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...e non solo... Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Gra- fologia Grafologia Grafologia Grafologi Grafologia Gragia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafo- logia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologi Grafologia Gragia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologi Grafologia Gragia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Gra- fologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologi Grafologia Gragia Grafologia Grafologia rafologia Anno 29 Apr-Giu 2016 n°114 G

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rafologiaAnno 29 Apr-Giu 2016 n°114

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Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Gra-fologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafo-logia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Gra-fologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Gra-fologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafolo-gia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia GrafologiaGrafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia G GraGrafoGraGroGraGraGraGrafoGrafoGrafologGraGraGrafoGraGraGrafoGrafoGrafolog

Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafolofologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia gia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafol Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia fologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Graf Grafologia Grafologia Grafologia Grafologia Grafologiafologia Grafologia Grafolog gia Grafologia Grafologia GrafoGrafologia Grafologia Grafologia GrafGraGrafolGrafoGrafolGrolGrafoGrafolGrafGrafoGrafolGrafologGrafGrafGrafo

GG G GGG

G Indice

PoesiaPoesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia

poesia

criminologia

enigmistica

calendario iniziative

poesie

disegni

grafologia nella scuola

dizionario grafologico

convegni

comunicazioni

3

pag. 20-22

pag. 12

pag. 23-25

pag. 17-19

Teresio OlivelliA cura di Pia Dell’Acqua

I fiori dell’albero antico

Sempre più connessi sempre più solitariCervicali e sindrome da sguardo bassoA cura di Pia Dell’Acqua

Dizionario psicologicodi Maria Letizia Andenna

Dalla grafologia alla grafotecnicaLa risposta scientifica alla periziadi Giulia Scibilla

pag. 4Le origini della scritturaTratto dall’Enciclopedia Einaudi(vol. XV pag. 450)

pag. 5

Dallo studio del trattato all’identifi-cazione della sua naturaIl tratto grafico inteso come “impron-ta scritturale” della struttura della persona che lo imprimea cura dell’Avv. Gennaro Mazza

pag. 6-7

pag. 8-9Parafrasando “C’è posta per te“di Maria Letizia Andenna

pag. 10-11

EnigmisticaGrafologia e dintornidi Maria Letizia Andenna

pag. 13-16

Se la malattia ti può cam-biare la vitaa cura del Dr. Gianni Pastro

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Tratto dall’ Enciclopedia Einaudi (vol. XV pag. 450)

LE ORIGINI DELLA SCRITTURAe

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La scrittura non costituisce soltanto un processo di archiviazione memoriale o un semplice sistema di notazione, ma anche una delle esperienze fondamenta-li dell’uomo (tra faber e loquens), ricon-ducibile al campo delle rappresentazioni visive, del racconto, della “documenta-zione”. E’ pensabile che all’origine del-la scrittura vi sia tanto la constatazione della presenza di “tracce” quanto del loro carattere segnico. Le tracce sono “indici” di tipo particolare, sono un aliquid che stat pro aliquo, ma comportano già una concettualizzazione in ordine al tempo: indicano l’esistenza di qualcosa che è passato, in quel luogo, ma in un tempo diverso da quello in cui avviene l’osser-vazione. Determinano una persistenza d’identità: l’animale, ad esempio, che lì è stato continua a essere da qualche altra parte; quello che ha lasciato è un segno inequivocabile della propria vita (di qui un primo abbozzo di classificazione, as-sociando certe tracce a certi oggetti). Si può dunque pensare che la percezione e l’interpretazione che ne consegue siano state determinate, agli albori della no-stra presenza, come forme di scrittura, sia pure di una scrittura nella stragrande maggioranza dei casi involontaria.Ma quella “scrittura naturale” può diven-tare “scrittura culturale”, assumendo ad esempio forme narrative; potrò indicare il passaggio del cavallo, ma anche il ca-vallo in quanto tale utilizzando come “se-gno” le orme lasciate sul terreno; e potrò quindi realizzare una rappresentazione che prescinde del tutto dalla presenza ef-

Il Convegno A.G.P. proposto il 2 Aprile 2016 presso il Circolo della Stampa di Mi-lano, è sicuramente destinato a suscitare molti interrogativi e curiosità sia p ioni diverse: magistratura, avvocatura, tecni-ci peritali, medici, psicologi, psicopeda-gogisti, terapeuti e giornalisti.La perizia grafotecnica per il suo rigore metodologico e scientifico è diventato uno strumento fondamentale e comple-mentare anche in ambito giudiziario. In effetti, il valore di una sigla, firma, scrit-tura o documento è rappresentato dall’ “impronta” dell’identità personale di un individuo e, pertanto, occasione di inda-gine. Oltre allo studio dei segni grafici, la perizia si avvale di numerosi strumenti, indispensabili per l’analisi del tracciato grafico. Ed è così che dati e fatti si riu-niscono per dare concretezza e scienti-ficità ed anche prova di autenticità e di verità. In questo senso diventa significa-tiva e determinante l’accuratezza con cui il consulente/perito procede nel percor-so logico deduttivo, fino alla redazione dell’elaborato peritale.E se può apparire singolare che questi saperi abbiano cercato ospitalità e ascol-to proprio tra le mura del Circolo della Stampa, vocato più di qualsiasi altro luo-go a celebrare e riunire l’informazione pubblica, sociale e ufficiale affidata alla carta stampata, qualcosa può comincia-re ad apparire chiaro già a partire dalla prospettiva presentata dallo stesso titolo dell’incontro. Tutto si riconduce ad una scelta di campo valoriale e professiona-

le: quello della ricerca di prove, verità e risposte. Fatti, accadimenti e dimostrazioni sono lì a confermarci che non solo tutto è notizia ma che notizia è da tutto, a cominciare dai segni più spontanei e vicini alla no-stra stessa cultura materiale dello scrive-re, del rappresentarci e dell’interpretarci fino a diventare scienza solo con gli stru-menti e le consapevolezze adeguate del nostro tempo, i significati, i caratteri e il senso.Cultura e scienza diventano, così, i pila-stri adeguati ad un simile intento, esat-tamente come le sale del Circolo della Stampa di Milano ne diventano lo sce-nario sia come storia secolare nella noti-zia, sia come luogo rappresentativo di un corpo sociale che dall’Italia settentrionale ha saputo riverberare sull’intera Europa il prestigio di una professione di stampa italiana tra le più apprezzate al mondo.Era facile immaginare che una materia così nuova e in grado di proporre con-fronti inediti e interessanti tra discipline e saperi diversi, non potesse risolversi in una sola giornata con approfondimenti e scavi di sufficiente ampiezza. Giova quin-di sperare che incontri successivi di que-sta natura e originalità possano essere ripresi al più presto e portati agli sviluppi e alle discussioni che meritano.

di Giulia Scibilla

DALLA GRAFOLOGIA ALLA GRAFOTECNICAe

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fettiva, precedente o attuale, del cavallo. In questo modo ci si rende conto di come la scrittura costituisca una forma di do-cumentazione: permette la permanenza dell’esistenza (non necessariamente ri-conosciuta: si pensi agli archivi) di una realtà trascorsa che potrà però essere ancora interrogata.…La scrittura rende oggettiva la parola e la dispone quindi a un esame più accurato di quanto sia possibile negli scambi ora-li. Essa incoraggia il pensiero individuale: vi può essere una riflessione personale, solitaria, silenziosa sulla parola scritta; vi può essere un consumo privato del te-sto scritto, ed è per ricercare un diretto rapporto con la Parola che certe forme di preghiera monacale dovevano avveni-re nel silenzio, senza nemmeno muovere le labbra, presentificando Dio nel ricor-do delle parole dell’orazione: donde una particolare ritualità, una particolare ripe-tizione.

