gestire un progetto con il business model canvas
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Autore Fabrizio Nanni
Fabrizio Nanni
Gestire un progetto Gestire un progetto Gestire un progetto
con il Business Model Canvascon il Business Model Canvascon il Business Model Canvas
L’integrazione fra L’integrazione fra L’integrazione fra
elementi tratti dalla elementi tratti dalla elementi tratti dalla
disciplina del disciplina del disciplina del
project management project management project management
ed il business model ed il business model ed il business model
Canvas può risultare Canvas può risultare Canvas può risultare
un’arma efficace un’arma efficace un’arma efficace
per assistere per assistere per assistere
gli imprenditori nel gli imprenditori nel gli imprenditori nel
lancio sul mercato lancio sul mercato lancio sul mercato
di prodotti innovativi odi prodotti innovativi odi prodotti innovativi o
nell’avviare una nell’avviare una nell’avviare una
StartupStartupStartup
Da qualche tempo si sente parlare mol-
to di nuovi metodi per l’organizzazione
e il lancio di Startup e prodotti innovati-
vi.
In particolare, si sono affermati veloce-
mente sul mercato due framework:
Lean startup
Business model Canvas
Il Lean Startup è un metodo elaborato
nel 2008 dall’imprenditore Eric Ries con
lo scopo di aiutare ad individuare un
percorso verso un business sostenibile,
riducendo drasticamente tempi e costi,
e, di conseguenza, la possibilità di
fallire.
Il Lean Startup suggerisce di implemen-
tare un processo di ideazione, verifica e
modifica continuo, supportato dall’uso
assiduo del web, per adeguare step by
step il prodotto alle esigenze dei clienti.
Il secondo, invece, elaborato da
Alexander Osterwalder, è uno metodo
strategico che utilizza il linguaggio vi-
suale per creare e sviluppare modelli di
business innovativi.
Esso consente di rappresentare visiva-
mente il modo in cui una azienda crea,
distribuisce e cattura valore.
Entrambi i metodi sono molto utili e
offrono interessanti spunti di riflessione
a tutti coloro i quali vorrebbero lanciare
sul mercato un nuovo prodotto o avvia-
re una nuova impresa.
Non starò qui a spiegare i contenuti dei
due metodi; a chi fosse interessato con-
siglio di acquistare i libri degli autori
(The Lean Startup e Business Model
Generation).
Quello che invece vorrei condividere
con questo articolo è un’esperienza che
mi ha arricchito molto e che si è concre-
tizzata nel lancio sul mercato di un pro-
dotto innovativo per la conservazione
delle bevande.
In questo lavoro ho potuto sperimenta-
re per la prima volta il metodo Canvas
arricchendolo, tuttavia, di elementi
strappati da standard e framework tipici
della disciplina del project management
Premetto che il business model Canvas
rappresenta il modo in cui l’azienda
organizza se stessa e la sua offerta per
creare il massimo valore possibile per i
suoi clienti, si tratta di uno metodo di-
rezionale basato essenzialmente su
tecniche di visualizzazione creativa che
potenziano l’elaborazione di modelli di
business.
Il business model è un metodo con-
cettuale che si utilizza per organizzare
l'attività dell'azienda: illustra cosa essa
produce, come lo produce, per chi e
con quali risorse, identifica i clienti a cui
ci si vuole rivolgere, i fornitori da cui si
ottengono le materie necessarie per il
ciclo produttivo e le caratteristiche del
processo di produzione che vuole realiz-
zare.
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Autore Fabrizio Nanni
Il progetto
L’opportunità mi è stata offerta da alcu-
ni imprenditori che si trovavano in diffi-
coltà in quanto non riuscivano ad orga-
nizzarsi per commercializzare e distri-
buire i loro prodotti sul mercato.
Ciò, in parte, era dovuto alla carenza da
parte loro di un senso di appartenenza
e di una vision, elementi che presiedo-
no alla morfogenesi stessa dell’organiz-
zazione e che ne accompagnano nel
tempo i processi auto-organizzativi ed
evolutivi.
La necessità primaria, pertanto, è stata
quella di motivare il cambiamento fa-
cendo leva su elementi in grado di inne-
scare tra i soci la consapevolezza ri-
spetto alla necessità di migliorare lo
status quo e soprattutto sulla motiva-
zione a farlo.
Inizialmente, per gestire il cambiamen-
to e al fine di motivare tutti i soci sulle
opportunità di passare da una situazio-
ne attuale (as is) ad una situazione idea-
le (to be), mi sono avvalso di alcune
tecniche di change management.
