i misteri del castello d'udolfo, vol. 3

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Page 1: I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3
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ProjectGutenberg'sImisteridelcastellod'Udolfo,vol.3,byAnnRadcliffe

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Title:Imisteridelcastellod'Udolfo,vol.3

Author:AnnRadcliffe

ReleaseDate:September20,2010[EBook#33783]

Language:Italian

***STARTOFTHISPROJECTGUTENBERGEBOOKIMISTERIDELCASTELLOD'UDOLFO,VOL.3***

ProducedbyCarloTraverso,BarbaraMagniandtheOnline

DistributedProofreadingTeamathttp://www.pgdp.net(This

filewasproducedfromimagesgenerouslymadeavailable

byBibliotecaSormani-Milano)

Page 3: I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3

IMISTERIDEL

CASTELLOD'UDOLFO

DIANNARADCLIFFE

VOL.III

MILANOOresteFerrario

SotterraneiGalleriaNuova,viaSilvioPellico,6,scalan.18eSantaMargherita

ILCADAVERE...lasuafaccia,sfiguratadallamorte,eraschifosaecopertadilivideferite.

Cap.XXVI

SOMMARIO

Page 4: I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3

CapitoloXXII

CapitoloXXIII

CapitoloXXIV

CapitoloXXV

CapitoloXXVI

CapitoloXXVII

CapitoloXXVIII

CapitoloXXIX

CapitoloXXX

CapitoloXXXI

CapitoloXXXII

CapitoloXXXIII

CapitoloXXXIV

CapitoloXXXV

CapitoloXXXVI

CapitoloXXXVII

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CAPITOLOXXII

Montonifeceinvanolepiùesattericerchesullastranacircostanzacheloavevaallarmato, enonavendopotuto scoprirnulla,dovettecrederechequalcunode'suoifossel'autored'unaburlacosìintempestiva.Lesuecontesecollamoglie,aproposito della cessione, divenendo più frequenti, pensò confinarla nella suacamera,minacciandolaaunamaggiorseveritàsepersistevanelrifiuto.

SelasignoraMontonifossestatapiùragionevole,avrebbecompresoilpericolod'irritare,conquella lungaresistenza,unuomocomeilmarito incuibaliaellatrovavasi. Non aveva pure obliato di quale importanza fosse per lei laconservazionedelpossessode'suoibeni,chel'avrebberoresaindipendente,casoavessepotutosottrarsialdispotismodiMontoni.Mainquelmomentoavevaunaguida più decisiva della ragione, lo spirito cioè della vendetta, che le facevaopporrelanegativaallaminaccia,el'ostinazioneallaprepotenza.

Ridottaanonpoteruscirdallacamera, sentì finalmente ilbisognoed ilpregiodellacompagniagiàsprezzatadellanipote,perchèEmilia,dopoAnnetta,eralasolapersonachelefossepermessodivedere.

La fanciulla s'informava spesso del conte Morano. Annetta ne sapevapochissimo, se non che il chirurgo credeva impossibile la di lui guarigione.Emiliaaffliggevasidiesserelacausainvolontariadellasuamorte.Annetta,cheosservava la di lei commozione, l'interpretava amodo suo.Ungiorno, essa leentrò in camera tutta affannosa e piangente. « Per carità, troviamo ilmodo diusciredaquestoluogoinfernale.Sappiate,»diss'ella,«chesiamoallavigiliadiqualchebruttascenainquestomaledettocastello.Queisignori tengonotutte lenotti conciliaboli, ove si pretendechediscutanoaffari importanti: inoltre, cosasignificanotuttiipreparativichesifannosuibastioniesullemura?Epoi,quantagenteentratuttiigiorninelcastelloconcavalli!esembrachevidebbanorestare,perchèilpadronehaordinatodisomministrarloroilbisognevole.IohosaputotuttodaLodovico,chemiharaccomandatoditacere;masiccomeviamoquanto

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mestessa,nonhopotutofareamenodidirloancheavoi.Ah!qualchegiornociammazzerannotuttipercerto.

—Nonsaitualtro,Annetta?

—Come!Nonbastatuttoquesto?

—Sì,manonbastaapersuadermichecivoglianouccidertutti.»

Emiliasiastennedalmanifestareisuoitimoripernonaumentarelapauradellacameriera. Lo stato attuale del castello la sorprendeva e la turbava. AppenaAnnettaebbefinito,lalasciòsola,perandareanuovescoperte.

La fanciullaquella serapassòalcuneore tristissime incompagniadellazia.Sidisponevaacoricarsi,quandoudìunfortecolpoallaportadellacamera,prodottodalla caduta di qualche oggetto. Chiamò per sapere cosa fosse, e non le furisposto.Chiamòunasecondavoltasenzamigliorsuccesso:pensòchequalcunodeiforastierigiuntirecentementenelcastelloavessescopertalasuacamera,evisirecasseconcattiveintenzioni.Inquieta,stetteattenta,tremandosemprecheilrumoresirinnovasse.Sifeceinvececoraggio;siavvicinòallaportadelcorridoiotutta tremante, ed intese un lieve sospiro tanto vicino, che la convinse esserviqualcuno dietro l'uscio.Mentre ascoltava ancora, il medesimo sospiro si feceintenderepiùdistintamente,edilsuoterroreaumentò.Nonsapeacosarisolvere,esentivasempresospirare.Lasuaansietàdivennesìfortecherisolsediaprirelafinestraechiamargente.Mentrevisiaccingeva,leparveudiripassidiqualcunonella scala segreta, e vincendo ogni altro timore corse verso il corridoio.Premurosadifuggire,aprìlaporta,edinciampòinuncorpostesoalsuolo.Miseun grido, e guardando la persona svenuta, riconobbe Annetta. Grandementesorpresa, fece ogni sforzo per soccorrere l'infelice.Allorchè ebbe ripreso l'usodeisensi,Emilia l'aiutòadentrare incamera,equandopotèparlare la ragazzal'assicurò,conunafermezzachescossefinol'incredulitàdell'altra,diavervedutoun'ombranelcorridoio.

«Ioavevaintesostranecosesullacameraattigua,»disseAnnetta;«masiccomeèvicinaallavostra,madamigella,nonvolevadirvelepernonispaventarvi.Tuttelevoltech'iocipassavaaccanto,correvaatuttapossa;eviaccertoinoltre,chespessomiparvedisentirvirumore.Mastasera,camminandonelcorridoio,senzapensareanulla,eccoveggoapparireunlume,eguardandoindietroscorgounagranlarva.L'hoveduta,signorina,distintamente,quantovoiinquestomomento.

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Unagran figuraentravanellacamerasemprechiusa,dicui,non tien lachiavealtricheilpadrone,elaportaserrossiimmediatamente.

—SaràstatoilsignorMontoni,»disseEmilia.

—Oh! no, non era lui, avendolo lasciato che altercava colla padrona nel suogabinetto.

—Tumi fai raccontimolto strani,Annetta; stamattinamihai spaventatacollapaurad'unassassinio,edoravorrestifarmicredere...

—Non vi dirò più nulla; ma però se non avessi avuta gran paura, non sareisvenuta,comehofatto.

—Eraforselacameradalquadrodelvelonero?

—No, signora, è quella più vicina alla vostra: come farò a tornare nellamiastanza?Pertuttol'orodelmondononvorreipiùtraversareilcorridoio.»

Emilia, commossadaquesto incidente, e dall'ideadi dovere esser sola tutta lanotte,lerisposechepotevastareconlei.

« Oh! no, davvero, » disse Annetta, « io non dormirei ora in questa camera,neppurepermillezecchini.»

Emilia, rammentandosid'averuditogentesullascala insistèperchèpassasse lanotte secolei, e l'ottenne con molta pena, e dopo che la paura di ripassare ilcorridoiovel'ebbepersuasa.

Ildìdopo,Emilia, traversandolasalaperandaresullemura, inteserumorenelcortile e lo scalpito di molti cavalli. Il tumulto eccitò la sua curiosità. Senzaandar più oltre, si affacciò ad una finestra, e vide nel cortile una truppa dicavalieri; aveano divise bizzarre ed armamento completo, sebben variato.Portavanoessiunagiacchettacortarigatadineroescarlatto;siavvolgevanoingrandiferraiuoli,sottounodeiqualividependeredallacintolapugnalidivariagrandezza; osservò quindi che quasi tutti ne eran ben provvisti, e parecchi viaggiungevano la picca ed il giavellotto; portavano in testa berretti all'italianaornatidipennacchineri;essanonsirammentavaavermaivistitantibrutticeffiriuniti.Nelvederli si credettecircondatadabanditi, e le si affacciò subitoallamentecheMontonifosseilcapodiquestibirbanti,eilcastelloilloroluogodi

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riunione.Questastranasupposizioneperòfupasseggiera.Mentreguardava,videuscire Cavignì, Verrezzi e Bertolini vestiti come gli altri; avevano soltanto icappelli ornati di grandi pennacchi rossi e neri; quandomontarono a cavallo,Verrezzi brillava di gioia; Cavignì pareva allegro, ma il suo contegno erariflessivo,emaneggiavailcavalloconestremagrazia.Lasuafiguraamabile,eche parea quella d'un eroe, non era mai apparsa con tanto vantaggio. Emilia,considerandolo, pensò che somigliava a Valancourt, e per vero dire ne avevatuttoilfuocoeladignità;maessacercavainvanoladolcezzadellafisonomia,equellaschiettaespressionedell'animachelocaratterizzava.

Comparve quindi Montoni, ma senza divisa. Esaminò scrupolosamente icavalieri,conversòa lungoco'capi,equando liebbesalutati, la truppa fece ilgirodelcortile,e,comandatadaVerrezzi,passòsottolavôltaeduscì.

Emilia si ritirò dalla finestra, e nella certezza di esser più tranquilla, andò suibastioni: non vide più lavoranti, ed osservò che le fortificazioni parevanoultimate.Mentrepasseggiavaassortanellesueriflessioni,udìcamminaresottolemura del castello, e vide parecchi uomini, il cui esteriore accordavasi collatruppapartitapocoprima.

Presumendo che la zia fosse alzata, andò ad augurarle il buon giorno, e leraccontòquantoavevaveduto;maessanonvolle,enonpotèdarlecontezzadinulla. La riserva diMontoni verso suamoglie, a tal proposito, non era puntostraordinaria.Però,agliocchidiEmilia,aggiunsequalcheombraalmistero,elefecesospettareungranpericoloograndiorrorinelprogettodaluiconcepito.

Annetta tornò ansante, secondo il consueto; la sua padrona le domandòpremurosamente cosa vi fosse di nuovo, ed essa le rispose « Ah! signora,nessuno ci capisce nulla. Carlo sa tutto, ma è riservato come il suo padrone.Qualcuno dice che il signor Montoni vuole spaventare il nemico; altripretendonochevogliaprenderd'assaltoqualchecastello,mahatantopostonelsuo,chenonhabisognocertod'andaracarpirequellideglialtri.Lodovicoparechecivedapiùditutti,perchèdiced'indovinaretuttiiprogettidelpadrone.

—Echetihadetto?

—Mihadettocheilpadrone....cheilsignorMontoniè.....è.....

—Checosainsomma?»disselasignoraMontoniimpazientandosi.

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—Cheilpadronesièfattocapod'assassini,emandaarubarepercontosuo.

—Seipazza.Comemaipuoitucredere?...

In quella comparve Montoni; Annetta fuggì tutta tremante. Emilia volevaritirarsi, ma sua zia la trattenne, giacchè il marito l'aveva resa tante voltetestimonede'lorodiverbi,chenonavevanepiùverunasoggezione.

«Checosasignificatuttoquesto?»glichieselamoglie;«chisonoquegliarmatipartititestèeperchèfacestefortificareilcastello?vogliosaperlo.

— Evvia, ho ben altro da pensare, » rispose Montoni; « fareste meglio adobbedirmi.Fatemilacessionede'vostribenisenzatanticontrasti.

—Giammai!Maqualisonoivostriprogetti?Temeteunattacco?saròuccisainunassedio?

—Firmatequestacarta,elosaprete.

—Qual nemico viene? » lo interruppe la donna: « siete voi al servizio delloStato?Sonioprigionierafinoall'oradellamiamorte?

—Potrebbedarsi,»soggiunseMontoni,«senoncedeteallamiadomanda;voinonusciretedalcastellosenonmiavretecontentato.»

Lasignoragettògridaspaventose,malicessòposciapensandocheidiscorsidelmaritononfosserocheartifiziper estorcerle ladonazione.Eglielodissepocodopo,aggiungendocheildiluiscopononeracertotantogloriosoquantoquellodi servir lo Stato; che probabilmente erasi fatto capo di banditi, per unirsi ainemicidiVeneziaedevastareilpaese.

Montonilaguardòunmomentoconariatruce;Emiliatremava,esuazia,perlaprimavolta,credèaverdetto troppo.«Questanottestessa,»diss'egli,«saretetrascinatanella torred'oriente, là forsecomprenderete ilpericolod'offenderunuomo,ilcuipoteresuvoièillimitato.»

Lafanciullasigettòaisuoipiedi,elosupplicò,piangendo,diperdonareallazia.Questa,intimoritaesdegnata,oravolevaprorompereinimprecazioni,oraunirsialle preghiere della nipote. Montoni, interrompendole con una bestemmiaorribile,sistaccòaspramentedaEmilia,chelotenevapelmantello:caddeessa

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sulpavimentocontantaviolenza,chesife'maleallafronte,edegliuscìsenzadegnarsi di rialzarla. Ella si scosse al pianto della zia, corse a soccorrerla, etrovolla tutta convulsa. Le parlò senza ricevere risposta, ma le convulsioniraddoppiando, fu costretta di andare a chieder soccorso. Traversando la sala,incontròMontoni,eloscongiuròditornareaconsolarsuamoglie.Allontanossiegli colla massima indifferenza; finalmente, essa trovò il vecchio Carlo chevenivaconAnnetta.Entratinelgabinetto,trasportaronolaMontoninellacameraattigua.Lamisero sul letto, edagran stentopoterono impediredal farsimale.Annettatremavaepiangeva.Carlotaceva,esembravacompiangerla.

Allorchè le convulsioni furono alquanto cessate, Emilia, vedendo che sua ziaavevabisognodiriposo,disse:«Andate,Carlo,seavremobisognodisoccorsovi manderò a cercare; ma intanto, se ve se ne presenta l'occasione, parlate alsignorMontoniafavoredellavostrapadrona.

—Oimè!»risposeCarlo;«nehovedutetroppe!hopocoascendentesulcuoredelmiopadrone.Mavoi,signorina,abbiatecuradivoistessa;miparechenonistiatetroppobene.»

E partì scuotendo il capo. Emilia continuò a curare la zia, la quale, dopo unlungo sospiro, rinvenne;ma aveva gli occhi smarriti, e riconosceva appena lanipote.LasuaprimadomandafurelativaaMontoni.Emilialapregòdicalmarsie di star in riposo, soggiungendo: « Se volete fargli dire qualcosa, me neincaricherò io. — No, » rispos'ella languidamente. « Persiste egli ancora astrapparmidallamiacamera?»

La fanciulla rispose che non aveva detto più nulla, e fece ogni sforzo perdistrarla; ma la zia non l'ascoltava, e sembrava oppressa dai pensieri. Emilia,lasciandolasottolacustodiadellacameriera,corseacercarMontoni,elotrovòsulle mura in mezzo ad un gruppo d'uomini di ciera spaventevole. Egli siesprimevaconvivacità.Infinequalchesuaespressionefuripetutadallatruppa,equando si separarono, la fanciulla udì le seguenti parole: Stasera comincia laguardiaaltramontodelsole.«Altramontodelsole,»furisposto,esiritirarono.

Emilia raggiunse Montoni, sebbene ei paresse volerla scansare, ed ebbe ilcoraggio di pregare per la zia, e rappresentargliene lo stato ed il pericolo cuisarebbesiespostaladileisaluteinunappartamentotroppofreddo.«Soffrepercolpa sua,» rispos'egli, « enonmerita compassione.Sabenissimocomedevefareperprevenireimalichelaattendono.Obbedisca,firmi,ediononcipenserò

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più.»

Aforzadipreghiere,ellaottennechelazianonsarebbestatarimossafinoaldìseguente.Montonilelasciòtuttanotteperriflettere.Emiliacorseadannunziarlela dilazione. Essa non rispose, ma parea molto pensierosa. Intanto la suarisoluzionesulpuntocontestatosembravacedere inqualchecosa.Lanipote leraccomandò,comeunamisuraindispensabiledisicurezza,disottomettersi.«Voinonsapetequelchemiconsigliate,»lerisposeladonna.«Rammentatevicheimieibeniviappartengonodopolamiamorte,seiopersistonelrifiuto.

— Io lo ignorava, cara zia; ma questa notizia non m'impedirà certo diconsigliarviunpassodalqualedipendeilvostroriposo,eardiscodireanchelavostravita.Nessunaconsiderazioneperunsìdeboleinteresse,venescongiuro,nonvifacciaesitareunmomentoacederglitutto.

—Sietevoisincera,nipote?

—Epotrestedubitarne?»

LasignoraMontoniparvecommossa.«Voimeritatequestibeni,caranipote,evorreipoterveliconservare:aveteunavirtù,dicuinonvicredevacapace.MailsignorValancourt?

—Signora,»interruppeEmilia,«cambiamodiscorso,digrazia,enoncredetecheilmiocuorecapacediegoismo.»Ildialogofinicosì.

Emiliarimasepressolazia,nèlalasciòchemoltotardi.

In quel momento, tutto era tranquillo, e la casa pareva sepolta nel sonno.Traversando le lunghe e deserte gallerie del castello, Emilia ebbe paura senzasaper perchè; ma quando, entrando nel corridoio, si rammentò l'avvenimentodell'altranotte, fuassalitada improvviso terrore,e fremècheunoggettocomequellovedutodaAnnettanonsipresentasseinnanzialei,echelapauraidealeofondata non producesse il medesimo effetto su i di lei sensi. Non sapevaprecisamente di qual camera avesse parlato la donzella,ma non ignorava chedovea passarvi dinanzi. Il suo sguardo inquieto procurava di distinguerenell'oscurità:camminavaadagioeconpassoincerto.Giuntaadunaporta,udìunpiccolorumore;esitò,mabenprestoilsuotimoredivennetale,chenonebbepiùforzadicamminare.D'improvviso, laportasiaprì,unapersona,che lesembròMontoni,apparve,rientròprontamentenellacameraelachiuse.Allumech'era

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in essa, credette aver distinta una persona vicina al fuoco, in atteggiamentomalinconico. Il suo terrore svanì, e fece luogo alla sorpresa: il mistero diMontoni, la scoperta d'un individuo ch'egli visitava a mezzanotte in unappartamentointerdetto,edicuisiraccontavanotantecose,eccitòvivamenteladileicuriosità.

MentrestavaperplessadesiderandospiareimovimentidiMontoni,matemendod'irritarlo se ne fosse vista, la porta si aprì di bel nuovo e si richiuse per lasecondavolta.AlloraEmiliaentròbelbellonellacameracontigua,edepostoviillume,sinascoseinunavôltaoscuradelcorridoio,pervedereselapersonacheuscivafosseveramenteMontoni.Dopoalcuniminutilaportasiaprìperlaterzavolta; la medesima persona ricomparve: era Montoni; egli guardossi intorno,chiuseeseneandò.Pocodoposisentìchiuderealdidentro.Essarientrònellasuastanzasorpresaalmassimosegno.Eragiàmezzanotte:essendosiavvicinataallafinestra,intesecamminaresulterrazzosottoposto,evideparecchiepersonemoversi nell'ombra; la colpì un rumor d'armi, ed una parola d'ordine dettasottovoce:allorasiricordòdegliordinidiMontoni,ecompresecheperlaprimavoltamontavano la guardia nel castello; quando tutto fu quieto, se ne andò ariposare.

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CAPITOLOXXIII

Lamattina seguente,Emilia andò a trovare la zia di buonissim'ora; ella avevadormitobene,ericuperatiglispiritieleforze,maladileirisoluzionediresisterealmaritoeracombattutadaltimore.Lafanciulla,temendoleconseguenzedellasua caparbietà, fece di tutto per persuaderla, ma la signora Montoni, comevedemmo, aveva lo spirito della contraddizione; e quando se le presentavanocircostanzedisgustose,cercavamenolaveritàcheargomentidacombattere.Unalungaabitudineavevatantoconfermato in leiquestadisposizionenaturale,chenonseneaccorgevapiù.LeragionidiEmilianonfecerocherisvegliareilsuoorgoglio,anzichèconvincerla;enonpensavasenonasottrarsiallanecessitàdiobbedire sul punto in questione. Se le fosse riuscito di fuggire dal castello,contava già separarsi legalmente, e vivere nell'agiatezza coi beni che lerestavano. Emilia lo avrebbe desiderato quanto lei, ma non si lusingava d'unesito favorevole; le dimostrò l'impossibilità di uscire dalla porta, assicurata eguardatacontantacautela;l'estremopericolodiconfidarsialladiscretezzadiunservo,cheavrebbepotutotradirlapermaliziaoimprudenza;elavendettainfinediMontoni,seavessescopertolatrama...

Questa lotta di contrari affetti lacerava il cuore della zia, quando entròd'improvviso il marito, e senza parlare della di lei indisposizione, le dichiaròvenira rammentarlequanto indarnoessa tentassedi resistereaisuoivoleri.Leaccordòtuttoilgiornoperacconsentireallasuadomanda,protestandole,incasodirifiuto,chelaseramedesimal'avrebberilegatanellatorredilevante;aggiunseche molti cavalieri dovendo pranzare quel giorno istesso nel castello, essafarebbe gli onori della tavola colla nipote. La signora Montoni non volevaaccettare,ma riflettendo che durante il pranzo, la sua libertà, sebben ristretta,avrebbe potuto favorire i suoi progetti, acconsentì; il marito ritirossi tosto.L'ordine ricevuto penetrava Emilia dimaraviglia e timore; fremeva all'idea ditrovarsiespostaatalisguardi,eleparoledelconteMoranononeranofattepercalmarla.Le convennedunqueprepararsi per comparire al pranzo,ma si vestì

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anchepiùsemplicementedelsolito,perevitared'esseredistinta.Questapoliticanonleriuscì,giacchè,quandotornòdallazia,Montoni,rimproverandoleilsuofardimesso,leprescrisseunabbigliamentopiùricercato,adoperandoataluopogliornamentidestinatipeldileimatrimonioconMorano.Adornatacolmigliorgustoe lamassimamagnificenza, labellezzadiEmilianonavevamaibrillatotanto. La sua unica speranza in quel punto era cheMontoni progettassemenoqualche avvenimento straordinario, che il trionfo dell'ostentazione, spiegandoagliocchideiconvitati l'opulenzadellasua famiglia.Allorchèentrònellasala,ov'eraammannitounlautissimopranzo,ilcastellanoedisuoiospitieranogiàamensa;essaandavaaprenderpostopressolazia,maMontonilefe'cennocollamano;duecavalierisialzarono,elafecerosedereinmezzoaloro.

Ilpiùavanzatoinetàdicostoroeragrande,avevalineamenticaratteristici,nasoaquilino,occhiincavatipenetrantissimi;ildiluivoltoeramagroesparutocomedopounalungamalattia.

L'altro, in età di circa quarant'anni, aveva fisonomia diversa; sguardo obliquo,mavolpino,occhi castagni, piccoli ed infossati, voltoquasiovale, irregolare ebrutto.

Altriottopersonaggisedevanoallamedesimatavola,tuttiindivisa,edavevanotutti un'espressione più o meno forte di ferocia, d'astuzia o di libertinaggio.Emilia li guardava timidamente, rammentandosi la truppa veduta il dìprecedente, e si credeva circondata da banditi. Il luogo della cena eraun'immensa sala antica ed oscura, illuminata da una sola finestra goticaaltissima, dalla quale vedevasi il bastione occidentale e gli Appennini. EllaosservòcheMontonitrattavacongrand'autoritàgliospiti,iqualiricambiavanlocondignitosadeferenza.Nel tempodel pranzonon si parlò chedi guerra e dipolitica, di Venezia, dei suoi pericoli, del carattere del doge regnante e deiprimarisenatori.Finitoilpranzo,iconvitati,alzatisi,bevverotuttiallasalutediMontoni e alla gloria delle sue imprese. Mentre egli accostava la coppa allabocca, il vino traboccò spumeggiando e ruppe il cristallo in mille pezzi. Eifaceva uso di quella specie di vetri di Venezia, i quali hanno la proprietà dirompersiallorchèricevonounliquoreavvelenato.Sospettandochequalcunodeiconvitati avesseattentatoalla suavita, fecechiuder leporte, emettendomanoallaspada,lanciòocchiatefuribondesututtiindistintamente,gridando:«Quic'èun traditore! che tutti quelli che sono innocenti mi aiutino a trovare ilcolpevole. » I cavalieri proruppero in grida d'indegnazione, e sguainarono lespade. La signoraMontoni voleva fuggire, ma il marito le impose di restare,

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aggiungendoqualchealtracosachenonfu intesaamotivodel tumultoedellegrida. Allora tutti i servi comparvero innanzi a lui, e dichiararono la loroignoranza.Laprotestaperònonpotevaessereammessa,essendoinnegabilechesoltantoilvinodelcastellanoerastatoavvelenato,percuibisognavachealmenoildispensierefossestatoconnivente.Quest'uomo,conunaltro,lacuifisonomiatradiva la convinzione del delitto, o il timore della pena, fumesso in ceppi etrascinatoinuntetrocarcere;Montoniavrebbetrattatonellastessaguisatuttigliospiti se non avesse temute le conseguenze d'un passo sì ardito: si contentòdunquedigiurarechenonsarebbeuscitoneppuruno,primachefossedilucidatoquest'affare. Ordinò aspramente alla moglie di ritirarsi, e ad Emilia diaccompagnarla.

Mezz'oradopocomparveneldileigabinetto;Emiliafremèvedendolasuaariatruce, gli occhi sfavillanti di rabbia e le labbra livide. «È inutile tenervi sullanegativa, » gridò egli furente alla moglie, « giacchè ho la prova del vostrodelitto:nonavetealcunasperanzadiperdonosenoninunasinceraconfessione;ilvostrocomplicehasvelatotutto.»

Emiliafucolpitadall'atroceaccusa.L'agitazionedellazianonlepermettevadiparlare;lasuafacciapassavadaunestremopalloreadunrossoinfiammato.

«Risparmiate i discorsi inutili, »disseMontoni, vedendoladisposta aparlare;«ilvostrocontegnobastaatradirvi;orsaretecondottanellatorred'oriente.

—Quest'accusa,»risposelamoglie,chepotevaappenaarticolarparola,«èunpretestoperlavostracrudeltà;sdegnodirispondervi.

—Signore,»dissevivamenteEmilia,«questaorribileimputazioneèfalsa;osorendermenemallevadricesullamiavita.Sì,signore,»soggiunse,«questononèilmomentodiusarriguardi.Voicercateingannarvivolontariamente,alsolofinediperderelamiapoverazia.

—Seviècaralavita,tacete.»

Emilia,alzandogliocchialcielo,sclamò:«Nonc'èpiùsperanza.»

Eglisivolseallamoglie,laquale,rimessadallasorpresa,nerespingevaisospetticonveementeasprezza.LarabbiadiMontoniaumentava;Emilia,prevedendonele conseguenze, si precipitò ai di lui piedi, abbracciandogli le ginocchia esupplicandolo,piangendo,dicalmareilsuofurore;masordoallepreghieredella

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nipote e alle giustificazioni della moglie le minacciava fieramente amendue,quandofuchiamato.Uscìchiudendolaportaeportandonesecolachiave.Essedunquesitrovaronoprigioniere.LaMontoniguardavaintornoasècercandounmezzodifuggire.Macomefarlo?Sapevapurtroppofinoaqualpuntoilcastellofosseforte,econqualvigilanzaguardato.Tremavadiaffidareilsuodestinoalcapricciod'unservo,dicuiconvenivamendicarel'assistenza.

Frattantointeserograntumultoeconfusionenellagalleria;allevoltesisentivailcozzar delle spade. La provocazione di Montoni, la sua impetuosità, la suaviolenza,facevanosupporreadEmiliachelearmisolepotesserofinirel'orribilecontesa.Laziaavevaesauritetutteleespressionidellosdegno,elanipotetuttele frasi consolanti. Tacevano amendue in quella specie di calma, che succedenella natura al conflitto degli elementi. Le circostanze di cui Emilia era statatestimonelerappresentavanomilleconfusitimori,elesueideesuccedevansiintumultuoso disordine; fu scossa dalla sua meditazione sentendo battere allaporta,ericonobbelavocediAnnetta.

«Miacarasignora,aprite:homoltecosedaraccontarvi,»dicevasottovoce lapovera ragazza. — La porta è chiusa, » rispose la padrona. — Sì, lo vedo,signora,ma per carità apritela.— Il padrone ha portato seco la chiave.—ObeataVergine!chesaràdinoi?—Aiutaciaduscire,»disselaMontoni.«Dov'èLodovico? — Nella sala grande cogli altri, che combatte valorosamente. —Combatte!echisonoglialtri?—Ilpadrone,tuttiqueisignori,emoltialtri.—C'è qualche ferito? » disse Emilia con voce tremante. — Sì, signora, ce n'èqualcunodistesointerraimmersonelsangue.GranDio!fatech'iopossaentrare,signora;ah!eccolichevengono;miammazzanosicuramente.—Fuggi,»disseEmilia,«fuggi;noinonpossiamoaprirti.»

Annettaripetèchevenivano,efuggì.

«Calmatevi,zia,»disseEmilia,«perpietà,calmatevi;essivengonoforseperliberarci.ChisacheilsignorMontoninonsiagiàvinto.

—Eccoli,»gridòlazia,«lisentovenire.»

Emiliaalzògliocchi languentiversolaporta,spaventataalmaggiorsegno.Fumessalachiavenellaserratura;laportasiaprì,edentròMontoniseguitodatresatelliti.«Eseguiteimieiordini,»disseloroaccennandolamoglie;essamiseungridoefutrascinataviasulmomento.Emiliacaddeprivadisensisurunasedia:

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allorchèrinvenne,sividesola,eguardandopertuttalastanzaconocchismarriti,sembrava interrogare ogni cosa sul destino della zia. Finalmente, si alzò peresaminare, quantunque con poca speranza, se la porta era libera, e la trovòaperta. Si avanzò timidamente nella galleria, incerta ove dovesse andare. Suoprimo desiderio fu di ottenere qualche notizia sul destino della zia. Scese neltinello. A misura che si avanzava, sentiva da lontano voci irate: le facce cheincontravapeinumerosianditielaconfusionecheregnavaaumentavanoildileispavento. In fine arrivò nella stanza che cercava, ma non c'era alcuno. Nonpotendopiùreggersiinpiedi,siriposòunmomento.Riflettècheavrebbeinvanocercata la zia nell'immenso laberinto di quel castello, che pareva assediato daibriganti. Pensò dunque a tornare nella sua camera,ma temeva d'incontrarsi inque' feroci, quando un sordo mormorio interruppe il cupo silenzio; il rumorecresceva: distinse qualche voce e sentì passi che s'accostavano. Si alzò perandarsene ma venivano appunto per l'unica via ch'ella potesse seguire: pensòdunquediaspettarechefosseroentrati.Udìgemiti,evidepocodopocomparireun uomo portato da quattro. Atterrita a questo spettacolo, ebbe appena forzabastante per tornare alla sua camera senza poter conoscere chi fosse l'infelicecircondatodaquellagente,chenellaconfusionenonl'aveanoveduta.

Il suo affetto per la zia diveniva sempre maggiore; si ricordava cheMontonil'avevaminacciata di chiuderla nella torre di levante, ed era probabile che talcastigo avesse soddisfatto la di lui vendetta. Risolse dunque, nel corso dellanotte,dicercareunaviaperrecarsiaquellatorre.Sapevabenechenonavrebbepotuto efficacemente soccorrere la zia, ma credè che nel suo tristo carceresarebbestatasempreunaconsolazioneperleil'udirelavocedellanipote.Alcuneorepassaronocosìnellasolitudineenelsilenzio,eparvecheMontoni l'avesseobliatadeltutto.Appenafunotte,venneroappostatelesentinelle.

L'oscuritàdellacamerarianimòilterrorediEmilia.Appoggiataallafinestra,fuassalitadamilleideedisgustose.«Eche!»dicevaella;«sequalcunodiquestibanditi,colfavordelletenebre,s'introducessenellamiacamera,cosaavverrebbedime?»Poi,ricordandol'abitantemisteriosodellacameravicina,ilsuoterroremutòoggetto.«Nonèunprigioniero,benchèrestinascostoinquellastanza;nonèMontonichelochiudaperdifuori,maèl'incognitostessochesiprendequestacura.»Facendotuttequesteriflessioni,siritiròdallafinestra,edacceseillume.Si affrettò quindi ad assicurare alla meglio l'uscio della scala. Questo lavorol'occupò sino a mezzanotte. Tutto era quieto, nè si udiva che i passi dellasentinella sul bastione. Aprì la porta con cautela, e vedendo e sentendo unaperfettissima calma, uscì; ma appena ebbe fatti pochi passi, vide un fioco

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chiarore sui muri della galleria. Rientrò in camera, e chiuse la porta,immaginandosicheforseMontoniandasseafarelasuavisitaall'incognito.Dopomezz'ora circa uscì di nuovo, e nonvedendonessuno, prese la direzione dellascaladi tramontana,immaginandosidipoterivipiùfacilmentetrovarelatorre.Si fermava spesso, ascoltando con paura il fischiar del vento, e guardando dalontanoattraversol'oscuritàdeilunghiandroni.Finalmentegiunseallascalachecercava, la quale metteva in due passaggi diversi. Esitò alcun poco, e scelsequellocheconducevainunavastagalleria.

La solitudine di quel luogo la gelò di spavento, e tremava perfino all'eco de'propri passi. D'improvviso le parve sentire una voce, e temendo egualmented'avanzarsiodiretrocedere,rimaseimmobile,osandoappenaalzargliocchi.Leparvechequellavoceproferisselamenti,evenneconfermatainquest'ideadaunlungo gemito. Credè potesse essere sua zia, e si avanzò verso quella parte.Nulladimeno,primadiparlare,tremavadiconfidarsiconqualcheindiscretochepotesse denunziarla a Montoni. La persona, qualunque fosse, parevaafflittissima. Mentre titubava, quella voce chiamò Lodovico. Emilia allorariconobbeAnnetta,etuttalietasiaccostòperrisponderle.

