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Una Stagione a Londra Le Spose di Fortune's Folly ** * Regole di cavalleria J ULIA J USTISS

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733 - Lezioni d'amore - B. Gifford 734 - La signora di Hanover Square* - A. Herries 735 - Gioco pericoloso - E. Bryan 736 - Scandalo nell'alta società** - N. Cornick 737 - Novità a palazzo - N. Cornick - J. Maitland - E.Rolls 738 - Passione vichinga - J. Fulford 739 - La città dei segreti - L. Lael Miller 740 - Capricci di una gentildonna** - N. Cornick 741 - Il segreto del Falco - D. MacTavish 742 - D'amore e di ventura - E. Bricca 743 - Sguardo da bandito - L. Lael Miller 744 - Il bacio del visconte - M. Moore 745 - Incantesimo francese - J. Francis 746 - La dama inglese - C. Townend 747 - Le avventure di una gentildonna -

C. Jewel 748 - Gli scherzi del cuore - A. Ashley 749 - Profezia nella notte - A. O'Brien 750 - Il dilemma del conte - E. May 751 - La figlia segreta del re - M. Fuller 752 - La principessa e il cavaliere - J. Rock 753 - Il segno del peccato - M. Styles 754 - La cortigiana e il libertino - A. Lethbridge 755 - Regole di cavalleria - J. Justiss

* Una Stagione a Londra ** Le Spose di Fortune's Folly

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Regole di cavalleria

JULIA JUSTISS

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: From Waif to Gentleman's Wife

Harlequin Historical © 2009 Janet Justiss

Traduzione di Paola Picasso

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione I Grandi Romanzi Storici novembre 2010

Questo volume è stato impresso nell'ottobre 2010

presso la Rotolito Lombarda - Milano

I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410

Periodico settimanale n. 755 del 22/11/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dell'1/2/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Sud dell'Inghilterra, primavera 1817 Ormai certa che la piccola Susan, dimenticato l'incubo che l'aveva spaventata, si era riaddor-mentata, Joanna Merrill le accarezzò i morbidi capelli e la lasciò alla bambinaia che ne aveva cu-ra. «Grazie, madame, e scusatemi se ho disturbato la vostra serata» sussurrò Hannah, continuando a cullare la sorellina minore di Susan. «Ero alla di-sperazione con questa piccolina che piangeva e Miss Susan che urlava di paura. Voi avete un toc-co magico per calmare quella bambina. Adesso è meglio che torniate di sotto, se volete gustare il vostro tè.» Avendo avuto la possibilità di evitare un'altra interminabile cena sotto lo sguardo lascivo di Lord Master, il marito della sua padrona, Joanna non aveva alcuna intenzione di andare a servire il tè alla famiglia, benché la nobildonna le avesse ordinato di tornare appena fosse riuscita a rasse-renare la bambina.

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«No, Hannah, mi sento stanca. Credo che andrò nella mia camera e mi metterò a leggere.» «Come preferite, madame. Vi auguro una buo-na notte e... state attenta.» Joanna non aveva bisogno di quell'avvertimen-to. Evitare le avance sgradite stava diventando così faticoso che, sebbene amasse la quiete della campagna e il compito che svolgeva con le bam-bine, sapeva che presto avrebbe dovuto cercare un altro impiego. Tuttavia, sospettando che Lord Master, non volendo farsi sfuggire l'oggetto delle sue brame, avrebbe proibito a sua moglie di darle le referenze necessarie, aveva evitato di comuni-care la sua decisione. Com'erano cambiate le cose da quando i suoi padroni erano tornati da Londra, pensò, attraver-sando la stanza in punta di piedi. Un anno prima, quando un amico di famiglia del suo defunto marito l'aveva raccomandata per quel posto di governante, aveva creduto che Dio avesse accolto le sue preghiere di povera vedova, distrutta dalla perdita del suo bambino e di quella del caro Thomas. Non aveva avuto né i mezzi né la forza di ricor-rere al padre, sacerdote nell'East India Company, e non aveva voluto cercare la carità di suo fratello maggiore Greville, e neppure abbassarsi a suppli-care l'aiuto della famiglia di Thomas, che non a-veva mai approvato il matrimonio del figlio con la figlia di un gentiluomo di campagna senza tito-li nobiliari.

