gazzetta amnesty lazio 01 2013
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Numero di Gennaio della Gazzetta Amnesty LazioTRANSCRIPT
Pagina 1 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
llaa GGAAZZZZEETTTTAAdi AMNESTY LAZIO
All'interno
Editoriale 1
Donne vittime di violenza 2
Essere Uomini 3
Amnesty International
premiata a Formia 4
Interviste 5
L'angolo dei Gruppi 5
Buone Notizie 7
Il 'punto di vista' di Max 10
I gruppi del Lazio 11
Recensioni 13
La Posta 15
Editoriale
Il numero 1 di un giornale o
di una rivista di qualsiasi
genere, è sempre qualcosa di
emoziante, dopo il numero
di prova di novembre eccoci
pronti a ripartire con molti
contenuti interessanti e
spunti per un 2013 che come
sempre o forse di più, si
prospetta difficile per
l'attivismo e per i diritti
umani.
E' cosa nota che in tempi di
crisi come quello che stiamo
vivendo, si tenda sempre di
più a chiudersi agli altri e a
pensare maggiormente ai
propri problemi; a volte
neanche lo si fa per scelta. Si
perde il lavoro, si guadagna
meno, è tempo di tagli e
spending review e se già
prima era difficile avvicinare
nuovi attivisti, ora è ancora
più difficoltoso. E' proprio
per questi motivi che
presentare il numero 1 di un
"qualcosa" che noi della
redazione reputiamo molto
importante ci emoziona e ci
rende ottimisti: il nostro
obiettivo è quello di essere
contagiosi, di trasmettere a
chiunque legga queste righe
la nostra voglia di fare, la
nostra costante indignazione
per quello che ci accade sotto
il naso, nel mondo.
Siamo felici di constatare che
chi ha letto il numero zero ha
espresso pareri perlopiù
positivi e siamo felici di
raccogliere anche alcuni
preziosi suggerimenti e
qualche critica. Vogliamo
ricordare che questa
Gazzetta non è uno
strumento a senso unico,
chiunque voglia scrivere un
articolo o esprimere la
propria opinione sugli
argomenti trattatati può
farlo liberamente.
Stiamo lavorando il più
possibile sui contenuti, al
miglioramento grafico, al
miglioramento tecnico
(l'email non è arrivata a
molti) e a tanto altro. Spero
che possiate perdonare la
minor mole di pagine dovuta
alle feste; tra le perdite più
"gravi" la rubrica sulla
storia di Amnesty che dai
prossimi numeri sarà
focalizzata sulla storia della
sezione italiana con tanto di
testimonianze d'eccezione.
Simone Mercacci
15 Gennaio 2013Numero 1
Pagina 2Numero 1
C'è ancora molto da fare e
non solo in India
Morire a 23 anni, dopo
essere stata violentata,
torturata e gettata esanime
da un autobus in corsa. E
questo per aver osato andare
al cinema in compagnia del
fidanzato. Quanto è
accaduto alla studentessa
indiana, che ha perso la vita
poco prima di Capodanno a
seguito delle feroci violenze
subite, è solo una delle tante
storie di crimini contro le
donne in un Paese, l'India,
in cui ogni 14 ore una donna
viene stuprata.Dati ufficiali
che però non tengono in
considerazione i tanti casi
non denunciati per paura,
vergogna o perché le famiglie
delle vittime preferiscono
alla giustizia di un
tribunale, la strada del
matrimonio riparatore con
gli aguzzini delle loro figlie o
sorelle. Una storia che
assomiglia tristemente a
molte altre. Ad essere
diversa, però, questa volta è
la reazione indignata di una
nazione che reclama
giustizia. E lo fa con proteste
di piazze e gesti simbolici ma
significativi come quello dei
trentacinque uomini che si
sono fatti radere la testa in
strada in segno di sdegno.
