gianni rivera e l’etica sportiva - un progetto per i ... · non solo dei buoni atleti ma...

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Il Corriere Sportivo Piemonte e Valle d’Aosta ANNO IX - N. 34 • Lunedì 10 ottobre 2011 [email protected] • www.ilcorrieresportivo.it 2 Settore giovanile e scolastico Con il pomeriggio di lunedì a Bruzolo, concluse le visite del presidente nazionale Sgs in Piemonte L a cultura del materialismo presente oggi nella nostra società ci ha fatto dimenti- care i valori importanti: noi abbiamo il compito di spiegare ai ragazzi che la possi- bilità di un mondo migliore è nelle loro mani. Abbiamo il compito di sostenerli e lo sport ci può essere in questo di grande aiuto. I valori che sovraintendono l’attività sportiva valgono infatti anche per le attività di ogni giorno, per la vita quotidiana all’interno della comunità. L’obiettivo che il Settore Giova- nile e Scolastico si prefigge è quindi creare dei percorsi che permettano di costruire non solo dei buoni atleti ma soprattutto dei buoni cittadini. In questo senso, tre sono le “regole” basilari da cui non si può prescindere: 1. Avere rispetto di sé stessi facendo una vita sana e alimentandosi in modo corretto; 2. Condividere il progetto con i compa- gni, anche nella diversità, per raggiungere insieme traguardi importanti; 3. Rispettare le regole e gli avversari. Questi sono i principi fondamentali per vivere bene, sia sul piano individuale che su quello della collettività. Chiaramente nello sport non si può trascurare l’aspetto dell’agonismo, che è sempre presente a tutti i livelli (amatoriale, professionistico, etc) perché se non ci fosse agonismo non ci sarebbe sport, però non può mancare il rispetto delle regole. Anche se poi le televisioni ci fanno vedere spesso le immagini poco educative dei giocatori che protestano continuamente contro gli arbitri, i quali sembrano timorosi di prendere prov- vedimenti disciplinari (al contrario di quanto succedeva ai miei tempi, quando era suffi- ciente una parola di protesta per riceversi un cartellino giallo). Oggi fare l’arbitro è molto difficile (infatti gli arbitri sono sempre meno), le società e i calciatori tendono ad avere rea- zioni negative a fronte di decisioni sfavore- voli e questo si riflette anche sugli spalti, dove i tifosi seguono e amplificano tali reazioni giungendo anche agli eccessi di violenza che tutti conosciamo. Forse se i giocatori tenes- sero per primi un comportamento corretto e rispettoso, i tifosi andrebbero loro dietro... Il Settore Giovanile e Scolastico si propone quindi di rilanciare il calcio italiano lavo- rando con i giovani sulla riconquista dei valori; la figura dell’allenatore è naturalmente fondamentale, ma deve assumere carat- teristiche differenti: in passato si è sempre puntato sulla fisicità dei ragazzi, mentre l’idea è riscoprire la tecnica e i fondamentali e soprattutto trasformare l’allenatore in un maestro. “Maestro” che rimanda al maestro della scuola elementare, quindi dotato di competenze educative prima di tutto, ma che diventa anche “maestro di vita”, proprio perché le cose che insegna sono valide non solo in campo ma anche nella vita di ogni giorno. Poiché se è vero, come dicono i dati statistici, che su 30.000 ragazzini che si avvi- cinano al calcio solo uno arriva in serie A, è indubbio che la quotidianità la vivono tutti. Questo è un concetto che si deve spiegare non solo alle società, ma anche ai genitori, troppo spesso convinti di avere in famiglia un piccolo campione, prossimo a calcare i campi più prestigiosi e a guadagnare ingenti somme di denaro. Purtroppo è molto diffi- cile coinvolgere direttamente i genitori nelle formazioni, quindi il compito di comuni- care loro tale messaggio è inevitabilmente affidato agli allenatori-maestri e ai dirigenti accompagnatori, cui la Federazione offre la possibilità di formarsi in modo adeguato. Oltre all’introduzione della figura del mae- stro (per le fasce di età più basse) il Settore Giovanile e Scolastico ha proposto altri due importanti cambiamenti: l’auto arbitraggio per le categorie Pulcini e il cambiamento del campionato Allievi Nazionali. AUTO ARBITRAGGIO I motivi di questa proposta sono molteplici. Anzitutto osservando i bambini mentre giocano da soli si nota come difficilmente si creino problemi legati all’arbitraggio, che arrivano invece quando c’è di mezzo un adulto. Poi è una forma di autonomia che permette loro di crescere, di rispettare l’av- versario e sviluppare punti di vista differenti. Infine, la necessità di prendere decisioni in prima persona può aiutare il bambino a comprendere la difficoltà del mestiere dell’arbitro. Senza dimenticare che la vita molto spesso pone davanti a bivi e scelte: un allenamento in questo senso non può essere