«Lodovico!»gridavaAnnettapiangendo;«Lodovico!

—Sonio,»disseEmilia,tentandoaprirlaporta,«Macomeseituqui?Chitiharinchiusa?

—Lodovico!Lodovico!

—NonèLodovico;sonoio,èEmilia.»

Annettacessòdipiangereetacque.

«Setupuoiaprirlaporta,entrerò,»disseEmilia;«nontemerdinulla.

—Lodovico!ohLodovico!»gridavaAnnetta.

Emiliaperdevalapazienza,etemendodiesserescoperta,volevaandarsene;mariflettèchelaragazzapotrebbeaverqualchenotiziasullazia,oalmenoavrebbepotuto indicarle la strada della torre.Ottenne infine una risposta, benchèpocosoddisfacente.Annettanonsapevanulladellapadrona,escongiuravalasoltantodidirlecosafossestatodiLodovico.Emiliarisposenonsaperlo,eledomandòcomemaisitrovasserinchiusalàentro.

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«MihamessoquiLodovico.Dopoesserfuggitadalgabinettodellapadrona,iocorrevasenzasaperdove: lo incontrainellagalleria,edeglimihaconfinata inquestacamera,portandovialachiave,affinchènonmiaccadessealcunmale.Mihapromessoditornarequandotuttosaràquieto.Maègiàtardi,enonloveggovenire;chisachenonl'abbianoucciso?»

Emiliasirammentòalloral'individuoferitodaleivedutotrasportarenellasala,enon dubitò più che non fosse Lodovico, ma nol disse. Impaziente di saperqualcosadellazia,lapregòd'insegnarlelastradadellatorre.

«Oh!nonviandate,signorina,perl'amordiDio,nonmilasciatequisola.

«Ma,Annettacara,»risposeEmilia,«noncredergiàch'iopossarestarquituttanotte. Insegnami la strada della torre, e domattina mi occuperò della tualiberazione.

—BeataMaria!»disseAnnetta;«dovròdunquestarquituttalanotte?Moriròdallapauraedallafame,nonavendomangiatonulladopoilpranzo.»

Emiliapotèastentocontenerlerisaaquesteespressioni.Infineneottenneunaspecie di direzione verso la torre orientale. Dopo molte ricerche, giunse allascala della torre, e si fermò un istante per fortificare il suo coraggio colsentimentodel dovere.Mentre esaminavaquel luogo, vide unaporta in facciaallascala.Incertasequestalacondurrebbedallazia,tiròilchiavistelloel'aprì.Si avvide che metteva sul bastione, e l'aria le spense quasi il lume. Le nubiagitatedaiventistentavanoalasciarvederealcunestelle,raddoppiandogliorroridellanotte.Rinchiuselaportaesalì.

L'immagine della zia, pugnalata forse per mano istessa del marito, venne aspaventarla; e si pentì d'aver osato recarsi in quel luogo.Ma il dovere trionfòdella paura, e continuò a camminare. Tutto era calmo. Finalmente le colpì glisguardi una striscia di sangue sulla scala; le pareti e tutti i gradini n'eranoaspersi.Sifermòsforzandosidisostenersi,elasuamanotremantelasciòquasicadereillume.Nonsentivanulla;quellatorrenonparevaabitatadaanimaviva.Si rimproveròmille volte di essere uscita; temeva sempre di scoprire qualchenuovo oggetto d'orrore; eppure, prossima al termine delle sue ricerche, nonsapevarisolversiaperderneilfrutto.Ripresecoraggio,egiuntaallatorre,videun'altraportael'aprì.Ifiochiraggidellalampadanonlelasciaronovederechemuraumideenude.Entrandoinquellastanza,enellaspaventosaaspettativadi

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ritrovarviilcadaveredellazia,videqualcosainuncanto,ecolpitadaun'orribileconvinzione, restò alcun tempo immobile. Animata quindi da una specie didisperazione, si accostò all'oggetto del suo terrore, e riconobbe un vecchioarnesemilitare,sottoalqualeeranoammucchiatearmi.Mentresidirigevaallascalaperuscire,videun'altraportachiusadifuoriconuncatenaccio,edinanzialla quale si vedevano altre orme di sangue: chiamò ad alta voce la zia, manessunorispose.«Essaèmorta!»sclamòallora;«l'hannouccisa;ilsuosanguerosseggia questi gradini. »Perdè tutta la forza, depose il lume, e sedette sullascala. Dopo nuovi inutili sforzi per aprire, scese per tornare alla sua camera.Appenafunelcorridoio,videMontoni,espaventatapiùchemai,sigettòinunangolopernonincontrarlo.Glisentìchiudereunaporta,l'istessach'ellaaveagiànotato. Ne ascoltò i passi allontanarsi, e quando l'estrema distanza non lepermisepiùdidistinguerlo,entròincameraecoricossi.

Già biancheggiava l'alba e le palpebre d'Emilia non eransi ancora chiuse alsonno;maalfinelanaturaspossatadièqualchetreguaallesuepene.

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CAPITOLOXXIV

Emiliarestòincameratuttalamattina,senzariceverealcunordinediMontoni,nèvederealtrochegliarmatiiqualipasseggiavanosulbastione.L'inquietudinesuldestinodellazia lavinse finalmente sull'orrorediparlareaquelbarbaro, edecisedirecarsidaluiperottenereilpermessodivederla.

L'assenzatroppoprolungatadiAnnettaprovavainoltrech'eraaccadutaqualchedisgrazia a Lodovico, e ch'essa era tuttavia rinchiusa. Emilia risolse dunqued'andar a vedere se ella fosse ancora nella stanza, e d'avvertirne Montoni:suonavailmezzogiorno.Ilamentidellameschinasisentivanoall'estremitàdellagalleria:deploravailpropriodestinoequellodiLodovico;quandointeseEmilia,la supplicòa liberarla subito,perchèmorivadi fame.Lapadroncina le risposechesarebbeandataimmediatamenteachiederelasualiberazione;alloralapauradella fame cedè pel momento a quella del padrone; e quando la fanciulla lalasciò,essalapregavaconcaloreanoniscoprirl'asiloovenascondeasi:Emiliasiavvicinò alla gran sala, ed il tumulto che udì, gl'individui che incontròrinnovaronle gli spaventi. Però pareano pacifici: la guardavano con avidità,talvolta le parlavano. Traversando la sala per recarsi nel salotto di cedro, oveteneasid'ordinarioMontoni,scorsesulsuolospade infranteegoccedisangue:quasi quasi credea vedere un cadavere.Avanzandosi, distinse unmormorio divoci,chelafecerotitubaresedovesseonoinoltrarsi.Cercavainvanocogliocchiqualcheservitoreperfarsiannunziare,manonnecomparivaalcuno.Gliaccentich'ellaintendeanonesprimevanopiùlacollera,ericonobbelavocediparecchiconvitati della sera precedente. Mentre si disponeva a bussare, comparve lostessoMontoni;sorpreso,lasciòconoscerenellasuafisionomiatuttiivarimotidell'animo.Emilia, tremante, stavasimutola.Montoni ledomandòconseveritàchecosaavesse intesodel lorocolloquio.Essa loaccertòdinonesserevenutacoll'intenzionediascoltareidiluisegreti,maperimplorarelasuaclemenzaperlaziaeperAnnetta.Montoniparvedubitarne,lafissòconocchioindagatore,el'inquietudine che provava, non poteva nascere da frivole ragioni. Emilia lo

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scongiuròdilasciarlaandareavisitaresuazia:eglirisposeconunsorrisoamaro,che confermò i suoi timori, e le fece perdere il coraggio di rinnovargliene lapreghiera.

«PerAnnetta,»diss'egli,«andateatrovarCarlo,cheleaprirà.Lostoltochel'harinchiusanonesistepiù.»

Emilia,fremendo,rispose:«Malamiapoverazia,signore,perpietà,parlatemidellamiazia...

—Senehacura,»soggiunseMontoni:«nonhotempodirispondereallevostrevane domande. » E volle lasciarla. Emilia lo trattenne scongiurandolo di farlesapere ove fosse sua moglie; d'improvviso intesero la tromba, ed un rumoreconfuso di uomini e di cavalli nel cortile.Montoni corse subito fuori. Emilia,nell'incertezza di seguirlo, affacciatasi alla finestra, le parve distinguere imedesimicavalierivedutipartirepochigiorniprima,e,scorgendoaccorrergenteda tutte le parti, stimò bene di rifugiarsi nella sua camera. La maniera e leespressioni diMontoni quando aveva parlato di suamoglie, confermavano inparteidileisospetti.Stavaassortainque'cupipensieri,quandovideentrareilvecchioCarlo.

«Carasignorina,»lediss'egli,«nonhopotutoprimad'oraoccuparmidivoi.Viportofruttievino,chèdoveteavernebisogno.

—Viringrazio,Carlo,»diss'ella;«aveteforsericevutoquest'ordinedalsignorMontoni?

—Nosignora,»risposeilvecchio;«suaeccellenzahatroppeoccupazioni.»

La fanciulla rinnovò le sue domande sul destino della zia: ma mentre latrascinavanovia,Carloeradall'altrapartedelcastello,edaquelmomentononne sapeva più nulla.Mentr'egli così diceva, Emilia lo guardava attenta, e nonpoteva comprendere se parlasse per ignoranza, o dissimulazione o timore dioffendere il padrone. Le rispose laconicamente sulla zuffa della sera prima,accertandola nel tempo stesso che gli alterchi erano finiti, e che il castellanocredevaessersiingannatosospettandodegliospiti.«Ilcombattimentononebbealtra origine, » soggiunseCarlo, «mami lusingo di non rivederemai più unsimilespettacoloinquestocastellosebbenevisipreparinocosestrane.»Essalopregòdispiegarsi.«Ah!signora,»diss'egli,«nonposso tradire ilsegreto,nèesprimeretuttiimieipensieriinproposito;mailtemposveleràtutto.»

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Essa lo pregò di aprire adAnnetta, indicandogli la stanza ove lameschina sitrovavarinchiusa;Carlolepromisedisoddisfarla;mentrepartiva,glidomandòchifossero inuoviarrivati: lasuacongetturasiverificò:eraVerrezzicollasuatruppa.

Scorsepiùdiun'oraprimacheAnnettacomparisse. In finearrivòpiangendoelamentandosi.

« Chi l'avrebbe mai preveduto, signorina? Oh! caso terribile! Oh! poveroLodovico!

—L'hannoproprioucciso?»lechiesecommossaEmilia.

—No;mafuferitogravemente.Eccoperchènonpotevavenireadaprirmi;maoracominciaastarmeglio.

—CaraAnnetta,mirallegromoltonelsentirech'egliesiste.»

Appenalagiovinefualquantocalmata,Emilialamandòafarricerchesullazia,manonpotèavernenotiziaalcuna.

I due giorni susseguenti passarono senza verun caso notevole, e senza ch'ellapotessesapernulladellazia.Laseradelsecondogiorno,inpredaalsuodolore,ed assalita da funeste imagini, per iscacciarle, si affacciò alla finestra,considerandoitantiastrifulgidissimiescintillantinell'azzurroempireo,chetuttiseguono una determinata via senza confondersi nello spazio. Si rammentòquante volte col diletto padre ne avesse osservato il corso. Queste riflessionifinironoadestareinleiquasiegualmentedoloreesorpresa.Pensòaitristieventisucceduti alle prime dolcezze della vita, alle ultime scosse, alla sua presentesituazione in terra straniera, in un castello isolato, circondata da tutti i vizi,esposta a tutte le violenze, e le pareva d'essere illusa da un sogno prodottodall'immaginazione alterata, nè poteva persuadersi che tanti mali non fosseroideali. Pianse al pensiero di quanto avrebbero sofferto i di lei genitori, seavesseropotutoprevederelesventurechel'attendevano.

Alzògliocchial cielo, evide ilmedesimopianetaosservato inLinguadoca lanotte precedente alla morte del padre; desso trovavasi al di sopra delle torriorientali.Sirammentòidiscorsirelativiallostatodell'anime,elamelodiaintesa,edellaqualelasuatenerezza,adispettodellaragione,avevaammessoilsensosuperstizioso. All'improvviso, i suoni d'una dolce armonia parvero traversar

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l'aere;rabbrividì,ascoltòqualcheminutoinunapenosaaspettativa,sforzandosidi raccogliere le idee e ricorrere alla ragione. Ma la ragione umana non haimpero sui fantasmi dell'immaginazione, più che i sensi non abbianmezzi pergiudicare la forma dei corpi luminosi, che brillano e tosto si estinguononell'oscuritàdellanotte.

Lasorpresadileiaquellamusicasìdolceedeliziosa,eraperlomenoscusabile,essendogiàmoltotempochenonudivalamenomamelodia.IlsuonoacutodelpifferoedellatrombaeralasolamusicachesiconoscessenelcastellodiUdolfo.

Allorchèsifuunpocorimessa,cercòassicurarsidaqualpartevenisseilsuono.Leparvechepartissedalbassodelcastello,manonpotèprecisarlo.Iltimoreelasorpresacedetterotostoalpiacerediun'armonia,cheilsilenzionotturnorendevaancorpiùinteressante.Lamusicacessò,eleideediEmiliaerraronoalungosuquesta strana circostanza; era singolare udirmusica dopomezzanotte, allorchètuttidovevanoesserealriposo,einuncastelloovedatantianninonerasiintesonullachevisomigliasse.Ilunghipatimentiavevanlaresasensibilealterrore,esuscettibiledisuperstizione.Leparvechesuopadreavessepotutoparlarleconquella musica, per ispirarle consolazione e fiducia sul soggetto ond'era alloraoccupata. La ragione le suggerì però questa congettura esser ridicola, e larespinse; ma, per un'inconseguenza naturale della fantasia riscaldata, siabbandonò alle idee più bizzarre: rammentò il caso singolare che aveva postoMontoni in possesso del castello; considerò la maniera misteriosa dellascomparsadell'anticaproprietaria;nonsieramaipiùsaputonulladilei,edilsuospirito fu colpito da paura. Non eravi nessun rapporto apparente traquell'avvenimentoelamelodia,eppurecredèchequesteduecosefosserolegatedaqualchevincolosegreto.

Finalmente si ritirò dalla finestra,ma le tremavano le gambe nell'accostarsi alletto. Il lume stava per estinguersi, ed ella fremevadi dover restare al buio inquella vasta camera;mavergognandosi tostodella suadebolezza, andò a lettopensando al nuovo incidente, e risoluta di aspettare la notte successiva all'oraistessaperispiareilritornodellamusica.

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CAPITOLOXXV

Annetta venne da lei la mattina senza fiato. « Oh! signorina, » le disse controncheparole,«quantecosehodaraccontarvi!Hoscopertochièilprigioniero,manonerailprigioniero;èquellochiusoinquellacamera,dicuivihoparlato,ediol'avevapresoperun'ombra!

— Chi era quel prigioniero? » chiese Emilia, ripensando al caso della nottescorsa.

—V'ingannate,signora,noneraprigionieronienteaffatto.

—Chièdunque?

—BeataVergine! come son rimasta!L'ho incontrato poco fa sul bastione quisotto! Ah! signora Emilia, questo luogo è proprio strano. Se ci vivessimomill'anni, non finireimai di stupirmi.Ma, come vi diceva, l'ho incontrato sulbastione,ecertopensavaatutt'altrochealui.

—Questeciarlesono insopportabili;digrazia,Annetta,nonabusaredellamiapazienza.

— Sì, signorina, indovinate? chi era mo; è una persona che voi conoscetebenissimo.

—Nonpossoindovinarlo,»risposeEmiliaconimpazienza.

— Ebbene, vi metterò sulla strada. Un uomo grande, col viso lungo, checamminacongravità,cheportaungranpennacchiosulcappello,cheabbassagliocchiquandoglisiparla,eguardalagentedisotto leciglianegreefolte!Voil'avete veduto mille volte a Venezia; era amico intimo del padrone. Ed ora,quandocipenso,dicheavevaeglipaurainquestovecchiocastelloselvaggioper

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chiudervisicontantaprecauzione?Maadessoprendeillargo,ediol'hotrovatopoco fa sul bastione. Tremava nel vederlo;mi ha fatto sempre paura;ma nonvoleva che se ne accorgesse. Allorchè mi è passato vicino, gli ho fatto unariverenza,eglihodetto:Siateilbenvenutoalcastello,signorOrsino.

—Ah!dunqueeraOrsino?

—Sì,signora;eglistesso,coluichehafattoammazzarequelsignoreveneziano.

—GranDio!»sclamòEmilia;«eglièvenutoaUdolfo!Hafattobenissimoastarnascosto.

—Machebisogno c'è di tante precauzioni?Chi potrebbemai immaginarsi ditrovarloqui?

—Èverissimo,»disseEmilia,edavrebbeforseconclusochelamusicanotturnavenivadaOrsino,senonfossestatacertanonavereglinègusto,nètalentoperquell'arte. Non volendo aumentare le paure di Annetta parlando di ciò checagionavalasua,ledomandòsefossevialcunonelcastellochesapessesuonarqualcheistrumento.

«Oh,sì,signorina,Benedettosuonabeneiltamburo,Lancellottoèbravoperlatromba,eancheLodovicosuonabenelatromba.Maoraèammalato.Miricordocheunavolta...

—Nonavresti tuintesaunamusica,»disseEmiliainterrompendola,«dopoilnostroarrivoinquestoluogo,esegnatamentelanottescorsa?

—No,signora;nonhointesomaialtramusica,fuorquelladeitamburiedelletrombe.Equantoallanottepassata,nonhofattoaltrochesognarel'ombradellamiadefuntapadrona.

— La tua defunta padrona? » disse la fanciulla tremando; « tu sai dunquequalcosa?Dimmituttoquellochesai,percarità.

—Ma, signorina, voi non ignorate che nessuno sa cosa sia accaduto di lei: èdunquechiarochehapresol'istessastradadell'anticapadronadelcastello,dellaqualenessunohasaputopiùnulla.»

Emilia, profondamente afflitta, congedò la cameriera, i cui discorsi avevano

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rianimatoiterribilidileisospettisuldestinodellazia,ciòcheladeciseafareunsecondo sforzo per ottenere qualche certezza in proposito, dirigendosi un'altravoltaaMontoni.

Annetta tornòdi lì a pocheore, e disse adEmilia che il portinaio del castellodesideravaparlarleavendounsegretodarivelarle.Quest'ambasciatalasorprese,e lefecedubitarediqualcheinsidia;giàesitavaadacconsentire;maunabreveriflessioneglienedimostròl'improbabilità,earrossìdellasuadebolezza.

«Diglichevenganelcorridoio,»rispos'ella,«egliparlerò.»

Annettapartì,etornòpocodopodicendo:

« Bernardino non ardisce venire nel corridoio, temendo di essere veduto. Siallontanerebbe troppodal suoposto, enonpuò farloper adesso.Ma sevoletecompiacervi di venire a trovarlo al portone, passeremo per una strada segretach'eglimi ha insegnata, senza traversare il cortile, e vi racconterà cose che visorprenderannoassaissimo.»

Emilia,nonapprovandoquelprogetto,negòpositivamentediandare.«Digli,»soggiunse, « che se ha da farmi qualche confidenza, l'ascolterò nel corridoioquandoavràiltempodivenirci.»

Annetta andò aportar la risposta, ed al suo ritornodisse adEmilia: «Nonhoconclusonulla,signorina;Bernardinononpuòinverunmodolasciarelaportainquesto momento; ma se stasera, appena farà notte, volete venire sul bastioneorientale,eglipotràforseallontanarsiunminutoesvelarviilsuosegreto.»

Emilia, sorpresa ed allarmata al tempo stesso dal mistero che colui esigeva,esitava sul partito da prendere; ma considerando che forse l'avvertirebbe diqualche disgrazia, od avrebbe da darle notizie della zia; risolse di accettarel'invito. « Dopo il tramonto del sole, » disse, « io sarò in fondo al bastioneorientale; ma allora sarà appostata la sentinella; come farà Bernardino a nonesserveduto?

—Èappunto ciò chegli hodetto, ed essomiha risposto aver la chiavedellaportadicomunicazionefrailcortileeilbastione,perlaqualeeglisiproponedipassare;chequantoallesentinelle,nonnemettonoalcunainfondoalbastione,perchèlemuraaltissimeelatorredilevantebastanodaquellaparteperguardareilcastello,echequandosaràoscuro,nonpotràesservedutoall'altraestremità.

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— Ebbene, » disse Emilia, « sentirò ciò che vuol dirmi, e ti prego diaccompagnarmi stasera sulbastione: intantodi' aBernardinodi esserpuntualeall'ora indicata,giacchèpotreiancor ioesservedutadalsignorMontoni.Dov'èegli?Vorreiparlargli.

—Ènelsalottodicedro,aparlamentoconaltrisignori.Iocredochevogliadareun banchetto per riparare il disordine dell'altra notte: in cucina sono tuttioccupatissimi.»

Lapadroncinaledomandòseaspettavanonuoviospiti.Annettanonlocredeva.« Povero Lodovico! » diss'ella; « sarebbe allegro come gli altri se fosseristabilito! Ilcasoperònonèdisperato: ilconteMoranoerapiùferitodi lui,eintantoèguaritoesen'ètornatoaVenezia.

—Comefacestiasaperlo?

—Mel'handettoiersera,signorina;misonoscordatadicontarvelo.»

EmilialapregòdiavvertirlaquandoMontonifossesolo.AnnettaandòaportarlarispostaaBernardino,chel'aspettavaimpaziente.Ilcastellanointantofucosìoccupatoper tutto ilgiorno,cheEmilianonebbe l'occasionedicalmare i suoitimorisuldestinodellazia.Volseisuoipensieriall'ambasciatadelportinaio:siperdevainmillecongetture,emanmanochesiavvicinaval'oradelmisteriosocolloquio, cresceva la sua impazienza. Il sole finalmente tramontò: sentìappostare le sentinelle, ed appena giunseAnnetta, che doveva accompagnarla,scesero insieme. Emilia temeva d'incontrar Montoni, o qualcuno de' suoi.«Rassicuratevi, » disseAnnetta, « sono ancora tutti a tavola, eBernardino losa.»

Giunte al primo terrazzo, la sentinella, gridò: Chi va là? Emilia rispose, es'incamminaronoalbastioneorientale,ovefuronofermatedaun'altrasentinella,edopounasecondarisposta,poteronocontinuare.Emilianonamavaesporsicosìtardi alla discrezione di quella gente, impazientissima di ritirarsi, accelerò ilpassoper raggiungerBernardino,manon trovandolosiappoggiòpensierosaalparapetto.Ilboscoelavalleeransepoltinell'oscurità,unlieveventicelloagitavasolo la cima degli alberi, e tratto tratto si udivano voci nell'interno del vastoedifizio.

«Cosasonoquestevoci?»disseEmiliatremante.

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—Quelledelpadroneede'suoiospitichegozzovigliano,»risposeAnnetta.

—GranDio! com'èmaipossibile cheunuomosia così allegroquando formal'infelicità del suo simile!... E la fanciulla guardò con raccapriccio la torre dilevante presso cui si trovava: vide una fioca luce attraverso la ferriata dellastanzainferiore:unapersonavipassavacollumeinmano;talecircostanzanonrianimò le sue speranze a proposito della signora Montoni, poichè, avendolacercatacolàappunto,nonviavevatrovatocheunavecchiadivisaedellearmi.Nulladimenosideciseatentardiaprirelatorrealdifuori,appenaBernardinosifossepartitodalei.

Passava il tempo, e costui non compariva. Emilia, inquieta, esitò se dovesseaspettarloancora;avrebbemandataAnnettaacercarlo,senonavessetemutodirestarsola.

Mentre ragionava colla seguace della tardanza, lo videro comparire. Emilia siaffrettò a domandargli che cosavolevadirle, pregandolodi nonperder tempo,poichèl'arianotturnal'incomodava.

«Licenziatelacameriera,signorina,»ledisseBernardinoconvocesepolcrale,chelafecefremere,«ilmiosegretononpossorivelarlocheavoisola.»Emiliaesitò,mafinìapregareAnnettadiallontanarsialcunipassi;indiglidisse:«Ora,amicomio,sonsola,cosavoletedirmi?»

Egli tacqueunmomento,comeperrifletterepoi, rispose:«Ioperdereicerto ilmio impiego se lo sapesse il padrone. Promettetemi, signorina, che nonpalesereteachicchessiasillabadiciòchesonperdirvi.Chisièfidatodimeinquest'affaremenefarebbepagareilfiosevenisseacapirech'iol'avessitradito.Ma mi sono interessato per voi, e voglio dirvi tutto. » Emilia lo ringraziòaccertandolodellasuasegretezza,elopregòdicontinuare.«Annettamihadettoneltinello,quantovoistateinpenaperlasignoraMontoni,equantodesiderateessereinformatadelsuodestino.

—Èvero,selosapeteditemitostociòchehadipiùterribile;sonparataatutto.

—Iopossodirvelo,maviveggocosìafflitta,chenonsocomecominciare.

—Sonparataatutto,amico,»ripetèEmiliaconvocefermaedimponente,«epreferiscolapiùterribilecertezzaaquestodubbiocrudele.

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—Seècosì,vidiròtutto.Giàsapetecheilpadroneesuamoglienonandavanod'accordo; non tocca a me conoscerne il motivo, ma credo che ne saprete ilrisultato.

—Bene,»disseEmilia,«ecosì?

—Ilpadrone,aquantopare,haavutoultimamenteun fortealtercocon lei: iovidi tutto, intesi tutto, e più di quel che possono supporre; ma ciò nonriguardandomi,ionondicevanulla.Pochigiornisonoeglimimandòachiamareemidisse:Bernardino, tu seiunbrav'uomo,ecredopotermi fidaredi te...Loassicuraidellamiafedeltà.Allora,perquantomiricordo,midisse:Hobisognoche tumi serva inun'affare importante.Miordinò ciò chedoveva fare;madiquestonondirònulla,chèconcernesoltantolapadrona.

— Cielo! che faceste? qual furia poteva indurvi ambidue ad un atto cosìdetestabile?

— Fu una furia, » rispose Bernardino con voce cupa, e tacquero entrambi.Emilia non aveva coraggio di domandarne davvantaggio. Bernardino parevatemeredispiegarsipiùparticolarmente;alfinesoggiunse:«Èinutileriandareilpassato. Il padrone fu troppo crudele, sì,ma voleva essere obbedito. Se iomifossiricusato,neavrebbetrovatounaltromenoscrupolosodime.

— L'avete uccisa? » balbettò Emilia; « io dunque parlo con un sicario? »Bernardinotacque,elafanciullamosseunpassoperlasciarlo.

— Restate, signorina, » ei le disse; « voi meritereste di lasciarvelo credere,giacchèmenestimastecapace.

—Sesieteinnocente,ditelotosto»soggiunseEmiliaquasimoribonda;«nonhoforzabastanteperascoltarvimaggiortempo.

—Orbene,lasignoraMontonièvivapermesolo;essaèmiaprigioniera:suaeccellenza l'ha confinata nella camera di sopra del portone, eme ne affidò lacustodia.Volevadirvicheavrestepotutoparlarle;maora...»

Emilia, sollevata a tai parole da inesprimibile angoscia, scongiurollo di farlevederelazia.Egliviacconsentìsenzafarsipregarmolto,eledissechelanotteseguente,allorchèMontonifossealetto,sevolevarecarsiallaportadelcastello,potrebbeforseintrodurladallaprigioniera.

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Inmezzoallariconoscenzacheleispiravasiffattofavore,parveallafanciulladiscorgerene'diluisguardiunacertasoddisfazionemaligna,mentrepronunziavaquest'ultime parole. Sulle prime scacciò tale idea, lo ringraziò di nuovo, eraccomandòlaziaalladiluipietà,assicurandolochel'avrebbericompensato,esarebbe esatta all'appuntamento indicato; quindi gli augurò buona sera, edandossene.

Passòqualcheoraprimachelagioia,eccitatainleidalraccontodiBernardino,lepermettessedigiudicareconprecisionedeipericolicheminacciavanoancorala zia e lei stessa. Quando la sua agitazione si calmò, riflettè che la zia eraprigionierad'unuomo,ilqualepotevasacrificarlaallavendettaoall'avariziasua.Allorchèpensavaall'atrocefisonomiadelportinaio,credevacheilsuodecretodimortefossegiàfirmato;immaginandocoluicapacediconsumarequalunqueattobarbaro.Questeideelerammentaronol'accentocolqualeleavevapromessodifarlevederelaprigioniera.Levennemillevolteinideachelaziapotesseessergià morta, e che lo scellerato era forse incaricato d'immolare anche leiall'avariziadiMontoni,ilqualeditalguisasarebbeentratoinpossessodeisuoibeni inLinguadoca, che avevan formato il temad'una sìodiosa contestazione.L'enormitàdiquestodoppiodelittoglienefeceallafinerespingerelaprobabilità;manonperdètuttiitimori,nètuttiidubbiispiratiledallemanierediBernardino.

Lanotteeragiàmoltoavanzata,edellasiafflissequasidinonsentirlamusica,dellaqualeaspettavailritornoconsentimentopiùfortedellacuriosità.Distinselunga pezza le risa smoderate di Montoni e de' suoi convitati, le canzonilubriche,esentìfinirebentardi i lororumorosidiscorsi.Susseguìunprofondosilenzio interrotto soltanto dai passi di quelli che si ritiravano ne' rispettivialloggi. Emilia, ricordandosi che la sera precedente aveva intesa la musicapress'apocoall'istess'ora,aprìpianpiano la finestra, stando inattenzionedellasoavearmonia.

Ilpianetadaleiosservatoalprimosentiredellamusica,nonsivedevaancora,ecedendoadunaimpressionesuperstiziosa,guardavaattentalapartedelcieloincui doveva apparire, aspettando lamelodia nello stessomomento.Alfine essocomparve,rifulgendosopraletorriorientali.Emiliatesel'orecchio,maindarno.Leorescorseroinansiosaaspettativa;nessunsuonoturbòlacalmasolennedellanatura. Ella rimase alla finestra finchè l'alba non cominciò a biancheggiare levettede'monti,epersuasaallorachelamusicanonsisarebbealtrimentisentita,seneandòaletto.

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CAPITOLOXXVI

Emilia restò sorpresa il dì seguente udendo cheAnnetta sapeva la detenzionedella zia nella camera sopra il portone d'ingresso del castello, e non ignoravaneppure il progetto di visita notturna; cheBernardino avesse potuto confidarealla cameriera un mistero così importante era poco probabile, ma intanto lemandava un messaggio relativo al loro colloquio, invitandola a trovarsi sola,un'oradopomezzanotte,sulbastione,eaggiungendocheavrebbeagitosecondolapromessa.Emiliafremèa taleproposta,efuassalitadamille timorisimiliaquellichel'avevanoagitatalanotte.Nonsapeaqualpartitoprendere:figuravasispessocheBernardinol'avesseingannata;cheforseavevagiàassassinatalazia;ch'era in quel momento il sicario di Montoni, il quale voleva sacrificarlaall'esecuzionedeisuoiprogetti.Ilsospettochelainfelicedonnanonvivessepiù,siriunìaisuoitimoripersonali.Infatti,loziosapevache,incasodimortedellamogliesenzaavergli fatta lacessionede'suoibeni, liavrebbeereditatiEmilia;ned era improbabile ch'egli pensasse a sbarazzarsi anche di lei per entrar intranquillo possesso di quelle tanto agognate sostanze. Alfine, il desiderio diliberarsidatantecrudeliincertezze,ladeciseroanonmancarealconvegno.

«Macomepotròio,»diss'ella,«traversar ilbastionecosì tardi?Lesentinellemifermeranno,eilsignorMontonilosaprà.

— Bernardino ha pensato a tutto, » rispose Annetta; « ei mi ha dato questachiave,incaricandomid'avvertirvich'essaapreunaportainfondoallagalleriaavôlta, che conduce al bastione di levante; così non temerete d'incontrare gliuominidiguardia.Mihaincaricatodidirviinoltrechevifaandaresulterrazzosola per condurvi al luogo convenuto, onde non aprire la sala grande, il cuicancellocigola.»QuestaspiegazionecosìnaturalecalmòEmilia.

«Maperchèvuoleeglich'iovadasola?

— Perchè? glie l'ho domandato appunto. Perchè, gli dissi, non potrei venire

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anch'io? chemale ci sarebbe?Mami ha risposto di no. Io volli persistere: fuinflessibile.Mifiguroperòchesapretechiandateavedere.

—TelohaforsedettoBernardino?

—No,signora,nonmihadettonulla.»

Pertuttoilrestodeldì,Emiliafuinpredaacontinueincertezze.Udìsuonarelamezzanottee titubavaancora.Lapietàper laziavinsealfineogni ripugnanza:pregòAnnettadi seguirla fino allaportadellagalleria, equivi aspettare il suoritorno.Giunta colà, aprì, tremando, la porta, ed entrata sola e senza lume sulbastione, avanzossi guardinga ed attenta verso il luogo convenuto, cercandoBernardino attraverso le tenebre.Raccapricciò al suonodi una voce rauca cheparlavavicinoalei,ericonobbetostoilportinaio,ilqualel'aspettavaappoggiatoal parapetto. E' le rimproverò la sua tardanza, dicendole aver mancato più dimezz'ora.Ledissediseguirlo,edaccostossialluogoond'eraentratosulterrazzo.Quando la porta fu aperta, la tetra oscurità dell'andito, illuminato da una solafiaccolacheardevainfissanelsuolo,lafecefremere;ricusòdientrarvi,amenochenonpermettesseadAnnettadiaccompagnarla.Bernardinosioppose,maunìdestramente al rifiuto tante particolarità proprie ad eccitare la curiosa pietà diEmiliaperlazia,cheriuscìapersuaderlaaseguirlofinoalportone.Eglipreselatorciaeandòavanti.Infondoall'anditoaprìun'altraporta,escesipochigradinisitrovaronoinunacappelladiroccata.LafanciullasirammentòalcunidiscorsidiAnnettasutalproposito.Contemplavaconterrorequellemurasenzavôltaecopertedimusco;quellefinestregotichedovel'elleraelabrioniasupplivanodalunga pezza ai vetri, ed i cui festoni frammischiavansi ai capitelli infranti.Bernardino urtò in una pietra e proruppe in una bestemmia orribile, resa piùtremendadall'ecolugubre.Ilcuoredileisiagghiacciò,macontinuòaseguirlo,edeglivoltòadestra.«Perdiqui,signorina,»ledisse,scendendounascalacheparevaaddurreaprofondisotterranei.Emiliasifermòdomandandogliconvocetremanteovepretendessecondurla.