Un clamore mediatico
internazionale che ha portato
qualche primo risultato come
la creazione di un Tribunale
speciale per giudicare per
direttissima gli autori della
brutale violenze alla
studentessa e una legge più
severa contro questo crimine,
che porterà il nome delle
giovane indiana. Ma la
violenza sulle donne non è
solo a sfondo sessuale e non
riguarda naturalmente solo
l'India. Spostandoci più ad
occidente, in Italia, ha
sollevato vibranti polemiche
l'affissione in una
parrocchia ligure, durante le
festività natalizie, di un
volantino dal titolo "Le
donne e il femminicidio.
Facciano sana autocritica,
quante volte provocano?".
L'artefice, un parroco noto
per le sue posizioni estreme e
isolate, ma che suonano
come un campanello
dall'allarme di un sentire
che copre, quando non
giustifica le violenze. Nel
2006 in Italia, 101 donne
sono state uccise dal partner,
dal marito o dall'ex partner,
nel 2010 le vittime sono state
127. Tutto questo in un
contesto caratterizzato "da
una società patriarcale e
incentrato sulla famiglia,
dove la violenza domestica,
non sempre viene percepita
come reato" come afferma la
relatrice speciale dell'Onu
sulla violenza di genere
Rachida Manjoo. La
dipendenza economica come
pure la percezione che la
risposta dello stato a tali
denunce possa non risultare
utile, sono alcune delle
criticità evidenziate nel
rapporto della Manjoo, che
sottolinea come in Italia "un
quadro giuridico
frammentario e
l'inadeguatezza delle
indagini, delle sanzioni e del
risarcimento alle donne
vittime di violenza sono
fattori che contribuiscono al
muro di silenzio e di
invisibilità che circonda
questo tema". Situazione più
volte denunciate da Amnesty
International che ha
sollecitato la sottoscrizione
da parte del governo italiano
della Convenzione europea
sulla prevenzione e la lotta
contro la violenza nei
confronti delle donne e la
violenza domestica. Il 27
settembre scorso a
Strasburgo è arrivata la
firma tanto attesa.
Ci si trova spesso ad
ascoltare o leggere della
perdita dei ruoli nella
società moderna. Della
scomparsa di quelle attività
o di quei pensieri che
distinguono gli uomini dalle
donne. Ma davanti a 113
donne uccise nel 2012,
assassinate dagli uomini che
avevano giurato di amarle e
difenderle, bisogna chiedersi
se sia davvero questo il modo
giusto di porsi il problema
del cambiamento dei ruoli.
Storicamente, il compito del
maschio era di proteggere e
garantire i mezzi di
sussistenza per la propria
famiglia. Quello femminile
di allevare i figli e accudire
l’uomo. I ruoli erano ben
definiti. Tuttavia, molto
spesso la netta demarcazione
dei ruoli si concretizzava in
una posizione di dominio
dell’uomo sulla donna.
Il desiderio di poter
esprimere completamente il
loro potenziale, non essendo
limitate alle sole attività a
cui erano relegate, limitate
alla vita domestica o
comunque a lavoro di basso
profilo, il desiderio di
accedere ad un ruolo
decisionale al pari e a
supporto dell’uomo, hanno
spinto le donne a crearsi uno
spazio diverso nella società,
lottando e conquistando
diritti fino ad allora
esclusivamente maschili. È
stata la più grande
rivoluzione e innovazione
della società moderna: non si
produceva un nuovo prodotto
ma si iniziava a prendere in
considerazione idee fino ad
allora inascoltate.
Questo ha reso la donna
indipendente dal reddito
maschile e più libera di
scegliere ciò che voleva dalla
propria vita; quel tipo di
uomo che in passato era
abituato a prevaricare la
donna, si è trovato ad dover
affrontare una realtà
differente, continuando ad
intendere il rapporto con la
propria partner come
possesso, in un modo che non
ha nulla a che fare con
l’amore. L’80% percento delle
violenze sulle donne avviene
da parte di partner o ex
partner.
