rischiato di pagare un

prezzo troppo alto: Trip stesso. «È un po’ che non parliamo.... voglio dire, mi chiedevo come ti senti a riguardo.»

Tucker scrollò le spalle. «Sarà il fatto che non ero interamente io, o il mio legame psichico con T’Pol, ma non ho particolari sentimenti a riguardo.» Sorrise. «A parte i bellissimi ricordi con Jotal.»

«L’hai sentito ultimamente?» Trip annuì. «Sì, sta bene. Sua sorella è alle prese col regno, Jotal mi ha detto che più di una

volta Idian gli ha confessato di avere la tentazione di trasformare Trekapa in una repubblica.» Rise. Poi guardò il suo capitano. «Ma ora che ci penso, Acamar non è vicino a Flora 4?»

«Sì, in effetti sì.» rispose Archer. «Pensi di fare una capatina là per andare a trovare la dottoressa Seti?» «Mah, vediamo, se ce ne sarà tempo.» «T’Murr.» .... «T’Murr.» .... «T’MURR, LA VUOI PIANTARE?!» La ragazza alzò lo sguardo dal comunicatore, sorridendo. «Sì, papi, dicevi?» «Vuoi mettere via due secondi quel coso e darmi retta?» Lei alò un dito. «Solo un secondo, devo rispondere.» Tavek sbuffò. «Questa nuova “moda giovanile” è da impazzire. Perché non vi chiamate e

basta?» «Perché così è più romantico.» T’Murr spense il comunicatore. «Vega mi ha detto che un

tempo anche sulla Terra esisteva una cosa del genere. Veniva chiamato SMS.»

Page 6: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

6

«Ok, adesso ascoltami. Se dovesse bloccarsi il sistema di comunicazione, puoi fare il riav-vio....»

«Lo so, papi, ormai questo posto lo conosco come Celes IV.» Lui annuì. Aveva ragione. «In caso di incidente, la cassetta del pronto soccorso è--» «Vicino alla porta di ogni stanza.» lo interruppe lei. Vista la facilità con cui T’Murr si faceva

male, Tavek aveva deciso di mettere un piccolo primo soccorso un po’ ovunque. Soprattutto ora che su Flora 4 non abitavano più nella stessa istallazione dove c’era l’infermeria, ma do-vevano percorrere ben duecento metri per arrivarci.

«Tieni sempre a portata di mano il comunicatore diretto con l’infermeria.» «Papà, smettila. Non sono più una bambina.» Tavek sospirò. «Sì, è vero, ma è anche vero che è la prima volta che ti lascio a casa da sola.» Era la prima volta da più di trent’anni che aveva la possibilità di avvicinarsi al confine vulca-

niano. Acamar ospitava una conferenza di astrofisici. L’aveva scoperto T’Murr, che leggeva le notizie interstellari da quando aveva uno spasimante spaziale - questo tale che Tavek non era ancora riuscito ad incontrare.

T’Murr gli aveva organizzato il trasporto e il soggiorno e lui aveva deciso che era il momen-to di provare a lasciarla sola per un paio di settimane. In fondo poi, la colonia di Flora 4 era un posto tanto tranquillo da essere noioso, con una popolazione quasi interamente umana. E poi c’era Vega Seti, che non solo avrebbe controllato T’Murr, ma l’avrebbe anche rappezzata tutte le volte che si fosse fatta male.

«Credo di averti detto tutto.» «Stai tranquillo, papi, starò bene.» Tavek annuì. «Senti, se dovessi uscire con.... con quel ragazzo, non fare troppo tardi. E non

farlo restare qui a casa di notte, va bene?» «Stai tranquillo, è in missione nei pressi di Kreetassa, tornerai prima tu.» Lui sospirò. Forse avrebbe dovuto incoraggiarla a restare con quel tale umano.... come si

chiamava? Codie? Colin? Connel? Corbin? Non se lo ricordava nemmeno, non perché non fosse in grado di ricordarselo, ma perché non voleva, non gli interessava. Solo che quell’umano aveva un senso dell’umorismo un po’ troppo tagliente per sua figlia. Per lo me-no per questa sua figlia.

Per quel poco che aveva potuto conoscere l’altra sua figlia, T’Pol, e il suo fidanzato, sapeva che erano una coppia ben assortita. Trip Tucker era un altro umano che aveva decisamente senso dell’umorismo.

«Va bene, però mi raccomando, voglio sentirti ogni sera. Potresti invitare qualche volta Cory.»

«E chi è Cory?» chiese lei, candidamente. «È.... è.... quel tale che ti piaceva un po’ di tempo fa.» «Connor, papi. Si chiama Connor, ma ci siamo lasciati.» Incrociò le braccia. «Stai per perde-

re il trasporto.» «Sì, hai ragione.» Tavek raccolse la borsa. «Ricordati le ginocchiere, quando vai in palestra.» «Sì, papi.» T’Murr iniziò a camminare con lui verso la porta. «E le vitamine, ricordati gli integratori.» «Certo, non me ne dimenticherò.» Aprì la porta. «E quando fai da mangiare, stai attenta ai coltelli, va bene?» T’Murr gli fece un sorriso enorme. «Userò solo le forchette.» «Stai attenta a non inforcarti....» Allo sguardo fisso della figlia si bloccò. «Scusa.» Si chinò in

avanti e la baciò sulla fronte. «So che te la sai cavare, ma non l’hai mai dovuto fare.» «Appunto, è arrivato il momento giusto.» Lui annuì. Decise che era il momento di andare. Si girò e iniziò a scendere le scale.

Page 7: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

7

«Papi!» lo richiamò lei. «Non affezionarti troppo a quei meravigliosi telescopi.... ricordati che tra due mesi è il mio compleanno.»

Tavek annuì. «Sarò qui molto prima, amore mio.» Le fece il saluto vulcaniano e si costrinse ad andarsene. Il compleanno di T’Murr era esatta-

mente un mese e un giorno dopo quello di T’Pol. Questo significava che la sua prima figlia avrebbe compiuto sessantasette anni senza di lui.

T’Pol si girò sul fianco e sentì Trip sdraiato accanto a lei. Lui sussurrò qualcosa e la circondò

con un braccio. «Ora di alzarsi.» sussurrò lei. «Mhm....» «Trip.» Lui sbadigliò sonoramente, una delle sue pessime abitudini che lei aveva imparato ad igno-

rare. «Oh cavolo.... la mattina arriva troppo presto.» Si tirò a sedere. «Quanto manca ad Aca-mar?»

«Dovremmo arrivarci in giornata.» Accettò il braccio di Tucker per tirarsi a sedere. «Posso chiederti un favore?»

«Tutto quello che vuoi.» rispose lui, mentre la sollevava quasi di peso per evitare che lei si appoggiasse sulla caviglia rotta.

«Fai qualche bella fotografia dei telescopi.» Sospirò. «Se ti avessi dato retta, ora potrei scen-dere sul pianeta.»

Trip l’aiutò ad andare in bagno. «Quel che è fatto è fatto.» replicò lui. Sfilò lo sgabello e l’aiutò a sedersi. «Farò un sacco di foto, tutte per te.»

T’Pol si sporse in avanti sul lavabo. «Grazie. Mi sarebbe piaciuto vedere quei telescopi. Mia madre era un’astronoma.»

Tucker annuì. Lo sapeva. «Capiterà ancora.» «Guarda se puoi trovare qualcosa di utile per l’astrografia.» «Scendiamo per quello.» Trip sorrise e la baciò sui capelli. «Forse Archer vuole fare una ca-

patina su Flora 4. Ti andrebbe di passare a salutare Seti, T’Murr e Tavek?» «Sì, magari.» Forse sarebbe stata una buona occasione per farsi raccontare qualcosa di suo padre da Ta-

vek. La dottoressa Vega Seti si tolse i guanti e li buttò nel cestino. «A posto.» «Grazie.» disse T’Murr. «Non dirlo a mio padre, però.» Vega sospirò e alzò gli occhi al cielo. «No, non glielo dirò. Ma secondo me se ne accorge-

rà.» Prese un piccolo flacone e glielo lanciò. T’Murr lo prese al volo. «Stai prendendo gli integratori?» «Credo di essermene dimenticata solo questa mattina.» Fece cadere una pastiglia sulla mano

prima di infilarsela in bocca. «Naturalmente anche di questo non parlerai a mio padre, vero?» Sbatté le ciglia.

«Sì, tranquilla.» «Senti, volevo chiederti una cosa. L’altro giorno mio padre s’è lasciato sfuggire qualcosa ri-

guardo a un esame genetico che aveva fatto tuo nonno su di me.» Seti incrociò le braccia. «Per che motivo l’avrebbe fatto?» «Be’, mio padre chiese al dottor David se per caso il fatto che mi faccio sempre male non sia

dovuto a un baco genetico di famiglia.» Vega si sedette al terminale. «Posso controllare, eventualmente rifarti l’analisi genetica, ma

io credo che sia semplicemente uno.... stato mentale, niente di preoccupante. E poi tanto non

Page 8: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

8

è mai successo niente di grave.» Digitò sulla tastiera. «Eh sì, un analisi genetica. Ma da allora son passati svariati anni.» Si alzò in piedi e prese una siringa. L’appoggiò sul collo di T’Murr. «Faccio le analisi al più presto.» disse, sfilando la fiala di sangue. «Adesso torna a casa e chia-ma tuo padre, se no va in ansia.» Le sorrise: «Alla faccia del Vulcaniano.»

Tavek alzò un sopracciglio. «Così al primo soffio di vento l’immagine salta.» «Ma vuole mettere la nitidezza?» «Sì, voglio mettere. Basta che gli soffio addosso perché lo specchio di latinum si muova.

Non è che è fatto così solo per alzare il prezzo?» Il sorriso del rappresentante si affievolì leggermente. «Mi dica, è da tanti anni che lavora

nell’astrofisica?» «Sì, parecchi.» «Credo allora che potrebbe trovare interessante la conferenza degli Ytreniani, ma si entra so-

lo su invito. Mi permetta di offrirle....» Tavek lo interruppe. «Scusi, ma non ho intenzione di comprare un biglietto.» Uscì dallo

stand e decise di dare un’occhiata un modellino di telescopio per astronavi. L’esplorazione spaziale gli mancava, ma non di certo la vita da spia. E poi c’era T’Murr, che aveva bisogno di lui. Controllò di avere due vie di fuga, che nessuno intorno a lui avesse armi, e decine di altri particolari che avevano fatto di lui un perfetto infiltrato per trent’anni.

Osservò le immagini riflesse nella teca che proteggeva il modellino di astronave. Si girò guardando i due uomini che stavano arrivando verso lo stesso stand. Poteva sentirli parlare, erano interessati a raccogliere informazioni sul telescopio. «Comandante Tucker. Capitano Archer.» salutò. Era piuttosto stupito. Negli ultimi mesi si era imbattuto in questi uomini piut-tosto spesso.

«Signor Tavek!» gli sorrise Trip. Poi alzò la mano nel saluto vulcaniano lo stesso fece Archer. Tavek rispose allo stesso modo. «Anche voi qui per la conferenza?» «Più che altro per i telescopi.» rispose Archer. «Pensavamo di poter aggiornare il nostro.» Il Vulcaniano notò Trip che scattava foto a ripetizione. «T’Pol ne avrà un bel po’ da sceglie-

re.» «Come sta?» chiese Tavek, un po’ più in fretta di quel che avrebbe voluto. «Si è ripresa molto bene dopo l’operazione.» rispose Archer. «Sì, solo che ora è bloccata sull’Enterprise da una caviglia rotta.» Trip alzò la macchina foto-

grafica. «Ah, mi spiace.» disse Tavek. --Pekh!-- pensò. --Si sarà fatta molto male.... avrei dovuto essere

lì con lei....-- Stava per chiedere loro se poteva salire a bordo per salutarla, quando il suo co-municatore trillò. «Perdonatemi un istante.» disse. Era sua figlia. L’altra sua figlia. Aprì il co-municatore. «Ciao, tesoro.» disse. La trasmissione da Flora 4 era piuttosto disturbata.

«Ciao papi, come stai?» «Qui va tutto bene, tu?» «Alla perfezione.» «Hai preso gli integratori?» «Certo.» «Stai andando a letto presto?» «Be’, sì.... verso mezzanotte.» Tavek sospirò leggermente. “Via il gatto, i topi ballano.” «Stai facendo pasti regolari?» «Certo, ho pranzato con Vega. Ma dimmi, lì come va? Bei telescopi?» «Ne ho trovati un paio che potrei.... ad esempio.... montare sul nostro tetto.» «EVVAAAAAAAAI!» esclamò T’Murr. «Sì, che bello!!!!» Tavek sorrise dentro di sé. Gli piaceva rendere felice sua figlia.

Page 9: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

9

«Comincio a pulire la soffitta.» «NO!» esclamò lui. «No, lascia stare, lo faremo insieme quando torno.» Ci mancava solo che

si mettesse a lavorare in un luogo pieno di spigoli e punte scoperte. «Grazie papi.» T’Murr sorrise. «Divertiti, ok?» Lui annuì. «Ci sentiamo domani, cucciola. Buona notte.» «’Notte papi.» Tavek spense il comunicatore e tornò verso i due Umani. «Sua figlia non è qui su Acamar?» chiese Archer. «No. È rimasta su Flora 4. Ho deciso di comprarle un bel telescopio, questo viaggio me l’ha

organizzato lei.» «Che ne pensa di quello?» chiese Trip, indicando dietro di lui. «Ottima definizione, buona apertura, ma lo trovo poco maneggevole per una nave come la

vostra.» disse Tavek, senza girarsi. Archer gli rivolse uno sguardo interrogativo. «Come.... come fa a stabilirlo?» «Ho servito su navi spaziali per più di settant’anni.» spiegò Tavek. «Piuttosto, quello potreb-

be fare al caso vostro.» Trip si girò verso il punto indicato da Tavek. «Bello!» «Le andrebbe di barattare una cena nella mensa del capitano con qualche dritta per

l’acquisto di un telescopio?» chiese Archer. Tavek annuì. «Lo faccio volentieri.» Fece cenno ai due di precederlo. --Questo e altro per

T’Pol.-- T’Murr tirò il laccio della benda a velcro e si lasciò cadere sul divano. «-Pekh....-» sussurrò.

Voleva fare una sorpresa a suo padre, fargli trovare la soffitta ripulita per l’arrivo del nuovo telescopio senza procurarsi qualche danno. E invece era riuscita a tagliarsi quattro minuti do-po aver messo piede in soffitta.

Sbuffò. Si era rappezzata da sola perché questa volta si vergognava troppo per andare da Se-ti.

Il campanello suonò, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Sperò non fosse Vega, non per-ché non apprezzasse la sua compagnia, ma perché ora non voleva mostrarle la fascia sul braccio. Guardò dallo spioncino e spalancò la porta. Urlò di gioia, buttando le braccia la col-lo del Vulcaniano sulla soglia. Lui la sollevò e la baciò. «Ciao, amore.»

«Che cosa ci fai su Flora 4? Avevo capito che eri su Kreetassa!» «Non riuscivo a starti lontano.» disse lui. «E poi ho pensato a lungo a quello che mi hai chie-

sto, riguardo tuo padre.... insomma, hai ragione, è ora che io lo incontri.» T’Murr sospirò. «Ma non è su Flora 4, ora.... È andato a una conferenza di Astronomia su

Acamar.» «Ah....» Lui scosse la testa. «Non immaginavo.... beh, allora, è meglio che.... che io vada.» «No, perché non ti fermi a cena? Vieni!» Archer e Tucker stavano osservando completamente sbalorditi la breve trattativa che si stava

svolgendo davanti ai loro occhi tra un mercante di telescopi di ogni tipo e il tranquillo Vulca-niano Tavek.

Alla fine Tavek era riuscito a convincere il venditore a cedere il telescopio all’Enterprise per la metà del plasma che il capitano Archer era disposto a lasciargli. E naturalmente aveva avu-to anche un ottimo sconto anche su un telescopio Smidth-Cassegrain di mezzo metro di dia-metro che avrebbe regalato alla figlia.

«Capitano Archer? È d’accordo sul prezzo?» chiese Tavek. Jonathan lo fissò per qualche secondo. «Ah.... sì, direi.... che è ragionevole.»

Page 10: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

10

Tavek ritornò a guardare il venditore. «Preparatelo per il teletrasporto.» «Certo. E riguardo quello piccolo?» «Lo porterò via io finita la conferenza.» Si allontanarono dallo stand. «Grazie, signor Tavek.» disse Archer. «Per ricambiare, come

minimo vorrei invitarla a cena.» --Continua a trattare bene mia figlia, sarà il miglior ringraziamento che puoi farmi.-- pensò

lui. Non vedeva l’ora di vederla, ma era piuttosto tardi. Non avrebbe potuto stare con lei per più di qualche minuto a quell’ora. «Quando partirete?»

«Staremo su questo pianeta per ancora diversi giorni.» «Possiamo fare domani a pranzo, allora?» Archer rise: «Sì, certo. Ci conto.» «Avanti.» Trip aprì la porta ed entrò tenendo tra le mani un vassoio. «Eccomi di ritorno!» disse, entran-

do. T’Pol era seduta sul letto, con quattro PADD intorno e la caviglia rotta stretta in una fascia

rigida e appoggiata su un cuscino. «Com’è andata?» chiese. «Bene, direi.» Si sedette sul letto, lasciando gli stivali sul pavimento, e appoggiò il vassoio tra

lui e T’Pol. «Qui ci sono le foto di tutti i telescopi che sono riuscito a vedere.» disse, dandole un PADD. «E anche le specifiche del nuovo telescopio per l’astrografia.»

Lei prese subito il PADD e iniziò a leggere le caratteristiche del telescopio, dato che, in pra-tica, sarebbe stata lei la principale utilizzatrice. «È ottimo.»

«Non ti immaginerai mai chi abbiamo incontrato su Acamar.» «Mhm?» fece lei, completamente immersa nella lettura. «Ci ha fatto cedere quel telescopio a un prezzo misero.» Trip raccolse un piatto dal vassoio,

sul quale c’era una fetta di torta di noci peacan. «Tavek.» A quel punto T’Pol lasciò perdere il PADD e si girò verso di lui. «Tavek?» Trip annuì e prese la forchetta. «Domani verrà a pranzo, ci sarai?» «Sì, mi piacerebbe incontrarlo ancora. Era stato molto gentile.» Tucker le tese la forchetta. Lei alzò gli occhi al cielo. «La mano è guarita, non c’è bisogno che mi imbocchi.» Gli prese

la forchetta dalla mano. «Era solo una mia gentilezza.» disse lui, sorridendole. Le passò il piattino e prese la propria

fetta. «Sai che non credevo che fosse un negoziatore così abile? Senza molte parole.... avevo l’impressione che alla fine riuscisse a spuntare anche l’istallazione gratuita, ma credo che ab-bia preferito lasciarla fare a noi.»

«Se è stato a bordo di navi stellari a lungo è probabile che abbia avuto bisogno di imparare a contrattare.» Finì di mangiare la torta, quindi riprese in mano il PADD e iniziò a guardare le foto.

Trip, finito di mangiare, spostò il vassoio sul comodino e si sdraiò, appoggiando la testa ac-canto alle gambe di lei per poterla guardare dal basso. «Mi dispiace che non sei scesa. Quel posto....» Indicò il PADD. «Intendo la parte della mostra-vendita.... una sorta di paradiso terre-stre. Cioè, in questo caso acamariano, comunque.... vabe’, hai capito.» Chiuse gli occhi.

T’Pol gli appoggiò una mano sulla spalla. «Stanco?» «Mhm.» rispose lui, tenendo gli occhi chiusi. «Queste fiere mi sono sempre piaciute, tante

novità tecnologiche, telescopi ovunque, gente, spuntini.... ma sono stancanti.» T’Pol spense il PADD che lui le aveva portato, quindi raccolse anche gli altri. «Infilati sotto

le coperte, prima di addormentarti.» «Sì....» fece lui, già per metà nel mondo dei sogni. «Hai bisogno di aiuto?»

Page 11: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

11

«No, dormi pure.» T’Pol raggiunse le coperte in fondo al letto e le tirò sopra di sé e Trip, quindi, dopo aver

riaggiustato la posizione del cuscino sotto la caviglia, si sdraiò e spense le luci. Si girò leg-germente verso di lui e gli prese una mano nella sua.

Trip sorrise nel sonno e si portò la sua mano sul cuore. T’Murr si risvegliò a tarda notte. «Sakel?» chiamò nel buio. «Sakel, dove sei?» «Sono qui.» sussurrò il Vulcaniano, girandosi sul fianco. «Stai tranquilla.» «Se mio padre sa che sei stato qui oltre le dieci di sera, avrai la possibilità di vedere un Vul-

caniano incazzato nero.» «Non lo scoprirà.» rispose lui. «Me ne andrò prima dell’alba.» T’Murr sorrise nel buio. «Sei dolce con me.» Chiuse gli occhi e si accoccolò vicino a lui. «Già.» rispose lui. «È così che dev’essere.» Vega suonò il campanello per la quarta volta. «T’Murr! Svegliati!» urlò. Aveva in mano una

scatola piuttosto pesante. «Ho qui la colazione da condividere con te!» Sbuffò e fece per abbassare la maniglia, quando si accorse che la porta era aperta. «T’Murr?»

chiamò. «T’Murr!» Abbandonò la colazione sul tavolino all’ingresso. «T’Murr?» chiamò di nuovo.