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Dunque era stata ben felice di scambiare il fra-stuono e la sporcizia di Londra con la serena bel-lezza della campagna dello Hampshire. Istruire due bimbe dolci ma esigenti le aveva riempito le giornate, lasciandole poco tempo per pensare a se stessa e al sogno ormai infranto di poter costruire una famiglia insieme all'amato marito. La pace di quei giorni era stata purtroppo inter-rotta dall'arrivo di Lady Master, che aveva visto solo il giorno del colloquio, e di suo marito, Lord Master, che invece non aveva mai incontrato. Ferma sulla soglia, sbirciò con cautela il corri-doio, ricordando con amarezza che all'inizio ave-va giudicato Lord Master affascinante e gradevo-le. In apparenza persona alla mano, il nobiluomo si era fermato a conversare con lei, chiedendole della sua famiglia e dichiarandosi buon amico dei suoi parenti altolocati, i Marchesi di Englemere, che avevano affidato a suo fratello Greville la ge-stione di una piccola proprietà. Sincera come sempre, Joanna aveva informato Lord Master di non aver mai conosciuto quei cu-gini e in seguito, dopo avergli confessato di non aver mai frequentato l'alta società londinese, si era aspettata che il visconte, abbandonati i modi gentili, la trattasse da semplice governante. Invece lui aveva continuato a intrattenerla, par-lando di letteratura, di arte e di teatro con la scusa che quegli argomenti erano importanti per l'edu-

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cazione delle figlie e coprendola di attenzioni lu-singhiere. Joanna era stata sicura delle sue buone inten-zioni finché, la quarta sera dopo il suo arrivo, lui l'aveva bloccata in un angolo della biblioteca. Ripensando a quella scena sgradevole, rabbri-vidì. L'insistenza con cui il nobiluomo le aveva fis-sato il seno l'aveva fatta sentire a disagio e l'aveva convinta a rifugiarsi dietro lo scrittoio, poiché ri-cordava che a tavola lui aveva bevuto una notevo-le quantità di vino. Infine si era diretta verso la porta, con il libro che aveva scelto stretto al petto come uno scudo. Aveva quasi raggiunto la salvezza, quando lui, coprendo in due balzi la distanza che li separava, aveva allungato una mano e le aveva accarezzato il sedere. Il suono della sua risata, quando gli a-veva allontanato la mano ed era fuggita, chiuden-do la porta, l'aveva scossa fino nel profondo del-l'anima. Chiusa a chiave nella propria stanza, con il cuore che batteva ancora come un tamburo, aveva preso in considerazione l'idea di riferire l'accadu-to a Lady Master, ma il dubbio che la donna non le credesse l'aveva trattenuta. Suo marito era stato un semplice soldato, suo padre era un sacerdote insignificante lontano dal-l'Inghilterra e suo fratello, che non vedeva da an-ni, un sovrintendente in una proprietà molto di-stante. Chi l'avrebbe spalleggiata se Lord Master,

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un visconte, avesse negato le proprie responsabi-lità, come lei era sicura che avrebbe fatto? Aveva reputato che tacere fosse la soluzione migliore, e si era ripromessa di stare con gli occhi bene aperti. Innanzitutto, da quella sera, aveva chiuso a chiave la porta della propria camera. Tirando un profondo respiro, uscì dalla stanza e si avviò per il corridoio poco illuminato. Era qua-si giunta a destinazione, quando una sagoma si materializzò e prese ad avanzare verso di lei. «Lord Master.» Joanna lo affrontò con la mag-giore calma possibile. «Ho un leggero mal di te-sta. Vi prego gentilmente di dire a Lady Master che questa sera non berrò il tè.» «Ah, in questo caso ne farò a meno anch'io e mi prenderò cura di voi. Avete la febbre?» Joanna spostò il capo per evitare che lui le ta-stasse la fronte. «Soltanto mal di testa, milord, un piccolo malessere che guarirà con il silenzio e il riposo. Immagino che vostra moglie attenda con impazienza il vostro ritorno in salotto.» «Lei ha già avuto la sua parte, perciò può a-spettare.» Il suo sguardo era così sfrontato che lei se ne sentì infangata. «Mentre voi, gattina... È da molto tempo, vero? Sono passati anni da quando quel vostro marito soldato vi ha rimandata in In-ghilterra, dico bene? Dovreste essere piena di de-sideri inconfessabili.» Mentre lui parlava, Joanna era arretrata verso la propria camera e a un certo punto, allungando una mano, sentì sotto le dita la maniglia della porta.