Si arriva alla violenza su
una donna quando non si ha
la capacità di conquistarla,
di farsi amare o
semplicemente di accettare
una vita dove non si è
compresi. Avere queste
capacità significa essere
uomini.
Il numero crescente di donne
uccise per queste motivazioni
richiede una risposta
immediata. Ci sono diversi
modi per affrontare il
problema. Tutte le azioni
comunque, da quelle che
permettono di affrontare casi
di violenza conclamata, fino
a quelli che affrontano
situazioni di disagio
familiare e sociale,
dovrebbero essere preventive.
Ci sono azioni da applicare
per la tutela della donna in
casi contingenti, ma non si
può trascurare l’educazione
che inizia nelle scuole e nella
famiglia. E’ necessario avere
un programma scolastico che
preveda l’insegnamento del
rapporto con l’altro sesso e la
gestione delle delusioni che
colpiscono tutti nella vita. È
necessario disporre di
docenti preparati, in grado
di fornire ai giovani un
indirizzo in tal senso,
soprattutto nei casi in cui le
situazioni familiari di
origine non siano in grado di
formare in modo adeguato.
Le donne maltrattate devono
essere istruite ed educate
alla consapevolezza dei
propri diritti e devono essere
messe in grado di
denunciare subito i propri
partner violenti, perché da
sole non possono affrontare
il problema, in modo da dare
ai propri figli la possibilità
di vivere in un ambiente
dove non imparerà che lo
schiaffo può sostituire la
parola.
La lotta di tante donne ha
modificato la nostra società.
Ora tocca al sesso maschile
evolversi per diventare
uomini.
Donne vittime di violenza Essere UominiAlessandra Fabri
Caryl Chessman
Pagina 3 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
C'è ancora molto da fare e
non solo in India
Morire a 23 anni, dopo
essere stata violentata,
torturata e gettata esanime
da un autobus in corsa. E
questo per aver osato andare
al cinema in compagnia del
fidanzato. Quanto è
accaduto alla studentessa
indiana, che ha perso la vita
poco prima di Capodanno a
seguito delle feroci violenze
subite, è solo una delle tante
storie di crimini contro le
donne in un Paese, l'India,
in cui ogni 14 ore una donna
viene stuprata.Dati ufficiali
che però non tengono in
considerazione i tanti casi
non denunciati per paura,
vergogna o perché le famiglie
delle vittime preferiscono
alla giustizia di un
tribunale, la strada del
matrimonio riparatore con
gli aguzzini delle loro figlie o
sorelle. Una storia che
assomiglia tristemente a
molte altre. Ad essere
diversa, però, questa volta è
la reazione indignata di una
nazione che reclama
giustizia. E lo fa con proteste
di piazze e gesti simbolici ma
significativi come quello dei
trentacinque uomini che si
sono fatti radere la testa in
strada in segno di sdegno.
Un clamore mediatico
internazionale che ha portato
qualche primo risultato come
la creazione di un Tribunale
speciale per giudicare per
direttissima gli autori della
brutale violenze alla
studentessa e una legge più
severa contro questo crimine,
che porterà il nome delle
giovane indiana. Ma la
violenza sulle donne non è
solo a sfondo sessuale e non
riguarda naturalmente solo
l'India. Spostandoci più ad
occidente, in Italia, ha
sollevato vibranti polemiche
l'affissione in una
parrocchia ligure, durante le
festività natalizie, di un
volantino dal titolo "Le
donne e il femminicidio.
Facciano sana autocritica,
quante volte provocano?".
