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WWW.DEMOCRATICA.COM n. 324 mercoledì 9 gennaio 2019 “Non si può pensare di risolvere la situazione di milioni di persone in movimento evitando lo sbarco di 40 persone” (Claudio Baglioni) Male l’occupazione, ma M5s gioisce Le ragioni del ricorso Pd contro la manovra LAVORO CONSULTA GIOVANNI BELFIORI A PAGINA 3 STEFANO CECCANTI A PAGINA 3 LISA NOJA A PAGINA 6 Il governo mente, zero aumenti per i disabili LEGGE DI BILANCIO PAGINA 4 È solo Immigrati L’Europa trova l’accordo sui migranti di Sea Watch e Sea Eye. E Salvini s’infuria con Conte: è crisi istituzionale Pd: “È l’ennesima brutta figura del governo italiano” C on l’indizione della manifestazione nazionale del 9 febbraio, Cgil Cisl e Uil hanno compiuto un rilevantissimo passo politico. Siamo davanti ad un passaggio importante della legislatura di cui non si può non cogliere la novità: per la prima volta i sindacati scendono in piazza contro quel governo gialloverde che pure molti suoi iscritti hanno sostenuto votando per il M5s o la Lega. PAGINA 2 La svolta dei sindacati: no ai gialloverdi L’EDITORIALE Mario Lavia CARLA ATTIANESE A PAGINA 4 “Più Europa, meno destra”. Intervista a David Sassoli IMMIGRAZIONE D opo quasi venti giorni di stallo, dunque, l’Unione europea è riu- scita a sbloccare la vicenda dei 49 migranti delle navi Sea Watch e Sea Eye con un accordo tra governi, che prevede un primo sbarco a Malta e la successiva redistribuzione tra 8 Stati membri (tra cui l’Italia, che ne accoglierà una quindi- cina). MILLE NO ALLA MANOVRA DELLE TASSE E DELLE BUGIE 12 Gennaio

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WWW.DEMOCRATICA.COM

n. 324mercoledì9 gennaio

2019

“Non si può pensare di risolvere la situazione di milioni di persone in movimento evitando lo sbarco di 40 persone” (Claudio Baglioni)

Male l’occupazione,ma M5s gioisce

Le ragioni del ricorso Pdcontro la manovra

LAVORO CONSULTA

GIOVANNI BELFIORI A PAGINA 3 STEFANO CECCANTI A PAGINA 3 LISA NOJA A PAGINA 6

Il governo mente, zero aumenti per i disabili

LEGGE DI BILANCIO

PAGINA 4

È solo

Immigrati L’Europa trova l’accordo sui migranti di Sea Watche Sea Eye. E Salvini s’infuria con Conte: è crisi istituzionale

Pd: “È l’ennesima brutta figura del governo italiano”

Con l’indizione della manifestazione nazionale del 9 febbraio, Cgil Cisl e Uil hanno compiuto un rilevantissimo

passo politico. Siamo davanti ad un passaggio importante della legislatura di cui non si può non cogliere la novità: per la prima volta i sindacati scendono in piazza contro quel governo gialloverde che pure molti suoi iscritti hanno sostenuto votando per il M5s o la Lega. PAGINA 2

“La svolta dei sindacati:no ai gialloverdi

L’EDITORIALE

Mario Lavia

CARLA ATTIANESE A PAGINA 4

“Più Europa, meno destra”. Intervista a David Sassoli

IMMIGRAZIONE

Dopo quasi venti giorni di stallo, dunque, l’Unione europea è riu-scita a sbloccare la vicenda dei 49

migranti delle navi Sea Watch e Sea Eye con un accordo tra governi, che prevede un primo sbarco a Malta e la successiva redistribuzione tra 8 Stati membri (tra cui l’Italia, che ne accoglierà una quindi-cina).