«Alportone,»risposeBernardino.

—Nonpossiamoandarciperlacappella?

—No,signora,essacicondurrebbenelsecondocortile,ch'iovoglioscansare.»

Emiliaesitavaancora, temendoegualmentediandare innanzi, ed'irritarecoluiricusandodiseguirlo.

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«Venite, signorina,»diss'egli, giuntogià in fondoalla scala, « spicciatevi: ionon posso star qui tutta notte; non vi aspetto più. » Sì dicendo, andò innanzi,portandosemprelafiaccola.Emilia,temendodirestarnelletenebre,loseguìconripugnanza.Giunseroinunsotterraneo,ovel'ariaumidaegrossa,ifoltivaporioscuravantalmentelafiaccola,cheBernardino,perpauranonglisispegnesse,sifermòunmomentoadattizzarla;nell'intervallo,Emiliaosservòvicinoa leiundoppio cancello di ferro, e, più lontano, alcuni mucchi di terra che parevanocircondareunafossadamorti.Similespettacoloincotalluogol'avrebbecolpitaviolentemente inognialtro tempo,maalloracredèquella fosse la tombadellazia,echeilperfidoBernardinoconducesseancheleiallamorte.Illuogooscuroe terribile ove ritrovavansi giustificava quasi il suo pensiero, che sembravaadattatoaldelitto,evisipotevacommettereimpunementeunassassinio.Vintadal terrore, non sapeva che risolvere, pensando come vana fosse la fuga,impedita dalla tenebria e dal lungo cammino, non che dalla sua debolezza.Pallida ed inquieta, aspettava che Bernardino avesse attizzata la fiaccola, esiccomelasuavistaricorrevasempreallafossa,nonpotèamenodichiedergliperchi fossepreparata.L'uomovolsevêr leiglisguardisenzarispondere.Ellaripetè la domanda; colui, scuotendo la face, andò oltre, nè aperse bocca. Lafanciullacamminòtremandosinoadun'altrascala,salitalaqualetrovaronsinelprimocortile.Neltraversarlo,lafiammalasciavavederelealteeneremuraglietappezzatedi lungheerbe sporgenti dalle commessure, e coronateda torricellecontrastanticolleenormetorridelportone.Inquelquadrorisaltavala tarchiatafigura diBernardino.Costui era avvolto in un lungomantello scuro, sotto delquale appena si scuoprivano i suoi coturni, o sandali, e la punta della lungasciabolacheportavacostantementealfianco.Avevaintestaunberrettobassodivellutoneroornatod'unapiccolapiuma.Ilineamentiduriesprimevanounumoreburbero,astutoed impaziente.Lavistadelcortile rianimòl'abbattutaEmilia,enell'avvicinarsi al portone cominciò a sperare di essersi ingannata nelle suepaurose congetture; guardando inquieta la prima finestra sopra la vôlta, evedendolascura,domandòsefossequelloilluogoovetrovavasirinchiusalasuazia. Essa parlava adagio, e Bernardino non parve intenderla perchè non lerispose.Entrarononell'edifizio,etrovaronsiaipièdellascalad'unadelletorri.

«LasignoraMontonidormelassù,»disseBernardino.

—Dorme!»risposeEmiliasalendo.

—Dormeinquellacameralassù,»soggiunsel'uomo.

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Ilventochesoffiavaperquelleprofondecavitàaccrebbelafiammadellatorcia,la quale rischiaròviemeglio l'atroce figuradiBernardino, le vetuste pareti, lascala a chiocciola annerita dal tempo, e gli avanzi di vecchie armature chepareaniltrofeod'antichevittorie.

Giunti al pianerottolo, la guida mise una chiave nella serratura d'una stanza,«Poteteentrarqui,»ledisse,«edaspettarmi:intantovadoadireallapadronachesietearrivata.

—Èunaprecauzioneinutile,chèmiaziamivedràvolentieri.

— Non ne sono ben sicuro, » soggiunse Bernardino additando la camera.«Entrate,signorina,cheiovadoadavvertirla.»

Emilia, sorpresa ed offesa in certo qualmodo, non ardì resistere;ma siccomecolui portava via la fiaccola, lo pregò di non lasciarla al buio. Ei si guardòintorno,evedutaunalucernainsullascala,l'acceseeladiedeallafanciulla,laqualeentrò,edeglichiuselaportaaldifuori;ascoltòattenta,eleparveche,invece di salire, scendesse la scala,ma il vento impetuoso che soffiava sotto ilportone,nonlepermettevadidistinguerealcunsuono;infine,nonudendoverunmovimentonellacamerasuperioreavevadettoilcustodechestavalaMontoni,stette viepiù perplessa. Poco dopo, in un intervallo di calma, le parve sentirscendereBernardinonelcortile,ediascoltarneperfinolavoce.Tutti iprimieritimori tornarono a colpirla più forte, persuasa non fosse più erroredell'immaginazione, ma un avvertimento del destino che doveva subire: nondubitòchelasuazianonfossestataimmolata,eforseinquellamedesimastanzaove aveano tratto anche lei pel medesimo oggetto. Il contegno e le parole diBernardinoapropositodellaziaconfermavanolesueideelugubri.Stavaattenta,enonsentivaverunrumorenèsullascala,nènellastanzasuperiore;accostatasiallafinestramunitadiferreesbarre,udìalcunevocitrailsoffiodelvento,edallume di una torcia che pareva essere sotto la vôlta, vide sul suolo l'ombra diparecchi uomini, tra cui una colossale, che riconobbe per quella del ferocecustode.

Appena il di lei spirito si fu calmato, prese il lume per vedere se le fossepossibile di fuggire. La stanza era spaziosa, nè aveva altre aperture che lafinestrae laportaper laqualeeraentrata:nonc'eranomobili, all'infuoridiunseggiolonedibronzofissoinmezzoallastanza,esulqualependevaunagrossacatena di ferro, infissa alla vôlta. Lo guardò a lungo con orrore e sorpresa;

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osservòvaricerchipurediferroperchiudervilegambe,edaltrisimilianellisuibracciuolidellasedia.Siconvinsechequell'odiosamacchinaeraunistrumentoditortura,echepiùd'uninfelice,incatenatocolà,dovevaesservimortodifame.Se le rizzarono i capelli al pensiero di trovarsi in siffatto luogo, e precipitossiall'altraestremitàpercercarviunosgabello;manonvidecheunatendaoscura,laqualecoprivaintieramentepartedellastanza.Attonita,stetteaconsiderarlaconispavento:desideravae temevadi sollevarlapervedereciòche ricoprisse:duevolte fu trattenutadalla rimembranzadello spettacoloorribileche la suamanotemeraria aveva scoperto nell'appartamento chiuso; ma pensando che forsenascondeva il cadavere della zia assassinata, spinta dalla disperazione, l'alzò.Dietrotrovavasiuncadaverestesosopraunlettucciobassoelordodisangue;lasuafaccia,sfiguratadallamorte,eraschifosaecopertadilivideferite.Emilialocontemplòconocchioavidoesmarrito:ma il lume lecaddedimano;ecaddeellastessasvenutaa'pièdell'orribileoggetto.

Allorchè riebbe i sensi, si trovò nelle braccia di Bernardino, e circondata dagente che la trasportava fuori: si accorse di che si trattava; ma l'estremadebolezza non le permise di alzar la voce, nè di faremoto alcuno, e scese lascala.Sifermaronosottolavôlta:unodicoloro,togliendolatorciaaBernardino,aprì una porta laterale, ed uscendo sulla piattaforma, lasciò distinguere granquantitàdigenteacavallo.Siachel'ariaapertal'avesseunpocorianimata,ochequeglistranioggettilarestituisseroalsentimentodelpericolo,lafanciullagettòalcunestridaefecevanisforziperisciogliersidaqueibriganti.

Bernardino intanto chiedeva la torcia, alcune voci lontane rispondevano,parecchie persone si avvicinavano, e un lume comparve nel cortile; Emilia futrascinata fuor della porta: ella vide lo stesso uomo che teneva la torcia delportinaio,occupatoa far lumeadunaltro, ilqualesellavauncavallo in fretta,circondatodaaltricavalieridaltruceaspetto.

« Perchè perdere tanto tempo? » disse Bernardino, bestemmiando edavvicinandosi;«spicciatevi,fatepresto,perdio!

— La sella è quasi pronta, » rispose l'uomo che l'affibbiava, e Bernardinobestemmiò di nuovo per siffatta trascuraggine. Emilia, che gridava aiuto convocefioca,futrascinataversoicavalli,edibrigantidisputaronofralorosuqualedovesserofarlamontare.Inquellauscìmoltagenteconlumi,edEmiliaconobbedistintamente, fra tutte le altre, la voce strillante di Annetta: scorse quindiMontonieCavignìseguitidasoldati.Nonlivedevapiùalloraconpaura,macon

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isperanza, e non pensava più ai pericoli del castello, dal quale poco primadesideravatantofuggire.

Dopounabrevezuffa,Montoniedisuoisconfisseroinemici,iquali,inminornumero, epoco interessati forsenell'impresaond'erano incaricati, fuggironodigaloppo.Bernardinosparvefra le tenebre,edEmilia fu ricondottanelcastello.Ripassando dal cortile, la memoria di quanto aveva veduto nella stanza delportonerinnovòinleiiterroriprimieri;equandoudìricaderelasaracinescachela rinchiudeva ancora in quelle mura formidabili, fremè, ed obliando quasi ilnuovopericolocuierasfuggita,nonpotevacomprenderecomelavitaelalibertànonsitrovasseroaldilàdiquellebarriere.

MontoniordinòadEmiliad'aspettarlonellasaladicedro.Viandòpocodopo,el'interrogò con severità sul misterioso avvenimento. Sebbene lo riguardassealloracomel'assassinodisuazia,epotesseappenasoddisfareallesuedomande,pureledileirispostepoteronoconvincerlononavereessaavutovolontariamentealcunapartenellatrama,e lacongedòappenavidecomparirelasuagente,cheavevafattoradunareperiscoprireicomplici.

Emilia stetteunpezzoagitataprimadipoter riflettere sull'occorso. Il cadavereveduto dietro alla tenda stavale sempre innanzi agli occhi, e ruppe in dirottopianto. Annetta gliene chiese il motivo,ma essa non volle confidarglielo, pertimorediirritareMontoni.

Costrettaaconcentrareinsètuttol'orrorediquelsegreto,ladileiragionefupersoccombereall'insopportabilepeso.QuandoAnnettaleparlava,essanonl'udiva,o rispondeva fuordiproposito; sospirava,manonversava lagrime.Spaventatadalladi lei situazione,Annettacorsead informarneMontoni:egli avevaalloracongedati i servi, senza avere scoperto nulla. Il commovente racconto che glifecelacamerierasullostatodiEmilia,loindussearecarsidalei.Alsuonodellasuavoce,lafanciullaalzògliocchi,unraggiodiluceparveravvivarneglispiriti:si alzò per ritirarsi lentamente in fondo alla camera. Montoni le parlò condolcezza:essaloguardavaconariacuriosaespaventata,rispondendosempredisì a tutte le sue domande. Il di lei spirito pareva aver ricevuto una solaimpressione,quelladellapaura.Annettanonpotevaspiegarquestodisordine,eMontoni, dopo inutili sforzi per farla parlare, ordinò alla donzella di restar làtuttanotte,edinformarloilgiornodipoidelsuostato.

Partitochefu,Emiliasi ravvicinò,edomandòchi fossecoluich'eravenutoad

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inquietarla, Annetta le rispose ch'era il signor Montoni, ed essa, ripetendoreplicatamentequestonome,si lasciòcondurreal letto,e l'esaminòconocchiosmarrito;volgendosiquinditremandoallaseguace,lascongiuròanonlasciarla,dicendochedopolamortedisuopadreerastataabbandonatadatutti.Annettaebbelaprudenzadinoninterromperla,equando,dopoaverpiantomolto,lavideinfinecederealsonno, l'affezionataragazza,obliandoognipaura,restòsolaadassistereEmiliatuttanotte.

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CAPITOLOXXVII

Il riposorestituì leforzeallafanciulla.SvegliandosivideconsorpresaAnnettaaddormentata su d'una sedia vicina e tentò di rammentarsi le circostanzedellasera uscitele talmente dalla memoria, che non gliene restava traccia: fissavatuttaviagliocchisopralacameriera,quandoquestasidestò.

«Ah,carapadroncinamiriconoscete?»sclamòessa.

—Setiriconosco!Sicuramente;tuseiAnnetta;macometitroviqui?

—Oh!voisietestatamalissimo,inverità,ediocredeva...

—Èsingolare,»disseEmilia,procurandorammentarsi ilpassato;«maparmiessere stata funestata da un sogno orribile! Dio buono! » soggiunseraccapricciando; « certo non poteva essere che un sogno. » E fissava sguardispaventati suAnnetta, laquale,volendo tranquillarla, le rispose:«Noneraunsogno,no,maoratuttoèfinito.

—Essafudunqueuccisa?»disseEmiliatremante.Annettamiseungrido;essaignorava la circostanza che ricordavasi la fanciulla, ed attribuiva la frase aldelirio.Quand'ebbe chiaramente spiegato ciò che avevavolutodirle,Emilia sirammentò il tentativo per rapirla, e domandò se l'autore del progetto era statoscoperto.L'altra le risposedi no, sebbene fosse facile indovinarlo, e disse chedovevaaleilasualiberazione.«Ècosì,signoraEmilia,»continuòAnnetta;«ioera decisa ad essere più accorta di Bernardino, il quale non aveva volutoconfidarmi il suo segreto;ma iomi era piccata di scuoprirlo. Invigilava sullaterrazza; ed appena egli ebbe aperta la porta, uscii per cercar di seguirvi,persuasissima che non si progettava nulla di buono con tanto mistero.Assicuratamichenonavevachiusalaportainternamente,l'aprii,evitennidietrodalontano,aiutatadalchiarordellafiaccola,finsottolavôltadellacappella.Ioebbipauradiandareavanti,avendosentitoraccontarecosestranediquelluogo,

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matemevaparimentiritornarmenesola;ementreBernardinoattizzavalatorcia,vinsiognitimore,viseguiifinoalcortile,equandosalistelascala,scivolaipianpianosottoilportone,oveintesiuncalpestìodicavallialdifuori,evariuominichebestemmiavanocontroBernardino,perchè tardavaacondurvi;macolà fuiquasisorpresa:ilcustodescese,edioebbiappenailtempodischivarlo.Avevasentitoabbastanzaper saperedi che si trattava,nèdubitaipiùchec'entrasse ilconte Morano in quel progetto, benchè fosse partito. Corsi indietro al buio,obliandotuttelepaure;eppurenonfareiun'altravoltalostessotragittopertuttol'oro delmondo. Fortunatamente il signorCavignì ed il padrone erano ancoraalzati;inunbatterd'occhioradunammogente,eabbiamfattifuggireibriganti.»

L'ancellaavevacessatodiparlare,eEmiliapareaascoltareancora.Finalmente,rompendo il silenzio, disse: « Credo sia meglio andarlo a trovare io stessa.Dov'è?»

Annettadomandòdichiparlasse.

«DelsignorMontoni;hobisognodivederlo.»Annetta,rammentandosialloral'ordinericevutolasera,sialzòimmantinente,dicendocheincaricavasid'andarloacercare.

I sospetti della buona ragazza sul conte erano fondatissimi; e Montoni, nondubitandoneanch'esso,cominciòapresumerecheilvelenomescolatocolvinovifossestatomessoperordinediMorano.

Le proteste di pentimento da questi fatte ad Emilia allorchè fu ferito, eranosincere quando le fece, ma erasi ingannato anche lui. Aveva credutodisapprovare i suoi progetti, e si affliggeva soltanto del funesto loro risultato;quando però fu guarito, le sue speranze si rianimarono, e si trovò disposto adintraprendere nuovi tentativi. Il portinaio del castello, lo stesso ond'erasi giàservito,accettòvolentieriunsecondoregalo,equand'ebberoconcertato il rattodi Emilia, il conte partì pubblicamente dall'abituro ov'era stato a curarsi, e siritirò colla sua gente a qualche miglio di distanza. Le ciarle sconsiderate diAnnetta avendo somministrato a Bernardino un mezzo quasi sicuro peringannare Emilia, il conte nella notte convenuta mandò tutti i suoi servi allaporta del castello, restando esso all'abituro per aspettarvi la fanciulla, cui siproponeva di condurre a Venezia. Abbiamo già veduto in qual modo andò avuoto il suo progetto; ma le violente e diverse passioni dalle quali fu agitatal'animagelosadilui,sondifficiliadesprimere.

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Annettafecel'ambasciataaMontonieglidomandòuncolloquioper lanipote:eglirisposechefraun'orasarebbestatonelsalottodicedro.Emilianonsapevaqualesitodovesseaspettarsidall'abboccamento,efremevad'orroreallasolaideadella suapresenza; volevaparlargli del funestodestinodella zia, e supplicarlod'unagraziacheardivaappenasperare,diritornarecioèinpatria,giacchèlazianonesistevapiù.

Mentre,combattutadamilletimori,riflettevasullaprossimaconferenza,esulleprobabiliconseguenzechepoteaderivargliene,Montonilefecedirenonpoterlavederesenonilgiornodopo:Emilianonseppechecosapensareditalritardo.Annettaledisse,cheVerrezzielasuatruppatornavanopercertoallaguerra:ilcortile esser pieno di cavalli, ed avere saputo che il resto della banda eraaspettatoperprenderetuttiinsiemeun'altradirezione.Quandofunotte,Emiliasirammentò la musica misteriosa già udita; vi attaccava tuttavia una specied'interesse, sperandoprovarne qualche sollievo.L'influenza della superstizionediventava ogni giorno più attiva sulla di lei fantasia infiacchita; congedòAnnetta,erisolsedirestarsolaperaspettarelamusica.Andòdiversevolteallafinestrainvano;leparveavereintesaunavoce,edopounprofondosilenzio,sicredènuovamentedelusanellasuaaspettativa.

Così passò il tempo fino a mezzanotte, ed allora tutti i rumori lontani che sifacevano sentirenell'abitato, cessaronoquasinello stessomomento, e il sonnoparve regnardappertutto.Tornòalla finestra, e fu scossada suoni straordinari:noneraun'armonia,mailbassolamentod'unapersonadesolata.Atterrita,stettead ascoltare: i flebili lamenti eran cessati: si chinò fuori della finestra periscoprirequalchelume:unaperfettaoscuritàavvolgevalecameresottoposte,macredè vedere a poca distanza, sul bastione,moversi qualche oggetto. Il debolechiaroredellestellenonlepermettevadidistinguerbene:s'immaginòfosseunasentinella,ecelòillumeperosservaremegliosenzaessereveduta.

Ilmedesimooggettoricomparvequasisottolafinestra:essadistinseunafiguraumana;mailsilenzioconcuisiavanzavalefe'crederenonfosseunasentinella;lafigurasiaccostò:Emiliavolevaritirarsi,malacuriositàlaspingevaarestare,ed in quell'incertezza l'incognito si pose in faccia a lei e restò immobile. Ilprofondo silenzio, la misteriosa ombra la colpirono talmente, che stava perritrarsi, allorchè vide la figura muoversi lungo il parapetto e sparire. Emiliapensòqualchetempoaquestastranacircostanza,nondubitandodiavervedutoun'apparizione soprannaturale.Allorchè fu più tranquilla, si ricordò ciò che leaveandettodelle temerarie impresediMontoni,e levennein idead'avervisto

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uno di quegl'infelici spogliati dai banditi, divenuto loro prigioniero, e ch'eglifosse l'autore dellamusicamisteriosa.Riflettendoperò cheunprigionierononpotevapasseggiarecosìsenzaguardia,respinsetaleidea.

Credè in seguito cheMorano avesse trovato ilmezzo d'introdursi nel castello,maselepresentaronotostoledifficoltàedipericolidisiffattaimpresa,tantopiùcheseglifosseriuscitodigiungerfinlì,nonsarebbesicontentatodistaremutoamezzanottesottolafinestra,giacchèconoscevaperfettamentelascalasegreta,enonavrebbepercertofattoqueilamentidaleiintesi.Giunseperfinoasupporre,fossequalcunochevolesseimpadronirsidelcastello;maisuoidolorosisospiridistruggevano anche questa congettura. Allora risolse di vegliare la nottesuccessivapercercardidilucidareilmistero,decisaadinterrogarelafigurasesifossedinuovomostrata.

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CAPITOLOXXVIII

Il giornodi poiMontonimandò adEmilia una seconda scusa, che la sorpresenonpoco.

Versosera, ildistaccamentocheaveva fatta laprimascorrerianellemontagne,tornòalcastello:dallasuacamera remota,Emiliasentì le frenetichegridaed icanti di vittoria. Annetta venne poco dopo ad avvertirla che coloro sirallegravano alla vista d'un immenso bottino. Tal circostanza la confermònell'idea,cheMontonifosserealmenteuncapodimasnadieri,esifosseprefissodi ristabilire la sua opulenza assaltando i viaggiatori. In verità, quand'essariflettevaallaposizionediquelcastellofortissimo,quasiinaccessibile,isolatoinmezzo a queimonti selvaggi e solilari, lontano da città, borghi e villaggi, sulpassaggio dei più ricchi viaggiatori; le pareva che tal situazione fosseadattatissima per progetti di rapina, e non dubitò che Montoni non fosserealmente un capo di assassini. Il di lui carattere sfrenato, audace, crudele eintraprendente,convenivamoltoadunasimileprofessione;amavail tumulto,ela vita burrascosa; era insensibile a pietà e timore; il suo coraggio somigliavaalla ferociaanimale:noneraquelnobile impulsocheeccita ilgenerosocontrol'oppressore a pro dell'oppresso; ma una semplice disposizione fisica che nonpermetteall'animadisentireiltimore,perchènonsentenull'altro.

La supposizione di Emilia, quantunque plausibile, non era però abbastanzaesatta: essa ignorava la situazione dell'Italia, e l'interesse rispettivo di tantecontrade belligeranti. Siccome i redditi di parecchi Stati non bastavano amantenere eserciti, neppure nel breve periodo in cui il genio turbolento deigoverni e dei popoli permetteva di godere i benefizi della pace, si formò aquell'epocaunordinediuominiignotinelnostrosecolo,emaldipintinellastoriadi quello. Fra i soldati licenziati alla fine di ciascuna guerra, un piccolissimonumerosoltantotornavaalleartipocolucrativedellapaceedelriposo.Glialtri,talvolta passavano al servizio de' potentati in guerra; tal altra formavansi in

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bande di briganti, e padroni di qualche forte, il loro carattere disperato, ladebolezzadeigoverni,elacertezzachealprimosegnalesarebberocorsisottolebandiere,limettevaalcopertodaognipersecuzionecivile.Siattaccavanospessoallafortunad'uncapopopolare,cheliconducevaalserviziodiqualcheStato,etrafficava il prezzo del loro coraggio. Quest'uso fe' dar loro l'epiteto dicondottieri, nome formidabile in Italia per un periodo assai lungo. Ne vienfissato il fine al principio del secolo decimosettimo; ma sarebbe quasiimpossibileindicarneconprecisionel'origine.

Quandononeranoassoldati,ilcapod'ordinariorisiedevanelsuocastello;elà,one' luoghi circonvicini, godevano tutti dell'ozio e del riposo. Talvoltasoddisfavano i bisogni a spese dei villaggi, ma tal altra la loro prodigalità,allorchèdividevanoilbottino,ricompensavaadusuradellelorosevizie,ediloroospiti prendevano alla lunga qualche tinta del carattere bellicoso. Montoni,spintodallegrosseperditealgiuoco,avevafinitocolfarsianch'eglicapod'unadiquestebande;Orsinoedaltrisiriunironoalui,el'avanzode'loroaveriaveaservitoaformareunfondoperl'impresa.

Appenafunotte,Emiliatornòallafinestra,decisadiosservarepiùesattamentelafigura, casomai ricomparisse. Intanto perdevasi inmille congetture. Sentivasispintaquasiirresistibilmenteacercardifavellarle;manelatrattenevailterrore.«Se fosseunapersona,»pensava,«cheavesseprogetti suquestocastello, lamiacuriositàpotrebbeforsedivenirmifatale;eppureque'lamenti,quellamusicadameintesisoncertosuoi,nèpossonveniredaunnemico.»

Lalunatramontò,l'oscuritàdivenneprofonda;ellaintesesuonarelamezzanottesenza vedere nè sentir nulla, e cominciò a formar qualche dubbio sulla realtàdellaprecedentevisione,percui,stancadiaspettareinvano,seneandòaletto.

Montoni non pensò neppure il giorno seguente a farla chiamare pel richiestoabboccamento. Più interessata che mai di vederlo, gli fece domandare, permezzo di Annetta, a qual ora potesse riceverla; egli le assegnò le undici ore.Emilia fupuntuale, si armòdi coraggioper sopportar lavistadell'assassinodisuazia,elotrovònelsalottodicedrocircondatodatuttiisuoiospiti,alcunideiquali si volsero appena l'ebbero veduta, facendo un'esclamazione di sorpresa.Emilia, vedendo cheMontoni non le badava, voleva ritirarsi, allorchè esso larichiamòindietro.

«Vorreiparlarvidasola,signore,seneavesteiltempo.

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—Sono incompagniadibuoniamicipeiqualinonhosegreti;parlatedunqueliberamente,»risposeMontoni.

Emiliasenzaaprirbocca,s'incamminòversolaporta,edalloraMontonisialzòelacondusse inungabinetto, chiudendone l'usciodispettosamente.Essa sollevògliocchisulladiluifisonomiabarbara,epensandochecontemplaval'assassinodellazia,compresad'orrore,perdettelamemoriadelloscopodellasuavisita,enon osò più nominare la signoraMontoni.Questi finalmente le domandò conimpazienza ciò che volesse da lui, «Non posso perder tempo in bagattelle, »diss'egli, « avendo affari di molta importanza. » Emilia gli disse allora che,desiderando tornarsene in Francia, veniva a domandargliene il permesso. Laguardòconsorpresa,chiedendoleilmotivoditalerichiesta.Emiliaesitò,tremò,impallidì, e sentì scemarsi d'animo. Egli vide la sua commozione conindifferenza,eruppeilsilenzioperdirlecheglipremevaditornarenelsalotto;Emiliafacendosiforza,ripetèalloraladomanda,eMontonilediedeun'assolutanegativa.Resa allora ardita: «Nonpossopiù, signore, » diss'ella, « restar quiconvenientemente,epotreichiederviconqualdirittovoleteimpedirmidipartire.

— Per volontà mia, » rispose egli incamminandosi verso la porta, « ciò vibasti.»

Emilia, vedendo che simile decisione non ammetteva appello, non tentò disostenere i suoidiritti, e fe' soloundebole sforzoperdimostrarne lagiustizia.«Finquandovivevamiazia,»diss'ellaconvocetremante«lamiaresidenzaquipoteaesserdecente,maorch'essanonèpiù,misideveconcederedipartire.Lamiapresenza,osignorenonpuòtornarvigradita,eunpiùlungosoggiornoquinonservirebbecheadaffliggermi.

—ChivihadettochelasignoraMontonisiamorta?»diss'eglifissandolaconocchio indagatore. Ella esitò; nessuno aveaglielo detto, ed essa non ardivaconfessarglicomeavessevedutonellastanzadelportonel'orribilespettacolocheglieloavevafattocredere.

—Chivelohadetto?»ripetèMontoniconimpazienteseverità.

— Lo so pur troppo per mia sventura; per pietà, non parlatemene più. » Esentivasivenirmeno.

—Sevoletevederla,»disseMontoni,«lopotete;essaènellatorred'oriente.»Elalasciòsenzaaspettarerisposta.Parecchideicavalieri,chenonavevanomai

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veduta Emilia, cominciarono a motteggiarlo su tale scoperta, ma Montoniavendoaccoltesiffattecelieconseriocontegno,e'cambiaronodiscorso.

Emilia, intanto, confusa dell'ultime di lui parole, non pensò che a rivederel'infelice zia, a ciò spronata dall'imperioso dovere. Appena vide Annetta, lapregò di accompagnarla e l'ottenne con grande difficoltà.Uscite dal corridoio,giunsero appiè della scala insanguinata;Annetta non volle andare più innanzi.Emilia salì sola; ma quando rivide le strisce di sangue, si sentì mancare, efermossi.Alcuniminutidipausalarinfrancarono.Giuntasulpianerottolo,temèdi trovar la porta chiusa; ma s'ingannava: la porta s'aprì facilmente,introducendolainunacameraoscuraedeserta.Laconsideròpaurosa:siavanzòlentamente, ed udì una voce fioca. Incapace di parlare o di fare alcun moto,ristette: la voce si fece sentire nuovamente, e parendole allora di riconoscerequelladellazia,sifececoraggio,siavvicinòadunlettochescorseinfondoallavastissima camera, ne aprì le cortine, e vi trovò una figura smunta e pallida;rabbrividì, e presale la mano che somigliava a quella di uno scheletro, eguardandola attenta, riconobbe madama Montoni, ma sì sfigurata, che i suoilineamentiattualilerammentavanoappenaciòch'erastata.Essavivevaancora,edaprendogliocchi, li volse allanipote.«Dove siete stata tanto tempo?» lechiesecolmedesimosuonodivoce;«credevachemiavesteabbandonata.

—Vivetevoi,»parlòalfineEmilia,«osieteun'ombra?

—Vivo,masentochestopermorire.»

Emiliaprocuròdiconsolarla,eledomandòchil'avesseridottainquellostato.

Facendolatrasportarecolàperl'inverosimilesospettoch'ellaavesseattentatoallasuavita,Montonierasifattogiuraredaisuoiagentiilpiùprofondosegreto.Dueerano i motivi di questo rigore: privarla delle consolazioni di Emilia, eprocacciarsi l'occasione di farla morire senza strepito, se qualche circostanzavenisseaconfermareisuoisospetti.Laperfettacognizionedell'odiocheavevameritato dalla moglie l'aveva indotto naturalmente ad accusarla dell'attentato.Nonaveva altre ragioniper supporla rea, e lo credeva ancora.L'abbandonò inquella torre alla più dura prigionia, ove, senza rimorsi e senza pietà, la lasciòlanguire in preda aduna febbre ardente, che l'aveva infine ridotta sull'orlo delsepolcro.

Le striscie di sangue vedute da Emilia sulla scala, provenivano da una ferita

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toccata, nella zuffa, da uno dei satelliti che la trasportavano, e sfasciatasi nelcamminare. Per quella notte accontentaronsi coloro di chiuder bene laprigioniera, non pensando a farle la guardia. Ecco perchè, alla prima ricerca,Emilia trovò la torredeserta e silenziosa.Allorchè tentòd'aprire laportadellastanza,suaziadormiva.Seperòilterrorenonleavesseimpeditodichiamarladinuovo, l'avrebbe alfine svegliata, e sarebbesi così risparmiati tanti affanni. Ilcadavereosservatonellacameradelportone,eraquellodelferitodaleivedutotrasportarenellasaladoveavevacercatounasilo,spiratosul tettucciopochidìappresso,echedovevaessersepoltolamattinaseguentenellafossascavatasottolacappellaperdov'erapassataconBernardino.

Emilia,dopomille interrogazioni, lasciò laziaun istanteperandar incercadiMontoni.Ilvivointeressechesentivaperleilefeceobliareilrisentimentoacuil'esporrebberolesuerimostranze,elapocaapparenzadiottenerequantovolevachiedergli.

«Vostramoglieèmoribonda,signore,»glidiss'ellaappenalovide;«ilvostrocorruccio non vorrà perseguitarla certo fino agli ultimi momenti. Permettetedunque che sia trasportata nelle sue stanze, e se le apprestino i soccorsinecessari.

—Achegioveràquesto,s'ellamuore?»disseMontoniconindifferenza.

— Gioverà, signore, a risparmiarvi qualcuno dei rimorsi che vi lacererannoallorchèsaretenelladileisituazione.»

L'audacerispostanonloscosseguari;resistèlungapezzaallepreghiereedallelagrime;alfinelapietà,cheavevaassuntoleespressiveformediEmilia,riuscìacommovere quel cuore di macigno. Si volse vergognandosi di un buonsentimento, e a volt'a volta inflessibile ed intenerito, acconsentì a lasciarlariporrenel suo letto,eassistere lanipote temendo insiemeche il soccorsononfossetroppotardo,echeMontoninonsiritrattasse,Emilialoringraziòappena,s'affrettòapreparareillettodellazia,aiutatadaAnnettaeleportòunristorativo,chelaponesseingradodireggerealtrasporto.

Appena giunta nelle sue stanze, Montoni revocò l'ordine; ma Emilia, lieta diavereagitocontantasollecitudine,corseatrovarlo,glirappresentòcheunnuovotragittodiverrebbefatale,edottennechelalasciassedov'era.

Per tutto il dì, essa non abbandonò la zia, se non per prepararle il cibo

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necessario.LasignoraMontoniloprendevapercompiacenza,convintadidovermorire fra poco. La fanciulla la curava con tenera inquietudine: ormai nontrattavasi più d'una zia imperiosa,ma della sorella di un padre adorato, la cuisituazionefacevapietà.Giuntalanotte,volevapassarlapressodilei,maellavisiopposeassolutamente,esigendocheandasseariposarsi,econtentandosidellacompagnia di Annetta. Il riposo per verità era necessario a Emilia, dopo lescosse e il moto di quella giornata, ma non volle lasciar la zia prima dimezzanotte, epoca riguardata dai medici come critica. Allora, dopo aver benraccomandato ad Annetta di assisterla con cura e di andare ad avvisarla alminimosintomodipericolo,leauguròlabuonanotteeritirossi.Avevailcuorestraziatodallostatoorribiledellazia,dicuiardivaappenasperarelaguarigione.Vedeva sè stessa chiusa in un antico castello isolato, lontana d'ogni ausilio, enellemanidiunuomocapacedituttocheavrebbepotutodettargli l'interesseel'orgoglio.