L'artefice, un parroco noto
per le sue posizioni estreme e
isolate, ma che suonano
come un campanello
dall'allarme di un sentire
che copre, quando non
giustifica le violenze. Nel
2006 in Italia, 101 donne
sono state uccise dal partner,
dal marito o dall'ex partner,
nel 2010 le vittime sono state
127. Tutto questo in un
contesto caratterizzato "da
una società patriarcale e
incentrato sulla famiglia,
dove la violenza domestica,
non sempre viene percepita
come reato" come afferma la
relatrice speciale dell'Onu
sulla violenza di genere
Rachida Manjoo. La
dipendenza economica come
pure la percezione che la
risposta dello stato a tali
denunce possa non risultare
utile, sono alcune delle
criticità evidenziate nel
rapporto della Manjoo, che
sottolinea come in Italia "un
quadro giuridico
frammentario e
l'inadeguatezza delle
indagini, delle sanzioni e del
risarcimento alle donne
vittime di violenza sono
fattori che contribuiscono al
muro di silenzio e di
invisibilità che circonda
questo tema". Situazione più
volte denunciate da Amnesty
International che ha
sollecitato la sottoscrizione
da parte del governo italiano
della Convenzione europea
sulla prevenzione e la lotta
contro la violenza nei
confronti delle donne e la
violenza domestica. Il 27
settembre scorso a
Strasburgo è arrivata la
firma tanto attesa.
Ci si trova spesso ad
ascoltare o leggere della
perdita dei ruoli nella
società moderna. Della
scomparsa di quelle attività
o di quei pensieri che
distinguono gli uomini dalle
donne. Ma davanti a 113
donne uccise nel 2012,
assassinate dagli uomini che
avevano giurato di amarle e
difenderle, bisogna chiedersi
se sia davvero questo il modo
giusto di porsi il problema
del cambiamento dei ruoli.
Storicamente, il compito del
maschio era di proteggere e
garantire i mezzi di
sussistenza per la propria
famiglia. Quello femminile
di allevare i figli e accudire
l’uomo. I ruoli erano ben
definiti. Tuttavia, molto
spesso la netta demarcazione
dei ruoli si concretizzava in
una posizione di dominio
dell’uomo sulla donna.
Il desiderio di poter
esprimere completamente il
loro potenziale, non essendo
limitate alle sole attività a
cui erano relegate, limitate
alla vita domestica o
comunque a lavoro di basso
profilo, il desiderio di
accedere ad un ruolo
decisionale al pari e a
supporto dell’uomo, hanno
spinto le donne a crearsi uno
spazio diverso nella società,
lottando e conquistando
diritti fino ad allora
esclusivamente maschili. È
stata la più grande
rivoluzione e innovazione
della società moderna: non si
produceva un nuovo prodotto
ma si iniziava a prendere in
considerazione idee fino ad
allora inascoltate.
Questo ha reso la donna
indipendente dal reddito
maschile e più libera di
scegliere ciò che voleva dalla
propria vita; quel tipo di
uomo che in passato era
abituato a prevaricare la
donna, si è trovato ad dover
affrontare una realtà
differente, continuando ad
intendere il rapporto con la
propria partner come
possesso, in un modo che non
ha nulla a che fare con
l’amore. L’80% percento delle
violenze sulle donne avviene
da parte di partner o ex
partner.
Si arriva alla violenza su
una donna quando non si ha
la capacità di conquistarla,
di farsi amare o
semplicemente di accettare
una vita dove non si è
compresi. Avere queste
capacità significa essere
uomini.
Il numero crescente di donne
uccise per queste motivazioni
richiede una risposta
immediata. Ci sono diversi
modi per affrontare il
problema. Tutte le azioni
comunque, da quelle che
permettono di affrontare casi
di violenza conclamata, fino
a quelli che affrontano
situazioni di disagio
familiare e sociale,
dovrebbero essere preventive.
Ci sono azioni da applicare
per la tutela della donna in
casi contingenti, ma non si
può trascurare l’educazione
che inizia nelle scuole e nella
famiglia. E’ necessario avere
un programma scolastico che
preveda l’insegnamento del
rapporto con l’altro sesso e la
gestione delle delusioni che
colpiscono tutti nella vita. È
necessario disporre di
docenti preparati, in grado
di fornire ai giovani un
indirizzo in tal senso,
soprattutto nei casi in cui le
situazioni familiari di
origine non siano in grado di
formare in modo adeguato.