MILLE NO ALLA MANOVRA

DELLE TASSEE DELLE BUGIE

12 Gennaio

2 mercoledì 9 gennaio 2019

Tutti a Roma il 9 febbraio.Finalmente si muove il sindacato

Scenderanno in piazza per prote-stare. Contro il governo. Contro la manovra di bilancio appena vara-ta. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, hanno annunciato una manifestazione nazionale per il 9 febbraio a Roma.

Ad andare in scena ci sarà il consueto refrain: bandiere, fischietti e cartelli. La novità è la compattezza dei sindacati che per la prima volta protesteranno in modo così netto contro il governo gialloverde.

C’è da dire che fino adesso i sindacati erano apparsi poco incisivi nella dialettica pubblica col governo e che la scelta di presentarsi a Roma per far sentire chiaramente la propria voce è un cambio di passo importante.

La legge di bilancio “appena approvata - sottolineano i sindacati confederali - ha lascia-to irrisolte molte questioni fondamentali per lo sviluppo del Paese, a partire dai temi del lavoro, delle pensioni, del fisco, degli investi-menti per le infrastrutture, delle politiche per i giovani, per le donne e per il Mezzogiorno. Temi sui quali Cgil, Cisl e Uil hanno avanzato indicazioni e proposte credibili e realizzabili

che non hanno trovato riscontro nella legge di stabilità avanzata dal Governo”.

Cgil, Cisl, Uil “valutano - sottolinea una nota - positivamente il percorso di mobili-tazione svoltosi negli scorsi mesi a sostegno della piattaforma unitaria”. “Il consenso del-le decine di migliaia di lavoratori, pensionati e giovani alle proposte di Cgil, Cisl, Uil, emer-so in occasione delle centinaia di assemblee organizzate su tutto il territorio nazionale, è stato pressoché unanime e ha rappresentato un primo importante momento di confronto e discussione delle proposte sindacali con i la-voratori e i pensionati italiani sul documento consegnato nello scorso mese di dicembre al presidente del Consiglio che si era impegnato a dare continuità al confronto, mai avvenuto, su alcuni capitoli indicati dal sindacato”.

Insomma il percorso di dialogo intrapreso va bene, ma le risposte date non sono soddi-sfacenti. E andare in piazza serve per chiede-re conto delle cose che devono essere fatte.

La manovra continua a restare lontana dalle esigenze dei lavoratori dipendenti e dei pensionati: quota 100, flat tax, reddito di cit-tadinanza, per citare i capitoli più importanti a cui si aggiunge il no al taglio dei contributi Inail pensati dal governo per alleggerire il co-sto del lavoro, vanno per Cgil, Cisl e Uil, asso-

lutamente ripensati.“Nel testo approvato da Palazzo Madama

– avevano sottoscritto Cgil, Cisl e Uil in una nota - non c’è il minimo sforzo per intercet-tare le urgenti e profonde necessità espresse dai territori, dal lavoro, dalle categorie più deboli. Di fronte alle enormi difficoltà dei la-voratori, dei pensionati, dei disoccupati, dei giovani, si risponde con la logica assurda e incoerente delle spese correnti e dei tagli al capitale produttivo. Le risorse per gli investi-menti, già limitate, sono drasticamente ridot-te, bloccando così gli interventi in infrastrut-ture materiali e sociali (a partire da sanità e istruzione) necessaria leva per la creazione di lavoro, la crescita e la coesione sociale ter-ritoriale. Si fa cassa con il taglio dell’adegua-mento all’inflazione per le pensioni sopra i 1522 euro lordi al mese, il blocco delle as-sunzioni nella PA fino a novembre e le risor-se - insufficienti - per il rinnovo dei contratti pubblici”.

Insomma i sindacati così intendono torna-no a sollecitare un confronto, disatteso dal governo, nonostante le garanzie fornite dal-lo stesso premier Giuseppe Conte. E’ ora di farsi sentire. Per dire finalmente No ad una “manovra del popolo” miope che non aiuta i deboli.

