giuseppe toniolo, conoscere il socialismo

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  • 8/7/2019 Giuseppe Toniolo, Conoscere Il Socialismo

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    Venerabile prof. GIUSEPPE TONIOLODocente di Economia Politica allUniversit di Pisa

    IL SOCIALISMO NELLA STORIADELLA CIVILTA'

    Linee direttiveEdizione del Comitato Opera Omnia di G. Toniolo; Citt delVaticano 1947; Serie I: Scritti storici; Volume I (intonso); pp.267-446, con piccoli aggiornamenti lessicali e semantici a cura

    della redazione ditotustuus.net .

    Ai lettoriRiproduco, rivedute in questo volumetto, una serie

    di lezioni che tenni all'universit di Pisa sul Socialismo eche comparve test per le stampe nella Rivistainternazionale di scienze socialidi Roma.

    Tale avvertenza basta a far comprendere comequesta trattazione intorno al socialismo, nel suosvolgimento lungo i secoli, abbia un carattere sintetico(come si addice all'insegnamento), ma perci stesso comeessa presenti forse una pi definita fisionomia scientifica.

    Scienza infatti una ordinata esposizione dirapporti causali. E le manifestazioni, che si collegano alfatto cos complesso, turbinoso e proteiforme delsocialismo, certamente non si potrebbero seguire nella lorocontinuit e dimostrare nelle loro successive movenze senon quando, spogliate da alcuni accidenti (oggetto di studianalitici), si riconducano, merc grandi linee direttive, alduplice ordine di cause generatrici:- da un canto ai fatti storico-civiliche ne composerol'ambiente in cui quelle rinvennero occasione ed impulso;- da un altro ai fatti storico-intellettuali, cioall'atteggiamento dellacultura, che vi porse l'ispirazione el'indirizzo.

    Duplice connessione di cause reali e mentali che singolarmente palese ed intima nel socialismo moderno. Nessun altro tipo di socialismo nella storia apparisce cos positivocome 1'odierno, perch in esso trovano il pischietto riflesso le condizioni reali della societcontemporanea, n alcun altro cos scientifico(a questovanto oggi esso aspira); perocch non vi ha piega del pensiero moderno che in quello non si rispecchi con esattacorrispondenza.

    Questa duplice correlazione nei vari periodi storici,ma in specie nel secolo XIX fino ad oggi, di mezzo ad una

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    ricchissima letteratura, mi provai di cogliere e scolpire. Eci colla speranza che questa trattazione (appunto perch sintetica), risultato di non brevi e pazienti ricerche emeditazioni, conferisca a due risultati:- l'unoteorico, di chiarire cio la convenienza delconsiderare i problemi del socialismo, non gi come unaspetto soltanto dell'economia, ma della sociologia odottrina dell'incivilimento;- l'altro pratico, di convincere intorno alla necessit, se sivoglia sciogliere felicemente quei problemi, di correggereil vizioso ambiente di fatto che li suscit e quello, del pariaberrato, delle idee che li giustific, rinnovando e perfezionando quell'ordine reale e idealedegli umaniconsorzi che nell'incivilimento cristiano addita non solo ilsecreto del passato, ma anche le promesse dell'avvenire.

    Pisa, giugno 1902.G. TONIOLO

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    CAPITOLO IL'ordine e il disordine sociale

    I. L'ordine sociale subisce, di quando inquando, perturbazioni o disordini tali da far pericolare 1'esistenza della societ, prendendoforma e nome dicrisi sociali; e analogamentele dottrine stesse della societ, traendooccasione e materia da questi disordini di fatto,assumono spesso una enunciazione anomala dariprodurre, nel dominio delle idee, l'aspetto dicrisi del pensiero. La storia del socialismo,nelle sue somme manifestazioni e indirizzi,riesce, in tal caso, di complemento della storiasociale e delle sue dottrine, come la patologiarispetto alla fisiologia. (1)Ma all'uopo occorre premettere una brevissimaanalisi sulla natura, sulle relazioni di questi dueaspetti della vita dei popoli. Non si comprendeinfatti ildisordine, senza prima richiamare allamente il concetto dell'ordine, come ilregresso inesplicabile senza l'idea del progresso. 2. Ordine sociale sistema di relazioni fratutti gli uomini, converso ad attuare in modo progressivo i fini complessivi della convivenza,cio lacivilt. E questa parola di civiltesprime: la partecipazione proporzionale ditutta l'umanit nello spazio e nel tempo al beneessenzialmente morale (coordinato a quellosovrannaturale) e subordinatamente a tutti glialtri beni accidentali che vi servono diguarentigia e presidio.Quindi la civilt (che il fine dell'ordine)consta di due serie di beni. Gli uni principali,sostanzialmenteetici, che hanno ragione di fineultimo: per esempio l'adesione concorde delle

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    menti e delle coscienze ai veri religiosi ed alleleggi eterne dell'onest, la integrit dei costumi,il rispetto dell'autorit, il riconoscimento delladignit e della libert umana, la santit dellafamiglia, la solidariet operosa in tutte le classie in tutte le nazioni, l'impero del dovere,dell'abnegazione, della giustizia e della carit intutte le relazioni esteriori, lo spirito diconservazione e di miglioramento la fortezzadei caratteri, l'elevazione crescente degl'idealiche unificano e guidano a perfezione tuttal'umana famiglia. Gli altri secondari, dai primiderivati, e che rispetto ad essi hanno ragione difini prossimi coordinati e quindi di mezzo ed'integrazione; e tre in particolare: i beniintellettuali, della scienza, delle lettere, dellearti estetiche, cio la cultura; i benieconomici,cio la ricchezza; i beni giuridico-politici, ciola potenza dello Stato.I due ordini di beni da cui risulta civilt, sonoconnessi ma distinti; sicch in qualchemomento storico, e in certo grado, possonoavverarsi gli uni senza degli altri. Ma ben se necomprende la differenza: senza i beni principalisi annulla la civilt, senza i beni secondari lacivilt rimane soltanto deficiente.

    3. Comel'ordine sociale sistema di relazionifra entiragionevoli e liberi, cos lacivilt, cheha pure fattori molteplici (gli uni sovrannaturali, cio Iddio che opera nei popolie li conduce ai loro destini e gli altricosmici, leinfluenze del mondo fisico) nell'essenza il prodotto immediato di fattoriumani spirituali,cio dellibero volere, illuminato dalla ragionee tradotto in atto dall'energia operosa; ossia

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    essa prossimamente figlia dell'intelligenza,virt, attivitdei popoli, e ne segue le vicende.Di qui il concetto d'incivilimento(distinto dacivilt come il cammino dal termine), che procedimento cosciente dell'umanit che attuasuccessivamente in modo sempre pi completola perfezione civile ossia la civilt.E perci procedimento non gi cieco, nonfatale, n inalterabilmente continuato, comeun'incosciente evoluzione, ma inteso, voluto,operato, che si esplica cio sotto le condizioni enei limitidell'intelligenza, del retto uso dellalibert, e infine degli sforzi e dei sacrifici degliuomini per attuarlo. Per ci stesso chel'incivilimento si dispiega con questecondizionie questilimitidi una libertilluminata, retta ed operosa, la quale spessoviene meno e travia, esso storicamente sitraduce in atto mediante una serie diavanzamenti, interrotti da soste e ricorsi, ecompensati da riprese e restaurazioni. Di qui treaspetti: il progresso, il regresso, ilrinnovamento, i quali sono inerenti al fattodell'incivilimento e ne compongono la fisiologia, la patologiae laterapeutica. Sonotre aspetti di uno stesso fatto e quindi di unastessa scienza (la sociologia), disgiungendo omenomando i quali si uscirebbe dalla realtstorica e dalla verit scientifica. Ogni illusionesopra di questo argomento diviene fonte diaberrazioni nelle menti e di convulsioni nellavita dei popoli, generando alternamente ol'ottimismo improvvido con le sue delusioni, oil pessimismo scettico con le sue disperazioni.Bens le tre manifestazioni o fenomeni e lerispettive cagioni, non hanno la stessaestensione ed importanza nelle vicende

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    dell'incivilimento il quale, nel suoconcetto,esprime un procedimento che riescedefinitivamente (attraverso quelle perturbazioni) a sempre pi alti gradi di perfezione civile. Ed invero l'incivilimentonella variet delle sue vie e delle forme nellastoria, palesa un processonormale, giusto ilquale la virt del progressoapparisce prevalente e perdurante, le cause dell'arresto edelregressoprendono il sopravvento soltantoin modo transitorio ed eccezionale, ed infine leenergie di ristorazionesi esplicano in modo,non solo da risarcire il perduto, ma da sollevarea maggiori e pi durevoli progressi. Cosicch lavigoria dei popoli nel corso della civilt, simisura comparativamente, non tanto daicontinui e illimitati avanzamenti, quanto dal pi protratto cammino progressivo, dalle pi cortee lievi soste e cadute, e soprattutto (avvertasi bene) dalla pi pronta ed energica virt dirisurrezione; sicch da ultimo si possaraggiungere qualche tappa pi innanzi nellamarcia della civilt.

    4. Ma questocammino normalenon si avversempre nel mondo. L'antichit orientale equella classica dei greci e romani e dei popoliche furono in relazione con questi, non ebberovera civilt(essenzialmente etica), bensappena manifestazioni pi o meno imperfette dicultura, di ricchezza, di potenza politica e bastirammentare le superstizioni, le abominazionidel costume, la schiavit in permanenza,l'egoismo sistematico, la prepotenzalegalizzata. E quelle lunghe et, dopo periodi pi o meno protratti di splendore, si lasciaronosopraffare dalle cagioni deleterie di un

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    decadimento prolungato, irreparabile,definitivo, spegnendosi tutte nel pessimismodesolante remoto da ogni speranza e da ognivirt di risorgimento. Ci appunto perch aquelle popolazioni mancaval'essenzadellacivilt, consistente nelle rette idee e nelle virtetico-religiose, in cui si cela la resistenza alladefinitiva dissoluzione e la virt medicatrice dirinnovamento. E questo il caso delle civiltdell'India, della Cina, degl'imperi del centroasiatico, di Grecia, di Roma, dei popoliafricani, tutte ricadute inesorabilmente in una diqueste tre forme di negazione o di distruzionedefinitiva dell'incivilimento:l'immobilit(paesiorientali), lacorruzione(le nazioni occidentali),la barbarie(le genti dell'Africa centrale emeridionale).