Le donne maltrattate devono
essere istruite ed educate
alla consapevolezza dei
propri diritti e devono essere
messe in grado di
denunciare subito i propri
partner violenti, perché da
sole non possono affrontare
il problema, in modo da dare
ai propri figli la possibilità
di vivere in un ambiente
dove non imparerà che lo
schiaffo può sostituire la
parola.
La lotta di tante donne ha
modificato la nostra società.
Ora tocca al sesso maschile
evolversi per diventare
uomini.
Donne vittime di violenza Essere UominiStefano Gizzarone
Pagina 4 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
Ogni fine anno, da quattro
anni, a Formia (LT) viene
conferito il Premio
‹‹Cittadino Solidale››, un
progetto il cui obiettivo è far
emergere le azioni e i valori
positivi presenti in città,
volti alla promozione della
cultura e della pratica del
volontariato in ambito
sociale.
Ogni anno una commissione
giudicatrice, rappresentata
da diversi esponenti della
scuola, dei servizi sociali e
della cultura, vaglia le
diverse entità di volontariato
presenti nel territorio. A
dicembre 2012, il
Premio ‹‹Cittadino
Solidale›› è stato
conferito a tre “ veri
esempi di solidarietà
e altruismo” –
secondo l’Assessorato
alle Politiche Sociali
del Comune di
Formia – tra cui il
gruppo 277 di
Amnesty International.
Il gruppo 277 di Formia di
Amnesty International,
guidati
dalla
Responsabil
e Viviana
Isernia, è
composto
da una
decina di
attivisti e
attiviste e, dal 2005,
organizza sul territorio del
Sud Pontino una puntuale
attività di diffusione dei
valori contenuti nella
Dichiarazione
Universale dei Diritti
Umani, attraverso
cineforum a tema (ad
es. “Diritti e Minori” )
, cene solidali (in
particolare l’8 marzo
“Festa delle Donne
Donne in Festa: vi
diamo un motivo in
più per festeggiare” in
cui si festeggiano le
Buone Notizie di
Amnesty
International relative
alle Donne), spettacoli
teatrali, convegni (ad es.
“Tibet” oppure contro lo
“Sfruttamento sessuale”),
mercatini solidali,
presentazioni del
Rapporto Annuale
di Amnesty
International e
libri sui Diritti
Umani (ad es.
“L’autobus di
Rosa”, “Poesie da
Guantanamo”, “Il
cielo dentro di noi”),
mobilitazioni in piazza (ad
es. “Pechino 2008 – free
Tibet”) e progetti di
educazio
ne ai
diritti
umani in
varie
scuole di
ogni
ordine e
grado
della
zona.
Il Premio
‹‹Cittadi
no
Solidale
2012›› è
stato loro conferito, in
particolar modo, per
l’attività di
Educazione ai
Diritti Umani
come strumento
principale
attraverso cui
promuovere la
conoscenza e
l’adesione
responsabile e
attiva ai valori
contenuti nella
Dichiarazione Universale dei
Il gruppo 267 di Amnesty
International agisce sul
territorio di Ostia, del
tredicesimo municipio di
Roma e Fiumicino. Conta
circa 15 attivisti/e di ogni
età ed agisce sul territorio
attraverso l’educazione ai
diritti umani nelle scuole,
l’organizzazione di eventi e
cineforum su temi specifici e
quant’altro esca fuori dalla
creatività degli attivisti e
delle attiviste.
Tra i progetti recenti spicca
la realizzazione di un cd
musicale con famose cover
riarrangiate da gruppi del
napoletano (ma non solo) sui
temi della campagna “Io
Pretendo Dignità” di
Amnesty International. Nei
prossimi mesi organizzeremo
un evento per presentare
questo cd che può essere
acquistato direttamente da
noi anche dagli altri gruppi
del Lazio.