Sindacati

Maddalena Carlino CONDIVIDI SU

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Manifestazione nazionale contro la legge di bilancio e le politiche del governo Conte

La svolta di Cgil Cisl Uil: no ai gialloverdi

Viene dunque ribadita l’autonomia dei sindacati che protestano giusta-mente contro il merito di una pessi-ma legge di bilancio, una legge che

nega in radice la possibilità della ripresa e dello sviluppo e che ancora una volta, di rif-fa o di raffa, mette le mani nelle tasche degli italiani, promettendo cose che non si realizze-ranno mai e che creeranno nuovi problemi. Cgil Cisl e Uil, dopo mesi di prudenza atten-dendo invano soluzioni positive per lavorato-ri e pensionati, ha infine valutato che le ricet-

te dei grillini e dei leghisti vanno combattute iniziando con una imponente dimostrazione di massa quale sarà la manifestazione roma-na del 9 febbraio. Forse si poteva fare prima che la legge fosse approvata, ma certamente non è un rito. E’ una scelta in grado di unifi-care i tanti malesseri che serpeggiano per il Paese, di fornire una risposta di battaglia al grande malessere italiano neppure scalfito dal governo pentaleghista.

E’ chiaro che è anche l’occasione per tanti elettori grillini e salviniani che si riconosco-no nel sindacato di fare i conti con una situa-zione nuova. E per la Cgil, in particolare, di ragionare su un nuovo schema riformatore, abbandonando polemiche superate e guar-

dando in faccia una realtà sociale che sta mostrando evidenti segni di peggioramento: l’Istat è tornata a certificare un aumento del-la disoccupazione, le aziende sono preoccu-patissime, i salari e le pensioni non crescono, le disuguaglianze aumentano. L’Italia non ce la fa e anzi rischia seriamente di andare in recessione. Non sarà solo colpa di Conte, ma certo Conte è tutt’altro che un toccasana.

Ecco perché quella del 9 febbraio non sarà solo una grande manifestazione di protesta. Ma l’avvio di un percorso nuovo, di lotta e di proposta, per fermare questo governo anti-popolare e riprendere un discorso di giustizia e riforme. Cgil Cisl e Uil hanno battuto un col-po, e forte.

Mario LaviaSegue dalla prima

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3 mercoledì 9 gennaio 2019

Si può gioire per uno zero? Si può brindare per un Paese immobile e senza crescita? I 5 stelle lo fan-no, indossando, ancora una vol-ta, uno degli abiti più logori e ve-tusti della cattiva politica: quello

di piegare i numeri alla propaganda. Oggi sono usciti i dati Istat, e il nostro istituto di statistica - indipendente e quindi credibile - non è che abbia diffuso numeri da far sal-tare dalla gioia: la fotografia è quella di una economia stagnante, un’occupazione fer-ma, con tante persone inattive che non han-no più voglia nemmeno di cercare lavoro.

Il tasso di occupazione è fermo al 58,6%, diminuiscono i dipendenti permanenti (-68 mila), l’unica cosa positiva è un leggero calo della disoccupazione ma diventa subito ne-gativa se si pensa che è aumentato il tasso di inattività (al 34,3%). Sono numeri da fe-steggiare?

Tutt’altro, secondo i sindacati dei lavo-ratori. Per Ivana Veronese, segretario con-federale della Uil, siamo «in una situazione sostanzialmente statica e criticamente sta-zionaria», con gli indicatori Istat che mo-strano «una crescita delle unità di lavoro pari allo ‘zero’ rispetto ad ottobre, un pre-

occupante immobilismo del lavoro subordi-nato e una flessione dell’occupazione fem-minile».

Aggiungiamo che ulteriori segnali di de-bolezza del mercato del lavoro sono messi in rilievo dall’Ufficio studi di Confcommer-cio che, proprio a partire dai dati Istat, cal-cola che nel periodo da maggio a novembre c’è stato un calo occupazionale superiore alle 100 mila unità.

«In linea con un quadro congiunturale in evidente stagnazione, il mercato del lavoro conferma diversi segnali di debolezza - si legge in una nota - le forze di lavoro han-no smesso di crescere e la stessa riduzione, nel mese di novembre, dei disoccupati tra le fasce più giovani deriva, più che da un inse-rimento nel mondo del lavoro, da un’uscita verso l’inattività».

