henri cartier-bresson le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento
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Henri Cartier-Bresson
Le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento
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Martin Munkacsi Three Boys at Lake Tanganyika (1930)
“Per me questa fotografia è stata la scintilla che ha acceso il mio entusiasmo.Improvvisamente mi resi conto che, catturando il momento, la fotografia era in grado di raggiungere l'eternità. E’ l'unica fotografia che mi ha influenzato. Questa immagine ha una tale intensità, gioia di vivere, un tale senso di meraviglia che continua ad affascinarmi anche oggi.”HCB
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Martin Munkacsi Three Boys at Lake Tanganyika (1930)
“... ha incontrato una fotografia di Munkàcsi, misconosciuto padre della fotografia europea, con silhouette di bambini che corrono nell’acqua del lago Tanganica, un’immagine decisamente “squilibrata” rispetto ai canoni dell’epoca, e forse per questo è per lui “come un calcio nel culo”, gli apre un mondo davanti: dunque, pensa, si possono fare queste cose con le fotografie.”
Michele Smargiassi
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Tre periodi storici e artistici
1926-1935Frequenta i surrealistiCompie i primi passi in fotografiaAffronta i suoi primi grandi viaggi
1936-1946Impegno politicoLavora per la stampa comunistaL’esperienza del cinema
1947-1970Creazione della cooperativa Magnum Photos Fine della sua attività di fotografo
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Nasce a Chanteloup-en-Brie (vicino Parigi) il 22 agosto 1908. Dopo gli studi giovanili, grazie allo zio Louis, Henri fu presto attratto dalla pittura; comincerà i suoi studi con Jaques-Emile Blanche e André Lhote, che lo inizieranno all'ambiente dei surrealisti francesi .
Nel 1930, durante il suo primo viaggio in Costa d'Avorio, non è ancora interessato alla fotografia, anche se è già munito di una macchina fotografica.Solamente nel 1931, al ritorno da quel viaggio, scatta in lui l'interesse alla continua ricerca di immortalare la realtà. Fu così che nel 1932 comprò la sua prima macchina fotografica, una Leica 35mm con lente 50mm che l'accompagnerà per molti anni.
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Nel 1932 la sua prima mostra nella galleria Julien Levy.
Tornato in Francia continua per qualche tempo a lavorare nel cinema con Jean Renoir e Jaques Becker, ma nel 1933 un viaggio in Spagna, Italia, Marocco gli offre l'occasione per realizzare le sue prime grandi fotografie di reportage.
Nel 1931 lavora nel cinema come assistente del regista francese Jean Renoir e, nel 1937, firma personalmente il film Return to life.
Intanto, nel 1934, conosce David Szymin, un fotografo e intellettuale polacco, che più tardi cambierà nome in David Seymour (1911–1956). Diventano subito ottimi amici, hanno molto in comune culturalmente. Sarà Szymin a presentare al giovane Bresson un fotografo ungherese, Endré Friedmann, che verrà poi ricordato col nome di Robert Capa.
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1926-1935
Behind the Gare Saint-LazareParigi - 1932
Quando HCB scatta questa fotografia ha appena 24 anni. Maneggia una fotocamera solo da due anni, e solo da pochi mesi ha comprato a Marsiglia la sua prima Leica, ma è ancora alla ricerca delle scarpe giuste per il suo cammino di cercatore di immagini. È incerto, tentato da molte strade. Da poco ha distrutto gran parte dei suoi dipinti, e fra poco abbandonerà (temporaneamente) anche la fotografia: conosce infatti Jean Renoir e pensa di essere destinato al cinema. La fotografia non è ancora la sua lingua madre: solo una possibilità affascinante, un territorio pieno di promesse. Questa fotografia infatti è leggera come le promesse.
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È aperto, recettivo, ironico, colto. Quel giorno umido dietro la stazione Saint-Lazare, una scena intravista gli fa alzare la fotocamera: cerca di incastrare l’obiettivo largo fra i montanti della ringhiera, scatta un po’ alla cieca. Porta a casa, stampa, guarda le cose che non ha visto, forse solo intuito: cose che la sua macchina invece ha visto.E anche lui ora le vede. L’omino buffo, magrittiano, e il suo doppio rovesciato, il tacco che sfiora l’acqua, quasi la tocca, come se ci camminasse sopra; tra un secondo l’acqua schizzerà e sul pelo della pozzanghera s’allargheranno cerchi concentrici; però guarda, i cerchi ci sono già, anticipati dalle forme ricurve di quei detriti in primo piano.
