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Page 1: I Goti a Godego

I GOTI A

CASTELLO DI GODEGO

INDICE DIAPOSITIVA

SOLO DISINFORMAZIONE? 2

CONTESTUALIZZANDO LE VICENDE DEL CASTELLO 3

I GOTI A GODEGO, PRIMA DEL SACCO DI ROMA 4

CHE TIPI ERANO QUESTI GOTI 5

PERCHE’ NON PIACEVANO AL PRETE CAMAVITTO 6

TRA NOI ED I GOTI, UN MISTERIOSO FEELING 7

EZZELINO III DA ROMANO MITO LEGHISTA? 8

GODEGO E GLI EZZELINI 9

GLI EZZELINI A SPASSO SUL MUSON 10

Questo argomento si trova incluso in un’antologia, “La storia sulle rive del Muson”, che si può consultare anche in: http://rivemuson.wordpress.com/

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SOLO DISINFORMAZIONE?

E’ importante sapere chi ha dato il nome a Godego? Questo documento ha lo scopo di stimolare una ricerca ed una riflessione autonoma di chi legge, sul tema della nostra identità culturale. E’ evidente che conoscere i nostri veri antenati, sia geneticamente che culturalmente, è fondamentale anche oggi, per capire il nostro presente. Qui di seguito riassumo, con intento didattico, notizie facilmente reperibili nelle biblioteche della zona, da qualsiasi persona interessata ad approfondire l’argomento.

Le balle di Camavitto, in bella vista, nel sito del comune Due diversi ipotesi, sull’origine del nome del paese, vengono riportate, con pari evidenza. Quella del prete Camavitto fantastica di un’origine longobarda, io sono convinto che ha credibilità nulla, ma mi scandalizza la malizia che è lecito sospettare. Una rozza mistificazione implicita nel porre sullo stesso piano le due versioni. Contestualizzo la questione nel documento : “Chi era Giuseppe Sarto?”.

Ho trovato questo solo cartello in prossimità del castello, seminascosto ed ambiguo. Forse è il caso di aggiungere almeno una targhetta in loco, 10 righe, per spiegare al passante che il terrapieno militare fu realizzato nel 12OO a.c., cioè dai nostri progenitori Veneti, arrivati qui in quel periodo. Far capire che Ezzelino è solo l’ultimo, celeberrimo occupante, la cui sconfitta, 2400 anni dopo, ha comportato la distruzione della parte muraria.

Una disinformazione sistematica, a partire dalla segnaletica

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CONTESTUALIZZANDO LE VICENDE DEL CASTELLO

PERCHE UN CASTELLO PROPRIO LI? Sappiamo pochissimo su questa costruzione, che meriterebbe un’indagine archeologica seria che non c’è mai stata, oppure non è stata divulgata. Come nelle indagini su un delitto, non ci rimane che ragionare sugli indizi, per deduzione. Questa struttura viene fatta risalire proprio al tempo del nostro arrivo nel Veneto, a quei tempi certamente esistevano sia le Motte che il Castelliero di Vallà. Terrapieni simili sono ben noti ed investigati, ce ne sono tanti in Emilia, lungo il Po. La Postumia esiste dalla preistoria, come la più importante direttrice attraverso la quale avvenivano le migrazioni dei popoli e della civiltà stessa, da est a ovest dell’Italia. Il castellario di Godego aveva un evidente ruolo strategico di vigilanza, nel punto in cui attraversava il Muson. Quando i romani fecero un”autostrada” di quella che prima era forse poco più di una pista, certamente valorizzarono e potenziarono anche il castello. Di norma realizzavano sempre dei presidi in prossimità dell’attraversamento di un fiume ed in particolare proprio sulla sponda opposta, nel territorio potenzialmente ostile, se il corso d’acqua faceva da confine.

LA FORTIFICAZIONE PIU ANTICA ED IMPORTANTE FINO ALLA SUA DISTRUZIONE Importante protagonista delle vicende belliche di tutta la pedemontana fino al 1229 d.c., quando viene raso al suolo, nella sua parte muraria. Nelle mappe più antiche compare sempre, insieme con la vicina chiesa di San Pietro ed a pochissimi altri insediamenti di tutto il trevigiano. Per esempio, i castelli di Castelfranco e Cittadella, vengono costruiti proprio qualche decennio prima della sua distruzione, verso il 1200 d.c. ed avranno un ruolo molto marginale nelle vicende belliche successive, diventando prestissimo obsoleti.