Insomma, se ci sono meno disoccupati è perché queste persone hanno perfino perso la speranza di trovare lavoro e non lo cerca-no più. Il segretario generale aggiunto del-la Cisl, Luigi Sbarra, parla di dati Istat che «consolidano le forti preoccupazioni in me-rito a una stagnazione economica che colpi-sce soprattutto le fasce più deboli e sconta la scarsa qualità legislativa di questi mesi».

Scarsa qualità legislativa: cioè il decreto dignità, così fortemente voluto da Di Maio, ha prodotto meno lavoro, non più occupa-ti. È il giudizio anche di Confesercenti che

ritiene che il governo non abbia «messo in campo misure adeguate per la crescita, ne-cessarie per far ripartire il lavoro, le impre-se, l’economia tutta». Anzi, come osserva ancora Veronese della Uil, la «ripresa del lavoro autonomo avviene perché è “proba-bilmente utilizzato come ‘sostituto’ del lavo-ro a termine a seguito dell’entrata a regime delle nuove regole introdotte dal Decreto Dignità».

Chiara Gribaudo, vice presidente dei de-putati Pd e in passato responsabile Lavoro del Pd, sottolinea come «ormai i 5 stelle ab-biano preso il vizio di festeggiare sul nulla, dai balconi alle discoteche”, tuttavia è più che mai “imbarazzante leggere anche oggi dichiarazioni di giubilo per i dati Istat».

Gribaudo spiega, infatti, che i dati «con-fermano una tremenda stagnazione del mercato del lavoro italiano e dimostrano che il decreto Dignità sta producendo effet-ti sul tempo indeterminato solo nel breve periodo. Un rimbalzo tecnico, che sta già lasciando il posto ad un turn over fuori con-trollo e al sommerso: per incassare il reddito di cittadinanza, infatti, conviene lavorare in nero e non dichiarare mai niente. Le regole assurde del decreto Dignità contribuiscono a questa stortura».

C’è un altro aspetto delle misure giallo-verdi che Gribaudo denuncia: «I 5 Stelle si vantano di aver reinserito la cassa integra-zione per cessazione di attività, ma è come vantarsi di togliere ogni responsabilità a chi distrugge posti di lavoro. Forse pensano ai 25mila lavoratori a rischio nel settore delle costruzioni a causa del blocco delle grandi opere, come ha denunciato il sindacato de-gli edili, e se ne fregano delle centinaia di migliaia di occupati che si potrebbero cre-are se il ministro Toninelli uscisse dal suo personale tunnel in cui costi e benefici gli si incrociano davanti agli occhi, e facesse ri-partire i 400 cantieri per i quali abbiamo la-sciato decine di miliardi di investimenti. Ma del Paese reale - conclude Chiara Gribaudo - a M5s non frega niente, conta solo la loro propaganda social».

Istat, è stagnazione.Ma i Cinque Stelle gioiscono lo stesso

Occupazione

Giovanni Belfiori CONDIVIDI SU

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E l’ufficio studi di Confcommercio calcola che da maggio a novembre ci sia stato un calo occupazionale di 100mila unità

4 mercoledì 9 gennaio 2019

“La ricetta è una sola:più Europa, meno destra”

Dopo quasi venti giorni di stallo, l’Unione europea è ri-uscita a sbloccare la vicenda dei 49 migranti delle navi Sea Watch e Sea Eye con un accordo tra governi che pre-

vede un primo sbarco a Malta e la succes-siva redistribuzione tra otto stati membri, tra cui l’Italia, che ne accoglierà una quin-dicina.

Un risultato ottenuto dall’UE grazie ad un’opera di moral suasion. Niente di più perché l’Europa non ha gli strumenti per potere intervenire. Lo ha detto chiaramen-te il Commissario UE per l’Immigrazione Dimitris Avramopulous: “la Commissione può fare poco di fronte ad una questione di competenza nazionale che i governi sovra-ni e sovranisti non sanno e non vogliono affrontare”.