che utile. In generale, vorremmo che i bambini aves- sero la possibilità di crescere, attraverso il divertimento e il rispetto delle regole, e recuperare quei valori che si sono persi. Per vivere meglio. Per vivere nel modo descritto alla perfezione da Kipling in “Se” e da Neruda nel suo “Ode alla vita”. Gianni Rivera, presidente SGS A.I.A.C. RUOLO E METODOLOGIE D’ALLENAMENTO DEL PORTIERE L’A.I.A.C. - associazione italiana allenatori calcio - gruppo provinciale di Torino organizza tre incontri dedicata a “Il ruolo e le metodologie d’allena- mento del Portiere” . Sabato 22 ottobre 2011 IL PORTIERE NELLA SCUOLA CALCIO Sabato 29 ottobre 2011 ASPETTI E METODOLOGIA DI ALLENA- MENTO DEL PORTIERE NEL SETTORE GIOVANILE Sabato 5 novembre 2011 CARATTERISTICHE TATTICHE E METODOLOGIA DI ALLENA- MENTO DEL PORTIERE DELLA PRIMA SQUADRA Tutti gli incontri si svolgeranno dalle 09.30 alle 12.00 presso la Polisportiva Rapid Torino (via Osoppo 3 a Torino). Relatore: Dottor Luca SQUINZANI Ingresso gratuito per gli associati A.I.A.C. (dietro presentazione della tessera o del bollettino di versamento postale), mentre per i non associati l’ingresso costa 5.00 euro ad incontro, tutti e tre gli incon- tri in abbonamento a 10.00 euro. Per prenotazioni contattare i seguenti numeri: Antonio Ferroglio 333 4369804 Fabio Ferrarese 335 210235 Luca Squinzani 329 4226207 Fuoricampo Ermelindo Bacchetta, presidente regionale della Lega Nazionale Dilettanti Matteo Musso Torino S ocietà professio- nistiche o appena retrocesse in serie D ammesse di diritto ai campionati giovanili regionali, insieme a chi ha vinto i campionati provin- ciali e chi non è retrocesso l’anno precedente, più una serie di criteri socie- tari per completare gli organici. Una rivoluzione al contrario per il calcio giovanile piemontese? No, calma. Il Settore giovanile e scolastico ha pubbli- cato, come tutti gli anni, i criteri di ammissione ai campionati regionali 2012/2013, ma “noi come tutti gli anni - spiega Ermelindo Bacchetta pre- sidente regionale Lnd - chiederemo una deroga per dare continuità all’at- tuale organizzazione dei campionati giovanili, con una prima fase provinciale e una seconda fase regio- nale. Anche se ogni valu- tazione sulla prossima stagione verrà fatta da me e dal Consiglio direttivo solo al momento oppor- tuno. Fermo restando le 60 squadre come numero massimo nei regionali”. Insomma, il Comitato piemontese attualmente è concentrato sul conclu- dere la prima fase provin- ciale e sull’organizzazione della fase successiva. Fino ad allora ogni discorso sulla prossima stagione passa in secondo piano. Da novembre invece ini- zieranno le valutazioni sul futuro, anche se c’è una motivata soddisfazione sulla formula introdotta solo pochi anni fa e non si vorrebbe tornare indie- tro. Certo, se poi il Settore giovanile e scolastico negherà la deroga, allora il Piemonte dovrà obbe- dire e seguire le direttive nazionali. Ma è un’ipo- tesi al momento molto improbabile. CRITERI DI AMMISSIONE AI REGIONALI Parla Bacchetta Il Piemonte verso la deroga Oggi, tra le altre cose, manca l’appartenenza. E manca la dome- nica del calcio in cui si sta insieme e si gioisce. Occorre riportare il calcio a essere una festa, e gli unici che possono farlo siete voi giovani. Noi purtroppo abbiamo contribuito a portare il calcio nella brutta situazione in cui è, sbagliando e assecondato certe scelte erronee: un calcio diventato troppo televisivo e in cui si è perduto il rispetto delle regole. Ma il rispetto non può mancare, né quello per le regole né quello per chi ha il compito di farle rispettare (tipo gli arbitri!); le regole sono fondamentali, oltre che nello sport, per vivere nella comunità: senza di esse c’è il caos. Tornando al calcio, gli arbitri in una frazione di secondo devono prendere decisioni importanti, e per questo loro com- pito difficilissimo vanno rispettati: tutti sentire cosa si prova a stare in mezzo al campo, con migliaia di persone sugli spalti che ti insultano e contestano pesantemente. Tema genitori: tanti di loro vedono nel figlio un futuro econo- mico assicurato, bisogna cercare di cambiare questa mentalità. Genitori, allenatori, calciatori, dirigenti, tutti insieme si deve provare a cambiare il calcio. Che significa cambiare la società. Nella raccolta “Le ultime lettere dei condannati a morte” (scritta negli anni quaranta dai soldato messi in carcere e poi fucilati), Giacomo Ulivi dà ai famigliari dei consigli per cambiare il mondo: per cambiarlo, bisogna cambiare prima di tutto noi stessi. Ecco, in questo senso, ora la palla è anche e soprattutto nelle vostre mani: io ho fiducia in voi e nella vostra forza. La società cambia se tutti noi ci sporchiamo le mani, e il calcio può cambiare solo se cambia la società. Come dice Neruda