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I GOTI A GODEGO, PRIMA DEL SACCO DI ROMA

NEL CASTELLO, COME SOLDATI ROMANI

Con Costantino, nel 4 secolo d.c., il degrado della struttura militare subisce una brusca ed inarrestabile accelerazione. Il mestiere del soldato è come quello del cementista oggi; si guadagna molto, ma pochi intendono accettare i gravi sacrifici che comporta: così le file dell’esercito si riempiono progressivamente di barbari. C’è una probabilità statistica che il numero di Goti fosse elevato anche a Godego. Nel valutare la componente etnica, bisogna ricordare che normalmente avevano un seguito numeroso di famigliari, insediati nei paraggi, di solito dediti all’agricoltura.

BUONI SOLDATI, MA DIFFICILI DA INQUADRARE All’inizio l’esercito romano riusciva facilmente a vincere ed a sterminare questi gruppi di invasori ed era molto interessato a riciclare i guerrieri superstiti nell’esercito. Tuttavia erano considerati infidi ed inadatti alla disciplina, perciò, si preferì sempre diluirne attentamente la presenza con altre etnie. I Goti, al contrario, aspiravano a rimanere uniti e cercavano di contrattare un territorio dove insediare l’intero gruppo, garantendo sia la difesa militare che la coltivazione di campi abbandonati.

I GOTI A CASA LORO NEL NORD EST Man mano che i rapporti di forza si spostavano a loro favore, questa aspirazione cominciò ad essere esaudita: verso il 370 d.c. vengono concessi ampi insediamenti a Modena, Reggio, Parma. Invadono il nord est (378 d.c.) e vi sostano a lungo, prima del sacco di Roma (410 d.c.) Totila viene eletto re nella sua Treviso (541 d.c.), nella spedizione verso il sud, si attarda a Goito (Mn) dove viene accolto calorosamente e raccoglie alleati.

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CHE TIPI ERANO QUESTI GOTI

AMMIANO MARCELLINO SE NE INTENDEVA Militare romano, testimonia gli eventi esattamente fino all’arrivo dei Goti nel Veneto, poi smette di scrivere! Serio, leggibile, accettabilmente obiettivo, considerando il suo ruolo: con lui termina la storiografia latina, “laica” ed il cristianesimo completa la conquista di tutto il potere culturale. Cominciano gli anni della storia sistematicamente manipolata, della verità teologica inculcata con la forza. L’eresia ariana, una raffinata disputa teologica sulla natura di Cristo, provoca infinite guerre, per almeno tre secoli: le contese dei mussulmani, tra Sciti e Sunniti, sono vicende da educande al confronto.

SCHIAVI DOCILI ED A BUON MERCATO Meglio non addentrarsi nel groviglio delle diverse etnie classificate dai romani, spesso confusionarie ed errate: per la gente comune “goti” erano tutti gli extracomunitari di allora. Venivano dal nord Europa, rozzi e semianalfabeti all’inizio, i romani li percepivano comunque meno orribili degli Unni, che arrivarono poi, dalle più lontane steppe dell’Asia. Ammiano dice che i genitori stessi vendevano i propri figli ai mercanti di schiavi romani, certi che avrebbero avuto una vita migliore come tali, all’interno dell’impero. Erano reputati servi docili ed a basso prezzo: una famiglia un po’ borghese doveva possederne almeno un paio, per mantenere un minimo decoro. Molti di loro dimostrarono grande talento e li troviamo diffusi in posizioni altolocate.

DISCRETI CONTADINI Dopo Costantino, il dissolvimento dell’impero procedeva con accelerazione progressiva, anche dal punto di vista economico: ampie zone, esposte alle incursioni barbariche, si desertificavano. Il fisco romano non poteva assolutamente rinunciare agli introiti di vaste terre fertili, ma spopolate. La pressione delle esigenze erariali fu un altro fattore determinante nel far gradualmente prevalere la scelta di donare interi territori ai vinti, contro le esigenze più prudenziali dell’esercito.

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PERCHE’ NON PIACEVANO AL PRETE CAMAVITTO

Sono convinto che il nostro “storico” avesse una visione molto errata della realtà confessionale di quei tempi, la revisione storica ha compiuto passi da gigante nel frattempo. Riderebbe incredulo leggendo quanto è accertato oggi e che sintetizzo qui. Questo spiega forse il suo zelo nell’ inventarsi l’origine longobarda, vedi “Chi era Giuseppe Sarto?”