L’operazione umanitaria ha prodotto co-munque una spaccatura all’interno del Go-verno italiano. Se Conte ha accettato l’in-tesa raggiunta, Salvini ha parlato di “una decisione senza senso” e di “cedimento alle minacce dell’Europa e delle ong”.

Ma cosa ci insegna il “caso Malta”? Ne parliamo con David Sassoli, Vice Presiden-te del Parlamento europeo.

Sassoli, la situazione finalmente si è risolta. Si può parlare di una svolta nell’impegno europeo sull’immigrazione?Purtroppo ancora no, perché l’Europa non ha le competenze per affrontare una sfida globale così decisiva. Servono poteri che l’Europa attualmente non ha, a causa della posizione dei governi di destra che punta-no alla disgregazione dell’Unione e hanno

interesse a strumentalizzare i temi della si-curezza per fini elettorali.

Dunque cosa serve?Che il Consiglio europeo approvi la propo-sta di riforma del Regolamento di Dublino, già approvato dal Parlamento europeo. Per molti paesi, fra cui l’Italia, sarebbe una svolta, perché si prevede l’obbligatorietà della redistribuzione e si cancella il prin-cipio del porto di primo approdo. Il Gover-no italiano ha purtroppo disatteso queste aspettative non sostenendo la riforma in sede di Consiglio. Con la leadership di Sal-vini, il Governo non fa gli interessi dell’I-talia.

La reazione di Salvini sembra quasi di irritazione per un’Europa che finalmente decide. È così?È evidente che più l’Europa dimostra una sua capacità di decisione e più si indeboli-sce il messaggio di Salvini.

Può essere questa la chiave per ribaltare i risultati delle prossime elezioni europee, per molti già scritto?Per cambiare l’Europa ci vuole più Europa e meno destra, perché i sovranisti puntano in realtà a distruggerla. Quanto al risultato, inviterei alla prudenza. Le forze europei-ste e democratiche sono più vive che mai. L’opinione pubblica capisce bene i pericoli e sono sicuro che vi saranno sorprese.

Non pecca forse di ottimismo?Guardi, l’Europa è l’assicurazione sulla vita di molti Paesi. Da soli non andiamo da nessuna parte e soprattutto non siamo in grado di affrontare nessuna sfida globale. Tutto questo, chi studia, lavora o fa impre-sa lo capisce molto bene. Ce lo insegna la Brexit: l’Europa va cambiata ma non di-strutta.

Immigrazione

Carla Attianese CONDIVIDI SU

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“La competenza sull’immigrazione deve essere europea”

I 49 migranti sbarcano a Malta. E Salvini, isolato, perde la testa

Tutti i migranti a bordo di Sea Watch 3 e Sea Eye “vengono sbarcati in questo momento”, a Malta. Con queste parole, il

commissario europeo alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, ha decretato lo sblocco della vicenda dei 49 migranti tenuti in mare aperto per ben 19 gior-ni. La via d’uscita è stata trovata grazie all’accordo trovato in sede europea per la distribuzione dei migranti tra vari pa-esi, tra cui l’Italia, che ne accoglierà una quindicina. L’intesa è stata annunciato in mattinata dal premier maltese Joseph Muscat, che ha ringraziato Jean-Claude Juncker, Dimitris Avramopoulos e Mar-tin Selmayr “per l’importante aiuto nel trovare una soluzione per Sea Watch 3 e per il trasferimento dei migranti salvati da Malta”.

Una buona notizia dunque, che sem-brerebbe aprire la strada alla tanto agognata ripartizione dei rifugiati tra i vari paesi membri, e che potrebbe con-figurare, finalmente, una soluzione a un problema che finora ha riguardato so-prattutto i paesi di primo approdo.