nell’opera citata da Gianni Rivera: Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripe- tendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. (…) Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. (…) Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfor- tuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abban- dona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chie- dono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità... Barbara Benedetti L’etica e l’esempio IL PUNTO Con il pomeriggio di lunedì passato in mezzo ai bambini di Bruzolo, vicino a Susa, si è con- clusa la “doppia” visita di Gianni Rivera in Pie- monte: il 30 settembre passato tra Novi Ligure e Alessandria, il 3 otto- bre tra Grugliasco e, appunto, Bruzolo. Con- vegni, confronti, inter- viste e passeggiate sul campo, tra occhi sgranati che si chiedono chi è qul distinto signore dalla bianca chioma e occhi nostalgici che ricordano il golden boy e sognano di rivederne le gesta nei propri figli. L’obiettivo dell’impegno politico e sportivo di Rivera è pro- prio questo. Insegnare calcio a partire dai più piccoli, tornando a privi- legiare la tecnica rispetto al fisico: Rivera giocatore non aveva muscoli da palestra ma onorava la maglia numero dieci. Ma soprattutto formare “dei buoni cittadini”, delle persone educate, capaci di rispettare se stessi e gli altri all’interno di regole condivise. Il percorso è lungo e tutt’altro che facile. Per inquadrare l’argomento Marco Pianotti, coor- dinatore piemontese Sgs, ama citare le parole nientemeno che di Pelè, in un’intervista alla BBC. Alla domanda su quale fosse ‘il migliore’ tra il calcio dei suoi tempi e quello di oggi ha rispo- sto che la società stessa, il mondo intero sono cambiati, in ogni set- tore della vita umana e non solamente in quello sportivo. Il calcio di ieri richiama il buon com- portamento calcistico, i veri valori dello sport; non come il calcio di oggi, inficiato dal denaro e dai mass media. Senza perdersi nelle nostalgie, ciò che è interessante è mantenere uno sguardo attivo nei confronti del passato. Bisogna ispi- rarsi ai principi e ai valori di ieri che andrebbero recuperati nel calcio attuale, che siano appli- cabili alla nostra realtà, nello sport e nella scuola. E promuovere i valori più “sani” nel mondo del calcio e dello sport attra- verso le nostre azioni e il buon esempio. Usiamo ancora una citazione cara a Pianotti, don Ciotti: “l’etica è il compor- tamento pratico che testi- monia, molto più delle parole, quali sono i valori nei quali crediamo”. di Daniele Pallante GLI ALTRI INTERVENTI Recuperiamo l’uomo DON ALDO RABINO Il denaro è importante nella vita, ma bisogna smetterla di usare lo sport per lucrare. Va bene che si guadagni per vivere, ma c’è troppa gente che nello sport lucra sulla pelle dei giovani. Oggi ciò che bisogna recuperare è l’uomo, sennò non si potrà mai recu- perare lo sport. Lo sport inteso come momento etico, che parla di pace, giustizia, correttezza. Ma come si può recuperare l’etica? Anzitutto vediamo se esistono modelli viventi che possano essere copiati: forse non ce ne sono? Nel mondo del calcio tec- nici, genitori e dirigenti attuano comportamenti malsani perché dietro c’è voglia di emergere e di fare soldi. Però c’è un presidente come Rivera, che nel suo intervento ha citato Kipling e Neruda: una cosa particolare in un mondo come quello del calcio, che sta a dimostrare come egli non abbia parlato solo come presidente, ma anche come educatore. Lui è un ottimo modello, come lo era quando giocava. Oltre al dilagare dei valori materiali e monetari, difficile da con- trastare, altro problema oggi è la scomparsa del volontariato: eliminandolo, si è eliminato il servizio vero delle persone e per le persone: o si ricostruisce, però è necessario che qualcuno vada “contro” e dia esempio concreto di etica e moralità, o dalla situa- zione odierna è impossibile uscire. GIANLUCA PESSOTTO La famiglia, la scuola e il calcio - inteso come società - rappresen- tano i tre istituti che si prendono cura dei ragazzi. Devono quindi lavorare in sinergia per la loro crescita, al di là di quella sportiva. PAOLO ANSELMO Per noi il calcio è anche un mezzo per educare i ragazzi alla vita. Il SusaBruzolo è una Scuola Calcio qualificata, una delle 18 in Piemonte, da noi il clima è professionale e al tempo stesso fami- liare. Ai ragazzi offriamo il massimo delle competenze, senza mai dimenticare che l’attività sportiva va vissuta con il sorriso. BARBARA BENEDETTI Il calcio è una festa Gianni Rivera e l’etica sportiva Don Aldo Rabino, Marco Pianotti, Gianni Rivera e Barbara Benedetti A sinistra, Pianotti e Rivera chiacchierano con Michele Di Cesare, direttore Il Nuovo Calcio, Adriano Bacconi della Domenica sportiva