Nessuna risposta. «T’Murr, mi stai facendo paura.» Avanzò lungo il corridoio fino alla camera della ragazza. Spinse la porta e trovò il letto di-

sfatto. C’era un piccolo PADD sulle lenzuola. Lo raccolse e in quel momento una registrazio-ne si avviò in automatico.

«Signor Tavek, T’Murr è con noi. Non le faremo del male, finché collaborerà. Attenda istru-zioni.»

Vega lasciò cadere istintivamente il PADD sul letto. «Merda.» disse. Corse in sala e accese il comunicatore. Chi avrebbe dovuto chiamare per primo? La sicurezza di Flora 4 o Tavek? De-cise in fretta di chiamare prima il Vulcaniano.

Che cosa diavolo stava succedendo? «Grazie, Vega.» disse Tavek, chiudendo la conversazione. Aprì subito un collegamento in re-

te a riga di comando, iniziò a digitare velocemente sulla tastiera. Lo spazioporto di Acamar aveva un sistema di controllo delle navi armeggiate e in orbita intorno al pianeta che natu-ralmente era protetto e il cui accesso era riservato alle forze di sicurezza del pianeta. Tavek forzò il blocco in pochi secondi, quindi scorse velocemente la lista delle navi.

Come sospettava: l’Enterprise era la più veloce. Archer era seduto alla scrivania del suo ufficio, aveva appena finito di inviare il rapporto sul

nuovo telescopio, che in quel momento era in fase di installazione, quando vide aprirsi una comunicazione sul proprio terminale. Era una cosa strana, tutte le comunicazioni passavano dalla stazione in plancia e nessun ufficiale le passava direttamente senza avvisare, tanto meno Hoshi.

«Capitano Archer.» disse Tavek, senza preamboli. «Le chiedo il permesso di teletrasportarmi a bordo.»

Jonathan lo fissò per un secondo. «Sì, va bene, certo io....» La trasmissione si spense e nemmeno quattro secondi dopo, Tavek era in piedi davanti al

capitano. «L’avrei fatta teletrasportare....» concluse Archer.

Page 12: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

12

«Mi perdoni la fretta, capitano, ma ho urgente bisogno del suo aiuto.» Jonathan annuì e gli fece cenno di sedersi. Non poteva negargli favori, dopo che qualche

mese prima aveva salvato l’Enterprise da un gruppo di assaltatori che avrebbero fatto esplode-re la nave e che il giorno prima gli aveva fatto risparmiare tanto plasma da poter fare andata e ritorno dalla Terra almeno un paio di volte.

Certo, a volte questo Vulcaniano aveva degli atteggiamenti un po’ strani, era riuscito a libe-rarsi di quel gruppo con una velocità tale che lui, Trip e Malcolm non erano nemmeno riusci-ti a capire come avesse fatto.

Tavek prese posto velocemente. «Ho bisogno di un passaggio ad alta curvatura verso Flora 4.»

Archer incrociò le braccia. «Ho intenzione di partire--» Il Vulcaniano lo interruppe. «Mi perdoni, capitano, ho bisogno di partire subito.» Sfilò il co-

municatore dalla tunica e glielo porse. «Qualcuno ha rapito mia figlia.» Jonathan prese il comunicatore e ascoltò il messaggio. Premette l’interfono. «Hoshi, comu-

nica all’equipaggio di tornare a bordo immediatamente. Travis, appena sono tutti a bordo, curvatura 4,8 verso Flora 4. Archer, chiudo.»

«Grazie, capitano.» disse Tavek. Archer annuì. «Posso darle solo curvatura 4,8. Forse c’è una nave più veloce.» «No, l’Enterprise è la più veloce nei paraggi. 4,8 sarà perfetto.» «Crede che possa essere stata quella fazione che ha cercato di distruggere l’Enterprise?» Il Vulcaniano riprese il comunicatore. «No, di quella fazione ce ne siamo liberati.» «Altri sospetti?» Tavek sospirò leggermente. «Capitano, non voglio coinvolgervi in questa faccenda. Ho solo

bisogno di un passaggio.» «Signor Tavek, lei ha salvato questa nave quando eravamo noi in pericolo. Credo che il mi-

nimo che possiamo fare è darle una mano per ritrovare T’Murr.» «Grazie, capitano.» Si alzò in piedi. Esitò un istante, poi disse: «Posso vedere T’Pol?» Archer annuì. «È in plancia. Venga, le faccio strada.» Tavek lo seguì. Aveva amato la Terra e vissuto abbastanza tempo tra gli Umani per sapere

che non era fine dire al capitano: “No, grazie, conosco perfettamente la strada per la plancia, anche se l’ho percorsa solo una volta mesi fa. È probabile che io conosca questa nave bene più o meno quanto lei o il capo ingegnere.”

«Capitano.» salutò Reed. «L’equipaggio sta risalendo a bordo. In dieci minuti saremo pronti alla partenza.»

«Bene.» rispose lui. Poi si rivolse a T’Pol: «Comandante, daremo un passaggio al signor Ta-vek.»

Lei si girò e vide il Vulcaniano. «Benvenuto a bordo.» disse lei. «Mi scusi se non mi alzo, ho una caviglia rotta.»

«Non preoccuparti.» Tavek si avvicinò a lei. Avrebbe voluto abbracciarla. Il capitano si girò verso il Vulcaniano, chiedendosi perché mai Tavek si fosse preso la libertà

di dare del tu a T’Pol. «Che cosa ti è successo?» Nessun altro si accorse che T’Pol in quel momento era leggermente arrossita. «Un piccolo incidente in missione.» «Pensavo che gli Umani non fossero così schiavisti da far lavorare una donna con una cavi-

glia rotta.» Archer rise, cogliendo al volo l’ironia di Tavek. «Ma qualcosa mi dice che sei tu la stacanovista.» Lei alzò un sopracciglio. «Ho una frattura alla caviglia, non alla testa.»

Page 13: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

13

--Ah, allora è così che si scambiano battute, i Vulcaniani meno bacchettoni.-- pensò Archer. «Buon lavoro, allora.» Tavek lasciò andare un’ombra di sorriso che non sfuggì a T’Pol. «Grazie.» rispose lei. Archer tornò vicino ai due Vulcaniani. «Comunque tra un’ora il suo turno finisce.» disse Jo-

nathan. «Se stiamo per partire, devo finire questa analisi prima di--» Archer le lanciò uno sguardo fulmineo e lei si bloccò. «Posso darti una mano io a finire le analisi, se il capitano Archer è d’accordo.» propose Ta-

vek. «Non vuole studiare quel messaggio?» chiese il capitano. «Ho già tratto tutte le informazioni che potevo trovare dalla copia inviatami dalla dottoressa

Seti. Inoltre a curvatura 4,8 saremo su Flora 4 domani sera. Ho tutto il tempo per pensarci. Questo mi aiuterà a tenere la mente impegnata.»

Archer gli sorrise: «Si accomodi, allora.» «Turno alfa finito!» esclamò Trip, entrando in plancia seguito dagli ufficiali del turno beta. Si

avvicinò alla postazione scientifica. «Buongiorno, signor Tavek.» disse. «Buongiorno a lei, signor Tucker.» rispose lui. Trip sorrise a T’Pol. «Andiamo a mangiare?» Lei annuì. «Sì, abbiamo finito le analisi da qualche minuto.» «Bene.» L’aiutò ad alzarsi. T’Pol poteva camminare con la fasciatura rigida che Phlox le ave-

va applicato, ma non poteva forzare troppo la caviglia. Trip le fece passare un braccio intorno alle spalle. «Signor Tavek, si unisce a noi?»

«No, il capitano Archer mi ha assegnato un alloggio, ho bisogno di meditare. Ma grazie e buon appetito.»

Entrarono in mensa, Trip aiutò T’Pol a sedersi a un tavolo. «Pasta?» Lei annuì. Quando Trip tornò con i due vassoi, notò che T’Pol sembrava assorta. «Che cosa

c’è?» «Cosa deve esserci?» chiese lei. «Sei pensierosa. Ti conosco bene, ormai.» «Stavo pensando a Tavek.» Trip la guardò: «Qualcosa che non va?» «No. Ma sai quelle analisi che stavo facendo da quando siamo arrivati qui?» «Sì, ti ha aiutato a finirle, giusto?» «È stato velocissimo.» «Ha esperienza.» rispose Trip, scrollando le spalle. «Non il tipo di esperienza che si fa su posto come Celes IV.» «Mi pare che abbia detto che è stato in giro parecchio tempo.» «Sì, probabilmente avrà fatto esperienza così.» Trip mangiò qualche istante in silenzio. «C’è qualcosa che ti preoccupa?» «A parte la nostra improvvisa e repentina partenza verso Flora 4? No, direi di no.» Tucker rise. «Il capitano ti ha spiegato perché?» «Un favore a Tavek.» «Sì, è la stessa cosa che ha detto a me.» Finirono di mangiare parlando del nuovo telescopio. «Devo tornare giù a montarlo.» disse Trip. «Hai bisogno di qualcosa, prima?» «Mi accompagni in infermeria? Phlox vuole dare un’occhiata alla mia caviglia.» Trip annuì. Sparecchiò il tavolo, quindi prese la Vulcaniana sotto le spalle e la aiutò a scen-

dere in infermeria. Furono entrambi sorpresi di trovare lì Tavek. «Sta bene?» chiese Trip.

Page 14: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

14

«Sì, nessun problema.» disse lui. «E voi?» Il medico denobulano sfoderò uno dei suoi sorrisi immensi. «Devo controllare la caviglia di

T’Pol.» Trip la aiutò a sedersi sul lettino. «Se hai bisogno, chiamami.» le disse. Le diede un veloce

bacio sulla guancia e uscì dall’infermeria. «Le spiace passarmi quello?» chiese Phlox, indicando uno strumento alle spalle di Tavek.

«Sono a corto di personale, sono tutti risaliti di corsa e non ho ancora qui nessuno.» Tavek prese lo strumento e glielo passò. «Posso darle una mano, se a T’Pol va bene.» Lei annuì e si lasciò andare indietro contro lo schienale rialzato del lettino. «Non ho pro-

blemi. Quando sale su questa nave, finisce sempre per lavorare.» «È un piacere.» Phlox le tolse la fasciatura stretta. «La cartilagine è tornata al suo posto.» disse, passando un

tricorder sopra la sua caviglia. «Ma per i legamenti e le ossa ci vorranno ancora almeno dieci giorni.»

T’Pol sospirò. «Be’, tu prendila come scusa per farti coccolare da Trip.» disse Tavek, mentre riceveva indie-

tro il tricorder. «Saggio uomo.» disse Phlox. «Le farò una nuova fasciatura, ma sarebbe essenziale che non

camminasse in questi giorni.» «Non è pensabile.» rispose T’Pol, irritata con sé stessa. --Ma quanto sono stata cretina?! Ma

perché non ascolto Trip una buona volta?!-- «Lo immaginavo.» disse lui. «Posso metterle una fascia più rigida.» «Bene, lo faccia.» «Sarà più difficile camminare e potrebbe risultare dolorosa.» disse il medico, allontanandosi

per aprire un armadietto. «Sicura che ne valga la pena?» chiese Tavek. «Sì.» rispose lei. «Non posso stare a far niente ancora a lungo.» Alzò lo sguardo su di lui. «Mi

chiedevo, dato che saremo a bordo assieme fino a domani sera, se le andrebbe di raccontarmi qualcosa di mio padre.»

«Mi davi del tu, l’ultima volta che ci siamo visti. Perché non lo fai anche ora?» Lei osservò Phlox che tornava con una sorta di armatura. «Non lo so.» rispose a Tavek. «Mi piacerebbe che riprendessi a farlo.» T’Pol si girò verso di lui: «Non hai risposto alla mia domanda.» Tavek le prese una mano. T’Pol si girò verso di lui chiedendosi per una sola frazione di se-

condo il perché di quel gesto. Gli strinse la mano forte quando sentì Phlox stringerle la cavi-glia. Talora sembrava che Phlox ci godesse a infliggere dolore. Una cosa del tipo: “Non vuoi stare a riposo? Bene, allora soffri!”

«Sì, magari.... potrei raccontarti qualcosa.» disse Tavek. Poi si rivolse al medico: «Ma deve stringere per forza così tanto?»

«Se deve usare questa caviglia, sì.» disse Phlox. «Se sente formicolii, allenti le fasce e si fac-cia portare subito in infermeria.»

Un segnale acustico arrivò alle spalle di Phlox. «Analisi completata.» disse il Denobulano, sorridendo. Sfilò un modulo dati e lo porse a Tavek, passando con il braccio sopra T’Pol. «Pronto da infilare in un computer e da leggere.»

«Grazie, dottore.» disse lui. Avrebbe preferito una maggior riservatezza, ma il Denobulano non sembrava far molto caso alla privacy: tipico del medico di una nave.

Poi Phlox si rivolse a T’Pol. «Torni qui tra quattro ore.» «Quattro ore? Di solito dovevo venire ogni otto.» «Questa fasciatura devo controllarla più frequentemente. Ma questa sera le rimetterò l’altra,

Page 15: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

15

così potrà dormire in pace.» Alzò un tricorder medico. «A proposito, dorme bene?» «Sì. Perché?» «Acetilcolina un po’ alta.» disse Phlox. «Per ora non le do nulla, ma se dovesse far fatica a

prendere sonno, le darò un tranquillante.» T’Pol annuì lievemente, pensando: --Se non riesco a dormire, mi faccio fare un po’ di neu-

ropressione da Trip.-- Si tirò in piedi, sentendo istantaneamente la pressione contro le bende aumentare fino ad essere moderatamente dolorosa. «Grazie, dottore.»

«Ti accompagno.» disse Tavek. Usciti di lì, il Vulcaniano fece scivolare il modulo dati in ta-sca. «Il capitano ti ha detto per quale motivo siamo diretti di corsa su Flora 4?»

T’Pol scosse la testa. «Un capitano non è tenuto a spiegare le ragioni ai suoi ufficiali.» «Ma di solito Archer lo fa.» «Ha detto che è una questione personale.» Tavek annuì leggermente. «Spero che T’Murr stia bene.» continuò T’Pol. «È stata rapita.» Lei si bloccò per un secondo. «Non immaginavo. Mi dispiace.» «Posso mostrarti qualcosa?» T’Pol annuì. «Andiamo nel tuo alloggio, va bene? Così non devi camminare troppo.» Tavek fece per girare, ma T’Pol lo fermò. «È da questa parte.» Lui la seguì, nonostante ricordasse distintamente un’altra strada. «L’hai cambiato?» disse, do-

po qualche passo. «È stato Trip, con qualche aiuto.» Aprì la porta. «È molto bello.» Lei gli indicò la sedia alla scrivania. «Prego, accomodati. Trip voleva mettermi una poltrona,

ma ho preferito la panca.» «Per la neuropressione?» «Perché Trip ci possa nascondere dentro i vestiti in disordine. E per la neuropressione.» Rac-

colse il cuscino dalla panca e si sedette sul letto, mettendo a riposo la caviglia compressa. Tavek si alzò e le porse il comunicatore. «Questa è la copia della comunicazione del rapi-

mento di T’Murr. L’ho già analizzata, ma forse tu puoi trovarci qualcos’altro.» T’Pol l’ascoltò diverse volte. «Tu cosa ne hai tratto?» «Chi parla è Vulcaniano maschio, originario della regione di Gol, tra i cinquanta e gli ot-

tant’anni di età. Livello di istruzione elevato.» «Non potrei dire di più, se non che la voce.... mi ricorda qualcosa, ma non ne sono certa.

Credo....» Si interruppe e la riascoltò. «La voce è stata distorta.» disse Tavek. T’Pol fece partire di nuovo la registrazione. «C’è qualcosa in sottofondo.» Tavek si avvicinò a lei. «Lo senti? Qui....» «Hai ragione.» Ascoltarono di nuovo il messaggio, poi dissero all’unisono: «Motori a curvatura.» Tavek prese un profondo respiro. «T’Murr potrebbe essere già lontana.» Intorno il mondo era completamente nero. Faticava a respirare e non poteva muoversi. Cercò di prendere lunghi, profondi respiri, ma il panico stava aumentando. Quando sentì il leggero fruscio di una porta che si apriva iniziò inutilmente a gridare dentro

il bavaglio. «Calmati, calmati.» disse una voce nota. «Sto per toglierti il bavaglio. Non scomodarti ad ur-

Page 16: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

16

lare, perché siamo su una nave stellare lontana da Flora 4.» Sentì le mani dell’uomo liberarle la bocca. «Sakel?» chiese. «Ti ho portato della zuppa plomeek.» «Sakel, ma che scherzo è questo?» «Non è uno scherzo. Ora mangia.» Le porse il cucchiaio e lei bevve la zuppa. «Allora tutte le dolcezze e l’amore erano falsi....» sussurrò lei. «Il problema dell’Olozikaih-por’sen.» «Io ero davvero innamorata di te.» replicò lei, tirando su col naso le lacrime che voleva im-

pedirsi di piangere. «Sì, faccio questo effetto sulle donne.» Si alzò in piedi e fece per uscire dalla stanza. «Sakel!» urlò lei. «E mi lasci qui legata e bendata?» «Sì.» rispose lui. T’Murr sentì la porta chiudersi. «Papi, dove sei?» sussurrò. Quando Jonathan Archer entrò in mensa per uno spuntino notturno, la prima cosa che notò

fu Tavek seduto di fronte a uno degli oblò. Prese del latte caldo e si avvicinò al Vulcaniano, che fissava Flora 4 dall’orbita.

Quando quel giorno erano scesi sul pianeta, le indagini della Sicurezza non erano prosegui-te nemmeno di un decimo rispetto a ciò che lui era riuscito a scoprire dalla sola copia del messaggio.

«Signor Tavek?» «Capitano.» Ovviamente si era accorto che era arrivato. «Le spiace se mi siedo un attimo?» Tavek scosse la testa. «Prego.» «Non riesce a dormire?» Lui scosse la testa. «Non dormo molto, in realtà. Stavo sveglio per assicurarmi che T’Murr

stesse bene. E ora.... ho lasciato che la portassero via.» «Non è colpa sua.» «Certo che lo è.» replicò Tavek. «Credo sia abbastanza ovvio dal messaggio che volessero

colpire me.» «Ha idea del perché?» Lui sospirò. «Dopo trent’anni da astronomo su un mezzo asteroide come Celes IV, sincera-

mente è dura trovare un motivo.» Era la verità. «Da quello che ho visto, è piuttosto abile con le armi.» «Sono trent’anni, capitano, che mi tengo lontano da qualsiasi problema. Lo faccio per

T’Murr.» Archer bevve un sorso di latte caldo. «E prima?» Il Vulcaniano guardò il pianeta fuori dall’oblò. «Per quegli anni, ho pagato il mio debito.» «Non può esserci qualcuno che ce l’ha su con lei per qualcosa successo allora?» «Non credo.» disse. Sospirò. «Non mi sono mai sentito così perso e vulnerabile nei miei cen-

tovent’anni di vita, capitano.» Si girò verso di lui. «La ringrazio per tutto quello che sta facen-do. È molto gentile da parte sua, sia aiutarmi, sia cercare di.... sostenermi moralmente.»

Jonathan sorrise leggermente. «Qualche anno fa odiavo i Vulcaniani, ora mi sento in debito con voi, per avermi dato il miglior ufficiale scientifico che si possa desiderare.» Poté giurare di aver visto un sorriso sul volto di Tavek.

«T’Pol è notevole.» disse lui. Archer stava per acconsentire, quando sentì il comunicatore trillare. «Qui Archer.» «Scusa, sai dov’è T’Pol?» Era la voce di Trip.

Page 17: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

17

«No, perché?» «Non riesco a trovarla. È scesa a salutare la dottoressa Seti, è ancora giù?» «Glielo chiedo.» Archer chiuse la conversazione e andò al terminale della mensa per aprire

una conversazione con Vega. Naturalmente appena arrivati su Flora 4, lui era andato a trovar-la.

«Non puoi stare lontano da me, eh?» Archer sorrise. «T’Pol è ancora da te?» «No.» rispose lei. «Perché?» «Ti faccio sapere poi.» La porta della mensa si aprì ed entrò Trip. «L’hai trovata?» chiese Jonathan. «Ho usato i sensori interni.» Guardò verso Tavek, che si era alzato in piedi per andargli in-

contro. «L’unico segno di vita vulcaniano a bordo è il suo.» Sospirò. «Mi faccio teletrasportare giù, forse è in giro.» Quell’ipotesi non reggeva - T’Pol aveva anche una caviglia rotta -, ma Ar-cher acconsentì. Tucker si girò e fece per uscire. «Ah, quasi dimenticavo.» Porse a Tavek un PADD vulcaniano. «Deve aver dimenticato questo nell’alloggio di T’Pol.» Detto ciò uscì.