Il lavoro ha ottenuto il risultato di:
1) definire gli obiettivi in modo chiaro e
intellegibile, misurabile attraverso para-
metri ben chiari e rilevanti per loro;
2) pianificare il cambiamento attraverso
la definizione delle fasi del progetto, la
loro tempistica, i ruoli coperti dalle per-
Cosa sente?
Cosa pensa e prova realmente?
Cosa dice e cosa fa?
Quali ostacoli ci sono fra il cliente e ciò
che lui vuole raggiungere?
Cosa desidera e deve realmente otte-
nere?
Questo approccio è stato fondamentale
perché ci ha consentito di definire i
punti di forza e di debolezza dei pro-
dotti offerti dall’azienda oltre a identifi-
care le opportunità e le minacce pre-
senti nel mercato.
Una volta compreso il mercato di riferi-
mento abbiamo iniziato a lavorare sulla
progettazione di un modello di business
in grado di rispondere alle esigenze
aziendali nel rispetto dei vincoli di co-
sto, tempo e qualità.
Basandoci sui punti di forza e di debo-
lezza dei diversi modelli ipotizzati, ci è
stato possibile orientare la scelta verso
quello più funzionale ai fini del business
aziendale.
Infine, una volta individuato il modello,
siamo passati alla fase di testing vera e
propria.
È in questa fase infatti che l’azienda è
entrata nel mercato ed è in questo
“momento” che è stato possibile mette-
re alla prova il prototipo del modello,
evidenziando i limiti e le potenzialità.
È in questa stadio che siamo riuscitì ad
adattare il prototipo del modello, ba-
sandoci sulle risposte ricevute dal mer-
cato.
La capacità richiesta è stata sempre
quella dell’osservazione, ma questa
volta sulle reazioni reali dei clienti.
sone e i processi da modifica;
3) gestire gli stakeholder attraverso la
ricerca del consenso di tutti gli attori
coinvolti, in quanto l’ostilità dei princi-
pali destinatari del processo di cambia-
mento avrebbe comportato un suo pro-
babile fallimento;
4) adottare, infine, un approccio inte-
grato al cambiamento che ha permesso
di mettere a punto processi di cambia-
mento su più fronti agendo in modo
contemporaneo su più leve.
Una volta ottenuto da parte di tutti un
mandato forte a modificare il loro as-
setto, ho concentrato tutti i miei sforzi
sul business aziendale.
Propedeuticamente insieme al team di
lavoro ho cercato di comprendere la
conoscenza del mercato attraverso l’os-
servazione diretta degli utenti, delle
esigenze dei potenziali clienti, delle
opinioni degli esperti, dei prodotti offer-
ti dalla concorrenza e del loro funziona-
mento.
In questa fase ci è stato di molto aiuto
uno strumento messo a disposizione
dal business model Canvas che prende
il nome di Empathy Map.
L’Empathy Map ha permesso di rispon-
dere a domande quali:
Cosa vede il cliente?
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Autore Fabrizio Nanni
Nove sezioni
La metodologia Canvas specifica il per-
corso che deve essere seguito attraver-
so un metodo che costituisce la cornice
concettuale ed operativa del progetto.
Innanzitutto, quando si ha un’idea, si
progetta e si realizza un prodotto, biso-
gna tenere sempre presente che il ri-
sultato del lavoro dovrà soddisfare i
bisogni dei clienti o risolvere i loro pro-
blemi.
Si sente molto spesso parlare di
“attenzione al cliente” o di prodotto
“pensato attorno al cliente”, ma spesso
i buoni propositi si perdono per strada
durante il progetto, dando maggior im-
portanza ad aspetti come le scadenze e
il budget, sottovalutando invece di defi-
nire in modo approfondito cosa effetti-
vamente crei valore per il cliente finale.
Il Business Model Canvas è un metodo
efficace per creare velocemente un
modello di business in grado di inter-
cettare le principali componenti di busi-
ness.
A differenza di un business plan, docu-
mento tipicamente composto da mol-
tissime pagine che necessita di setti-
mane o mesi per essere redatto, il Can-
vas è composto da una sola pagina
realizzabile in poche ore.
Questo fa del metodo uno strumento
pratico e veloce che permette da un
lato di produrre e validare in poco tem-
po molteplici modelli di business,
dall’altro obbliga a focalizzare l’atten-
zione sui punti salienti della Vision.