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Ma lui, di colpo, la imprigionò contro lo stipite di mogano e le alitò sul viso una zaffata di alcol. Che cosa fare?, si chiese lei. Se fosse scappata dentro la stanza, avrebbe fatto in tempo a chiude-re a chiave prima che lui, grazie alla sua forza, la spalancasse? Di una cosa era sicura: pur essendo piccola e fragile, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vedere quanto fosse spaventata. «Lord Master» esordì con il tono di una severa governante. «Trovo estremamente sgradevoli le vostre attenzioni. Vi prego di ricordare che siete un gentiluomo e di abbandonare subito questo at-teggiamento.» Il visconte scoppiò a ridere. «Che animaletto compito siete. Vi ho forse arruffato il pelo? Per tutti i diavoli, voi mi suscitate una voglia matta di togliervi quell'abito informe e di sentire sotto le dita la morbidezza della vostra pelle.» Comprendendo che tentare di farlo ragionare sarebbe stato tempo perso, Joanna si chinò di col-po, cercando di passare sotto il suo braccio teso, ma lui, ridendo di cuore, l'afferrò e, spingendola contro la porta, le premette le labbra, cercando di schiuderle con la lingua. Furibonda e spaventata, lei lo colpì con tutta la forza e gli morsicò la lingua. Grugnendo di dolore, lui le afferrò i polsi con una mano e con l'altra le tappò la bocca per impe-dirle di urlare, poi la strinse con tanta forza da farle male. «Ti piace la violenza, eh?» ansimò,

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l'espressione esaltata. «Bene, posso accontentarti. E adesso, piccola bisbetica, ti avrò!» Tenendola stretta contro il fianco, spalancò la porta con un calcio e, mentre lei si dibatteva, cer-cando disperatamente di liberarsi, la trascinò at-traverso la camera, la buttò sul letto e le montò sopra. Poi, imprigionandola sotto il suo peso, co-minciò a sollevarle la gonna con una mano. Semisoffocata e in preda al panico, Joanna riu-scì a liberare un braccio, vibrò un colpo alla cieca sulla testa dell'uomo e addentò le dita che le co-privano la bocca. Ma, nonostante tutti i suoi sforzi, lui riuscì a in-filarle una mano tra le cosce. In quell'istante una voce femminile strillò: «Mrs. Merrill! Che cosa state facendo?». Dopo un istante di sorpresa, il suo aggressore rotolò da un lato e Joanna, lottando per respirare, si mise a sedere sul letto. «Che cosa significa questo oltraggio?» doman-dò Lady Master con espressione ferita e disgusta-ta. «Andiamo, Lizze, non farne un dramma» repli-cò il marito in tono suadente. «Questa strega dai capelli rossi mi si è buttata addosso da quando siamo arrivati e un uomo non può resistere a lun-go a una tale tentazione.» Lo sguardo della nobildonna divenne sprezzan-te. «In questo caso, direi che la resistenza è stata molto poca.» «Tentazione!» gridò Joanna, ritrovando la vo-

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ce. «Non vi ho mai incoraggiato in alcun modo. In realtà ho fatto di tutto per scoraggiare le vostre sgradite attenzioni.» «Scoraggiare, ah!» sbuffò Lord Master. «Guar-dala, amore mio. Quella chioma fiammeggiante, la gonna sollevata, le guance rosse e il respiro af-fannoso... Diamine, questa scostumata dal sangue caldo mi ha perfino morsicato» affermò, mo-strandole la mano e il labbro insanguinati. Lady Master chiuse gli occhi ed emise un so-spiro tremante. Adesso che il pericolo era passato, Joanna sentì pena per lei. Doveva essere orribile essere legata per la vita a un depravato che cercava di violenta-re la governante delle figlie sotto il suo naso. A-vrebbe scommesso che non era la prima volta che il marito le infliggeva una tale umiliazione. Riaprendo gli occhi, la nobildonna si rivolse al marito. «Prego, volete lasciare a me il disbrigo di questa faccenda?» «Come desideri, amore mio.» Sorridendo alla moglie e lanciando a Joanna uno sguardo da bambino a cui è stato negato il dolce promesso, lui lasciò la stanza. «Lady Master, vi assicuro...» «Vi prego, Mrs. Merrill, non cercate di spie-garmi. Data la situazione, non posso permettere che una donna di simili appetiti stia vicina alle mie figlie. Devo chiedervi di lasciare immedia-tamente questa casa.» La punizione era così inattesa e ingiusta che