    5. Invece, dal comparire del cristianesimo in poi, merc una profonda rigenerazione sociale,gl'impulsi dell'avanzamento ebbero veramenteil predominio sopra le forze d'inerzia e diretrocessione. Sicch l'incivilimento nonscomparve pi dal giro immenso e sempre piespansibile delle nazioni cristiane. E ci perchesso, dalla fonte delle dottrine e delle virtreligiose (complemento ed elevazione dellevirt deficienti della natura), con vera palingenesi, primamente accese in tutti l'ideagiusta, alta, doverosa del progresso individualee sociale, di poi ne insinu e di continuoaliment ilbisognoe finalmente gener nei popoli il fattostorico, non mai prima veduto nsospettato, di un progressouniversale, perenne,indefinito.Tali i caratteri di questo progresso cristiano cheriassume l'unico, il vero, il normale progresso

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    del genere umano, sicch fuori di esso non vihanno che pallidi riflessi o negazioni assolutedel progresso medesimo.Esso veramente universalenel senso che nonsi raccoglie e chiude in una razza o in unterritorio, ma penetra, si espande e tende afruttificare in tutte le stirpi e sotto tutte le piaghe; perenne, non gi perch ne siaassicurata la presenza simultanea e indefettibile presso ogni singola nazione cristiana, ma perch, pur trapassandone il primato a secondadelle virt e delle colpe sociali dall'uno all'altro popolo, non mai quel labaro si abbassa escompare dalla periferia dei popoli dalcristianesimo illuminati; eindefinito, non ginel senso che non conosca limite, n escludaarresti e regressi, ma perch questi sono sempretranseunti e sopravanzati dalla virt di ripresaverso le pi alte conquiste.Anche in questo normale incivilimentocristiano, pertanto, non viene meno la ragionedello studio intorno alla degenerazionedell'ordine sociale con le sue manifestazionimorbose le quali, prendendo talora formaintensa e minacciosa, si enunciano col titolo dicrisi socialio acute o croniche. Ma qui siriproduce, anzi, pi viva la convenienzascientifica di considerare, accanto allafisiologia sociale, le manifestazioni della patologia insieme con la ricerca dei mezziterapeutici; perch, fermato merc la storiadella civilt cristiana pi rigorosamente ilconcetto diordine socialee analogamente dellecause normali dei suoi progressi, meglio alconfronto si riesce ad analizzare le cause deiregressi, deviazioni e corrompimenti e,soprattutto, ad estimare le energie di restauro e

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    di rinnovamento perch nel sistema dellevirt risanatrici. essenzialmente etico-religiose,quivi sempre operative e non mai esaurite, checonsiste il segreto del vero incivilimento.

    Con questi criteri diremo alcunch delle crisisociali e delle dottrine socialistiche nella storia.

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    CAPITOLO IILe crisi sociali

    I. Intendesi per crisi sociale: uno stato di sofferenza della societ conseguente ad undisordine nei rapporti essenziali di essa e taleda comprometterne l'esistenza.L'analisi di questo concetto complesso designaalcune idee elementari che meglio nedefiniscono il contenuto ed i limiti:- crisi sociale importa in primo luogo l'idea diunadeviazione dall'ordine razionale e provvidenzialedella societ, a cui connesso ilconseguimento del comune benessere,deviazione che pertanto, si traduce nelmalessere; il quale malessere non consegue, per, alla perturbazione di qualche particolarerapporto, ma si estende in vario grado a tutte lerelazioni sociali:religiose, morali-civili, politiche-economiche;- malessere che, alla sua volta, affetta l'essenza(e non alcuni elementi accidentali) di talirapporti ed istituti, e per ci stesso con taleintensit da porre in pericolo, mediante ildiscioglimento letale o l'infrazione violenta deivincoli reciproci, l'unit organica del civileconsorzio.Senza tali necessari caratteri di una crisi sociale propriamente detta, questa si confonderebbecon altre crisi solamente morali o politiche odeconomiche, o di singoli aspetti di esse: per esempio, crisi della produzione, delcommercio, ecc.Si comprende pertanto che lo studio delle crisisociali appartiene massimamente alla sociologia, salvo che le altre scienze, comel'economia, ne considerino pi particolarmente

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    l'aspetto proprio della rispettiva competenza,senza per smarrire giammai questacomprensione pi ampia e completa.

    2. Ilcarattere essenziale delle crisi sociali(senza distinzione di tempi storici e di luoghi)si rivela mediante la sproporzioneo ildisquilibrionella costituzione organica e nellaesplicazione vitale della societ.Ci logicamente: la societ, infatti, risulta dalla proporzionefra i vari elementi compositivi evitali di essa ed il fine (il bene comune) cuiquelli convergono; fine concretoche rispondente alla sua volta ad un fine idealedoveroso. Quindi lacrisi socialeinvolge unaserie di sproporzioniche generanoopposizionein luogo di coordinamento armonico.E prima sproporzioneinteriorenegl'intellettienellecoscienzefra l'idealee ilreale, cio:a) sproporzione fra il concetto di un ordineumano-sociale, immaginario, idealistico,vagheggiato e quellovero, moralmentenecessarioe praticamente possibile(per esempio il concetto di una bont umana perfettissima, di un progresso infinito, diun'eguaglianza di fatto e non solo virtuale,ecc.); b) in relazione a tali ideali e sentimenti,sproporzione fra lacoscienza del dirittoe il sentimento del dovere;c) e ancora, sproporzione fra ibisogni sentitidicerte innovazioni e l'insufficienza divirte dimezziper appagarli.Di poi sproporzione nei rapportiesteriori di fatto delle societ, e quindi:a) sproporzione fra l'importanza e funzione deivari ceti sociali, in relazione ai fini comuni

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    della convivenza (assorbimento da parte delleclassi aristocratiche, predominio egoistico della borghesia, depressione avvilente di plebe);donde opposizione sociale-civiledi classi; b) sproporzione fra l'espansione e l'altezza dellavita socialee lo sviluppo e l'indirizzo dellavita politica: donde opposizione sociale-giuridicafra societ e Stato;c) sproporzione fra i bisognimaterialidellesingole classi e ladistribuzione degli averi,ossia dei mezzi materiali per soddisfarli; dondeopposizione sociale-economica,in specie fraabbienti e nullatenenti, fra ricchi e poveri.

    3. Avvertasi che quest'ultimo indizio delmalessere sociale (crisi delladistribuzionedellaricchezza), non riguarda tanto la ripartizionedelreddito(salari, rendita, profitti, ecc.),quanto l'equaripartizione della proprietodella ricchezza patrimoniale (mobile oimmobile). Tale sproporzione progressiva negliaveri , in gran parte, una conseguenzanecessaria dei semplici rapporti economici, sequesti non trovinsi contemperati davirtmoralie da provvidenze giuridiche(dovere,giustizia e carit sociale).Ed invero: la classe lavoratrice, di momento inmomento storico, pu accrescere soltanto i suoiredditimediante l'esercizio pi intelligente,intenso e protratto delle proprie forzeorganiche personali, mentre le altre classieconomiche (proprietari terrieri, capitalisti,imprenditori) possono moltiplicare i propriredditi, oltrech con l'elevazione delle proprieattitudini personali, anche con l'impiego di unacrescente quantit dimezzi produttivinellaindustria (terre e capitali), in virt dei loro

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    risparmi trasformati in patrimonio produttivo.Ma per l'operaio, l'incremento delle forzeorganiche sue proprie e del loro esercizio limitatissimo e difficile; per le altre classil'incremento dei patrimoni e dei capitali nellastessa mano, pu essere indefinito e diviene progressivamente pi facile. Donde la tendenzaad ingrossarsi e raccogliersi nella classe degliabbienti di sempre maggiore cumulo diricchezza, rimanendo invece pressochinalterata la condizione economica degli operai.E ci tanto pi che la sorte degli operai rimaneincerta e precaria, dipendendo essi dalle classi proprietarie; mentre lo stato di queste ultime presenta un alto grado di stabilit, insieme conla previsione del miglioramento ulteriorenell'avvenire, rendendo, frattanto, sempremaggiore la distanza fra l'una e l'altra classe.Pi ancora se si pensi che il progresso scientifico e tecnico, dando prevalenza allegrandi industrie, rende quasi impossibile alsemplice artigiano d'elevarsi al gradod'imprenditore (per difetto di cultura e deinecessari ingenti mezzi materiali), e insieme il progresso commerciale, estendendo colmercato universale la concorrenza, moltiplica i pericoli di ruina per i piccoli imprenditoristessi, lasciando ritti a signoreggiare solo i potenti.Se pertanto non intervengano ledoverose ebenefiche prestazioni delle classi superioriper agevolare alle inferiori, in nome dellasolidariet e carit sociale, la possibilitd'elevarsi a stato economico autonomo,mediante l'acquisizione di un capitale proprio oalmeno mediante la compartecipazione (p. es.con 1'enfiteusi, con i diritti di uso) alla stabilit

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    del patrimonio altrui; e se al tempo stessol'azione delle leggi e delle provvidenze politiche, dispiegandosi coneguaglianza proporzionaleverso le singole classi e percirivolgendosi con pi intensit a tutela ed asollievo dei pi deboli, non elida ed anzi nonrivolti in qualche misura in senso oppostoquesta tendenza, la legge economica deldisquilibrio proceder inesorabile e, a lungoandare, la crisi della distribuzione dellaricchezza si paleser con due fenomeni,egualmente morbosi, di plutocraziain alto e di proletariatoin basso.

    4. Posta la condizione dicrisi sociale, dietroqueste cagioni generatrici e con tali caratteri,essa in breve si manifesta con esterioriagitazioni sociali, ovvero conagitazioni socialistiche.Quelle mirano, con intendimento retto(comunque talora sbagliato nei modi, p. es.,illegali, o violenti, ecc.) a correggere la crisi,riconducendol'ordine sociale o affrettandone il miglioramento, giusta la natura razionale degliuomini e di conformit alle leggi moralidell'incivilimento; donde il nome diriformeedi riformatori sociali.Queste (sovente con simile intendimento diriparare al disordine) tendono invece adintrodurre, in modo permanente, un altrodisordine, mutando l'assetto della civileconvivenza contrariamente alle esigenzenaturali e storiche dell'incivilimento; donde leespressioni diriformee riformatori socialisti.Di qui il concetto di socialismo. Il socialismo,come teoria, pu definirsi: un sistema didottrine riguardanti la riforma della societ

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    nei suoi istituti e rapporti fondamentali, colfine di introdurre in essa, a vario grado,unaeguaglianza materiale o di fatto(e non gisoltanto virtuale, etico-giuridica)ripugnantealla natura essenziale degli uomini edell'incivilimento.Tenuto fermo che il socialismo, come teoriariformatrice della societ, determinato dal fine, tale teoria, per logica conseguenza, sicontrassegna in generale per questi caratteri:

    a) tende a riformare, nella loro costituzionefondamentale, tutti gli istituti e rapporti dellavita sociale, quelli religiosi, morali, giuridici, politici e non soltanto quelli economici. E' laconseguenza, da un canto, del presuppostochenon esista un ordine sostanzialmenteintangibile di societe che quindi l'uomoabbia, sulla riforma di essa, pienezza di autorit(senza distinzione fra ci che essenziale edaccidentale), e da un altro canto, dellainscindibile solidariet dei vari aspetti dellavita sociale, per cui non si pu modificarne unosolo senza rimaneggiarli tutti;

    b) tende a sacrificare prossimamentel'individuo alla societ(socialismo panteistico-autoritario), ovvero la societ all'individuo(socialismo individualistico-anarchico), masempre e definitivamente a subordinare i finidell'esistenza socialecon la sua uniformit.E' questa la conseguenza dell'intento delsocialismo (sotto qualunque forma), che l'uguaglianza di fatto, per la quale esso disposto ad immolare l'individuo, ovverol'organismo sociale, a seconda che quello oquesto reputa cagione delle disuguaglianze