Nell’immediato futuro
inoltre, abbiamo in
programma delle cene di
raccolta fondi e la
realizzazione di un
cineforum oltre che un
programma molto denso di
incontri con le scuole
elementari, medie e superiori
del territorio.
Per avere maggiori
informazioni sul nostro
gruppo e poter partecipare
alle riunioni potete
contattarci ai seguenti
recapiti:
Email: [email protected]
Cell: 3935233071 (Arianna
Eberspacher, responsabile
del gruppo)
Pagina face book: Amnesty
Ostia e Amici
Amnesty International premiata a Formia.Viviana Isernia
Diritti Umani.
Ricordiamo che al Gruppo
277 di Formia fu conferito
un premio simile nel 2008 “
per il loro prezioso e generoso
impegno a favore di Amnesty
International” da parte del
precedente Assessorato alla
Cultura della Città di
Formia.
Per avere informazioni sul
gruppo 277 e su come
attivarsi con loro:
[email protected] / 349
54 57 563
oppure su FB: “Gruppo
Amnesty 277 – Formia”.
GRAZIE! Per il loro costante
impegno civico a Viviana,
Silvia, Noni, Ilaria, Ettore,
Gennaro, Giuseppe,
Gabriella, Enza, Michela,
Roberto e le nuove attiviste
Gilda, Barbara e Aurora.
Pagina 5 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
Ogni fine anno, da quattro
anni, a Formia (LT) viene
conferito il Premio
‹‹Cittadino Solidale››, un
progetto il cui obiettivo è far
emergere le azioni e i valori
positivi presenti in città,
volti alla promozione della
cultura e della pratica del
volontariato in ambito
sociale.
Ogni anno una commissione
giudicatrice, rappresentata
da diversi esponenti della
scuola, dei servizi sociali e
della cultura, vaglia le
diverse entità di volontariato
presenti nel territorio. A
dicembre 2012, il
Premio ‹‹Cittadino
Solidale›› è stato
conferito a tre “ veri
esempi di solidarietà
e altruismo” –
secondo l’Assessorato
alle Politiche Sociali
del Comune di
Formia – tra cui il
gruppo 277 di
Amnesty International.
Il gruppo 277 di Formia di
Amnesty International,
guidati
dalla
Responsabil
e Viviana
Isernia, è
composto
da una
decina di
attivisti e
attiviste e, dal 2005,
organizza sul territorio del
Sud Pontino una puntuale
attività di diffusione dei
valori contenuti nella
Dichiarazione
Universale dei Diritti
Umani, attraverso
cineforum a tema (ad
es. “Diritti e Minori” )
, cene solidali (in
particolare l’8 marzo
“Festa delle Donne
Donne in Festa: vi
diamo un motivo in
più per festeggiare” in
cui si festeggiano le
Buone Notizie di
Amnesty
International relative
alle Donne), spettacoli
teatrali, convegni (ad es.
“Tibet” oppure contro lo
“Sfruttamento sessuale”),
mercatini solidali,
presentazioni del
Rapporto Annuale
di Amnesty
International e
libri sui Diritti
Umani (ad es.
“L’autobus di
Rosa”, “Poesie da
Guantanamo”, “Il
cielo dentro di noi”),
mobilitazioni in piazza (ad
es. “Pechino 2008 – free
Tibet”) e progetti di
educazio
ne ai
diritti
umani in
varie
scuole di
ogni
ordine e
grado
della
zona.
Il Premio
‹‹Cittadi
no
Solidale
2012›› è
stato loro conferito, in
particolar modo, per
l’attività di
Educazione ai
Diritti Umani
come strumento
principale
attraverso cui
promuovere la
conoscenza e
l’adesione
responsabile e
attiva ai valori
contenuti nella
Dichiarazione Universale dei
Riccardo Noury – Staff,
Portavoce.
