giorno della memoria 2015 progetto di: deportati · in occasione del “giorno della memoria” di...
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2015Giorno della Memoria
27 gennaio
DeportatiA partire dal settembre del 1943, a seguito dell’armistizio, dell’occupazione tedesca dell’Italia e della creazione della Repubblica di Salò, ha inizio il periodo più duro del quinquennio ‘40-‘45. Nel corso dei “seicento giorni”, che separano l’8 settembre dalla fine del conflitto, l’Italia è avvolta da una spirale di violenza del tutto nuova: con gli sbarchi alleati, la guerra è entrata in casa e con essa si radicalizza la lotta contro i civili, colpiti dai bombardamenti e, ancor più deliberatamente da parte nazista e fascista, da stragi e dalla deportazione nei campi di concentramento del Reich. I deportati, in particolare per motivi politici o razziali, sono stati diverse decine di migliaia. Ogni regione italiana è stata coinvolta, ogni provincia. Anche Verona e i comuni della sua provincia, hanno conosciuto la realtà della deportazione: sono stati quasi 600 gli arrestati, trasportati nei campi di concentramento, un terzo dei quali non ha fatto ritorno.
Créa, costituita nel 2008, promuovee valorizza il patrimonio storico del territorio. Le attività principali dell’associazione sono l’ideazionee la produzione di spettacoli teatrali,di materiale editoriale e laprogettazione di eventi culturali.
[email protected]/creacustoza.it
Comune diSommacampagnaAssessorato alla Cultura
Biblioteca Comunaledi Villafrancadi Verona
in collaborazione con:
Il Liceo Statale “Enrico Medi” è una delle principali realtà scolastiche del comprensorio del villafranchese. Nato negli anni ’70 con il solo indirizzo scientifico, ora comprende il liceo classico, scientifico (tradizionale e delle scienze applicate), linguistico e delle scienze umane.
L’I.P.S.A.R. - Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione - “Luigi Carnacina” di Bardolino e sede associata di Valeggio sul Mincio, è un Istituto Secondario Superiore indirizzato ai “Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera”.
Créa - Associazione Culturale di Custoza - www.creacustoza.it
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Sommacampagna/Valeggio sul Mincio/Villafranca
“Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”
Art. 1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimen-to dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la
Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono
opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili
eventi non possano mai più accadere.
Legge 20 luglio 2000, n. 211
Biblioteca Comunale “Mario Franzosi”Piazza Villafranchetta, 30
Nomi veri e nomi falsiLiceo Enrico MediVia Magenta
Io, deportatoMunicipio - Sala degli affreschiPiazza Carlo Alberto
Partire per non so dove
Villafranca di Verona Sommacampagna
Giovedì 22 gennaio 2015 / ore 09.00Incontro con lo scrittore e testimone
Vittore Bocchetta
Mercoledì 28 gennaio 2015 / ore 20.45Incontro con la scrittrice
Donatella Levi
Venerdì 30 gennaio 2015 / ore 20.45Incontro con il ricercatore
Roberto BonenteUomo che ancora oggi, all’età di novantaquattro anni, non ha perduto lo straordinario vigore di un tempo, Vittore Bocchetta è testimone vigile del suo Novecento, nel corso del quale ha varcato oceani e conosciuto la deportazione nei campi nazisti. Ribelle, antifascista, deportato, esule, artista…, come viene definito nel sottotitolo della biografia che gli è stata dedicata nel 2012, Bocchetta serba del lager un ricordo vivido.Dei giorni che vi ha trascorso, è la memoria della fame quella che, soprattutto, non riesce a cancellare. La fame e il pensie-ro continuo di come placarla. E quando, un giorno, trova ca-sualmente in un secchio di spazzatura un mucchietto di ossa, avanzi di gulasch, gli sembrerà di aver rinvenuto un tesoro. Così descrive quell’episodio: “Sono pezzi piccoli, ben puliti, con la parte interna spugnosa e tenera: una manna caduta dal cielo: mi lego gli estremi dei pantaloni alla caviglia con due pezzi di spago e li riempio con tutto quello che trovo. […]. È un capitale di baratto che mi durerà diversi giorni…”.