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Il poster dietro le sue spalle triplica il gesto. Il nome a lettere di scatola, Railowsky, allude forse alla ferrovia? In effetti la scaletta-passerella sembra un binario che finisce nel nulla, ma forse ricorda di più la pellicola di un film, con i suoi fotogrammi. La fotografia, in questi anni, guarda soprattutto al cinema. Vuole essere frammento di sequenza, attimo sospeso tra un precedente e un susseguente, taglio sapiente nel continuum spazio-temporale. Questa immagine “trovata” più che creata è infatti scandita da ripetizioni ritmiche, allusioni, punteggiature che rimandano tutte alla scansione del tempo in istanti discreti.
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Se ho un rimprovero da fare a HCB per questa immagine, è semmai di aver ritagliato via il lato sinistro del negativo originale, dove l’asta della ringhiera, nella concitazione dello scatto, aveva lasciato una lunga ombra verticale e sfocata: a me piaceva di più così, e non perché ritagliando HCB ha contraddetto il suo (futuro…) principio del rispetto integrale del negativo (ciascuno è libero di far quello che vuole con la propria poetica), ma perché quell’ombra creava una quinta che “chiude” il primissimo piano, rompe l’illusione dell’osservatore incorporeo, situa nello spazio la visione, e trasforma una scena aperta in una scena circoscritta, da cui anche noi voyeur siamo esclusi, siamo fuori, e l’acrobazia dell’omino diventa allora un salto da leone ammaestrato in una gabbia da circo…
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Francia, 1932
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Valencia, 19331926-1935
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Spain, 1933
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Francia, 1932
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1936-1946
Ormai è diventato un fotografo importante. Catturato nel 1940 dai tedeschi, dopo 35 mesi di prigionia e due tentate fughe, riesce a evadere dal campo e fa ritorno in Francia nel 1943, a Parigi, dove ne fotografa la liberazione. Qui entra a far parte dell'MNPGD, un movimento clandestino che si occupa di organizzare l'assistenza per prigionieri di guerra evasi e ricercati.
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1936-1946
London, 12 May 1937 Incoronazione Giorgio VI
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London, 12 May 1937 Incoronazione Giorgio VI
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Germania, 1945
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1947-1970
Nel 1947 al Museum of Modern Art di New York viene allestita, a sua insaputa, una mostra "postuma"; si era infatti diffusa la notizia che fosse morto durante la guerra.
Nel 1947 insieme ai suoi amici Robert Capa, David "Chim" Seymour, George Rodger e William Vandivert (un manipolo di "avventurieri mossi da un'etica", come amava definirli), fonda la Magnum Photos, cooperativa di fotografi destinata a diventare la più importante agenzia fotografica del mondo.
Dal 1948 al 1950 è in Estremo Oriente. Nel 1952 pubblica "Images à la sauvette", una raccolta di sue foto (con copertina, nientemeno, che di Matisse), che ha un'immediata e vastissima eco internazionale.
Nel 1955 viene inaugurata la sua prima grande retrospettiva, che farà poi il giro del mondo, al Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
Dopo una serie di viaggi (Cuba, Messico, India e Giappone), dal 1966 si dedica progressivamente sempre più al disegno.
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1947-1970
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1947-1970
Lo Scrap Book è l'album che Cartier-Bresson preparò per la mostra al MOMA nel 1947. Partito per gli USA con circa 346 foto nella valigia, all'arrivo acquistò un album ("scrap book" in inglese) e vi collocò le immagini per mostrarle ai curatori. Dopo la mostra, finì sepolto in una valigia e poi nella biblioteca di casa, dove passò inosservato alla stessa moglie dell'artista fino al 1992, quando Cartier-Bresson ne aveva rimosso gran parte delle immagini a causa del deperimento della carta dell'album: soltanto 13 pagine rimasero integre.Nel 2007 la fondazione dedicata a Cartier-Bresson decise di editarlo in volume in un'edizione restaurata ma il più possibile fedele all'album originale, pubblicata in Italia da Contrasto e che rappresenta una testimonianza eccezionale sulle scelte operate dal maestro per la mostra che l'avrebbe in un certo senso consacrato tra i maggiori fotografi del mondo.
'Libellula inquieta', lo definì un giovanissimo Truman Capote, osservandolo aggirarsi per le strade di New Orleans, nel '47, con tre Leica appese al collo e lo sguardo sempre all'erta, sempre in caccia, in preda ad una sorta di frenesia visiva che si placava solo - ma per un attimo appena - al momento dello scatto.
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Immagini varie
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USA, 1947
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Tokyo, 1965
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Ritratti
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Martine Franck, 1967
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Giacometti, Paris 1961
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Giacometti, Paris 1961
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Igor Stravinsky
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Picasso
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Matisse, Francia 1944
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Robert Capa
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Sartre, Parigi 1946
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