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Page 1: Gianni Rivera e l’etica sportiva - Un progetto per i ... · non solo dei buoni atleti ma soprattutto dei buoni cittadini. In questo senso, tre sono le “regole” basilari

Il Corriere Sportivo Piemonte e Valle d’Aosta ANNO IX - N. 34 • Lunedì 10 ottobre [email protected] • www.ilcorrieresportivo.it2

Settore giovanile e scolasticoCon il pomeriggio di lunedì a Bruzolo, concluse le visite del presidente nazionale Sgs in Piemonte

La cultura del materialismo presente oggi nella nostra società ci ha fatto dimenti-care i valori importanti: noi abbiamo il

compito di spiegare ai ragazzi che la possi-bilità di un mondo migliore è nelle loro mani. Abbiamo il compito di sostenerli e lo sport ci può essere in questo di grande aiuto.I valori che sovraintendono l’attività sportiva valgono infatti anche per le attività di ogni giorno, per la vita quotidiana all’interno della comunità. L’obiettivo che il Settore Giova-nile e Scolastico si prefigge è quindi creare dei percorsi che permettano di costruire non solo dei buoni atleti ma soprattutto dei buoni cittadini.In questo senso, tre sono le “regole” basilari da cui non si può prescindere:1. Avere rispetto di sé stessi facendo una vita sana e alimentandosi in modo corretto;2. Condividere il progetto con i compa-gni, anche nella diversità, per raggiungere insieme traguardi importanti;3. Rispettare le regole e gli avversari. Questi sono i principi fondamentali per vivere bene, sia sul piano individuale che su quello della collettività. Chiaramente nello sport non si può trascurare l’aspetto dell’agonismo, che è sempre presente a tutti i livelli (amatoriale, professionistico, etc) perché se non ci fosse agonismo non ci sarebbe sport, però non può mancare il rispetto delle regole. Anche se poi le televisioni ci fanno vedere spesso le immagini poco educative dei giocatori che protestano continuamente contro gli arbitri, i quali sembrano timorosi di prendere prov-vedimenti disciplinari (al contrario di quanto succedeva ai miei tempi, quando era suffi-ciente una parola di protesta per riceversi un cartellino giallo). Oggi fare l’arbitro è molto difficile (infatti gli arbitri sono sempre meno), le società e i calciatori tendono ad avere rea-zioni negative a fronte di decisioni sfavore-voli e questo si riflette anche sugli spalti, dove i tifosi seguono e amplificano tali reazioni giungendo anche agli eccessi di violenza che tutti conosciamo. Forse se i giocatori tenes-sero per primi un comportamento corretto e rispettoso, i tifosi andrebbero loro dietro...Il Settore Giovanile e Scolastico si propone quindi di rilanciare il calcio italiano lavo-rando con i giovani sulla riconquista dei valori; la figura dell’allenatore è naturalmente fondamentale, ma deve assumere carat-teristiche differenti: in passato si è sempre puntato sulla fisicità dei ragazzi, mentre