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    materiali fra gli uomini; ma definitivamente, per causa della stessauguaglianza di fatto, essoammette pur sempre che gli individui servanoal bene finale della societ e non gi al benefinale di tutti gli individui. Invece chi hal'anima? Chi destini ultramondani e analoghi idoveri? Chi sente, chi gode, chi vive di vita propria? Certamente l'individuoente reale,mentre la societ unente idealeche risulta dirapporti reciproci fra individui e che non puavere fuorch un fine coordinato. Per esempio:la famiglia, le classi, la nazione, la societuniversale importano vincoli e sacrificiall'indipendenza personale; ma tali sacrificimirano al risultato che la famiglia avvaloril'individuo, le classi rinsaldino le famiglie, lanazione guarentisca l'unit armonica delleclassi, e la societ universale colleghi ed integrile nazioni: e cos, attraverso questi molteplicicircoli sociali concentrici, viene compensata adusura la serie dei sacrifici dei singoli verso lasociet, con unincremento di bene definitivoindividuale, altrimenti impossibile. In ci laragione d'essereed anche ilimitidi questisacrifici personali. Devono cio arrestarsi isacrifici degli individui al di l di quel limite,oltre il quale il bene sociale non riesce pi aripercuotersi (immediatamente o mediante, inun momento prossimo o remoto) abenedegliindividuistessi. Invece il concetto informativodel socialismo che subordina gli individui aifini della societ (la quale non ha ragiond'essere in se stessa) lo trae a comprimere pi omeno, senza limite definito, lalibert personalee quindi a sopprimere a vario grado(e per lo pi totalmente) la propriet particolareche un riflesso obbiettivo della

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    personalit autonoma; e finalmente a deprimeree livellare la graduazione delle classi, che,comunque si eriga su distinzioni fisiologiche, psichiche ed economiche, pur sempre il prodotto della libera esplicazione della personalit stessa. E cos l'eguaglianza di fatto,cui mira ogni programma socialistico,compendia questo triplice assorbimentoindividuale nell'uniformit sociale.

    c) Finalmente il socialismotende(comeconseguenza logica e storica delle due primetendenze)ad esagerare la funzionedello Stato,reputandolo onnipotente, talvolta nel generare imali sociali, e chiedendo perci a vario gradol'annichilimento dei pubblici poteri (socialismoanarchico); e pi spesso nel guarire il male enell'effettuare il bene, e perci accrescendonesconfinatamente le attribuzioni (socialismoautoritario).

    5. A questi caratteri che spettanoessenzialmente al socialismo cometeoria, siaggiunge un altro che gli spetta comearte, ciocome sistema di mezzi e modi di attuazione.Il socialismovero e proprio denota unadottrina che mira ad essere praticamenteapplicatae che, perci, reputa esistere nelcorpo sociale, forze e organi a ci adeguati:invece leutopieesprimono concezioniidealistiche non destinate (per convinzioni deglistessi autori) ad essere applicate e che sirisolvono perci in una forma di critica deidisordini sociali presenti, mediante il raffrontocon altre costituzioni sociali vagheggiate.

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    6. Stabilita cos l'indole ed i caratteri del socialismo, apparisce l'inesattezza di altredefinizioni; per esempio, quella dello Scheel:la filosofia delle classi sofferenti; l'altra delLaveleye: ogni dottrina la quale, da un lato, propugna una maggiore eguaglianza nellecondizioni sociali di tutti e, dall'altro, tende adattuarla per mezzo dello Stato; quellafinalmente del Lehr: la dottrina che osteggia ilcapitalismo. Si comprende che tutte questedefinizioni vengono meno al sano criterioscientifico che prescrive di definire una teoriadal fine specificoche essa si propone digiustificare e poi praticamente di attuare;mentre esse scambiano l'essenza del socialismocon alcuni caratteri affatto accidentali e storicidi esso, ovvero con le sane dottrine e con i propositi sociali (e non socialistici). Donde sirileva come molti scrittori facciano,analogamente, passare per socialisti tutti coloroche si adoperano a sollievo delle classi popolaridisagiate e oppresse; donde, p. es., laespressione fallace di socialisti cattolici.

    7. Bens, ai caratteri essenziali del socialismo, propri d'ogni tempo, si aggiungono altricaratteriaccidentaliche mutano nei successivimomenti storici, nei quali il socialismo rinvienele suecause prossime, ritraendo quasi da essevariet di colorito. In specie il socialismostoricamente varia: a) con l'indole e direzionedelleidee supremeintorno alla vita sociale edai suoi fini; b) con la qualit ed indirizzodei fatti, ossia degli avvenimenti sociali di ciascun periodo.Il movimento delleideefa capo alle dottrinereligioseed alleteorie filosofiche, di volta in

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    volta prevalentemente accettate e diffuse; edesse compongono lacausa intrinseca efficientedel socialismo. La religione, infatti, per autoritsovrannaturale, e la filosofia per autoritrazionale, porgono le spiegazioni prime ed ultimedell'origine, natura e fine delle umanesociet; sicch ogni aberrazione in proposito,nelle menti e nella coscienza dei popoli,diviene fonte di disegni ed aspirazioniillegittime e scomposte. Ci coincide, pertanto,nella storia con imomenti critici per lareligione, in cui si abbuia la fede e degenera insette appassionate, o si contrasta in nome deldubbio e dell'ateismo sistematico e,analogamente, con imomenti critici per la scienza, in cui il pensiero filosofico (e tutta lacorrispondente cultura), prende nuove e audacidirezioni o idealistiche trascendenti o positivematerialistiche, ovvero si dissolve nelloscetticismo e nel pessimismo.Il movimento dei fatti sociali, che porge piacuto alimento e stimolo al socialismo ancheteorico, fa capo alla sua volta a queste cause principalissime: a) il guasto generale del costume: ci, in specie, con l'acuirsidell'egoismo nelle classi abbienti e quindi conl'oblio dei loro doveri sociali, con la corruttela,con le cupidigie e corrispondente sfruttamentodelle classi nullatenenti e col diffondersi intutti, della passione dei piaceri sensibili; b) gliabusi del potere giuridico-politicoin prodell'assolutismo o di pochi privilegiati, conattentati legali alla libert personale o alla propriet particolare e, soprattutto, con latrascuranza ed offesa degl'interessi e dei dirittidelle moltitudini; c)l'incentramento dei beni(immobiliari o mobili) come risultato o di un

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    lungo decadimento economico che aduggia espegne le mediocri e piccole fonti di operosit,ovvero di rapide e profonde trasformazioni del progresso che, tornando a profitto dei pi potenti, deprimono rispettivamente i deboli e,in specie, i nullatenenti. Questi fatti formano lecause estrinsechee occasionali del socialismostesso nei singoli momenti storici.

    8. Col vacillare di queicriteri idealipi lucidi ecerti e fra gl'influssi sinistri di questoambientereale viziato, scorgonsi ognora spuntaredottrine pi o meno intinte di socialismo etentativi corrispondenti di applicazione. N cisempre per iniziativa di menti volgari o diuomini totalmente perversi; bens, in qualchecaso, per opera d'ingegni elevati n alieni dagenerosi sensi, ma per illusi o traviati, i quali,avendo smarrita la fede in quelle veritsupreme che danno luce intorno alle ragioni prime del male quaggi ed alle origini ed ai finidell'uomo e delle relazioni umane, s'ingannanointorno alla natura dell'ordine civile ed allaefficacia di quei disegni e mezzi, con cuidefinitivamente porre rimedio agli stessi abusi,giustamente deplorati. Bens essi si trovanoognora generalmente preceduti e accompagnatida altri corifei di pi radicali errori religiosi efilosofici, seguiti da favoreggiatori di basse passioni ed appoggiati dalle illusioni delfanatismo delle moltitudini sofferenti.

    Cos si devono in massima estimare i disegnidei riformatori socialisti: essi sono l'espressione

    del malessere sociale, n vanno rimproveratisempre per gli impulsi e le ragioni della loro

    propaganda, cio per ildesiderio in generedi

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    riparare ai sociali malori o affrettare il progresso del pubblico consorzio e

    specialmente delle moltitudini, bens per i principi supremi cui si ispirano, per lo pi

    antireligiosi e antifilosofici, per i fini specificidi riforma che si propongono, spesso ingiustied errati, e per i mezzi riprovevoli e dannosi

    con cui attuarli.

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    CAPITOLO IIICenni sulle dottrine socialistiche nella storia

    La storia delle dottrine socialistichee deicorrispondenti sperimenti di attuazione pratica,segue i grandi periodi della storiadell'incivilimento e perci (omettendo lacultura primitiva orientale) pu ripartirsi inquelli: della cultura classico-pagana di Grecia eRoma, della cultura cristiano-medioevale, dellacultura cristiano-moderna.Qui si proceder per cenni, (2) limitandosi allastoria delleteorie socialistiche nei loro sommiconcetti informativi, posti in relazione bens,giuste le esigenze del buon metodo, con ledottrine religiose filosoficheche le ispirano e,subordinatamente, con le vicende sociali-civiliche vi porsero materia ed occasione.

    I. Nella cultura classica pagana

    I. La civilt classica di Grecia e Roma (in cisomigliante a quella dell'oriente) pu dirsi aver custodito nel proprio seno il germe del socialismo in permanenza. Ci a vario grado ecome carattere riposto, avuto riguardoall'assetto sostanzialmente difettoso (in onta adalcuni accidentali splendori e parziali istituti benefici) di quelle societ pagane. La schiavitalla base dell'ordinamento universale, la vitagiuridica e politica riservata per privilegio aduna ristretta parte della popolazione, in questastessa l'organizzazione artificiale delle classi, loStato onnipotente che, in nome d'un panteismo politico, arbitro di rimaneggiare e assorbiretutte le esistenze sociali, familiari, individuali, ela religione, alla sua volta, che dovunque non

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    rifrena questa oltrepotenza, ma l'avvalorasconfinatamente, sia facendo lo Stato ministrodella ierocrazia (come in India), sia ponendo la potenza morale della religione a servizio diquella coattiva delle leggi e del pubblicoreggimento (Grecia e Roma); tutto questocomponeva un ambiente morboso, il qualemoltiplicava gl'incentivi, insinuava le abitudinie forniva i modelli di sistemi socialistici.