Occupata da queste tristi riflessioni, Emilia non andò a letto, e si appoggiò aldavanzale della finestra aperta. I boschi e le montagne, fiocamente illuminatidall'astronotturno,formavanouncontrastopenosocollostatodelsuospirito;mail lieve stormir delle frondi ed il sonno della natura finirono ad addolciregradatamente il tumulto degli affetti, e sollevarle il cuore al punto di farlapiangere.Restòcosìinquellaposizionesenzaaverealtraideacheilsentimentovagodelledisgraziechel'opprimevano;quandoalfinescostòilfazzolettodagliocchi,videsulbastione,infacciaalei,immobileemuta,lafiguragiàosservata:l'esaminòattentamentetremando,manonpotèparlarlecom'eraseloproposto.Laluna rifulgeva, e l'agitazione del suo spirito era forse l'unico ostacolo che leimpedisse di chiaramente distinguere quella figura, la quale non facendomovimentoalcuno,pareva inanimata.Raccolseallora le ideesmarriteevolevaritirarsi,quandolafiguraparveallungarunamanocomepersalutarla,ementreellastavaimmobileperlasorpresaelapaura,ilgestofuripetuto.Tentòparlare,ma lespirarono leparolesul labbro,enel ritirarsidalla finestraperprender lalampada, udì un sordo gemito; ascoltò senza osar di riaffacciarsi, e ne udì unaltro.

«GranDio! » sclamò essa; « che significa ciò? »Ascoltò di nuovo,ma nonintesepiùnulla.Dopounlungointervallo,riavutasi,tornòallafinestra,erividelafigura.Nericevèunnuovosaluto,eintesenuovisospiri.

«Questogemitoècertamenteumano!Voglioparlare,»diss'ella.«Chivalà?»gridò poi sottovoce; chi passeggia a quest'ora? La figura alzò la testa, e

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s'incamminòverso ilparapetto.Emilia laseguìcogliocchi,e lavidesparirealchiarodellaluna.Lasentinellaallorasiavanzòapassilentisottolafinestra,ovefermatasi, lachiamòpernome,e ledomandòrispettosamenteseavessevedutopassar qualche cosa. Essa rispose parerle aver veduto un'ombra. La sentinellanondissealtro;etornòindietro;masiccomequell'uomoeradiguardia,Emiliasapeva che non poteva abbandonare il suo posto, e ne aspettò il ritorno. Pocodopolosentìgridareadaltavoce.Un'altravocelontanarispose.Uscironosoldatidal corpo di guardia, e tutto il distaccamento traversò il bastione. Emiliadomandòcosafosse;maisoldatipassaronosenzadarleretta.

Intanto essa si perdeva in mille congetture. Se fosse stata più vana, avrebbepotuto supporre che qualche abitante del castello passeggiasse sotto la suafinestracolla speranzadi rimirarlaedichiararle i suoi sentimenti;ma tale ideanonlevenne,equandociòfossestato,l'avrebbeabbandonatacomeimprobabile,poichè quella persona, che avrebbe potuto favellarle, era statamuta, e quandoella stessa aveva detta una parola, la figura erasi allontanata d'improvviso.Mentre riflettea così passarono due soldati sul bastione, e parlando fra loro,fecero comprendere ad Emilia, che un loro compagno era caduto tramortito.Pocodopovideavanzarsitrealtrisoldatilentamente,edunavocefioca;quandofurono sotto la finestra, potè distinguere che chi parlava era sostenuto da'compagni.Essalichiamòperdomandarchecosafosseaccaduto;lefurispostocheilcameratadiguardia,Roberto,eracadutoindeliquio,echeilgridodaluifattosvenendo,avevadatounfalsoallarme.

«Vaeglisoggettoaquestideliqui?»chieselagiovane.

—Sì,signorina,sì,»replicòRoberto:«maquand'anconolfossi,ciòch'iovidiavrebbespaventatoancheilpapa.

—Echecosavedeste?

—Nonpossodirenècosafosse,nèchecosavidi,nècom'èscomparso,»risposeilsoldato, rabbrividendoancoradallospavento.«Quandovi lasciai, signorina,potestevedermiandarsulterrazzo;manoniscorsinullafinquandomitrovaisulbastioneorientale.Splendealaluna,evidicomeun'ombrafuggirepocolungiamedinanzi;sostaiall'angolodellatorredoveaveavistaquellafigura:erasparita;guardai sotto l'antico arco: nulla. D'improvviso udii rumore, ma non era ungemito,ungrido,unaccento,qualcosa insommacheavessi inteso invitamia.L'udiiunasolvolta,mabastò;nonsopiùchemiavvennesinoall'istanteincui

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mitrovaicircondatoda'compagni.

—Venite, amici, » disseSebastiano, « torniamoal nostroposto.Buonanotte,signorina.

— Buona notte, » rispose Emilia, chiudendo la finestra, e ritirandosi perriflettere su quella strana circostanza che coincideva coi fatti delle altre notti;essa cercò trarne qualche risultato più certo d'una congettura; ma la suaimmaginazione era tuttavia troppo riscaldata, il criterio troppo offuscato, ed iterroridellasuperstizionesignoreggiavanoancoralesueidee.

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CAPITOLOXXIX

Emiliarecossidibuonissimaoradallazia,elatrovòquasinelmedesimostato:aveva dormito pochissimo, e la febbre non era cessata. Sorrise alla nipote, eparverianimarsialladi leivista:parlòpoco,enonnominòmaiMontoni.Pocodopo entrò egli stesso; suamoglie ne fumolto agitata e non disse verbo;maallorchèEmiliasialzòdallasediaaccantoalsuoletto,lapregòconvocefiocadinonabbandonarla.

Montoninonvenivaperconsolar lamoglie,cuisapevaessermoribonda,operottenerneilperdono;venivaunicamentepertentarel'ultimosforzoadestorcerelasuafirma,affinchèdopoladi leimortepotesserestarpadronedi tutti isuoibeni,che toccavanoadEmilia.Fuunascenaatroce,nellaquale l'unodimostròun'impudentebarbarie,l'altraunapertinaciachesopravvivevaperfinoalleforzefisiche.Emiliadichiaròmillevoltechepreferivarinunziareatutti isuoidiritti,anzichèvederegliultimimomentidellainfeliceziaamareggiatidaquelcrudelediverbio. Montoni nondimeno non uscì fin quando sua moglie, spossatadall'affannosacontesa,perdèalfine l'usodeisensi,Emiliacredettedivederselaspirar in braccio; pure ricuperò la favella, e dopo aver preso un cordiale,intertennealungolanipoteconprecisioneechiarezzaapropositodeisuoibenidiFrancia.Insegnolledovefosseroalcunecarteimportantisottratteallericerchedelmarito,eleordinòespressamentedinonprivarsenemai.

Dopoquestocolloquio,laMontonisiassopì,esonnecchiòfinoasera:destatasi,le parve di star meglio, ma Emilia non la lasciò se non molto tempo dopomezzanotte,equandolefuordinatoassolutamente;essaobbedìvolontieri,chèlamalataapparivaalquantosollevata.Eraalloralasecondaguardiael'oraincuilafigura era già comparsa.La fanciulla udì cambiar le sentinelle, e quando tuttotornòquieto,affacciossiallafinestra,ecelòlalampadapernonesserescorta.Lalunaproiettavaunalucefiocaedincerta;foltivaporil'oscuravano,immergendolatalvoltanelletenebre.Inundiquestiintervalli,notòunafiammellaaleggiarsul

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terrazzo;mentrelafissava,essasvanì.Unbagliorelefecealzareilcapo;ilampiguizzavanotraunanegranube,diffondendounalucefunestaefugacesuiboschidellavalleesugliedifizicircostanti.

Tornandoachinargliocchi,rividelafiammella:essapareainmovimento.Pocostante udì rumor di passi: la vampa mostravasi e spariva volt'a volta.D'improvviso, al baglior d'un lampo, scorse qualcuno sul terrazzo. Tutte leansietà di prima rinnovaronsi; la persona inoltrò, e la fiammella, che pareascherzare, appariva e svaniva ad intervalli.Emilia, desiderando finirla co' suoidubbi,allorchèvidelalucepropriosottolafinestra,chieseconvocelanguentechifosse.

«Amici:sonoAntonio,ilsoldatodiguardia,»furisposto.

—Checos'èquellafiammella?vedetecomesplendeepoiscompare!

—Stanotteessaècomparsasullapuntadellamialancia,mentr'erainpattuglia;manonsocosasignifichi.

—Èstrano,»disseEmilia.

—Ilmiocamerata,»proseguìilsoldato,«anch'eglihaunaconsimilefiammellasullapuntadellapicca,ediceavergiàosservatoilmedesimoprodigio.

—Ecomelospiegaegli?

—Accertaessereunsegnodicattivoaugurio,enull'altro.Ah!madebborecarmialmioposto.Buonanotte,signorina.»Es'allontanò.

Ella rinchiuse la finestra, e buttossi sul letto. La tempesta intanto, cheminacciava all'orizzonte, era scoppiata con indicibile violenza; il rimbomboorrendo del tuono le impediva il sonno. Scorso qualche tempo, le parve udireunavoce inmezzo al fracasso spaventosodegli elementi scatenati; alzossi peraccertarsene,edaccostatasiall'uscio, riconobbeAnnetta, laquale,quandolefuaperto,gridò:

«Essamuore,signorina,lamiapadronamuore.»

Lafanciullasussultòecorsedallazia;quandoentrò,lasignoraMontoniparevasvenuta: era quieta e insensibile. Emilia, con un coraggio che non cedeva al

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dolore allorchè il dovere richiedeva la sua attività, non risparmiò alcunmezzoperrichiamarlaallavita,mal'ultimosforzoeragiàfatto,lamiseraaveafinitodipatire.

Quando Emilia conobbe l'inutilità delle sue premure, interrogò la tremanteAnnetta, e seppe che la zia, caduta in una specie di sopore subito dopo lapartenzadi lei,erarimasta inquellostatofinoall'istantedell'agonia.Dopounabreve riflessionedecisedinon informarMontonidell'infaustocasosenonallamattina,pensandochecolui sarebbeprorotto inqualchedisumanaespressione,ch'ellanonavrebbepotutosoffrire.IncompagniadellasolaAnnetta,incoraggitadal suo esempio, vegliò tutta notte presso alla defunta, recitando l'uffizio deimorti.

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CAPITOLOXXX

AllorchèMontoni fu informatodellamortedi suamoglie, considerandoch'eraspiratasenzafarglilacessionetantonecessariaalcompimentodeisuoidesiderii,nullavalseadarrestarel'espressionedelsuorisentimento.Emiliaevitòconcurala di lui presenza, e pel corso di trentasei ore non abbandonòmai il cadaveredella zia. Profondamente angosciata dal triste di lei destino, ne obliava tutti idifetti,leingiustizieeladurezza,solrammentandoseneipatimenti.

Montoni non disturbò le di lei preghiere: egli scansava la camera dov'era ilcadaveredellamoglie,eperfinoquellapartedelcastello,comeseavessetemutoilcontagiodellamorte.Parevanonavessedatoalcunordinerelativoaifunerali;cosicchèEmilia temette che fosse un insulto allamemoria di sua zia;mauscìdall'incertezza,quando,laseradelsecondogiorno,Annettavenneadinformarlacheladefuntaverrebbesepoltalanottestessa.FigurandosicheMontoninonviavrebbeassistito,eralaceratadall'ideacheilcadaveredellapoveraziaandrebbealla sepoltura senza che un parente od un amico le rendesse gli ultimi doveri:decise perciò di andarvi in persona; senza questo motivo, avrebbe tremato diaccompagnare il corteo, composto di gente che avevano tutto il contegno e lafigura di assassini, sotto l'orrida vôlta della cappella, ed a mezzanotte, all'oracioè del silenzio e delmistero, scelta daMontoni per abbandonare all'oblìo leceneri di una sposa, della quale la sua barbara condotta aveva per lo menoacceleratolafine.

Secondata da Annetta, ella dispose la salma per la sepoltura. A mezzanotte,comparvero gli uomini che dovevano trasportarla alla tomba. Emilia potècontenere a stento l'agitazionevedendoquelle orride figure: duedi essi, senzaproferirparola,preseroilcadaveresullespalle,edilterzoprecedendoliconunafiaccola,disceserotuttiunitinelsotterraneodellacappella.Dovevanotraversarei due cortili della parte orientale del castello, ch'era quasi tutta rovinata. Ilsilenzio e l'oscurità de' luoghi poco poterono sullo spirito di Emilia, occupata

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d'ideeassaipiùlugubri.Giuntiallimitaredelsotterraneo,essasostò,sovrappresada una commozione inesprimibile di dolore e di spavento, e si volse perappoggiarsi ad Annetta, muta e tremante al par di lei. Dopo qualche pausa,inoltrò,escorse,fralearcate,gliuominichedeponevanolabarasull'orlod'unafossa. Ivi trovavansi un altro servo di Montoni ed un sacerdote di cui nons'avvidesenonquandocominciòlepreci.Alloraalzògliocchi,escorselafacciavenerabiled'unreligioso,checonvocebassaesolennerecitòl'uffiziodeimorti.Nell'istanteincuiilcadaverevennecalatonelsepolcro,ilquadroeratale,cheilpiùabilepennellononavrebbesdegnatodipingere.Ilineamentiferoci,lefoggebizzarrediqueglischerani,inclinaticollefacisullafossa,l'aspettovenerabiledelfrate, avvolto in lunghe vesti di lana bianca, il cui cappuccio, calato indietro,facevarisaltareunvisopallido,adombratodipochicapellibianchi,ondelalucedelle torce lasciava vedere l'afflizione addolcita dalla pietà; l'attitudineinteressantediEmiliaappoggiataadAnnettacollafacciasemicopertad'unvelonero, la dolcezza e beltà della fisonomia, e il suo intenso dolore, che non lepermettevadipiangere,mentreaffidavaalla terra l'ultimaparentecheavesse; iriflessitremolantidilucesottolevôlte,l'ineguaglianzadelterreno,ov'eranostatirecentementesepoltialtricorpi, la lugubreoscuritàdel luogo, tantecircostanzeriunite, avrebbero trascinato l'immaginazione dello spettatore a qualche casoforsepiùorribiledelfuneraledell'insensataedinfelicesignoraMontoni.

Terminata la funzione, il frateguardòEmiliaconattenzioneesorpresa;parevavolesse parlarle, ma la presenza dei masnadieri lo trattenne. Nell'uscire dallacappella si permisero indegnimotteggi sulla cerimonia e sullo stato di lui congrand'orrore d'Emilia. Li sofferse in silenzio, limitandosi a chiedere di esserericondotto sano e salvo al suo convento, dal quale era venuto dietro richiestaespressa del castellano, a ciò indotto dalle istanze della nipote. Giunti nelsecondocortile,ilfrateimpartìallafanciullalasuabenedizione,fissandolaconocchiopietoso,poi s'incamminòverso ilportone.Leduedonne ritiraronsi allepropriestanze.

Emilia passò parecchi giorni in assoluta solitudine, nel terrore per sè e nelrammaricodellaperditadisuazia.SideterminòinfineatentareunnuovosforzoperottenerdaMontoniche la lasciasseandare inFrancia.Nonsapevaformareveruna congettura sui motivi che potea avere d'impedirglielo; era troppopersuasa ch'ei volea tenerla seco, ed il suo primo rifiuto le lasciava pocasperanza.L'orroreinspiratoledalladiluipresenza,lefacevadifferiredigiornoingiorno il colloquio. Un messaggio però dello stesso Montoni la tolse da taleincertezza;eglidesideravavederlaall'oracheindicava.Fuquasiper lusingarsi,

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che, essendo morta la zia, egli acconsentirebbe a rinunziar alla sua usurpataautorità; ma rammentandosi poi che i beni tanto contrastati erano divenutiattualmente suoi, temè che Montoni volesse usare qualche stratagemma perfarseli cedere, e non la tenesse fin allora prigioniera. Quest'idea, invece diabbatterla, rianimò tutte lepotenzedell'animasua, e le infusenuovocoraggio.Avrebbe rinunziato a tutto per assicurare il riposo della zia, ma risolse cheverunapersecuzionepersonaleavrebbeilpoteredifarlarecedereda'suoidiritti.Erainteressatissimaaconservarel'ereditàariguardospecialmentediValancourt,colqualelusingavasicosìdipassareunavitafelice.Aquestaideasentìquant'eilefossecaro,esifiguravaanticipatamenteilmomentoincuiladileigenerosaamiciziaavrebbepotutodirglicheglirecavaindotetuttiqueibeni;sifiguravavedere il sorriso che animerebbe i suoi lineamenti, e gli sguardi affettuosi cheesprimerebbero tutta la suagioia e riconoscenza.Credette inquelmomentodipoter affrontare tutti i mali che l'infernale malizia di Montoni le avrebbepreparato.Si ricordòallora,per laprimavoltadopo lamortedellazia, ch'essaavevacarterelativeaquestibeni,erisolsedifarnericercaappenaavesseparlatoconMontoni.

Conquestaideaandòatrovarloall'oraprescritta:eraincompagniadiOrsinoed'unaltrouffiziale,eparevaesaminarecondiligenzamoltecartedepostesuruntavolino.

« Vi ho fatta chiamare, » diss'egli alzando la testa, « perchè desidero siatetestimonediunaffarechedebboultimarecolmioamicoOrsino.Tuttociòchesivuoldavoi,èchefirmiatequesta,carta.»Laprese,nelesseborbottandoalcunerighe, ladeposesul tavolo,e lediedeunapenna.Stavaper firmare,quando levenned'improvvisoinmenteildisegnodilui;lecaddelapennadimano,enegòdi firmare senza leggere il contenuto: Montoni affettò sorridere, e ripresa lacarta, finse rileggereun'altravolta comeavevagià fatto.Emilia, fremendodelpericoloedell'eccessodicredulitàchel'aveaquasitradita,ricusòpositivamentedi firmare. Montoni continuò alcun poco i motteggi; ma quando, dallaperseveranza di lei, comprese che aveva indovinato il suo progetto, cambiòlinguaggioeleordinòdiseguirlo.Appenafuronosoli,ledissecheavevavoluto,perleiepersèmedesimo,prevenireundiverbioinutileinunaffare,incuilasuavolontà formava la giustizia, e sarebbe diventata una legge; che preferivapersuaderlaanzichècostringerla,echeinconseguenzaadempissealsuodovere.

« Io, come marito della defunta signora Cheron, » soggiunse egli, « diventol'erededituttociòcheellapossedeva;ibeni,chenonhavolutodonarmimentre

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viveva, non devono ora passare in altre mani. Vorrei, pel vostro interesse,disingannarvidell'idearidicolach'essavidiedeallamiapresenza,cheisuoibenicioè sarebbero vostri, se moriva senza cedermeli. Penso che voi siate tropporagionevoleperprovocare ilmiogiustorisentimento;nonsoglioadulare,evoipoteteriguardareimieielogicomesinceri.Voipossedeteuncriteriosuperiorealvostrosesso;enonaveteverunadiquelledebolezzechedistinguonoingeneraleilcaratteredelledonne,l'avariziacioèeildesideriodidominare.»

Montonisifermò;Emilianonrispose.

«Giudicandocomefaccio,»ripigliòegli,«iononpossocrederevorretemetterein campo una contesa inutile. Non credo neppure che pensiate acquistare opossedere una proprietà, sulla quale la giustizia non vi accorda nessun diritto.Scegliete dunque l'alternativa che vi propongo. Se vi formerete un'esattaopinionedelsoggettochetrattiamo,sareteinbrevericondottainFrancia.Sepoifoste tanto sciagurata da persistere nell'errore, in cui v'indusse vostra zia,resteretemiaprigioniera,finchèapriategliocchi.»

Emiliarisposeconcalma:«Iononsonocosìpocoistruitadelleleggirelativeatale soggetto, per lasciarmi ingannare da un'asserzione qualunque; la leggemiaccordailpossessodeibeniinquestione,elamiamanonontradiràimieidiritti.

—Misonoingannato,aquantopare,nell'opinionechem'eraconcepitadivoi,»disseMontoni severamente; « voi parlate con arditezza e presunzione su d'unargomentochenonintendete.Vogliobene,perunavolta,perdonarel'ostinazionedell'ignoranza; la debolezza del vostro sesso, dalla quale non sembrate esente,esigeanchequesta indulgenza.Masepersistete,avretea temer tuttodallamiagiustizia.

—Dalla vostra giustizia, signore, » risposeEmilia, « nonhonulla da temere,bensìtuttodasperare.»

Montoniguardollaconimpazienza,eparvemeditaresuciòchedovevadirle.

«Vedochesietedeboletantodacredereadunaridicolaasserzione.Menespiacepervoi;quantoame,pocomen'importa;lavostracredulitàtroveràilsuocastigonelle conseguenze, ed io compiango la debolezza di spirito che vi espone allepenechemicostringetediprepararvi.

—Voitroverete,signore,»risposeEmiliacondolcezzaedignità,«laforzadel

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mio spirito eguale allagiustiziadellamiacausa; eposso soffrire concoraggioquandoresistoallatirannia.

— Parlate come una eroina, » disse Montoni con disprezzo; « vedremo sesapretesoffrireegualmente.»

Emilianonrispose,epartì.Rammentandosicheresistevacosìperl'interessediValancourt,sorrisecompiacendosidipensareaiminacciatimaltrattamenti.Andòacercareilpostoindicatoledallazia,comedepositodellecarterelativeaisuoibeni,eveletrovò;manonconoscendounluogopiùsicuroperconservarle,veleriposesenzaesame,temendodiesseresorpresa.

Mentre, ritornatanellasolitudine, riflettevaalleparolediMontonieaipericolineiqualiincorreva,opponendosiallasuavolontà,udìscroscidirisasulbastione;andò alla finestra, e vide con sorpresa tre donne, vestite alla Veneziana, chepasseggiavanoconalcunisignori.Allorchèpassaronosottolafinestra,unadelleforestiere alzò la testa. Emilia riconobbe in lei quella signora Livona, le cuiaffabilimanierel'avevanotantosedottailgiornodopoilsuoarrivoaVenezia,echeinquelgiornoistessoerastataammessaallatavoladiMontoni:talescopertale cagionò una gioia mista a qualche incertezza; era per lei un soggetto disoddisfazione il vedere una persona tanto amabile quanto sembrava la signoraLivona,nelluogoistessodaessaabitato.Nondimeno,ildileiarrivoalcastelloin simile circostanza, il suo abbigliamento, che indicava non esservi statacostretta, glie ne fece sospettare i principii ed il carattere; ma l'idea spiacevatanto ad Emilia, già vinta dalle maniere seducenti della bella Veneziana, chepreferì non pensare che alle sue grazie, e bandì quasi intieramente qualunquealtrariflessione.

QuandoAnnettaentrò,lefecediverseinterrogazionisull'arrivodelleforastiere,etrovòaverecoleipiùpremuradirispondere,ch'essad'interrogare.

« Son venute da Venezia, » disse la cameriera, « con due signori, ed io fuicontentissimadivederequalchealtrafacciacristiana inquest'orridosoggiorno.Machepretendonoessevenendoqui?Bisognaesserpazzidavveropervenireinquestoluogo,oppurecisonovenuteliberamente,giacchèsonoallegre.

—Sarannoforsestatefatteprigioniere,»soggiunseEmilia.

—Prigioniere!oh!no,signorina:no,nolsono.MiricordobenediavernevedutaunaaVenezia;èvenutadueotrevolteincasanostra.Sidicevaperfino,sebbene

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iononl'abbiamaicreduto,cheilpadronel'amasseperdutamente.»

EmiliapregòAnnettad'informarsidettagliatamentedi tuttociòcheconcernevaquelle signore, e, cambiando quindi discorso, parlò della Francia, facendoletravederelasperanzaditornarviinbreve.

La ragazza uscì per raccogliere informazioni, ed Emilia cercò obliare le sueinquietudini,pascendosidellefantasticheimmaginazionicreateda'poeti.

Verso sera, non volendo esporsi, sulle mura, agli avidi sguardi dei soci diMontoni,andòapasseggiarenellagalleriacontiguaallasuacamera.Giugnendoin fondoad essaudì ripetuti scrosci di risa.Erano i trasporti dello stravizio, enonglislancimoderatid'unadolceedonestaletizia.ParevanveniredallaportadelquartierediMontoni.Untalbaccanoinquelmomentoincuil'infeliceziaeraappenaspirata, l'indispettìalsommo,eviriconobbelaconseguenzadellamalacondotta diMontoni.Ascoltando, credette riconoscere alcune voci donnesche;tale scoperta la confermò nei sospetti concepiti sulla signora Livona e le suecompagne:eraevidentech'ellenonontrovavansiperforzanelcastello.Emiliasivedeva così negli alpestri recessi degli Appennini, circondata da uomini cheriguardava come briganti, ed in mezzo ad un teatro di vizi, che la facevainorridire.L'immaginediValancourt perdèogni influenza, ed il timore le fececambiare i suoi progetti, riflettendo a tutti gli orrori che Montoni preparavacontro di lei; tremando della vendetta, alla quale esso avrebbe potutoabbandonarsi senza rimorsi, si decise quasi a cedergli i beni contrastati, se vipersistevaancora,e riscattarecosì lasicurezzae la libertà;ma,pocodipoi, lamemoriadell'amantetornavaalacerarlel'animaeripiombarlanelleangoscedeldubbio.Continuòapasseggiarefinchèl'ombredellaseraebberoinvaselearcate.La fanciullanonpertanto,nonvolendo tornaralla suacamera isolataprimadelritorno d'Annetta, passeggiava tuttora per la galleria. Passando dinanziall'appartamentodoveaveaunavoltaosatoalzar ilvelodelquadro, le tornòinmente quell'orrido spettacolo, e sentendosi raccapricciare, sollecitossi, diandarsenedallagalleriamentreaveaneancorlaforza.D'improvvisosentìrumordi passi dietro lei. Poteva essere Annetta, ma, voltando gli occhi con timore,scorsetral'oscuritàunagranfigurachelaseguiva,epocodoposi trovòstrettatralebracciad'unapersonaedudìunavocebisbigliareall'orecchio.Quandosifualquantoriavutadallasorpresa,domandòchimaisifacesselecitodi trattenerlacosì?

«Sonio,»risposelavoce;«nontemete.»

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Emiliaosservòlafiguracheparlava,malafiocalucedellafinestragoticanonlepermisedidistinguerechifosse.

«Chiunquevoisiate,»diss'ellaconvocetremula,«peramordiDio,lasciatemi.

—VezzosaEmilia,»soggiunsecolui,«perchèsequestrarvicosìinquestoluogotetro,mentregiùdabbassoregna tantaallegria?Seguiteminelsalottodicedro:voineformereteilmiglioreornamento,enonvispiaceràilcambio.»

Emiliasdegnòrispondere,maprocuròdisciogliersi.

«Promettetemicheverrete,ediovilasceròsubito;maaccordatemeneprimalaricompensa.

—Chisietevoi?»domandòEmiliaconisdegnoespavento,ecercandofuggire;«chisietevoicheavetelacrudeltàd'insultarmicosì?

— Perchè chiamarmi crudele? » rispose colui. « Vorrei togliervi da questaorribilesolitudine,econdurviinunabrillantesocietà.Nonmiconoscete?»

Emiliasiricordòalloraconfusamentech'eraunodeiforestierichecircondavanoMontoni la mattina in cui andò a trovarlo. « Vi ringrazio della buonaintenzione,»replicòessasenzamostrard'intenderlo,«matuttociòchedesideroperoraèchemilasciateandare.

— Vezzosa Emilia, » soggiunse egli, « abbandonate questo gusto per lasolitudine. Seguitemi alla conversazione, e venite ad eclissare tutte le bellezzechelacompongono;voisolameritatel'amormio.»Evollebaciarlelamano;malaforzadellosdegnolesomministròquelladisciogliersi,efuggendonellasuacamera,nechiusel'uscioprimachevigiungessecolui,esiabbandonòspossatasurunasedia.Sentivaladiluivoceeitentativichefacevaperaprire,senzaaverlaforzadichiedersoccorso.Alfinesiavvidecheerasiallontanato,mapensòallaportadellascalasegreta,d'ondeavrebbepotutofacilmentepenetrare,esioccupòsubito ad assicurarla allameglio. Le pareva cheMontoni eseguisse già i suoiprogettidivendetta,privandoladellasuaprotezione,esipentivaquasidiaverlotemerariamente provocato. Credeva oramai impossibile di ritenere i suoi beni.Perconservarelavitaeforsel'onore,feceilproponimentoche,sefossesfuggitaagliorroridellaprossimanotte,farebbelacessionelamattinaseguente,purchèMontonilepermettessedipartiredaUdolfo.

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Preso questo partito, si tranquillò: rimase così per qualche ora in assolutaoscurità; Annetta non giungeva, ed essa principiò a temere per lei; ma nonosando arrischiarsi ad uscire, dovè restare nell'incertezza sulmotivo di questaassenza.Siavvicinavaspessoallascalaperascoltaresesalivaqualcuno,enonsentendoverunrumore,determinataperòavegliaretuttalanotte,sigettòvestitasultristogiaciglioelobagnòdellesueinnocentilacrime.Pensavaallaperditade'parenti,pensavaaValancourtlontanodalei.Lichiamavapernome,elacalmaprofonda,interrottasoltantodaisuoilamenti,neaumentavaletetremeditazioni.

In tale stato, udì d'improvviso gli accordi di una musica lontana; ascoltò, ericonoscendo tosto l'istrumento già inteso a mezzanotte, andò ad aprire pianpiano la finestra. Il suono pareva venir dalle stanze sottoposte. Poco dopol'interessantemelodiafuaccompagnatadaunavoce,macosìespressiva,danonpoter supporre che cantasse mali immaginari. Credette conoscere già quegliaccentisiteneriestraordinari;marammentavaseneappenacomedicosamoltolontana. Quella musica le penetrò il cuore, nella sua angoscia attuale, comearmonia celeste che consola e incoraggisce.Machi potrebbedescrivere la suacommozioneallorchèudìcantare,colgustoelasemplicitàdelverosentimento,un'ariettapopolaredelpaesenatio;unadiquellearietteimparatenell'infanzia,etantospessofatteleripeteredalpadre?Aquelcantobennoto,finalloranonmaiinteso fuori della sua cara patria, il cuore le si dilatò alla rimembranza delpassato.LevagheeplacidesolitudinidellaGuascogna, la tenerezzae labontàde' genitori, la semplicità e felicità de' primi anni, tutto affacciosseleall'imaginazione, formando un quadro così grazioso, brillante e fortementeoppostoallescene,aicaratteriedaipericoliond'eracircondataattualmente,cheilsuospiritononebbepiùforzadiriandareilpassatoenonsentìpiùcheilpesodegliaffanni.

D'improvviso,lamusicacambiò,elafanciulla,attonita,riconobbel'istessaariagià intesa alla sua peschiera. Allora le si presentò un'idea colla rapidità dellampo,esecoleiunacatenadisperanzelaelettrizzò;potevaappenarespirare,evacillava tra la speranza e il timore: pronunziò dolcemente il nome diValancourt. Era possibile che il giovane fosse vicino a lei, e ricordandosid'avergliuditodirepiùvoltechelapeschiera,oveavevasentitoquellacanzone,etrovatoiversiscrittiperlei,eralasuapasseggiatafavoritaancheprimachesiconoscessero,fupersuasachefosseladiluivoce.

Amisurachelesueriflessionisiconsolidavano,lagioia,iltimoreelatenerezzalottavano in lei:affacciossialla finestraperascoltarmeglioquegliaccenti,che

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valesseroaconfermareodistruggerelasuasperanza,nonavendoValancourtmaicantatoalladileipresenza;lavoceel'istrumentotacquerodiliapoco,edessaponderò un momento se doveva arrischiarsi a parlare. Non volendo, se eraValancourt,commetterel'imprudenzadinominarlo,etroppointeressataaltempoistessopertrascurarl'occasionedichiarirsi,gridòdallafinestra:«E'unacanzonediGuascogna? » Inquieta, attenta, aspettò una risposta,ma indarno. Ripetè ladomanda,manonudìaltrostrepitotranneifischidelventotraversoimerlidellemura.Cercòconsolarsipersuadendosichel'incognitosifosseallontanatoprimach'ellagliparlasse.

Se Valancourt avesse sentita e riconosciuta la sua voce, avrebbe per certorisposto.Riflettè quindi che forse la prudenza l'aveva obbligato a tacere. « Seegli è nel castello, » diceva essa, « dev'esservi come prigioniero; per cui avràtemutodirispondermiintantavicinanzadellesentinelle.»

Perplessa,inquieta,rimaseallafinestrasinoall'alba,poisenetornòaletto,manonpotèchiuderocchio;lagioia,la,tenerezza,ildubbio,iltimoreoccuparonotutte le ore del sonno, ore che non le parvero tanto lunghe comequella volta.Sperava veder tornare Annetta, e ricever da lei una certezza qualunque, cheponessefineaisuoitormentiattuali.

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CAPITOLOXXXI

Annettavenneatrovarladibuon'ora.

«Sonostatamoltoinquietanonvedendotitornarpiùierisera,»ledisseEmilia.«Checosatièmaiaccaduto?

—Ah!signorina,chiavrebbemaiosatoierseratraversareilunghicorridoidellacasa in mezzo a tutta quella gente ubbriaca? Immaginatevi che hannogozzovigliatotuttanotteinsiemeallesignorevenuterecentemente.Chebaccano,Dio Signore!... che chiasso!... Lodovico, temendo per me, mi ha chiusa incameraconCaterina.

—Ohcheorrore!...» sclamòEmilia;«madimmi: sapresti tu,percaso, sevisonoprigionierinelcastello,esesonrinchiusiinquestevicinanze?

—Iononeradabbasso,quandotornòlaprimatruppadallascorreria,el'ultimanonèancoratornata:laondeignorosevisianoprigionieri;mal'aspettanostaseraodomani,edallorasapròqualcosadicerto.»

Emilialedomandòseiserviavesseroparlatodiprigionieri.

«Ah!signorina,»disseAnnettaridendo,«oramiaccorgochepensatealsignorValancourt.Voilocredetesicuramentevenutocolletruppechesidiconoarrivatedi Francia per far la guerra in queste contrade. Credete che, incontratosi ne'nostri,siastatofattoprigioniero.OSignore!comenesareicontentissimaseciòfosse.

—Nesaresticontenta?»disseEmiliaconaccentodidolorosorimprovero.