Tavek guardò il PADD che Trip gli aveva passato. Era vero, il giorno prima aveva portato il suo PADD in camera di T’Pol, ma era strano che se lo fosse dimenticato.

«Qualcosa non va?» chiese Archer. Il Vulcaniano infilò una mano nella tunica ed estrasse il proprio dispositivo. «Questo PADD

non è mio.» disse. «Non mi pare che T’Pol usi PADD vulcaniani. Di solito usa quelli della Flotta Astrale.» Tavek lanciò in un gesto poco aggraziato il proprio PADD sul tavolo della mensa e accese

quello che Trip gli aveva appena portato. Partì subito una voce che ormai nota. «Ciao Tavek. Ora ho anche l’altra tua figlia. Grazie per aver portato l’Enterprise su Flora 4,

mi hai semplificato la vita. Ora che ho in mio possesso sia T’Murr che T’Pol so che non ri-schierai di mettere la tua intera discendenza in pericolo. Resta dove sei e attendi istruzioni.»

«Io lo ammazzo.» sussurrò. Archer aprì velocemente il comunicatore. Diede istruzioni a Reed perché scandagliasse lo

spazio circostante e la superficie. «Credo che sia meglio che ci sediamo.» disse poi al Vulcaniano. «E che parliamo un attimo

della situazione.» «Avremo tempo per parlare, capitano.» rispose Tavek. «Ora, per favore, andiamo in plancia.» T’Pol sentì la sua caviglia protestare a gran voce mentre veniva spinta dentro una stanza.

Cadde a terra appena la porta si chiuse dietro di lei. Cosa diavolo era successo? Quando era uscita dallo studio di Vega Seti, si era seduta nel piccolo parco retrostante e si

era sfilata il tutore, dato che iniziava a sentire formicolii. Se lo sarebbe rimesso qualche minu-to dopo, per raggiungere la navetta. Ma aveva percepito un altro tipo di formicolio, in tutto il corpo, e poi si era ritrovata al buio, con troppe mani addosso per riuscire a muoversi, mentre veniva immobilizzata, bendata e imbavagliata.

«Chi c’è?» chiese una voce nota. T’Pol si tirò a forza a sedere. «T’Murr?» «Sì.... chi sei?» «Sono T’Pol. Ti ricordi di me?» «Sì.... eri sull’Enterprise.» Era tutto buio, intorno. T’Pol arrancò a forza verso la voce, trovando il tappeto rasoterra su

cui T’Murr doveva essersi rifugiata per non sentire il freddo del metallo della paratia.

Page 18: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

18

«Riesci a togliermi la benda dagli occhi?» «Ho i polsi legati alle caviglie.... mi fanno male!» T’Pol le si avvicinò. «Prova ad allungare le mani, dovresti riuscire.... Ottimo, brava.» disse,

quando riprese a vedere, anche se poco alla minima luce di emergenza dall’altra parte dalla stanza. Poté notare che T’Murr era legata e bendata. Si alzò e tirò i lacci che le legavano i polsi. Ci volle qualche minuto ma alla fine riuscì a disfare i nodi.

T’Murr si tolse subito la benda dagli occhi. T’Pol notò che aveva evidentemente pianto. «Prova a slegare i miei polsi ora.» Le mani della giovane tremavano. «Non ci riesco.» «Calmati ora e riprova.» «Non ce la faccio!» esclamò lei e scoppiò a piangere. «T’Murr! Piangere non risolverà la situazione!» «Ma.... io.... non....» «Va bene, conosci la tecnica di meditazione del mare?» «Sì... no.... non lo so!» T’Pol sospirò. «Dammi la mano.» T’Murr infilò una mano tra le due ancora legate di T’Pol. «Chiudi gli occhi.» Iniziò a premere

due dita sul suo palmo. «Immagina di trovarti in uno oceano in tempesta. Tu hai il potere di controllare le onde. Le onde si stanno calmando. Le acque stanno diventando immobili. Tu hai il controllo.»

Attese che il respiro di T’Murr si fosse calmato, quindi le lasciò andare la mano. Lei riaprì gli occhi. «Di solito.... me lo faceva mio padre....» disse. T’Pol annuì. «Ora, con calma, prova a slegarmi i polsi.» La ragazza annuì. Non senza fatica, riuscì a sciogliere i nodi, quindi T’Pol si affrettò a libera-

re sia le proprie caviglie che quelle di T’Murr. «Va meglio, ora?» Lei alzò lo sguardo. Non rispose. Abbracciò di scatto T’Pol e riprese a piangere. T’Pol non poté far altro che ricambiare l’abbraccio e aver pazienza. --Ecco i danni dell’olozikaih-por’sen.-- pensò. Il volto di Tavek era una maschera di calma quando arrivarono in plancia senza che Archer

dovesse minimamente indicargli il percorso. Il Vulcaniano si avvicinò alla consolle scientifi-ca. «Posso, capitano?»

Lui annuì. --Probabilmente se ti dicessi di no, troveresti il modo di farmela sotto il naso.-- Si chiese chi fosse davvero quest’uomo. Naturalmente questa era una domanda ancora più vec-chia di quella che era sorta pochi minuti prima - “perché mai il rapitore ha detto che T’Pol è sua figlia?!”.

Tavek fece volare le dita sopra la consolle. «Tenente Reed, direzione 718.5. È una scia di curvatura.»

«La vedo.» disse reed. «Ma si disperde a quattro unità astronomiche da qui.» Il Vulcaniano annuì leggermente. «Trovato. C’è un vortice spaziale.» «Sa dove conduce?» chiese Archer. Tavek scosse la testa. «È artificiale. E si sta chiudendo.» «L’Enterprise ci passa?» «Ancora per poco.» Tavek alzò lo sguardo su Jonathan. «Signor Mayweather, entriamo nel tunnel, massimo impulso.» «Capitano, potrebbe sbucare nello spazio romulano. Siamo molto vicini.» comunicò Tavek. Il timoniere esitò. «Se sarà lo spazio romulano, faremo dietro front immediatamente prima che il vortice si

chiuda del tutto. Avanti, Travis.»

Page 19: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

19

Finalmente era riuscita a far addormentare T’Murr. Fortunatamente, chiunque le avesse rinchiuse lì, aveva pensato di lasciar loro un materasso

e una coperta. T’Murr sembrava soffrire il freddo anche più di lei, probabilmente perché era cresciuta su Celes IV, dove faceva decisamente caldo.

T’Pol si sedette contro la paratia. La gamba le faceva male. Avrebbe dovuto ascoltare Phlox. E Trip. Chiuse gli occhi e sospirò. Stava quasi per lasciarsi andare al sonno, quando sentì la porta aprirsi. Tre umanoidi dal vol-

to coperto entrarono. Due rimasero sulla soglia, con due fucili phaser puntati contro le prigioniere. «Che cosa volete?» chiese T’Pol, quasi sottovoce. Non voleva che T’Murr si svegliasse. L’umanoide si chinò davanti a lei e si tolse il cappuccio. «L’universo è piccolo, T’Pol.» rispo-

se, quando vide la sua espressione di malcelato stupore. «Sakel!» esclamò. Com’era possibile? Il Vulcaniano si lasciò sfuggire una leggera espressione di soddisfazione. «Ho avuto

l’incarico dai Servizi Segreti di tenerti d’occhio, da quando ti sei unita alla Flotta Astrale.» Le sfiorò la mandibola con un dito e lei si tirò indietro di scatto. «Avevo un buon ascendente su di te, un tempo.»

«Io sapevo che Denak ti aveva segato.» «Stai iniziando a parlare come loro. Come gli Umani.» Incrociò le braccia. «Denak non era il

capo dei Servizi Segreti e io ho mantenuto la mia posizione.» T’Murr si girò. «Sakel?» chiese. «Sakel, cosa stai facendo?» Il Vulcaniano non la guardò. «Taci, T’Murr.» Appoggiò una mano sulla guancia di T’Pol e lei

si ritrasse. «Sai, fossi in te sarei un po’ più collaborativa.» Si alzò e si girò verso uno degli uo-mini sulla porta. «Sparale.»

Un raggio phaser partì dal fucile e colpì T’Murr, che crollò sul materasso. «No!» urlò T’Pol. Si alzò e si avvicinò velocemente alla ragazza. «La prossima volta non sarà su stordimento.» disse Sakel. T’Pol mise una mano sulla gola di T’Murr. Il cuore batteva ancora. Le stese sopra la coperta.

Per lo meno, ora avrebbe dormito tranquillamente. Alzò lo sguardo su Sakel: «Che cosa vuoi?»

«Ne parliamo tra un po’.» Strappò il fucile dalle mani di una delle guardie e sparò a T’Pol. «Dove siamo?» chiese Archer, appena oltrepassato il tunnel. Tavek chiuse gi occhi e sospirò pesantemente. «Nei pressi di Carraya.» disse. Jonathan non era certo che Tavek avesse consultato le mappe o usato la consolle scientifica

per capirlo. «Bene, spazio neutrale.» Si rivolse a Reed. «Cerchi qualsiasi nave nelle vicinanze.» Tavek fece lo stesso dalla postazione di T’Pol. Poi scosse la testa. «Dobbiamo tornare indietro.» disse Archer. «Chiunque abbia preso T’Pol e T’Murr si attende-

rà di trovarla nei pressi di Flora 4.» «Non credo, capitano.» disse lui. «Ho la netta sensazione che quest’uomo mi conosca.» Jonathan si avvicinò a lui: «Lei ora sa chi sia.» «Ho una mezza idea.» «Vogliamo parlarne nel mio ufficio?» Tavek annuì leggermente, si alzò e seguì Archer. Si sedette di fronte a lui. «Ho lavorato per i

Servizi Segreti di Vulcano, trent’anni fa. Mi hanno esiliato e forse il mio trasferimento da Ce-les IV a Flora 4 ha destato qualche sospetto.»

«L’Alto comando si è sciolto.»

Page 20: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

20

«I Servizi Segreti sopravvivono anche ai governi.» rispose Tavek. Incrociò le braccia. «Ho mentito. Ma Vulcano non era pronto per l’arma.»

«Quale arma?» «Quella che avete ritrovato qualche tempo fa sulla terza luna di Carraya.» Il capitano lo fissò. «E lei come lo sa?» «Lo sepolta io su quella luna, in una scatola di metallo, sotto un pezzo di paratia di una nave

vulcaniana.» Archer scosse la testa. Incredibile. «E come sa che l’abbiamo ritrovata noi?» «Ho messo una piccola trasmittente alla base del calcio. È stata attivata quando l’avete dis-

seppellita.» Jonathan sospirò. «Il mondo è piccolo. Lo sa che è solo un replicatore?» Tavek annuì. «Per quello che ne sappiamo.» Fece una smorfia. «Potrebbe anche rivelarsi

davvero un’arma.» Archer si alzò in piedi, facendo qualche passo per allontanarsi dal tavolo, quindi tornò a

guardare Tavek. «T’Pol lo sa?» «Che cosa?» «Che lei è suo padre.» Tavek rimase a fissare Archer. «Che cosa le fa pensare che le parole di quel bastardo siano

vere?» «Non tanto quelle parole, quanto la sua reazione.» Be’, era stata una reazione davvero mi-

nima, che sarebbe sfuggita agli occhi di un osservatore qualunque, ma ormai Archer aveva una buona esperienza con T’Pol.

Il Vulcaniano fissò Archer. «Credo che sia l’ultimo dei nostri problemi, ora.» --No che non lo è.-- pensò Jonathan. --Se T’Les non avesse tradito suo marito Lorian con te,

ora io avrei il mio ufficiale scientifico a bordo.-- Sospirò. Scacciò il pensiero, probabilmente era colpa del pon-farr. «Pensa che proponendo uno scambio di T’Pol e T’Murr con l’arma ac-cetterebbero?»

«Non posso permettere che quell’arma cada in mani sbagliate. Né i Romulani, né i Vulca-niani sono pronti per essa.»

«Anche a costo della vita delle sue figlie?» Tavek annuì leggermente. «Non ho scelta, capitano.» «Mi chiedo allora perché non ha già cercato di rubarcela.» «Parlavo di Vulcaniani e Romulani. Non di questa nave di Umani.» «Grazie della fiducia.» disse Archer, sinceramente. «È la prima volta che un Vulcaniano mo-

stra questa fiducia nei miei confronti.» Scosse la testa. «A parte T’Pol.» Quasi non la conside-rava nemmeno più una Vulcaniana.

Non avrebbe riferito che la caviglia la stava facendo dannare. No, non gliel’avrebbe detto

anche se al momento le stavano facendo percorrere quasi di corsa un corridoio che non sem-brava dover mai finire. Era bendata, aveva le mani legate e non riusciva a capire se il corri-doio fosse davvero lungo o stessero camminando in cerchio.

Sentì scorrere una pesante porta di metallo. Non sembrava la porta di una nave. Forse men-tre erano stordite erano state trasferite altrove. Ma dove?

Inciampò nel supporto della porta quando venne trascinata attraverso la soglia, ma le due paia di braccia che la spingevano le permisero anche di mantenere l’equilibrio. La obbligaro-no a sedersi su una sedia, quindi le legarono le mani dietro la schiena.

--Posso avere un tè alla camomilla?-- pensò. --Ho bisogno di una grattatina dietro l’orecchio.-- Dannazione, queste erano tutte idiozie che in una situazione del genere non avrebbe detto mai detto né le sarebbero saltate in mente. Le avrebbe dette Trip Tucker. Sì, era colpa di Trip!

Page 21: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

21

Sospirò. Aveva perso il conto del tempo a causa della fucilata e non sapeva nemmeno se aveva più fame o più sete. Quello che avrebbe voluto intensamente fare al momento, era una di quelle sporche e insensate mangiate a letto che Trip l’aveva obbligata a fare più di una vol-ta. O anche solo stare tra le sue braccia a far finta di dormire mentre lui le accarezzava le guance.

Tornò alla realtà quando sentì la voce di Sakel e la luce inondò di colpo i suoi occhi, quan-do lui le tolse senza gentilezza il cappuccio nero dalla testa.

«Sveglia, bella addormentata.» Lei gli refilò uno sguardo di odio. Se solo pensava che aveva buttato via la sua prima volta

con quest’essere, le veniva voglia di urlare. «Conosci la fiaba della bella addormentata?» «Certo che la conosco.» replicò lei, trattenendo a stento l’impulso di sputargli in faccia. Le

rare volte in cui Trip si svegliava prima di lei, era solito destarla con un bacio, dicendole: “svegliati, bella addormentata nel bosco!”. Naturalmente, data la sua curiosità, T’Pol gli aveva chiesto cosa intendesse dire. Trip, una sera, le aveva raccontato la fiaba come T’Pol immagi-nava gliel’avesse raccontata sua madre, quando lui era ancora un bambino.

«Giusto. Tu ti sei unita agli Umani. Anche troppo.» Sakel iniziò a camminare dietro di lei. Si chinò accanto al suo orecchio e le sussurrò: «Quanti dei nostri segreti gli hai rivelato?»

T’Pol si girò di scatto verso di lui. «La Terra è nostra alleata!» esclamò. Sakel approfittò della posizione di lei per bloccarle il volto in un dolorosa presa. «Non cer-

care di refilarmi questa retorica da Governo T’Pau. Eri nei Servizi Segreti e lì ti conosciamo tutti come la puttana degli Umani.»

Questa volta non si poté trattenere. Gli sputò in faccia e lo insultò in inglese. La reazione di Sakel non fu per nulla vulcaniana. Sollevò T’Pol di peso e la sbatté contro la

scrivania, puntandole un ginocchio sull’addome. Scintille di dolore esplosero davanti ai suoi occhi. «Non provarci mai più!» urlò Sakel. La spinse indietro contro il tavolo, premendole un brac-

cio sul collo. T’Pol sentì i polmoni bruciare per la mancanza d’aria e non poté fare altro che lasciarsi an-

dare contro il piano. Lentamente il mondo intorno a lei svanì.... Porthos mugolò in sottofondo. «Piantala.» rispose Archer, nel dormiveglia. Il cane si accucciò tranquillo per un secondo, poi mugolò di nuovo. «Basta, Porthos.» si lamentò Jonathan. Sbuffò. Accese la luce e si mise a sedere. «Lo so, an-

che a me manca T’Pol.» disse. «Ma è.... è illogico restare svegli!» Scoppiò a ridere. Ogni tanto parlava come T’Pol.

Porthos fece la faccia la cane bastonato e Archer si alzò. «Vado in plancia. Tu non abbaiare.» Uscito dal turboascensore non fu del tutto sorpreso di trovare Tucker e Tavek insieme agli

ufficiali del turno delta. O’Neill, in comando del turno delta, si alzò. «Capitano.» «No, rimanga comoda, tenente.» disse Archer. Si avvicinò a Trip e Savek. «Doppi turni?» «Sarebbe illogico parlare per me di doppi turni, dato che non servo a bordo di questa nave.»

rispose il Vulcaniano. «Dovreste dormire un po’.» consigliò lui. «Con il dovuto rispetto, capitano,» disse Trip. «senti chi parla.» «Avete scoperto qualcosa di nuovo?» Tavek annuì. «Tracce di scavi su quell’asteoroide.»

Page 22: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

22

In quel momento erano nascosti tra gli anelli di uno dei pianeti vicini. «Cosa potrebbe voler dire?» chiese il capitano. «Una stazione sotterranea, probabilmente.» «Simile alla Cold Station 12.» spiegò Trip. «C’è un campo di forza che lo avvolge. Non possiamo penetrarlo, al momento.» Archer alzò lo sguardo su Trip che annuì. L’abilità di Tavek, talora, era sconcertante e quasi

spaventosa. Se era davvero il padre genetico di T’Pol, aveva capito da chi avesse preso il suo ufficiale scientifico.

«È arrivato! È arrivato!» T’Pol aprì gli occhi e vide una bambina vulcaniana saltellare sulla soglia della porta. «Chi?»

chiese lei, mezza addormentata. «Chi è che è arrivato?» «Jonathan, è arrivato Jonathan! Dai, m’aih, alzati!» T’Pol richiuse gli occhi. Cosa diavolo ci faceva una bambina nella sua visione da svenuta? «M’aih, dai! Dai, vai ad aprire!» Sì, infatti la bambina non era autorizzata ad aprire la porta. Era una questione di sicurezza.

Le prese la mano e la trascinò fuori dal letto. T’Pol andò ad aprire la porta. Jonathan Archer era in piedi sulla soglia. «Ciao, T’Pol.» disse. Si abbracciarono brevemente,

anche perché la bambina saltò letteralmente in braccio l’uomo. «JONATHAAAAAAAAN!!» Lui la baciò sulla guancia. «Ciao, T’Mir!» esclamò. «Sei venuto per restare un po’?» «No, sono solo di passaggio. L’Enterprise mi attende in orbita.» Le diede un altro bacio,

quindi le disse: «Vai un po’ da Skon, tesoro, ti sta aspettando. Io e tua madre dobbiamo parla-re.»

Lei annuì, un po’ imbronciata. Era una bambina vulcaniana, era ubbidiente, ma aveva pur sempre vivaci geni terrestri.

I due adulti si sedettero sul divano. «Hai novità su Trip?» Archer scosse la testa. «Lo sai che tutto questo è una visione, che non è la tua vera vita?» T’Pol annuì. «Certo. Una visione meditativa dovuta a.... a.... non ricordo. Dev’essermi suc-

cesso qualcosa.» «Sì, Sakel ha cercato di strangolarti. Ma poi si è fermato. Non sei morta.» «Bene.» rispose lei. «Ma quella bambina è davvero mia figlia?» «È logico. Vi assomigliate tanto, mi stupisce che tu me lo chieda.» T’Pol prese una tazza di tè da un vassoio che era appena comparso sul tavolino e la passò

ad Archer, quindi ne prese una anche per sé. «Non riesco bene a capire che cosa sia tutto questo.»

«Un intreccio tra passato, futuro e presente.» La Vulcaniana si chinò di colpo a prendersi tra le mani la caviglia destra. Soffocò un grido. «Fa male, vero? Avresti dovuto dirlo a Sakel. Un ostaggio con un’embolia lipidica non gli

serve granché, ti avrebbe curato.» T’Pol urlò. «Capitano! Fa male!» Archer la prese per le spalle. «Lo so.» «Mi aiuti, capitano!» Scivolò sul pavimento, senza più forze. «Jonathan, aiutami, ti prego....» «Ti aiuto, T’Pol. Ti aiuto.» Archer si chinò accanto a lei e le coprì naso e bocca con una ma-

no. T’Pol si sentì soffocare. Prese il polso di Jonathan tra le mani per allontanarlo, ma le sue forze stavano svanendo....

Aprì gli occhi e vide davanti al suo volto due paia di stivali grigi. Non aveva la forza di gira-

Page 23: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

23

re la testa, quindi poté solo immaginare che si trattasse degli scagnozzi di Sakel. Ora poteva respirare, ma la gola le faceva un male incredibile e non era l’unico punto del

suo corpo a protestare. «Riportatela in cella.» Era la voce di Sakel. Avrebbe voluto ribellarsi, ma non ci riuscì. Sentì che i due uomini la sollevavano di peso

per tirarla in piedi. Aprì gli occhi e intravide Archer sulla soglia. «Capitano?» sussurrò senza quasi voce.