Riccardo, 49 anni di cui
più di 30 all’interno di
Amnesty International: c’è
argomento migliore per
essere il portavoce ufficiale
dell’associazione?
Ricordi qual è stato il tuo
primo incontro con
Amnesty?
Ero ancora al liceo e
vennero alcune persone a
parlarci, se non ricordo
male fra loro c’era Antonio
Marchesi. Nel 1980 mi
sono iscritto e ho cominciato
a fare attivismo e due anni
dopo ho iniziato a far parte
dello staff. Da allora il mio
lavoro è stato, con vari
incarichi, sempre all’interno
dell’Ufficio Comunicazione.
A proposito di questo,
quando rappresenti Amnesty
in situazioni ufficiali qual è
la sua peculiarità che cerchi
sempre di mettere nel giusto
rilievo?
Il fatto che ogni singola
azione può essere utile, dare
risultati positivi; non
bisogna mai lasciare spazio
al senso di impotenza e alla
disperazione…
Tra gli Human Rights
Interviste
L'angolo dei Gruppi
Giuseppe Meffe – Responsabile del Gruppo 56
Patrizia Sacco
Il gruppo 267 di Amnesty
International agisce sul
territorio di Ostia, del
tredicesimo municipio di
Roma e Fiumicino. Conta
circa 15 attivisti/e di ogni
età ed agisce sul territorio
attraverso l’educazione ai
diritti umani nelle scuole,
l’organizzazione di eventi e
cineforum su temi specifici e
quant’altro esca fuori dalla
creatività degli attivisti e
delle attiviste.
Tra i progetti recenti spicca
la realizzazione di un cd
musicale con famose cover
riarrangiate da gruppi del
napoletano (ma non solo) sui
temi della campagna “Io
Pretendo Dignità” di
Amnesty International. Nei
prossimi mesi organizzeremo
un evento per presentare
questo cd che può essere
acquistato direttamente da
noi anche dagli altri gruppi
del Lazio.
Nell’immediato futuro
inoltre, abbiamo in
programma delle cene di
raccolta fondi e la
realizzazione di un
cineforum oltre che un
programma molto denso di
incontri con le scuole
elementari, medie e superiori
del territorio.
Per avere maggiori
informazioni sul nostro
gruppo e poter partecipare
alle riunioni potete
contattarci ai seguenti
recapiti:
Email: [email protected]
Cell: 3935233071 (Arianna
Eberspacher, responsabile
del gruppo)
Pagina face book: Amnesty
Ostia e Amici
GGrruuppppoo 226677
Diritti Umani.
Ricordiamo che al Gruppo
277 di Formia fu conferito
un premio simile nel 2008 “
per il loro prezioso e generoso
impegno a favore di Amnesty
International” da parte del
precedente Assessorato alla
Cultura della Città di
Formia.
Per avere informazioni sul
gruppo 277 e su come
attivarsi con loro:
[email protected] / 349
54 57 563
oppure su FB: “Gruppo
Amnesty 277 – Formia”.
GRAZIE! Per il loro costante
impegno civico a Viviana,
Silvia, Noni, Ilaria, Ettore,
Gennaro, Giuseppe,
Gabriella, Enza, Michela,
Roberto e le nuove attiviste
Gilda, Barbara e Aurora.
Pagina 6Numero 1
Buone Notizie
Guinea Equatoriale Fabián
Nsue Nguema, avvocato e
difensore dei diritti umani, è
stato rilasciato il 30 ottobre
2012. Era stato arrestato otto
giorni prima, quando si era
recato a un colloquio con un
suo cliente, detenuto nella
famigerata prigione della
Spiaggia nera, nella capitale
Malabo. Per tre giorni era
scomparso e le autorità
negavano la sua presenza in
carcere, nonostante la sua
automobile fosse
parcheggiata all'entrata. A
seguito dell'azione urgente di
Amnesty International, il 25
ottobre era riapparso in una
stazione di polizia per essere
poi rimesso in libertà cinque
giorni dopo.