Per questo appare quanto meno sin-golare la reazione del ministro Salvini, che anziché plaudire a una soluzione da lui stesso più volte evocata (salvo poi ostacolarla in sede Ue), attacca, tan-to per cambiare, l’Unione europea, af-fermando, in piena estasi sovranista, che “mentre col premier e col ministro dell’Interno polacco parliamo di prote-zione delle frontiere esterne dell’Euro-pa e di sicurezza, leggo che a Bruxelles fanno finta di non capire e agevolano il lavoro di scafisti e Ong. Sono e rimarrò assolutamente contrario a nuovi arrivi in Italia”.

Aggiungendo, in pieno stile machi-sta: “Continuo a lavorare per espellere i troppi clandestini già presenti sul no-stro territorio. Cedere alle pressioni e alle minacce dell’Europa e delle Ong è un segnale di debolezza che gli italiani non meritano”. Parole che stridono con l’atteggiamento più prudente e “apertu-rista” del premier Conte. Salvini a que-sto riguardo ha detto: “Non si può pri-ma dire e fare le cose e poi riunirsi per discutere. Nel governo bisogna parlare prima. Io non autorizzo niente”. E con-clude invocando “un vertice di governo per un immediato chiarimento”. Una reazione, quella di Salvini, che a voler pensar male più che dal caso specifico (si parla di poche diecine di persone, tra cui tre bambini piccoli) pare detta-ta dall’irritazione per un’Europa che fi-nalmente sembra svolgere il suo ruolo, aprendo a una soluzione condivisa su uno dei temi più controversi di questo scorcio di millennio.

Stefano Cagelli CONDIVIDI SU

Intervista a David Sassoli

5 mercoledì 9 gennaio 2019

Tutte le anomalie costituzionali nell’approvazione della manovra

Oggi la Corte si riunisce per de-cidere sull’ammissibilità del conflitto presentato dal Pd sul-le modalità di approvazione della legge di bilancio.

Un rimedio estremo. Che capisce bene solo chi ha presente il male estremo ed eccezionale che si è verificato in questo passaggio su iniziativa del Gover-no ma soprattutto a causa della sudditanza delle Presidenze di Assemblea, in particolare quella del Senato.

Le anomalie mai verificatesi prima (ripeto: mai verificatesi prima, non c’è nessuna con-tinuità su questo) sono state puntualmente

ricostruite da Enrico Morando come segue:1 - il Parlamento, con la Risoluzione sulla

Nota di aggiornamento al Def, ha fissato sal-di poi travolti dal testo definitivo; nel merito è stato anche un bene, ma la maggioranza ha così travolto i poteri delle Camere;

2 - il governo non ha presentato in Com-missione Bilancio nessuno degli emenda-menti importanti che ha poi inserito in Aula nel testo del maxiemendamento per la fidu-cia, mentre dai primi anni 2000 vi si atteneva scrupolosamente;

3 - la Commissione bilancio non ha inciso su nulla di decisivo, nonostante il suo ruolo garantito dall’articolo 72 della Costituzione;

4 - il Governo ha presentato un testo che nessuno dei senatori ha mai potuto davvero leggere; persino quando è arrivato alla Ca-mera, qualche giorno dopo, neanche l’Uffi-

cio Parlamentare di Bilancio poteva rendere edotti i deputati sull’insieme degli effetti del testo, ma solo sulla parte che recepiva l’ac-cordo con l’Unione europea.

Proprio perché le anomalie sono gravi e documentate ci sembra legittimo auspicare che la Corte, nei modi che essa riterrà oppor-tuni e nel rispetto che si deve comunque alle sue decisioni, dia una risposta alle nostre le-gittime aspettative di evitare che esse si ripe-tano.

Non per noi come parte politica, ma per il rispetto che si deve al Parlamento e all’equi-librio tra Parlamento e Governo, tra maggio-ranza e gruppi di opposizione. Del resto, se non fossero gravi e documentate, non ci sa-rebbe stata l’importante e inedita critica nel discorso presidenziale di fine anno.