    2. Non esatto che nei primi secoli della storiadei popoli greci, fosse universale la proprietcollettiva e nemmeno che col gli ordinamentia tipo comunistico di celebri legislatori, sianostati introdotti, di regola,a priori, per undisegno preconcetto. Ma vero, invece, chel'ambiente sociale or ora descritto e comunenelle grandi linee anche alla Grecia, congiuntoalle tradizioni panteistiche dell'Asia vicina, fece proni i popoli ellenici (in onta al diverso geniodei dori e degli ioni) a forme socialistichee,inoltre, che spessol'incentramentodelle propriet fondiarie, vieppi pericoloso in queiristretti territori, e gli abusi precoci delcapitalismo in parecchie di quelle repubblichemercantesche, (disordini in cui erano gi caduteo stavano di continuo per ricadere le societ diquel tempo, in specie i fenici), dettero a quelleforme socialistiche il prossimo impulso. Di quil'ordinamento comunistico di Lipari, pi tardiquello diMegara, pi esteso quello diCreta(Minosse), pi celebre quello diSparta(Licurgo), senza dire di Rodi, di Eraclea, ecc.Quello spartano per, comunque per l'opera diLicurgo diretto a conseguire la massimaunited uniformitsociale a scopi politico-militari,lasciava tuttavia a certe classi economiche

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    (agricoltori e commercianti, ecc.) sufficienteampiezza di azione, s da riprodurre in breve lesproporzioni e l'incentramento di ricchezza cheresero impossibile la durata di quel regime alquale invano tentarono di richiamare il popolodorico, pi tardi, in due riprese, le riforme diAgide e di Cleomene.Atene stessa, sebbene per il genio versatile espigliato degli ioni e per le riformedemocratiche diSolonee Pericle, nonch per lospirito mercantile e per l'alta cultura, avesse porto fomento straordinario alla elevazionedella individualit, presenta un certo momentola fisionomia di un popoloche vivein buona partea carico dello Stato. Ogni ufficio pubblico retribuito, per la solaamministrazione della giustizia, sopra 20 milacittadini di Atene (forniti della pienezza deidiritti politici, altri 80 mila essendone privi) ben 6000 giudici pagati: ogni cittadino, per lasua assistenza all'agor (comizi o assemblee popolari), riceve tre oboli al giorno e lo Stato, ben prima che a Roma, deve provvedere al popolo feste e spettacoli. L'Attica cos, inmezzo alla libera sua espansioneindividualistica, si acconcia adabitudini di vitacollettiva proprie del socialismo.

    3. In questa atmosfera doveva pur sorgere ildottrinario del socialismo, Platoneil quale, neisuoi scritti la Repubblicae le Leggi, porge ilsaggio di unoStato modello (stato ideale o diragione). In esso trattasi: a) di comunismo di beni e di famiglia insieme; b) limitato per alleclassi dirigenti o superiori cui esclusivamentevolevasi affidare la gestione della pubblica cosa(i reggitori, i custodi, i filosofi); c) introdotto a

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    scopo di educare il perfetto cittadino il quale,alieno dalle cure materiali e domestiche,immoli tutto se stesso al pubblico bene. Questodisegno del grande filosofo riprovadell'ambiente saturo d'idee, d'istituzioni e diconsuetudini comunisti che in cui viveva e dicui, in gran parte, egli faceva riflesso: e tanto pi che tale archetipo di un ottimo Stato, giustala mente di Platone, era suscettivo diapplicazione, destinato cio ad attuarsi inseguito ad opportuna educazione civile.Platone stesso, in questi disegni di riformesocialistiche, trovasi preceduto e seguitatod'altri dottrinari: prima di lui Pitagora, poi Isocrate, ulteriormenteSenocratee la scuolacinica, Faleadi Calcedonia, Zenonee loStoa;comunque fosse egli stesso da altre scuolecontraddetto, in specie da Aristofane e dallostesso Aristotele. Tuttavia pu dirsi che nonsolo per l'autorit conseguita fra i suoicontemporanei, ma per l'influenza esercitata neisecoli posteriori, Platone, in relazione alledottrine socialistiche, tenga il posto cheAristotele consegu in relazione alledottrine sociali. Ma tutti quegli architetti teoretici diordinamenti statuali, a vario grado, s'ispirano a pensieri comunistici, tutti manifestano l'assenzadel concetto di unordine sociale naturale,ossia di talune istituzioni richiesteinesorabilmente dalla natura umana e superioriad ogni opinione soggettiva di filosofi e ad ogniautorit di umano legislatore, e tutti, pi omeno, s'informano alla filosofia panteisticaorientale, pi propizia a quelle riforme stesse;sicch gi, simultaneamente a Pitagora fra iGreci, nel secolo VI a. C. il comunismo trovasi predicato da Vishnu-Das (sotto l'influenza

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    ancor recente di Budda) in India, e poco di poinel secolo V in Cina da Mih-Teit (sottol'influenza di Lao-Tze, capo del taoismo) ealtrettanto da Mazdak in Persia; salvo diriprodurre un saggio pi vasto di ordinicomunistici, a gran distanza di tempo (sec. II d.Cr,) per parte di Uang-Ngan-Shi, ancora nellaChina. Oggi pure la poderosa propaganda delsocialismo contemporaneo in Germania edovunque, vedremo farsi per lo pi sottol'ispirazione d'idee panteistiche.

    4. Roma non ha propri ed originali socialistidottrinari, come non presenta, per lungo tempo,ordinamenti civili che, a somiglianza dellegenti elleniche, ritraessero dal socialismo;nuova prova che tali tipi comunistici non sonouniversalmente originari e che soltanto i popolivi si trovano sospinti posteriormente dalsopravvenire di particolari circostanze; e questemancarono alle primitive genti latine, ed inspecie, per lungo tempo, il viziodell'incentramento della propriet e delcapitalismo. Per converso la religione era, presso di esse, domestica per eccellenza (i lari o penati), mentre il Giove, rappresentantedell'unit panteistica, fu accettato pi tardi e,analogamente, il potere del pater familiaserarobustissimo e il diritto rivolto precisamente a proteggere l'autonomia privata con spiccatocarattere individualistico. Di qui argomenti diripugnanza a forme socialistiche. Ha Roma bens l'istituto della schiavit alla base, ma noncostituita organicamente in caste; il potere pubblico col riservato ai patrizi, ma cos dalasciare svolgersi, con la ricchezza, l'influenzadelle altre classi, giusta quel processo evolutivo

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    che ammise a grado a grado alle magistrature iceti mezzani e poi gli inferiori (la plebe); ciche temperava il bisogno di radicali riformeorganiche. Infatti non si avverano nellarepubblicamoti socialisticipropriamente detti;la stessa agitazione per le leggi agrarie nonriguardava che la migliore partizione periodicadell'ager publicusper la coltivazione di esso informa di beni collettivi, collocati accanto alla propriet privatala quale, anzi, era forte erispettatissima, sostentando per i primi secolidella repubblica, un robusto e saldo ceto dimezzani e piccoli proprietari ed un prosperosocolonato.Bens questo tipo della societ romana,resistente sotto la repubblica alle insidiesocialistiche, si perverte con lenta progressionesotto l'impero. Ci precisamente mercl'influenza ormai preponderante della Grecia edell'oriente, in seguito alle ultime conquiste,che vi fanno prevalere gradualmente il panteismo orientalein religione e in filosofia, eci dai tempi di Augusto che, per mezzo diAgrippa, erige il Pantheonindistintamente atutti gli dei, fino a quelli di Gallieno chev'introduce il culto persiano di Zarathustra.L'onnipotenza imperiale, che incentra in s ognidignit e autorit, prende allora il nome celebredi cesarismoed attua la maggiore statolatria,applicata al mondo intero, che la storiaconosca. Remota e profonda questaelaborazione. La societ romana, sin daldecadere della repubblica, aveva assistito alcrescere e spadroneggiare delcapitalismo(dopo la seconda guerra punica), il quale fatriste sfoggio di s con le malversazioni diVerre (20 milioni di franchi) e con la oligarchia

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    del denaro rappresentata da Crasso nel primotriumvirato. Ne affretta il predominio ilsimultaneo disparire della classe media rurale eil dilagare dei latifondi che riusciva, per esempio, sotto Nerone ad incentrare in sei persone la propriet di tutta la provinciad'Africa. Ne rinsaldano l'oltrepotenza, lesconfinate ambizioni di emuli corruttori,insieme con le cupidigie delle plebi corrotte.Gi da tempo in Roma, le moltitudini si eranoassuefatte a mercanteggiare i suffragi per laelezione dei magistrati: Clodio introdusse ledistribuzioni di grano alla plebe a cui siaggiunsero, poi, quelle di carne, sale, olio, e bagni e spettacoli gratuiti; sicch questesovvenzioni in natura in breve assorbirono unquinto delle rendite pubbliche e Augustosostentava, inoltre, in denaro non meno di 300mila persone. Le stesse propriet private daSilla si trasferiscono arbitrariamente in mano asoldati e proletari e Cesare moltiplicava leespropriazioni in massa di antichi coltivatori(veteres migrate coloni) trasportando ai confinidello Stato le masse turbolente di Roma per fondarvi le colonie militari. Al di sopra diqueste societ dissolventi si era agevoleagl'imperatori d'imporre gradualmenteordinamenti uniformi e universali cheraggiungono il massimo di rigidezza sottoDiocleziano il quale proclama la servit forzatadella gleba, lecorporazioni artigiane coattive,le tariffe obbligatorie dei prezzid'ogni cosa, lastessacostituzione coercitiva delle curiemunicipali.Il grande impero si era accostato cos ai tipicomunistici artificiosi di Grecia e d'oriente.

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    5. Come tardo prodotto dottrinale di questadegenerazione storica, compariscono,finalmente, nella vasta cerchia dell'imperodecadente, alcuni socialisti teoretici che fecerointorno a s attiva propaganda. Apollonio diTiana, neo pitagorico, propugnatore dicomunismo nell'Asia Minore e nella Grecia,morto sotto Nerone, le cui lettere furonoraccolte da Adriano e a cui Caracalla decretonori divini; la scuolaneo-platonica di Alessandria, e in specie Plotino (m. 260 d. Cr.),che tenne cattedra anche in Roma, protetto daGallieno, e pi tardi il suo seguace, Porfirio Giamblico, favorito da Giulianol'Apostata, tutti riproduttori dell'antico panteismoorientale.