La risposta scientifica alla perizia

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DALLO STUDIO DEL TRATTATO ALL’ IDENTIFICAZIONE DELLA SUA NATURA

Il tratto grafico inteso come “impronta scritturale“ della struttura della persona che lo imprime

A cura dell’Avv. Gennaro Mazza

Con un’organizzazione impeccabile ed in uno splendido contesto arricchito dalla calorosa accoglienza dei padroni di casa, il 02 aprile 2016 presso la bella Sala To-bagi del Circolo della Stampa di Milano, si è rinnovata una delle più seguite oc-casioni di studio e di aggiornamento che da anni la Scuola Crotti, neo-morettiana, annualmente propone ai Grafologi ovve-ro il convegno della locale sezione A.G.P. sul tema della scientificità della perizia grafotecnica dal titolo: “Dallo studio del tratto all’identificazione della sua natura. Il tratto grafico inteso come “impronta scritturale” della struttura della persona che lo imprime”.L’evento ha riscosso grande e meritato successo laddove nel confronto tra rela-tori e partecipanti si sono dibattuti temi specifici con un alto numero di esperti della materia che non hanno mancato di interloquire con chi si è alternato nella presentazione dei vari temi in program-ma in veste di grafologo e/o di giurista.Nonostante la varietà delle tematiche di-scusse, tutte le relazioni hanno avuto un principio comune come sinergico punto di contatto perchè l’oggettualità grafolo-gica è data dal modo in cui l’espressione grafica…ritaglia il suo ambito sulla cosa Uomo. Pertanto, la grafologia si presen-ta come una delle numerose discipline che si occupano dell’uomo e si configura come una conoscenza relativa all’uomo, dove la relatività è data dalla possibilità di studiare l’uomo prendendone in con-siderazione morfologica e dinamica l’e-spressione grafica. E la valutazione fatta nei vari interventi della grafologia come scienza forense e, quindi, della sua più che possibile comu-nanza alle discipline scientifiche, non ha

mai mancato di ricordare e riaffermare i concetti galileiani della Scienza, basata su: a) la sensata esperienza, ovvero l’esperi-mento, che può essere compiuto pratica-mente o solo astrattamente, (“esperien-ze mentali”), ma che deve in ogni caso seguire a una attenta formulazione teo-rica, ovvero a ipotesi che siano in grado di guidare l’esperienza in modo che essa non fornisca risultati arbitrari; b) la necessaria dimostrazione, ovvero un’analisi matematica e rigorosa dei ri-sultati dell’esperienza, che sia in grado di trarre da questa ogni conseguenza in modo necessario e non opinabile, e che va ulteriormente verificata, con ulteriori esperienze, ovvero il cosiddetto cimento, che è l’esperimento concreto con cui va sempre verificato l’esito di ogni formula-zione teorica, Proprio nell’osservanza di tali regole si è anche riusciti a fare una lettura con-temporanea di quei principi che già nel 1637 Cartesio indicava nel suo Discorso sul Metodo: «Se questo discorso sembra troppo lungo per essere letto tutto in una volta, lo si potrà dividere in sei parti. E si troveranno: - nella prima, diverse consi-derazioni sulle scienze; nella seconda, le principali regole del metodo che l’autore ha cercato; nella terza, qualche regola della morale ch’egli ha tratto da questo metodo; nella quarta, gli argomenti con i quali prova l’esistenza di Dio e dell’anima dell’uomo, che sono i fondamenti della sua metafisica; nella quinta, la serie del-le questioni di fisica che ha esaminato, in particolare la spiegazione del movimento del cuore e di qualche altra difficoltà della medicina e, ancora, la differenza tra l’a-nima nostra e quella dei bruti; - nell’ulti-

ma, le cose ch’egli crede siano richieste per andare avanti nello studio della natu-ra più di quanto si è fatto, e i motivi che lo hanno indotto a scrivere». In sostanza, nonostante la molteplicità dei temi trattati e la diversa estrazione culturale – grafologica e/o giuridica - dei relatori intervenuti, il Convegno si è con-cluso con una valutazione unanime: tutti sono stati concordi nel sostenere che la propensione alla certezza dell’accerta-mento sia dei nessi relativi alla causalità generale che a quelli della causalità indi-viduale deve avere fondamento nel rigo-re metodologico e epistemologico con cui le varie scienze e discipline conducono le loro indagini; dalla potenza del risultato raggiunto desumibile dall’ampiezza del-lo studio; dal grado di consenso ricevuto nella comunità scientifica, nella coerenza complessiva che i risultati raggiunti nel-le diverse scienze e discipline debbono esprimere nello specifico contesto, così da valorizzare per l’appunto la ricerca e l’analisi di tutti i fattori presenti e inte-ragenti. Lo scienziato non prova mai del tutto con certezza od oltre il dubbio dato che il meglio che egli può sperare di dire è che ha stabilito un fatto oltre un ragio-

Milano Circolo della Stampa, Sala Tobagi, 02 aprile 2016

nevole dubbio. La differenza tra situazio-ni scientifiche e legali oggetto di valuta-zione da parte del grafologo e del giurista in sede processuale è che lo Scienziato ha imparato a calcolare la probabilità del dubbio laddove nessuna conoscenza umana è priva di errore, reale o poten-ziale. Come è stato anche osservato dal Pre-sidente del Tribunale di Milano, che ha concluso i lavori con un sapiente loro rie-pilogo ed uno specifico invito agli esperti della materia: tutte le proposizioni sono vere o false ma la conoscenza che abbia-mo di esse dipende dalle circostanze di cui disponiamo e dalla nostra capacità di descrizione e dimostrazione scientifica e di convincimento dell’interlocutore. Tali e non ultimi i motivi per cui abbiamo vissuto una bella giornata di cultura e di aggiornamento del nostro sapere.Un particolare affettuoso ringraziamento agli amici organizzatori, relatori e parte-cipanti.