CRISTIANI I GOTI

Dopo Costantino, i soldati romani della guarnigione di Godego, Goti compresi, erano normalmente cristiani, per il semplice fatto che lo era il loro capo, l’imperatore. Anche gli invasori lo erano, quando arrivarono a Godego nel 378 d.c. Erano cristiani ariani, convertiti in massa da un prete, Ulfila, figlio di genitori misti, dopo il 350 d.c. Questo personaggio ha un ruolo di rilievo nella formazione culturale di questo popolo ed anche come loro rappresentante nelle trattative con l’imperatore. Si adunavano nella vicina chiesa di san Pietro: questa sì, meritoriamente, oggetto di attenzione da parte degli archeologi, non fatevi ingannare dalle sue piccole dimensioni. I popoli del nord si adunavano in ampie radure all’aperto, nella chiesa ci stavano i sacerdoti e pochi adepti.

PROBABILMENTE PAGANI I VENETI Sono state scoperte delle tombe, coeve di Gesù Cristo, in località “Casoname”, potrebbero essere Veneti. In tal caso, la comunità poteva essere stanziata nei pressi dell’attuale santuario mariano: è probabile che adorassero la loro divinità, Reita, anche ai tempi dell’invasione dei Goti ed oltre. La cristianizzazione ignorò le aree più povere e sperdute, dove arrivò molto tardi: molti sanno che “pagano” deriva da “pagus”, villaggio Da noi, gran parte degli edifici religiosi cristiani, vengono menzionati, per la prima volta, intorno al mille d.c.

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TRA NOI ED I GOTI, UN MISTERIOSO FEELING

PRIMA STERMINARONO IL GROSSO DELL’ESERCITO ROMANO (378 D.C.) Attraversarono il Danubio supplicando umilmente e pazientemente aiuto, incalzati dai terribili Unni. L’imperatore tentennò troppo, tra l’ingordigia di valorizzare quell’immensa moltitudine di manodopera, per l’esercito e per l’agricoltura ed il timore di non riuscire a controllarla. Alla fine, nella battaglia di Adrianopoli, il grosso dell’esercito romano fu sterminato: perì, senza che se ne ritrovasse il cadavere, lo stesso imperatore. I ricchi si rifugiarono nelle città ben fortificate e tutto il territorio fu alla mercé dei Goti, che non avevano macchine d’assedio adeguate: così si avviarono, saccheggiando liberamente, verso occidente.

NELLO STESSO ANNO SI FERMARONO PROPRIO A CASA NOSTRA

Nello stesso anno arrivarono fino alle alpi Giulie, dette anche “venete” da Ammiano e questo rimase sempre il nucleo centrale della loro permanenza in Italia: nel 541, quando il famoso Totila viene eletto re, comanda l’importante piazza militare di Treviso. Nella sua spedizione trionfale verso il centro sud, raccoglie consensi e sostegno quasi ovunque, specie fino al Po: la tappa più lunga e festosa è a Goito (Mn). Abbiamo già visto che, per esempio, a Modena, Reggio e Parma, poco prima dell’invasione del 378 d.c., si erano insediati gruppi della stessa etnia, autorizzati, con un accordo di pace, da Roma.

IN VENETO, FURONO I LONGOBARDI A SEGNARE LA VERA FINE DELLA CIVILTA’ ROMANA Tutti i “barbari” citati nella storia di Roma, sono passati per casa nostra, sulla comoda autostrada Postumia: sorprendentemente abbiamo poche conferme, anche archeolgiche, di lutti locali veramente epocali. Certo la decadenza già in atto accelera, ma le grandi città sopravvivono comunque, alcune prosperano. Nel 639, con i Longobardi, gli abitanti di Altino distrutta fuggono a Torcello, cessa di colpo e definitivamente il “life style” della civiltà romana.

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EZZELINO III DA ROMANO MITO LEGHISTA?

DRACULA DEL VENETO Universalmente deprecato per la crudeltà esercitata non solo per perseguire cinicamente i suoi obiettivi politico-militari, ma per una conclamata perversione sadica. La sua fama di uomo malvagio è universale e risalta anche se contestualizzata in un’epoca terribile da ogni punto di vista.

NEMICO DELLA LEGA Di origine tedesca, i suoi antenati sono arrivati in Italia come mercenari al servizio dell’imperatore di Germania. La sua fedeltà alla patria tedesca è forse l’unico riferimento costante ed onorevole di una vita disonorevole. Ben noto come nemico acerrimo della lega e dei comuni italiani.