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per qualche attimo Joanna poté solo guardare in-terdetta la nobildonna. «Lady Master, non potete incolparmi...» «Mrs. Merrill, ho già detto che non voglio scu-se. Sarò tanto generosa da ordinare a uno stalliere di accompagnarvi in calesse al villaggio più vici-no tra mezz'ora esatta. Non mettete alla prova la mia indulgenza trattenendovi un minuto di più sotto il mio tetto.» «Devo andarmene adesso?» Era incredula. «Ma è buio pesto. E il salario che mi dovete per questo periodo?» «L'ora tarda è un problema vostro. In quanto al salario...» Lady Master la guardò dall'alto in bas-so. «Presumo che riuscirete a guadagnare quello che vi serve.» Fu così che in un battibaleno, ancora sconvolta e furiosa, Joanna venne depositata davanti alla lo-canda del villaggio. Lo stalliere la lasciò senza di-re una parola, frustò il cavallo e scomparve nel buio, in direzione del castello. Non volendo svegliare i locandieri e soprattutto non sapendo come spiegare la sua apparizione improvvisa a quell'ora della notte, sgattaiolò den-tro la stalla, accolta dai nitriti sommessi dei caval-li, e si lasciò cadere sopra un mucchio di paglia. Dopo qualche momento di sconforto e di dispe-razione, si fece forza e si mise a valutare i pochi beni che possedeva: una borsa con la biancheria buttata alla rinfusa, gli abiti e le scarpe che indos-

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sava e un borsellino che conteneva poche monete. Senza referenze, né la prospettiva di trovare un altro impiego, come avrebbe fatto a sopravvivere? Per fortuna, le venne in mente un pensiero con-fortante: avrebbe potuto raggiungere suo fratello, Greville Anders. Lui aveva lasciato l'esercito do-po Waterloo, a causa di una disputa con i suoi su-periori dopo che gli era stata negata la promozio-ne che gli spettava. Attualmente era impiegato come sovrintendente presso la proprietà dei Mar-chesi Englemere. Joanna non aveva notizie recenti e sperava che si fosse sposato, avesse una bella famiglia e vi-vesse soddisfatto nella proprietà dei loro illustri cugini. Quando aveva saputo della morte di Thomas, Greville non era corso a Londra per confortarla e lei, non volendo disturbarlo, aveva accettato l'im-piego presso i Visconti Master. Tuttavia, sposato o no, lui era l'unico parente che avesse in Inghilterra e di certo l'avrebbe ospi-tata finché avesse trovato una soluzione al suo problema. Consolata da quel pensiero, si adagiò nella pa-glia con un sospiro. L'indomani avrebbe speso i pochi soldi che aveva per pagare il viaggio verso Blenhem Hill. «Allora, Ned, che cosa dovrei fare, secondo te?» Sir Edward Austin Greaves alzò lo sguardo dal

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bicchiere di brandy che teneva in mano e guardò il suo amico Nicholas Stanhope, Marchese di En-glemere, seduto davanti a lui nella biblioteca del castello di Englemere. «Che cosa ne sarà della tua proprietà, adesso?» domandò invece a propria volta. Nicky sorbì un sorso di brandy e scosse la te-sta. «Non avendo ispezionato la tenuta, non posso dirtelo con certezza. Ma, se non fosse per le agi-tazioni e per i disagi generali che ho notato anche negli altri miei possedimenti, sarei incline a pen-sare che Martin esagera. Quando ha smesso di fa-re il sovrintendente per me, ho affidato la condu-zione di Blenhem Hill a un lontano cugino che, dopo Waterloo, mi aveva chiesto di essere assun-to. Pensavo che fosse il meno che potessi fare per uno dei nostri uomini coraggiosi che avevano mi-litato nel corpo di Wellington e ho dato per scon-tato che avrebbe dimostrato di essere una persona capace. Martin, però, non la pensa così. Nono-stante l'età avanzata, ha sempre un occhio molto acuto.» «Secondo Martin la situazione è così brutta?» domandò Ned, in un tono carico di partecipazio-ne. A parte alcuni casi di possidenti molto ricchi le cui terre erano ben tenute, come le sue, in ge-nerale l'economia agricola si trovava in gravi dif-ficoltà, alla fine della guerra. Nicky strinse le labbra. «Tanto brutta che Mar-tin mi ha consigliato di licenziare mio cugino e il suo aiutante, un altro veterano che ha combattuto