Vittore Bocchetta, nato a Sassari nel 1918, è scultore, pittore, scrittore, accademico ed esponente della Resistenza italiana. Trasferitosi a Verona, aderisce alla lotta antinazista ed è arrestato nel ‘43 e ‘44. Deportato nel Lager di Flossenbürg , fugge durante l’evacuazione del campo e rientra in Italia nel giugno 1945. Emigrato in Argentina nel ‘49, si trasferisce negli Stati Uniti un decennio più tardi, affiancando, alla sua attività di scultore e pittore, l’insegnamento universitario. Tornato in Italia sul finire degli anni Ottanta, si occupa di progetti letterari e artistici, donando alla città di Verona il monumento dedicato a don Chiot. Pubblica i volumi autobio-grafici, relativi agli anni della seconda guerra mondiale, Spettri scalzi della Bra (1986) e ’40-’45. Quinquennio infame (1995), e lo studio sul processo ai medici nazisti, Norimberga 1946 (2000). Dal 2001 si reca spesso in Germania, dove è stata fondata, in suo onore, l’associazione “Freundeskreis Vittore Bocchetta” che promuove la sua partecipazione a varie iniziative, in quanto testimone e vittima del periodo nazista.
La piccola Donatella, che nel 1943 ha compiuto quattro anni, è destinata a essere deportata in quanto ebrea. Riesce invece a sot-trarsi alla cattura e si nasconde con la famiglia nel Casentino e a Roma, dove vedrà la fine della guerra. Per salvarsi deve cambiare il proprio nome – i regimi oppressivi si nutrono per prima cosa di nomi – e adottarne uno falso, che non ne denunci l’origine ebrai-ca. Perdere cioè la propria identità per indossarne una posticcia e vuota.“Essere clandestini – scriverà - significa scappare, nascon-dersi, cambiare nome più volte, lasciare tante cose, sentite la paura addormentandosi di notte. Nemmeno il giorno rassicura. Anzi il giorno espone, con la sua luce, alla vista degli altri. Perché il desi-derio che si ha, quando si è clandestini, è quello di non essere visti né riconosciuti. [...]. La fuga sradica e porta tra sconosciuti, davan-ti ai quali non si parla volentieri, non si alzano gli occhi volentie-ri, ma non si può nemmeno stare in silenzio e tenere lo sguardo abbassato, perché è un gesto che potrebbe tradire l’inquietudine. Tornare, è riavere il nome vero, ma non crederci.
Donatella Levi, ha svolto per molti anni l’attività di psicoanalista. Si è oc-cupata di disturbi post-traumatici nei bambini attraverso il disegno. Ne-gli ultimi anni si è dedicata alla formazione degli operatori psichiatrici e scolastici. Ha pubblicato il romanzo autobiografico Vuole sapere il nome vero o il nome falso? (1996), ristampato nel 2012, in cui è riper-corsa l’infanzia durante la guerra e la persecuzione razziale, e il saggio “La psicoanalisi italiana e il caso clinico che non c’è”, apparso nel volume 1938. I bambini e le leggi razziali in Italia, a cura di Bruno Maida.
Nell’ultimo scorcio della seconda guerra mondiale anche gli italiani conobbero il fenomeno della deportazione nei campi di concentramento tedeschi.Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, a subire l’offesa della de-portazione attuata dai nazisti, con la complicità dei fascisti della Repubblica sociale, furono i militari del regio esercito, gli appar-tenenti alla comunità ebraica, deportati per l’appartenenza a una cultura o fede religiosa, le persone utilizzate come manodopera schiava nelle fabbriche tedesche e gli oppositori politici, perse-guitati per gli atti compiuti o anche solo per quanto i persecutori ritenevano potessero fare.Nell’ultimo decennio, la pubblicazione de Il libro della memoria, curato da Liliana Picciotto, e de Il libro dei deportati, compilato dal gruppo di lavoro diretto da Brunello Mantelli, ha permesso finalmente di dare una quantificazione del fenomeno e, soprat-tutto, di restituire i nomi di quanti, ebrei e politici, sono stati de-portati dall’Italia verso i campi di concentramento e i centri di sterminio nazisti.Diverse centinaia di loro sono stati deportati dal veronese e a essi – alla loro vicenda e all’evocazione di alcuni dei loro destini – è dedicata la conferenza in programma.
Roberto Bonente, ricercatore dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, da anni si dedica allo studio e alla ricostruzione della deportazione nazista dal veronese. Ha pubblicato “Il diario di Luigi Tosi” in Due veronesi nei Lager nazisti (1999), «Con-dannato a ricordare». Augusto Tebaldi a Soave: vita, Resistenza, deportazione (2006) e il recentissimo «Domani partiamo per non so dove». I deportati della Valpolicella nei campi di concentramento nazisti (2015). Ha scritto i saggi “Verona”, apparso in Resistenza nelle città e province venete 1943-1945 (2008) e “Il ritorno dei «vinti». La nascita del Movimento sociale italiano a Verona”, apparso in Dal fascio alla fiamma. Fascisti a Verona dalle origini al MSI (2010).
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Villafranca di Verona
Valeggio sul Mincio - Venerdì 30 gennaio - ore 11.00Istituto IPSAR Luigi Carnacina - Via Trieste, 1
Donatella Levi e Carlo Saletti dialogano con gli studentiL’esercizio della memoria