— Sì, signorina, e perchè no? Non sareste voi contenta di rivedere il signorValancourt?Nonconoscouncavalierepiùstimabile;hoproprioperluiunagran

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considerazione.

—Edinprova,»risposeEmilia,«tudesiderivederloprigioniero.»

—Nongiàdivederloprigioniero,masareilietissimadirivederlo.Anchel'altranottemenesognai...Maaproposito,miscordavadiraccontarviciòchemifudetto relativamenteaquellepretesedame,arrivateadUdolfo.Unadiesseè lasignoraLivona,cheilpadronepresentòavostraziaaVenezia:adessoellaèlasuaamante,edallora,ardiscodirlo,erapress'apocolamedesimacosa.Lodovicomidisse(mapercarità,signorina,nonneparlate)chesuaeccellenzanonl'avevapresentatasenonpersalvarleapparenze.Sicominciavagiàamormorarne;maquando videro che la padrona la riceveva in casa, tutte quelle dicerie sicredetterocalunnie.Lealtreduesonoleamantide'signoriBertolinieVerrezzi.IlsignorMontonilehainvitatetutte,eierihadatounmagnificopranzo:vieranovini d'ogni sorta; le risa, i canti ed i brindisi echeggiavano. Quando furonobriachi,sisparseropelcastello;fualloracheLodovicom'impedìdivenirqui.Laèstataunaveraindecenza!cosìpocotempodopolamortedellapoverapadrona!checosaavrebbemaielladetto,seavessepotutointenderequelloschiamazzo?»

Emiliavolse la testapernascondere l'emozione,epregòAnnettadi fareesattericerche a proposito dei prigionieri che potessero trovarsi nel castello,scongiurandoladiusarprudenza,enonproferirmainèilsuonome,nèquellodiValancourt.

« Ora che ci penso, signorina, » disseAnnetta, « credo che prigionieri ve nesiano.Hosentitoieriinanticameraunsoldatocheparlavadiriscatto:dicevachesua eccellenza facea benissimo a prender la gente, e ch'era quello il migliorbottino a motivo dei riscatti. Il suo camerata mormorava, dicendo ciò esserevantaggioso pel capitano,ma non pei soldati.—Noi altri, diceva quel bruttoceffo,nonguadagniamonullaneiriscatti.»

Questa notizia accrebbe l'impazienza di Emilia, la quale mandò Annetta allascoperta.

LarisoluzionepresadallafanciulladicedereognicosaaMontoni,soggiacqueinquelmomentoanuove riflessioni.LapossibilitàcheValancourt fossevicinoalei,rianimòilsuocoraggio,erisolsed'affrontareoltraggieminacce,almenofinquando potesse assicurarsi se il giovane fosse realmente nel castello. Stavaappuntopensandovi,allorchèMontonimandòacercarla.

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Egli era solo. «Vi ho fatta chiamare, » le disse, « per sentire se vi decidesteinfinea smettere levostre ridicolepretesesuibenidiLinguadoca.Mi limiteròperoraadarviunconsiglio,benchèpotessi imporreordini.Se realmente sietestatainerrore,serealmenteavetecredutochequeibeniviappartenessero,nonpersistetealmenoinquestoerrorechepotrebbediventarvifatale.Nonprovocatelamiacollera,efirmatequestacarta.

—Senonhonessundiritto,signore,»risposeEmilia,«qualbisognoavetevoidellamiarinuncia?Seibenisonvostri,potetepossederliintuttasicurezzasenzamiaintervenzioneesenzailmioconsenso.

—Non argomenterò più, » disseMontoni vibrandole un'occhiata, che la fecetremare.«Avreidovutovederecheèinutileragionarecoiragazzi.Lamemoriadiquantosoffersevostraziainconseguenzadellasuafolleostinazione,viservaormaidilezione...Firmatequestacarta.»

Emiliarestòalquantoindecisa;fremetteallarimembranzaealleminaccechelesi ponevano sott'occhio;ma l'immaginediValancourt, che l'aveva animatapertantotempo,ch'eraforsevicinoalei,unitaallaforteindignazionefinoda'primianniconcepitaperl'ingiustizia,lesomministròinquelmomentounimprudente,manobilecoraggio.

«Firmatequestacarta,»ripetèMontoniconmaggioreimpazienza.

—No,mai,» risposeEmilia;« ilvostroprocederemiproverebbe l'ingiustiziadellevostrepretese,s'ioavessiignoratiimieidiritti.»

Montoni impallidì dal furore; gli tremavano le labbra, ed i suoi occhifiammeggiantifeceroquasipentireEmiliadell'arditasuarisposta.

« Tremate della mia prossima vendetta, » sclamò egli, con un'orrendabestemmia;«voinonavretenè ibenidiLinguadoca,nèquellidiGuascogna.Osastemettere in dubbio i miei diritti; ora osate dubitare delmio potere. Hopronto un gastigo cui non vi aspettate; esso è terribile. Stanotte, sì, stanotteistessa...

—Stanotte!»ripetèunavoce.

Montoni restò interdetto e si volse, poi, sembrando raccogliersi, disse piano:«Avete veduto ultimamente un esempio terribile d'ostinazione e di follìa;ma

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parminon siabastato a spaventarvi.Potrei citarvene altri, e farvi tremare solonelraccontarveli.»

Fu interrotto da un gemito che pareva venire di sotto la stanza. Guardossiintorno:idiluisguardisfavillavanodirabbiaed'impazienza;un'ombraditimoreparve nulladimeno alterarne la fisonomia. Emilia sedette vicino alla porta,perchè i diversi movimenti provati avevano, per così dire, annichilate le sueforze;Montoni fece una breve pausa, poi ripigliò con voce più bassa,ma piùsevera:

«Vihodettochepotreicitarvialtriesempidelmiopotereedelmiocarattere.Sevoi lo concepiste, non ardireste sfidarlo. Potrei provarvi che allorquando hopreso una risoluzione... Ma parlo ad una bambina; ve lo ripeto, gli esempiterribilichepotreicitarvinonviservirebberoanulla;equand'ancoilpentimentofinisse la vostra opposizione, non mi placherebbe. Sarò vendicato; mi farògiustizia.»

UnaltrogemitosuccedèaldiscorsodiMontoni.

«Uscite,»diss'egli,senzaparerdibadareallostranoincidente.

Fuoridistatod'implorarlasuapietà,Emiliaalzossiperuscire,manonpotendoreggersiinpiedi,esoccombendoalterrore,ricaddesullasedia.

«Toglietevidallamiapresenza,»continuòMontoni;«questafinzioneditimoreconvienmaleadun'eroinacheosòaffrontaretuttoilmiosdegno.

—Nonaveteuditonulla,signore?»disseEmiliatremando.

—Odolamiavocesoltanto,»risposeMontoniseveramente.

—Null'altro?»soggiunselafanciulla,esprimendosicondifficoltà.«Ancora...nonsentitenullaadesso?

—Obbedite,»ripetèMontoni.«Iopoisapròscoprirel'autorediquestischerziindecenti.»

Emiliasialzòastento,eduscì.Montonilaseguì,mainvecedichiamare,comel'altravolta,iserviperfarricerchenelsalotto,andòsullemura.

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La fanciulla da una finestra del corridoio vide scendere dai monti undistaccamento delle truppe diMontoni.Non vi badò se non per riflettere agliinfeliciprigioniericheconducevanoforsealcastello.Giuntaalfineincamera,siabbandonòsopraunasedia,oppressada'nuoviaffannichepeggioravanoladileisituazione.Nonpoteanèpentirsi,nè lodarsidellasuacondotta:sol ricordavasid'essereinpotered'unuomoilqualenonconoscevaaltraregolasenonlapropriavolontà. Fu scossa da tristi pensieri udendo un misto di voci e di nitriti neicortili.Lesiofferseun'improvvisasperanzadiqualchefortunatocambiamento;ma, pensando alle truppe vedute dalla finestra, credè fossero le stesse, di cuiAnnettaleavevadettochesiaspettavailritorno.

Pocodopoudìmoltevocinellesale.Ilrumoredeicavallicessò,efuseguitodaperfettosilenzio.Emiliaascoltòattenta,cercandodiconoscereipassid'Annettanel corridoio; tutto era quiete. D'improvviso, il castello parve immerso nellamassima confusione. Era un camminare a precipizio, un andare e venire nellesale, nelle gallerie e nei cortili, e discorsi veementi sul bastione. Corsa allafinestra,videMontonieglialtriofficialiappoggiatialparapetto,odoccupatine'trinceramenti, mentre i soldati disponevano i cannoni. Il nuovo spettacolo lasbalordì.

Finalmente giunseAnnetta,ma non sapea nulla diValancourt. «Mi danno adintenderetutti,»diss'ella,«dinonsapernulladeiprigionieri;maquicisonodibellenovità!Latruppaètornataaigaloppo,edarischiodirestareschiacciati,e'facevanoagaraperentraresottolavôlta.Hannoportatolanotiziacheunpartitodinemici,com'eidicono,tengonlorodietroperattaccareilcastello.Cielo!chespavento!

—Diobuono,viringrazio,»disseEmiliaconfervore.«Oramirestaqualchesperanza.

—Cheditemai,signorina?vorrestevoicaderenellemanideinemici?

—Nonpossiamostarpeggiodiqui,»risposeEmilia.

— Ascoltate, ascoltate, tutto il castello è sossopra. Si caricano i cannoni, siesaminanoleporteelemura,battono,picchiano,turano,vannoevengonocomeseilnemicofossesulpuntodidarelascalata.Machecosasaràdime,divoi,diLodovico?Oh!seiosentosparareilcannone,morròdipaura.Sepotessitrovareapertoilportonepermezzominuto,fareiprestoafuggirmeneviadiqua,nèmi

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rivedrebberopiù.

—Selopotessi trovareapertoanch'iounsoloistante,sareisalva.»Einbreviparole narrò alla cameriera la sostanza del suo colloquio conMontoni, quindisoggiunse:«CorrisubitodaLodovico;digliciòchehodatemere,eciòchehosofferto:pregaloditrovareunmezzodifuggiresenzadilazione,ediciòmifidointieramente nella sua prudenza. Se vuole incaricarsi della nostra liberazione,sarà ben ricompensato. Non posso parlargli io stessa: saremmo osservati es'impedirebbe la nostra fuga. Ma fa presto, Annetta, e procura di agire concircospezione.Tiaspetteròqui.»

Labuonaragazza,lacuianimasensibileerastatapenetratadaquelracconto,eraallora tanto premurosa di obbedire, quanto la padroncina di adoprarla, ed uscìimmediatamente.

Riflettendo Emilia ai motivi dell'assalto inaspettato, ne concluse cheMontoniavesse devastato il paese, e che gli abitanti venissero ad attaccarlo pervendicarsi.

Montoni, senza essere precisamente, come Emilia lo supponeva, un capo diladri,avevaimpiegatolesuetruppeaspedizioniaudacieatrociauntempo.Nonsolo avevano esse spogliato all'occorrenza tutti i viaggiatori inermi, masaccheggiate ben anco tutte le abitazioni situate inmezzo aimonti. In questespedizioni,icapinonsifacevanomaivedere:isoldati,inpartetravestiti,eranopresi talvolta per malandrini ordinari, altre volte per bande forastiere, che aquell'epoca innondavano l'Italia. Avevano dunque saccheggiate case, e portativiatesoriimmensi;maavendoassalitouncastelloconausiliaridellalorospecie,n'eranostatirespinti,inseguitidaglialleatidegliavversari.LetruppediMontonisiritiraronoprecipitosamenteversoUdolfo,mafurono incalzatecosìdavicinonelle gole, che giunte appena sulle alture circostanti al forte, videro il nemiconellavalle,distantepocopiùd'unalega.AlloraaffrettaronoilpassoperavvertirMontoni di prepararsi alla difesa; ed era il loro repentino arrivo che avevapiombatoilcastellointantaconfusione.

MentreEmiliaaspettavaansiosailritornodellafidaancella,videdallafinestraun corpo dimilizie scendere dalle alture. Annetta era uscita da poco; dovevaeseguire una missione delicata e pericolosa, eppure era già tormentatadall'impazienza.Stava inorecchio,apriva laporta,e lemovea incontrosino infondo al corridoio. Finalmente udì camminare, e vide, non Annetta, ma il

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vecchio Carlo. Fu assalita da nuovi timori. Egli le disse che il padrone lomandava per avvertirla di prepararsi a partire immediatamente, chè il castellostava per essere assediato, aggiungendo che si preparavano le mule, percondurla,sottobuonascorta,inluogodisicurezza.

«Disicurezza!»sclamòEmiliasenzariflettere.«IlsignorMontonihadunquetanta considerazione per me? » Carlo non rispose. La fanciulla fualternativamentecombattutadamillecontrariaffetti:sembravaleimpossibilecheMontoniprendessemisureperladileisicurezza.Eratantostranoilfarlausciredalcastello,ch'essanonattribuivaquestacondottasenonaldisegnodieseguirqualche nuovo progetto di vendetta, come ne l'avea minacciata; poco doporallegravasi all'idea di partire da que' tristi luoghi; ma poscia, pensando allaprobabilitàcheValancourtfosseiviprigioniero,seneaccoravavivamente.

Carlo lerammentòchenonc'era tempodaperdere, ilnemicoessendoinvista.Emilia lo pregò di dirle in qual luogo dovessero condurla.Egli esitò,ma essaripetèladomanda,edallorarispose:«CredochedobbiateandareinToscana.»

—InToscana!»sclamòlafanciulla;«eperchèinquelpaese?»

Carlo disse di non saper altro, se non che sarebbe stata condotta sui confinitoscani,inunacasucciaallefaldedegliAppennini,distantequalchegiornatadicammino.

Emilia lo congedò. Preparava tremante una piccola valigia, quando comparveAnnetta.

«Oh!signorina,nonc'èpiùscampo;LodovicoassicuracheilnuovoportinaioèancorpiùvigilantediBernardino.Ilpoverogiovaneèdisperatoperme,edicechemoriròdispaventoallaprimacannonata.»

Simiseapiangere,esentendocheEmiliapartiva,lapregòdicondurlaseco.

«Benvolentieri,»risposequesta,«seilsignorMontoniviacconsente.»

Annettanonlerispose,ecorseacercarilcastellano,ch'erasullemuracircondatodagliuffiziali.Pregò,pianseesistrappòicapegli,matuttofuinutile,eMontonilascacciòduramenteconunaripulsa.

Nellasuadisperazione,tornòpressoEmilia,laqualeauguròmaledaquelrifiuto.

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Vennerotostoadavvertirladiscenderenelgrancortile,oveleguidee lemulel'attendevano. Essa tentò indarno di consolare Annetta, che, struggendosi inpianto, ripeteva ognora, che non avrebbe più riveduta la sua cara padroncina.Questapensavafrasè,cheisuoitimoripotevanoesserpurtroppofondati,purecercò di calmarla, e le disse addio con apparente tranquillità. Annettal'accompagnònel cortile, la videmontare sud'unamula, e partire colle guide,poirientrònellasuastanzaperpiangereliberamente.

Emiliaintanto,nell'uscire,osservavailcastello,ilqualenonerapiùimmersointetrosilenzio,comequandoeravientrata;dappertuttoeraunostrepitod'armi,unaffaccendarsi ai preparativi di difesa. Quando fu uscita dal portone, quandos'ebbe lasciato indietro quella formidabile saracinesca, que' tetri bastioni, sentìuna gioia improvvisa, come di schiavo che ricuperi la sua libertà. Questosentimento non le permetteva di riflettere ai nuovi pericoli che potevanominacciarla:imontiinfestatidasaccomani,unviaggiocominciatoconguide,lacui sola fisonomia valeva ad incuterle spavento. Sulle prime però gioì,trovandosi fuori di quelle mura, dov'era entrata con sì tristi presagi.Rammentavasi di quali presentimenti superstiziosi fosse stata côlta allora, esorridevadell'impressionericevutanedalsuocuore.

Osservavacontaisentimentiletorridelcastello,epensandochelostraniero,cuicredea ivi detenuto poteva essere Valancourt, la sua gioia fu di lieve durata.Riunì tutte le circostanze relative all'incognito, fin dalla notte in cui avevaglisentito cantareunacanzonedel suopaese.Se le era rammentate spesso, senzatrarne alcuna convinzione, e credeva soltanto che Valancourt potesse esserprigionieroinUdolfo.Eraprobabileche,camminfacendo,raccogliesseda'suoiconduttori notizie più dettagliate;ma temendo d'interrogarli troppo presto, perpauracheunadiffidenzareciprocanonliimpedissedispiegarsiinpresenzal'unodell'altro,aspettòl'occasionefavorevoleperintertenerliseparatamente.

Poco dopo, udirono in lontananza il suono di una tromba. Le due guide sifermarono guardando indietro. Il bosco foltissimo, ond'eran circondati, nonlasciavavedernulla.Unodiessisalìsopraunpoggioperosservareseilnemicosi avanzasse,giacchè la tromba senzadubbioappartenevaalla suavanguardia.Mentre l'altro intanto restava solo conEmilia, ella si arrischiò d'interrogarlo apropositodelsuppostoValancourt.Ugo,taleerailnomedicolui,risposecheilcastello racchiudeva parecchi prigionieri, ma che non rammentandosene nè lafigura, nè il tempo dell'arrivo, non poteva darle informazioni precise. Glidomandòqualiprigionierifosserostatifattidall'epocacheindicòcioèdaquando

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avevaintesalamusicaperlaprimavolta.«Sonostatofuoricollatruppapertuttala settimana, » rispose Ugo, « e non so nulla di quel che è accaduto nelcastello.»

Bertrando,l'altraguida,tornòadinformarilcompagnodiquantoaveaveduto,edEmilianondomandòpiùnulla.Iviaggiatoriuscironodalbosco,esceseroinunavalleperunadirezionecontrariaaquellachedovevaprendereilnemico.Emiliavide intieramente il castello, e contemplò colle lacrime agli occhi quellemuraov'era forse chiuso Valancourt. Cominciarono a sentire le cannonate; desseelettrizzavano Ugo, il quale ardeva d'impazienza di trovarsi a combattere,maledicendo Montoni che lo mandava così lontano. I sentimenti del suocompagnoparevanomoltodiversi,epiùadattatiallacrudeltà,cheaipiaceridellaguerra.

Emilia faceva frequenti interrogazioni sul luogo del suo destino;ma non potèsaper altro, se non che andava in Toscana; e tutte le volte che ne parlava,parevale scoprire nella faccia di quei due uomini un'espressione di malizia efierezzachelafacevatremare.

Viaggiarono alcune ore in profonda solitudine; verso sera s'ingolfarono fraprecipizi ombreggiati da cipressi, pini ed abeti; era un deserto così aspro eselvaggio,cheselamalinconiaavessedovutoscegliersiunasilo,quellosarebbestato il suo favoritosoggiorno.Leguidedeciserodi riposarquivi.«Laserasiavanza,»disseUgo,«eandandopiùoltresaremmoespostiadesserdivoratidailupi.»QuestofuuncattivoannunzioperEmilia,trovandosiadoracosìtardainqueiluoghiselvaggi,alladiscrezionedicoloro.Gliorribilisospetticoncepitisuidisegni di Montoni se le presentarono con maggior forza; fece di tutto perimpedirlasosta,edomandòconinquietudinequantocamminorestassedafare.

« Molte miglia ancora, » disse Bertrando; « se non volete mangiare, buonapadrona, ma noi vogliamo cenare, chè ne abbiamo bisogno. Il sole è giàtramontato: fermiamoci sottoquesta rupe.» Il suocamerataacconsentì, feceroscendereEmiliadallamula,esedutisituttisull'erba,simiseroamangiarealcunicibitrattidaunavaligia.

L'incertezza aveva talmente aumentata l'ansietà di Emilia a proposito delprigioniero, che non potendo discorrere col solo Bertrando, lo interrogò allapresenzadiUgo;indarno:eidissenonsapernenullaaffatto.Ciarlandodivariecose,venneroadiscorrerediOrsinoedelmotivopercuierafuggitodaVenezia.

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Qualnonfuilraccapricciod'EmiliaallorchèBertrandonarròlastoriad'unaltroassassinio fatto commettere per conto del cavaliere, ed in cui il bravo aveasostenuta una parte principale! A tale scoperta, mille terribili supposizionil'assalsero:essacredevarestarvittimadellacupidigiadiMontoni,ilqualeavessedeciso di disfarsi di lei in silenzio, e per mezzo di quegli scherani, perappropriarsiinpaceidileibeni.

Ilsoleeratramontatotrafoltenubi,edEmiliaarrischiòtremandodirammentarealleguidechecominciavaa farsi tardi,maessi erano troppooccupatidei lorodiscorsi per badare a lei. Dopo aver finito di cenare, ripresero la strada dellavalle in silenzio. Emilia continuava a pensare alla propria situazione, ed alleragionichepotevaaverMontoniper trattarlacosì.Era indubitatoch'egliavevacattivemiresudilei.Senonlafacevaperireperappropriarsiistantaneamenteidileibeni,nonfacevalanascondereperuncertotempo,senonperriservarlaaprogetti più tristi, degni della sua cupidigia, emeglio adatti alla sua vendetta.Rammentandosi dell'insulto fattole nella galleria, la sua orribile supposizioneacquistò maggior forza. A qual fine però l'allontanava dal castello, oveprobabilmenteeranogiàstaticommessiconsegretezzatantidelitti?

Il di lei spavento divenne allora sì eccessivo, che proruppe in dirotto pianto.Pensavaneltempostessoaldilettopadre,edaciòcheavrebbesoffertoseavessepotutoprevedere le strane epenosedi lei avventure.Conqual cura si sarebbeguardato dall'affidare la sua figlia orfana ad una donna tanto debole come lasignora Montoni! La sua posizione attuale sembravale così romanzesca, che,rammentandosi la calma e serenità de' primi anni, si credeva quasi vittima diqualche sogno spaventoso, o di un'immaginazione delirante. La riservatezzaimpostaledallapresenzadelleguide,cambiòilsuoterroreincupadisperazione.La prospettiva spaventevole di ciò che poteva accaderle in seguito la rendevaquasi indifferente ai pericoli che la circondavano. La notte era già tantoavanzata,cheiviaggiatorivedevanoappenalastrada.

Dopo molte ore di penoso cammino, interrotto ben anco da una violentaburrasca, si trovarono fuori di quei boschi. Ad Emilia parve d'esser rinata,riflettendochesequeidueuominiavesseroavutoordined'ucciderla,l'avrebberocerto eseguito nell'orrido deserto dond'erano usciti, e dovemai se ne sarebbepotutotrovarelatraccia.Rianimatadaquestariflessione,edallatranquillitàdellesue guide, discese tacendo per un sentiero fatto solo per gli armenti,contemplandoconinteresselasottopostavallecoronataalevanteeasettentrionedagliAppennini;aponenteedamezzogiorno,lavistasiestendevaperlebelle

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pianuredellaToscana.

«Ilmareèlà,»disseBertrando,quasiavesseindovinatocheEmiliaesaminavaquegli oggetti cui il chiaro di luna le permetteva di scorgere; « desso sta adoccidente,benchènonpossiamodistinguerlo.»

Emilia trovò subito una differenza di clima,molto più temperato di quello de'luoghi alpestri, poco prima attraversati. Il paese ora contrastava tanto collagrandezzaspaventosadiquelli,ov'erastataconfinata,eco'costumidicolorocheviabitavano,cheEmiliasicredètrasportatanellasuacaravallediGuascogna.Stupiva comeMontoni l'avesse mandata in quel delizioso paese, e non poteacrederefossestatosceltodaluiperservirditeatroadundelitto.

Lafanciullasiarrischiòachiedereseilluogodilorodestinazionefosseancoramolto distante. Ugo le rispose che non n'erano lontani. « A quel bosco dicastagni in fondoallavalle,»diss'egli,«vicinoal ruscello,dovespecchiasi laluna.Nonvedol'oradiriposarmilàconunfiascodivinobuonoedunafettadiprosciutto.»Emiliaesultòudendoche il suoviaggiostavaper finire. Inpochimomenti giunsero all'ingresso del bosco. Videro da lontano un lume:avanzaronsi costeggiando il ruscello, ed arrivarono in breve ad una capanna.Bertrando battè forte. Un uomo si affacciò ad una finestrella, ed avendoloriconosciuto, scese immediatamente ad aprir la porta. L'abitazione era rustica,madecente;costuiordinòallamogliediportarqualcherinfrescoaiviaggiatori,ed intanto parlò in disparte conBertrando: Emilia l'osservò; era un contadinogrande,manon robusto,pallido,edi sguardipenetranti. Ildi lui esteriorenonannunziavauncaratterecapaced'ispirarfiducia,enonavevamodichepotesseroconciliarglilabenevolenza.

Ugos'impazientiva,chiedevadacena,eprendevaancheunfareautorevole,chenonsembravaammetterereplica.«Viaspettavaun'orafa,»disseilcontadino,«avendogiàricevutounaletteradelsignorMontoni.

— Fate presto, per carità, abbiamo fame; e sopratutto portate tanto vino. » Ilcontadinoammannìloroimmediatamentelardo,vino,fichi,paneeduvasquisita.DopocheEmiliasi fualquantorifocillata, lamogliedelcontadino le indicò lasuacamera.LafanciullalefecealcuneinterrogazioniintornoaMontoni:Dorina,cosìchiamavasi ladonna,risposeconmoltariservatezza,pretendendoignorareleintenzionidisuaeccellenza.Convintaallorachenonavrebbericevutoalcunoschiarimento sul nuovo suo destino, la licenziò, e coricossi; ma le scene

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maravigliose accadute, tutte quelle che prevedeva, si presentarono a un tempoalla di lei inquieta immaginazione, e concorsero col sentimento della nuovasituazioneaprivarlad'ognisonno.

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CAPITOLOXXXII

Quando, allo spuntar del giorno, Emilia aprì la finestra, restò sorpresacontemplando le bellezze che la circondavano. La casa era ombreggiata dacastagni,mistiacipressielarici.AsettentrioneealevantegliAppennini,copertidi boschi, formavano un anfiteatro superbo e maestoso. Le loro faldeverdeggiavanodivigneedioliveti.Levilleelegantissimedellanobiltàtoscana,sparse qua e là sui colli, formavano una vista sorprendente. L'uva pendeva afestonidai ramideipioppiedeigelsi.Prati immensicosteggiavano il ruscellochescendevadallemontagne;aponenteedamezzogiorno,siscorgevailmareagran distanza. La casa era esposta a mezzogiorno, e circondata da fichi,gelsomini e viti dai rubicondi grappoli, che pendevano intorno alle finestre: ilpraticelloinnanziallacasaerasmaltatodifioried'erbeodorifere.QuelluogoeraperEmiliaunboschettoincantato,lacuivaghezzacomunicòsuccessivamentealdileispiritolacalma,chenonavevagustatadatantotempo.

Fu chiamata all'ora della colazione dalla figlia del contadino, fanciulla difisonomiainteressante,dell'etàdicircadiciassetteanni.Emiliavideconpiacereche parea animata dalle più pure affezioni della natura: tutti quelli che lacircondavano,annunziavanopiùomenocattivedisposizioni:crudeltà,malizia,ferociaedoppiezza;quest'ultimocaratteredistinguevaspecialmentelafisonomiadi Dorina e di suo marito. Maddalena parlava poco, ma con voce soave edun'aria modesta e compiacente che interessarono Emilia. Le donne fecerocolazioneincasamentreUgo,Bertrandoedilloroospitemangiavanosulpratoprosciuttoeformaggio,inaffiatidivinitoscani.Appenaebberofinito,Ugoandòin fretta a cercare la sua mula. Emilia seppe allora ch'egli doveva tornare adUdolfo,mentreBertrandosarebberimastoallacapanna.

QuandoUgofupartito,Emiliaproposeunapasseggiatanelbosco;maessendolestatodettochenonpotevausciresenonincompagniadiBertrandostimòmeglioritirarsinellasuastanza.

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Preferendolasolitudineallasocietàdiquelloscelleratoede'suoiospiti,Emiliapranzò in camera, e Maddalena ebbe il permesso di servirla. La di leiconversazione ingenua le fece conoscere che i contadini abitavano da moltotempo in quella casa, la quale era un regalo di Montoni in ricompensa d'unservizio resogli daMarco, stretto parente del vecchioCarlo. « Sono così tantianni,signora,»disseMaddalena,«ch'ionesopochissimo;masicuramentemiopadredeveaverfattodelgranbeneasuaeccellenza,perchèlamammahadettospessissimo,chequestacasaerailmenomoregalochepotessefargli.»

Emiliaascoltavaconpenaquestoracconto,chedavauncolorepocofavorevolealcaratterediMarco.UnserviziocheMontoni ricompensavacosì,nonpotevaesserechedelittuoso;esiconvincevasemprepiùdinonesserestatamandatainquelluogosenonperuncolpodisperato.

« Sapete voi quanto tempo sarà, » disse Emilia, pensando all'epoca in cui lasignora Laurentini era sparita dal castello, « sapete voi quanto tempo sia chevostropadreharesoalsignorMontoniilserviziodicuimiparlate?

—Fuunpo'primachevenisseadabitareinquestacasa;sarannocircadiciottoanni.»

Eral'epocaincuisidicevapressoapocochefossesparitalasignoraLaurentini.VenneinmenteadEmiliacheMarcoavessepotutoservirMontoniinquell'affaremisterioso, secondando forse un omicidio. L'orribile pensiero la piombò inangosciose riflessioni. Restò sola fino a sera, vide tramontare il sole, ed almomentodelcrepuscololesueideefuronotutteoccupatediValancourt.Riunìlecircostanze relative alla musica notturna, e tutto ciò che appoggiava le suecongetture sulla di lui prigionia nel castello, e si confermò nell'opinione diaverneuditalavoce.Stancad'affannarsi,sigettòfinalmentesulletto,ecedèalsonno. Un colpo battuto all'uscio non tardò a svegliarla. L'immagine diBertrandoconunostileallamano,sipresentòalladileiimmaginazionealterata.Domandòchifosse.«Sonio,signorina,aprite,nonabbiatetimore,sonolaLena.

—Checosaviadducesìtardi?»disseEmiliafacendolaentrare.

—Zitto, signora, per l'amor del cielo, non facciamo rumore. Se ci sentissero,non me la perdonerebbero. Mio padre, mia madre e Bertrando dormono, »soggiuns'ellachiudendolaporta.«Siccomevoinonavetecenato,vihoportatouva, fichi, pane ed un bicchier di vino. » Emilia la ringraziò, ma le fece

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conoscere che si esponeva al risentimento di Dorina, quando si fosse accortadellamancanzadeifrutti.«Riprendeteli,Lena,»ledisse,«iosoffriròmenoanonmangiare,chesesapessidovestedomaniessernesgridatadavostramadre.

—Oh! signora! non v'è pericolo, » soggiunse la Lena; «miamadre non puòaccorgersi di nulla, poichè è la mia parte di cena; mi fareste dispiacerericusando.»Emiliafutalmenteinteneritadellagenerositàdellabuonafanciulla,chelevennerolelagrimeagliocchi.«Nonv'affliggete,»ledisselaLena;«miamadreèunpo'viva,malepassapresto.Nonviaccoratedunque.Ellamisgridaspesso, ma io ho imparato a soffrirla; e se mi riesce di scappare nel bosco,quandohafinito,miscordoditutto.»

Emiliasorrise,malgradolesuelagrime,disseaLenacheavevaunottimocuore,ed accettò il dono. Desiderava molto sapere se Bertrando, Dorina e MarcoavesseroparlatodiMontoniedeisuoiordiniinpresenzadiMaddalena;manonvollesedurrel'innocentefanciulla,facendoletradireidiscorside'suoigenitori.Quandoseneandò,Emilialapregòdivenireatrovarlapiùspessochepoteva,senzaperòmancareaidoveridi figlia;Lena lopromise,edaugurolle labuonanotte.

Emiliaperalcunigiorninonuscìmaidicamera,elaLenavenivaatrovarlasolonel tempo de' pasti. La sua dolce fisonomia e le sue maniere interessanticonsolavano la solitaria nostra eroina. In quest'intervallo il di lei spirito, nonavendo ricevuta alcuna nuova scossa di dolore o di timore, potè giovarsi deldivertimento della lettura. Ritrovò alcuni abbozzi, carta e matite, e si sentìdisposta a ricrearsi disegnando qualche parte della magnifica prospettiva cheavevasott'occhio.

La sera d'un dì che faceva gran caldo, Emilia volle provarsi a fare unapasseggiata, benchè Bertrando dovesse accompagnarla. Prese la Lena ed uscìseguitadalloscherano,chelalasciòpadronadisceglierelastrada.Iltempoeraserenoefresco:Emiliaammiravaconentusiasmoquellabellacontrada.

Il sole all'occaso dorava ancora la cimadegli alberi e le vette più alte.Emiliaseguì il corso del ruscello lungo gli alberi che lo costeggiavano. Sulla rivaoppostaalcunebianchepecorellespiccavanofra ilverde.D'improvviso,udìuncorodivoci.Siferma,ascoltaattenta,matemedifarsivedere.Fulaprimavoltache riguardò Bertrando come il suo protettore; ei la seguiva davvicinodiscorrendoconunpastore.Rassicuratadaquestacertezza,siavanzadietrouna

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collinetta; lamusicacessò, edi lì apoco sentìunavocedidonnachecantavasola.Emilia, raddoppiando il passo, girò dietro la collina, e vide un praticellocoronato da alberi altissimi. Vi osservò due gruppi di contadini che stavanointorno ad una giovinetta, la quale cantava, tenendo inmano una ghirlanda difiori.

Finita la canzone, alcune pastorelle si avvicinarono adEmilia ed allaLena, lefecerosedereinmezzoaloro,elepresentaronouvaefichi.Quellaplacidascenacampestrelacommosseoltremodo,equandotornòacasa,sisentìlospiritopiùcalmato.

Dopo quella sera passeggiò spesso in compagnia dellaLena,ma sempre collascorta diBertrando.La tranquillità in cui viveva, le faceva credere chenon siavesserocattividisegnisudilei;esenzal'ideaprobabilecheValancourtinquelmomento fosse prigioniero nel castello, avrebbe preferito di restare colà finoall'epocadelsuoritornoinpatria.RiflettendoperòaimotivichepotevanoaverdecisoMontoni a farla passare inToscana, la sua inquietudinenondiminuiva,nonessendopersuasacheilsolointeressedelladileisicurezzal'avessedecisoacondursiinquestaguisa.