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PARAFRASANDO “C’è posta per te“e

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di Maria Letizia Andenna

Una mia vicina di casa ha ricevuto una missiva da parte di una sua amica. Ho avuto l’occasione di vedere l’intestazio-ne sulla busta che occupava circa l’intero spazio della stessa che è di tipo A5.Volevo fare un articolo sulla posizione dell’indirizzo sulle buste, per cui ho chie-sto alla mia vicina se potevo visionare più da vicino l’involucro ed, eventualmente, farne una fotocopia. Avevo trovato ab-bastanza inusuale questa modalità così espansiva di scrivere il destinatario. Ho saputo però che la mittente è una signo-ra di 75 anni che sta perdendo la vista e che, molto probabilmente, questa è la ragione per cui ha occupato quasi tutta la superficie a sua disposizione.Poiché la mia vicina è venuta a conoscen-za del mio interesse per la grafologia, mi ha permesso di analizzarne la scrittura che allego per visione. Per cui ho rinun-ciato all’articolo sul significato generale della posizione dell’indirizzo sulla busta per dedicarmi unicamente a questa gra-fia.Sono stata in grado di quantificare la Pressione che si presenta alternata nella Media pur ineguale in qualche tratto, di individuare come biro il mezzo scrittorio e presumere che la base d’appoggio sia stata senz’altro un tavolo. Ciò che non ho è un campione di testo, per cui quanto scritto può essere del tutto opinabile. Ho tenuto però presente che, pur vedendo poco, la scrivente, ha senz’altro avuto la percezione della misura della busta at-traverso il tatto. Questo mi suggerisce che il grado del Calibro, prima del sorge-re del suo problema, sia stato comunque M/alto.

Il seguente breve profilo fa riferimento ai più rappresentativi segni grafologici indi-cati in parentesi. “La scrivente è dotata di una buona ener-

gia psicofisica, dove la voglia di autonomia e di indipendenza, che a volte la portano ad arroccarsi sulle sue posizioni, suppor-tano i rari momenti di affaticamento e di insicurezza che non lascia trapelare all’e-sterno. Infatti, non ha nessuna voglia di scendere a patti con la sua menomazio-ne, ma di affrontare con coraggio il suo percorso di vita, come ha sempre fatto nel corso degli anni (Pressione M inegua-le, Energia alternata, “p” sopraelevata, maiuscole alte, cenni di spavalderia).Ottimista di fondo, la scrivente non si la-scia più di tanto influenzare dai sentimen-ti e dagli ideali, ma resta ancorata alla quotidianità che l’ha vista sempre fidu-ciosa nell’esito delle sue azioni, della sua attività che svolge con realismo e senso pratico, tenendo in debito conto i vantag-gi o i profitti che potrebbe ricavarne. Pur mostrando una generosità di fondo, la scrivente è portata all’aiuto concreto solo dietro motivate richieste perché conosce quanta sicurezza, sia sul piano emotivo che su quello affettivo, può dare una si-tuazione economica ben consolidata (Ca-libro M/alto, Ascendente, maiuscole alte, Curva, Riccio istintuale iniziale della pri-ma lettera del cognome).Attenta alla propria immagine, per un senso di dignità e distinzione, la scriven-te esibisce un personale buon gusto nel suo modo di vestire che sarà sempre ap-propriato alle circostanze in cui verrà a trovarsi (grafia ammanierata con tratto curvo e originale che esclude qualsia-si tipo di trascuratezza nel vestire e nel comportarsi).Affabile e cortese, la scrivente appare potenzialmente disponibile al dialogo e all’ascolto, purché non vengano superati i limiti da lei definiti; infatti non sopporta intrusioni nella sua vita privata e rifug-ge da persone che considera invadenti e alle quali sa abilmente nascondere i suoi

pensieri e le sue intenzioni. Si confida solo con persone che considera merite-voli della sua fiducia (ambito grafico ge-nerale, gesti di accartocciamento, Riccio soggettivismo anche espresso con barra diagonale).Non ama intromettersi in discussioni che non condivide perché dovrebbe forzare la propria natura ed essere aggressiva verbalmente, ovvero assumere un atteg-giamento che non le appartiene per cui desiste dall’interferire (tratto della “t” a sinistra o incorporato).

Duttilità e apertura mentale la predispon-gono alla facilità di percezione, all’ap-prendimento e all’organizzazione delle informazioni. Il pensiero è vivace, logico, produttivo e con un’attitudine intuitiva che le fa cogliere il significato delle cose immediatamente per via non ragionativa (LDL, Curva, Veloce)”.

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SE LA MALATTIA TI PUO’ CAMBIARE LA VITAe

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a cura del Dr. Gianni Pastro

Molti di noi hanno avuto o hanno ancora esperienza di sofferenza, malattia, fragi-lità: è nella natura delle cose. Fa parte dell’essere ‘uomo’: anche una semplice influenza ti può far mutare vi-sione della vita, delle cose, lasciare stra-scico, spesso anche depresso, ti può se-gnare l’esistenza. Figuriamoci quando ti capita qualcosa di serio.Se poi aggiungi gli inevitabili acciacchi della vecchiaia, il quadro è completo: gli antichi dicevano che ‘anche la sola vec-chiaia è malattia’.Roberto R. è un uomo di media età, pro-fessionista, con discreta posizione eco-nomica, quello che si dice mediamente realizzato: ha sempre lavorato, mai avu-to seri problemi di salute, felice di avere una famiglia.Un giorno il patatrac: l’infarto, ictus, can-cro. Roberto aveva preso tutte le precauzioni previste dai protocolli medici: non fuma-re, bere moderatamente, vita all’aperto, relazioni sociali e abitudini di vita sane, regolari anche le visite mediche.Ma si sa: la malattia non ti suona al cam-panello. Irrompe. Ti sconquassa.

UNO TSUNAMI

Quando ne sei invaso, la paura è il pri-mo sentimento, poi cerchi di fartene una ragione, ti viene anche la rabbia: rico-vero all’ospedale, sentirti debole, fragile, indifeso, con un corpo che devi esibire a tutti, notti insonni, preoccupazione per la

famiglia, il mutuo da pagare, gli impegni professionali. Se ne sei capace e ne hai voglia, puoi an-che sorridere e prenderti in giro: trovarti con il pannolone quando prima avevi il doppiopetto può farti soffrire. Passare dai vestiti abituali al pigiama è dura. E magari questo non per un giorno ma per settimane, mesi: in ospedale perdi la cognizione del tempo, le giornate sono tutte eguali, riesci a sapere che giorno è solo perché ti portano il tuo quotidiano preferito. Nei momenti di lucidità (e nelle not-ti insonni) ripassi il film della tua vita: esperienze positive, gioie, dolori, errori, fregature prese, relazioni sociali, amori, sogni, speranze, persone che vorresti ri-vedere e reincontrare. Forse hai conosciuto qualche persona ec-cezionale, hai letto un libro di particolare interesse, vissuto esperienze che ti han-no lasciato il segno. Rivedi anche il tempo che hai perso, le occasioni mancate, le parole di troppo, i giudizi frettolosi. E’ lo scorrere della vita, della tua vita. Puoi ringraziare o maledirla. Dipende dal tuo stato d’animo.La malattia ti può intristire, ti fa regredi-re nei bisogni, dipendi da tante persone, puoi fare meno cose, sei rallentato nei movimenti.