    6. Ora alcune induzioni:a) nell'antichit classica, sia nel rispetto delleidee scientifiche che in quello dei fatti, ilsocialismo incontrasicongenitoa quelle popolazioni. Le menti, non meno che leistituzioni e le consuetudini, si aggirano intornoad un ordinamento in gran parte artificiale dellasociet che raffigura un totale o parzialesocialismo; questo almeno compone il centro digravit, a cui il vivere civile, fra successive posizioni di equilibrio instabile, tendecostantemente a ricadere; b) tale socialismo per non apparisceoriginario, come importerebbe il presupposto di parecchi scrittori, di una condizionecomunistica primitiva della umanit da cuiquesta sarebbe poi gradualmente trapassata aforme di disuguaglianza sociale di propriet particolari. Quando non si confonda (come lascienza richiede) il comunismo con la

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    condizione economico-territoriale diterrelibere(beni non ancora occupati nel periodo pastorale e nomade), n con la propriet sociale-collettiva(beni spettanti a un gruppo di popolazione ad esclusione di altri, ci che sempre propriet particolare), l'introduzione dicomunioni socialisticheche escludono la propriet individuale risulta un fatto posterioreche ha date storiche precise nei vari paesi e che,anzi, trovasi generalmente preceduto da periodi anterioridi ordinamenti in qualche proporzione fondati sulla libert e propriet personale. Anzi sono gli abusi protratti emultiformi di questa libert e propriet, i qualiaccoppiati a sintomi di maggiori aberrazionireligiose di corruzione morale e di violenze politiche, divengono fornite a quelle riformeegualitarie. Tutto ci confermato dalla criticamoderna;c) esso pertanto proprio diricorrenti momentidi decadimento, in cui le disuguaglianzeartificiali o violente trovansi in pi flagrantecontrasto con le reminiscenze, sopravvissutenelle nazioni dell'antichit orientale eoccidentale, di una sovrannaturale perfezionedell'uomo all'origine del mondo e quindi congli ideali di una primigenia giustizia,eguaglianza e felicit, da cui poi decadde, comece ne fa testimonianza la Bibbia; reminiscenzeche poi, pervertite e confuse, trapassarono nonsolo nei miti religiosi della Cina e dell'India,ma ancora nelle leggende europee di unaremotissimaet dell'oro, come la leggendaellenica di Cronos e quella italica di Saturno;d) come morbo connaturato e cronico presso le popolazioni delle pi differenti stirpi econdizioni di territorio e di civilt, il socialismo

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    antico si presenta sotto tutte le forme: disocialismoreligioso e filantropico, come quelli pi remoti della China, dell'India e della Persia;di socialismo di Stato, come quello del secoloII d. Cr. in Cina e sotto il tardo cesarismo diRoma; di socialismo parziale ed aristocratico,come quello propugnato da Platone sul tipo prevalente in Grecia e valevole soltanto per leclassi superiori dirigenti, o generale edemocratico, come quello di Megara che al popolo abbassa e allivella gli ottimati; o infineintermedio, come lo schema di Faleacalcedonese, che manteneva i privati possessima li eguagliava;e) ma in mezzo a questa generale proclivit patologica, pressoch nessunavis medicatrixnaturae. A rimuovere i disordini sociali e politici dell'antichit pagana che porgonoincentivo al socialismo, non valgono le riforme,in breve elise e sfruttate, di uomini eletti qualiSolone, Pericle e i Gracchi, ecc., e il morbo siaggrava in un processo di tempo. N vi porgono remora le grandi forze della religione,della scienza, dello Stato; anzi nell'et pagana caratteristico e frequente il fatto dellaconfluenza concorde di questi tre fattori dicivilt nell'introdurre, come rimedio a profondivizi organici della societ, ordinamentiartificiali che attuano, o almeno predispongono,gli sperimenti socialistici.

    II. Nella cultura cristiana medioevale 1. Quanto si palesa nell'antichit rispetto alleidee scientifico-sociali ed alle corrispondentiistituzioni positive, fa luogo nel cristianesimoad un fenomeno affatto opposto. (3) Leidee

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    a) il concetto di un ordine morale sociale,voluto da Dio, e perci teoricamente superioreai capricci della ragione umana e praticamenteintangibile nella sua essenza; b) e insieme la spiegazione delle imperfezionidell'ordine civile e della sua corruzione, con ladottrina del peccato originale, che spiega ilmistero del male accanto al bene negli umaniconsorzi;c) ma ancora lacertezza di una possibilecorrezione, entro certi limiti, dei disordini sociali, anzi di un graduale perfezionamento(negli accidenti) dell'ordine stesso civile,mediante la intelligente e virtuosa cooperazioneumana, integrata dalla grazia sovrannaturale,senza sopprimere giammai totalmente i difetti ele concomitanti sofferenze sociali, le qualitroverebbero esuberante e perenne compenso inun'altra vita ultramondana e perfetta.Cos assicur iconcetti essenziali del sistema socialee nello stesso tempo represse la pretesadi ogniriforma che escludessefin dalle radici ilmalenella societ e insinu, insieme congl'impulsi del miglioramento sociale, la forte pazienza che affronta tutti gli ostacoli, per attuarlo progressivamente, e che attendenell'oltretomba la perfezione dell'ordine. In una parola, fond la dottrina dell'essere sociale edinsieme rimosse gl'incentivi a disconoscerla, per sostituirvi audaci concezioni perturbatrici.Cristo insieme defin non gi astrattamente, bensin concreto, quali dovessero essere leessenziali istituzioni positivedella societ(matrimonio monogamico, propriet particolare, libert personale, gerarchia delleclassi, ecc.), nonch le virt per conservarle(giustizia e carit); onde tolse lo sdrucciolo

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    dell'indeterminatoche avrebbe alimentato lamania di riforme fantastiche e radicali.Avendo infine dichiarato morale e quindireligiosa l'essenza di questi rapporti ed istitutisociali, ne sottopose per questo rispetto lacustodia e lainterpretazionealla Chiesa e cossi premun contro ogni alterazione sostanzialedi essi, sotto il pretesto dell'utilit civile per mezzo dell'onnipotenza di Stato.Con tali presidi dottrinali, il cristianesimoaveva prevenuto lo spuntare di dottrinesocialistiche, con provvedimenti che sidirebbero profilattici, riguardanti le idee dallequali trae origine prima ogni disordine. Ci neldominio dei principi.

    3. Simultaneamente nell'ordine dei fatti, ilcristianesimo e precisamente la Chiesa cattolica(unica custode delle sue verit e virt), conlungo processo storico, dispieg la sua azione positivarivolta a sostituire sane istituzionirinnovatrici al luogo di quelle guaste edammortite dalla civilt pagana. Questa si eraspenta in mezzo alla corruzione della vitaindividuale e familiare ed alla oppressione dellemoltitudini, asservite fra l'ozio e il lusso delleclassi doviziose sfruttatrici e sotto il mostruosodispotismo dello Stato. Il cristianesimocominci la sua opera instauratrice dalle radici,risalendo al fastigio: rivendic la dignit umana provvedendo all'abolizione della schiavit;risan il costume familiare con la santificazionedelle nozze indissolubili; rialz le classiinferiori coll'insinuare le abitudini del lavoro e proclamando il loro diritto ad un'equaretribuzione; ammaestr intorno aidoveridellaricchezza verso i nullatenenti sia a titolo di

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    giustizia, sia a titolo di carit, organizzandodovunque, dietro il proprio esempio, una largadispensazione di beneficenza; fren in nomedella superiorit delle ragioni spirituali suquelle temporali l'onnipotenza dello Stato,obbligando, anzi, quest'ultimo (da Costantino in poi) a porre leleggia servizio della religione edella sua missione di civilt. E' questo il lavoriorinnovatore degli apostoli e dei santi padri,nonch, pi tardi, di quello mirabilmente benefico del monacato.Ci posto, si comprende come, iniziata inquesta modo la pi grande riforma sociale checonosca il mondo, venisse meno l'incentivo ariforme socialistiche, le quali inveroscarseggiano in tutto il lungo periodo da Cristoall'et moderna, relativamente alle difficolt diquella immane trasformazione di civilt. Ma perci stesso si comprende come certi tentativi(o teoretici o pratici) di socialismo dovevanocomparire anche in quest'epoca, appena che lasociet. avesse deviato dalla purezza dei principi e dello spirito cristiano; appena ciovenisse meno il sale della terrache preservadalla corruzione.

    4. Il socialismo invero di questa lunga et, si presenta sempre sotto la veste dieresia. Nsenza ragione: il cristianesimo stesso aveva proclamato taluni veri precetti e consigli, comequelli della uguaglianza morale, dellafratellanza in Cristo, dell'abnegazione dei beniterreni, della povert e della verginitvolontarie, ecc., i quali facilmente potevanoessere traviati dal loro giusto senso e dalle retteapplicazioni, generando cos e quasi

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    coonestando, con l'autorit massima dellareligione, teorie e istituzioni socialistiche.Cos accadde appunto per opera deglieretici,fin da questo primo momento e in tutti i tempidappoi; confermando con la esperienza storicache il cattolicesimo come fattore massimo diogni riforma e miglioria sociale, cos esso essenzialmente opposto ad ogni dottrinasocialistica; sicch quanti si fecero propugnatori di socialismo dovettero falsare ledottrine del cattolicesimo stesso o accamparsicontro di esso.Gi nei tempi apostolici sorsero gliebioniti(dicui un ramo gliesseniin Palestina), i quali,insieme con una mistura di dogmi giudaici ecristiani, professarono lacomunione dei beniela poligamia.Similmente (nel secolo II) i gnosticie poi unramo di essi imanichei(secolo III) in tuttooriente e in parte dell'occidente; pi tardi i pelagiani(secolo V) appartenentiall'arianesimo, i quali, a giustificare lacomunione dei beni, risalivano al principio chela rinunzia d'ogni ricchezza fosse necessariaalla salvazione dell'anima. Sono queglieretici socialisti, che trovano confutazione splendidanelle opere di s. Ireneo, di s. Clemente diAlessandria, d'Origene, di s. Agostino, ecc.

    5. SECONDO MOMENTO. Non diversamentenel momento dellamaturit medioevale, dopoGregorio VII (1073) fin oltre mezzo il secoloXIV (1378). Questo fiore della civilt novellache racchiude il tempo delle monarchiecristiane, dei comuni democratici e dellecrociate, con lo sviluppo meraviglioso di arti,industrie, commerci, di cultura estetica e

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    letteraria, non alieno da incessanti e stridenticontrasti sociali, s da condensarenell'atmosfera formidabili forze di esplosione,anche in forma socialistica:conflitti aspri e profondi fra elementi sociali eterogenei eripugnanti, cio fra genti romane e gentigermaniche, fra il pensiero cristiano e ilcostume pagano, fra la rozzezza germanica e lacorrotta raffinatezza latina, fra la immobilitfeudale nelle campagne e la morbosa instabilit popolare nelle citt; e soprattutto opposizioni diclassi, fra quelle terriere e quelle mercantili, frala borghesia industriale e il capitalismo bancario, fra questo e il salariato.Eppure in tale ambiente, cos saturo di cagioni perturbatrici, i rivolgimenti delle popolazionisono bens frequenti in tutta Europa(specialmente dopo la met del secolo XIV),ma per col carattere schietto dimovimenti elotte sociali, le quali (salvo l'abuso dei mezzi)intendono a conseguire fini legittimi conformiall'ordine civile, senza per essere intinti dimire socialistiche. Tale larivoluzionediStefano Marcello, prevosto dei mercanti inParigi (1357) per la partecipazione del cetomedio ai poteri politici; tale tosto di poi (1358)la jacquerie, ossia la sollevazione deicontadini francesi guidati da Guglielmo Karle,contro il feudalesimo per affrettare l'abolizionedella servit della gleba; cos iltumulto deiciompiin Firenze, per l'ammissione delleartiminuteal pubblico reggimento e per ilmiglioramento delle loro condizionieconomiche (1378), e similmente quelle deitessitori della contrada del Bruco a Siena(1382), ecc.