Lui le sorrise. «Stai tranquilla. Siamo vicini.» le disse. T’Pol capì che si trattava ancora di un’allucinazione. --Vicini.-- pensò. --Sono vicini.-- A quel punto lasciò che il buio l’avvolgesse e i suoi sensi ri-

posassero. Archer suonò alla porta dell’alloggio di T’Pol. Sentì un “avanti” detto da un’assonnata voce

maschile. Trip si girò sul fianco per guardare Jonathan. «Sono in ritardo?» «Per la colazione sì.» rispose lui. «Ma se hai bisogno di qualche ora di riposo, chiedo a Hess

di sostituirti.» Tucker scosse la testa. «No, tra un attimo mi alzo.» «Non credo che tu ne abbia le forze.» ripeté Archer. «E al momento ho bisogno che segui

Tavek, più che i motori.» Trip rimase steso sul fianco e chiuse gli occhi, mentre sentiva in sottofondo il capitano che

chiamava Hess. Poi lo sentì sedersi sul bordo del letto e la sua mano appoggiarsi sul suo braccio. «Trip, stai bene?»

«Non molto.» rispose lui. «Ma tra poco mi alzo. Immagino che Tavek sia già al lavoro.» «Non è andato a dormire.» Trip sorrise leggermente. «I vantaggi di non dover prendere ordini da te.» Quella notte, Ar-

cher gli aveva ordinato di dormire. Si girò sulla schiena e aprì gli occhi. «Perché T’Pol?» chie-se. «Se volevano colpire Tavek, perché T’Pol e non.... Vega Seti, per esempio?»

Jonathan distolse lo sguardo da Trip, a cui non sfuggì quel gesto. Tucker si tirò a sedere sul letto: «Tu sai qualcosa.» Non era una domanda. «Jonathan!» escla-

mò Trip. Al diavolo i gradi! «Per favore, che cosa sai?» «È stato lui a nascondere l’arma sulla luna di Carraya, trent’anni fa.» «E cosa c’entra T’Pol?!» «Sakel crede che T’Pol sia figlia di Tavek.» Trip incrociò le braccia. «Forse si confonde con Lorian. Tavek frequentava spesso la casa di

T’Pol, quando lei era piccola.» «Non credo che.... che siano affari nostri.» replicò Archer. Trip si tirò in piedi e recuperò la propria uniforme. «Lo sono, invece! È il tuo ufficiale scienti-

fico!» esclamò. --E mia moglie.-- pensò. Sì, certo, si erano sposati scrivendo una formula as-surda su un PADD, non è che fosse un vero matrimonio.... ma erano legati per la vita, di que-sto lui ne era certo.

Archer lo prese delicatamente per le spalle. «La ritroveremo, Trip.» «Forse Tavek ne sa di più di quel che dice.» «Calmati. È un ordine.» Ci mancava solo che Trip si mettesse a interrogare Tavek sulla sua

relazione con la famiglia di T’Pol. «E comunque questo non cambierà ciò che è successo.» Tucker sembrò calmarsi leggermente. «Senti, io non è che l’ho conosciuta poi così bene

T’Les, ma non ce la vedo a tradire suo marito.» «Nemmeno io, ma sai meglio di me quanto sia difficile la vita dei Vulcaniani, quando arriva

il pon-farr.»

Page 24: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

24

Tucker si chiuse l’uniforme e sospirò. «Credi che T’Pol lo sappia?» «No, e non mi intrometterò in queste cose. E non devi farlo nemmeno tu.» Trip annuì. «Sì, lo so. È che mi.... mi dispiacerebbe per T’Pol.» Archer gli mise una mano sulle spalle. «Vai a farti una doccia, intanto io chiedo al cuoco di

portarti una bella colazione dolce in camera.» T’Pol aprì gli occhi e ritrovò distesa supina sul materasso. Si alzò su gomito e si guardò in-

torno. T’Murr non c’era. Si tirò in piedi a fatica. «T’Murr?» chiamò, ma nessuno rispose. Batté sulla porta. «T’Murr!

Dov’è T’Murr?! Qualcuno mi vuole rispondere?!» Qualche minuto dopo, la porta si aprì e la giovane Vulcaniana venne spinta all’interno. «Stai bene?» le chiese T’Pol. «Sì.... sì, sto bene. Grazie.» rispose lei. Andò a sedersi sul materasso. T’Pol andò a sedersi accanto a lei. «Ti hanno fatto male?» Lei scosse la testa. «No, non mi hanno fatto niente. Hanno usato un ipospray per prelevarmi

del sangue e poi.... lui mi ha fatto qualche domanda, ma non mi ha fatto male.» S’interruppe e scoppiò a piangere.

T’Pol sospirò e le mise una mano sulla spalla. «T’Murr....» Che cosa poteva dirle? «Lui ha detto che mi amava!» urlò T’Murr. «E invece era tutto falso, era per arrivare a mio

padre, ma io lo amavo!» --Oh no.... oh no, un cuore spezzato no, non so gestirli, per favore, no!-- pensò T’Pol. Poi

ebbe un improvviso dubbio: «Di chi stai parlando?» Tra i singhiozzi, T’Murr disse: «Di quel bastardo.... di Sakel!» T’Pol sospirò. «Sakel. Tu.... eri la fidanzata di Sakel.» «Sì.... o così lui mi ha detto.» «Sai che Sakel ha più di settant’anni?» T’Murr si sfregò la mano sotto il naso: «Anche mio padre aveva quarant’anni in più di mia

madre.» --Anche il mio.-- pensò T’Pol. Sospirò. «Ma tu come fai a conoscere Sakel?» chiese T’Murr. «Abbiamo.... fatto insieme un corso di addestramento.» «Era anche il tuo fidanzato, vero?» T’Pol sospirò. Ma come aveva fatto a capirlo? «Perché vi siete lasciati?» continuò T’Murr. «Perché non ti sdrai e dormi un po’?» «Ti ha lasciato lui?» T’Pol sbuffò apertamente. «Vuoi davvero saperlo?» T’Murr scrollò le spalle. Lei si alzò e andò fino alla porta, sotto lo sguardo della più giovane. «È sposato.» disse. «A

meno che non abbia divorziato ultimamente, lo è ancora.» «È sposato?!» urlò T’Murr. T’Pol notò come la reazione della ragazza fosse simile a quella che aveva avuto lei anni

prima. Batté coi palmi sulla porta. «Avete intenzione di farci morire di fame?!» Nessuno rispose. «Sai dove siamo?» T’Pol scosse la testa. «Cerca di dormire un po’, ora.» T’Murr fece per protestare, ma la porta si aprì. Una guardia restò sull’soglia con il fucile

spianato, l’altra prese T’Pol rudemente per un braccio. «No!» urlò T’Murr. «Dove la portate?!»

Page 25: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

25

Prima che la giovane potesse far altro, la porta si chiuse, dividendola da T’Pol. Era passato un altro giorno ed era arrivata la notte. Nessuna comunicazione dai rapitori, nes-

suna breccia né segno dall’asteroide. Archer aveva deciso di tentare con una camomilla, prima di rivolgersi a Phlox come aveva

obbligato Trip a fare. Entrò in sala mensa e trovò Tavek seduto a un tavolo davanti a una taz-za fumante.

«Capitano.» salutò, senza girarsi. Archer ordinò un tè alla camomilla. «Le spiace se mi siedo con lei?» «Prego.» rispose il Vulcaniano. Il capitano bevve un sorso. Sorrise leggermente. Tavek si girò verso di lui. «Pensavo al mio tè.» disse Archer. «È tè alla camomilla, per dormire meglio. T’Pol mi ha

convinto a provarlo.» «Sua madre amava il tè.» disse Tavek. «T’Les era una persona in gamba.» continuò a Archer. «Non era una di quei Vulcaniani con

cui si litigava in continuazione.» «Era speciale.» «Il mio capo ingegnere mi ha chiesto spiegazioni sul rapimento di T’Pol. Devo ammettere

che ho avuto difficoltà a rispondergli.» «Mi dispiace di averla messa in una brutta situazione, capitano. Ci sono cose che non a-

vrebbe dovuto sentire, così ora non avrebbe il problema di doverle nascondere.» Archer bevve un sorso di tè. «Trip è molto legato a T’Pol. E detto sinceramente anch’io le

sono molto affezionato.» Tavek gli lanciò uno sguardo interrogativo. «Che cosa intende dire?» «T’Pol lo sa?» «Sa che cosa?» «Che è lei suo padre e non Lorian.» --Che diavolo sta pensando?!-- pensò lui. Poi realizzò cosa intendeva Archer. --Pensa che

T’Les abbia tradito il marito con me.-- Bevve un sorso di camomilla. «No.... non lo sa....» «Io non voglio intromettermi nei vostri affari. So che non parlate molto volentieri del “pon-

farr”.... e non credo siano affari miei in ogni caso, ma non crede che T’Pol abbia il diritto di saperlo?»

Tavek rimase alcuni istanti in silenzio a pensare. Archer aveva scoperto metà del suo segre-to. Se solo avesse fatto una fusione mentale con T’Pol, per un qualsiasi motivo, sua figlia a-vrebbe saputo una versione alquanto distorta della realtà. Quindi, in attesa di poter cancellare la memoria di Archer, c’era solo una cosa che poteva fare.

«Lei crede che io abbia approfittato del pon-farr di T’Les mentre Lorian era lontano da casa?» C’era davvero una sorta di ironia nella sua voce o Archer se lo stava solo immaginando?

«T’Pol mi ha detto che suo padre è morto quando lei aveva meno di sette anni. E se è sua fi-glia, è logico dedurre che--»

«Io sono Lorian.» lo interruppe Tavek. Il capitano lo fissò come se gli avesse appena fatto una rivelazione sulla sua stessa famiglia. «Se nessuno l’avesse scoperto, ora solo T’Murr sarebbe in pericolo. Non T’Pol.» Archer guardò fuori dall’oblò. «Non.... non capisco, ho visto le foto del padre di T’Pol.... lei

non assomiglia molto né a Lorian, né a T’Pol.» «Né a T’Murr. Chirurgia plastica, dovevo assomigliare a Tavek per compiere la mia missio-

ne. Quando sono stato esiliato da Vulcano, non ho ritenuto necessario riprendere il mio a-spetto.» Notò che Archer era decisamente teso. «Tranquillo, capitano.» gli disse. «Mi hanno

Page 26: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

26

allontanato perché non gli ho dato l’arma. Trent’anni tra i Romulani e trent’anni di esilio non mi hanno fatto perdere il mio patriottismo, né il mio amore per la Terra.»

Archer rise. «Devo ammettere che è una storia un po’ incredibile.» «Ho incontrato Zefram Cochrane anni fa. Se cerca nei resoconti troverà il mio nome. C’era

anche suo padre.» Jonathan appoggiò la tazza sul tavolo. «Lei.... ha conosciuto mio padre?» Tavek annuì. «È stato un breve incontro, ai tempi ero giovane, avevo più o meno l’età di

T’Pol e poca voce in capitolo.» Archer scosse la testa e rise. «Potrebbe averlo letto negli archivi della Flotta Astrale. Ci ho

pensato, sa? Il fatto che l’altro giorno sia riuscito a passare la comunicazione direttamente sul mio terminale.... lei sa infiltrarsi nei sistemi senza problemi.»

«Potrei, ma non l’ho fatto sull’Enterprise.» Tavek si girò verso di lui. «So che ho mentito a tut-ti, so che forse lei non mi reputa degno della sua fiducia. E che probabilmente la mia deter-minazione a non cedere l’arma ai Vulcaniani le sta facendo pensare che non sono un tipo af-fidabile. Ma se non lo fossi, mi sarei già defilato con l’arma e voi non ve ne sareste nemmeno accorti.»

«Se è così bravo a infiltrarsi nei sistemi, perché non ci apre una breccia in quel maledetto a-steroide?!» urlò Jonathan, saltando in piedi e sbattendo le mani sul piano del tavolo.

Tavek lo fissò sena parlare per alcuni istanti. Archer era arrabbiato. Non seppe dire se era più arrabbiato per le sue menzogne o perché T’Pol era in pericolo. Poi disse: «Perché non posso. Quegli scudi vanno anche oltre le mie capacità.»

Archer tornò a sedersi. «Mi scusi, mi dispiace.» Tavek annuì. «Lo so. Capitano, darei la mia vita per salvare T’Pol e T’Murr. Ho dato

trent’anni per salvare Vulcano e la Terra. Non sono un traditore.» «Perché non l’ha detto a T’Pol? Voglio dire.... ritrovare suo padre.... credo che le farebbe

piacere.» Tavek scosse la testa. «Purtroppo, capitano, T’Pol ha già saputo che io sono in realtà Lorian.

E l’ha presa molto male. E il fatto che non lo sapeva, l’ha tenuta al sicuro per anni. Voglio che continui ad essere così.»

Archer lo fissò per qualche istante. «Le ha cancellato la memoria? E quando è avvenuto? Non ricordo che sia stato con lei in infermeria a lungo.»

Tavek gli rivolse uno sguardo di sussiego. «Lei sa.... sa cancellare la memoria....» «Con una fusione mentale.» spiegò Tavek. Archer sospirò e chiuse gli occhi. «Ha intenzione di farla anche a me.» «In effetti il pensiero mi aveva sfiorato. È una questione di sicurezza. Ma non credo che can-

cellarle il ricordo delle nostre ultime conversazioni gioverebbe al recupero delle mie due bambine.»

“Bambine”. Non aveva mai pensato a T’Pol come a una bambina. Aveva sempre avuto l’impressione che i Vulcaniani nascessero già vecchi. O per lo meno adulti. Soval era uno de-cisamente nato vecchio. «Lei non è un Vulcaniano standard.»

«Perché, T’Pol lo è? O T’Les?» Archer rise. «Anche lei ha incontrato solo una volta sua moglie, prima di sposarla?» «Due volte.» rispose Tavek. «La prima lei aveva otto anni e io quarantasette. Può immaginar-

si che interesse abbia suscitato in me. Non penso nemmeno che lei si ricordasse di quell’incontro.»

«Avevo notato che c’era una certa differenza di età tra lei e sua moglie.» Poi aggiunse, quasi a giustificarsi: «Ho la scheda di T’Pol quale suo ufficiale superiore.»

«Non è comune, in effetti. Ero cresciuto con l’idea di trovarmi una moglie da amare, come

Page 27: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

27

voi terrestri. E mi son ritrovato da solo. Così alcuni amici mi hanno presentato alla famiglia di T’Les e loro hanno combinato il matrimonio molto in fretta. I fratelli di mia moglie avevano avuto qualche grana in proposito e i genitori di T’Les hanno voluto sistemarla in fretta.»

«Non sapevo che avesse fratelli.» «Quattro. Tutti maschi e tutti più grandi.» «T’Pol non mi ha mai parlato di questi zii.» «Sono andati a vivere distanti, sempre su Vulcano, ma nell’altro emisfero. Così, i loro rap-

porti si sono allentati.» Sospirò. «E poi T’Pol è stata cresciuta nella Logica, non parla molto di sé, l’avrà notato.»

«Avrà notato anche che quattro anni e mezzo su una navi di Umani l’hanno cambiata.» --Certo, più l’Olozikahi-porsen interrotta, il Trellium-D....-- pensò, poi diede fiato agli altri

pensieri: «Così come la compagnia del comandante Tucker, la morte di Jossen, il fullara, la morte della piccola Elizabeth e il chip di Anvek.»

«Come sa tutte queste cose?» «Fusione mentale. Si era lasciata andare molto, mi ha permesso di leggere la sua mente.» Archer sospirò. «T’Pol non è solo il mio primo ufficiale.» Tavek lo interruppe: «È sua amica.» «Fusione mentale.» ribatté Archer. «Capitano, si stupirebbe di sapere cosa ho imparato nei miei anni di agente.» Gli passò un

comunicatore. «Ma questo è il mio.... l’avevo.... l’avevo qui.» Sfiorò la tasca sulla spalla. «Mi perdoni, un piccolo sfizio come dimostrazione.» Archer sospirò leggermente. «Non sono un pericolo, per lei, capitano Archer. Per lo meno, non finché tratterà mia figlia

con il dovuto rispetto.» Archer annuì. «Non posso dire di averlo sempre fatto, ma decisamente ho cambiato idea su

voi Vulcaniani grazie a lei.» «Sono fiero di T’Pol. Penso che la passione per la Terra l’abbia presa da me.» «E anche tante altre cose.» Tavek annuì. «Credo che andrò a dormire.» Si alzò in piedi. «Naturalmente, capitano, conti-

nui pure a fare le battute con T’Pol. Talora se le merita.» «È Tucker quello che principalmente la punzecchia.» «Lo so.» Il comunicatore di Tavek trillò. Archer non vide nemmeno il movimento. Fu come se il co-

municatore fosse stato teletrasportato direttamente nella sua mano. «Tavek.» disse. Poi fece cenno ad Archer verso l’asteroide.

«È un onore per me sentire la voce del più grande agente segreto che si sia mai infiltrato tra i Romulani, signor Lorian.»

«Con chi sto parlando?» «Non ha importanza il mio nome. Sappia solo che T’Pol non sta collaborando.» Tavek poté

quasi giurare di vedere i nervi di Archer saltargli sotto la pelle. Alzò una mano per calmarlo. «Che cosa vuoi?»

«Lo sai benissimo cosa voglio. Teletrasportala alle seguenti coordinate. Hai trenta minuti. Dopo di che, una delle tue figlie potrebbe farsi molto male.»

La comunicazione venne interrotta. «Gli dia quella maledetta arma.» disse Archer. «Ho già perso un marinaio a causa sua. Non

perderò anche il mio ufficiale scientifico e un civile.» «Non le libereranno comunque.» disse Tavek. «Ma abbiamo una breccia.»

Page 28: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

28

Sentiva delle leggere carezze sui capelli. Era piacevole. Si chiese se fosse finalmente tornata a bordo dell’Enterprise o se fosse la visione di Archer che l’aveva accompagnata nelle ultime ore - o forse erano giorni?

Aprì gli occhi e si ritrovò a fissare una giovane Vulcaniana dall’aria preoccupata. «T’Mir?» «T’Murr.» corresse lei. Già, era T’Murr. Però assomigliava un po’ T’Mir, non ci aveva mai fatto caso prima di ora.

Be’, magari avevano qualche antenato comune. «Come ti senti?» T’Pol si alzò su un gomito e T’Murr l’aiutò. «Mi gira la testa.» ammise. «Tu come stai?» «Perché me lo chiedi? Sei tu quella che Sakel sta rivoltando.» Lei si portò una mano sul fianco. «Credo che mi abbia sparato di nuovo.» «Sì, l’ha fatto. Poi si è seduto sulle tue gambe e ti ha fatto una fusione mentale.» T’Pol riscivolò sul materasso. «Bene, così ora saprà che non gli mento.» «Non mi sembra che tu stia molto bene.» T’Murr le tirò le coperte fino alle spalle. «E poi è

un sacco di tempo che non mangiamo.» «Prova a vedere se trovi in giro un menù.» «Ehi, guarda!» esclamò T’Murr. Si allungò sul materasso e prese un comunicatore della Flotta

Astrale. «Sai come si usa?» «L’hanno teletrasportato qui.» disse lei e lo prese tra le mani. «T’Pol a Enterprise.» Lasciò cadere la mano che stringeva il comunicatore, ora chiuso, tra le coperte appena la

porta si aprì. Sakel era sulla soglia e stava parlando a un comunicatore. «Hai tentato di imbro-gliarci.» Questa volta era seguito da quattro guardie.

Una voce parlò dal comunicatore: «Hai quello che vuoi, ora libera le ragazze.» «PAPÀ!» urlò T’Murr. «L’hai sentita questa voce? Bene, perché è l’ultima volta che la sentirai.» Chiuse il comunica-

tore. Prese T’Murr per un polso e la fece alzare a forza. «Che cosa volete farle?!» esclamò T’Pol, stringendo il comunicatore. Nessuno le rispose. Una guardia si avvicinò velocemente a T’Murr e la colpì sul fianco. La

ragazza urlò e cadde a terra. «T’Murr!» urlò T’Pol. I cinque uscirono in fretta e T’Pol corse dalla ragazza. «T’Murr, cosa....?!» La ragazza era stesa a terra, priva di sensi, con un coltello nel fianco. Le appoggiò due dita

sulla gola. Il cuore batteva ancora, ma era decisamente danneggiato. Tavek aveva utilizzato il trucco del flusso di teletrasporto nascosto decine di volte, lo stesso

aveva fatto l’equipaggio di Archer. Era evidente che avevano a che fare con qualcuno deci-samente esperto e con tecnologia molto avanzata.

Ora avevano una finestra di pochi secondi. Teletrasportata l’arma e il comunicatore, dove-vano individuare subito le due Vulcaniane e riportarle a bordo in un flusso compresso. Ciò voleva dire che non potevano teletrasportarle assieme, ma solo una per volta.