Il Canvas si compone di nove sezioni
che possono essere riempite in modo
random:
PARTNER CHIAVE
ATTIVITÀ CHIAVE
RISORSE CHIAVE
PROPOSTA DI VALORE
Lo schema ha permesso di rispondere a
domande fondamentali quali:
a chi è rivolto il prodotto
quali sono i bisogni primari che
si andranno a soddisfare con il
prodotto
quali sono le caratteristiche
principali del prodotto
quali sono le aspettative di busi-
ness
Il board è stato molto utile per redigere
il Project Charter e ci ha consentito a
tutto il team di risparmiare molto tem-
po, avendo già discusso e condiviso in
precedenza tutte le informazioni conte-
nute nel documento.
GESTIONE DELLA RELAZIONE
CON I CLIENTI
CANALI
SEGMENTO DI MERCATO
COSTI
FLUSSI MONETARI
Vision board
Tra le prime attività svolte nel progetto
vi è stata quella della definizione di una
visione del prodotto.
Questa attività è stata svolta attraverso
workshop con tutte le persone coinvol-
te così da definire collegialmente la
vision in modo chiaro e schematico.
Il business model Canvas consente di Il business model Canvas consente di Il business model Canvas consente di
avere una visione di insieme.avere una visione di insieme.avere una visione di insieme.
Si tratta di uno metodo dinamico e flessibile Si tratta di uno metodo dinamico e flessibile Si tratta di uno metodo dinamico e flessibile
utilizzabile durante l’intero utilizzabile durante l’intero utilizzabile durante l’intero
ciclo di vita del progetto.ciclo di vita del progetto.ciclo di vita del progetto.
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Autore Fabrizio Nanni
Business Model
Il business model Canvas permette di
avere un quadro generale di tutti gli
elementi che concorrono alla formula-
zione del modello di business aziendale.
Non c’è una priorità nella costruzione
del modello in quanto esso è iterativo e
dinamico.
Per rimanere coerenti con la struttura
rappresentata in figura inizio da sinistra,
partendo dal riquadro relativo ai part-
ner.
Nel blocco dei partner (Key Partners) è
stata definita la rete di fornitori e colla-
boratori essenziali per il funzionamento
del modello di business aziendale.
I partner sono stati classificati in manie-
ra differente a seconda che si trattasse
di alleanze strategiche con aziende non-
concorrenti, alleanze strategiche con
aziende concorrenti piuttosto che Joint
Venture necessarie per lo sviluppo di
nuovi business.
Le Attività (Key activities) nel Business
Model Canvas, così come anche
le Risorse, sono le attività più impor-
tanti, ma non tutte quelle che fanno
parte del ciclo aziendale.
Questa sezione è stata molto importan-
te in quanto ha permesso di contraddi-
stinguere in maniera univoca gli ele-
menti che avrebbero potuto deter-
minare il successo o l’insuccesso del
modello.
Esistono diversi modi per creare buone
proposte di valore.
Noi ci siamo concentrati sull’innovazio-
ne cioè sul fatto che il prodotto offre ai
clienti qualcosa che prima non esisteva;
sull’accessibilità ovvero sulla possibilità
offerta a segmenti di clientela che pri-
ma non potevano usufruire di un pro-
dotto simile; sulla risoluzione di proble-
mi specifici non risolti dai prodotti pre-
senti sul mercato e sulla riduzione dei
rischi legati all’utilizzo del prodotto ri-
spetto a prodotti simili offerti dai com-
petitor.
Nella sezione destinata alla Relazione
con i clienti (Customer Relationship) è
stato descritto il tipo di relazione che
l’azienda avrebbe voluto stabilire con i
diversi segmenti di clientela.
In questa sezione sono state indicate le
modalità attraverso le quali l’impresa
avrebbe acquisito e fidelizzato i clienti.
Nel blocco destinato a raccogliere gli
elementi sui Canali (Channels) sono
Insieme al blocco delle Risorse chiave e
dei Partner chiave, questo blocco è ser-
vito a determinare anche quali fossero i
costi che l'azienda avrebbe dovuto so-
stenere.
In pratica, in questo riquadro sono
state descritte le attività strategiche
che dovevano essere compiute per
creare la proposta di valore, raggiunge-
re i Clienti, mantenere le relazioni con
loro e generare i ricavi.
Nel riquadro delle Risorse, (Key Resour-
ces) sono stati inseriti gli asset strategici
di cui l'azienda avrebbe dovuto disporre
per dare vita e sostenere il proprio mo-
dello di business.