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    6. Uno solo di tali moti, all'apogeo di questaet, presentasi con la fisionomia di socialismo,moto invero profondo, diffusivo e pericolosissimo, ma tuttavolta con risultanze ndurature, n irreparabili.Ci per opera degliereticialbigesi (catari, patarini, preceduti dai valdesi e dai poveri diLione con cui poi si confusero) all'aprirsi delsecolo XIII, sorti in Francia, diffusi e radicatinel mezzod di essa, trapassati in Lombardia, penetrati in Toscana.Insidiosi riprovano qualunquematrimonio e propriet, legittimando ogni scostumatezzae lo sperpero epicureo, violentissimi nella propaganda, favoriti per cupidigia daRaimondo di Tolosa, richiesero altrettantesanguinose repressioni per opera di Simone diMontfort nella battaglia di Muret (1213) e ci per suprema necessit di salvezza sociale. Seavessero trionfato, il fulgore della democraziamedioevale ed in specie il primato economico ecivile dei Comuni, sarebbe stato spento in culla.Ci nel primo quarto del secolo XIII.Eppure alla met del secolo stesso, alla distanza poco pi di 25 anni, morto Federico II (1250),che per avversione politico-religiosa adInnocenzo III e ai grandi papi suoicontemporanei favoriva di soppiatto glialbigesi, non solo l'ordine sociale si trova tostoricostituito in tutta Europa, ma esso anziraggiunge in breve il fastigio del suo sviluppo.La met del secolo XIII infatti il tempo di s.Luigi IX in Francia, di Rodolfo d'Asburgo inGermania, di s. Ferdinando in Spagna, deltrionfo definitivo dei governi a popoloin Italia,anzi dell'apogeo della civilt medioevale intutta Europa!

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    Ci significa che nel medio evo tali bufere nonriuscivano a schiantare le radici dell'ordine sociale cristianoil quale, dopo quelle proveterribili, dal tronco ripullulava pi vigoroso di prima.

    7. Ma ci rivela e misura ancora, in questomedesimo momento storico, la presenza digrandi forze sociali, le quali avevano virt, in prima dieducare e maturare saldamentel'ordine sociale di civilt, di poi direstaurarlocon prontezza ed efficacia.Questo, infatti, il momento (da Gregorio VIIfin verso la fine del XIV secolo) in cui laChiesa, uscita da un lungo periodo di latentelavorio morale, e salita finalmente al fastigiodell'ordine politico civile (e non solo religioso)con Innocenzo III, pot esercitare in tutta la sua pienezza ed estensione la suprema sua funzionesociale.Abbiamo detto come il cristianesimo, fin dallesue origini, avesse prevenuto lo spuntare didottrine socialistiche, con l'affermazione didottrine che esercitavano un'influenza preventiva o profilatticariguardante leideeecome, inoltre, in tutto quel primo periodo fino aGregorio VII, l'azione sua si rivolgesse pidirettamente a porre sane ed incrollabili le fondamenta dell'ordine civile, con gli istituti privati riguardanti essenzialmente l'individuo,la famiglia, la propriet e con le leggi digiustizia e di carit.Ora invece, in questo secondo momento, siallarga e si solleva a dispiegareun'azione propriamente sociale sopra tutte le classi, nellereciproche loro relazioni e sulcomplessoorganico di tutta la societ. Di qui una serie di

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    provvedimenti da essa ispirati, favoriti, attuaticon la predicazione, con le leggi canoniche, coni concili diocesani nazionali ed ecumenici, conl'autorit del clero, dell'episcopato, del pontefice; provvedimenti d'indole sociale-civileche erano una diretta emanazione od un riflessodel suo spirito religioso.

    8. Di questi provvedimenti altri si dispieganocon funzione promotrice.Il socialismo teoretico trae alimento in qualche parte da un sentimento abusato, ma in se stessoonesto, di miglioramento sociale. Ottimo modo,quindi, di togliere a quelle teoriche sovvertitriciragione e popolarit d'iniziare o secondarelegittimi progressi sociali, specialmente in prodelle moltitudini.Cos a grado a grado, e specialmente nelmedioevo in cui le dottrine cristiane riuscironoad un pieno dominio nella vita sociale, laChiesa aiut laelevazione delle classi inferiori:a) mediante l'emancipazione delle ultimereliquie di schiavit e poi dalla servit dellagleba; b) mediante le associazioni di ogni modo in cuil'individuo emancipato, ma sempre debole,rinvenisse protezione, forza, decoro (lecorporazioni artigiane);c) medianteistituzioni giuridico-economiche, incui il lavoratore potesse assorgere facilmente a posizione indipendente od autonoma di fronteai proprietari della terra ed ai capitalisti (mediae piccola propriet terriera, piccole impreseindustriali, societ in accomandita, societtacite, ecc.).

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    9. Altri di questi provvedimenti si esplicanocon funzione coordinatriceintesa a mantenereil legame rispettoso e amorevole delle classi fraloro e specialmente della societ in generale col popolo. La natura umana, per quanto abbiacoscienza della propria personalit individua,mantiene pur sempre un sentimento di socialitche giustifica, in qualche misura e sotto datecondizioni, un certo titolo alla partecipazione, ovirtuale o concreta, all'usufruimento dei benialtrui e delle comunit.Di qui:a) il patronato delle classi fondiarie sui volghicampagnoli ed anche di quelli industriali sulle popolazioni operaie, che una dispensazioneetico-giuridica dei beni materiali edell'influenza civile delle classi superiori atutela e sollievo delle inferiori; b) lacointeressenzadei lavoratori ai profitti dei proprietari (enfiteusi, mezzadria, ecc.) e quindialla stabilit e all'incremento degli accomunatiredditi;c) il godimentood uso da parte dellemoltitudini dei beni collettivi (beni demaniali, beni comunali, ecclesiastici, conventuali, diopere pie) che, dopo aver servito ai fini loro propri, si considerano siccome un patrimonioriservato al sollievo dei nullatenenti o del popolo.

    10. Altre provvidenze infine con funzioneassimilatrice, consistente nell'esercizio, da parte di tutti i ceti superiori, dellacarit sottotutte le forme: sia che si dispiegasse con prestazioni personali, ovvero con elargizioni dimezzi materiali in pro dei deboli, dei poveri,dei derelitti.

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    Che se, in onta a queste ordinarie e sistematiche provvidenze per elidere le forze latenti delsocialismo, questo talvolta prorompesseruinoso, ecco tosto la Chiesa apportarvistraordinari soccorsi direstaurazione. Contro lesette ereticali-socialistiche, durante il lorodilagare e tosto dopo le maggiori lorodevastazioni, scorgesi ognora la Chiesa,stringendo sotto di s tutte le forze sociali equelle dei governi ma pi specialmenteavvalorandosi della vitalit del proprioorganismo, dispiegare tutte le sue virt in unagrandiosa operariparatrice; e ci in tutti itempi, ma specialmente da Gregorio VII adInnocenzo III e fino al cadere del medio evonon cessando mai da tale ufficio anche di poi,ed effettuandolo in pi modi, improntati asapiente opportunit pratica:a) si moltiplicano infatti in tali occasionivieppi iconcili e le sentenze pontificie per lacondanna non solo degli errori dogmatici, maancora di quelli antisociali, come accaddecontro i patarini stessi; b) s'introduconoriforme ecclesiastiche, socialie politichee cos si riduce a disciplina il clero,affinch riprenda con efficacia la sua missionedi salute religiosa e sociale; si riprovanoabitudini popolari che fossero affette ditendenze socialistiche o sdrucciolo a farne propaganda; si stigmatizzano le pratiche lesivedella giustizia e della carit da parte delle classisuperiori o quelle dell'autorit politica da partedei prncipi in danno dei popoli, le qualiavevano provocato la reazione delle moltitudiniin senso antisociale.Tali, per esempio, la profonda riforma del clero per merito di Gregorio VII affinch quello

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    rimanesse puro ed operoso a sollievo del popolo, e non aulico, guerriero e politicante aservizio dei prncipi feudali e della corteimperiale; la proibizione delle processioni dei penitenti bianchi o dei flagellanti, per cui si perpetuavano nelle masse popolari, peregrinantidall'uno all'altro territorio, corruttrici abitudinidi comunanza di vita vagabonda, senza vincoloe virt di famiglia, di patria, di lavoro; e cosdivengono pi frequenti le condanne di nuoveforme di usura mascherata da parte delcapitalismo crescente nel secolo XIII; e del pari pi decisive e generali allora le lotte dellaChiesa contro l'assolutismo dei re e degliimperatori, le quali riescono a fondare, in quelsecolo stesso definitivamente, la libert inglesee l'italiana democrazia;c) si suscitano di mezzo alle popolazioni iriformatori sociali, uomini di fede integra professata inflessibilmente e di popolaritestesissima guadagnata con 1'eroismo dellevirt, i quali richiamano alla purezza religiosadei principi e della vita, trascinano dietro laloro parola le moltitudini inebriate,stigmatizzano la insofferenza delle plebi e lacupidigia dei ceti procaccianti con 1'esempiodella nuda povert, smascherano le sordide artidi guadagno nei ricchi, rinfacciano ai prncipi oalle classi dominanti la loro tirannia, riamicanole parti, indicono la correzione delle leggiinique, suggeriscono le riforme degli statuti, profondono dovunque la carit a pro dei deboli,dei miseri, dei sofferenti, con le prestazioni, coldanaro, con le istituzioni (come gli ospedali, lescuole, i monti di piet), coll'unzione dellacarit.

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    Tali s. Francesco, sant'Antonio, santa Caterinasenese, i due Bernardini da Feltre e da Siena,sant'Antonino di Firenze, fino a Niccol diCusa e a Savonarola, ultimo e meno perfetto,ma pur sempre splendido esempio di queiriformatori sociali cristiani che nulladistruggono per tutto riedificare.

    II. TERZO MOMENTO. Tutto questo dimostrae misura la potenza meravigliosa della Chiesanell'opera generatrice, conservatrice, erestauratricedell'ordine sociale, di fronte alleinsidie del socialismo, in quel periodo in cuiessa sedeva suprema moderatrice della civilt.Ma ci spiega ancora come nelterzo momento,che datadallo scisma d'occidente(1378) fino al1500 e che comprende la decadenza dellasociet medioevale, - turbata la fede per loscisma papale, scosso il rispetto del ministeroecclesiastico per la corruzione del clero,osteggiata l'autorit pontificia dall'incipienteassolutismo delle vecchie monarchie (daFilippo il Bello in poi e dei nuovi principatispecialmente d'Italia), erigentesi fra gli abusidella democrazia e delle civili libert, talediminuzione di efficacia sociale della Chiesa,accoppiata allo scadere del costume e al sorgerein qualche luogo del capitalismo mercantile e bancario, permettesse finalmente che il socialismo, in sul tramonto dell'et di mezzo,comparisse in forma organizzata e con effettiduraturi.In Inghilterra Wykliffe (1334-85), traendo daisacri testi argomenti a condannare la ricchezzae l'apatia degli ecclesiastici, riesce in breve a proclamare lalibert ed uguaglianza assolutadell'individuodi fronte all'autorit religiosa,

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    alle classi civili dominanti ed alla rispettiva propriet e, associatosi alla propaganda di luiW. Tyler che capitaneggiava centomilacontadini armati, il moto socialista non potessere troncato che con la forza degli eserciti,lasciando per, dopo la sua repressione,continuatori pi legali ma duraturi nei lollardi(1401) e riproducendosi pi tardi in Germania per opera di Giovanni Huss, eretico socialistafuriosissimo precursore di quelli moderni,condannato al concilio di Costanza (1415), chesi trova alla sua volta proseguito nella propaganda da Zizka e da Bohme (1438) e da parecchie sette analoghe, fra cui i taboriti e gliadamitici in Boemia; tutti preparatori di quellatente fermento che attendeva un Lutero per prorompere e dilagare.