l’idea è riscoprire la tecnica e i fondamentali e soprattutto trasformare l’allenatore in un maestro. “Maestro” che rimanda al maestro della scuola elementare, quindi dotato di competenze educative prima di tutto, ma che diventa anche “maestro di vita”, proprio perché le cose che insegna sono valide non solo in campo ma anche nella vita di ogni giorno. Poiché se è vero, come dicono i dati statistici, che su 30.000 ragazzini che si avvi-cinano al calcio solo uno arriva in serie A, è indubbio che la quotidianità la vivono tutti. Questo è un concetto che si deve spiegare non solo alle società, ma anche ai genitori, troppo spesso convinti di avere in famiglia un piccolo campione, prossimo a calcare i campi più prestigiosi e a guadagnare ingenti somme di denaro. Purtroppo è molto diffi-cile coinvolgere direttamente i genitori nelle formazioni, quindi il compito di comuni-care loro tale messaggio è inevitabilmente affidato agli allenatori-maestri e ai dirigenti accompagnatori, cui la Federazione offre la possibilità di formarsi in modo adeguato.Oltre all’introduzione della figura del mae-stro (per le fasce di età più basse) il Settore Giovanile e Scolastico ha proposto altri due importanti cambiamenti: l’auto arbitraggio per le categorie Pulcini e il cambiamento del campionato Allievi Nazionali.

AUTO ARBITRAGGIO I motivi di questa proposta sono molteplici. Anzitutto osservando i bambini mentre giocano da soli si nota come difficilmente si creino problemi legati all’arbitraggio, che arrivano invece quando c’è di mezzo un adulto. Poi è una forma di autonomia che permette loro di crescere, di rispettare l’av-versario e sviluppare punti di vista differenti. Infine, la necessità di prendere decisioni in prima persona può aiutare il bambino a comprendere la difficoltà del mestiere dell’arbitro. Senza dimenticare che la vita molto spesso pone davanti a bivi e scelte: un allenamento in questo senso non può essere che utile.In generale, vorremmo che i bambini aves-sero la possibilità di crescere, attraverso il divertimento e il rispetto delle regole, e recuperare quei valori che si sono persi. Per vivere meglio. Per vivere nel modo descritto alla perfezione da Kipling in “Se” e da Neruda nel suo “Ode alla vita”.

Gianni Rivera, presidente SGS

A.I.A.C. RUOLO E METODOLOGIE D’ALLENAMENTO DEL PORTIERE

L’A.I.A.C. - associazione italiana allenatori calcio - gruppo provinciale di Torino

organizza tre incontri dedicata a “Il ruolo e le metodologie d’allena-mento del Portiere”.Sabato 22 ottobre 2011IL PORTIERE NELLA SCUOLA

CALCIOSabato 29 ottobre 2011

ASPETTI E METODOLOGIA DI ALLENA-MENTO DEL PORTIERE NEL SETTORE GIOVANILESabato 5 novembre 2011CARATTERISTICHE TATTICHE E METODOLOGIA DI ALLENA-MENTO DEL PORTIERE DELLA PRIMA SQUADRATutti gli incontri si svolgeranno dalle 09.30 alle 12.00 presso la Polisportiva Rapid Torino (via Osoppo 3 a Torino).Relatore: Dottor Luca SQUINZANIIngresso gratuito per gli associati A.I.A.C. (dietro presentazione della tessera o del bollettino di versamento postale), mentre per

i non associati l’ingresso costa 5.00 euro ad incontro, tutti e tre gli incon-tri in abbonamento a 10.00 euro.Per prenotazioni contattare i seguenti numeri: Antonio Ferroglio 333 4369804 Fabio Ferrarese 335 210235 Luca Squinzani 329 4226207