SE LA SCRITTURA CAMBIA CON LA MALATTIA

Il lettore mi perdonerà se ritorno ancora sul medesimo argomento: la scrittura in caso di malattia grave può cambiare? E chi è malato può risentire nello scrivere?Roberto, quando ha preso consapevolez-za di quello che gli era capitato, ha chie-sto una penna e un foglio di carta. Vole-va scrivere: per mettersi alla prova, per constatare se la mano riusciva a tenere la penna, se era lucido nei contenuti.In ospedale non puoi chiedere di usare il martello, poter cambiare le ruote dell’au-to.La scrittura è tutt’altra attività: una pen-na, una matita non la si nega a nessuno.Lo scrivere è uno dei movimenti più fini che noi abbiamo: per scrivere occorre che la mano stia bene, necessita che il cervello funzioni al meglio, che l’atten-zione sia sufficiente.La scrittura è come percorrere una stra-da: dal cervello alla mano e dalla mano al cervello.Se vi è qualche intoppo, lo si vede: appa-iono stentatezze, difficoltà, illeggibilità, confusioni, omissioni. Se cervello e mano non si parlano tra loro, allora sono guai.Il foglio di carta è (a livello proiettivo) lo spazio di vita e la mano si muove in esso come io mi muovo nella vita.Fortuna per Roberto che la ‘tegola’ era stata leggera: ha potuto scrivere. Si è rincuorato. Almeno la mano era salva.

Dr. Gianni Pastro

Grafologo giudiziario - perito consulente tecnico del Tribunale di VeneziaPerizie grafiche-grafistica-criminologia grafica-anonimografia-grafologia medi-ca-grafopatologia-analisi informatiche-analisi grafologiche

Speriamo lo sia anche il cervello.Almeno la prima battaglia è vinta. Vedia-mo se lo sarà la guerra.

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I FIORI DELL’ALBERO ANTICO1/3/2016 - ORE 06:23

PoesiaPoesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia

poesia

Cancellare in ogni riga il termine a cui si riferiscono le indicazioni sottoelencate, suf-ficienti per il suo riconoscimento. Le lettere restanti formeranno un aforisma di John Adams (1735 – 1826) presidente degli USA (1796 – 1800) che fu conservatore all’in-terno e avverso alla Francia repubblicana in politica estera.

GRAFOLOGICA E DINTORNIENIGMISTICA

Com’eri bella in quel tempo lontanoquando nobile, splendida e altera

trascorrevi i tuoi giornicol pensiero arricchito e sincero

di chi sa di valere e lo vive.Com’eri leggiadra allora

e sfioravi con passo sicurola strada tortuosa e intricatadi una crescita senza misura.

Com’eri inflessibile e fortequando la strada si faceva in salitae le sventure sussultavano il cuore

ma non la menteche perseguiva le mete più pure.

Com’eri rara e curiosase all’orizzonte sorgeva un nuovo sole

a coglierne il lampoe intuirne il senso.

Come sei maestosa e incommensurabileora che l’albero

dà solo un raro fiorescelto tra mille

per un frutto che si chiama eternità.

Soluzioni a pag. 29a cura di Maria Letizia Andenna

a) E’ una delle due immagini archetipiche che rappresentano le istanze più profon-de, ovvero più inconsce, della personalità che proiettiamo sugli altri e che fungono da catalizzatrici dei legami affettivi. L n i m a a a

b) Tale segno induce il soggetto ad assumere atteggiamenti di adeguamento ai de-sideri altrui e alle norme sociali che gli impediscono di sviluppare un’intima coscienza del proprio valore. m A a a o t u r c c

c) Può essere appuntito o smussato. n r g o o l a a

d) Si tratta di un metodo d’indagine applicabile a oggetti concreti o astratti, basa-to o sulla scomposizione di ciò che si presenta unitario nei suoi elementi costitutivi e sull’esame di questi ultimi o nelle loro reciproche relazioni. n a a s l l i i i

e) La potremmo chiamare uno stato emotivo-affettivo spiacevole, di penosa aspet-tativa, in cui vengono vissuti un pericolo o una minaccia senza che tali situazioni esi-stano o siano corrispondenti o adeguate. Tuttavia, può essere positiva quando spinge a migliorare interiormente, professionalmente o negli studi; è negativa se condiziona l’esistenza al punto di impedire il normale svolgimento delle mansioni quotidiane. n s i t a a à

f) La regolare e costante inclinazione verso destra degli assi letterali determina il segno Pendente che ha un’intelligenza di questo tipo.

é s s a u n t i i m l a i v o

g) E’ la risultante di processi fisiologici e psicologici di cui ogni soggetto è portatore in modo del tutto individuale ed é sempre lui che ne sviluppa una sua specifica moda-lità, in base alle sue dotazioni intellettive e temperamentali.

l a e n t t n e o i z u s

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ENIGMISTICAh) Quale fenomeno mentale, questa capacità risulta componente della stessa me-moria poiché consente al soggetto di trattenere e rievocare più idee e informazioni.

a z s s s o o i a i n e o c

i) Le righe di una tale scrittura si scostano dalla linea orizzontale e salgono verso l’alto del foglio in modo costante.

p s e c d e e n t A r i n

j) Come gesto sinistrorso e centripeto, esso indica la tendenza alla riduzione dell’apertura mentale e affettiva; nel momento di procedere compaiono diffidenze perché il soggetto si ritiene inadeguato nell’affrontare pariteticamente il mondo ester-no temendo, nell’avanzare, di perdere qualcosa di sé stesso.

c t c r c c i t v o A a a a a

k) Preliminare di conoscenza con una persona per cercare di stabilire con essa un contatto, un’amicizia, una relazione. t i r p c p c a o o o e

l) Denota la capacità di entrare in un ambiente socializzato, sia esso famiglia o gruppo, e di modificare il proprio comportamento in base alle circostanze sentendosi, tuttavia, in una situazione di comodità, piacevolezza e tranquillità che si traduce indi-cativa di equilibrio interiore. c d t a a t a e n m t o o

m) Tale segno esprime e simboleggia la difficoltà di proseguire nel mondo reale che è vissuto sempre come un rischio; il soggetto mostra la sua preoccupazione ogni volta che deve trarre una sua deduzione o fare una scelta.

d d o a a A s s s t t o

n) La si può definire in molti modi, ma tutti prevedono il concetto di una buona va-lutazione e di una positiva considerazione delle qualità di cui si è dotati, nonché di un agire affettuosamente verso sé stessi in ogni momento. u a t s t s o o i a m

Una volta collocate le risposte alle sottoelencate domande nelle relative caselle, sarà possibile leggere nella colonna colorata un altro modo di chiamare l’”imitazione” che consiste nel tentativo di voler consapevolmente copiare il modo di scrivere o di firmare di qualcuno, al fine di far passare per sua la propria scrittura o firma.

1) E’ un tipo di testamento che viene scritto in privato, ma poi consegnato a un notaio in presenza di due testimoni.

2) Elemento, dato che costituisce un suggerimento in merito a una alterazione; la terminologia peritale consiglia di utilizzare l’espressione “indice d’artificio”.

3) Sempre nel linguaggio peritale, può essere ad andamento angoloso o ad anda-mento curvo.

4) Designa la personalità irripetibile di un individuo.

5) E’ il complesso delle parole e delle locuzioni di una lingua; quello originario e abituale può essere modificato dall’autore del testo anonimo.

6) Quelli di “crampo” sono forme di imbarazzo nello svolgimento della scrittura.

7) Lo si effettua con un obiettivo che consente di inquadrare una parte dello scrit-to portandola in primo piano, utile per alcune dimostrazioni di particolari che spesso sono i più importanti al fine delle conclusioni grafotecniche.

8) Se è sproporzionato, la terminologia peritale consiglia la locuzione “slancio in-congruo”.