Emilia passò qualche tempo nella capanna prima di ricordarsi che, nellaprecipitosapartenza,avevalasciatoadUdolfolecartedellaziarelativeaibenidella Linguadoca. Ciò le fece pena,ma poi sperò che il nascondiglio sarebbesfuggitoallericerchediMontoni.

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CAPITOLOXXXIII

Torniamounmomento aVenezia, dove il conteMoranogeme sotto il pesodinuovesciagure.Appenagiuntoquivi,erastatoarrestatoperordinedelSenato,emessoinunasegretacosìrigorosa,chetuttiglisforzidegliamicinonriuscironoasapernenotizia.Eglinonaveapotutoindovinareaqualnemicodovesselasuaprigionia, ameno che non fosseMontoni, sul quale appunto fissavansi i suoisospetti.

Essi erano non solo probabili, ma anche fondati. Nella faccenda della coppaavvelenata,MontoniaveasospettatoMorano;ma,nonpotendoacquistarilgradodi prova necessaria alla convinzione del delitto, ebbe ricorso ad altri modi divendetta.Daunapersonafidatafecegettareunaletterad'accusanellaboccadelleone,destinataaricevereledenunziesegretecontroicospiratoripolitici.

Ilconteerasiattiratoilrancorede'principalisenatori;imodialtieri,lasmodataambizionefaceanloodiardaglialtri;nondoveadunqueaspettarsialcunapietàdapartede'suoinemici.

Montoni intanto faceva fronte ad altri pericoli. Il suo castello era assediato dagente risoluta a vincere. La forza della piazza resistè al violento attacco, laguarnigionesidifesestrenuamenteelamancanzadivivericostrinsegliassalitoria sgomberare.QuandoMontoni sividedinuovopacificopossessored'Udolfo,impazientediaverancoraEmiliainmano,mandòacercarla.Costrettaapartire,lafanciulla,dièunteneroaddioalladolceLena.Risalendol'Appennino,fissòunluogo sguardo di rammarico sulla deliziosa contrada che abbandonava; ma ildolorecherisentivaadovertornarealteatrode'suoipatimenti,fuaddolcitodallaprobabilesperanzadiritrovarviValancourt,benchèprigioniero.

Giunti a sera inoltrata, e senza tristi incontri, presso al castello, poteronoscorgere al chiaro di luna i danni patiti dallemura durante l'assedio. Anche iboschi avean sofferto: alberi atterrati, schiantati, spogli di frondi, bruciati,

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indicavanoifuroridellaguerra.

Profondo silenzio era susseguito al tumulto delle armi. Alla porta, un soldatomunitodi lampadavenneariconoscereiviaggiatori,e li introdussenelcortile.Emilia fu colta quasi da disperazione udendo rinchiudersi alle spalle quelleformidabiliimpostecheparevanosepararlapersempredalmondo.

Traversato il secondo cortile, trovaronsi alla porta del vestibolo; il soldatoauguròlorolabuonanotteetornòalsuoposto.IntantoEmiliapensavaalmododi ritirarsi nella sua antica stanza senza esser veduta, per paura d'incontrare sìtardi o Montoni o qualcuno della sua compagnia. L'allegria che regnava nelcastello era allora talmente clamorosa, cheUgo batteva alla porta senza poterfarsiintenderedallaservitù.QuestacircostanzaaumentòitimoridiEmilia,elelasciòiltempodiriflettere.Avrebbeforsepotutogiugnerealloscalone,manonpotevaandareallasuacamerasenza lume.Bertrandoavevaappenauna torcia,ed ella sapeva benissimo che i servi accompagnavano col lume solo fino allaporta, perchè il lampione sospeso alla vôlta illuminava sufficentemente ilvestibolo.

Carloaprìalfinelaporta:EmilialopregòdimandarsubitoAnnettaconunlumenella galleria grande dove andava ad aspettarla, e, salita la scala, sedettesull'ultimogradino. Ilbuiodellagalleria ladissuasedall'entrarvi.Mentre stavaattenta per sentire se venisseAnnetta, sentìMontoni ed i suoi compagni, che,parlando tumultuosamente con gente ebbra, si dirigevano a passi barcollantiversolascala.Obliandolapaura,entròcollebracciaavantinellagalleria,sempreattentaallevocicheudivadabbasso,etralequalidistinsequellediBertolinieVerrezzi. Dalle poche parole che potè intendere, capì che si parlava di lei:ciascunoreclamavaqualcheanticapromessadiMontoni.Dopoaveralcunpocoaltercato,sentìvenirsugente,esislanciònellagalleriacollarapiditàdellampo.Percorsecosìallaventuraparecchidique'vetustianditi;finalmenteriescìinunod'essiinfondoalqualeleparvevedereunfilodiluce.

Mentre dirigevasi colà, scorse venirle incontro Verrezzi barcollante. Percansarlo,sigettòinunaportachetrovòasinistra,sperandodinonesserestataveduta; poco dopo, socchiuse l'uscio per cercar d'andarsene, quando un lumespuntò in fondo a quel corridoio, e riconobbe Annetta; le corse incontro, equesta, vedendola, le si buttò al collo con un grido. Emilia potè farlecomprendere il suo pericolo, e recaronsi ambedue nella camera di Annettaalquanto distante.Alcun timore però non valse a farla tacere. «Oh!mia cara

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padrona,»dicevaessacamminando,«quantapaurahoavuto!Ah!hocredutodimoriremillevolte,enonsapevasesareisopravvissutaalfragordeicannoniperpotervirivedere.Nonhomaiprovato invitamiauncontentomaggiorequantoadessocheviritrovo.

—Zitto!»dicevaEmilia;«siamoinseguite!»

Maeral'ecode'loropassi.

«No,»disseAnnetta,«hannochiusaunaporta.

—Facciamosilenziopercarità,enonparliamopiù,finchènonsiamogiunteallatuacamera.»Viarrivaronofinalmentesenzasinistriincontri.Lacamerieraaprì,eEmiliasimiseasederesullettoperriposarsialquanto.Lasuaprimadomandafa se Valancourt era prigioniero. Annetta le rispose non poter dirglielo conprecisione, ma esser certa ch'eranvi molti prigionieri nel castello. Posciacominciòasuaguisaafareladescrizionedell'assedio,opiuttostoildettaglioditutte le paure sofferte durante l'attacco. «Ma, » soggiuns'ella, « quando intesisulle mura i gridi di vittoria, credei che noi fossimo stati presi, e mi tenniperduta;inveceavevamoscacciatiinemici.Andainellagalleriasettentrionale,evidiungrannumerodifuggitivisullemontagne.Delrestopoisipuòdirecheibastioni sono in rovina. Facea spavento il vedere nel bosco sottoposto tantimorti, ammucchiati l'un sopra l'altro!... Durante l'assedio, il signor Montonicorreaqua,là,eradapertutto,aquantomidisseLodovico.Perme,eglinonmilasciava veder nulla. Mi chiudeva in una stanza nel centro del castello, miportava da mangiare, e veniva a trovarmi più spesso che poteva. Debboconfessareche,senzaLodovico,sareimorta,sicuramente.

—Ecomevannolecosedopol'assedio?

—V'èun fracasso terribile,» risposeAnnetta;« i signorinon fannoaltrochemangiare,bereegiuocare.Stannoatavolatuttanotteegiuocanotralorolebelleericchecose,chehannopresoquandoandavanoalsaccheggioodaqualcosadisimile.Hannoalterchivivissimisullaperditaesulguadagno;ilsignorVerrezziperde sempre, a quanto si dice:Orsino guadagna, e sono sempre in lite.Tuttequellebellesignoresonoancoraqui,eviconfessochemifannoribrezzoquandoleincontro.

—Sicuramente,»disseEmiliasussultando,«odorumore,ascolta.

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—Oibò!èilvento.Losentospessoquandosoffiapiùfortedelsolito,escuoteleporte della galleria.Ma perchè non volete coricarvi? credo non vorrete restarcosìtuttanotte.»

Emiliasistesesullettopregandoladilasciareillumeacceso.Annettasicoricòaccantoalei;malafanciullanonpotevadormire,eleparevasempred'intenderequalche rumore. Mentre Annetta cercava persuaderla ch'era il vento, udironorumor di passi vicino all'uscio. La cameriera voleva scendere dal letto, maEmilialatrattenne;sibussòleggermente,esichiamòAnnettasottovoce.

« Per l'amor del cielo, non rispondere, » disse Emilia, « sta quieta. Faremmobeneaspegnereillume,chepotrebbetradirci.

—Madonna!»sclamòlacameriera;«nonrestereialbuioadessopertuttol'orodelmondo.»Mentreparlava fu ripetutopiù forte ilnomediAnnetta.«Ah!èLodovico, » gridò essa allora, e si alzava per aprir la porta;ma Emilia ne laimpedìvolendoprimaassicurarsiseerasolo.Annettagliparlòqualche tempo,edegli ledisseche,avendola lasciatauscireperandarea trovar lapadroncina,veniva a rinchiuderla di nuovo. Questa temendo di essere sorpresa secontinuavano a parlare in quel modo, acconsentì a lasciarlo entrare. LafisonomiafrancaebuonadelgiovanerassicuròEmilia,laqualeimploròildiluisoccorso, seVerrezzi lo avesse resonecessario.Lodovicopromisedipassar lanotte in una camera attigua per difenderla da qualunque insulto, e, acceso unlume,seneandòalsuoposto.

Emiliaavrebbedesideratoriposare,matroppiinteressioccupavanolasuamente:sivedevainunluogodivenutosoggiornodelvizioedellaviolenza,fuoridellaprotezione delle leggi, in potere d'un uomo instancabile nella persecuzione enella vendetta; e riconobbe che resistere più a lungo alla di lui prepotenzasarebbestata follia.Abbandonòpertanto lasperanzadivivereagiatamenteconValancourt, e decise di ceder tutto a Montoni la mattina seguente, purchè lepermettesseditornarsenetostoinFrancia.Questeriflessionilatennerosvegliatatuttanotte.

Appena fu giorno, Emilia ebbe un lungo colloquio con Lodovico, il quale leraccontòvariecircostanzerelativealcastello,eledièalcunenotiziesuiprogettidi Montoni, che accrebbero i suoi fondati timori. Gli dimostrò gran sorpresaperchè, sembrandocosìcommossodalladi lei trista situazione inquelcastellononpensassed'andarsene.Eil'assicurònonesseresuaintenzionedirestarvi,ed

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alloraessarischiòadomandarglisevolesseassecondare lasuafuga.Lodovicol'accertò ch'era dispostissimo a tentarla, ma le rappresentò tutte le difficoltàdell'impresa, giacchè la di lui perdita sarebbe stata certa, se Montoni liraggiungesseprimad'esserfuoride'monti.Promisenulladimenodicercarneconpremural'occasione,edioccuparsid'unpianodifuga.Emiliagliconfidòallorail nome di Valancourt, pregandolo d'informarsi se fosse nel numero deiprigionieri. La debole speranza che le rinacque da questo colloquio, dissuaseEmilia dal trattare immediatamente con Montoni; risolse, s'era possibile, diritardareaparlarglifinquandoavessesaputoqualcosadaLodovico,edinonfarla cessione senonquando le fosse riuscito impossibileognimezzodi fuggire.Mentre fantasticava così, Montoni rinvenuto dall'ubbriachezza, la mandò achiamare; essa obbedì, e lo trovò solo, « Ho saputo, » diss'egli, « che nonpassaste lanottenellavostracamera;dovesietestata?»Emiliaglidettagliò lecircostanzechenel'aveanoimpedita,elechieselasuaprotezioneperl'avvenire.«Voiconoscete ipattidellamiaprotezione,»diss'egli;« se realmentene fatecaso,procuratedimeritarvela.»

Quella dichiarazione precisa, che non l'avrebbe protetta se noncondizionatamente, durante la sua cattività nel castello, convinse Emilia dellanecessitàdiarrendersi;maprimaglidomandòseleavrebbepermessodipartireimmediatamentedopoaverfirmatalacessione;eglilenefecesolennepromessa,elepresentòlacarta,collaqualeessaglitrasferivatuttiisuoidiritti.

Fuperqualche tempo incapacedi firmare, avendo il cuore laceratodaoppostiaffetti;stavaperrinunziareallafelicitàdellasuavita,eallasperanzachel'aveasostenutainunsìlungocorsodiavversità.

Montonileripetèipattidellasuaobbedienza,osservandolechetuttiimomentieranopreziosi.Essaprese lapennae firmò lacessione.Appenaebbe finito, lopregò di ordinare la sua partenza e di lasciarle condur secoAnnetta.Montoniallora si mise a ridere. « Era necessario ingannarvi, » diss'egli; « era l'unicomezzo per farvi agire ragionevolmente: voi partirete ma non adesso. Bisognaprima ch'io prenda possesso di quei beni; quando ciò sarà fatto, potretetornarveneinFrancia.»

La fredda scelleratezza collaquale ei violava il solenne impegnoda lui preso,ridusseEmiliaalladisperazione,conoscendocheilsuosacrifiziononleavrebbegiovato a nulla, e sarebbe rimasta prigioniera: non sapeva trovar parole peresprimere i suoi sentimenti, e capivabenecheogniosservazione sarebbe stata

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infruttuosa;guardòMontoniconariasupplichevole,maeglivolse ilcapo,e lapregòdiritirarsi.Incapacedifareneppureunpasso,ellasiabbandonòsopraunasedia,sospirandoaffannosamentesenzapoterpiangere,nèparlare.

« Perchè abbandonarvi a questo inopportuno dolore? » le disse Montoni;«sforzatevidisopportarecoraggiosamenteciòcheoranonpoteteevitare.Nonavetedalagnarvidiverunaffannoreale;abbiatepazienza,esareterimandatainFrancia.Intantotornateallavostrastanza.

—Nonoso,signore,»risposeEmilia,«andareinunluogoovepuòintrodursiilsignorVerrezzi.—Nonvihoiopromessodiproteggervi?»disseMontoni.—Promesso!»ribattèEmiliatitubando.—Lamiapromessadunquenonbasta?»ripreseegliseveramente.—Rammentatevidellavostraprimapromessa,»disseEmiliatremando,«egiudicheretevoistessoqualcasoiodebbafaredellealtre.—Guardatevidalfarmiritrattarelemieparole.Ritiratevi,voinonavetenulladatemerenelvostroappartamento.»

Emilia ritirossi a passi lenti, e quando fu giunta nella sua camera, esaminòattentamente sevi fossenascostoqualcuno, chiuse laporta, e simisea sederevicino alla finestra.Lamisera avrebbe forse perduta la ragione, se non avesselottatofortementecontroilpesodellesuesciagure.Invanosforzavasidicredereche Montoni l'avrebbe realmente rimandata in Francia, tostochè si fosseassicurato de' suoi beni, e che intanto l'avrebbe guarentita dagl'insulti. La suasperanza principale però era riposta in Lodovico; nè dubitava del suo zelo,malgradolapocafiduciadiluistessonellaprogettataevasione.

Questatristagiornatalatrascorsecometantealtrenellapropriacamera.Calòlanotte,edEmiliasarebbesiritiratanellastanzadiAnnettaseuninteressepiùfortenonl'avessetrattenuta:volevaattendereall'oraconsuetailritornodellamusica,laquale,senonpoteaassicurarlapositivamentedellapresenzadiValancourtnelcastello, valea a confermarla nella sua idea e procurarle una consolazione sìnecessarianelsuoattualeabbattimento.

Lanotteeraburrascosa:ilventosoffiavaveemente;leorepassarono:Emiliaudìappostarlesentinelle.Dilìapoco,unafiocamelodiatraversòl'aere;riconobbeilsuonodi un liuto accompagnato da' queruli accenti d'un uomo.Essa ascoltavasperandoetemendo;ritrovòladolcezzaarmoniosadellavoceedelliuto,chegiàconosceva. Convinta che la musica partiva da una delle stanze sottoposte, sisporse in fuoriper iscoprirealcun lume,ma indarno.Chiamòanchesottovoce,

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mailventoimpedìsenzadubbiodiudirla;lamusicacontinuava.D'improvviso,udìbattereall'usciodellacamera,edavendoriconosciutolavocediAnnetta,leaprì,invitandolaadavvicinarsipianpianoallafinestraperascoltare.

«GranDio!»sclamòAnnetta;«ioconoscoquestacanzone:essaèfrancese,edunadelleariettefavoritedelmiocaropaese...Èunnostrocompatriotachecantaedev'essereilsignorValancourt.—Piano,Annetta,»disseEmilia,«nonparlarsìforte;potremmoessereintese.—Dachi?dalcavaliere?—No,maqualcunopotrebbe tradirci.Perchècredi tu siaValancourtquellochecanta?Mazitto: lavocediventapiùforte.Lariconosci?—Signorina,»risposeAnnetta,«iononhomaiuditocantareilcavaliere.»AdEmiliaspiacqueassaichel'unicomotivodiAnnettapercrederech'eraValancourt,fossecheilcantoreeraFrancese.Pocodopoudìlaromanzaintesaallapeschiera,eildileinomefuripetutocosìspesso,cheAnnettagridòadaltavoce:«SignorValancourt!signorValancourt!»Emiliatentò trattenerla,maessagridava semprepiù forte; lamusicacessò, enessunorispose. « Non importa, signora Emilia, » disse la ragazza; « è il cavalieresenz'altro,ediovoglioparlargli.—No,no,Annetta;voglioparlargli iostessa.Seèlui,riconosceràlamiavoce,erisponderà.Chiè,»gridòella,«checantacosì tardi? » Susseguì un lungo silenzio. Ripetè la domanda, ed intese fievoliaccenti, i quali parevano venir sì da lontano, che non potè distinguer nessunaparola.Allora credè che l'incognito fosseValancourt senz'altro, giacchè avevarispostoallasuavoce,e lusingandosiche l'avessericonosciuta,siabbandonòatrasportidigioia.Annettaintantocontinuavaachiamare.Emilia,temendoalloradi esser tradita nelle sue ricerche, la fece tacere, riservandosi ad interrogareLodovicolamattinaseguente.

Stetteroambeduequalchetempoallafinestra,matuttorimasetranquillo.Emilia,giubilante, camminava a gran passi per la camera, chiamando sottovoceValancourt,etornavaquindiallafinestra,dovenonudivaaltrocheilmormoriodelventotralefrondi.Annettamostravasiimpazientequantolei;malaprudenzaledeciseinfineachiuderelafinestra,edandarsenealetto.

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CAPITOLOXXXIV

Passaronoalcunigiorninell'incertezza.Lodovicoavevapotutosaperesolamentechec'eraunprigionieronelluogoindicatodaEmilia,unFrancese,statopresoinuna scaramuccia. Nell'intervallo, Emilia sfuggì alle persecuzioni di Verrezzi eBertolini, confinandosi nella sua camera. Talvolta passeggiava la sera nelcorridoio.Montoniparevarispettarl'ultimasuapromessa,sebbeneavesseviolatala prima; ed ella non poteva attribuire il suo riposo che al favore della di luiprotezione.Eranealloracosìpersuasa,chenondesideravapartiredalcastellosenondopoaverottenutoqualchecertezzaapropositodiValancourt.L'aspettavaadunque,senzacheciòlecostasseverunsacrifizio,nonessendosipresentatafinalloranessunaoccasionepropiziadifuggire.

Finalmente,Lodovicovenneadavvertirlachesperavadivedere ilprigioniero,dovendoquestiavereperguardialanotteseguenteunsoldatodicuierasifattoamico.Ladi lui speranza non fu vana, giacchèpotè entrare nella prigione colpretesto di portargli acqua. La prudenza però gl'impose di non confidare allasentinellailveromotivodiquellavisita,chefumoltobreve.

Emilia stette impaziente ad aspettarne il risultato; infine vide ricomparire ilgiovano con Annetta. « Il prigioniero, signorina, » diss'egli, « non ha volutoconfidarmiilsuonome.Quandopronunziaiilvostro,simostròmenosorpresodiquelch'iom'immaginassi.

—Comestaegli?Dev'esseremoltoabbattutodopounasìlungaprigionia...—Oh no!mi parve che stesse bene, quantunque non glie l'abbia domandato.—Non vi ha consegnato nulla per me? » disse Emilia. — Mi ha dato questo,dicendo che vi avrebbe scritto se avesse avuto l'occorrente. Prendete. » E leconsegnòunaminiatura.Emilia riconobbe il suoproprio ritratto, lo stesso cheaveva perduto sua madre in modo così singolare alla peschiera della valle.Piansealloradigioiae tenerezza,eLodovicocontinuò:«Mihascongiuratoaprocurargli un abboccamento con voi. Gli rappresentai quanto mi paresse

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difficilefarviacconsentireilsuocustode;mirisposeciòesserpiùfacilechenonimmaginassi,echesenegliavessiportatalavostrarisposta,sisarebbespiegatomeglio.—Quandopotreterivedereilcavaliere,diteglicheacconsentoavederlo.—Maquando,signora,inqualluogo?—Ciòdipenderàdallecircostanze;dessefisserannol'oraedilluogo.»

Ilgiovaneleauguròlabuonanotte,eseneandò.

Passò una settimana prima che Lodovico potesse rientrare nella prigione.Nell'intervallo,comunicòadEmilia rapporti spaventosidiquantoaccadevanelcastello:ildileinomeeraspessopronunziatone'discorsidiBertolinieVerrezzi,edivenivasempresoggettodialterchi.MontoniavevaperdutoalgiuocosommeenormiconVerrezzi,ec'eratuttalaprobabilitàcheglieladestinasseinisposaperisdebitarsi, ad onta dell'opposizione di Bertolini. A tai notizie, la meschinascongiuravaLodovicoarivedertostoilprigioniero,edafavorirelalorofuga.

FinalmenteLodovicoledissed'averrivedutoilcavaliere,ilqualeavealoindottoa fidarnel carceriere, di cui aveva già esperimentata la condiscendenza, e cheavevaglipromessodiuscirepermezz'oralanotteseguente,quandoMontoniedisuoicompagnistesserogozzovigliando.«Èunabellacosapercerto,»soggiunseilgiovane;«maSebastianosabenechenoncorrealcunrischio,lasciandouscireilprigioniero,poichèsepotràscapparedalleportediferrosaràmoltodestro.Ilcavalieremimandadavoi,osignora,persupplicarviinnomesuodipermetterglicheviveda stanotte,quandopur fosseperunmomento solo,nonpotendopiùvivere sotto ilmedesimo tetto senza vedervi; circa all'ora, non può precisarla,giacchè dipende dalle circostanze, come voi diceste, e vi prega di scegliere illuogochecredereteilpiùsicuro.»

Emilia era sì agitata dalla prossima speranza di rivedere Valancourt, chepassarono alcuni minuti prima di poter rispondere. Finalmente, non seppeindicareun luogopiù sicurodel corridoio.Fudunque stabilitoche il cavalieresarebbe venuto quella notte nel corridoio, e che Lodovico avrebbe pensato asceglierel'ora.Emilia,comepuòcredersi,passòquest'intervalloinuntumultodisperanza, di gioia e d'ansiosa impazienza. Dopo il suo arrivo al castello nonavevamaiosservatocontantopiacereiltramontodelsole.Contavaleore,elepareacheiltempononpassassemai.

Finalmente suonò mezzanotte. Aprì la porta del corridoio per ascoltare se vifosse rumore nel castello, e udì solo l'eco delle risa smoderate che partivano

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dalla sala grande. S'immaginò che Montoni ed i suoi ospiti fossero a tavola.«Essisonooccupatipertuttalanotte,»dissefrasè,«eValancourtsaràprestoqui.»Chiuselaporta,epasseggiòperlacameracoll'agitazionedell'impazienza.Si affacciava alla finestra, lusingandosi di sentir suonare il liuto;ma tutto erasilenzio, e la sua emozione cresceva. Annetta, che aveva fatto restare in suacompagnia,ciarlavasecondoilsolito;maEmilianonintendevasillabade'suoidiscorsi.Tornandoallafinestra,sentìalfinelasolitavocecantareaccompagnatadal liuto.Non potè astenersi dal piangere per la tenerezza. Finita la romanza,Emilialaconsideròcomeunsegnalecheleindicassel'uscitadiValancourt.Pocodopoudìcamminarenelcorridoio,aprì laporta,corse incontroall'amante,esitrovòfralebracciad'unuomochenonavevamaiveduto.Lafacciaedilsuonodellavocedell'incognitoladisingannaronosulmomento,esvenne.

Allorchè risensò, trovossi sostenutadaquest'uomo, ilquale laconsideravaconvivaespressioneditenerezzaed'inquietudine.Nonebbelaforzaperinterrogare,nè per rispondere: proruppe in dirotto pianto, e si sciolse dalle di lui braccia.L'incognito impallidì. Sorpreso, guardava Lodovico come per domandargliqualcheschiarimento;maAnnettaglispiegòilmisterochenonintendevaneppurLodovico.«Signore,»gridòellasinghiozzando,«voinonsietel'altrocavaliere.Noi aspettavamo il signor Valancourt, e non siete voi quello. Ah! Lodovico,come avete potuto ingannarci così? lamia povera padrona se ne risentirà permoltotempo.»L'incognito,ilqualeparevaagitatissimo,volevaparlare,maglispiraronoleparolesullabbro,ebattendosicollamanolafronte,comepresodaimprovvisadisperazione,siritiròdallaparteoppostadelcorridoio.

Annettasiterselelagrime,edisseaLodovico:«Puòdarsichel'altrocavaliere,cioè il signorValancourt, sia tuttora dabbasso. »Emilia alzò la testa. «No, »replicòLodovico, « il signorValancourt non c'è statomai, se questo cavalierenon è lui. Se aveste avuta la bontà di confidarmi il vostro nome, signore, »diss'egli all'incognito, « quest'equivoco non avrebbe avuto luogo. — Èverissimo,»rispos'egliincattivoitaliano;«mam'importavamoltocheMontonilo ignorasse. Signora, » soggiunse quindi, volgendosi in francese a Emilia,« permettetemi due parole. Soffrite che spieghi a voi sola il mio nome e lecircostanze che m'indussero nell'errore. Io sono vostro compatriotta, e citroviamoambidueinunaterrastraniera.»

Emilia procurò di calmarsi, ed esitava ad accordargli la sua domanda; in fine,pregòLodovicodiandaradaspettarlainfondoalcorridoio,trattenneAnnetta,edisse all'incognito che quella fanciulla intendendo pochissimo l'italiano, ei

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poteva favellarle in questa lingua. Si ritirarono in un angolo, e l'incognito ledisse,dopounlungosospiro:«Signora,lamiafamiglianondev'esserviignota.Io mi chiamo Dupont; i miei parenti vivevano a qualche distanza dal vostrocastellodellavalle,edioebbilafortunad'incontrarviqualchevolta,visitandoilvicinato.Nonvioffenderòcertoripetendoviquantosapesteinteressarmi,quantomi compiaceva di errare nei luoghi che voi frequentavate, quante volte hovisitatolavostrapeschierafavorita,equantogemevaalloradellecircostanzechem'impedivano di dichiararvi la mia passione! Non vi spiegherò come poteicedere alla tentazione, ed in qual modo divenni possessore d'un tesoroinestimabile perme, che affidai, pochi giorni sono, al vostromessaggero, conuna speranza ben diversa da quella che ormi resta.Nonmi estenderò di più.Lasciatech'ioimplori ilvostroperdono,ecircaaquelritrattocherestituiicosìmaleaproposito,lavostragenerositànescuseràilfurto,evorràrendermelo.Ilmiodelittostessoèdivenutoilmiocastigo;equelritrattocheinvolaialimentòunapassionechedev'esseresempreilmiotormento.»

Emilia, interrompendolo, disse: « Lascio alla vostra coscienza, o signore, ildecidere se, dopo tutto quant'è accaduto a proposito del signor Valancourt, iodebba rendervi il ritratto. Non sarebbe un'azione generosa: dovete convenirnevoistesso,emipermetteretediaggiungerechemifaresteun'ingiuriainsistendoperottenerlo.Mitrovoonoratadellafavorevoleopinionecheconcepistedime;ma...l'equivocodiquestaseramidispensadaldirvidipiù.

— Sì, signora, oimè! sì, » replicò Dupont; « accordatemi almeno di farviconoscere il mio disinteresse, se non il mio amore. Accettate i servigi d'unamico,ilquale,benchèprigioniero,giuradifareognitentativopertogliervidaquest'orribilesoggiorno,enonminegatelaricompensad'avertentatoalmenodimeritarelavostragratitudine.

—Voilameritategià,signore,»disseEmilia,«edilvotocheesprimetemeritatutti i miei ringraziamenti. Scusatemi se vi rammento il pericolo a cui siamoesposti,prolungandoquestoabboccamento.Saràpermeunagranconsolazione,siacheivostritentativivadanoavuoto,odabbianounesitofelice,diavereungenerosocompatriottadispostoaproteggermi.»

Dupont prese la mano di Emilia, che voleva ritirarla, e se l'appressòrispettosamenteallelabbra.

« Permettetemi, » le disse, « di sospirare vivamente per la vostra felicità, e

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lodarmid'unapassione chem'è impossibiledi vincere. » InquelpuntoEmiliaudìrumorenellasuacamera,evoltandosidaquellaparte,videunuomoilquale,precipitandosi nel corridoio brandendo uno stile, gridò: « v'insegnerò io avincere questa passione! » E corse incontro a Dupont ch'era inerme. Questiscansò il colpo, si gettò su colui, nel quale Emilia riconobbe Verrezzi e lodisarmò.Durantelalotta,EmiliaeAnnettacorseroachiamarLodovico,maerasparito.Tornando indietro, il rumore della lotta le fece sovvenire del pericolo.AnnettaandòacercarLodovico; la fanciulla s'affrettòdoveDuponteVerrezzieranosemprealleprese,eliscongiuròasepararsi.Ilprimofinalmentegettòinterra l'avversario e ve lo lasciò sbalordito dalla caduta. Emilia lo pregò difuggire, prima che comparisseMontoni, o qualcun altro: ei ricusò di lasciarlacosì senza difesa, e mentr'ella, più spaventata per lui che per sè medesima,raddoppiavalesuepremuroseistanze,udironosalirelascalasegreta.

« Siete perduto, » diss'ella; « è la gente diMontoni. »Dupont non rispose, esostenendoEmilia, che stentava a reggersi, aspettò di piè fermo gli avversari.Poco dopo entrò Lodovico solo, e gettando un'occhiata dappertutto:«Seguitemi, »disse loro, « sevi è cara la vita; non abbiamounmomentodaperdere.»

Emiliadomandòcosafosseaccaduto,edoveconvenisseandare.

«Nonhotempodidirvelo,»risposeLodovico.«Fuggite,fuggite.»

Essa lo seguì all'istante, sostenuta da Dupont. Scesero la scala, e mentretraversavanounanditosegreto,siricordòdiAnnetta,echiesedovefosse,«Ciaspetta,»lerisposeLodovicosottovoce.«Pocofafuronoaperteleporteperundistaccamentochearriva,etemochevenganochiusenuovamente,primachenoivi giungiamo. » Emilia tremava sempre più dopo aver saputo che la sua fugadipendevadaunsoloistante.Dupontledavabraccio,eprocurava,camminando,dirianimareilsuocoraggio.

Lodovicoaprìun'altraporta,dietrolaqualetrovaronoAnnetta,esceseroalcunigradini. Il giovane disse che quel passaggio conduceva al secondo cortile, ecomunicava col primo.Amisura che si avanzavano, un tumulto confuso, cheparevaveniredalsecondocortile,spaventòEmilia.

«Nontemete,signora,»disseLodovico,« lanostrasolasperanzaèriposta inquestotumulto:mentrelagentedelcastelloèoccupatadiquellichegiungono,

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potremoforseuscirdalleporteinosservati.Mazitto,»soggiunseavvicinandosiad una porticella chemetteva sul primo cortile; « restate qui unmomento: iovado a vedere se le porte sono aperte, e se c'è qualcuno per via. Vi prego,signore,dispegnere il lumesemisentireteparlare,»aggiunseconsegnandolalampadaaDupont,«edintalcasorestateinsilenzio.»

Uscì, e chiuse la porta. « Noi saremo in breve fuori di queste mura, » disseDupontaEmilia;«fatevicoraggio,etuttoandràbene.»

Poco dopo udirono Lodovico parlar forte, e distinsero anche un'altra voce.Dupont spense subito il lume. «GranDio! È troppo tardi, » esclamòEmilia;« che sarà di noi? »Ascoltarono attenti, e si accorsero che Lodovico parlavacollasentinella.IlcanediEmilia,chel'avevaseguita,cominciòalatrare.Dupontlo prese in braccio per farlo tacere, e sentirono che il giovane diceva allasentinella: « Intanto farò io la guardia per voi.—Aspettiamo unmomento, »replicò la sentinella, « e non avrete questo incomodo. I cavalli devono essermandati alle stalle vicine, si chiuderanno le porte, e potrò assentarmi per unminuto—Oibò!Permenonèunincomodo,carocamerata,»disseLodovico;«fareteamelostessoservizioun'altravolta.Andate,andateadassaggiarequelvino,altrimentilatruppaarrivataloberràtutto,enonvenerimarràpiù.»

Il soldatoesitò,echiamònel secondocortile,per saperese icavallidovevanoessercondottifuori,esepotevanochiudersileporte.Eranotuttitroppooccupatiperrispondergli,quand'ancol'avesserointeso.

«Sì, sì, »disseLodovico,«non soncosìgonzi, si dividono tutto fra loro.Seaspettate quandopartono i cavalli, troverete il vinobevuto tutto. Io ne ebbi lamiaparte,magiacchènonnevolete,andròioinvecevostra.

—Altolà,camerata,»soggiunselasentinella,«prendeteilmiopostoperpochiminuti,chetornosubito.»

Eandossenecorrendo.

Lodovico, vedendosi in libertà, si affrettò di aprire la porta dell'andito.Emiliasoccombeaquasiall'ansietàcagionataglidallungocolloquio.Eglidisselorocheil cortile era libero: lo seguirono senza perder tempo, e menarono seco duecavallichetrovaronoisolati.