    12. Giudicandone complessivamente, il socialismo teoretico, e di rispondenza quello pratico della cultura cristiana primitiva emedioevale, offre i seguenti caratteri: essenzialmente pseudo-religiosoper laispirazione; con prevalente tendenza adapplicazioni generaliegualitarie per abuso delconcetto di solidariet sociale proprio delcristianesimo; con intenti di pretesa perfezioneetico-religiosa; ma con efficacia (salvo in sullafine del medioevo)eccezionale e transitoria.L'opposizione col socialismo dell'antichit non potrebbe essere pi aperta; mentre questo per lo pi era filosofico-politicoper il principio,spesso parziale per le applicazioni ad alcuneclassi soltanto, tendente a perfezione civilenello scopo,congenito e duraturonellaimmanenza storica.

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    Ma pi spiccata ancora l'opposizione delmedioevo con l'antichit nel rispetto delle virtterapeutiche, cio delle forze intrinseche dirisanamento sociale, come appariscedall'insieme vigoroso di presidi che l'ordinesociale cristiano aveva saputo contrapporre(dalla sua origine al secolo XIV) alle molteplicitendenze di dissoluzione o di sconvolgimentocivile, fino a che, almeno la Chiesa, poteffondere liberamente i tesori delle sue virtinteriori e della sua efficacia esteriore nellasociet; argomento codesto che anche oggidmilita in favore della libert della Chiesa per lasua missione storica di fronte ai vizi dellasociet moderna ed al progresso del socialismo.

    13. N valgano, davanti alla critica, le obiezionivecchie e rinnovate (Cabet, Considrant, Saint-Simon, Villegardelle, Renan, Laveleye, Nitti),che anzi il socialismo moderno rinvenga i suoitipi negli ordinamenti e costumi dei primicristiani (la comunit cristiana diGerusalemme, le agapi fraterne, le comunanzemonastiche, ecc.) e il suo fondamentodottrinale nel Vangelo, negli Atti degli apostoli,in specie nelle dissertazioni apologetiche econtroversiste dei santi padri, donde l'accusa edil nome di socialismo cristiano.Certamente il cristianesimo allora per la primavolta nel mondo (e sempre dappoi) sorse acondannare autorevolmente l'egoismo, adadditare i pericoli della ricchezza, a prendere ladifesa dei deboli e delle moltitudini oppresse ea predicare 1'amore che tutti pareggia edaccomuna, confermando le parole conl'esempio. Ma inferirne perci che ilcristianesimo gener il socialismo errore

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    antistorico e anti-scientifico, figlio di una delleseguenti ragioni:a) talvolta di una superficiale conoscenza delcristianesimo e della sua storia; donde unaconfusione elementare fra precettie consiglievangelici, frausoedabusodi ricchezza, fradoveri di giustiziae quelli dicarit; b) tal altra di preconcettie passioni, per cui sicontorce l'espressione dei fatti e della dottrinadel cristianesimo deliberatamente contro ognicritica scientifica; e ci a due diversiintendimenti, o per tessere 1'apologia delsocialismo o per rinfacciare il cattolicesimo diconnivenza con quello;c) qualche volta di un resto dirazionalismomistico, per lo pi fra protestanti e russi, qualianche oggi (Ruskin, Toynbee, Tolstoi, ecc.), per cui uomini desiderosi di rialzare isentimenti morali del dovere e dell'abnegazionein pro della generalit, credono di consacrare,con l'autorit superiore religiosa, il loroottimismo egualitario e trascendentale.Del resto, appena qualche passo isolato oqualche ampollosit e vibratezza di linguaggiodovuti al carattere polemico degli scritti deisanti padri od alla eccezionale gravit storicadei vizi da essa flagellati, porsero pretesto a pervertire le idee sociali dei medesimi. Unarigorosa ermeneutica storica ha oggi dimostratola perfetta colleganza di dottrine che essimantengono con le fonti del Vangelo e conquelle posteriori della scolastica, la quale, anzi,non fece che ridurre a formula rigorosa ladottrina dei santi padri stessi (Funk,Hergenrother, Freppel, Duchesne, Joly,Benigni, Ballerini, Semeria).

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    CAPITOLO IV.Il socialismo nella cultura moderna

    I. La preparazione del socialismo teorico-moderno (4)

    l. Fattore latente e pressoch universale, di preparazione al moderno socialismo, fu ilrinascimentodella cultura classica di Grecia eRoma, destatosi gi in Italia nell'ultimo secolodel medioevo, diffuso e prevalso in tuttaEuropa nel secolo XVI.Cominciato sotto la veste di sempliceimitazione delle forme letterarie delclassicismo, compatibili con lo spirito dellaletteratura cristiana medioevale, in breve,trapassando alla sostanza delle idee, cel una profonda rivoluzione degli spiriti contro tuttigli ideali cristiani.- Nelriguardo della religione, gradualmente sostitu al culto di Dio quello dell'uomo(umanesimo), dapprima congiungendocredenze cristiane e pagane, di poi insinuandoil razionalismo e talora riuscendo alloscetticismo ateo.- Nelrispetto filosofico, di fronte al giustorealismo di Aristotele cristianeggiato dallascolastica, sollev l'idealismo orientale con ineoperipatetici (di Padova) e con gliaccademici platonici.- Nelrispetto sociale-politico, le teoriecristiane, fondate sui doveri dei governati e deigovernanti e quindi sulla libert, soppiant conquelle pagane fondate sui diritti sconfinati esull'arbitrio dello Stato e dei prncipi, e quindisulla servit.

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    - Nel termine ultimo era un moto d'idee chetendeva a preferire la civilt pagana allaeccellenza ed agli inestimabili benefici dellacivilt cristianae a ricondurre questa a quellacon immenso regresso.Il classicismo pagano si trasfuse nel sentire enelle istituzioni dei popoli e degli Stati:- col costume paganeggiante, donde il lussosfacciato nell'aristocrazia e nelle corti e lasmania dei godimenti materiali in tutti;- col dispregio del lavoro e con l'oblio deidoveri della propriet, donde l'arresto dellasecolare opera di abolizione della servit dellagleba in Europa, l'introduzione di novellaschiavit nelle colonie extra-continentali(portoghesi, spagnole, olandesi, ecc.);- con l'assolutismo principescoerettosi sullereliquie delle autonomie comunali, il qualedivinizzava lo Stato nella sua onnipotenza panteistica e asserviva sotto di s la Chiesa, leclassi sociali e la libert personale.

    2. Duplice rivolgimentod'idee e di pratichesociali il quale dall'Italia si estese a tutte lenazioni cattoliche, di cui composequasil'eresia latente, che form il fondamento a cuisi sovrappose poi il protestantesimo delle razzegermaniche e che perdur quattro secoli, fino aid nostri, nel fondo della civilt europea,informando di s lo spirito delle vecchie e pervertite monarchie come delle nuove e falsedemocrazie.L'umanesimo o classicismo che aveva presonella lotta contro la cultura cristiana delmedioevo come simboli: Platone, il filosofoidealista socialmente radicale, contro Aristotele positivo e civilmente temperato;Tito Livio, lo

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    storico magnificatore dell'oltrepotenza politicadi Roma, contro la cristiana democrazia; e ilegisti o romanistidella scuola detta dei culticontro il giure canonico, e che aveva addensatosui popoli tante ingiustizie e oppressure, preparava universalmente la via alle dottrinesocialistiche.Suo prodotto caratteristico furono iromanzi socialistici, ossia la descrizione di societ eStati immaginari, ordinati a sistemacomunistico, sulle tracce (pi o meno fedeli)delle Leggie della Repubblicadi Platone; prototipol'Utopia(societ che non esiste inalcun luogo) di Tommaso Moro, cancelliered'Inghilterra (1516), che prende le mosseappunto della Repubblica di Platone. Dietro adesso il Doni, I Mondi(1552); FrancescoBacone, La Nuova Atlantide; Hall, L'AltroMondo; T. Campanella, La Citt del Sole(scritta 1607); Harrington, L'Oceana(1656);Telesio, De Rerum Natura; Giordano Bruno, Lo spaccio della bestia trionfante, ecc. Di taliromanzi, i due massimi rimangono sempre:quello di Tommaso Moro (che fu tuttavoltamartire della fede cattolica sotto Arrigo VIII), ilquale dal comunismo, ristretto ai beni, salva lafamiglia; e l'altro dell'ex frate Campanella, panteista grossolano, che tutto sacrifica allacomunione sociale deificata, sotto un regime pseudo-teocratico.Ma tali scritti non sono ancora sistemi teoreticidi socialismo, perch, secondo la mente deglistessi loro autori, non erano dottrine destinatead essere tradotte in riforme pratiche sociali;ma piuttosto proteste contro le ingiustiziee lacorruzione dei tempi in cui l'assolutismo non permetteva libera parola quasi a significare che

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    il disordine ormai non ammetteva che rimediradicali; ovvero erano espressione dellosconvolgimento generale delle idee sociali e delsentimento pubblico cui partecipavano quegliautori stessi. In ogni modo questeutopie,contribuendo a turbare il concetto di un ordine provvidenziale e del suo legittimo perfezionamento, furono le antesignane delledottrine socialistichepropriamente dette dalsecolo XVI fino al romanzo di Bellamy(Guardando indietro, 1877) di questi ultimianni.

    II. Lo sviluppo del socialismo teoretico-moderno

    1517-1800

    Le teorie socialistichepreparatedall'umanesimo, col duplice caratterespeculativo e pratico, si svolgono nei secoliXVI, XVII, XVIII, attraverso le rivoluzioni germanica, inglese e francese, come tre attidello stesso dramma, anche nel rispetto delmovimento socialistico.

    PRIMO MOMENTO. - La rivoluzione germanica del secolo XVI .I. A generare le nuove dottrine e lecorrispondenti commozioni socialistiche inGermania contribuirono: nell'ordine delle idee,accanto alle influenze umanistiche (quividiffuse dalle universit tedesche, specialmenteda quella di Erfurt) le tradizioni ancor vivedelle dottrine religiose-sociali di Huss e, infine,la cosiddetta riforma religiosa di Lutero (1517)che racchiude nei suoi principi il germe di unarivoluzione sociale.