Tucker aveva trovato i segni di vita appena aveva sentito la voce di T’Pol. Lei era quella con il comunicatore in mano, T’Murr l’altra. Lanciò uno sguardo al grafico degli scudi dell’asteroide. Prese un profondo respiro, mentre i suoi occhi si bagnavano di lacrime. Doveva fare una scelta. «Perdonami.» sussurrò e avviò la procedura. Appena la figura umanoide si fu formata sulla piattaforma, l’Enterprise venne scossa da un

forte colpo. Chiunque fosse il rapitore di T’Murr e T’Pol aveva tirato fuori l’arsenale dal gara-ge. Trip percepì la partenza e l’entrata in curvatura prima ancora di raggiungere la piattafor-

Page 29: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

29

ma. «T’Murr.» chiamò. «T’Murr stai bene?» Quando notò la pozza di sangue verde sotto di lei,

capì che aveva fatto la scelta giusta, anche se gli stava mandando in pezzi il cuore. Si alzò di scatto e premette l’interfono. «Tucker a infermeria! Emergenza medica, sto arrivando con T’Murr!»

Sollevò tra le braccia la Vulcaniana ferita e dovette metterci tutta la sua forza per non cadere quando un altro colpo scosse la nave. «Fortuna che sei leggera, T’Murr.»

Arrivato in infermeria, adagiò delicatamente T’Murr sul lettino ergonomico e in quel mo-mento fu colpito da qualcosa che non aveva mai notato prima.

Sotto quelle luci, in quell’ambiente, T’Murr assomigliava in modo impressionante a T’Mir. La sua piccola T’Mir. «Trip.» Trasalì quando sentì la voce di Archer e la sua mano sulla spalla. Si tirò indietro e lasciò

spazio a Phlox e al suo staff medico. «Dottore? Starà bene?» chiese Tucker. «Sì, è una ferita grave, ma l’ha portata qui in tempo.» Finita la frase, uno degli infermieri tirò

la tenda bianca per creare la sala operatoria. Tavek rimase a fissare per qualche secondo sua figlia che usciva dalla camera a immagini. «Siamo sotto attacco?» chiese Trip. Archer annuì. «Sì, ma siamo riusciti a fargli perdere interesse nell’inseguimento. Ho bisogno

del tuo aiuto, abbiamo una gondola danneggiata.» Uscirono dall’infermeria. «Vi do una mano.» disse Tavek. Tucker si girò di scatto verso di lui. «E lascia sua figlia qui?! Da sola?! Non gliene frega pro-

prio di lei?! CHE RAZZA DI BASTARDO SE NE FREGA DI SUA FIGLIA SOTTO I FERRI?!» «TRIP!» esclamò Archer e lo prese per un braccio. Aveva la netta sensazione che sarebbe sal-

tato addosso al Vulcaniano, se non l’avesse fermato. «Se dare la colpa a me di tutto quello che è successo a mia figlia e a T’Pol la fa sentire me-

glio, lo faccia pure.» disse Tavek. La sua voce non era priva di emozioni come era di solito quella dei Vulcaniani, ma sembrava avere una vena di comprensione. «E posso anche dirle che ha ragione. Sono io la causa del rapimento. Ma tutto questo non è utile a riparare la gon-dola.»

Trip respirò profondamente. Non era la prima volta che riceveva una tirata del genere. «Mi scusi.» disse. «Non ce l’ho con lei. Mi dispiace.»

«Non si scusi.» Si fermarono a una biforcazione dei corridoi. «Credo che convenga che si cambi l’uniforme.»

Tucker abbassò lo sguardo e vide l’enorme chiazza di sangue verde. Sangue di T’Murr. «Sì.... sì, ha ragione.»

Si divisero e Archer e Tavek proseguirono verso la gondola. «Perdoni il comportamento del signor Tucker. È un po’ impulsivo.»

«Capisco perché T’Pol sia completamente innamorata di lui.» Archer rise leggermente. «Già.» «Falor era un mercante molto ricco. Partì per un viaggio per allargare i suoi orizzonti, scopri-

re nuova conoscenza. Sfidando la tempesta, attraversò il Mar Voroth, raggiunse le spiagge buie di Raal, dove la vecchia T'Para dispensava la verità. Viaggiò sulle colline spazzate dal vento e attraversò le desertiche Pianure di Fuoco per trovare i monaci silenziosi di Kir. Ancora non pago, ritornò a casa, lì narrò le storie di ciò che aveva appreso. Così raggiunse la vera saggezza, donando agli altri la sua conoscenza.»

T’Pol si girò sul fianco, tirando con sé le coperte, e guardò Archer. Il capitano era seduto ac-

Page 30: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

30

canto a lei sul materasso. «Perché mi ha chiesto di raccontarle questa storia?» gli chiese. «Perché penso che la tua mente abbia bisogno di essere tenuta impegnata.» T’Pol annuì. «Be’, ora che le ho raccontato questa storia, cosa vuole sapere?» Archer si chinò leggermente in avanti e le tirò le coperte sulle spalle. «Mi racconti qualcosa

di quando era bambina.» La Vulcaniana prese un lembo della coperta tra le dita. «Ma queste cose poi lei se le ricorde-

rà?» «No, T’Pol, ovvio che no, sono solo una tua visione, non ricordi?» «Già.... vero.... da bambina?» «Sì, che tipo era? Non credo una di quelle che prova le scarpe di sua madre e le ruba i truc-

chi.» «No, infatti. Ero più il tipo che si arrampica fino al ramo più alto e quando cade fa finta di

niente per non essere presa in giro.» Archer rise. «Un po’.... “maschiaccio”.» T’Pol annuì. «Sì, anche se....» Si bloccò. «Che c’è?» «Ho ricordato una cosa.... ero.... ero innamorata di Tavek.» «Tavek? Tavek il padre di T’Murr?» «Sì.... lui frequentava casa mia quando ero piccola. Non era sposato, perché aveva deciso di

fare il monaco, anni prima. Aveva studiato.... Letteratura, se ben ricordo. Poi si era fatto mo-naco, sul monte Seleya. E dopo aveva lasciato, lavorava con mio padre.... Uranografia. Era un tipo.... strano. Per essere un Vulcaniano, dico. Ricordo che passava le ore chiuso nello studio con mio padre e mi faceva rabbia, perché io volevo stare con loro. E so che anche per mia madre era così, ma lei sopprimeva le emozioni.» Si girò sulla schiena. «Lui meditava in modo strano. S’immergeva nella musica, generalmente usando degli auricolari. Mio padre diceva che a volte invece lasciava che tutti sentissero la musica. Lui meditava....» Tornò sul fianco. «....così, in questa posizione.» Sollevò una gamba e piegò il ginocchio, quindi appoggiò il piede davanti all’altro ginocchio. Poi infilò un braccio nello spazio tra il ginocchio e la gam-ba. Si alzò sull’altro gomito e appoggiò la guancia alla mano. «A pensarci, aveva un carattere simile a quello di Trip.»

«Quindi hai una passione per gli uomini espansivi.» T’Pol abbassò lo sguardo e si lasciò cadere sul materasso. «Forse sono gli unici che riescono

a raggiungermi.» Sospirò. «Tranne Sakel.» «Sakel?» «Sì, è stata.... una cosa completamente impulsiva, lui aveva il pon-farr, io ero innamorata di

lui.... e mi sono lasciata trascinare come una cretina in una storia assurda.» Archer rise. «Divertente?» T’Pol alzò un sopracciglio. Lui scosse la testa e si chinò in avanti per accarezzarle i capelli. «Umano.» T’Pol chiuse gli occhi. «Lo sai, Jonathan, che Trip è bravissimo a fare carezze e massaggi?» «Vuoi che ci provi io, ora?» «No.» rispose lei, quando sentì le sue mani addosso. «Non voglio essere toccata.» Il suo toc-

co si stava facendo doloroso. «Lasciami.... non toccarmi! NON TOCCARMI!» Aprì gli occhi e vide Sakel, a cavalcioni sopra di lei. «Svegliati!» stava urlando, mentre la

scuoteva senza gentilezza. «Svegliati!» T’Pol ritornò alla realtà. Si sentiva sempre più intontita, rispetto ai suoi precedenti stati di

veglia. Archer era ancora seduto accanto a lei, ma ora c’era anche Sakel. Aveva in mano

Page 31: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

31

qualcosa e gliela scuoteva davanti alla faccia. Stava dicendo qualcosa. «/Devi trovare la funzione per questa curva./» «Quale?» sussurrò T’Pol. «/Questa curva!/» Sentì il doloroso pungere di uno schiaffo. «Cosa ne so.... è una parabola? Credo sia.... y = ax² + bx + c....» «Mi stai prendendo in giro?!» «Hai chiesto la funzione....» «Ti ho chiesto come funziona questa cosa!» La voce di Sakel le faceva male alle orecchie. Cercò di mettere a fuoco e vide che Sakel aveva in mano l’arma “più potente del multiver-

so”. Come l’aveva ottenuta? No.... era ovvio! Aveva ricattato Archer e Trip e loro avevano ce-duto. Ma il fatto che lei fosse ancora lì le diceva che qualcosa era andato storto.

«Dov’è T’Murr?» Sentì nuovamente il dolore pungente di un manrovescio di Sakel. «Come funziona?!» «Non funzionerà mai per te.» T’Pol lasciò andare una leggera risata. Doveva essere proprio

fuori. «Funziona solo per chi sa amare.» «Retorica terrestre.» rispose lei. T’Pol scosse la testa. «Provaci.» Sakel le puntò la pistola alla fronte e premette il grilletto. Come già avevano potuto costatare

alcuni membri dell’equipaggio dell’Enteprise, la pistola non funzionava se usata con rabbia. «Dammela e ti dimostro che la so far funzionare.» «Pensi che io sia così ingenuo?» «Ci sono quattro guardie alle tue spalle. Cosa vuoi che possa fare da sola con una pistola fin-

ta e la visione del mio capitano?» Sakel la guardò interrogativamente. «Tu e chi?!» T’Pol allungò la mano verso la pistola, ma lui la ritrasse. «Pensi che sia stupido?» «Pensi che davvero questa sia l’arma più potente del multiverso?» Sakel a quel punto prese la mano di T’Pol e le fece impugnare l’arma, tenendo però le mani

sopra la sua. T’Pol premette il grilletto, ma non successe nulla. «Il tuo capitano me la pagherà.» «Abbi un po’ di pazienza....» replicò lei. Avrebbe voluto aggiungere una parola di quelle che

ogni tanto scappavano a Trip.... una cosa del tipo “cassone”, ma non era sicura che fosse esat-tamente così. Forse aveva una doppia Z. T’Pol chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi su Trip. Era sicura di ricordare che gli piacevano le melanzane di Amonak - c’era un cibo che non piaceva a Trip?

Premette il grilletto. «Che diavolo....?» Sakel strappò la pistola di mano a T’Pol e raccolse i dischetti giallo chiaro

che la pistola aveva appena sparato. «Che cosa vuol dire?» «È un replicatore in miniatura. E funziona solo se ami qualcuno.» «Mi stai prendendo in giro!» Questa volta il colpo la sbatté contro la paratia. Tese la mano per chiedere ad Archer di aiu-

tarla, ma il mondo diventò nero. In mezzo alla Nebulosa Paulson ci sarebbero voluti almeno quattro giorni per riparare la

gondola. Tavek era un Vulcaniano, e i Vulcaniani erano famosi per la loro pazienza. Ma Tavek, quella notte, l’aveva esaurita. Si sedette al terminale dell’alloggio che Archer gli aveva assegnato. Era sicuro che non fosse

abilitato alla connessione ai sistemi centrali, non perché Archer volesse isolare lui in partico-

Page 32: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

32

lare, ma perché per motivi di sicurezza tutti i terminali degli ospiti non lo erano. Digitò per qualche minuto, quindi aprì la connessione a livello alfa. Avrebbe potuto avviare

una sequenza di autodistruzione e Archer se ne sarebbe accorto solo quando l’Enterprise sa-rebbe saltata in aria.

Naturalmente non aveva nessuna intenzione di nuocere a quella nave. Entrò nei sistemi di comunicazione e aprì un canale subspaziale protetto. Su Shi’Khar, la capitale di Vulcano, doveva essere appena scesa la sera. Attese infatti poco

tempo, prima che un volto noto, ma decisamente invecchiato, apparisse sullo schermo. «-Ekon animo....-» sussurrò l’uomo sullo schermo. I Terrestri avrebbero detto che aveva ap-

pena visto un fantasma. «Buona sera, Denak.» disse Tavek. «Non può essere vero.» rispose lui. Rimase a fissarlo. «Tavek. Sono.... sono sessant’anni che

non ci vediamo. Io credevo che fossi morto.... che i Romulani ti avessero ucciso.» «Bene, vedi che così non è stato.» rispose Tavek, sbrigativamente. «Mi piacerebbe stare a

chiacchierare e spero che ne troveremo il tempo in breve. Ma ora, ho bisogno del tuo aiuto.» Denak alzò una mano, mostrando due dita mancanti. Tavek si era già accorto che Denak

aveva perso anche un occhio e la punta di un orecchio. «Come vedi, non sono più molto in forma.»

«Hai solo perso dei pezzi durante una missione contro i Fri’slen.» rispose Tavek. Denak lo guardò sgranando gli occhi. «E tu come lo sai?» «Durante quella missione, T’Pol ti ha salvato la vita.» continuò, ignorandolo. --E se avessi sa-

puto che tu e quel figlio di puttana di Soval avevate intenzione di trascinare mia figlia nei Servizi Segreti, sarei resuscitato dai morti molto prima per farvi a pezzi.--

«Pare che tu sappia molte cose, Tavek.» rispose il Vulcaniano. «Possiamo dire che hai un debito di vita con lei?» Denak sospirò leggermente, squadrando l’ex compagno di lavoro. «Sì, mi ha salvato la vita

parecchie volte.» «Bene, ho bisogno di una nave, una classe Surak delle più recenti. Subito.» Denak si lasciò andare indietro contro lo schienale. «E cosa ti fa pensare che io abbia acces-

so a una Surak?» Tavek non rispose, si limitò ad alzare un sopracciglio. «Cosa c’entra il mio debito con T’Pol?» proseguì il Vulcaniano. «È in grave pericolo. È nelle mani di un nostro collega, un certo Sakel.» Tavek poté distinta-

mente vedere Denak trasalire. --Uh-oh.-- pensò. --Ho toccato un tasto dolente. Cosa caspita c’è dietro?-- Lo fissò. «Lo conosci?»

Denak sospirò. «Non è un agente. È un ex agente. È stato al mio comando durante l’addestramento. Qualcosa dev’essere andato storto in una missione, tempo fa. È stato calda-mente invitato alle dimissioni e da allora non l’abbiamo più sentito.» Denak indicò Tavek at-traverso lo schermo. «Come te.»

«Sì, solo che io non sono un traditore, anche se i Servizi Segreti lo pensano.» Denak scosse la testa. «Hai detto che ha rapito T’Pol?» Tavek annuì. «Ho trovato un riscontro nei file vocali.» «T’Pol e Sakel hanno avuto una storia durante l’addestramento.» «“Storia”?!» esclamò. Poi si impose di calmarsi. «Lasciamo stare, avremo tempo per parlare.

Dobbiamo trovarci a queste coordinate.» disse, digitando sulla consolle. «Ma dove sei ora?» «Sono a bordo dell’Enterprise, ma è stata gravemente danneggiata e non ha l’occultamento.» Denak lo fissò sullo schermo. «Le Surak non hanno--» Tavek lo interruppe. «Certo. Ti attendo qui, tra quattro ore.»

Page 33: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

33

«-Ekon animo-, fatico a crederci.» disse Denak, mentre vedeva la figura di Tavek materializ-

zarsi davanti a lui Tavek. «Non hai perso il vizio di invocare gli dei.» rispose Tavek e senza attendere altro si sedette al

posto del secondo pilota. Inserì le coordinate e, senza che nessuno sull’Enterprise l’avesse no-tato, si allontanò dalla Nebulosa Paulson.

«Non è stato facile ottenere questa nave.» disse l’altro, sedendosi al timone. «Ho dovuto chiedere diversi favori.»

«Questo spiega il tuo ritardo di un’ora.» Denak sospirò leggermente. «In compenso ho recuperato la più veloce.» Tavek annuì e gli spiegò la situazione dell’asteroide. «Non sarà facile penetrare quegli scudi.» «Sono certo che in due ce la faremo.» Denak annuì. «Dove sei stato in questi anni?» «Su Celes IV.» disse lui. «Solo su Celes IV e su Flora 4 negli ultimi mesi.» «Cosa ti ha portato ad allontanarti da casa?» «Hanno rapito mia figlia.» Debak si girò verso di lui. «Non sapevo che avessi una figlia.» Tavek fissò Denak per qualche istante, poi lasciò andare un leggero sorriso. «Sì, si chiama

T’Murr.» «Fantasioso.» rispose. «Già. Tu hai avuto figli?» Denak scosse la testa. «No, non sono stato premiato molto nella vita. Odio il nostro lavoro.

Per questo ho accettato il prepensionamento.» Controllò la rotta. «Sai, quando doveva nascere T’Pol, sentivo T’Les parlare del nome. Frequentavo la casa di Lorian ogni tanto. Lui non si in-trometteva nella questione del nome. Diceva che era un diritto della madre scegliere il no-me.»

Tavek lo guardò sorridendo leggermente. Erano tutte cose che sapeva molto meglio di lui. «Il nome T’Murr l’hai scelto tu, vero?» «La madre non ha avuto occasione di decidere.» «Ah, mi spiace.» rispose Denak. «Lo sai che il secondo nome di T’Pol è un nome romulano?» Ok, questa volta non gli avrebbe lasciato spiegare cose che sapeva meglio di lui. «Meesha.

Era il nome della zia di Lorian, la donna che l’ha cresciuto quando i suoi genitori sono morti.» Denak scosse la testa. «Quasi dimentico che tu e Lorian eravate indivisibili.» --Non sai quanto lo siamo ora.-- «Sai la frequenza degli scudi?» «5 gigaHertz.» Denak si girò di scatto verso Tavek. «Quel....» Si fermò in tempo prima di completare

l’insulto. Tavek alzò un sopracciglio. «Gli scudi a 5 gigaHertz li stavano sviluppando i Servizi Segreti quando....» Sospirò. «Quan-

do hanno sbattuto fuori Sakel.» «Evidentemente si è portato via una buona uscita.» «Hai sempre avuto senso dell’umorismo.» Tavek non ribatté. Iniziò a digitare sulla consolle alla sua destra. «Hai idea di come fare una

breccia?» «Sono in pensione da anni, Tavek.» «Eri più giovane di Soval e lui è ancora in giro a rompere l’anima all’universo.» «Sì, ma Soval è ancora tutto intero.»

Page 34: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

34

Tavek pensò a sua figlia, la piccola, sull’Enterprise. Poco prima di lasciare la nave era andato a trovarla in infermeria. Era pesantemente sedata, ma stava bene e la ferita era stata curata alla perfezione, il suo cuore sarebbe tornato nuovo nel giro di pochi giorni. In quel momento a-vrebbe voluto che Archer non fosse stato presente, quando Tucker l’aveva aggredito verbal-mente. Avrebbe preferito sentirsi tutti gli insulti dell’ingegnere, avrebbe fatto star meglio en-trambi.

Si chiese cosa avesse provato un Umano emotivo come lui, nel momento in cui aveva dovu-to scegliere se teletrasportare la donna della sua vita, il suo grande amore, o una ragazzina che conosceva a malapena, ma che era sicuro fosse debole e indifesa.

Sul terminale apparve finalmente ciò che cercava. «Useremo gli scudi quadrifasici in occul-tamento per superare quelli dell’asteroide.»

Denak gli lanciò uno sguardo stupito. «E tu come fai a sapere che questa navetta ha gli scudi quadrifasici?»

Tavek indicò di fianco a sé. «È scritto nelle specifiche.» «Ma le specifiche sono codificate.» Lui scrollò le spalle. «Non c’è niente che non possa essere decrittato, con un po’ di pazien-

za.» Decise di cambiare discorso in fretta, anche se il successivo argomento gli piaceva anche meno del suo cambio di identità. «Mi stavi dicendo che c’è stata una storia tra T’Pol e Sakel.»

«Sakel raggiunse il pon farr durante l’addestramento. T’Pol si era innamorata di lui e ci andò a letto.»

Tavek si morse la lingua per non mettersi a urlare. Nascose una mano dietro la schiena, fin-gendo di mettersi più comodo e strinse nella mano un lembo della tuta tra le dita.

«Sai, per quanto l’Oloziakiah-porsen possa avere un senso, secondo me, T’Pol è stata debole con Sakel.»

Tavek poté sentire sapore di rame. Doveva essersi morso la lingua a sangue. Purtroppo sa-peva che Denak aveva probabilmente ragione. «Ci siamo.» disse. Settò la rotta in modo aggi-rare l’asteroide passando dietro un altro.