In sostanza, è stato elencato tutto ciò
che l’azienda avrebbe dovuto ave-
re affinché il modello potesse funziona-
re tra cui le risorse fisiche, intellettuali,
umane e finanziarie.
Il riquadro relativo alla Proposta (Value
Proposition) deve contenere l’insieme
dei prodotti e dei servizi che rappresen-
ta un valore per uno specifico segmento
di clientela.
La domanda a cui bisogna rispondere è:
“Perché i clienti dovrebbero scegliere il
mio prodotto?”.
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Autore Fabrizio Nanni
state descritte le modalità con le quali
l’azienda avrebbe voluto raggiungere la
clientela per presentargli e fornirgli la
propria proposta.
Preciso che i canali sono i punti di con-
tatto tra l'azienda e i suoi clienti e rico-
prono cinque fasi fondamentali:
creare consapevolezza nel clien-
te sul prodotto e sull'azienda-
aiutarlo a valutare la proposta
fatta dall'azienda
offrire il prodotto
permettere al cliente di acqui-
stare il prodotto
seguire il cliente nel post-
vendita
Nel riquadro destinato a raccogliere le
informazioni sul Segmento dei clienti
(Customer segment) sono stati descritti
i differenti gruppi di persone ai quali
l'azienda avrebbe voluto rivolgere
l’offerta dei propri prodotti.
Per costruire modelli di business basati
sulla clientela esistono differenti modi e
tecniche, che rendono il Business Mo-
del Canvas uno strumento interessante.
La prima cosa da fare però è sem-
pre cambiare prospettiva ed entrare in
quella dei clienti.
È in questa area che è necessario appli-
care l’Empathy Map descritta in prece-
denza.
Empatia, dal greco εμπαθεία composta
da en- "dentro" e pathos "sofferenza",
rappresenta l'attitudine a offrire la pro-
pria attenzione agli altri, in questo caso
il segmento di clientela.
Un modo semplice è stato quello di
creare dei gruppi di clienti in relazione a
comportamenti, esigenze e bisogni che
le persone hanno in comune, ad esem-
pio concentrandoci sulle differenti esi-
genze che giustificassero differen-
ti proposte di valore; e sulla possibilità
di utilizzare canali diversi per raggiunge-
re diversi clienti.
Il blocco dei Costi (Costs Structure) è
servito a definire i costi che l'azienda
avrebbe dovuto sostenere per rendere
funzionante il proprio modello di busi-
ness.
Nel flow chart del Business Model Can-
vas i costi andrebbero definiti alla fine
in quanto essi dipendono strettamente
dalle attività chiave e dalle risorse chia-
ve.
Qui è interessante sottolineare che esi-
stono modelli di business guidati dai
costi e modelli di business guidati dal
valore, si pensi ad esempio alle aziende
produttrici di beni di lusso che hanno la
necessità di concentrarsi sulla qualità
del prodotto offerto piuttosto che sul
prezzo.
Riflettendo attentamente sulla struttura
dei costi, sulle attività, sulle risorse e sui
canali, siamo anche riusciti a definire i
costi fissi e i costi variabili.
La definizione dei costi fissi e variabili ci
ha permesso di applicare il metodo del-
la break even analysis al fine di stabilire
con esattezza il punto di pareggio.
L’ultima sezione, ma ripeto, il modello è
iterativo e dinamico, è quella legata ai
Flussi di Rivcavi (Revenue streams).
In questa sezione sono stati descritti i
flussi di ricavi che l'azienda avrebbe
ottenuto dalla vendita dei propri pro-
dotti.
Le variabili tenuta in considerazione
nella composizione di questo blocco
sono state il prezzo e la modalità di pa-
gamento, fondamentali entrambi per
regolare i flussi finanziari e rendere il
modello di business funzionante e l'atti-
vità sostenibile.
Abbiamo simulato diversi scenari così
da consentire l’individuazione dell’e-
satto fabbisogno finanziario in grado di
rendere sostenibile il modello di busi-
ness scelto per l’azienda.
Product Canvas
Una volta definita e condivisa la Vision
Board, è stato possibile passare a detta-
gliare il Product Backlog sfruttando il
Questo lavoro è stato articolato in di-
versi workshop e rivisto periodicamente
per migliorare e raffinare il product
backlog.
Le informazioni raccolte sono state sin-
teticamente le seguenti:
Le Persone rappresentative dell’utente
finale.