Riforme

Stefano Ceccanti CONDIVIDI SU

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Ci sembra legittimo che la Corte dia una risposta al ricorso presentato dai parlamentari Pd

Referendum, ci sarà il quorum al 25 percento

È in discussione in commissione Af-fari Costituzionali della alla Came-ra il progetto di legge del governo sull’introduzione del referendum

propositivo: e a sorpresa stamane la rela-trice Dadone (M5s) ha dato parere positi-vo all’emendamento di Stefano Ceccanti che fissa il quorum del 25 per cento (ossia gli elettori che votano Sì devono superare un quarto degli aventi diritto) sia al refe-rendum propositivo che a quello abroga-tivo.

Si tratta di una novità importante so-prattutto in relazione alla originaria pro-posta del M5s che prevedeva l’assenza di quorum. Emanuele Fiano (Pd) ha com-mentato: “Il quorum zero è morto. Vitto-

ria della nostra proposta”.Il ministro Riccardo Fraccaro si è co-

munque detto soddisfatto, anche perché l’obiettivo della maggioranza è raggiun-gere i due terzi, dato che si tratta duna legge costituzionale: per questo si è cer-cata, e trovata, una mediazione.

Ceccanti ha però osservato: “Bene il quorum, ma restano i nodi dei limiti di materia e dell’alternatività tra testo po-polare e parlamentare Il 25% che il mio emendamento inserisce sia per il referen-dum propositivo sia per quello abrogati-vo non è un quorum di partecipazione, è un quorum di approvazione: in altri ter-mini i Sì, oltre che essere superiori ai No, dovrebbero essere almeno 12.5 milioni dato che gli elettori sono 50 milioni.

Mi sembra un passaggio molto positi-vo, visto che in precedenza il quorum era zero”.

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6 mercoledì 9 gennaio 2019

Un’altra beffa della legge di bilancio

Il castello di carta del Reddito di cit-tadinanza comincia a cedere, e così, ancora prima che il decreto arrivi in Consiglio dei ministri, l’ennesi-ma zuffa tra Lega da un lato e M5S dall’altro scopppia sul caso dei fondi

ai disabili. Inizialmente previsti nel Rdc, con l’obiettivo di portare a 780 euro le pensio-ni di invalidità di chi vive attualmente sotto la soglia di povertà, oggi sembrano essere scomparsi. Un vuoto che ha fatto infuriare Salvini, che è arrivato a minacciare, nean-che troppo velatamente, di votare a favore del reddito di cittadinanza solo a patto se quei fondi saranno ripristinati. Dalle parti del governo e dei pentastellati si è subito corso ai ripari, per ora a parole, rassicuran-do e affermando che “l’inclusione dei disa-bili è stata decisa 4 mesi fa”. Quello che non si spiega, però, è come mai Salvini e Fontana si siano accorti solo ora, con l’anno nuovo, di un’evidenza – quella della mancanza di fondi destinati ai disabili nelle Legge di Bi-lancio -, da mesi denunciata dalla opposizio-ni, con in testa il Pd.

Disabili

Carla Attianese CONDIVIDI SU

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Il governo mente, zero aumenti per i disabili

A quanto pare, improvvisamente la Lega e il ministro per le Disa-bilità, Lorenzo Fontana, scoprono quello che era noto a chiunque

abbia un minimo di conoscenza dei dati che riguardano le persone con disabilità e sappia fare di conto. Nella legge di bilan-cio e nella bozza del provvedimento che dovrebbe attivare e istituire il reddito e la pensione di cittadinanza, e che dovrebbe essere licenziato nel prossimo Consiglio dei Ministri, non è previsto alcun aumen-to universale delle pensioni di invalidità a 780 euro.

Eppure, a fronte delle nostre richieste di chiarimenti, la maggioranza gialloverde nelle aule del Parlamento per settimane ha mentito, sostenendo che la manovra finan-ziaria assicurava l’aumento in questione.

Eppure, pochi giorni fa, nella lista del-le promesse realizzate, il Vicepremier Di Maio spuntava quell’aumento con un bel “fatto”.