9) E’ uno dei requisiti previsti per il testamento olografo, oltre al fatto che la sua scrittura deve avere il carattere dell’abitualità, l’indicazione della data e la sottoscri-zione autografa.

10) Il complesso di informazioni generali che sono assolutamente necessarie per qualsiasi professione, nel nostro caso per diventare consulenti grafodiagnostici con specializzazione in grafologia peritale.

11) La sua scrittura mostra il segno grafologico detto “scosse”, evidenziabili attra-verso gli accumuli d’inchiostro repentini, dovuti a micro-arresti della penna che danno luogo a piccole macchie.

PoesiaPoesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia

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Dizionario Psicologico A cura di Maria Letizia Andenna

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NARCISISMOIndica il sentimento d’amore per la pro-pria immagine, come nell’antico mito di Narciso che, vedendola riflessa nell’ac-qua, annegò per averla voluta vedere troppo da vicino. E’ normale durante l’in-fanzia, ma patologico in età adulta.

NECROFILIAForma patologica in cui il soggetto ama, anche in senso erotico, scene macabre arrivando, nei casi più gravi, ad avere rapporti sessuali con cadaveri.

NEGATIVISMORifiuto ostinato a compiere anche le azio-ni più semplici (lavarsi le mani, andare a dormire, ecc.). In alcuni casi il compor-tamento è addirittura contrario a quello richiesto di modo che, per ottenere una cosa, bisogna chiederne un’altra. E’ uno dei sintomi della schizofrenia.

NEUROPSICOLOGIAScienza che studia i fenomeni psicologici collegati ai disturbi del sistema nervoso.

NEUTRALITA’E’ l’atteggiamento fondamentale dell’a-nalista che, nelle sue interpretazioni, non deve privilegiare alcuni tratti rispetto ad altri, evitando di aderire alle sue convin-zioni personali in campo religioso, mora-le, sociale.

NEVRASTENIASenso di affaticamento caratterizzato da stanchezza fisica e mentale che causa ir-ritabilità, insonnia, tristezza, depressio-ne, ansia.

NEVROSIE’ il nome generico che viene dato ai di-sturbi del sistema nervoso. Provoca una

diversa serie di disagi psicologici e psi-cosomatici, tra cui le fobie, la ciclotimia, l’angoscia e le ossessioni. Il soggetto che soffre di nevrosi è detto nevrotico.

NOIACondizione psicologica caratterizzata da insoddisfazione, demotivazione, riluttan-za all’azione e sentimento di vuoto.

NOSOLOGIAStudio delle malattie descritte in base ai sintomi che indicano l’alterazione delle funzioni e classificate sulla base del loro specifico decorso e del loro prevedibile esito.

NOSTALGIASentimento malinconico e amaro che si prova nel rimpiangere cose e tempi ormai trascorsi e che non permette di vivere in modo sereno il presente. I. Kant, filosofo tedesco, spostò il coinvolgimento doloro-so dall’ordine temporale, riferito appunto a un’epoca passata, all’ordine spaziale relativo alla lontananza dalla patria, dal paese natio, dalla casa familiare.

OBESITA’Aumento anomalo del peso corporeo le-gato a un eccessivo accumulo di lipidi di riserva nel tessuto adiposo. L’obesità può essere dovuta a fattori metabolici, gene-tici, endocrini, neurologici, psicologici e socio-culturali. Una delle diverse e accre-ditate cause dell’obesità è quella legata a una fissazione al livello orale, intendendo l’eccessivo nutrimento come un mecca-nismo compensatorio per carenze affetti-ve, solitudine o eventi traumatici.

PoesiaPoesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia poesia

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OBLATIVOE’ l’atteggiamento della persona che si sacrifica per il prossimo, che antepone gli interessi degli altri ai propri.

OCLOFOBIAFobia della folla.

OCNOFILIATermine coniato da M. Balint (psichiatra e psicoanalista britannico di origine un-gherese) per definire un rapporto a due di tipo primitivo che evidenzia una totale dipendenza del soggetto dall’oggetto che viene sopravvalutato, al punto da rende-re molto difficoltoso al soggetto stesso ogni progresso verso l’indipendenza.

ODIOSentimento negativo suscitato dalla pau-ra, dalla frustrazione, dall’impotenza; si esprime con l’aggressività. Se è una componente costante del comportamen-to è un sintomo di nevrosi e psicosi che può spingere il soggetto a cercare di di-struggere, anche in modo violento, chi si ritiene responsabile delle proprie soffe-renze.

OGGETTOE’ ciò che per il soggetto ha un contenu-to emotivo e, pertanto, costituisce per lui un elemento di attrazione o di rifiuto.

OMBRAConcetto junghiano che indica “l’altro lato” della personalità, il lato oscuro, in-feriore, indifferenziato che si contrappo-ne all’Io cosciente.

OMOFILIAPredilezione per soggetti dello stesso sesso che non si traduce necessariamen-te in atti sessuali come nel caso dell’o-mosessualità.

OMOFOBIAQuesto termine di derivazione greca in-dica un insieme di sentimenti negativi di intolleranza e di rifiuto nei confronti de-gli omosessuali. Nonostante le trasfor-mazioni culturali e di costume in fatto di sessualità, si nota un particolare insoffe-rente rifiuto nei confronti di gay, lesbiche e transessuali. Gli omofobi sono convin-ti che sia normale solo l’eterosessualità quando anche nel mondo animale i com-portamenti omosessuali sono presenti in molte specie. Attualmente esiste una vi-sione retrograda e una diffusa ipocrisia al riguardo. Infatti, si dice che non si ha nulla contro di loro, anzi che si annove-rano degli amici fra loro, ma in questo modo scambiamo la tolleranza con l’in-differenza. E’ proprio questa confusione che porta alla mancanza di disponibilità verso chi non è come noi, perché diverso e percepito come pericoloso, e che ci fa vivere lontani da ciò che non ci riguar-da, favorendo un diffuso sentimento di staccato disinteresse. Più è sviluppata l’i-dea che ognuno debba realizzare il pro-prio personale tornaconto, più è facile che vengano azionati quei meccanismi di difesa, tra cui la proiezione, che stanno alla base del pregiudizio di cui è intrisa l’omofobia. Le radici dell’omofobia hanno cause differenti. Risulta sempre più fon-damentale che i genitori aiutino i bambini al riconoscimento e al rispetto degli altri per quello che sono, pensano o fanno. Per la cronaca, da qualche anno è stata istituita la Giornata Internazionale contro l’omofobia e la transfobia che si celebra il 17 maggio di ogni anno; inoltre, nel 1999 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.

ONCOFOBIALa paura di contrarre malattie mortali.

ONIRICOTutto ciò che si riferisce al sogno.

ONNIPOTENZAIn psicoanalisi è il sentimento che carat-terizza la prima infanzia, quando il bam-bino pensa di poter controllare tutta la realtà con il suo desiderio; l’onnipotenza si riduce tramite le diverse esperienze di frustrazione che lo aiutano a separare il suo Io dal mondo esterno.

ORALE (Stadio)Prima fase dello sviluppo psicosessuale del bambino caratterizzato dal piacere che il neonato prova a succhiare il seno della madre o le proprie dita e dall’intro-iezione orale dell’oggetto.