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insieme a lui. Ho seguito il suggerimento e adesso mi trovo in difficoltà. Blenhem Hill è maledetta-mente lontana dalle altre mie proprietà, ma, seb-bene detesti lasciare Sarah e nostro figlio per compiere un viaggio tanto lungo, ho deciso di re-carmi di persona a controllare la costruzione del piccolo stabilimento tessile che Hal mi ha racco-mandato di realizzare.» «Una fabbrica locale che darà alle famiglie del posto un'entrata capace di coprire gli ammanchi dovuti all'abbassamento dei prezzi delle messi, giusto? Ho parlato con alcuni proprietari che han-no avuto la stessa idea. Ottima iniziativa.» «Così sostiene Hal, soprattutto adesso che sono disponibili dei telai migliori. Conosci Hal.» Ni-cky ridacchiò, pensando al loro comune amico Hal Waterman, un pezzo d'uomo con la passione per gli investimenti e le invenzioni. «Sempre in-namorato degli ultimi ritrovati della tecnica. In ogni modo prevedo di trattenermi per poco tempo a Blehnem Hill. Se la situazione mi sembrerà grave come sostiene Martin, mi sentirò in dovere nei confronti dei miei fittavoli di trovare una so-luzione. Dato che io sono esperto di finanza, e poco di agricoltura, desidero i tuoi consigli sul da farsi.» Ned stava pensando a come rispondere quando, dopo un rapido colpetto alla porta, apparve una bella donna dai capelli biondi. Insieme a lei entra-rono luce e calore e lui pensò a un campo di gra-no sotto il sole, dopo un temporale.

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«Ned, Nicky, mi dispiace interrompervi, ma...» Sorridendo, Nicky balzò in piedi e andò a ba-ciare la moglie. «Vederti è sempre un piacere, te-soro. Non è vero, Ned?» «Sempre» confermò l'amico con un'invidia che non riuscì a soffocare. Aveva sempre provato una forte attrazione per Sarah Wellington. Se il suo caro amico non l'avesse chiesta per primo, l'a-vrebbe corteggiata lui stesso. «Grazie, cari signori» replicò lei, eseguendo un inchino esagerato. «Nicky, Aubrey si rifiuta di dormire se non gli dai il bacio della buonanotte. Ned, puoi privarti di lui per qualche minuto?» «Certo. Vai da tuo figlio. Io resterò qui e pen-serò a una soluzione.» «Ahimè, questi sono i compiti che spettano a un padre» sospirò Nicky, ma Ned non gli credette nemmeno per un istante. Sapeva che il suo amico adorava il figlioletto e la moglie. «Torno subito.» E, prendendo sottobraccio Sarah, sparì dietro la porta. Ned li guardò allontanarsi con un rinnovato senso di invidia. Dopo la delusione che gli aveva inflitto Aman-da, una ragazza di campagna che avrebbe potuto amare e stimare un semplice gentiluomo dedito all'agricoltura come lui, pensava di non poter mai più trovare una donna sincera e leale. Un gusto amaro gli riempì la bocca. L'immagine solare di Amanda, con i suoi ca-pelli d'oro, gli occhi brillanti e la vitalità inconte-