Affermazioni smentite anzitutto dalle cifre stanziate, assolutamente insufficien-ti per incrementare il trattamento previ-denziale in questione. Difatti, tenuto conto dei dati INPS più recenti, per portare tutte le pensioni di invalidità dagli attuali 283 a 780 euro sarebbero necessari 6 miliar-di circa. Al netto delle somme destinate ai centri per l’impiego, il Fondo previsto dal-la legge di bilancio per il reddito di citta-dinanza e per le pensioni di cittadinanza ammonta a circa 6 miliardi di euro per l’anno 2019, 8 miliardi per il 2020 e 8,3 mi-

liardi dal 2021. Sarebbe stato sufficiente al Ministro Fontana svolgere un semplice calcolo per capire che l’adeguamento del-le pensioni di invalidità ripetutamente an-nunciato dal Governo non sarà realizzato. E ciò per la semplice ragione che l’opera-zione comporterebbe l’assorbimento tota-le del Fondo stanziato per il primo anno e dei 3/4 dello stesso Fondo per gli anni suc-cessivi. Ma non solo mancano le risorse che il Governo aveva garantito. La bozza del provvedimento attuativo rivela anche come la stessa pensione di cittadinanza sia destinata ai soli cittadini che abbiano più di 65 anni, che vivano soli o con un altro ultra65enne e che soddisfino una serie di requisiti reddituali e patrimoniali. Nessu-na menzione degli invalidi civili, dei ciechi civili, dei sordi, dei sordociechi più o meno gravi. Lo stesso vale per il reddito di citta-dinanza che è rivolto solo ai nuclei familia-ri che abbiano un ISEE pari a 9.360 euro. In questo caso, la disabilità rileva solo ai fini dei limiti patrimoniali, che sono lieve-mente innalzati nel caso in cui nel nucleo sia presente una persona con disabilità. Null’altro: di fatto, nell’erogazione del red-dito di cittadinanza, le famiglie composte da una o più persone con disabilità saran-no trattate come le altre, pur avendo una situazione di svantaggio economico e un rischio di impoverimento evidentemente molto peggiore.

Non basta. Dal calcolo del limite reddi-tuale di riferimento risulterebbero esclusi i trattamenti come l’indennità di accom-pagnamento o i contributi per la vita indi-pendente ma non le provvidenze come la pensione di invalidità. Questo significa che i nuclei familiari più bisognosi composti

anche da una o più persone con disabilità titolare di pensione di invalidità verrebbe-ro penalizzati rispetto a quelli dove non è presente una persona con disabilità.

Oggi Di Maio e il sottosegretario Duri-gon provano ad aggiustare il tiro, dichia-rando che 260 mila persone con disabilità avranno una pensione di invalidità più alta grazie all’introduzione del reddito di cittadinanza, perché sotto la soglia di po-vertà. Quindi, a ben vedere, si tratta di una ristretta platea di persone con disabilità in una condizione di povertà assoluta che otterranno, e sarebbe grave il contrario, semplicemente il trattamento riservato agli altri cittadini italiani cui è destinata la misura bandiera del M5S. Il governo ha dunque mentito quando ha dichiarato di aver aumentato le pensioni di invalidità. E continua a mentire oggi, facendo il gioco delle tre carte per coprire le proprie men-zogne con nuove bugie.

Non dire la verità è grave. Non dire la verità in politica è truffaldino. Non dire la verità in politica rispetto a questioni che riguardano le persone più bisogno-se è inumano. Ora, il governo provveda a correggere il tiro. Non basterà la solita operazione propagandistica, noi vigile-remo attentamente. E lo faranno anche associazioni come Fish che in un proprio comunicato, oltre ad aver stigmatizzato “le dannose modalità propagandistiche di comunicazione che impattano su persone spesso in stato di disagio o disperazione” ha formulato una serie di proposte di mo-difica del provvedimento che il Governo sta per licenziare. Vedremo se l’esecutivo sarà capace di ammettere il proprio errore e accoglierle.

Lisa Noja CONDIVIDI SU

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7 mercoledì 9 gennaio 2019

In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Giovanni Belfiori, Stefano Cagelli,Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace, Stefano Minnucci, Agnese Rapicetta

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