ORGOGLIOE’ una sensazione di superiorità che si manifesta con l’intolleranza, l’avversione e il disprezzo per gli altri. Il soggetto or-goglioso è un superbo che ha bisogno di rivalersi di umiliazioni subite in passato.

ORNITOFOBIAFobia per gli uccelli.

ORTOFRENIALo studio e la cura dei disturbi del lin-guaggio (la balbuzie, i difetti di pronun-cia, ecc.).

OSPEDALISMOInsieme dei disturbi somatici e psichici manifestati dai bambini che durante i pri-mi 18 mesi hanno subito una prolungata permanenza in ospedale in condizioni di assoluta privazione della madre.

OSSESSIONEBisogno irresistibile di compiere certe azioni o di astenersi da altre, oppure di avere certi pensieri o idee. Il soggetto, pur rendendosi conto dell’assurdità di queste sue tendenze fisiche o intelletti-ve, non può fare a meno di assecondarle

creando in questo modo un rituale che viene agito per placare la propria ansia. E’ tipica di certe psicosi (religiosa, politi-ca) e può spingere a un comportamento violento.

OSTINAZIONEResistenza tenace alle influenze e ai comandi esterni. L’ostinazione sem-bra collegabile ai periodi in cui il bam-bino sperimenta un’accentuata tendenza all’autonomia, non solo nella fase anale, ma anche nelle crisi adolescenziali.

OTTIMISMOAttitudine a giudicare favorevolmente la realtà e a guardare al futuro con fidu-ciosa attesa. C. Musatti ha formulato la legge dell’ottimismo mnestico secondo cui “noi esercitiamo un’azione selettiva sull’insieme dei nostri ricordi, nel senso che ricordiamo più facilmente e durevol-mente gli avvenimenti piacevoli che non gli accadimenti spiacevoli del nostro pas-sato [….]. Questa tendenza risponde a un’intrinseca finalità biologica: la difesa del dolore”.

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lendo farsi complice dello straniero che occupa l’Italia, non si arrende ai tede-schi, pertanto viene arrestato e deporta-to in Germania. Fuggito si inserisce nella resistenza cattolica bresciana. La sua è un’adesione peculiare: infatti non agisce secondo criteri ideologici o di partito, ma unicamente secondo i principi della fede e della carità cristiana. Quella di Teresio Olivelli è un’azione mo-rale e pedagogica, tesa a diffondere i va-lori cristiani di libertà e di riconciliazione. Si tratta di una testimonianza viva del Vangelo in tutte le espressioni della cari-tà per l’uomo, in un momento in cui si ac-cendono i roghi dell’odio e della violenza. Fonda “Il Ribelle”, foglio clandestino di collegamento tra gli esponenti della resi-stenza di ispirazione cattolica; in queste pagine egli esprime il suo concetto di re-sistenza. Essa è “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla violenza, all’odio; rivolta morale diretta a suscitare nelle coscienze dei sottomessi il senso della dignità uma-na, il gusto della libertà. Scrive la famo-sa preghiera Signore facci liberi, comu-nemente detta “Preghiera del ribelle”; in questo testo definisce se stesso e i suoi compagni “ribelli per amore”. La diffusione tramite il giornale “Il Ribel-le” di questo pensiero ricco di umanità e squisitamente evangelico, è considerata attività cospirativa e costituisce il moti-vo più profondo del suo arresto che av-viene a Milano nell’aprile 1944. Segue la deportazione nei campi nazisti prima in Italia, poi in Germania: Fossoli, Bolzano-Gries, Flossenburg, Hersbruck. Teresio comprende che è giunto il momento del dono totale e irrevocabile della propria vita per la salvezza degli altri. In questi luoghi aberranti il dovere della cristiana carità portato fino all’eroismo, diventa per lui norma di vita: interviene sempre in difesa dei compagni percossi, rinuncia alla razione di cibo in favore dei più de-boli e malati. Resiste con fede, fortezza e carità alla re-pressione nazista, difendendo la dignità

e la libertà di tanti fratelli. Questo atteg-giamento suscita nei suoi confronti l’o-dio dei capi baracca, che di conseguenza gli infliggono dure e continue percosse. Esse non fermano il suo slancio di cari-tà, a motivo del quale è consapevole di poter morire: tuttavia sceglie di correre tale rischio. Ormai deperito, si protende in un estremo gesto d’amore verso un giovane prigioniero ucraino brutalmente pestato, facendo da scudo con il proprio corpo. Viene colpito con un violento cal-cio al ventre, in conseguenza del quale muore il 17 gennaio 1945, a soli 29 anni. Il corpo è bruciato nel forno crematorio di Hersbruck. Del Servo di Dio Teresio Olivelli è in fase avanzata la causa di be-atificazione, promossa dalla diocesi di Vi-gevano. Il 14 dicembre 2015 viene riconosciuto che ha esercitato in grado eroico tutte le virtù cristiane, pertanto è dichiarato Ve-nerabile.Il soggetto possiede un’intelligenza acu-ta, attentiva, logica e gode di ottime abi-lità discussive. L’equa valutazione dei propri e degli altrui valori lo rende pla-stico ed immediato nel recepire. La si-curezza rende sciolta l’affettività e libe-ro da vincoli emotivi il sentimento. Egli esula quindi dalla dipendenza eccessi-va che potrebbe arrestare la scioltezza dell’interscambio. E’ socievole e volitivo. Le iniziali grandi sono un segnale di un Io alla ricerca di una aspirazione ideale indica anche uno stimolo che permette di superare le difficoltà . Esse segnalano anche l’importanza della figura paterna, positiva , ma anche il bisogno da parte del figlio di superarla.

A cura di Pia Dell’Acqua

TERESIO OLIVELLI

e

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psicologia

Nato a Bellagio (Como) il giorno 7 gen-naio 1916, Teresio Olivelli frequenta le ultime classi elementari a Zeme, dove la famiglia ritorna nella casa paterna. Dopo il Ginnasio a Mortara (PV) e il Liceo a Vigevano, si iscrive alla facoltà di giuri-sprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del collegio Ghislieri. Nel tempo degli studi ginnasiali e liceali si mostra studente modello, ardente di carità verso i compagni, specie i più bisognosi, par-tecipa inoltre intensamente alle attività di Azione Cattolica e della S. Vincenzo, poiché avverte l’impellente richiamo di portare i valori evangelici nei diversi am-bienti sociali. Nel periodo universitario, non teme di affiancarsi all’unica espressione politica consentita, il fascismo, pur di portare i valori evangelici nei diversi ambienti so-ciali. Con il supporto di una fede intensa-mente vissuta, egli opera altresì là dove il bisogno dei più poveri lo chiama per lenire sofferenze materiali e spirituali. E’ questo il periodo in cui diventa più con-creta la sua vocazione alla carità, che egli testimonia con crescente ardore. Laureatosi nel novembre 1938, si trasfe-risce all’Università di Torino come assi-stente della cattedra di diritto ammini-strativo. Inizia una stagione di intenso impegno socio-culturale, caratterizzato dallo sforzo di inserirsi criticamente all’in-terno del fascismo, con il proposito di in-fluirne la dottrina e la prassi, mediante la forza delle proprie idee ispirate alla fede cristiana. Questo tentativo di “plasmare” il fascismo è finalizzato unicamente ad affrontare un’emergenza: la costruzione di una società migliore. Vince pure i litto-riali del 1939, sostenendo la tesi che fon-da la pari dignità della persona umana, a prescindere dalla razza. Chiamato a Roma presso l’Istituto nazio-nale di studi e di ricerca, dove può in-