Fuoricampo

Ermelindo Bacchetta, presidente regionale della Lega Nazionale Dilettanti

Matteo MussoTorino

Società professio-nistiche o appena retrocesse in serie

D ammesse di diritto ai campionati giovanili regionali, insieme a chi ha vinto i campionati provin-ciali e chi non è retrocesso l’anno precedente, più una serie di criteri socie-tari per completare gli organici. Una rivoluzione al contrario per il calcio giovanile piemontese? No, calma. Il Settore giovanile e scolastico ha pubbli-cato, come tutti gli anni, i criteri di ammissione ai campionati regionali

2012/2013, ma “noi come tutti gli anni - spiega Ermelindo Bacchetta pre-sidente regionale Lnd - chiederemo una deroga per dare continuità all’at-tuale organizzazione dei campionati giovanili, con una prima fase provinciale e una seconda fase regio-nale. Anche se ogni valu-tazione sulla prossima stagione verrà fatta da me e dal Consiglio direttivo solo al momento oppor-tuno. Fermo restando le 60 squadre come numero massimo nei regionali”.Insomma, il Comitato piemontese attualmente è concentrato sul conclu-

dere la prima fase provin-ciale e sull’organizzazione della fase successiva. Fino ad allora ogni discorso sulla prossima stagione passa in secondo piano. Da novembre invece ini-zieranno le valutazioni sul futuro, anche se c’è una motivata soddisfazione sulla formula introdotta solo pochi anni fa e non si vorrebbe tornare indie-tro. Certo, se poi il Settore giovanile e scolastico negherà la deroga, allora il Piemonte dovrà obbe-dire e seguire le direttive nazionali. Ma è un’ipo-tesi al momento molto improbabile.

CRITERI DI AMMISSIONE AI REGIONALI Parla Bacchetta

Il Piemonte verso la deroga

Oggi, tra le altre cose, manca l’appartenenza. E manca la dome-nica del calcio in cui si sta insieme e si gioisce. Occorre riportare il calcio a essere una festa, e gli unici che possono farlo siete voi giovani. Noi purtroppo abbiamo contribuito a portare il calcio nella brutta situazione in cui è, sbagliando e assecondato certe scelte erronee: un calcio diventato troppo televisivo e in cui si è perduto il rispetto delle regole. Ma il rispetto non può mancare, né quello per le regole né quello per chi ha il compito di farle rispettare (tipo gli arbitri!); le regole sono fondamentali, oltre che nello sport, per vivere nella comunità: senza di esse c’è il caos. Tornando al calcio, gli arbitri in una frazione di secondo devono prendere decisioni importanti, e per questo loro com-pito difficilissimo vanno rispettati: tutti sentire cosa si prova a stare in mezzo al campo, con migliaia di persone sugli spalti che ti insultano e contestano pesantemente.Tema genitori: tanti di loro vedono nel figlio un futuro econo-mico assicurato, bisogna cercare di cambiare questa mentalità. Genitori, allenatori, calciatori, dirigenti, tutti insieme si deve provare a cambiare il calcio. Che significa cambiare la società. Nella raccolta “Le ultime lettere dei condannati a morte” (scritta negli anni quaranta dai soldato messi in carcere e poi fucilati), Giacomo Ulivi dà ai famigliari dei consigli per cambiare il mondo: per cambiarlo, bisogna cambiare prima di tutto noi stessi. Ecco, in questo senso, ora la palla è anche e soprattutto nelle vostre mani: io ho fiducia in voi e nella vostra forza. La società cambia se tutti noi ci sporchiamo le mani, e il calcio può cambiare solo se cambia la società.Come dice Neruda nell’opera citata da Gianni Rivera:Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripe-tendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. (…) Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. (…) Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfor-tuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abban-dona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chie-dono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità...