Era il momento della verità. Settò gli scudi come aveva spiegato poco prima Denak, quindi, mantenendo la navetta occultata, si buttò in picchiata contro gli scudi dell’asteroide. Sentiro-no un leggero formicolio, a metà strada tra la scossa e il teletrasporto. Erano entrati.

«Hess a capitano Archer.» Jonathan sussurrò qualcosa di poco gentile. Era appena riuscito ad addormentarsi, dato che

Phlox gliel’aveva ordinato. Il medico denobulano aveva ragione: Archer non dormiva bene da giorni, sarebbe collassato sul più bello. Sempre che un “più bello” ci sarebbe stato. Non ave-vano ancora idea di come risolvere la situazione. Il suo piano non era andato come doveva. Avevano perso l’arma e T’Pol era ancora in mano dei suoi rapitori. Forse avrebbe dovuto dare retta a Tavek e non dare loro l’arma. Ma così, almeno, aveva potuto recuperare T’Murr, che in fondo era solo una ragazzina, fatte le dovute proporzioni non doveva avere più di vent’anni.

Premette l’interfono. «Archer.» disse. Sentì Hess esitare. «Ah, capitano....» La donna si schiarì la voce. «Mi scusi, non volevo di-

sturbarla, ma è.... è successo un incidente al comandante Tucker mentre riparava la gondola.» A quel punto il tenente ebbe tutta la sua attenzione. «Come sta?» «Sta bene, è in infermeria.... ma.... sta litigando con il dottor Phlox.» «Va bene, arrivo. Archer, chiudo.» Jonathan sospirò. Ci mancava solo di avere Trip fuori gio-

co. Non avrebbe potuto dormire, a questo punto, nemmeno se Phlox glielo avesse ordinato. Quando arrivò in infermeria, Trip stava ancora discutendo con il Denobulano, mentre Hess

era già svanita, probabilmente era tornata a occuparsi della gondola. «Non c’è tempo, devo tornare--»

Page 35: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

35

«Trip, calmati.» ordinò Archer. Lui cadde in silenzio di colpo. Il capitano lo squadrò da capo a piedi. Phlox gli aveva dovu-

to applicare una fasciatura sull’intero braccio destro e su parte della spalla e del petto. «Che cos’è successo?»

«Non ho chiuso un condotto del plasma, prima di mettermici a lavorare.» Archer lo fissò senza parlare. «Me ne sono dimenticato.» «Allora sei confinato in infermeria.» rispose Jonathan. «Non puoi farmi questo!» urlò. «Trip, poteva andarti molto peggio. Non riesci a ragionare perché hai la mente altrove e so-

no troppi giorni che non dormi. Se il flusso di plasma ti avesse preso in pieno, o se avesse preso qualcun altro, ti rendi conto che disastro sarebbe stato?»

Tucker deglutì, non rispose. Non poteva dire nulla, il capitano aveva pienamente e comple-tamente ragione. Si girò verso Phlox: «Posso almeno andare a dormire nel mio alloggio?»

Phlox gli piantò un ipospray sul collo e Trip trasalì. «Ahi!» urlò. «È un blando sedativo, ma le impedirà di andarsene in giro senza il permesso del suo medi-

co.» Phlox gli sorrise e gli mise una mano sulla spalla sana. «Può andare.» Trip si infilò l’uniforme lentamente, cercando di non premere troppo sulla pelle bruciata e

Archer gli diede una mano. Poi gli prese il braccio sinistro per aiutarlo a scendere dal lettino e lo seguì fuori dall’infermeria.

«Che cosa fai?» gli chiese Tucker. «Ti accompagno nei tuoi alloggi.» «Credi che non ci vada?» «Le possibilità che non ci vada non sono poi così scarse.» Non poteva dargli torto, in effetti l’idea di tornare sulla gondola gli era venuta. Probabilmen-

te sarebbero passati altri dieci o venti minuti prima che il sedativo di Phlox facesse effetto. A-vrebbe potuto lavorare fino ad allora. Il medico non gli somministrava più sedativi pesanti da quando ne era diventato quasi dipendente durante la missione contro gli Xindi.

«Dai, andiamo.» Archer lo prese per il braccio sinistro, che non aveva ustioni. «Io.... volevo andare nell’alloggio di T’Pol.» spiegò lui. «Sempre che non sia un problema.» Archer scosse la testa e cambiò strada, ma teneva sempre il braccio di Tucker nella sua ma-

no. «Sono agli arresti?» «Qualcosa del genere.» Jonathan gli sorrise. Aprì la porta dell’alloggio di T’Pol e lo spinse

delicatamente all’interno. «Non devo stare qui per controllare che non scappi fuori, vero?» Tucker non gli rispose. Si avvicinò alla panca e l’aprì per tirare fuori una T-shirt e dei panta-

loni da notte. Fece passare i vestiti da una mano all’altra. «Trip?» Avanzò dentro l’alloggio, lasciando che la porta si chiudesse dietro di sé. Si avvicinò

al suo capo ingegnere. «Stai bene?» Lui rimase fermo qualche secondo fissando i vestiti, poi scosse la testa. «No, non sto bene.» Archer si avvicinò a lui e lo aiutò a togliersi la divisa, quindi a infilarsi la T-shirt. «Vuoi par-

larne?» «Non lo so.» ammise Trip, dopo qualche istante. Finì di vestirsi, quindi andò a sedersi sul let-

to. Archer si mise di fianco a lui. «Trip, la riporteremo a bordo. È una promessa.» Tucker chiuse gli occhi. «Non è.... non è solo questo.» Jonathan gli mise un braccio intorno alle spalle, stando attento di non toccare le ustioni. A-

veva capito cosa intendeva. «Hai fatto la scelta più logica.» «Sì, ma fa male.» rispose lui. Tirò su con il naso e poi respirò a fondo.

Page 36: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

36

«T’Pol ti direbbe che ti chiedi perché mai loro sopprimono le emozioni.» Tucker si coprì il volto con le mani e iniziò a piangere. «Ehi, ehi.» Archer lo tirò verso di sé, facendolo appoggiare alla sua spalla. «Potevo farcela, forse, a tirare su tutt’e due.» disse, la voce soffocata dalle lacrime e dalla

spalla di Archer. «No, non potevi, non ce l’avresti fatta, rischiavi di sparpagliare le loro molecole per tutto il

sistema.» «Ma forse--» «No.» Jonathan sapeva che Tucker stava finendo su una strada pericolosa e voleva trascinarlo

via. «No, non potevi. Sono stato io a dare l’ordine di allontanarsi. Lo so bene che non potevi prendere anche T’Pol, gli scudi si erano richiusi.»

Trip singhiozzò. «Non avevi scelta. Io sì.» «Nessuno di noi avrebbe preso T’Pol al posto di T’Murr, Trip.» Gli massaggiò la schiena len-

tamente. «T’Murr è una ragazzina che è sempre vissuta nel mondo delle fate, come avremmo potuto lasciarla lì? E poi se non l’avessi teletrasportata, sarebbe morta.»

«Non so che fine abbia fatto T’Pol, al momento.» «T’Pol è forte.» Lo strinse a sé, mentre sentiva che lentamente si calmava. Lo aiutò a sdraiarsi

e gli rimboccò le coperte. Il sonnifero doveva aver iniziato a fare il suo effetto. «Mi manca....» sussurrò Trip, assonnato. «Lo so, manca anche a me.» Gli massaggiò leggermente il braccio ustionato. «Adesso dormi.

Parlo con Tavek, vedo se ha qualche idea. Stai tranquillo. Andrà tutto bene. Salveremo T’Pol e salveremo anche te....»

Si alzò, quando vide che ormai Trip si era addormentato. Spense la luce e uscì dall’alloggio. Guardò l’ora. Era tardi, ma non avevano molto tempo, doveva andare da Tavek. Suonò alla

porta del suo alloggio, ma non ricevette risposta. --Sarà in mensa.-- pensò. Premette l’interfono. «Archer a Fisher.»

«Capitano?» «Dove posso trovare il signor Tavek?» Dopo qualche secondo di silenzio, Fisher disse: «C’è solo un segno di vita vulcaniano a

bordo. È in infermeria.» T’Murr. Archer scosse la testa. «Mi sta dicendo che Tavek non è a bordo?» «No, signore. A meno che non sia un umano.... o un denobulano, nel qual caso non saprei

dove sia il dottor Phlox.» «Cercate nei paraggi e tenetemi aggiornato. Archer, chiudo.» Pestò con il pugno

sull’interfono. Che diavolo stava succedendo? Come aveva fatto Tavek a lasciare l’Enterprise senza che nessuno se ne accorgesse? Ebbe di colpo un dubbio. Camminò fino in fondo al corridoio e suonò alla porta dell’alloggio di Hoshi.

Sato aprì la porta in pigiama. «Capitano?» «Ho bisogno del tuo aiuto.» le disse. «Posso entrare?» Lei annuì e si scostò dalla porta. Archer accese il terminale della giovane. «Guarda se c’è sta-

ta qualche comunicazione in ingresso o uscita nelle ultime sei ore.» Hoshi si sedette al terminale e iniziò a digitare velocemente. «Se c’è, è stata mascherata be-

ne....» Sato scosse la testa. «Trovo solo le nostre trasmissioni standard.» Si alzò. «Devo andare in plancia, forse con la consolle delle comunicazioni riesco a trovare qualcosa.» Poi si girò verso Archer: «Che cosa sto cercando?»

«Una comunicazione di Tavek.» Sospirò. «Grazie, Hoshi, appena trovi qualcosa fammi sape-re.»

Page 37: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

37

Tavek si chiese se avesse fatto bene a portare Denak con sé. In effetti, anche se aveva dieci

anni in meno di lui, ora il suo ex collega ne dimostrava quaranta in più. Entrati nell’istallazione capì che la scelta fatta era giusta. Denak sembrava avere ancora la passione per infiltrarsi che aveva dimostrato quando aveva

insistito con il loro capo che fosse lui ad andare tra i Romulani, lasciando Lorian a casa con sua moglie.

Stese subito la prima guardia incontrata con la stretta vulcaniana. «Lavoro pulito e veloce.» disse, mentre si girava a fare lo stesso con la guardia dietro l’angolo. «Complimenti.»

«Potrei dire la stessa cosa di te.» Tavek avanzò con l’analizzatore in mano. Alzò il fucile phaser appena prima che due guar-

die apparissero e le stordì senza che loro nemmeno se ne potessero accorgere. «Quanta gente c’è ancora in giro?» si lamentò Denak. «Qualcun altro.» rispose Tavek, senza dare molto importanza alla cosa. Girarono l’angolo e

finalmente arrivarono alla porta. «Serratura elettronica?» chiese Denak. Doveva vederci anche meno della metà. «No.» «Ci penso io.» rispose lui. «Il mio udito è ancora buono.» Era quello che ci voleva per una

serratura meccanica. Tavek continuò a scrutare l’analizzatore. «Cos’hai?» «Non ho solo T’Pol da recuperare.» «Me la cavo da solo, vai.» rispose Denak. «Prima usciamo di qui e meglio starò.» Tavek girò l’angolo e stese velocemente un’altra serie guardie. --Schiappe.-- pensò. Ora

mancava solo una persona, colui che voleva trovare per fargliela pagare per ben due figlie. Ma cos’avevano, tra l’altro? Una predisposizione genetica a cadere ai piedi di questo bastar-do?

Di sicuro avrebbe ribaltato T’Murr, non appena si fosse rimessa completamente. Ovvio che il bastardo non voleva farsi conoscere. Certo, a T’Pol non poteva dir nulla, aveva perso il dirit-to di comportarsi come un padre rompipalle quando era stato obbligato ad abbandonarla.

Spinse la porta e puntò il fucile davanti a sé. Eccolo lì, il bastardo che aveva traviato la sua primogenita.... il bastardo che aveva raggirato

la sua piccola. «Sakel, suppongo.» disse, tenendo il fucile mirato al suo petto. Poi si auto-criticò nella mente: --Ma figurati se ‘sto ignorante coglie la citazione terrestre.--

Sakel era decisamente stupito. Alzò l’arma che aveva in mano e premette il grilletto, ma di nuovo non uscì nulla. Non fece in tempo a prendere un’altra arma, perché Tavek abbassò sul-la sua testa il calcio del fucile. Stordito, Sakel guardò Tavek sovrastarlo.

«Non te l’aspettavi, eh, testa di cazzo?» Lui cercò di alzarsi, ma Sakel gli mise un piede sul petto per tenerlo a terra. «Tu alla mia fa-

miglia ne hai fatte fin troppe.» Gli puntò la canna del fucile in mezzo alla fronte. «Ti ammaz-zo ora o mi diverto un po’ prima?»

Fece ruotare il fucile e lo colpì di nuovo. Sakel era rimasto letteralmente senza parole. Non si era minimamente aspettato che un

“vecchietto” come Tavek riuscisse a entrare nella sua roccaforte senza che mezzo allarme scattasse.

«Sarebbe troppo gentile ucciderti subito. Te la vedrai con il nuovo Governo. E non voglio più sentire una sola parola di te. E ti avverto: se ti avvicini a una delle mie figlie a meno di un anno luce,» Gli puntò il fucile sull’inguine. «non sparerò su stordimento.» Quindi fece partire una fucilata.

Page 38: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

38

Sakel urlò, quindi perse i sensi. «Addio, sfigato.» Raccolse l’arma, se la infilò nella cintura dei pantaloni dietro la schiena, quindi recuperò la

tastiera del terminale e digitò molto velocemente alcuni comandi. Quindi uscì, bloccò la ser-ratura e tornò verso Denak. Il Vulcaniano era ancora alle prese con la serratura. «Oh cazzaro-la!» esclamò.

Denak alzò lo sguardo su di lui. «Quella è un’espressione di Lorian. Sai che hai preso tanto da lui?»

«Sì, lo so.» «Altre guardie?» «No, tutte stese.» Si chinò per aiutare Denak. «Hai recuperato quello che dovevi?» Tavek annuì, poi, spazientito, fece cenno a Denak di spostarsi indietro. «T’Pol, stai lontana

dalla porta!» esclamò. Alzò il settaggio del fucile al massimo e iniziò a fondere la serratura. Tirò un calcio alla porta che si aprì senza altri sforzi. Guardò all’interno.

T’Pol era stesa su un materasso a terra, sotto una coperta. «T’Pol.» chiamò. Ma lei non rispose. Denak entrò dietro di lui. Tavek si chinò vicino alla figlia e le mise una mano sul volto. «Scotta.» disse. La sollevò tra

le braccia. «Dobbiamo riportarla subito sull’Enterprise.» Arrivati sulla navetta, stese T’Pol su una panca sul fondo della navetta, che poteva essere usata come letto in caso di emergenza.

«Cosa ne facciamo di loro?» chiese Denak, mentre si sedeva al timone. «Ho fatto in modo che gli scudi si invertano tra dieci minuti. Se provano a uscire sono bloc-

cati e se provano a disattivarli si prendono una bella scossa che li stende.» «Ottimo lavoro.» commentò lui. «Comunico al Ministero della Sicurezza che sono da recu-

perare.» Tavek si sedette al posto del copilota. «Riesci a spingere questa nave un po’ più veloce di

prima?» «Sì, se vuoi che arriviamo solo a metà strada.» Lui sospirò. «T’Pol ha bisogno di cure mediche urgenti.» «Farò del mio meglio.» Quando riaprì gli occhi, notò subito che Archer non c’era. Dov’era andato? Forse era in

plancia. Non qui, però, sull’Enterprise. Notò due uomini seduti a poca distanza da lei e le davano le spalle. Forse, se avesse agito in

fretta, avrebbe potuto stenderli contemporaneamente con la stretta vulcaniana, erano abba-stanza vicini per farlo.

Si girò lentamente, cercando di non far rumore e si tirò a sedere. I due uomini, che stavano parlando sottovoce, non sembravano far caso a lei. Il suo corpo le faceva un male incredibile, sentiva dolore ovunque, ma decise che non ci a-

vrebbe fatto caso. Si tirò in piedi e fece un passo verso di loro. Non si accorse dell’uomo che le stava andando incontro finché non lo ebbe di fronte. «No!» urlò lei, cercando di aggredirlo. Ormai non aveva più niente da perdere. Cosa sarebbe

successo, al limite? Lui l’avrebbe colpita ancora e lei sarebbe svenuta. «T’Pol, calmati!» urlò Tavek. «Ti ho detto che non so come funziona!» urlò lei, cercando di colpirlo. «Bisogno di aiuto?» chiese Denak, con tono piatto, senza nemmeno girarsi. «No, è tutto sottocontrollo.» borbottò Tavek, mentre cercava di bloccare T’Pol. La strinse tra

le braccia. «Calmati.» «Lasciami andare, bastardo!» Si svicolò di colpo e cadde indietro contro la panca.

Page 39: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

39

La voce del Vulcaniano era calma: «Va a finire che ti fai male.» T’Pol allungò un pugno, colpendo solo l’aria, ma perse l’equilibrio e sbatté contro il muro.

Tavek le prese le braccia e la bloccò sulla panca. T’Pol urlò. «CALMATI!» esclamò Tavek. «Così ti fai male.» T’Pol cercò di divincolarsi dalla presa. «Smettila.» replicò Tavek. «Ti stiamo riportando sull’Enterprise.» A quel punto, lo sguardo di T’Pol si fissò su di lui e lei si calmò. «Ho trovato la parola magica.» sussurrò Tavek. «“Enterprise”.» «Davvero?» sussurrò lei. «Mi sta davvero riportando sull’Enterprise?» «Sì, T’Pol, non mi riconosci? Sono--» La sua frase fu interrotta da lei. «Mi sta riportando dal capitano Archer?» «Sì.» rispose Tavek. «Tra poche ore sarai di nuovo sulla tua bella nave.» «Voglio andare subito da Trip, appena arrivo.» replicò lei. «Oh, devo anche ringraziare il ca-

pitano Archer....» «Farai tutto quello che vuoi.» le disse lui. T’Pol chiuse gli occhi e si raggomitolò su un fianco. «Ho tanto freddo....» «Hai la febbre.» Tavek si rivolse a Denak: «Dove le trovo le coperte?» «Tavek, questo è un prototipo, non c’è nulla a parte quel che serve a farlo volare.» Lui sospirò. «Be’, allora andiamo col vecchio metodo.» Sollevò T’Pol delicatamente e la

strinse a sé. «Così va meglio?» «Mh-m.» rispose lei. «Vecchio metodo?» chiese Denak. «Ah.... lo facevo con mia figlia T’Murr. Quando aveva la febbre la tenevo stretta a me per

farla stare meglio.» Non era esattamente così. In realtà, finché erano neonate, entrambe le sue figlie si erano addormentate sdraiate sul suo petto. Con grande irritazione da parte di T’Les, per quanto riguardava la primogenita. Si chiese dove fosse T’Prel, ora, la madre genetica di T’Murr. Pura curiosità, di quella donna in fondo non gliene importava nulla. «Te la cavi da solo, al timone?»

«Sì, stai tranquillo. Tra quattro ore saremo a destinazione.» «Denak?» Il pilota si girò a guardarlo. «Sì?» «Grazie.» Hoshi alzò lo sguardo su Archer, seduto sulla sedia del capitano. Entrambi avevano dormito

poco e Sato era al lavoro a setacciare le comunicazioni da ore. «Capitano.» chiamò. Jonathan si alzò in piedi e la raggiunse alla consolle. «Ha trovato qualcosa?» «Non quello che cercavamo, ma c’è una comunicazione in arrivo.... si sente male....» Restò

ad ascoltare per alcuni secondi. «Ci chiedono di.... di aprire l’hangar.» «Cosa?!» «È....» Non fece in tempo a dire altro. Una navetta si materializzò a poche centinaia di metri

dall’Enterprise e a quel punto la comunicazione fu chiara. Era la voce di Tavek: «Per favore, capitano Archer, apra l’hangar di lancio.»

«Ha molte cose da spiegarmi!» esclamò Jonathan. --E no, ora è davvero troppo!-- «Ho T’Pol con me e ha bisogno di cure mediche urgenti.» rispose Tavek con voce ferma. «Le

basta come--» Archer interruppe Tavek - era forse la prima volta che capitava. «Marinaio Fisher, apra

l’hangar.» Poi si girò verso Reed: «Malcolm, con me.» Arrivarono nell’hangar mentre si stava pressurizzando. Il portello della navetta venne aperto

Page 40: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

40

da un Vulcaniano che Archer non aveva mai visto. Poi finalmente apparve Tavek, che portava T’Pol in braccio. «Devo portarla subito in infermeria.» disse.