trattenere rapporti con personaggi auto-revoli del panorama culturale e politico italiano, vi opera effettivamente per otto mesi: infatti rifiutando l’esonero decide di intraprendere il servizio militare. E’ in corso una guerra imposta al Paese, che la deve subire; Teresio Olivelli non vuole considerare dall’alto di un ufficio e con distacco la maturazione degli eventi, ma desidera inserirsi in essi, con eroica ab-negazione. In particolare, è fermamente determinato a stare con i soldati, la parte più esposta e quindi più debole del popo-lo italiano in lotta. Nel 1940 è nominato ufficiale degli alpini: chiede di andare volontario nella guerra di Russia per stare accanto ai giovani mi-litari e condividerne la sorte. È pervaso da un’idea dominante: essere presen-te fra quanti si spingono o sono spinti nell’avventura del dolore e della morte. In questo periodo, inizia la “parabola di-scendente” del rapporto di Olivelli con il fascismo: si fa sempre più critico nei con-fronti dell’ideologia dominante, vedendo-ne le aberrazioni attuate dalla brutale lo-gica di guerra. Sopravvissuto alla disastrosa ritirata, ravviva la fede in Cristo, traducendola in costanti ed eroici gesti di altissima carità; mentre tutti fuggono egli si ferma a soc-correre eroicamente i feriti, attardando-si nella ritirata con personale gravissimo rischio. Tanti alpini rientrati in Italia gli devono la vita. Nella primavera del 1943, abbandona definitivamente la brillante carriera “romana” e ritorna in Provincia per dedicarsi all’educazione dei giovani come rettore del prestigioso collegio Ghi-slieri, avendo vinto il relativo concorso al quale si era presentato prima di partire per il fronte russo. Ha solo 26 anni, è il più giovane rettore d’Italia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si trova ancora sotto le armi e, non vo-

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FRASI DI TERESIO OLIVELLIUn suo compagno, quando Teresio ha 15 anni: Non si arrabbia mai, anche quando perde, né dice bugie anche quando la ve-rità ferisce il suo amor proprio.

Sterile è solo chi si chiude in se stesso sazio e disdegnoso. Noi siamo nell’im-menso fronte dell’umanità in marcia ad un posto di combattimento. Ciascuno al proprio. Secondo la propria vocazione e le proprie contingenze.Noi qui e lì non siamo più di noi stessi: siamo della storia, siamo di Dio. Uomini che attivamente cercano di inse-rirsi nell’iniziativa divina che scorre se-greta e possente in tanta tragica vitalità, che cristianamente sperano che il mondo cresca in giustizia e carità.

Il calcolo è nemico del dono. La prudenza è nemica della Provvidenza. Il dono diffe-rito può essere inutile.La vita è prova, combattimento, milizia dei forti. La gioia è frutto di una lotta continua, di una riconquista di se stessi, momento per momento.Solo in Dio la vita acquista un senso.Dio è l’esigenza più imperiosa dell’uma-nità, la meta di una inquietudine irrime-diabile che ci spinge fuori da noi stessi

La spiritualità di Teresio Olivelli è caratte-rizzata oltre che dalla fermezza delle sue convinzioni fondamentali, essenzialmen-te religiose, dalla sollecitudine e dal pro-posito esplicito di non dare mai a queste convinzioni l’immobilità e la chiusura del-le cose già definite.

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A cura di Pia Dell’Acqua

SEMPRE PIU’ CONNESSI. SEMPRE PIU’ SOLITARI

Un osteopata attento, intelligente, aman-te del suo lavoro mi ha fatto osservare un dato: secondo la sua esperienza au-mentano i malanni da cervicali, disturbi al collo, piccoli traumi e dolori nei giovani (non solo).La sindrome da sguardo basso: quando camminate per la strada ti viene naturale incrociare il viso della gente, la direzione che sta prendendo, cosa guarda, se sor-ride, se è seria, preoccupata. Il viso, gli occhi sono fatti per guardare avanti, in alto, destra, sinistra. Homo erectus.Una costante degli ultimi anni è altra: la sindrome da sguardo basso. Tutti impe-gnati (genitori e bambini) sul cellulare, smartphone, tablet, tutti con lo sguardo ed occhi a terra. Per pigiare tastolini, an-che con tutte e due le mani e con le cuffie alle orecchie. Tanto per non farsi man-care nulla. La gente si comporta come se fosse in una camera iperbarica. Se la persona che ti viene incontro sullo stes-so marciapiede incontra il tuo viso, hai la sensazione che ti abbia visto. Non dicia-mo che si interessi a te. Sarebbe troppo. Ma almeno non intralcia il cammino tuo e degli altri, ti accenna una minima atten-zione, non ti viene addosso.Questi viandanti discutono a voce alta con un interlocutore lontanissimo, si sbrac-ciano, cuffia e microfono hanno la prece-denza sulla presenza degli altri, ingom-brano marciapiedi, spesso non rispettano i segnali stradali, ti urtano. Troppo impe-gnati. Troppo presi dalla conversazione. Tutto troppo.

Il treno

Fino a qualche decennio fa era il mez-zo di trasporto più tranquillo, potevi far-ci anche un sonnellino, leggere un libro, ammirare il panorama. Tanto c’è il capo-treno.

Io da qualche anno, se posso, lo evito,: sentirmi la conversazione di tizio con il proprio avvocato, il commercialista, udir-lo sbraitare, offendere, urlare mi dà fa-stidio.Gli altri passeggeri stanno in silenzio ma non lo danno a vedere. Sopportano.Per carattere non sono curioso se non delle problematiche umane, della soffe-renza altrui, di chi fa fatica, è malato, del disabile che ha una vita tutti i giorni uguale, con gli stessi dolori, limiti. Non mi interessano i cicalecci, il tanto per parla-re, la conversazione fine a se stessa. Mi interessano gli altri come persone, non le loro gelosie, paranoie, le offese, spesso anche le bestemmie.Sentirmi uno o una che a mezzo metro di distanza mi rende partecipe della sua vita, si sfoga di essere stata lasciata o la-sciato mi innervosisce, mi disturba. Forse sto diventando asociale.

Scenari fuori controllo

I mezzi pubblici, un giardino, il marciapie-de, l’ambulatorio di un medico, spesso si riducono a luogo di non senso: vedi uno che parla con un altro che non c’è, lo vedi gesticolare, inveire, urlare, sbraitarsi. Spesso sono luoghi e situazioni scompo-ste di individui che sembrano avere per-so la bussola, il senso dell’altro. Formi-cai dove si va e si viene, senza rispettare lo spazio altrui. Gli altri sono considerati ingombri. Non ti interessa lasciare loro lo spazio (anche fisico) per sentirsi liberi e a loro agio. E questo perché di mezzo (non solo) c’è il cellulare, lo smartpho-ne, tablet e via discorrendo. Non so se sia per timidezza o alterigia, ma alcune situazioni non riesco più a sopportarle, non ammetto di essere invaso, disturba-to dall’egocentrismo altrui.