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    Questi introduceva nel dominio della religione,come principio fondamentale, illibero esame,cio il predominio della ragione sull'autoritstessa del dogma, dichiarando che ogni fedele interprete infallibile della verit rivelata. Conci egli, non solo elevava a principio ilrazionalismosuperiore alla fede, ma, atterrandocos l'autorit della Chiesa (anche nelle dottrineche hanno attinenza con l'ordine sociale, p. es.sull'origine del potere, sulla libert personale,sulla legittimit della propriet, ecc.),consacraval'individualismo egualitario, ciol'eguaglianza di tutti gli individui nella loroqualit di legislatori di se stessi. Di qui la proclivit ad altre dottrineindividualisticheedegualitarie, avvalorate vieppi dall'idealismo filosofico(specialmente germanico), che in breve incardin tutte le scienze morali-giuridiche sulla pura ragione individuale(Cartesio, Spinoza, Tomasio, Salmasio, ecc.).Ci nell'ordine ideale. Nell'ordine reale, vi concorsero, come fatticaratteristici del secolo XVI in Germania e nei paesi annessi (in specie in Olanda):- lacupidigia delle ricchezzee il corrispondenteinaridirsi dei sentimenti di carit e di giustizianelle classi superiori terriere, industriali,mercantesche; donde le usurpazioni violente, lefrodi sistematiche, le speculazioni sfrenate,l'oppressione dei poveri; di rispondenza- l'accentramento della propriet terrierael'analoga formazione delcapitalismomobile,seguito dalla diminuzione dei ceti mezzaniindustriali e campagnoli e dal diffondersi disofferenze profonde nelle moltitudini;- l'azioneiniqua delle leggi e della politica checonvalidano, con la forza dello Stato, le offese

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    del diritto: s'incamerano i beni ecclesiastici edelle opere pie a favore dei prncipi, deldemanio, della nobilt di corte, si spogliano lemoltitudini dei beni comunali, si rendonochiuse e privilegiate e talora si aboliscono lecorporazioni d'arti e mestieri, si favorisce lacostituzione di grandi compagnie industriali,coloniali e mercantili munite di monopoli, siriconosce e si perpetua il salariato con nuoveforme di servit forzata e di persecuzioni legalidelle masse popolari; soprattutto lo Statodiventa assolutistaaccentratorecon lasoppressione degli ultimi resti delle libert popolari e, sopra la coartata uguaglianza nellacomune servit politica, erige, con privilegiarbitrari, un'aristocrazia di corte ad orpello eschermo dell'assolutismo principesco. Era ilcesarismo antico risorto.

    2. In mezzo a questa societ spuntarono, quasi protesta, leconcezioni socialistiche.Lutero non fa professione esplicita di dottrinesocialistiche se non incidentalmente; ma certoche con le sue affermazioni filosofico-religiosevi pose tutti i germi e segn i vari indirizzi del socialismo che si svolse in tre secolifino a noi.In specie, come dicemmo, dette a questo unfondamentoteoreticoa giustificazionedell'eguaglianza individualisticae indic ilduplice ordine dimezzidi attuazione, nel primo periodo della sua propaganda, incoraggiando la guerra delle moltitudini contadinesche, nelsecondo, promovendo e sanzionando con la suaautorit l'arbitrio illimitato dei governi, mercla confisca delle propriet del clero e dei ribellia favore dei prncipi e dell'aristocrazia; dondela duplice spinta, nel rispetto dei mezzi, al

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    socialismorivoluzionario(anarchico) elegalitario(di Stato). Di lui pi radicali(democratico-anarchici) furono Zuinglio eCalvino; pi favorevole al socialismo di Stato,Melantone. Non mancarono per scrittori esplicitididottrine socialistiche in Germania i quali, conlibelli usciti e diffusi quasi tutti fra il 1520 e il1825, rappresentano la prima comparsa teoricadel socialismo in forma autonoma(monografica) nei tempi moderni. Tali, per esempio: il Franck, il vero comunista teoricodelle riforme, l'Eberlin von Giinzburg, Gasparevon Schwankenfeld, Karlstadt e TommasoMunzer, i quali tutti ebbero parte, spessosegnalatissima, nel moto socialistico dellemoltitudini di quel tempo, ad attestare cos ilnesso fra la teoria e l'azione pratica. Tutti siriannodano all'indirizzo del pensiero delWykliffe in Inghilterra (secolo XIV) e a quello pi recente di G. Huss in Boemia (secolo XV): prendono le mosse del contestare lalegittimitdei beni ecclesiastici, per la indegnit deiministri dell'altare, quelli dichiarando dispettanza comune; proseguono adosteggiareogni propriet privata, in nome delleingiustizie dei loro possessori, e finiscono col proclamare il comunismo sotto tutte le forme(anche della famiglia), col motto del Munzer:omnia simul communia; comunismo, per,volto soprattutto alla terra e perci con carattere prevalentemente economico-rurale.

    3. Ne segu il movimento pratico. Un primo e pi moderato della guerra dei contadini(1525)con i loro famosi XII articoli(programmasimile alla dichiarazione dei diritti dell'uomo

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    nella rivoluzione francese), in cui giusti reclamisi mescolavano ad intemperanti pretese sottol'ispirazione di falsi principi. Contemporaneoun secondo movimento rivoluzionario, propriamente comunistico, quello - deglianabattisti - capo Tommaso Munzer, dittatore aMulhausen - estendendosi dalla Westfalia allaFranconia, Svevia, Palatinato, e poi nellaSvizzera (Cantone di Zurigo): di l, conGiovanni Bockelson di Leyda, insieme conMathias, risale in Olanda, quivi ponendo ilcentro dell'ordinamento comunistico e ilBockelson proclamandosi profeta e re di Sion, per propagarsi, infine, con Hutten, l'amico econsigliere di Lutero, e con Scharding, inMoravia e nella Germania orientale.La rivoluzione fu finalmente sconfitta erepressa, dai prncipi incoraggiati da Luterostesso e favoriti dall'imperatore, dopo nove anni(1525-1534) di devastazioni e col sacrificio dicentomila uomini.Il nesso fra le dottrine di Lutero e dei libellisti,con questo rivolgimento pratico, furiconosciuto anche allora da Erasmo diRotterdam: Voi avete fatto l'eguaglianzainnanzi al cielo(egli diceva a Lutero),costoro s'incaricano di farla innanzi alla terra.Il socialismo germanico prevalso in questomomento , pertanto, nei suoi caratteri: popolareper eccellenza (reazione contro gliabusi dei prncipi e delle classi superiori) e, nelsuo spirito, dottrinale,individualistico-egualitariocon tendenzeanarchiche, sottoveste di pseudomisticismo. Era la prima protesta control'assolutismo politico el'egoismo socialedel rinascimento pagano,svolto e tradotto in atto dalla riforma luterana.

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    SECONDO MOMENTO. - La rivoluzioneinglese del secolo XVII.I. In nessun altro paese del mondo losconvolgimento degli ordini pubblici fu cos profondo, sistematico e protratto, quanto nellaGran Bretagna, durando circatre secolieavendo il suo culmine nel secolo XVII.E' un moto che proviene dall'alto, cio dal tronopartecipandovi l'aristocrazia,estendendosi alla borghesia, sacrificando il popolo. Ha per triplice carattere:- esso dapprimareligioso, con lo scisma diArrigo VIII (1509-1547), con la costituzionedella Chiesa di Stato d'Inghilterra sottoElisabetta (1564), e con la moltiplicazione dellesette dissidenti (non conformiste) sotto Carlo I;- poi politico, con gli attentati delle libert personali e politiche e con la tendenzairrefrenata all'assolutismo, da parte deiregnanti, in specie di Arrigo VIII, d'Elisabetta edi Giacomo I (fra il 1559 e il 1625), da partedel parlamento (specie dal 164) e, dopol'anarchiafinita con la decapitazione di Carlo Ie la proclamazione della repubblica (1649), da parte delladittaturadi O. Cromwell (1658),fino all'insediamento di Guglielmo d'Orange(1689);- finalmente fueconomico-sociale, conl'instaurazione della grande propriet terrierain mano dei lords anglicani e di quellacapitalistica merc privilegi commerciali ebancarialla borghesia, col discioglimento econfisca patrimoniale delle gilde artigiane: conla dispersione della classe colonica dei piccoli proprietari (copyholders, tenants);

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    generando cos il proletariatoe con esso il pauperismo.Tutto ci con immenso danno delle moltitudinie delle classi mezzane d'Inghilterra, pi diScozia e del Gallese, peggio dell'Irlanda; quivicon quella flagrante spoliazione in massa ditutti i proprietari cattolici, con i macelli delCromwell e con la legislazione oppressivasvoltasi sistematicamente per 80 anni, dagli atti(1695, 1700-1) di Guglielmo d'Orange e dalleleggi penali della regina Anna (m. 1714), finoalla prima loro attenuazione (1788); la qualelegislazione fu giudicata da Burke il piimmane monumento d'iniquit che sia statoescogitato dalla calcolata perversit umana per la degradazione di un popolo.

    2. Cos l'ordine dei fatti addensava ingentemateria per il socialismo inglese moderno. Maesso, alla sua volta, era figliodell'ordine delleideedottrinali. In nessun altro luogo fu cos profonda l'influenza Classica greco-romana.Accoppiandol'individualismoinglese conl'imperialismodi Roma, dal suppostoisolamento selvaggio degl'individui in perennelotta fra loro, si ritrasse la pretesagiustificazione dellaonnipotenza politica; e cigiusta l'ipotesi che gli uomini, atterriti dalleconseguenze della irrefrenata forza individuale,avessero, con un patto reciproco, eretto sopradi s la sovranit, trasferendo ad essa illimitati poteri per introdurre l'ordine sociale, merc laforza materiale dello Stato; questa stessa,intrecciata col potere religioso, che dovunque lariforma protestante aveva posto nelle mani del principe, come nell'anticodivus imperator .

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    Tutti gli scrittori di quei tempi in Inghilterra,specie l'Hobbes ( De cive, Leviathan),inneggiano all'assolutismo di Stato, contendenza affatto opposta alle tradizioni dilibert dell'Inghilterra e di tutto il medioevo;tendenza aggravata (sull'esempio di Bacone)dal disprezzo delle dottrine (oggi si direbbero politico-liberali o meglio democratiche) dellascolastica, nonch dallo scetticismopaganodella nuova aristocrazia anglicana edall'utilitarismoo superstizioso o incredulodella nuova borghesia puritana.

    3. Sotto questa violenta oppressione di fattogiustificata dalla scienza, siccome lecommozioni socialistiche non poterono col prorompere, cos le dottrine si mascheraronosotto forma di sette religiose individualistiche,contrarie alla Chiesa e allo Stato anglicano fusiinsieme. Tali i presbiteriani(calvinisti diScozia, G. Knox, 1557) che condannavano ognigerarchia, rendendo assoluta l'autorit di ogni pastore; i puritanie gl'indipendenti(1580,Brown) che si affidavano alla sola ispirazioneindividuale, rigettando il clero; iquaccheri(G.Fox, 1649; Penk 1718) che ostentavanofratellanza egualitaria disconoscendo le classi, pi tardi imetodisti(Wesley, 1729), ecc. Talidottrine, propugnando la massimaemancipazioneindividualein religionee lademocrazia radicalein politica, racchiudevanogermi di socialismo individualista, i quali,degenerando vieppi, si perpetuarono inInghilterra e si diffusero grandemente negliStati Uniti fino a tempi recenti, mantenendo presso gli anglo-sassoni prevalente carattere popolar