«Che cosa le è successo?» chiese Archer, mentre faceva strada. «Ha un’embolia lipidica, oltre a diversi altri traumi.» rispose Tavek. T’Pol aprì gli occhi. «Capitano Archer?» chiese. «Sì, sono qui.» Lei gli tese una mano che Jonathan prese prontamente. «Grazie....» sussurrò. «Grazie di es-

sermi stato vicino.» «Di cosa sta parlando?» chiese Archer. «Dov’è Trip?» chiese lei, ignorando la domanda. Archer aprì le porte dell’infermeria. Tavek fece sdraiare T’Pol sul lettino della camera imma-

gini, ma lei gli tenne le braccia al collo. «Voglio vedere Trip.» Phlox le passò un tricorder vicino. «Ho bisogno di fare una scansione nella camera a imma-

gini.» «Dov’è Trip?» replicò T’Pol. «Sta arrivando.» le disse Archer. «Ora deve farsi esaminare da Phlox.» Le mise una mano sul-

la spalla per invitarla a sdraiarsi. Ma lei rimase attaccata a Tavek. «Devo vedere Trip, prima.» «Sei illogica.» sussurrò lui. Lei alzò le spalle. In quel momento, Trip entrò di corsa in infermeria. Finalmente T’Pol la-

sciò Tavek. --Ecco, il momento in cui preferisce il fidanzato al padre.-- pensò Tavek. T’Pol tese le mani verso di Tucker. Lui la prese tra le braccia. «Sono qui.» le disse. «Non andare via. Non andartene, Trip, né ora né tra cinque anni.» «Non me ne vado. Ora devi farti esaminare da Phlox.» «Non andare via.» Replicò lei, stringendosi forte a Trip. «Quando uscirai dalla camera, io sarò qui ad aspettarti.» «Lo prometti?» «Lo prometto.» Lei annuì, lasciò andare Trip e si sdraiò sul lettino. Tavek, Archer e Tucker si allontanarono per permettere allo staff medico di fare il proprio

lavoro. Rimasero in piedi, fermi in silenzio per diversi minuti, finché Phlox si rivolse loro: «Starà

bene.» disse. «L’ha riportata qui appena in tempo.» Quindi tornò al suo lavoro. Jonathan si girò verso Tavek: «Come ha fatto?» «Qualche trucco.» rispose lui. Poi sfilò l’arma “più potente del multiverso” dalla cinta e glie-

la porse. «Questa è sua.» Archer non sapeva se ringraziarlo o mandarlo a quel tal paese. Fu Trip a togliergli il dubbio.

«Grazie, signor Tavek.» «Ho solo sistemato qualcosa di cui ero responsabile.» «Grazie comunque.» sorrise Tucker. «È stato un piacere.» replicò lui. Poi pensò: --E tratta bene mia figlia, se no ti faccio fare la

stessa fine di Sakel.-- T’Pol aprì gli occhi e fissò il soffitto. «Mpf?» «Ehi, come ti senti?» Nel suo campo visivo apparve Tavek. «Dove sono?» disse, faticando a parlare. Aveva la gola dolorante e non era solo quella che le

faceva male.

Page 41: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

41

Tavek soppresse un sorriso. «Nell’infermeria dell’Enterprise.» Parola magica! «T’Murr?» «Sta bene, si riprenderà presto.» Tavek aveva passato la notte avanti e indietro tra i letti delle

due figlie. T’Pol chiuse gli occhi. Ma li riaprì subito: «Dov’è Trip?» Tavek le indicò l’altro lato del letto. T’Pol si girò e notò Tucker che dormiva con la testa ap-

poggiata sulle braccia incrociate vicino alle sue gambe. «È meglio che lo lascio dormire.» sussurrò T’Pol. «Lui soffre d’insonnia.» Tavek le rimboccò le coperte. «Dovresti dormire anche tu. Almeno per po’.» Lei annuì. Tavek le accarezzò i capelli per qualche istante finché lei non si riaddormentò,

poi tornò vicino a T’Murr. Tucker si svegliò sentendo il rumore di un tricorder. Alzò lo sguardo e vide Phlox che esa-

minava T’Pol. «Come sta?» «Ho curato l’embolia, il trauma cranico, la dislocazione dell’articolazione coxo-femorale....» Trip fece una smorfia. «Per le due costole incrinate e le altre contusioni ci vorrà solo tempo. Naturalmente c’è an-

che la caviglia rotta che ha provocato l’embolia lipidica. Se T’Pol non si deciderà a prendersi cura di questa frattura, la confinerò in infermeria.»

Tucker rise leggermente. T’Pol si mosse leggermente, quindi aprì gli occhi, trovandosi un tricorder a pochi centimetri

dal naso. Phlox lo ritrasse. «Tutto bene. L’ematoma si è completamente ritirato.» «Grazie, dottore.» disse. Si alzò leggermente e sentì subito due mani arrivarle in aiuto per

metterle un cuscino in più dietro la schiena. T’Pol si girò verso Trip. «Ciao.» disse. Tucker le sorrise, ma non le si avvicinò. Lei gli tese una mano. «Di solito, quando non sto bene, mi stai vicino. Cos’è successo?» Trip sospirò e guardò altrove per qualche secondo. Poi tirò la sedia, sulla quale aveva dor-

mito quella notte, più vicino a lei. «È solo che....» Prese un profondo respiro. Le prese la ma-no. «Mi sento in colpa.»

Lei lo fissò senza parlare per qualche secondo, poi gli chiese: «Che cosa hai fatto?» Tucker le prese la mano tra le sue. «Ho.... ho teletrasportato prima T’Murr e.... e tu sei rima-

sta giù.» T’Pol tirò la mano sul suo petto. Era un gesto che - vulcanianamente parlando - non aveva

senso, lei aveva il cuore nel fianco, non nel petto. Ma non si era mai portata la mano di qual-cuno al cuore e quel gesto l’aveva semplicemente preso da Trip. «Hai fatto l’unica cosa logi-ca.» rispose lei. «Credi che potrei essere arrabbiata con te proprio quando hai usato la logica?»

Trip scoppiò a ridere e si chinò in avanti per baciarla sulla guancia. Lei approfittò per accarezzargli il volto. «Ti voglio bene.» gli disse. «E anche di più, quando

usi la logica.» «Ma sei rimasta nelle mani di quel bastardo.» «Lo conoscevo già.» rispose lei. Sospirò. Tucker appoggiò il braccio libero - l’altra mano era ancora tra quelle di T’Pol - e si chinò per

avvicinarsi a lei. «Ero piuttosto giovane. Lui.... lui aveva il pon-farr, io ero innamorata come una ragazzina

cretina e ci sono andata a letto.» Trip la guardò stupito. «Era la tua prima volta?» Lei annuì. «E lui era già sposato.»

Page 42: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

42

«Quanti anni avevi?» --Ecco il chiodo fisso che ritorna.-- pensò lei. «Ero più che maggiorenne.» rispose. «Hai fatto un errore, non è poi così grave.» La baciò sulla tempia. Lei annuì. «Sì.... tu sei così diverso da lui....» «Meno male.» Tucker le sorrise. «Hai visto un altro Vulcaniano insieme a Tavek?» «Intendi quando ti ha riportato a bordo dell’Enterprise?» «Sì. Me lo sono solo immaginata?» gli chiese. --Come le apparizioni di Archer.... ma perché

mai Archer e non Trip?-- La risposta le arrivò abbastanza ovvia: Archer rappresentata solo la sua forza, Tucker, invece, anche alcune sue “dolci” debolezze.

«No, c’era.... un tipo, un po’ vecchiotto.» «Sai come si chiama?» Tucker scosse la testa. «Aveva una certa fretta di andarsene. Però c’è ancora a bordo Tavek.

Siamo in rotta verso Flora 4, anche per cercare aiuto per riparare la gondola.» «Riprenderò servizio presto, così potrò aiutarti.» «Ma figurati, hai sentito la minaccia di Phlox, no? Se rientri in servizio prima che la tua cavi-

glia sia completamente guarita, ti confina in infermeria.» T’Pol sospirò. «Che c’è?» «Niente. Credo che questa volta sarò obbligata a dargli retta.» Trip annuì solennemente, poi sorrise. «Be’, intanto non ha posto obiezioni alla neuropres-

sione, né alle coccole, né alle fiabe della buona notte, né le mangiate a letto....» Si fermò. Le mangiate a letto non erano esattamente qualcosa che T’Pol amava - sporche e insensate abi-tudini che riempivano il letto di briciole. «No, magari lasciamo stare le mangiate--»

«Non vedo l’ora di fare una romantica cena a letto con te.» lo interruppe lei. Trip le sorrise. «Porterò cose che non sbriciolano.» «Ottima idea.» «Buonasera, signor Tavek.» Il Vulcaniano annuì leggermente. «Buona sera, signor Tucker.» Era appena entrato in sala

mensa, era sera e aveva voglia di una camomilla. Trip era davanti al distributore di bevande. «Posso offrirle qualcosa?» «Prendo una camomilla.» «Fatica a dormire?» chiese Trip. «Le consiglio il latte zuccherato caldo.» --Come i bambini.-- pensò Tavek. «Accetterò il suo consiglio, allora.» Trip gli porse la propria tazza e andò a riempirne un’altra. Tavek provò il latte. «Ottimo, grazie.» «Fino a un paio di anni fa non avevo idea che anche i Vulcaniani soffrissero di insonnia.» «Già, a volte capita anche a noi. Non è il mio caso. Dormo poco di mio, bevo camomilla so-

lo perché mi piace. E anche il latte caldo zuccherato.» Trip bevve un lungo sorso, poi buttò fuori una domanda che gli pesava da troppi giorni. «È

davvero lei il padre di T’Pol?» Tavek scosse la testa. «Alcuni anni fa, c’è stato uno scambio di identità tra me e Lorian.»

spiegò. «Io dovevo scovare quell’arma e Lorian aveva l’identità giusta per farlo. Ma non aveva né le capacità né l’addestramento. Inoltre aveva una bambina piccola.»

«Io sapevo che Lorian era morto su una luna di Carraya.» Il Vulcaniano annuì. «Lui doveva mappare quella zona e mi sono fatto dare un passaggio.

Credo che Sakel abbia scovato i vecchi dati.» Tucker annuì. Quella storia in effetti poteva avere un senso.

Page 43: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

43

«Dispiaciuto?» Trip rise leggermente. «Be’, insomma, credo che sarebbe stato piacevole per T’Pol ritrovare

suo padre.» «Sì. Probabile. Io comunque sarò sempre suo amico.» Finì di bere il latte e mise la tazza nel-

lo scomparto delle stoviglie sporche, quindi si avviò verso l’uscita. «Signor Tucker?» «Sì?» «Lei sa quando è il compleanno di T’Pol?» Trip alzò gli occhi al cielo. «No. Non sono mai riuscito a sfilarle questa informazione.» Poté

giurare di vedere l’ombra di un sorriso apparire sul volto di Tavek. «È il 29 novembre.» Aprì la porta della mensa. «Buonanotte, signor Tucker. E si ricordi che se

volete fare una vacanza su Flora 4, sarò lieto di accogliere lei e T’Pol nella mia casa.» Trip finì di bere il latte, un po’ stupito da quella conversazione. «29 novembre.» sussurrò.

Mancava circa un mese. «Giusto il tempo di organizzare qualche cosa di....» Alzò la tazza leggermente. «....logico.»

T’Pol alzò lo sguardo dal PADD quando notò la tenda muoversi. «Ciao.» disse T’Murr, sorridendole. «Siamo arrivati su Flora 4. Stiamo per sbarcare e vole-

vo.... salutarti e ringraziarti.» «Anch’io ti ringrazio.» rispose T’Pol. «Mi dispiace solo che ci vediamo sempre in situazioni poco piacevoli.» continuò T’Murr.

«Ma mio padre ha detto che puoi venire a trovarci quando vuoi. E porta anche Trip.» T’Pol annuì. «Grazie.» Magari la successiva vacanza l’avrebbero passata lì, invece che su Ri-

sa o su Lona Ceti. T’Murr alzò la mano nel saluto vulcaniano, quindi lasciò spazio a suo padre, che era arriva-

to in quel momento. «Al lavoro sempre e comunque?» chiese Tavek, indicando il PADD che T’Pol aveva in mano.

«Sto solo sfogliando i dati che avevamo raccolto assieme.» «È stato bello lavorare con te.» T’Pol annuì. «Anche per me.» «Spero davvero che tu e Trip verrete a trovarci su Flora 4.» «Sarà forse l’occasione in cui riuscirai a raccontarmi qualcosa di mio padre.» Tavek annuì. «Magari.» Si scambiarono il tradizionale saluto vulcaniano, quindi - a malincuore - Tavek lasciò

l’infermeria. Fuori dalla porta trovò Archer. «Non ha intenzione di dirglielo?» chiese il capitano. «Dirle cosa?» Tavek continuò a camminare verso l’hangar navette. «Lo sa di cosa sto parlando.» replicò Archer. «Ho sistemato le cose con il suo capo ingegnere.» Si fermò e si girò verso Archer. «Capitano,

è essenziale che T’Pol non sappia altro. È per il suo bene.» «Non crede che ne abbia il diritto?» «Ha il diritto di vivere serenamente la sua vita, senza il fantasma di un padre assente che la

perseguita.» Jonathan si chiese se era meglio chiedere a Tavek di cancellare quei ricordi. Poi decise di fa-

re ciò che il suo cuore gli ordinava: «Manterrò il segreto, se crede che sia la cosa giusta da fa-re.»

Il Vulcaniano annuì. «Grazie, capitano. Capisco perché T’Pol è così affezionata a lei.» Archer sorrise. «E io capisco perché T’Pol è una persona così in gamba.» «Sì. È merito di sua madre.» concluse Tavek. --Una battuta.-- pensò Archer.

Page 44: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

44

«E, capitano, mi aspetto che dia una licenza a T’Pol e Trip per poter venire a trovarci su Flo-ra 4.»

«Sarà fatto.» Jonathan aprì le porte dell’hangar navette e guardò il Vulcaniano allontanarsi per l’ennesima volta dalla prima figlia. «Grazie, Tavek.» sussurrò. «Grazie.... per T’Pol.»

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

~~~~~~~~~~~ Pura semplice vendetta. Era questo l’unico motivo per Sakel. Erano anni che non si sentiva più parlare di lui, era stato internato in un ospedale psichiatri-

co su Vulcano, dopo che era stato arrestato con il suo manipolo di megalomani. Sakel spera-va di rientrare nelle grazie dei capi dei Servizi Segreti riportando loro l’arma “più potente del multiverso” e Tavek - o Lorian - era riuscito a soffiargli l’ostaggio e l’arma senza quasi che lui se ne accorgesse.

Così aveva passato undici anni di prigionia a meditare su una vendetta. Non aveva più senso accanirsi su T’Murr, non era nemmeno divertente, si faceva male da

sola, infliggerle dolore non aveva un gran senso. E T’Pol era sparita nel nulla. Per lo meno questo era quello che credeva il mondo. Ma lui, appena era stato riammesso nella società civile, aveva iniziato ad indagare, seguen-

do tutti i movimenti delle navi in partenza dalla Terra e quelle che avevano a bordo Jonathan Archer.

E aveva scoperto una cosa straordinaria: T’Pol, che ora diceva di chiamarsi T’Pau, si era na-scosta su un pianetino insignificante, lo stesso dove era cresciuto Tavek - il vero Tavek - di nome P’Maj. E non solo: T’Pol aveva una figlia! Probabilmente un ibrido vulcaniano-umano, dato che T’Pol si era completamente venduta al nemico - in tutto e per tutto.

Era convinto di una cosa: dopo più di otto anni su P’Maj, T’Pol doveva essersi rammollita ancora di più che dopo i quasi cinque passati sulla nave terrestre.

Non sarebbe stato difficile infiltrarsi nella sua casa e rapire la bambina. Doveva poi ancora decidere cosa farne, del piccolo ibrido. Venderla agli Orioniani? Nah, non trattavano bambini, non andava bene. Consegnarla ai Servizi Segreti svelando che era un ibrido? No, dannazione, i Servizi Segreti

l’avevano rinchiuso per undici anni. Non meritavano un tale premio. La cosa migliore da fare era ucciderla davanti agli occhi della madre e poi spedirne i pezzi

al nonno. Aveva poi scelto la serata perfetta: adulti e bambini dell’isolato erano radunati in un giardino

a mangiare. Individuò subito la piccola ibrida. Non era difficile, sembrava un clone binario dei suoi ge-

nitori! Doveva solo trovare il momento opportuno, una piccola svista da parte di T’Pol.... ed era

fatta. «Ci siamo.» sussurrò, quando vide che la bambina correva verso la sua casa assieme a un al-

tro pargoletto, forse stava andando a prendere qualcosa. Perfetto, sarebbe svicolato in casa dietro di lei.

Così fece. C’era la luce accesa in camera della piccola. Arrivò vicino alla soglia. «Vedi è questo.» stava dicendo T’Mir. «Lo voglio anch’io un kaltoh! Lo dirò a mio padre.» Era la voce di un bambino.

Page 45: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

45

Be’, erano in due, ma non c’era problema. Si scostò di colpo sulla soglia e sparò al ma-schietto, che svenne sul colpo. T’Mir lasciò il kaltoh a terra e si tirò in piedi, indietreggiando.

«Piccolina, stai tranquilla. Non ho intenzione di farti male.» T’Mir fissò l’uomo. Non l’aveva mai visto, ma questo non aveva importanza. Si prese il pol-

so sinistro nella mano destra e strinse un braccialetto tra le mani. Sua madre avrebbe ricevuto il segnale che la trasmittente inserita nel braccialetto inviava e sarebbe arrivata subito, forse con anche rinforzi.

Sakel non notò quel gesto. «Ora devi venire con me. Ti porto in un bel posto. Con tanti.... kaltoh....» Sollevò la bambina di scatto e le puntò la pistola alla tempia.

T’Pol era apparsa sulla soglia con una pistola phaser in mano. «Buttala o la ammazzo.» «T’Mir, stai tranquilla.» disse T’Pol e appoggiò l’arma a terra. «Spingila verso di me.» La Vulcaniana tirò un calcio alla pistola, facendola finire ai piedi di Sakel, che la buttò in

fretta sotto il letto. «Andrà tutto bene.» disse T’Pol alla figlia. Poi si rivolse a Sakel: «Cosa vuoi da me?» «Un piccola vendetta. Se ad esempio....» Camminò lentamente verso la porta. T’Mir teneva gli occhi fissi su sua madre. La parte logica dell’“olozikaih-por’sen” stava fa-

cendo il suo lavoro. «....Se ad esempio la portassi su Flora 4 e le tagliassi la gola davanti a suo nonno.... cosa di-

ci, sarebbe carino, non credi?» Le fece cenno di spostarsi dalla porta. T’Pol indietreggiò. Se fosse riuscita a raggiungere la porta d’ingresso.... accanto al citofono

aveva nascosto una pistola. Una delle tante che erano sparpagliate in giro in molti nascondigli della casa.

«No, no.» disse Sakel. «Non ho nessuna intenzione di uscire dalla porta d’ingresso. Uscire-mo dal retro.» Camminò tenendo sempre stretta T’Mir e la pistola puntata.

In quel luogo, vicino alla finestra c’era un fucile, ma non avrebbe potuto raggiungerlo prima che Sakel fosse uscito.

«M’aih.» disse la piccola e la fissò. A quel punto T’Pol ricordò il piccolo Sarek, steso privo di sensi - ma vivo - sul pavimento

della camera di T’Mir. Probabilmente, il fucile di Sakel era su stordimento. Doveva rischiare. Si buttò avanti di scatto e tirò Sakel a terra, liberando la figlia.

«T’Mir, scappa!» urlò. La piccola fece un passo indietro. Poi si girò, aprì uno degli armadietti dove aveva un giorno

visto sua madre riporre un’arma. La tirò fuori e guardò per un istante Sakel e T’Pol lottare a terra. Non voleva sparare e rischiare di colpirla. Non ne era in grado, aveva solo otto anni. «M’AIH!» urlò e le lanciò l’arma.

T’Pol la prese al volo e, mentre Sakel andava a recuperare il suo fucile, si accorse con orrore che era solo il replicatore, la pistola che avevano trovato sulla terza luna di Carraya. Archer gliel’aveva affidata quando lei era partita per P’Maj, dicendole che le sarebbe servita per re-plicare del cibo in caso di emergenza, con una figlia in arrivo.

«M’AAAAAAIH!» urlò T’Mir. T’Pol guardò Sakel, poi la pistola che Jonathan le aveva dato anni prima. T’Mir. Doveva proteggere T’Mir. A qualsiasi costo. T’Mir, la sua unica, preziosa T’Mir. T’Mir.

Page 46: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

46

Alzò l’arma prima che potesse farlo lui e sparò. Dall’arma uscì un raggio sottile, rosso come il sangue terrestre, che colpì Sakel. Il Vulcaniano svanì di colpo. Rimase a terra solo un muc-chio di vestiti e un fucile phaser.

T’Mir corse dalla madre, che stava fissando l’arma che aveva in mano. Ora sì che potevano chiamarla *arma*. T’Pol sollevò la figlia e la strinse a sé. «È tutto a posto, piccola.» «Lo so.» disse lei. «Sarà sempre tutto a posto, finché tu sarai con me.» Skon entrò dalla porta sul retro con un fucile phaser in mano. «T’Pau! T’Mir!» esclamò. «State

bene?» Suo figlio, Sarek, arrivò in quel momento: «Ma mi sono addormentato?» chiese. «T’Mir, mi sa

che non mi faccio regalare il kaltoh, dev’essere troppo noioso.» ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

~~~~~~~~~~~ (2155) «Programmi per questa sera?» T’Pol alzò gli occhi dal monitor e guardò Jonathan Archer, in piedi davanti alla postazione

scientifica. «Capitano?» «Che cosa fa stasera?» T’Pol si guardò brevemente in giro per la plancia. C’erano solo Mayweather e Sato, oltre a

loro. Travis le dava le spalle e Sato sembrava divertirsi un mondo con qualsiasi cosa stesse facendo al computer, visto il suo sorriso. Scosse leggermente la testa e riportò l’attenzione su Archer: «Devo rivedere i dati che abbiamo---»

Il capitano la interruppe. «No, questa sera cena nella mia mensa.» Le sorrise. «19:30 in pun-to.» le disse, pensando che quel “in punto” era inutile. Da quando i Vulcaniani erano cono-sciuti sulla Terra, l’espressione “puntuale come un orologio svizzero” era stata trasformata in “puntualmente come un orologio vulcaniano”. E talora la parola “orologio” era omessa. «Ci conto.»