Cervicali e sindrome da sguardo basso

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Le foto

Altra possibilità della tecnica moderna: trasmettere voci ed immagini in tempo reale. Non se ne può più: il bambino sul vasetto, la mamma che allatta, il non-no che dorme: tutto documentato, nulla sfugge. E giù tutti a ridere, a meravi-gliarsi, scattare. Credo che dovremmo, talora, ciascuno di noi fare un passo indietro. Sia fisicamen-te che nelle relazioni. Un passo indietro e tante chiacchiere in meno.I bambini a scuola: parlo spesso con ma-estre che non si capacitano del perché gli alunni scrivano male, che quello che scrivono è illeggibile, non osservano un minimo di ordine.Faccio loro notare che, simbolicamente, il foglio di carta è lo spazio di vita e la mia mano si muove sul foglio come io mi rapporto nella vita, gli altri, come vivo le relazioni.Quello è lo spazio a mia disposizione.E’ del tutto ovvio che, se non allenato, un bambino, una bambina tende ad andare fuori dai propri spazi, ad invadere quel-li altrui. Occorre, al contrario, fare buon esercizio di scrittura (tenendo una mati-ta, la penna in mano), con calma, usando le cinque dita, non certamente solo l’indi-ce come si fa col cellulare. Ma mi accorgo che è tempo perso: le giovani maestre sono figlie del loro tempo e del consu-mismo. Mentre parlo controllano l’ultimo messaggio, rispondono allo stesso, alla telefonata della suocera.

Io a raffica

Una o uno che riproduce centinaia di vol-te al giorno il proprio viso, lo spedisce a dieci amici che lo ritrasmettono ad altri cento, secondo voi come si vive? E’ tut-to un fare o tutto un esserci? Finzione o realtà? Quale tipo di fantasie può svilup-pare? Lo scrivere a raffica, spesso in ma-niera compulsiva, salutini, barzellette, in forma sgrammatica, estremamente ab-breviata che cosa produce nell’animo e nella testa di un piccolo? Un abuso di se-gni che non possono non lasciare traccia. E poi c’è l’incoraggiamento degli adulti,

dei genitori che si congratulano sul fat-to che il loro bimbo è bravo, veloce, se la cava con il computer, sa fare ricerche usando i motori di ricerca che contengo-no tutto e il contrario di tutto.

Sempre connessi. Sempre più soli.

Guardate quando siete in autobus: il papà ha il proprio tablet di ultima generazione dove può sfogliare il giornale, guardare i goal della partita della sera precedente, la mamma ( più discreta ma non meno impegnata) è curva sul proprio cellulare, ne scorre le pagine, il loro piccolo non è da meno: ha il telefonino colorato, lo tie-ne a malapena in mano, smanetta, ogni tanto sorride soddisfatto (forse ha vinto un premio al casinò?).

Una cosa è certa: ognuno dei tre non è interessato all’altro. Dottore, non so più scrivere.

Questa ve la voglio proprio raccontare: faccio il perito grafologo nei tribunali e il mio lavoro è quello di vedere scrittu-re, firme, sottoscrizioni per tentare di ca-pire se sono autografe o, invece, frutto di copiatura, se siano falsificate da altra mano.Le banche in questo periodo non godono di molta considerazione ma vi assicuro (per esperienza) che spesso falsificano le firme dei propri clienti. Il caso: viene da me un uomo di 29 anni, fa l’autista, ha famiglia e mi dice che, se-condo lui, alcune firme su un contratto non sono sue e che, anzi, qualcuno le ha falsificate.Lo convoco nel mio studio e gli chiedo: ma sei proprio convinto che queste firme non siano tue? Pensaci bene, perché ti puoi beccare una denuncia per calunnia.Gli faccio scrivere una ventina di volte la sua firma, poi gli detto un testo, sem-plice, con parole comprensibili, facili da comprendere.Ad un certo punto mi guarda e mi dice: non so più scrivere, non mi ricordo le let-tere, non scrivo mai.Trasalisco ma l’incoraggio. Niente da fare. Non ricorda più le lettere dell’alfa-

beto, riesce a malapena a tenere in mano la penna a sfera.Insisto ancora ma lui comincia a stizzirsi, si innervosisce, non ce la fa.Comprendo il disagio (è diplomato geo-metra), appare sveglio, parla bene.Ad un certo momento ….il fattaccio: gli cade a terra il cellulare.Proprio per questo, mi dice, non so più scrivere. Al massimo telefono. O scrivo al computer’.Gli faccio capire che, se in sede di udien-za in Tribunale, lui affermerà di non saper scrivere, nessuno gli crederà, il Giudice per primo. Sarebbe screditato in parten-za. La sua denuncia sulla falsità delle fir-me potrebbe risultare non affidabile, non motivata.Lo licenzio con… i compiti per casa: do-vrà scrivere, ogni giorno, un testo da un giornale, basta anche la lista della spesa al supermercato, comunque deve reim-parare a tenere la penna in mano e scri-vere correntemente. E telefonare solo quando serve.

Tecnica e vita

Spero di non avere dato l’impressione di essere contro la tecnica, perché (non sono più diciottenne) ormai superato, ri-masto ancorato alle ‘aste’ della calligra-fia, passatista. Nulla di tutto questo: so bene che una telefonata può salvare una vita, risolvere un problema, riallacciare una amicizia, riprendere una relazione. Non sono contro il cellulare, non lo cam-bio ogni sei mesi, non mi ci trastullo. Lo uso e non ne divento schiavo: guardo a destra e a sinistra, ammiro un panorama. Finora non ho problemi di dolori cervicali.Non sono intristito o incattivito verso i giovani e le loro mode.Cerco di riflettere in maniera critica.Connesso e solidale.

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Arrivano i libri...

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Soluzioni Enigmistica:

Esercizio 1 Esercizio 2a = anima; b = Accurata; c = angolo; d = analisi; e = ansia; f = assimilativo; g = attenzione; h = associazione; i = Ascendente; j = Accartocciata; k = approccio; l = adattamento; m = Addossata; n = autostima.

L’aforisma di John Adams è: “La morali-tà è un lusso privato e costoso”.

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S E G R E T O

I N D I Z I O

M O V E N Z A

L E S S I C O

Z O O M A R E

O G G E T T O

U N I C I T à

A B B O Z Z I

I M P U L S O

N O Z I O N I

E M O T I V O

Come si può notare un altro modo per chiamare l’imitazione è “simulazione”.

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rafologiaGPeriodico della scuola di Grafologia Crotti

Direttore responsabileEdvige CrottiVicedirettoreAlberto Magni

Art DirectorAlessandro CrottiValentina Pezzella

Comitato ScientificoMarcello Cesa-BianchiEvi CrottiAlberto MagniLucia SimottiDario VarinOscar VenturiniFrancesca Morelli

Hanno collaboratoMaria Letizia AndennaGennaro MazzaGianni PastroPia Rosa Dell’AcquaGiulia ScibillaEvi Crotti

Direzione e redazioneViale Marche, 35 - 20125 Milano

Autorizzazione del tribunale di Milano n° 284 del 2/6/1984

ISSN: 0393-7453

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