Uscitisenzaostacolodalleformidabiliporte,corseroaiboschi.Emilia,Duponte

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Annettaeranoapiedi;Lodovicosoprauncavallo,conduceval'altro.Giuntinellaselva,leduefanciullesalironoingroppacoiloroprotettori.Lodovicoservivadiguida, e fuggirono tantoprestoquanto lopermettevauna strada rovinata, ed ilfiocochiarordilunatraversoglialberi.

Emiliaeracosìstorditadall'inattesapartenza,cheosavacredereappenadiesseresveglia: dubitava però molto che l'avventura potesse andar a finir bene, ed ildubbioerapurtropporagionevole.Primadiusciredalboscoudironoaltegrida,evideromoltiluminellevicinanzedelcastello.Dupontspronòilcavallo,econmoltapenalocostrinseacorrerpiùpresto.

«Poverabestia,»disseLodovico,«dev'essereben stanca, essendostata fuorituttoilgiorno.Masignore,andiamodaquestaparte,perchèilumivengonoperdi qua. » E spronati i cavalli, si misero a galoppare. Dopo una lunga corsa,guardarono indietro: i lumi erano tanto lontani, che a mala pena potevanodistinguersi; legridaavean fatto luogoaprofondosilenzio. Iviaggiatorialloramoderaronoilpasso,etenneroconsigliosulladirezionedaprendere.Deciserodiandare in Toscana per guadagnare il Mediterraneo, e cercar d'imbarcarsiprontamenteper laFrancia.DupontavevaprogettatodiaccompagnarviEmilia,seavessepotutosaperecheilsuoreggimentovifossetornato.

EranoallorasullastradagiàpercorsadaEmiliaconUgoeBertrando.Lodovico,ilsolodiessicheconoscesseitortuosisentieridique'monti,assicuròcheapocadistanzaneavrebberotrovatounopelqualesarebbesipotutoscenderfacilmentein Toscana, e che alle falde degli Appennini c'era una piccola città, doveavrebberopotutoprocacciarsilecosenecessariepelviaggio.

EmiliapensavaaValancourtedallaFranciacongioia;maintantoessasolaeral'oggettodelleriflessionimalinconichediDupont.L'affannoperòch'eiprovavapelsuoequivoco,venivaaddolcitodalpiaceredivederla,Annettapensavaallalorfugasorprendente,ealsusurrocheavrebberfattoMontoniedisuoi.Tornatain patria, voleva sposare il suo liberatore per gratitudine e per inclinazione.Lodovico,perpartesua,sicompiacevadiaverestrappatoAnnettaedEmiliaalpericolo che leminacciava, lieto di fuggire egli stesso da quella gente che glifaceva orrore. Aveva resa la libertà a Dupont, e sperava di viver felicecoll'oggettodelsuoamore.

Occupatidai loropensieri, iviaggiatori restarono in silenzioperpiùdiun'ora,meno qualche domanda che faceva tratto tratto Dupont sulla direzione della

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strada, o qualche esclamazione di Annetta sugli oggetti che il crepuscololasciavavedere imperfettamente. Infinescorsero lumialle faldediunmonte,eLodoviconondubitòpiùnonfosseladesiatacittà.Soddisfattidiquestacertezza,isuoicompagnisiabbandonaronodinuovoailoropensieri;Annettafuquindilaprimaaparlare.

«Diobuono,»diss'ella,«dovetroveremonoidenaro?Sochenèlamiapadrona,nè io non abbiamo un soldo. Il signor Montoni ci provvedeva egli! »L'osservazione produsse un esame che terminò in un imbarazzo seriissimo.Duponterastatospogliatodiquasituttiisuoidenariallorchècaddeprigioniero;il resto l'aveva regalato alla sentinella, che avevagli permesso di uscire dalcarcere.Lodovico,chedamoltotempononpotevaottenereilpagamentodelsuosalario,avevaappenadichesupplirealprimorinfresconellacittàincuidoveangiungere.

Laloropovertàliaffliggevatantopiù,perchèpotevatrattenerli incammino,e,sebbene in una città, temevano sempre il potere di Montoni. I viaggiatoriadunquenonebberoaltropartitochequellodiandareavantiatentarlafortuna.Passaronoper luoghideserti; finalmenteudironoda lontano icampanellidiunarmento,epocodopoilbelatodellepecore,ericonobberole traccediqualcheabitazione umana. I lumi veduti da Lodovico erano spariti da molto tempo,nascostidaglialtimonti.Rianimatidaquestasperanza,acceleraronoilpasso,escoperseroalfineunadellevallipastoralidegliAppennini, fattaperdare l'ideadella felice Arcadia. La sua freschezza e bella semplicità contrastavanomaestosamentecollenevosemontagnecircostanti.

L'albafacevabiancheggiarel'orizzonte.Apocadistanza,esulfiancodiuncolle,iviaggiatoridistinserolacittàchecercavano,evigiunseroinbreve.Conmoltadifficoltà poterono trovarvi un asilo momentaneo. Emilia domandò di nonfermarsipiùdeltempostrettamentenecessarioperrinfrescareicavalli;ladileivistaeccitavasorpresa,essendosenzacappello,edavendoappenaavutoiltempodi prendere un velo. Le rincresceva perciò la mancanza di denaro, che nonpermettevalediprocacciarsiquest'articoloessenziale.

Lodovico esaminò la sua borsa, e trovò che non bastava neppur a pagare ilrinfresco. Dupont si arrischiò di confidarsi all'oste, che gli pareva umano edonesto;glinarròlaloroposizione,pregandolod'aiutarliacontinuareilviaggio.Coluipromisedi far tutto ilpossibile, tantopiùessendoessiprigionieri fuggitidallemanidiMontoni,cuiegliavevaragionipersonaliperodiare:acconsentìa

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somministrarloroicavallifreschiperpartireimmediatamente,manonerariccoabbastanzaperfornirlianchedidenaro.Stavanolamentandosi,lorchèLodovico,dopoavercondottoicavalliinistalla,ritornòtuttoallegro,elemisetostoapartedellasuagioia:nellevarelasellaaduncavallo,viaveatrovataunaborsapienadi monete d'oro, porzione senza dubbio del bottino fatto dai condottieri.Tornavano essi dal saccheggio allorchè Lodovico era fuggito, ed il cavalloessendouscitodalsecondocortile,ovestavaabereilsuopadrone,avevaportatoviailtesoro,sulqualepercertocontavaquelbirbante.

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Dupont trovò questa somma sufficientissima per ricondurli tutti in Francia, erisolse allora di accompagnarvi Emilia. Si fidava di Lodovico quanto potevapermetterglielo una conoscenza sì breve, eppure non reggeva all'idea diconfidargli Emilia per un sì lungo viaggio. D'altronde, non aveva forse ilcoraggiodiprivarsidelpericolosopiaceredivederla.

Tenneroconsigliosulladirezionedaprendere.LodovicoavendoassicuratocheLivornoerailportopiùvicinoedaccreditato,deciserod'incamminarvisi.

Emilia comprò un cappello e qualche altro piccolo oggetto indispensabile. Iviaggiatori cambiarono i cavalli stanchi con altri migliori, e si rimiserolietamenteincamminoalsorgerdelsole.Dopoqualcheoradiviaggioattraversoun paese pittoresco, cominciarono a scendere nella valle dell'Arno. Emiliacontemplò tutte le bellezze di quei luoghi pastorali emontuosi, unite al lussodelle ville dei nobili fiorentini, e alle ricchezze di una svariata coltura. Versomezzogiorno scoprirono Firenze, le cui torri s'innalzavano superbe sullosplendidoorizzonte.

Il caldo era eccessivo, e la comitiva cercò riposo all'ombra. Fermatisi sottoalcuni alberi, i cui folti rami li difendevano dai raggi del sole, fecero unarefezionefrugale,contemplandoilmagnificopaeseconentusiasmo.

EmiliaeDupontridiventaronoapocoapocotaciturniepensierosi,Annettaeragiuliva, e non si stancava mai di ciarlare, Lodovico era molto allegro, senzaobliareperòiriguardidovutiaisuoicompagnidiviaggio.Finitoilpasto,DupontpersuaseEmiliaaprocuraredigustarun'oradisonno,mentreLodovicoavrebbevegliato.Leduefanciulle,stanchedalviaggio,siaddormentarono.

Quando Emilia svegliossi, trovò la sentinella addormentata al suo posto, eDupontdesto,maimmersone'suoitristipensieri.Ilsoleeraancoratroppoaltoper continuare il viaggio, e giustizia volea che Lodovico, stanco dalle tantefatiche,potesse finire inpace il suo sonno.Emiliaprofittòdiquestomomentoonde sapere per qual caso Dupont fosse caduto prigioniero di Montoni.Lusingatodall'interessechedimostravagliquestadomanda,edell'occasionechegli somministrava di parlare di sè medesimo, Dupont la soddisfeceimmediatamente.

« Io venni in Italia, signora, al servizio delmio paese.Unamischia ne'monticollebandediMontonimiseinrottailmiodistaccamento,efuipresoconalcuni

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altri.Quandoseppid'essereprigionierodiMontoni,questonomemicolpì.Mirammentai che vostra zia aveva sposato un Italiano di tal nome, e che voi liavevateseguitiinItalia.Nonpoteiperòsapereconcertezza,senonmoltodopo,checostuieraquellostesso,echevoiabitavatesottoilmedesimotettoconme.Nonvistancheròdipingendovilamiaemozioneallorchèseppiquestanuova,laqualemifudatadaunasentinellachepoteisedurrefinoalpuntodiaccordarmiqualche ricreazione,unadellequalim'interessavaassai, ederapericolosissimaper lui. Ma non fu possibile indurlo ad incaricarsi d'una lettera, e di farmiconoscere a voi. Temeva di essere scoperto, e provare tutta la vendetta diMontoni. Mi somministrò però l'occasione di vedervi parecchie volte. Ciò visorprende,mavispiegheròmeglio.Lamiasalutesoffrivamoltopermancanzad'ariaed'esercizio,epoteifinalmenteottenere,dallapietàodall'avariziasua,dipasseggiarelanottesulbastione.»Emiliadivenneattenta,eDupontcontinuò:

«Accordandomiquestopermesso,lamiaguardiasapevabenech'iononpotevafuggire. Il castello era custodito convigilanza, ed il bastione sorgea sopraunarupeperpendicolare.M'insegnòegualmenteunaportanascostanellaparetedellastanza, ov'io era detenuto, ed imparai ad aprirla. Questa porta metteva in unanditostrettopraticatonellagrossezzadelmuro,chegiravapertuttoilcastello,evenivaariuscireall'angolodelbastioneorientale.Hosaputoinseguitochevenesonoaltriconsimilinellemuraglieenormidiquelprodigiosoedifizio,destinatisenzadubbioa facilitare la fuga in tempodiguerra.Per talmezzoadunque ioandava la notte sul bastione, e vi passeggiava con cautela onde non esserescoperto.Lesentinelleeranomoltolontane,perchèlealtemuradaquellapartesupplivano ai soldati. In una di queste passeggiate notturne, osservai un lumeallafinestrad'unastanzasuperioreallamiaprigione:mivenneinideachequellafosselavostracamera,e,sperandodivedervi,mifermaiinfacciaallafinestra.»

Emilia,rammentandosialloralafiguravedutasulbastione,chel'avevatenutaintanta perplessità, esclamò: « Eravate dunque voi, signor Dupont, che micagionaste un terrore così ridicolo? La mia fantasia era tanto indebolita dailunghipatimenti,cheilpiùlieveincidentebastavaafarmitremare.»

Dupont le manifestò il suo rammarico d'averla spaventata, poi soggiunse:«Appoggiatoalparapetto in facciaallavostra finestra, ilpensierodellavostrasituazionemalinconica edellamiami strappò alcuni gemiti involontari cheviattrassero alla finestra, almeno così supposi.Vidi una persona, e credetti fostevoi.Nonvidirònulladellamiaemozioneinquelmomento.Volevaparlaremalaprudenzamitrattenne,el'avanzarsidellasentinellamiobbligòafuggire.

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«Passarono alcuni giorni prima ch'io potessi tentare una seconda passeggiata,poichè non poteva uscire se non quando era di guardia il milite da meguadagnatocoidoni.Intantomipersuasidellarealtàdellemiecongetturesullasituazione della vostra camera. Appena potei uscire, tornai sotto la vostrafinestra, e vi vidi senza ardir di parlarvi.Vi salutai collamano, e voi spariste.Obliando la mia prudenza, esalai un lungo sospiro. Voi tornaste e dicestequalcosa. Intesi lavostravoce,e stavaperabbandonareogni riguardo,quandoudii venire una sentinella, emi ritirai prontamente;ma quel soldatomi avevaveduto.Eglimi seguì, emi avrebbe raggiunto, senza un ridicolo stratagemmache formò in quel momento la mia salvezza. Conoscendo la superstizione diquellagente,gettaiungridolugubre,sperandocheavrebbecessatod'inseguirmi,e fortunatamente riuscii. Quell'uomo pativa di mal caduco: il timore ch'iogl'incussi lo fece cadere a terra tramortito, ed io m'involai prontamente. Ilsentimento del pericolo incorso, e che il raddoppiamento delle guardie, perquesto motivo, rendeva maggiore, mi dissuase dal tornar a passeggiare sulbastione. Nel silenzio delle notti però mi divertiva con un vecchio liutoprocuratomi dal mio custode, e talvolta cantava, ve lo confesso, sperandod'essere inteso da voi. Infatti poche sere fa, parvemi udire una voce che michiamasse,manonvollirisponderepertimoredellasentinella.Ditemi,ingrazia,signora,eravatevoi?

—Sì,»risposeEmilia,conunsospiroinvolontario,«avevateragione.»

Dupont,osservandolapenosasensazionechetalsoggettolecagionava,cambiòdiscorso.

« Inunadellemiegitenell'anditodi cuivihoparlato, intesi, »diss'egli, «uncolloquiosingolarechevenivadaunastanzacontiguaalmedesimo.Ilmuroerain quel luogo così sottile, che potei udire distintamente tutti i discorsi che sifacevano.Montonistavacolàcoicompagni.Eglicominciòilraccontodell'istoriastraordinariadell'anticapadronadelcastello.Descrissecircostanzestrane;lasuacoscienza però deve sapere fino a qual punto fossero credibili.Ma voi doveteconoscere, signorina, le notizie vaghe che si fanno circolare sul destinomisteriosodiquelladama.

—Leconosco,signore,»diss'Emilia,«emiaccorgochevoinoncicredete.

— Io ne dubitava, » replicòDupont, « prima dell'epoca di cui vi parlo;ma ilraccontodiMontoniaggravòimieisospetti,erestaiquasipersuasoch'eifosse

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un assassino. Tremai per voi. Aveva udito pronunziare il vostro nome daiconvitati in modo inquietante, e sapendo che gli uomini i più empi soglionoessere i più superstiziosi, mi decisi a spaventarli, per distoglierli dal nuovodelittoch'iotemeva.AscoltaiattentamenteMontoni,enelluogopiùinteressantedelracconto,ripeteipiùvoltelesueultimeparole.

—Nonavevatetimorediesserescoperto?»chieseEmilia.

—No,»risposeDupont,«sapendo,cheseMontoniavesseconosciutoilsegretodell'anditononmiavrebberinchiusoinquellastanza.Lacompagnia,perqualchemomento, non badò alla mia voce, ma finalmente l'allarme fu sì grande, chefuggironotutti.Montoniordinòaiservidifareattivericerche,edio tornaiallamiaprigione.»

Dupont ed Emilia continuarono a discorrere di Montoni, della Francia, e delpiano del loro viaggio. Ella gli disse che aveva intenzione di ritirarsi in unconventodellaLinguadoca;pensavadiscrivereaQuesnel,perinformarlodellasuacondotta,edaspettarelascadenzadell'affittodelsuocastellodellavalle,perandare a stabilirvisi. Dupont la persuase che i beni, dei qualiMontoni avevavolutospogliarla,noneranoperdutipersempre,esi rallegròche fosse fuggitadallemanidiquelbarbaro,ilqualesenzadubbiol'avrebbetenutaprigionierapertutta la vita. La probabilità di rivendicare i beni della zia, non tanto per sèmedesima quanto per Valancourt, le fecero provare un senso di gioia ond'erastataprivapermoltotempo.

Verso il declinar del sole, Dupont svegliò Lodovico per continuare il loroviaggio. Giunsero in Firenze a notte avanzata, ed avrebbero voluto rimanerviqualche giorno per rimirare le bellezze di quella famosa metropoli, mal'impazienza di ritornare in patria li fece rinunziare a tal idea; ed il giornoseguente, di buonissim'ora, avviaronsi alla volta di Pisa, cui traversaronofermandosi appena il tempo necessario per rinfrescare i cavalli, e giunsero aLivornoversolaseradelgiornodipoi.

Lavistadiquellafloridacittàpienadipersoneditantediversenazioni,edilorosvariati abbigliamenti, rammentarono ad Emilia le mascherate di Venezia intempodelcarnevale;manonviregnavailbrioel'allegriadeiVeneziani,essendotuttagenteoccupatanelcommercio.

Dupontcorsealporto,eseppecheunbastimentodovevafarvela inbreveper

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Marsiglia,doveavrebberopotutotrovarefacilmenteunimbarcopertraversareilgolfo di Lione e giungere a Narbona. Il convento, nel quale Emilia volevaritirarsi era situato a poca distanza da questa città. La fanciulla fu dunquelietissimanelsentirecheilsuoviaggioperlaFrancianonavrebbesoffertoverunostacolo.Nontemendopiùd'essereinseguita,esperandorivedereinbrevelasuacara patria ed il paese abitato daValancourt, si trovò talmente sollevata, che,dopo la morte di suo padre, non aveva passati mai momenti così tranquilli.Dupont fu informato a Livorno che il suo reggimento era tornato in Francia:questa notizia lo colmò di gioia, giacchè in caso diverso non avrebbe potutoaccompagnarviEmiliasenzaesporsiairimproveri,efors'ancoalcastigodelsuocolonnello.Seppereprimerelasuapassionefinoalpuntodinonparlarnepiùallafanciulla,obbligandolacosìastimarloedacompiangerlo,senonpotevaamarlo.

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CAPITOLOXXXV

Torniamo ora in Linguadoca, ed occupiamoci del Conte diVillefort, lo stessocheavevaereditatoibenidelmarchesediVilleroy,invicinanzadelmonasterodiSanta Chiara. Rammentiamoci che quel castello era disabitato, allorquandoEmiliasitrovòinquellevicinanzeconsuopadre,echeSant'Aubertparveassaicommosso,allorchèseppedi trovarsicosìvicinoalcastellodiBlangy. IlbuonVoisinavevafattidiscorsimoltoallarmantiperlacuriositàd'Emiliaapropositodiquelluogo.

Nel 1584, anno in cui Sant'Aubert morì, Francesco di Beauveau, conte diVillefort, prese possesso dell'immensa tenuta chiamata Blangy, situata inLinguadoca, sulle sponde del mare. Queste terre per parecchi secoli avevanoappartenuto alla sua famiglia, e gli ritornavano per la morte del marchese diVilleroy suo parente, uomo di carattere austero e di maniere riservatissime.Questa circostanza, unita ai doveri della sua professione, che lo chiamavanospessoallaguerra,avevaimpeditaognispecied'intrinsichezzatraluiedilcontedi Villefort. Si conoscevano poco, ed il conte non seppe la suamorte se nonquandoricevèiltestamentochelofacevapadronediBlangy.Nonandòavisitarei suoi nuovi possessi se non un anno dopo, e vi passò tutto l'autunno. Sirammentava spesso Blangy co' vivi colori che presta l'immaginazione allarimembranza dei diletti giovanili. Ne' suoi primi anni, aveva conosciuta lamarchesa,evisitatoquelsoggiornonell'etàincuiipiacerirestanosensibilmenteimpressi.L'intervallo scorso in appresso fra il tumulto degli affari, che troppospesso corrompono il cuore e guastano la fantasia, non aveva però maicancellatodallasuamemoriaigiornifelicipassatiinLinguadoca.

Il defunto marchese aveva abbandonato il castello da molti anni, ed il suovecchioagentel'avevalasciatocadereinrovina.Ilcontepresedunqueilpartitodi passarvi l'autunno per farlo restaurare. Le preghiere e le lagrime ben ancodellacontessa,chesapevapiangereall'ocorrenza,nonebbero ilpoteredi fargli

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cambiar risoluzione.Essadovettedunqueacconciarsiapermettereciòchenonpotevaimpedire,eapartirdaParigi.Lasuabellezzalafaceaammirare,maildilei spirito era poco adatto ad ispirare stima. L'ombramisteriosa dei boschi, lagrandezzaselvaggiadeimonti,elasolitudineimponentedellesalegotiche,dellelunghe gallerie, non le offrivano che una trista prospettiva. Procurava di farsicoraggiopensandoairaccontistatilefattisullabellavendemmiadiLinguadoca,ma ivi non si conoscevano le contraddanze di Parigi, e le feste campestri deicontadininonpotevano lusingareuncuore,dalquale il lussoe lavanitàaveanbanditodatantotempoilgustodellasemplicitàelebuoneinclinazioni.

Ilconteavevaduefiglidelprimoletto,evollechevenisseroconlui.Enrico,inetàdiventianni,eragiàal serviziomilitare;Bianca,chenonneavevaancoradiciotto, era sempre nel convento, dove l'aveanmessa all'epoca delle secondenozze del padre. La contessa non aveva talenti bastanti per dare una buonaeducazione alla figliastra, nè il coraggio per intraprenderla, e perciò avevaconsigliato ilmaritoadallontanarla; temendoquindicheunabellezzanascentevenisseadeclissarelasua,avevaimpiegatoinseguitotuttal'arteperprolungarelareclusionedellafanciulla.Lanotiziach'essauscivadimonasterofuperleidigranmortificazione,laqualeperòmitigossiconsiderandoche,seBiancauscivadalchiostro,l'oscuritàdellaprovinciaavrebbesepoltelesuegrazieperqualchetempo.

Ilgiornodellapartenza,lacarrozzadelcontesifermòalconvento.Ilcuoredellagiovinettapalpitavadipiacerealle ideedinovitàe libertàcheles'offrivano.Amisurachesiavvicinaval'epocadelviaggio,lasuaimpazienzacrebbealpuntodicontarperfinoiminutichelemancavanoafinirquellanotte.Appenaspuntatal'alba,Bianca era balzata dal letto per salutare quel bel giorno, in cui sarebbestataliberatadaivincolidelchiostro,perandaragoderelalibertàinunmondo,ove il piacere sorride sempre, la bontà non si altera mai, e regna col piaceresenzaverunostacolo.Quandointesesuonareilcampanello,corsealparlatorio,udì il rumore delle ruote e vide fermarsi nel cortile la carrozza di suo padre:ebbradi gioia, correvapei corridoi annunziando alle amiche la sua imminentepartenza.Unamonacavenneacercarlaperordinedellasuperiora,chesceseallaporta onde ricevere la contessa, la quale parve a Bianca un angelo sceso percondurlaal tempiodellafelicità.Lacontessaperò,nelvederla,nonfuanimatadagl'istessi sentimenti. Bianca non era mai parsa tanto amabile, ed il sorrisodell'allegrezzadavaatuttalasuafisonomialabeltàdell'innocenzafelice.Dopounbrevecolloquio,lacontessasicongedò:erailmomentocheBiancaattendevaconimpazienza,comel'istanteincuistavapercominciarelasuafelicità;manon

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potèastenersidalversarlacrime,abbracciandolesuecompagnechepiangevanoegualmente nel dirle addio. La badessa, così grave, così imponente, la videpartire con un dispiacere, di cui non si sarebbe creduta capace un'ora prima.Bianca uscì dunque piangendo da quel soggiorno, ch'erasi immaginata diabbandonarridendo.

Lapresenzadelpadre,ledistrazionidelviaggioassorbironoprestolesueidee,edisperseroquell'ombradisensibilità.Pocoattentaaidiscorsidellacontessaedimadamigella Bearn sua amica che l'accompagnava; ella perdeasi in soavimeditazioni;vedevalenubitacitesolcarl'azzurrofirmamentovelandoilsole,edoscurando così tratti di paese con bella alternativa di ombre e di luce. QuelviaggiofuperBiancaunseguitodipiaceri;lanatura,aisuoiocchi,variavaognimomento,mostrandolelepiùbelleedincantevolivedute.

Versolaseradelsettimogiorno,iviaggiatoriscorseroinlontananzailcastellodiBlangy. La sua pittoresca situazione impressionòmolto la fanciulla.Amisurache si avvicinavano, ammirava la gotica struttura, le superbe torri, la portaimmensa dell'antico edificio; essa credeva quasi d'avvicinarsi ad uno di que'castelli celebrati nell'istorie antiche, dove i cavalieri vedevano dai merli uncampionecol suo seguito,vestitodinegraarmatura,venirea strappar ladamade'suoipensieridall'oppressioned'unorgogliosorivale.Essaavevalettoquestanovellanellalibreriadelmonastero,ripienadicronacheantiche.

Lecarrozzesifermaronoadunaportachemettevanelrecintodelcastello,echealloraerachiusa.Lagrossacampanacheservivaadannunziarglistranierieradalunga pezza caduta; un servo salì sur unmuro rovinato, per avvertire l'agentedell'arrivo del padrone. Bianca, appoggiata allo sportello, considerava conemozione i luoghi circostanti. Il sole era tramontato, il crepuscoloavvolgeva imonti; il mare lontano ripercotea ancora all'orizzonte una striscia di luce.Udivasiilfragormonotonodell'ondechevenivanoafrangersisullido.Ciascunodellacompagniapensavaaidiversioggettichepiù l'interessavano.LacontessasospiravaipiaceridiParigi,vedendoconpenaciòch'ellachiamavaorridiboschie selvaggia solitudine; penetrata dall'unica idea di dover essere sequestrata inquell'antico castello, si doleva di tutto. I sentimenti d'Enrico erano eguali;pensavasospirandoalledeliziedellacapitaleeadunavaghissimadamach'egliamava;mailpaese,edungeneredivitadiverso,avevanoperluil'incantesimodella novità ed il suo rincrescimento era mitigato dalle ridenti illusioni dellagioventù.

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Leporte s'aperseroalfine; la carrozzapenetrò lentamente tra folti castagni cheimpedivanlavista.Erailvialedicuigiàs'eranointernatiSant'AubertedEmilianellasperanzaditrovareunasilovicino.

« Che brutti luoghi! » sclamò la contessa; « certo, voi non contate, signore,restare tutto l'autunno in questa barbara solitudine. Bisognerebbe aver portataunabottigliad'acquadiLete,affinchèalmenolarimembranzad'unpaesemenosgradevolenonaumentasselatristezzadiquesto.

— Iomi regolerò secondo le circostanze, » rispose il conte; « questa barbarasolitudineeral'abitazionede'mieiantenati.»

Il custodedel castello insiemeai servi statimandatianticipatamentedaParigi,ricevettero il padrone all'ingresso del portico. Bianca riconobbe che l'edifiziononera intieramentedi stilegotico.La sala immensa in cui entraronononeraperò di gusto moderno. Un finestrone lasciava vedere un piano inclinato diverzura, formato dalla cima degli alberi sul pendìo del colle, ove sorgea ilcastello.SiscorgevanoaldilàleondedelMediterraneoperdersi,amezzogiornoodalevante,nell'orizzonte.

Bianca,neltraversarlasala,sifermòadosservareunsìbelcolpod'occhio,manefuprestoriscossadallacontessalaquale,malcontentaditutto,impazientedirifocillarsi edi riposare, si affrettòdigiungereadun salotto, adornodimobiliantichissimi,mariccamenteguarnitidivellutoedifranged'oro.

Mentrelacontessaaspettavaqualcherinfresco,ilconte,incompagniad'Enrico,visitavano l'interno del castello. Bianca rimase testimone, suo malgrado, delcattivoumoreedelmalcontentodellamatrigna.

«Quantotempopassastevoiinquestotristosoggiorno?»chieselacontessaallamogliedelcustode,quandovenneadoffrirleilsuoomaggio.

—Sarannotrent'anni,signora,aldìdisanLorenzo.

—Come avete fatto a starvi così tanto e quasi sola?Mi fu detto però che ilcastelloèrimastochiusoperqualchetempo.

—Sì,signora,qualchemesedopocheildefuntosignormarchesemiopadronefupartitoperlaguerra;sonopiùdiventiannichemiomaritoediosiamoaldilui servizio.Questacasaècosìgrandeedeserta, che incapoaqualche tempo

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andammoadabitarevicinoalvillaggio,evenivamosolotrattotrattoavisitareilcastello. Allorchè il mio padrone finì le sue campagne, avendo preso inavversionequestosoggiorno,noncitornòpiù,enonvollecheabbandonassimola nostra dimora.Maohimè!Quanto è cambiato il castello da quell'epoca!Lamia povera padrona vi abitava colmassimo piacere, emi ricorderò sempre diquel giorno che arrivò qui dopo essersi sposata! Com'era bella! Da allora ilcastellovennesemprenegletto,ediononpasseròpiùgiornicosìfelici.»

La contessa parve quasi offesa dai discorsi ingenui di quella buona donna suitempipassati,eDoroteasoggiunse:« Ilcastelloperòsarànuovamenteabitato;maiononvistareisolapertuttol'orodelmondo.»

L'arrivo del conte fece cessare le ciarle della vecchia. Egli le disse che avevavisitato buona parte del castello, il quale aveva bisogno di molti risarcimentiprimadiessereabitabile.

«Menespiace,»disselacontessa.

—Eperchè,signora?

—Perchèquestoluogocorrisponderàmaleatantepremure.»

Ilcontenonreplicò,evoltossibruscamenteversounafinestra.

Lacamerieradellacontessaentrò;questachiesediessereaccompagnatanelsuoappartamento,esiritiròunitamenteallasignoraBearn.

Bianca,profittandodellapocalucediurnacherestavaancora,andòafarnuovescoperte. Dopo aver percorso vari appartamenti, si trovò in una vasta galleriaadornad'antichissimiquadriedistatuerappresentanti,aquantoleparve,isuoiantenati.Cominciavaadannottare,esiaffacciòadunafinestra,ovecontemplòcon interesse lavista imponentediquei luoghimeravigliosi,udendo il sordoelontano mormorio del mare, ed abbandonandosi così all'entusiasmo di quellascenaaffattonuovaperlei.

—Hoiodunquevissutotantotempoinquestomondo,dicevafrasèmedesima,senzaavervedutoquestostupendospettacolo,senzaavergustatequestedelizie!Lapiùumilevillanadeibenidimiopadre, avrà veduto fin dall'infanzia il belcolpod'occhiodellanatura,epercorseliberamentequesteposizionipittoresche,ed io, nel fondo d'un chiostro, rimasi priva di queste meraviglie, che devono

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incantare la vista e rapire tutti i cuori!Com'èmai possibile che quelle poveremonache,queipoverifratipossanoprovareunviolentofervore,senonvedononèsorgere,nètramontareilsole?Iononhomaiconosciutociòch'èveramenteladevozione fino a stasera. Fino a questa sera io non aveva mai veduto il solelasciareilnostroemisfero.Domaniiolovedròsorgereperlaprimavolta.Com'èpossibiledivivereaParigi,nonvedendochecaseoscureeviefangose,quandoalla campagna si può vedere la vôlta azzurra del cielo e il verde smalto dellaterra?—

Questosoliloquiovenneinterrottodaunlieverumordipassi,edavendoBiancadomandatochifosse,udìrispondersi:«Sonio,Dorotea,chevengoachiuderelefinestre. » Il tuono di voce però col quale pronunziò queste parole sorpresealquantoBianca.«Misembratespaventata;»ledisse;«chivihafattopaura?

—No,no,nonsonospaventata,signorina,»risposeDoroteatitubando.«Iosonvecchia e poco ci vuole per turbarmi. Son lieta però che il signor conte siavenutoadabitare inquesto castello, il quale è statodesertoper tanti anni;orasomiglieràunpocoal tempo incuiviveva lamiapoverapadrona.»Bianca ledomandò da quanto tempo fossemorta lamarchesa. «Ne è già passato tantoch'iomisonostancatadicontarglianni.Ilcastellodaquell'epocamièsempreparsoinlutto,esoncertacheivassallil'hannosempreincuore.Mavoivisietesmarrita,signorina.Voletetornarenell'altrapartedellacasa?»

La fanciulla domandò da quanto tempo fosse fabbricato il quartiere in cui siritrovavano.«Pocodopoilmatrimoniodelmiopadrone,»risposeDorotea.«Ilcastello era bastantemente grande senza questo accrescimento. Vi sononell'antico edifiziomolti appartamenti, di cui si èmai servito. È un'abitazioneprincipesca;ma ilmiopadrone la trovava trista, come loè infatti.»Bianca ledissedicondurlanelquartiereabitato;Dorotealafecepassareperuncortile,aprìlagransala,evitrovòlasignoraBearn.«Dovesietestatafinoadora?»ledissequesta. « Cominciava a credere che vi fosse accaduta qualche avventurasorprendente, e che il gigante di questo castello incantato, o lo spirito che vicomparisce,viavesserogettatadauntrabocchettoinqualchesotterraneopernonlasciarviusciremaipiù.

—No,»risposeBiancaridendo;«voisembrate tantoamantedelleavventure,cheioveleregalotutte.

—Ebbene!v'acconsento,purchèungiornopossaraccontarle.

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—MiacarasignoraBearn,»disseEnricoentrandonellasala,«glispiritiodierninonsarebberotantoscortesipercercardifarvitacere.Inostrispettrisontroppoinciviliti per condannare una signora ad un purgatorio più crudele del loro,qualunqueessosia.»

La Bearn si mise a ridere; entrò Villefort, e fu servita la cena. Il conte parlòpochissimo,parveastrattoefecespessol'osservazionechedall'epocaincuinonl'aveva veduto, il castello era molto cambiato. « Sono scorsi molti anni, »diss'egli, « i siti sono imedesimi,mami fannoun'impressionebendiversadaquellach'ioprovavaaltrevolte.

—Questoluogovièparsoforseperl'addietropiùpiacevolecheadesso?»disseBianca;«mipareimpossibile.»

Ilcontelaguardòconsorrisomalinconico.«Eraperl'addietrotantodeliziosoa'mieiocchi,quantoloèoraaivostri.Ilpaesenonècambiato,mahocambiatoiocol tempo.L'illusionedelmiospiritogodevaallavistadellanatura;oraessaèperduta! Se nel corso della vostra vita, cara Bianca, voi tornerete in questiluoghi, dopo esserne stata assente per molti anni, vi rammenterete forse isentimentidivostropadre,edalloralicomprenderete.»