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nibile, gli passò davanti agli occhi. Lei lo aveva rapito subito, quando l'aveva vista nella proprietà del padre, Lord Bronning, un agricoltore entusia-sta che aveva conosciuto alla fiera annuale di Holkham. E lei non lo aveva scoraggiato, ricordò, sorri-dendo. Oh, no. Aveva subito cercato di monopo-lizzare la sua attenzione, insistendo con il padre per fargli da guida, portandolo in giro e colpendo-lo con le sue conoscenze agricole e con i suoi commenti vivaci. Inoltre lo aveva infiammato di passione, toc-candogli a bella posta le mani, le braccia, sfioran-dolo con il seno e umettandosi le labbra. E così lui, che si sentiva solo dopo aver perso la compa-gnia dei suoi migliori amici - Nicky si era sposato e Hal Waterman era sempre alle prese con i suoi investimenti - si era convinto di essersi innamora-to e aveva deciso di chiedere la sua mano. Per fortuna si era rivolto a Lord Bronning. Il poveretto, balbettando per l'imbarazzo, lo aveva informato che sua figlia, civetta incorreggibile, aveva giurato che avrebbe sposato solo un uomo molto ricco e dal titolo altisonante: ne aveva fin sopra i capelli di vivere in campagna e voleva ri-siedere a Londra per la maggior parte del tempo. E graziosa com'era, aveva aggiunto con un pizzi-co di orgoglio paterno, sarebbe riuscita nel suo intento in autunno, quando sua sorella l'avrebbe introdotta alla Stagione. Grato di essersi almeno risparmiato l'umilia-

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zione di sentirsi rifiutare, Ned si era chiuso in ca-sa, giurando che, non essendo ricco come Hal né titolato come Nicky, in futuro sarebbe stato molto cauto prima di proporsi a una donna. Abbandonando quei pensieri, cercò di concen-trarsi sui problemi che affliggevano l'amico. Ned non era ricchissimo, ma possedeva molte terre e soprattutto gli piaceva il suo lavoro: lo en-tusiasmava scoprire nuovi metodi di coltivazione e convincere i fittavoli ad adottare le tecniche più innovative. E poi occuparsi dei suoi possedimenti non lo aveva mai deluso. Purtroppo anche i migliori ritrovati della scien-za non erano sufficienti a salvare dal disastro in quei tempi durissimi. I costi per modernizzare l'a-gricoltura avevano gravato con maggiore pesan-tezza sulle spalle di quei poveri contadini che col-tivavano il loro piccolo appezzamento e doveva-no trarre da quello il loro sostentamento. Nicky aveva ragione. Era un preciso dovere del proprietario far sì che le condizioni di vita dei fit-tavoli fossero buone e che quelli costretti a ven-dere la loro terra fossero assunti con un salario ragionevole. Rimettere a posto una proprietà dissestata da una cattiva gestione, in tempi come quelli, sareb-be stata una difficile sfida anche per un uomo e-sperto come lui. Forse era proprio di una sfida che lui aveva bi-sogno per dimenticare l'amarezza lasciatagli da Amanda e per non soffrire di solitudine.

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L'idea gli balenò nella mente quando Nicky riapparve e gli domandò, versandosi un'altra dose di brandy: «Adesso che hai avuto il tempo di ri-flettere, che cosa mi consigli di fare?». «Vendi Blenhem Hill. È troppo lontana perché tu possa occupartene di persona. Sei costretto a delegare a un sovrintendente di dubbie capacità e anche così le sue condizioni restano precarie.» «Vendere? Adesso? Con i prezzi delle messi in caduta libera, chi sarebbe tanto pazzo da compra-re una proprietà in pessime condizioni, nelle lon-tane Midlands?» Ned sorrise. «Io.»

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La principessa e il cavaliereLa principessa e il cavaliereLa principessa e il cavaliereLa principessa e il cavaliere JOANNE ROCK

Irlanda - Inghilterra, 1169 - Quando Aine incontra un cavaliereche assomiglia moltissimo al padre di suo figlio, segreti e misteridel passato tornano a galla. E con loro la passione.

Il segno del peccatoIl segno del peccatoIl segno del peccatoIl segno del peccato MICHELLE STYLES

Scandinavia, 793 - Thyre sostituisce la sorellastra nel letto del va-loroso guerriero vichingo appena sbarcato sulla loro terra. È unsemplice capriccio o dietro c'è qualcosa di più profondo?

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Inghilterra, 1816 - Alla lettura del testamento, Christopher sco-pre che lo zio gli ha lasciato un'eredità decisamente insolita: unabellissima ragazza francese che accende in lui strani desideri.

Regole di cavalleriaRegole di cavalleriaRegole di cavalleriaRegole di cavalleria JULIA JUSTISS

Inghilterra, 1817 - Per aiutare la bella Joanna senza tuttavia met-tere a repentaglio il proprio cuore, Sir Edward si presenta allagiovane sotto mentite spoglie. Ma le bugie hanno le gambe corte!

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