Nel tentativo di individuare nuovi miti idonei alla politica odierna, si sono prodigati sforzi non trascurabili per fare di questo personaggio un campione degli ideali leghisti. Analogamente è stata idealizzata anche l’età medioevale; un’operazione che, a mio giudizio, replica l’esaltazione della romanità, praticata dal fascismo.

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GODEGO E GLI EZZELINI

GLI EZZELINI ED IL CASTELLO DI GODEGO Abbiamo già visto che la costruzione del castellario ( o castelliero), ovvero il il terrapieno ancora oggi visibile, è stimata nel XII secolo a.c., quindi all’epoca dell’insediamento dei Veneti. Sopra questa base, di norma, fino ai tempi dei romani, si realizzava una costruzione in legno. Con l’evolversi delle macchine per l’assedio, si realizzarono delle opere murarie, sempre più poderose. Certamente si trattava di una muratura abbastanza imponente per i tempi, quella che realizzò la famiglia degli Ezzelini, quando, entrati in possesso del castello, provvidero a rafforzarlo. La fortificazione fu distrutta nella fase finale della guerra contro il suo ultimo proprietario: Ezzelino III. Un mostro così terribile per i contemporanei, da farli radere accanitamente al suolo la parte muraria, per scongiurare, quasi scaramanticamente, il ripetersi di simili sciagure. Da allora non fu più ricostruita o utilizzata.

I GODIGESI: UN PO’ GOTI, UN PO MASNADIERI… Ezzelino III aveva 3 gruppi di mercenari tra i suoi fedelissimi: i tedeschi, i saraceni ed infine i masnadieri, soldataglia di mestiere, di varia origine, ma residente sempre nelle immediate vicinanze del castello. E’ noto che il loro reddito principale non veniva dal soldo del padrone, bensì dai saccheggi. Questi erano contemplati e pianificati con cura nel piano strategico, perfino all’inizio del conflitto: soldataglia specializzata devastava il territorio nemico per seminare il panico nei villaggi fedeli all’avversario. L’esercito romano non si comportava in modo molto dissimile. Un’altra importante fonte di reddito era costituita dall’elargizione di terre a queste truppe di fedelissimi, che si volevano radicare nelle vicinanze del castello. Nel medioevo queste proprietà si chiamavano “masnade”, donde il nome del proprietario, “masnadiero”, così famigerato oggi. Certamente Ezzelino III ne insediò molti, nelle vicinanze del castello di Godego.

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GLI EZZELINI A SPASSO SUL MUSON

Possiamo immaginarli a spasso su questi argini, magari con una donzella al braccio? Ovviamente no!Specie Ezelino III, instancabilmente occupato su più fronti bellici. Non solo le rive, ma un larga fascia adiacente, rimase impraticabile per qualsiasi tipo di viandante o esercito, fino a tempi recenti. Basta considerare la struttura viaria antica, sempre a rispettosa distanza dal torrente, vedi “Il graticolato ed il Muson, una ricognizione con Google Earth”.

UN SENTIERO PER ONORARE GLI EZZELINI

Difficile immaginare una scelta più infelice del nome. Se paragoniamo Ezzelino III a Dracula, sono i Rumeni che si devono offendere! Infatti, pari nella crudeltà, Vlad III è stato almeno rivalutato come un grande patriota, mentre Ezzelino III perseguì ciecamente solo la sua avidità di ricchezza e potere. Politicamente fu contro la lega e sempre fedele all’imperatore tedesco.

IL “FIUME”, “FOGNA”, MUSON Non è più un torrente, non va in secca da decenni: i suoi sassi sono quasi sempre neri, a causa dell’eccessivo apporto di nitrati (leggi piscio+merda). Dopo qualche pioggia prolungata, ritornano belli e bianchi, insomma, il male sarebbe reversibile, se si volesse provvedere, eliminando gli apporti illeciti. Si vede spesso moltissima schiuma soprattutto in una vasca, posta sull’Astego, a Spineda, pochi metri prima della confluenza nel Muson: moltissimi vedono e nessuno protesta.

QUALE FILTRO NEL DEPURATORE DI CA’ FALIER? Tratta gli scarichi di Asolo e di alcuni comuni confinanti: per anni la frazione liquida, immessa nel Muson, puzzava di piscio+merda ed era molto schiumosa: l’ho denunziato anche qui, a lungo. Adesso puzza e schiume sono quasi scomparse: l’odorato e l’occhio sono contenti e l’ARPAV che dice?