Biancatacque,afflittadataliparole,erivolselesueideeall'epocadicuiparlavail conte.Considerandoche chi leparlava alloraprobabilmentenonesisterebbepiù,chinògliocchi,esentendolipregnidilagrime,preselamanodelpadre,glisorrisecontenerezza,eandòallafinestrapernasconderel'emozione.

Lastanchezzadelviaggioobbligòlacompagniaasepararsidibuon'ora.Bianca,traversando una lunga galleria, si ritirò nel suo appartamento, luogo spazioso,collefinestrealte,ilcuiaspettolugubrenoneraacconcioadindennizzaredellaposizione quasi isolata in cui si trovava. I mobili n'erano antichi, il letto didamascoturchino,guarnitodifranged'argento.TuttoeraperlagiovineBiancaoggettodicuriosità.Preseillumedelladonnachel'accompagnavaperesaminarele pitture del soffitto, e riconobbe un fatto dell'assedio di Troia. Si divertì unpocoa rilevare leassurditàdellacomposizione,maquandoriflettèche l'artistachel'avevaeseguita,edilpoetad'ondeavevaricavatoilsoggettononeranopiùchefreddacenere,fucoltadallamalinconia.

Diedeordinediesseresvegliataprimadelsorgerdelsole,rimandòlacamerieraevolendodissiparequell'ombradi tristezza,aprìuna finestra,esi rianimòalla

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vista della natura. La terra, l'aria ed il mare, tutto era tranquillo. Il cielo erasereno: qualche leggero vapore ondeggiava lentamente nelle più alte regioni,aumentandolosplendoredellestelle,chescintillavanocometantisoli.Ipensieridi Bianca s'innalzarono involontariamente al grande Autore di quegli oggettisublimi.Feceunapreghierapiù fervidadiquellenonavessemai fatto sotto letristivôltedelchiostro;poiamezzanottesicoricò,enonebbechesognifelici.Dolce sonno, conosciuto soltanto dalla salute, dall'animo contento edall'innocenza!

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CAPITOLOXXXVI

Biancadormìassaipiùdell'oraindicatacontantaimpazienza:lasuacameriera,stancadalviaggio, ladestòsoloper l'oradellacolazione.Questodispiacere futostodimenticato, quando, aprendo la finestra, videdaunaparte l'ampiomarecolorito dai raggi del mattino, le candide vele delle barche ed i remi chefendevano leonde;dall'altra, iboschi, la lorofreschezza, levastepianure,e leazzurremontagnechetingevansidellosplendoredelgiorno.

Respirandoquell'ariapura, lesueguancesicolorironodiporpora,efacendolasua preghiera: « Chi hamai potuto inventare i conventi? » diss'ella; « chi hapotutopelprimopersuadereaimortalidirecarvisi,ecolpretestodellareligione,allontanarlidatuttiglioggettichel'ispirano?L'omaggiod'uncuorericonoscenteèquellochecichiedeIddio;equandoveggonsilesueopere,nonsiègrati?Nonhomaisentitatantadivozione,intutteleorenoiose,trascorseinconvento,comeneipochiminutichehopassatiqui. Ioguardo intornoeadoroIddiodal fondodelcuore.»

Sìdicendosiritrassedallafinestra,etraversandolagalleria,entrònellasaladapranzo,ovetrovòilpadre.Ilfulgidosoleavevadissipatolasuatristezza;ilrisonesfioravalelabbra:parlòallafigliaconserenità,edilcuoredileicorrisposeaquella dolce disposizione. Comparvero poco dopo Enrico, la contessa emadamigellaBearn,etuttalacompagniaparverisentirl'influenzadell'oraedelluogo.

Sisepararonodopocolazione.Ilcontesiritirònelsuogabinettocoll'intendente.Enricocorseallarivaperesaminareunbattello,dicuidovevanoservirsil'istessasera, e vi fece adattare una piccola tenda. La contessa e madamigella Bearnandaronoavedereunappartamentomodernocostruitoconeleganza.Lefinestreguardavano sopra un terrazzo in faccia al mare, evitando così la vista de'selvaggiPirenei.

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Bianca intanto si divertiva a vedere le parti dell'edifizio che non conoscevaancora.Lapiùanticaattiròtostoladileicuriosità.Salìloscalone,etraversandoun'immensa galleria, entrò in una fila di stanze, dalle pareti ornate d'arazzi, ocopertedicedrointarsiatoacolori;imobilisembravanodellamedesimadatadelcastello; gli ampi camini offrivano la fredda immagine dell'abbandono: tuttequelle stanze portavano tanto bene l'impronta della solitudine e delladesolazione,checoloro,icuiritrattivieranoappesi,neparevanostatigliultimiabitatori.

Uscendodilà,sitrovòinun'altragalleria,unadellecuiestremitàriuscivaadunascala,el'altraadunaportachiusa.Scesalascala,siritrovòinunastanzettadellatorrediponente.Trefinestrepresentavanotrepuntidivistadiversiesublimi:alnord la Linguadoca; a ponente i Pirenei, le cui cime coronavano il paese; almezzogiorno, il Mediterraneo e parte della costa del Rossiglione. Uscì dallatorre,escendendoperunascalastrettissima,siritrovòinunanditooscuro,ovesismarrì.Nonpotendoritrovareilsuocammino,el'impazienzafacendoluogoaltimore, gridò aiuto. Udì camminare all'estremità dell'andito e vide brillare unlumetenutodaunapersonalaqualeaprìunaporticinaconcautela.Nonosandoinoltrarsi, Bianca l'osservava tacendo, ma allorchè vide che la porta sirinchiudeva, chiamò nuovamente, corse a quella volta, e riconobbe la vecchiaDorotea.

«Ah!sietevoi,carapadroncina?»diss'ella«comemaipotestevenireinquestoluogo? » Se Bianca fosse stata meno occupata dalla sua paura, avrebbeprobabilmenteosservatolaforteespressionediterroreesorpresachealteravalafisonomiadiDorotea,laqualelafecepassareperunnumeroinfinitodistanze,che, parevano disabitate da un secolo. Giunte finalmente alla residenza dellacustode, Dorotea la pregò di sedere e rinfrescarsi. Bianca, accettando l'invito,parlòdellabella torrescoperta,emostrò ildesideriodiappropriarsela.SiacheDoroteafossemenosensibileallegrandibellezzedellanatura,ochel'abitudineglie le avesse resomeno interessanti, non incoraggì l'entusiasmodiBianca, laquale, domandò ove conducesse la porta chiusa in fondo alla galleria. L'altrarisposechecomunicavaconunafiladistanzenellequalinessunoeraentratodamoltianni.

«Lanostradefuntapadronaèmortacolà,ediononhopiùavutoilcoraggiodipenetrarvi.»

Bianca, curiosa di veder quel luogo, si astenne dal farne domanda aDorotea,

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vedendolegliocchimollidipianto:pocodopoandòadabbigliarsiperilpranzo.Tutta la società si riunì di buon umore, tranne la contessa, il cui spirito,assolutamente vuoto, oppresso dall'ozio, non poteva nè renderla felice, nècontribuireall'altruicontentezza.

L'allegriaprovatadaBiancanelriunirsiallasuafamiglia,simoderòallorquandofu sulla riva del mare, e guardò con paura quella gran distesa di acque. Dalontanol'aveaosservataconentusiasmo;mastentòavincereiltimoreeseguireilpadreinbattello.

Contemplavatacendoilvastoorizzonte,checircoscrivevasololavistadelmare,unasublimeemozionelottavain leicontroilsentimentodelpericolo.Unlievezeffiroincrespavalasuperficiedell'acque,sfiorandoleveleedagitandolefrondidelleforestechecoronavanolacostapermoltemiglia.

Aqualchedistanzaesistevainque'boschiuncasinostatoinaltritempil'asilodeipiaceri,eperlasuaposizionesempreinteressanteepittoresco.Ilconteviavevafatto portare il caffè ed i rinfreschi. I rematori si diressero a quella parte,costeggiando le sinuosità della riva, oltre il vasto selvoso promontorio e lacirconferenza di una baia, mentre in un secondo battello alcuni suonatorifacevanoecheggiaricircostantidirupidibellemelodie.Biancanontemevapiù;unadeliziosatranquillitàsieraimpossessatadilei,elafacevatacere.Eratroppofeliceperrammentarsiilmonastero,elanoiaiviprovatapertantotempo.

Dopo un'ora di navigazione, presero terra e salirono per uno stretto sentierosparsodifioritezolle.Apocadistanza,esullapuntadiun'eminenza,sivedovailcasino ombreggiato dagli alberi. Benchè preparato in tutta fretta, esso erabastantementedecente.Mentrelacompagniaprendevairinfreschiemangiavalefrutta, i musicanti interrompevano la quiete deliziosa di quel luogo isolato. Ilcasino giunse perfino ad interessar la contessa, la quale, forse pel piacere diparlare di cose appartenenti al lusso, si diffuse a lungo sulla necessità diabbellirlo.

Dopounapasseggiatamoltolunga,lafamigliatornòadimbarcarsi.Labellezzadella sera l'indusse a prolungare la gita ed avanzarsi nella baia. Una calmaperfetta era succeduta al vento, che fin allora aveva spinto il battello, ed imarinaidiederomanoairemi.Biancasicompiacevanelvederremare;osservavaicerchiconcentriciformatinell'acquadaicolpi,ediltremolìocheimprimevanonel quadro del paese senza sfigurarne l'armonia. Al disopra dell'oscurità del

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boscodistinseungruppoditorricelletuttaviailluminatedairaggidelsole,edinunintervallodisilenziodellamusicaudìuncorodivoci.

« Che voci son queste? » disse il conte, ascoltando attentamente;ma il cantocessò,—Èl'innodelvespro,»disseBianca,«iol'hointesoinconvento.—Noisiamo dunque vicini ad unmonastero? » disse il conte; ed il battello avendospuntatouncapomoltoalto,videroilconventodiSantaChiarainfondoadunapiccola baia: il bosco che lo circondava, lasciava vedere parte dell'edificio, laportamaggiore,lafinestragoticadell'atrio,ilchiostroedunlatodellacappella;un arco maestoso che univa anticamente la casa ad un'altra porzione degliedifizi, allora demolita, restava come una rovina venerabile staccata da tuttol'edifizio.

Tuttoera inprofondosilenzio,eBiancaosservavaconammirazionequell'arcomaestoso,ilcuieffettocrescevacollemassediluceed'ombra,chespandevailtramonto coperto di nubi. In quella l'imponente inno de' vespri ricominciò,accompagnato dal grave suono dell'organo; poi il coro andò affievolendosigradatamente,esi spensequindiaffatto.Mentreerano tutti intentiadascoltarecon religioso raccoglimento, videro uscire dal chiostro una processione dimonachevestitedineroconunvelobiancointesta,passarepelbosco,egirareintornoalmonastero.Lacontessafulaprimaarompereilsilenzio.«Quest'innoequestereligiosesonod'unatristezzachemiopprime,»diss'ella;«cominciaafarsi tardi; ritorniamo al castello, e sarà già notte prima che noi vi siamoarrivati. » Il conte alzò gli occhi, e si accorse che una tempesta minacciosaanticipava l'oscurità. Gli uccelli marini s'aggiravano sull'onde, vi bagnavan lepenne,efuggivanversoqualcheasilolontano;imarinaifacevanforzadiremi,mailtuonoromoreggiantedalontano,elapioggia,chegiàprincipiavaacadere,determinarono il conte a cercar ricovero nel monastero. Il battello cambiòdirezione, ed amisura che la tempesta si avvicinava a ponente, l'aria divenivapiù oscura, e i frequenti lampi infiammavano la sommità degli alberi ed icomignolidelconvento.L'apparenzade'cieliallarmòlacontessaelaBearn,lecui strida ed i pianti inquietarono il conte ed i rematori. Bianca si teneva insilenzio, ora agitata dal timore, ora dall'ammirazione: osservava la grandezzadellenubi, il loroeffetto sulla scena, edascoltavagli scroscidella folgorechescuotevanol'aere.

Ilbattellosifermòinfacciaalmonastero.Ilcontemandòunservoadannunziareil suo arrivo alla superiora e chiederle asilo. Benchè l'ordine di Santa Chiarafosse fino da quell'epoca poco austero, le donne sole potevano essere ricevute

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nel santo recinto. Il servitore riportò una risposta che spirava al tempo stessol'ospitalitàel'orgoglio,maunorgoglionascostosottoilvelodellasommissione.Sbarcarono, e traversato velocemente il prato a motivo della pioggia dirotta,furono ricevuti dalla superiora che prima stese la mano ed impartì labenedizione.Passaronoinunasala,ovetrovavansialcunereligiosetuttevestitedineroevelatedibianco. Ilvelodellabadessaperòerasemialzato,e lasciavascorgere una dolce dignità temperata da cortese sorriso. Ella condusse lacontessa, laBearneBianca inun salotto, ed il conteconEnrico restarononelparlatorio.

La badessa domandò i rinfreschi, ed intanto discorse colla contessa. Bianca,avvicinandosiadunafinestra,potèconsiderareiprogressidellaburrasca;leondedel mare, che pochi momenti prima parevano ancora addormentate, sigonfiavanoenormemente, infrangendosi senza interruzionecontro la costa.Uncoloresulfureocircondavalenubi,chesiaddensavanoaponente,mentreilampiillumiminavano da lontano le rive della Linguadoca: tutto il resto era avvoltonelletenebre.Inqualcheintervallo,unlampodoravalealid'unuccellomarinochevolavanellepiùalte regioni,osiposavasulleveled'unanave inbalìadeimarosi. Bianca osservò per qualche tempo il pericolo di quel bastimento,sospirandosuldestinodell'equipaggioedeipassaggeri.

Infine,l'oscuritàdivennecompleta.Ilbastimentosidistinguevaappena,eBiancafu costretta a chiuder la finestra per l'impeto del vento. La badessa, avendoesauriticollacontessa tutti icomplimentidiciviltà,ebbecampodi rivolgersiaBianca.La loroconversazionevennepresto interrottadalsuonodellacampanache invitava le monache alla preghiera, giacchè la burrasca andava semprecrescendo.Iservidelconteeranoitialcastelloperfarvenirelecarrozze,lequaligiunsero sul finirdellapreghiera.La tempestaessendomenoviolenta, il contetornòalcastellocollasuafamiglia.Biancafusorpresadivederequantosifosseingannatasulladistanzadelmonasteroperlesinuositàdellaspiaggia.

La contessa, appena arrivata, si ritirò nel suo appartamento. Il conte,Enrico eBiancaandarononel salotto,maappenavi furonogiunti, udirono,uncolpodicannone.Ilcontericonobbeilsegnaled'unbastimentoinpericolochechiedevasoccorso;aprìunafinestra,mailmareavvoltonelletenebreedilfracassodellatempestanonlasciavandistinguernulla.Biancasiricordòdellanavegiàveduta,e ne avvertì tremando suo padre. Di lì a poco udirono un'altra cannonata, epoterono scorgere al chiarore d'un lampo una barca agitata dai flutti spumosi,conunasolavela,eche,orascomparendonell'abbisso,orasollevandosisinoalle

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nubi,cercavadiguadagnarlacosta.Biancasiattaccòalcollodelpadreconunosguardodolorosoincuisidipingevanolospaventoelacompassione.Noneravibisogno di questo mezzo per intenerire il conte: egli guardava il mare conespressione di pietà, ma vedendo che i battelli non potrebbero resistere allaburrasca,proibìdiarrischiarsiaperditasicura,efeceportaremoltetorceaccesesullepuntedegliscogli,amo'difaro.

Enricouscìperandaradirigereiservi,eBiancacolpadrerestòallafinestra,didove si scorgeva al lume dei baleni il misero bastimento. Ad ogni cannonatarispondevanoiservialzandoedagitandoletorce,ealdebolechiaroredeilampiBiancacredèvederenuovamentelanavemoltovicinoallariva.Allorasivideroidomestici del conte correre da tutte le parti avanzarsi sulla punta degli scogli,chinarsisporgendoletorce;altri,deiqualinonsidistinguevaladirezionechealmovimento dei lumi, scendevano per sentieri pericolosi fin sulla spiaggia,chiamandoadaltegridaimarinai,dicuisentivanoifischielefiochevoci,cheperintervallisiconfondevanocolfracassodellaburrasca.Queigridiinaspettatiche partivano dagli scogli, accrescevano il terrore di Bianca ad un gradoinsopportabile;maildileitenerointeressefuinbrevesollevato,quandoEnricoarrivò, correndo, a dar la notizia che il bastimento aveva gettato l'àncora nelfondodellabaia,mainsìmiserandostato,chesarebbesiforsesommersoprimache l'equipaggio fosse sbarcato. Il conte fece tosto partire tulle le barche,annunziando agli stranieri che li avrebbe ricevuti nel castello. Tra essi eranviEmiliaSant'Aubert,Dupont,LodovicoedAnnetta,iqualiimbarcatisiaLivorno,egiuntiaMarsiglia,traversavanoilgolfodiLionequandovenneroassalitidallatempesta. Furono tutti ricevuti dal conte con grande affabilità. Emilia avrebbevolutoandareal conventodiSantaChiaraquell'istessa sera,maeglinonvollepermetterglielo.

Il conte ritrovò in Dupont un'antica conoscenza, e si fecero i più cordialicomplimenti.Emiliafuricevutacollapiùcorteseospitalità,elacenafuservita.

L'affabilità naturale di Bianca, e la gioia cui esprimeva per la salvezza deiforestieri, cheaveva sì sinceramentecompianti, rianimaronoapocoapocoglispiritidiEmilia.Dupont,scioltodal timoreprovatoper leiepersèmedesimo,sentivaladifferenzadellapropriasituazione.Uscendodaunmareprocelloso,inprocintod'inghiottirli,siritrovavainunabellacasa,overegnavanol'abbondanzaedilgusto,enellaqualericevevacortesissimaaccoglienza.

Annetta intanto raccontava alla servitù i pericoli sofferti, felicitandosi della

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propria salvezza e di quella di Lodovico. In una parola, risvegliò il brio el'allegrezza in tutta quella gente. Lodovico era lieto come lei, ma sapevacontenersi, e procurava inutilmente di farla tacere. In fine, le risa smoderatefuronointesepersinodall'appartamentodellacontessa,chemandòasentirecosafossequelchiasso,raccomandandoilsilenzio.

Emiliasiritiròdibuon'orapercercarequelriposo,ondeaveatantobisogno;mastetteunpezzosenzapoterdormire,perchèildileiritornoinpatrialeridestavainteressantimemorie.Icasioccorsi,ipatimentisoffertidopolasuapartenza,lesiaffacciaronocon forza,noncedendocheall'immaginediValancourt.Saperech'essa abitava la medesima terra, dopo sì lunga separazione, era per lei unafontedigioia.Passavaquindiall'inquietudineeall'ansietà,quandoconsideravalospaziodeltemposcorsodall'ultimaletteraricevuta,etuttigliavvenimentiche,in cotesto intervallo, avrebber potuto cospirare contro il suo riposo e la suafelicità; ma l'idea che Valancourt non esistesse più, o che, se viveva, l'avessedimenticata, era sì terribile pel suo cuore, che non potè sopportarla. Risolsed'informarlosubito ilgiornodopodelsuoarrivoinFranciaconunalettera.Lasperanzafinalmentedisapereinbrevech'eglistavabene,ch'erapocolontanodalei,edinispeciechel'amavaancora,calmòladileiagitazione:ilsuospiritosiracchetò,chiusegliocchi,eaddormentossi.

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CAPITOLOXXXVII

BiancaavevapresotantointeresseperEmilia,chequandoseppech'essavolevaandaradabitareilconventovicino,pregòilpadred'impegnarlaaprolungareilsuosoggiornonelcastello«Voicomprendetebenissimo,»soggiunse,«quantosareicontentadiavereunatalcompagna.Oranonhoverun'amica,collaqualeiopossaleggereopasseggiare.LasignoraBearnèamicasoltantodellamamma.»

Ilcontesorrisediquell'ingenuasemplicità,chefacevacederelafigliaalleprimeimpressioni.Siproposedidimostrargliene ilpericoloa suo tempo;ma inquelpunto applaudì, col suo silenzio, a quella cordialità che la portava a fidarsiistantaneamented'unasconosciuta.

Aveva osservato Emilia con attenzione, e gli era piaciuta, per quanto potevacomportarlounasìbreveconoscenza.IlmodoconcuiDupontaveagliparlatodilei, l'aveva confermato nella sua idea; ma vigilantissimo sulle relazioni dellafiglia,e intendendocomeEmiliafosseconosciutaalconventodiSantaChiara,risolse di recarsi a visitare l'abbadessa, e se le di lei informazioni avesserocorrisposto ai suoi desiderii, voleva invitareEmilia a passar qualchegiorno incasasua.Avevainvista,sottoquestorapporto,piùilpiaceredellafiglia,cheildesideriodifarcosagrataall'orfana,manulladimenoprendevaperleiunsincerointeresse.

Il dì dopo, Emilia era troppo stanca, e non potè scendere cogli altri a farcolazione.Dupontfupregatodalconte,comeanticoconoscente,diprolungareilsuo soggiorno nel castello. Egli vi acconsentì volentieri, tanto più che questacircostanzalotrattenevapressoEmilia.Nonpotevainfondoalcuorealimentarela speranza ch'ella corrispondesse giammai alla sua passione ma non avevacoraggiodiprocurardivincerla.

AllorchèEmiliafualquantoriposata,andòapasseggiarecollanovellaamica,efusensibilissimaallebellezzediqueipuntidivista.Nelvedereilcampaniledel

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monastero, annunziò a Bianca esser quello il luogo in cui voleva andare arisiedere.

«Ahi»risposequestasorpresa;«iosonoappenauscitadiconvento,evoivicivolete rinchiudere! Se sapeste quanto piacere io provo nel passeggiar qui conlibertà, e nel vedere il cielo, i campi ed i boschi intorno a me, credo cheabbandonereste quest'idea. » Emilia sorrise dell'eloquenza, colla quale ella siesprimeva,dicendolecomenonavessel'intenzionedichiudersiinmonasteropertuttalavita.

Rientrando in casa, Bianca la condusse alla sua torre favorita, e nelle antichestanze già da lei visitate. Emilia si divertì ad esaminare la distribuzione, aconsiderareilgenereelamagnificenzadeimobiliedaparagonarliconquellidelcastello di Udolfo, ch'erano però più antichi e straordinari. Considerò ancheDoroteacheleaccompagnava,epareaquasitantoantica,quantoglioggettichela circondavano. Parve che la vecchia guardasseEmilia con interesse, ed anzil'osservavacontantaattenzione,cheappenaintendevaquantoledicevano.

Emilia,affacciatasiadunafinestra,volseglisguardisullacampagna,evideconsorpresamoltioggetti,dicuiconservavaancoralamemoria:icampi,iboschiedil ruscello che aveva traversati con Voisin una sera, dopo la morte diSant'Aubert,neltornaredalconventoallacasadiquelbuonvecchio.RiconobbeBlangy essere il castello che aveva scansato allora, e sul quale Voisin avevatenutodiscorsicosìstrani.

Sorpresa di tale scoperta, ed intimorita senza saperne ilmotivo, restò qualchetempo in silenzio, e rammentossi l'emozione di suo padre al trovarsi vicino aquelladimora.Anchelamusicadaleisentita,esullaqualeVoisinleavevafattoun racconto così ridicolo, le tornò allora in mente. Curiosa di sapernedavvantaggio,domandòaDoroteasesisentisseancoramusicaamezzanotte,eseneconoscessel'autore.

«Sì,signorina,»risposelavecchia,«sisentetuttaviaquellamusica,manonsene conosce l'autore, ed io credo che non si saprà mai. Avvi qualcuno cheindovinacos'è.

—Davvero!»sclamòEmilia;«eperchènonseguitanoafarricerche?

— Ah! signorina, abbiamo cercato anche troppo; ma chi può seguire unospirito?»

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Emilia sorrise, e rammentandosi quanto avesse recentemente sofferto per lasuperstizione,risolsediresistervi,benchèsentissesuomalgradouncertotimoremescolarsi alla curiosità. Bianca, che fin allora aveva ascoltato in silenzio,domandòcosafossequestamusica,edaquantotempolasisentisse.

«Sempre,dopolamortedellanostrapadrona,»risposeDorotea.«Maciònonc'entraconquelchevolevadirvi.

—Diteci,veneprego,ditecitutto,»risposeBianca.«Hopresomoltointeressea quel chemi hanno raccontato suorConcetta e suorTeresa in convento sulleapparizioni.

—Voi non avetemai saputo, o signorina, per qualmotivo fummo costretti diusciredalcastelloperandaradabitareinquellacasuccia?»continuòDorotea.

—No,alcerto,»risposeBiancaimpaziente.

— Nè la ragione, per la quale il signor marchese... » Qui titubò, e cambiòdiscorso; ma la curiosità di Bianca era destata; ella sollecitò la vecchia acontinuar il suo racconto,manonpotè indurvela.Eradunque evidente ch'essas'allarmavadellasuaimprudenza.

«Sobene,»disseEmiliasorridendo,«chetuttelecaseantichesonofrequentatedagli spiriti.Vengo da un teatro di prodigi,ma disgraziatamente, dopo che neuscii,n'ebbilaspiegazione.»

Bianca taceva, e Dorotea stava seria e sospirava. Emilia, rammentando lospettacolo veduto in una camera di Udolfo, e, per una bizzarra relazione, leparole allarmanti lette accidentalmente in una delle carte bruciate per ciecaobbedienza agli ordini paterni, fremeva al significato che sembrava avessero,quasiquantoall'orribileoggettodaleiscopertosottoilvelofunesto.

Bianca intanto, non potendo indurre Dorotea a spiegarsi di più, la pregò,passandovicinoallaportachiusa,difarlevederetuttigliappartamenti.

«Carasignorina,»rispose lacustode,«vihogiàdette lemieragionipernonaprire quella stanza. Non vi sono più entrata dopo la morte della mia carapadrona:quellacameramiaffliggerebbetroppo:percaritàdispensatemene.

—Sì,certo,»risposeBianca,«setalèilvostroveromotivo.

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— Pur troppo è l'unico, » disse la vecchia. « Noi l'amavamo tanto, ed io lapiangeròsempre.Iltempovolasìrapido!Sonomoltiannich'èmorta,eppurmiricordo,comesefosseoggi,dituttoquelcheaccaddeallora.Moltecosenuovemisfuggironodallamemoria;maleantichelevedocomeinunospecchio.»Poi,avanzandosi nella galleria, e guardandoEmilia, soggiunse: «Questa signorinamirammentalasignoramarchesa:miricordoch'erafrescacomeleiedavevailmedesimo sorriso. Povera donna!Com'era allegra quando fece il suo ingressoqui!

—Che!forsenonlofuancheinseguito?»disseBianca.

Dorotea scosse la testa. Emilia l'osservava, e sentivasi penetrata da vivointeresse.«Seciònonviaffligge,»disseBianca,«fatecilagraziadiraccontarequalcosadellamarchesa.

— Signora, » rispose Dorotea, « se voi ne sapeste quanto me, le troverestetroppopenose, evenepentireste.Vorrei cancellarne l'idea sullamiamemoria,ma è impossibile... Io vedo sempre lamia cara padrona al suo letto dimorte,vedoisuoisguardiemirammentoisuoidiscorsi.Dio!chescenaterribile!

—Cheleaccadedunquedisìterribile?

—Ah!lamortenonèdunqueabbastanzaterribile?»

La vecchia non rispose ad alcuna delle interrogazioni di Bianca. Emilia,osservando che le spuntavano le lacrime, cessò d'importunarla, e procurò diattirare l'attenzione della sua giovine amica su qualche punto del giardino. Ilconte,lacontessaeDupontvistavanopasseggiando,edesseliraggiunsero.

QuandoilcontevideEmilia,leandòincontro,elapresentòallacontessainunmodocosìgentile,chelerammentòl'affabilitàdelpropriogenitore.

Primadiaverfinitoisuoiringraziamentiperl'ospitalitàricevuta,edespressoildesideriodirecarsitostoalconvento,fuinterrottadauninvitopressantissimodiprolungareildileisoggiornonelcastello.Ilconteelacontessanelapregaronocontantasincerità,chemalgradoildesideriocheavevadirivedereleamichedelmonastero,esospirarenuovamentesulla tombadell'amatopadre,acconsentìdirestare per qualche giorno. Scrisse intanto alla badessa per informarla del suoarrivo,epregarladiriceverlanelconventocomeeducanda.ScrisseparimenteaQuesnel ed a Valancourt, e siccome non sapeva ove indirizzare precisamente

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quest'ultimalettera,ladiresseinGuascognaalfratellodelcavaliere.

Verso sera, Bianca e Dupont accompagnarono Emilia alla casa di Voisin;nell'avvicinarsene, provò una specie di piacere misto ad amarezza. Il tempoaveva calmato il suo dolore,ma la perdita fatta non poteva cessare di esserlesensibile;siabbandonòcondolcetristezzaallememoriechelerammentavaquelluogo.Voisinvivevaancora,esembravagodere,comeinpassato,dellaplacidasera di una vita senza rimorso. Era seduto innanzi alla porta della sua casa,compiacendosidellavistadeinipotini,chescherzavanointornoalui,edicuiorailsuoriso,oralesueparoleeccitavanol'emulazione.RiconobbesubitoEmilia,emostrògrangioianel rivederla,annunciandoleche,dopo lasuapartenza, ladiluifamiglianonavevasoffertoaffannioperditefuneste.

Emilia non ebbe coraggio di entrare nella camera ov'eramorto Sant'Aubert, edopoun'oradiconversazione,tornòalcastello.

Nei primi giorni che soggiornò a Blangy, osservò con pena la malinconiaprofonda, che assorbiva troppo spesso Dupont. Emilia compiangeval'acciecamento che lo tratteneva vicino a lei, e risolse di ritirarsi al conventoappenapotessefarlo.L'abbattimentodell'amiconontardòadinquietareilconte,e Dupont gli confidò finalmente il segreto del suo amore senza speranza.Villefort si limitò a compiangerlo, ma decise fra sè di non trascurare verunaoccasioneperfavorirlo.AllorchèconobbelapericolosasituazionediDupont,siopposedebolmentealdesideriodaluiesternatodipartiredaBlangyl'indomani;glifeceperòprometteredivenireapassarviqualchetempo,quandoilsuocuorefossestatopiùtranquillo.Emilia,chepurnonpotendoincoraggiareilsuoamore,ne stimava le buone qualità, ed era gratissima ai di lui servigi, provògrand'emozionequandolovidepartireperlaGuascogna.Siseparòdaleicontalespressionedidolore,cheilcontes'interessòviepiùperl'amico.

Pochi giorni dopo, anche Emilia partì dal castello, avendo però dovutopromettere al conte ed alla contessa di venire spesso a trovarli. La badessa laricevè colla materna bontà di cui le aveva già data prova, e le monache connuovisegnid'amicizia.Quelconvento,a leisìnoto,risvegliò lesuetristi idee;ringraziavailSupremoMotorediaverlafattasfuggireatantipericoli,sentivailprezzo dei beni che le restavano, e sebbene bagnasse sovente la tombadi suopadredellesuelacrime,nonsentivapiùperòlamedesimaamarezza.

Qualchetempodopoilsuoarrivonelmonastero,Emiliaricevèunaletteradello

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zioQuesnel in risposta alla sua, e alle domande su' suoi beni, che egli avevapreteso amministrare nella di lei assenza. Erasi specialmente informatasull'affittodelcastellodellavalle,chedesideravaabitare,selesuesostanzeglielopermettevano.La rispostadiQuesnel fu seccae freddacomese l'aspettava;non esprimeva nè interesse per i di lei patimenti, nè piacere perchè ne fossesfuggita. Quesnel non perdè l'occasione per rimproverarle il suo rifiuto allenozzedelconteMorano,cuicercavarappresentarecomericcoeuomod'onore;declamava con veemenza con quell'istessoMontoni, al quale fin allora, erasiriconosciuto tanto inferiore; era laconico circa gl'interessi pecuniari di Emilia,avvertendola però che l'affitto del castello della valle spirava fra poco; nonl'invitava ad andare da lui, ed aggiungeva che, nello statomeschino della suasostanza, avrebbe fatto benissimo a restare per qualche tempo aSantaChiara.Non rispondeva nulla alle di lei domande sulla sorte della povera Teresa, lavecchia serva del padre suo. In un poscritto, Quesnel, parlando diMotteville,nellecuimaniSant'Aubertavevapostolamaggiorpartedelsuopatrimonio, leannunziavache idi luiaffari stavanoperaccomodarsi, ech'essane ritirerebbepiù di quel che avrebbe potuto aspettarsi. La lettera conteneva parimente unacambialeavistaperriscuotereunamodicasommadaunmercantediNarbona.

Latranquillitàdelmonastero,lalibertàstataleaccordatadipasseggiaresullidoepeiboschicirconvicini,tranquillaronoapocoapocolospiritodiEmilia,laqualeperòsentivasiinquietaapropositodiValancourt,edimpazientediriceverneunarisposta.

FINEDELTERZOVOLUME

Milano1875—Tip.DittaWilmant.

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NOTADELTRASCRITTORE

Lapresenteedizionedellibroèunatraduzioneabbreviataeprivadiquasituttelepartiinpoesia.LaversioneoriginalecompletainingleseèdisponibilesuProjectGutenberg:ThemysteriesofUdolpho.

Ortografia e punteggiatura originali sono statemantenute, correggendo senza annnotazioneminimierrori tipografici. In particolare, l'uso di trattini e virgolette per introdurre il discorso diretto,moltoirregolareeincoerente,èstatoperquantopossibileregolarizzato.Unindiceèstatoinseritoall'inizio.

Iseguentirefusisonostaticorretti[traparentesiiltestooriginale]:

P.9- videuscireCavignì,Verrezzi[Verezzi]eBertolini20- spaventataalmaggior[maggiar]segno.35- quantovoistatein[inin]pena38- mihadatoquestachiave,incaricandomi[incarincandomi]48- violente[violenti]ediversepassioni50- se[sese]sifossedinuovomostrata113- quest'articoloessenziale[esenziale].142- leparoleallarmantiletteaccidentalmente[accidentalmante]

Grafiealternativemantenute:

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AnnRadcliffe

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