Barbara Benedetti

L’eticae l’esempio

IL PUNTO

Con il pomeriggio di lunedì passato in mezzo ai bambini di Bruzolo, vicino a Susa, si è con-clusa la “doppia” visita di Gianni Rivera in Pie-monte: il 30 settembre passato tra Novi Ligure e Alessandria, il 3 otto-bre tra Grugliasco e, appunto, Bruzolo. Con-vegni, confronti, inter-viste e passeggiate sul campo, tra occhi sgranati che si chiedono chi è qul distinto signore dalla bianca chioma e occhi nostalgici che ricordano il golden boy e sognano di rivederne le gesta nei propri figli. L’obiettivo dell’impegno politico e sportivo di Rivera è pro-prio questo. Insegnare calcio a partire dai più piccoli, tornando a privi-legiare la tecnica rispetto al fisico: Rivera giocatore non aveva muscoli da palestra ma onorava la maglia numero dieci. Ma soprattutto formare “dei buoni cittadini”, delle persone educate, capaci di rispettare se stessi e gli altri all’interno di regole condivise. Il percorso è lungo e tutt’altro che facile. Per inquadrare l’argomento Marco Pianotti, coor-dinatore piemontese Sgs, ama citare le parole nientemeno che di Pelè, in un’intervista alla BBC. Alla domanda su quale fosse ‘il migliore’ tra il calcio dei suoi tempi e quello di oggi ha rispo-sto che la società stessa, il mondo intero sono cambiati, in ogni set-tore della vita umana e non solamente in quello sportivo. Il calcio di ieri richiama il buon com-portamento calcistico, i veri valori dello sport; non come il calcio di oggi, inficiato dal denaro e dai mass media. Senza perdersi nelle nostalgie, ciò che è interessante è mantenere uno sguardo attivo nei confronti del passato. Bisogna ispi-rarsi ai principi e ai valori di ieri che andrebbero recuperati nel calcio attuale, che siano appli-cabili alla nostra realtà, nello sport e nella scuola. E promuovere i valori più “sani” nel mondo del calcio e dello sport attra-verso le nostre azioni e il buon esempio. Usiamo ancora una citazione cara a Pianotti, don Ciotti: “l’etica è il compor-tamento pratico che testi-monia, molto più delle parole, quali sono i valori nei quali crediamo”.

di Daniele Pallante

GLI ALTRI INTERVENTI

Recuperiamo l’uomoDON ALDO RABINOIl denaro è importante nella vita, ma bisogna smetterla di usare lo sport per lucrare. Va bene che si guadagni per vivere, ma c’è troppa gente che nello sport lucra sulla pelle dei giovani. Oggi ciò che bisogna recuperare è l’uomo, sennò non si potrà mai recu-perare lo sport. Lo sport inteso come momento etico, che parla di pace, giustizia, correttezza. Ma come si può recuperare l’etica? Anzitutto vediamo se esistono modelli viventi che possano essere copiati: forse non ce ne sono? Nel mondo del calcio tec-nici, genitori e dirigenti attuano comportamenti malsani perché dietro c’è voglia di emergere e di fare soldi. Però c’è un presidente come Rivera, che nel suo intervento ha citato Kipling e Neruda: una cosa particolare in un mondo come quello del calcio, che sta a dimostrare come egli non abbia parlato solo come presidente, ma anche come educatore. Lui è un ottimo modello, come lo era quando giocava.Oltre al dilagare dei valori materiali e monetari, difficile da con-trastare, altro problema oggi è la scomparsa del volontariato: eliminandolo, si è eliminato il servizio vero delle persone e per le persone: o si ricostruisce, però è necessario che qualcuno vada “contro” e dia esempio concreto di etica e moralità, o dalla situa-zione odierna è impossibile uscire.

GIANLUCA PESSOTTO

La famiglia, la scuola e il calcio - inteso come società - rappresen-tano i tre istituti che si prendono cura dei ragazzi. Devono quindi lavorare in sinergia per la loro crescita, al di là di quella sportiva.

PAOLO ANSELMO Per noi il calcio è anche un mezzo per educare i ragazzi alla vita. Il SusaBruzolo è una Scuola Calcio qualificata, una delle 18 in Piemonte, da noi il clima è professionale e al tempo stesso fami-liare. Ai ragazzi offriamo il massimo delle competenze, senza mai dimenticare che l’attività sportiva va vissuta con il sorriso.

BARBARA BENEDETTI

Il calcio è una festa

Gianni Rivera e l’etica sportiva

Don Aldo Rabino, Marco Pianotti, Gianni Rivera e Barbara BenedettiA sinistra, Pianotti e Rivera chiacchierano con Michele Di Cesare, direttore Il Nuovo Calcio, Adriano Bacconi della Domenica sportiva