Il turbo-ascensore si aprì e gli ufficiali del turno beta invasero la plancia. T’Pol si avvicinò alla passerella e vide Rostov. «Marinaio?» chiamò. Lui si girò e le sorrise. «Comandante.» «Dov’è il comandante Tucker?» «Mi ha detto di darle questo.» disse lui e le passò un foglio piegato in otto parti. T’Pol alzò un sopracciglio, ma prese il foglio e si defilò dagli sguardi indiscreti. Aprì il fo-

glietto e vide una scritta nella grafia frettolosa e irregolare di Trip: “Primo bacio”. La Vulca-niano scosse leggermente la testa. Che cosa intendeva? S’infilò il foglietto nella tasca sul fian-co e uscì dalla sala macchine. Forse Trip la stava aspettando dove si erano scambiati il primo bacio: il suo vecchio alloggio, sul ponte C.

Dopo l’esplosione dei condotti di plasma, Archer l’aveva fatto risistemare e ora era un picco-lo alloggio vuoto e spoglio. Aprì la porta e trovò un biglietto attaccato con un pezzo di nastro adesivo all’armadietto.

Lo staccò. «Vuoi giocare, Trip....» sussurrò. Anni prima avrebbe buttato il biglietto e avrebbe detto a Tucker che era pazzo. Ora non poteva che seguire il gioco con un certo innegabile piacere.

Aprì il foglio di carta, questa volta più grande. C’era una scritta, in basso: “Prova a prender-mi!” e dall’altra parte del foglio, rovesciato, il disegno di un omino tremendamente stilizzato,

Page 47: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

47

seduto e sorridente. --Che cosa vuol dire?-- Girò il foglio sottosopra, raddrizzando l’omino, ma ora era la scritta

ad essere rovesciata. --Non ragionare con la logica.... non essere logica!-- si disse. «Ah, Trip....» sussurrò, capendo l’indizio. Ok, in effetti gli indizi avevano una logica, ma era la lo-gica di Trip.

Quando aprì il portello che conduceva al “punto felice” notò subito l’“omino sottosopra”: Travis Mayweather. Il timoniere interruppe la lettura del libro che aveva in mano e le sorrise. «Salve, comandante.» le disse. «Desidera qualcosa?»

T’Pol rispose al saluto. «Forse la domanda è strana, ma non è che il comandante Tucker ha lasciato qui qualcosa per me?»

«Certo, mi ha chiesto di dirle “pallanuoto”.» Travis le sorrise. «Che cosa vuol dire?» «Non ne sono sicura.» rispose lei. «Grazie, guardiamarina.» Chiuse il portello e ridiscese nel

tubo di Jeffreys. Possibile che Trip avesse coinvolto anche il capitano? Trovò Archer nel suo alloggio, aveva il sorriso che gli arrivava alle orecchie. «Mi dica, cosa posso fare per lei?»

T’Pol sospirò leggermente. «Be’, credo che Trip abbia preparato un gioco per me. E penso che qui ci sia un indizio.»

Archer annuì. «Sì. Mi ha chiesto di dirle “alieno”.» «Posso chiederle quanti ufficiali ha coinvolto?» Il capitano rise. «Lei può chiederlo, ma io non posso risponderle.» «Grazie dell’indizio.» disse quindi lei, uscendo. Questa volta era abbastanza facile: l’unico

altro “alieno” della nave, da un punto di vista umano, era Phlox - a parte tutte le sue creature, che comunque erano infermeria.

«Oh, comandante!» esclamò Phlox sorridendole. «Cosa posso fare per lei?» Stava dando da mangiare ai suoi tanti animali.

«Trip le ha lasciato un indizio per me?» Il Denobulano sorrise. «Un indizio?» «Dottore....» «No, davvero non so di cosa parla.» Phlox le sorrise. «Le spiace dare la radice vulcaniana in

polvere alle lumache edosiane?» T’Pol non amava dar da mangiare agli animali, ma accettò la richiesta del medico. Prese il

barattolo e aprì lo sportello dell’acquario. Rovesciò il barattolo, ma non uscì nulla dai piccoli fori sulla sommità. Lo sbatté leggermente, ma ancora niente. Eppure era abbastanza pesante da dover contenere la polvere. Appoggiò il barattolo al tavolo, tolse il coperchio ed estrasse un foglio piegato che impediva alla polvere di uscire. Sull’esterno Trip aveva scritto: “Tienimi sul cuore”. Scosse la testa, sotto lo sguardo divertito di Phlox, e sbatté il foglio sopra l’acquario in modo da eliminare la polvere incastrata tra le pieghe. Poi aprì il foglio: era vuo-to. «È stata una sua idea, quella del barattolo?»

Phlox strinse le spalle. «Credo che questa caccia al tesoro sia divertente.» «“Caccia al tesoro”?» «È così che l’ha chiamata il comandante Tucker.» T’Pol finì di dar da mangiare alle lumache, quindi fece per uscire. «Grazie, dottore.» «Mi raccomando,» la richiamò Phlox. «lo tenga sul cuore!» La Vulcaniana annuì e uscì. Cosa poteva voler dire quell’indizio? Si guardò in giro. Non

c’era nessuno. Infilò la mano nella scollatura dell’uniforme e mise il foglio sul fianco, sopra il cuore. Incrociò le braccia. --E ora?-- Aspettò alcuni minuti. Ma niente accadde e nessuno si fece vedere. --Questo è uno dei suoi indovinelli illogici.-- Sbuffò. Bene, avrebbe riguardato il foglio. Si reinfilò la mano nella scollatura per recuperarlo.

«Comandante.» Trasalì quando sentì la voce di Reed, che stava passando di lì, e sfilò di colpo la mano. «Te-

Page 48: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

48

nente.» disse. --Bene, bella figura. Trip, spero che ne valga la pena.-- Attese che Malcolm svol-tasse l’angolo, quindi sfilò il foglio velocemente. “Tienilo sul cuore”. Lo aprì e questa volta vide una scritta. C’erano solo cinque lettere: “Nyota”. Rientrò in infermeria. «Dottore, posso usare un suo terminale?»

«Prego.» Phlox le sorrise. «Scoperto il trucco?» T’Pol annuì e si sedette davanti a un monitor. «Sulla Terra lo chiamano “inchiostro simpatico”. Ricompare con il caldo.» T’Pol osservò la lista di risultati sul terminale. La parola “nyota” non le diceva nulla e - così

pareva - non diceva nulla nemmeno al computer. Sbuffò leggermente. Che cosa poteva dire? Poteva essere un anagramma, o un’equazione.... Si girò verso Phlox: «Ha idea di cosa potreb-be significare il termine “nyota”?»

Il medico scosse la testa: «No, io no.» --Ma abbiamo un’ottima linguista a bordo.-- pensò T’Pol. Se Trip aveva coinvolto Maywea-

ther, Phlox e Archer, era probabile che avesse fatto partecipare al gioco anche Sato. E proba-bilmente anche Reed.

Trovò Hoshi in palestra. «Guardiamarina, posso disturbarla?» «Certo.» le sorrise lei. «Cosa posso fare per lei?» «Ha idea di cosa potrebbe voler dire questa parola?» Le mostrò la scritta sul foglio. «Sì, è una parola della lingua swahili, una lingua africana. Ha lo stesso significato del mio

nome, vuol dire “stella”.» «Grazie.» T’Pol si girò e fece per uscire, ma si fermò. «Non dovrebbe esserci lo swahili nel

database linguistico del computer dell’Enterprise?» «Sì, infatti c’è.» rispose Hoshi. «Ho momentaneamente tolto il lemma “nyota” per questo

gioco.» T’Pol incrociò le braccia. «Ogni gioco dovrebbe avere delle regole.» «Questo è il gioco del comandante Tucker, le regole le decide lui.» Sato le sorrise. «Sì, immagino che sia così.» T’Pol uscì dalla palestra. Il nuovo indizio non era molto sempli-

ce. “Stella”. Forse poteva c’entra Malcolm Reed, era l’unico ufficiale di plancia del turno alfa che non aveva ancora interpellato.

A parte sé stessa. Poteva essere così fuori di testa Trip? Sì. --Stelle. Noi andiamo spesso a guardare le stelle dalla sala mensa.-- La mensa era vuota. Sull’oblò in fondo, più vicino alla mensa del capitano, c’era attaccato

un biglietto. Lo prese e lo aprì subito, un filo d’ansia s’insinuava dentro di lei: aveva voglia di arrivare alla fine del gioco.

“Ora, chi ti manca?” T’Pol lasciò andare l’imitazione vulcaniana nel sorriso. Uscì dalla mensa e scese in armeria.

Sapeva che Malcolm Reed passava la maggior parte del suo tempo libero lì. L’aveva visto po-co prima, avrebbe anche potuto saltare il passaggio di Hoshi e della sala mensa, ma poi Trip avrebbe ritenuto comunque valido il percorso?

«Tenente?» chiamò, entrando. «Comandante, tutto bene?» «Credo di aver quasi finito il percorso. Deve darmi qualcosa da parte del comandante Tu-

cker?» Reed annuì. Aprì una tasca sulla manica e sfilò un comunicatore. «Reed a Tucker.» «Qui Tucker.» rispose lui. «C’è qui una persona che vorrebbe ritirare il suo premio.» Sorrise a T’Pol e le porse il comu-

Page 49: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

49

nicatore, quindi tornò al suo lavoro. La Vulcaniana prese il comunicatore e s’incamminò verso l’uscita. «È un gioco affascinante.»

disse lei. «Sei uscita dall’armeria?» chiese Trip. «Sì, perché?» «Fermati dove sei.» T’Pol alzò un sopracciglio. «Pensavo di aver scoperto e risolto tutti gli indizi.» «L’ultima domanda era “chi ti manca?”, no?» «Sì.» rispose lei. «Ti manca chiedere un indizio a me.» T’Pol si guardò in giro. «Che cosa dovrei chiederti?» «Be’, se le altre cose non erano molto logiche, questa lo è.» Lei rimase a pensare per qualche istante. Se Trip aveva il “premio”, come l’aveva chiamato

Malcolm, e ora stavano parlando tramite un comunicatore, quello che doveva fare era rag-giungere Trip. «D’accordo, dimmi dove sei che ti raggiungo.» Appena dette quelle parole se ne pentì. Dopo la “caccia” fatta, una domanda così era illogica. «No, aspetta.» lo fermò. «Indi-cami il percorso che devo fare.»

Poté sentire un sorriso nella voce di Trip: «E brava la mia Vulcaniana preferita. Bene, svolta a sinistra, prendi il primo tubo di Jeffreys a destra e scendi due livelli....»

T’Pol seguì le indicazioni che Tucker le dava attraverso il comunicatore. Scese fino al ponte più inferiore della nave, quindi prese un piccolo cunicolo stretto e basso. «Trip, sei sicuro che sto andando nella direzione giusta?»

«Sì, certo, prosegui ancora.... ancora.... Ora ci sei.» «Sono davanti a un portello.» «Be’, come dice un proverbio denobulano, “quando arrivi a una porta, aprila!”.» T’Pol tirò la maniglia, si accovacciò per entrare. Sbucò in una stanza con un grande oblò da

cui poteva vedere le stelle allontanarsi dalla prua della nave. Per un istante, rimase a bocca aperta davanti alla meraviglia. Quindi riprese il suo contegno vulcaniano, si alzò in piedi e guardò Trip, in piedi accanto all’oblò con un enorme sorriso. A terra c’erano dei cuscini, che ricoprivano circa la metà della superficie del pavimento. «Non.... non sapevo che esisteva questo posto sull’Enterprise.»

«In un altro universo è un piccolo segreto tra me, T’Mir e Izar.» rispose lui. Si sedette sui cu-scini e le porse la mano per invitarla a sedersi accanto a lui. «Ho pensato che sarebbe stato bello condividerlo con te, oggi.»

Lei si sedette sui cuscini. «È un posto bellissimo.» Trip le diede una coppa di crema chantilly cosparsa di frutti di bosco e flordis danghel.

«Buon compleanno.» T’Pol alzò lo sguardo di scatto, stupita. «Come lo sai?» «So che hai sempre fatto di tutto per nasconderlo.... ma un amico comune me l’ha spiffera-

to.» «Tavek.» disse lei. Le sorrise e le porse un cucchiaino. «Ho corrotto il capitano Archer, per permetterci di avere

il pomeriggio completamente libero assieme, e per farmi usare il minireplicatore per farti i flordis danghel.»

Lei iniziò a mangiare. «Che cosa hai fatto per corromperlo?» «Mhm, meglio che non te lo dica....» Trip rise. T’Pol scosse la testa. «Pieno di zucchero, ma delizioso.» Alzò lo sguardo su di lui. «Seria-

mente, cosa gli hai promesso?» «Un aiuto con Porthos, un doppio turno domani e.... be’, un altro aiuto, ma ora non è il

Page 50: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

50

momento di parlarne.» Prese la coppe vuote e le mise da parte. «Dai, vieni qui.» Batté la mano sul cuscino vicino a sé.

T’Pol non se lo fece ripetere e andò a sdraiarsi accanto a lui. Trip l’abbracciò e la strinse a sé. «Ti è piaciuta la caccia al tesoro?» «Sì, molto.» Appoggiò la testa alla sua spalla e rimase a guardare le stelle che si allontanava-

no a curvatura dalla nave. «È stato interessante cercare di capire la tua logica negli indizi.» Trip le sorrise e la baciò sulla fronte. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, poi Trip le chiese: «Le gravidanze vulcaniane durano

nove mesi, in genere?» «Mhm.» rispose lei. «Tu sei nata di nove mesi?» «Sì, Trip, perché?» Tucker lasciò andare un sorriso enorme. «Sei stata concepita il 29 febbraio.» T’Pol si alzò su un gomito. «Sì, il giorno prima che mio padre partisse per un viaggio di quat-

tro mesi. Proprio il 29 febbraio, ma su Vulcano non è un giorno strano.» «Oh no, no, non lo metto in dubbio.» Sorrise. Lei alzò lo sguardo. «Che cosa intendi?» «Si dice che i nati il 29 febbraio siamo un po’ strani.» T’Pol alzò un sopracciglio. «Oh be’, di’ che non sei strana!» «Non sono nata il 29 febbraio. Sono nata nove mesi dopo.» Trip rise e la baciò. «Be’, comunque oggi è la tua festa, cosa vuoi fare di bello?» «Archer a Tucker.» Trip si girò e prese il comunicatore. «Qui Trip.» «So che ti avevo promesso il pomeriggio completamente libero, ma.... puoi venire nel mio

ufficio? Ti rubo solo dieci minuti, promesso.» Tucker sospirò istrionicamente. «Va bene, arrivo. Chiudo.» Si tirò a sedere e si reinfilò la di-

visa. «Torno subito, va bene?» T’Pol annuì. «Vuoi che venga con te?» chiese. «No, no. Il capitano ha chiesto solo di me, tu resta qui.» Recuperò una coperta e la gliela

stese sopra. La baciò sulla guancia. «Stai qui, riposa un po’, la serata non è ancora finita. Tor-no con qualcosa da mangiare.»

--Persino la coperta....-- pensò lei, mentre Trip usciva dal loro posto segreto. Era così dolce.... Si riaccoccolò sui cuscini, stringendosi sotto la coperta. Quando dopo undici minuti Trip

non era ancora tornato, T’Pol si chiese se non fosse il caso di raggiungerlo. Forse avevano bi-sogno di una mano. Avrebbe aspettato ancora, non voleva passare per la solita Vulcaniana pallosa e ultrapuntuale.

Aprì gli occhi di scatto. Aveva detto al capitano che avrebbe cenato con lui, quella sera! Doveva avvertire Trip. Il comunicatore trillò prima che lei potesse prenderlo in mano.

«Archer a T’Pol.» Non erano ancora le 19:30, perché la chiamava? «Qui T’Pol.» «Avremmo bisogno di lei nella stiva di carico 2. Abbiamo qualche problema che lei di sicu-

ro può aiutarci a risolvere.» «Sì, certo, arrivo subito.» T’Pol si alzò in piedi, si aggiustò l’uniforme e uscì. Be’, la giornata

era già andata bene, anzi benissimo, non avrebbe potuto pretendere di più. Aprì la porta della stiva di carico (ma che problema poteva esserci lì?!) e quello che trovò

non se l’era aspettata minimamente.

Page 51: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

51

Tucker, Archer, Phlox, Reed, Maywather e Sato erano in piedi intorno a un tavolo rotondo, su cui era appoggiata una torta ricoperta di frutti di bosco, con al centro una candelina acce-sa.

Rimase ferma a fissare la scena, senza avere la minima idea di cosa fare. «Buon compleanno!» Hoshi si avvicinò per prima a lei e l’abbracciò. «-Kunli-gad t'keshtan.-» le disse. T’Pol ricambiò leggermente l’abbraccio, imbarazzata. Trip notò la sua difficoltà e la raggiun-

se. L’abbracciò stretta e la baciò, quindi, tenendola vicina a sé, la portò vicino al tavolo. «Malcolm, facci una foto.»

«Non so cosa fare.» disse lei. «Non ho mai avuto una festa terrestre.» «Deve esprimere un desiderio e soffiare sulla candelina.» rispose Travis. Lei si avvicinò alla torta. «Oh, be’, allora....» Esitò. «Desidero--» Archer la interruppe: «No, no! Non lo dica, se no non si avvera.» T’Pol lo guardò con un sopracciglio alzato, ma poi si rigirò verso la torta. --Desidero un fi-

glio da Trip.-- Quindi soffiò sulla candelina. Mentre gli altri applaudivano, si chiese perché lo stessero facendo, spegnere una candelina non era così difficile. Doveva essere un’usanza ter-restre, quindi decise di non fare domande, nemmeno sull’usanza che fosse il festeggiato a ta-gliare e distribuire le fette.

«Su Vulcano non festeggiate i compleanni?» chiese Travis. «Sarebbe illogico.» rispose Trip. T’Pol gli lanciò uno sguardo, ma rispose: «No, anche se alcuni genitori usano ricordare il

giorno del compleanno dei figli, fin quando non sono adulti, con doni utili, come libri o PADD.» Continuò a mangiare la torta. «Ma anche il cibo è sempre un ottimo dono.» Si guardò in giro, vedendo i volti sorridenti dei suoi colleghi del turno alfa. Per la prima volta da tanti anni, si sentì a suo agio. Nemmeno tra i Vulcaniani si era mai sentita così bene.

Era grazie a queste persone. L’avevano accettata così com’era, senza volerla cambiare. Distribuì un’altra fetta di torta. Poi prese uno dei calici che Travis aveva riempito e disse:

«Dal giorno d’inizio della nostra missione sono passati 1886 giorni. Auguro a tutti noi che possano passarne altri 1886 e poi ancora 1886 giorni, seguiti da tanti altri giorni come que-sti.» Alzò il calice. «Perché questo è il miglior equipaggio del multiverso.»

FINE (11 giugno 2010 - ultimo giorno di scuola, fine 5^)

******* Il feedback positivo e/o costruttivo è benvenuto su [email protected]

Page 52: I Naviganti 16 - Fabuland · Lady Gaga (!): Nicolò, Alessandro ... «Con chi stavi parlando?» le chiese ... «O forse per poter andare là dove nessun uomo è mai giunto prima

52

“I Naviganti”

(http://fabuland.wordpress.com/2010/08/08/i-naviganti/) I Naviganti 1: K'lalatar Prkori K'lalatar Prnak'lirli I Naviganti 2: K'lalatar Prnak'lirli K'lalatar Priori I Naviganti 3: Prkori - Quarto Universo I Naviganti 4: Mélangées I Naviganti 5: Gajtuian I Naviganti 6: Io Sono la Quarta I Naviganti 7: Voi Siete il Mio Equipaggio I Naviganti 8: Ghemor I Naviganti 9: My! My! Time Flies! I Naviganti 10: Myra e Shedar I Naviganti 11: They I Naviganti 12: Killing Me Softly I Naviganti 13: Teneri Paciocchini I Naviganti 14: Drifting I Naviganti 15: Perché il Mondo È Concavo ed Io Ho Toccato il Cielo I Naviganti 16: Bad Romance I Naviganti 17: Against All Odds I Naviganti 18: Il Profumo dei Limoni