Ciascun profilo è stato definito con pro-
prie caratteristiche che, a parità di ruo-
lo, permettessero di fare in modo che il
prodotto fosse vissuto in modo comple-
tamente diverso.
Le Epiche che hanno rappresentato le
macro aree, in seguito scomposte in
features, storie ed infine in task.
Il Design che è consistito in un flow-
chart, dei metodi che avrebbero per-
messo di visualizzare il prodotto dal
punto di vista dell’utente.
I Vincoli consistenti nell’elenco di tutti
gli aspetti che era necessario rispettare.
Infine, le User stories ovvero le storie
che nascevano dalle persone che vive-
vano il prodotto attraverso la propria
esperienza.
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Autore Fabrizio Nanni
Story mapping
Come ho anticipato all’inizio un pro-
getto di avvio di una Startup o di lancio
di un nuovo prodotto non può, anzi,
non deve esaurirsi nel trasferimento di
concetti creativi su dei post-it da appic-
cicare su un foglio A0 o su una lavagna.
Il Canvas, infatti, diventa un metodo
efficace a patto che venga integrato da
standard, processi, tecniche e strumen-
ti in grado di declinare le informazioni
che sommariamente vengono formaliz-
zate in uno specchietto, in attività spe-
cifiche che dovranno essere successiva-
mente affidate, gestite ed eseguite da
qualcuno.
Nel mio caso, mi sono avvalso di diversi
metodi e tecniche mutuate dalla disci-
plina del project management.
Ad esempio ispirandomi al framework
Scrum mi è stato possibile definire più
“agevolmente” l’elenco delle cose da
fare così da preparare la strada alla co-
struzione del Product Backlog.
Il product backlog rappresenta “cosa”
deve essere fatto, organizzato in base
all'ordine relativo in cui dovrà essere
realizzato.
Anche in quest’ultimo caso, per prioriz-
zare le attività mi sono avvalso di story
point utilizzando la successio-
ne Fibonacci.
Un’altra tecnica utile è stata la Story
Mapping, una sorta di discussione colla-
borativa che mi ha permesso di arrivare
non solo alla definizione del contenuto
del Product Backlog, ma anche alla rea-
lizzazione di una mappa delle cose che
era necessario fare.
La mappa rappresenta un valido pattern
complementare al Backlog.
Avere a disposizione una visione bidi-
mensionale del lavoro da svolgere age-
vola inoltre le attività di valutazione,
priorizzazione e raffinamento delle sto-
rie.
Grazie alla sua immediata capacità di
fornire una buona rappresentazio-
ne visuale delle cose da fare, la Story
Map definisce una sorta di linguaggio
universale facilmente comprensibile
anche ai non “addetti ai lavori”.
Conclusioni
La possibilità di integrare il business
model Canvas con altri metodi all’inter-
no dei quale sia possibile utilizzare vari
processi e tecniche, permette di gestire
progetti legati al lancio di Startup e
all’introduzione sul mercato di prodotti/
servizi innovativi in maniera agile e
veloce.
Ad esempio Scrum, ma in genere la
metodologia Agile, permette di gestire
progetti legati a contesti esplorativi, in
cui è difficile pianificare con largo anti-
cipo.
Nondimeno il business model Canvas
rappresenta un ottimo canovaccio in
grado di indicare gli elementi di base
della trama del progetto.
La trama, infatti, descrive in maniera
molto sintetica la successione delle atti-
vità ed il loro intreccio, fornendo una
sorta di promemoria generale.
Il business model Canvas definisce es-
senzialmente “cosa va fatto” nel pro-
getto, mentre le metodologie stabilisco-
no “il modo in cui va fatto”, le tecniche
ed i tool, d’altra parte, sono i mezzi con
i quali lavora il project manager e pos-
sono essere definiti come “gli strumen-
ti” con i quali andrebbe gestito il pro-
getto.
Vorrei chiudere citando una frase del
mio collega e amico Vito Madaio: “le
metodologie hanno tutte lo stesso sco-
po: alzare il livello culturale di un'orga-
nizzazione. Sembrano tutte uguali, ed
invece bisogna conoscerne tante per
apprezzarne le differenze".
Autore
Fabrizio Nanni - Executive Professional Senior Consultant Area Consulenza Partner TenStep Italia
Tenstep Italia è il Global Partner
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PROMO
Per trarre i massimi benefici nella ge-
stione dei propri progetti bisogna co-
noscere più di una metodologia di pro-
ject management e adottare quella più
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