Malawi Il 5 novembre 2012
il ministro della Giustizia
Ralph Kasambara ha
disposto la sospensione, in
attesa di un voto del
parlamento sulla loro
abrogazione o meno,
dell'applicazione delle leggi
che puniscono con pene fino
a 14 anni e la sanzione
accessoria delle frustate le
relazioni sessuali tra uomini
e con pene fino a cinque anni
le "pratiche indecenti tra
donne". Da anni, Amnesty
International e altre
organizzazioni, locali e
internazionali, chiedono
l'abolizione di questa
legislazione.
Messico Il 15 novembre il
Congresso dello stato di
Nuevo León ha approvato la
legge che riconosce e
istituisce il reato specifico di
sparizione forzata. Amnesty
International, che era in
visita nello stato, ha
dichiarato che se applicata
in modo efficace, la legge
potrà contribuire in modo
significativo alla lotta contro
le sparizioni e alla punizione
dei responsabili.
Myanmar Il 19 novembre
2012 sono stati rilasciati
oltre 50 prigionieri politici e
prigionieri di coscienza. Tra
questi ultimi, U Myint Aye,
cofondatore della Rete dei
difensori e promotori dei
diritti umani condannato nel
2008 all'ergastolo, e Saw
Kyaw Kyaw Min, difensore
dei diritti umani e avvocato,
condannato a sei mesi
nell'agosto 2012.
Regno Unito Il 29 novembre
2012 il ministro della Difesa
ha annunciato che manterrà
in vigore a tempo
indeterminato la sospensione
dei trasferimenti dei detenuti
in sua custodia in
Afghanistan. La decisione,
sollecitata dalle Nazioni
Unite, da Amnesty
International e da altre
organizzazioni non
governative, è stata presa in
quanto i detenuti
rischierebbero "gravi
maltrattamenti" se trasferiti
alle autorità afgane.
Messico Il 28 novembre
2012 la Corte suprema ha
annullato le condanne a sette
anni di carcere inflitte il 12
luglio 2010 a José Ramón
Aniceto Gómez e Pascual
Agustín Cruz. I due difensori
dei diritti delle popolazioni
native erano stati giudicati
colpevoli del furto di
un'automobile, sulla base di
prove prefabbricate da un
gruppo di interessi economici
dello stato di Puebla. Gómez
e Agustín erano impegnati in
una campagna per l'accesso
libero e gratuito all'acqua
pubblica. Amnesty
International per oltre due
anni aveva sollecitato la loro
liberazione.
Italia Il 4 dicembre 2012 la
Camera dei deputati ha
definitivamente approvato in
seconda lettura le "Norme
per l'adeguamento alle
disposizioni dello statuto
istitutivo della Corte penale
internazionale".
Arabia Saudita A seguito
di un'azione urgente di
Amnesty International, nel
settembre 2012 la condanna
all'amputazione della mano
destra e del piede sinistro di
Barzan bin Raheel al
Shammari, Amer bin Eid al
Jarba’, Muhammad bin Ali
alShammari, Muhammad
bin Dhiyab Maddhi,
Abdullah bin Dhiyab
Maddhi and Bandar bin
Abbas alAs’adi, sei uomini
accusati di una serie di
rapine lungo un'autostrada.
Giuseppe Meffe
Responsabile gruppo 256
Chi conosce personalmente
Giuseppe spesso si chiede se e
quando trovi il tempo di
dormire. 52 anni (“Sono nato
nel ’61, lo stesso anno di
Amnesty” ci tiene a
precisare) in gran parte spesi
tra associazioni, volontariato
e attivismo in vari campi,
oltre naturalmente al lavoro
e alla famiglia, fanno di lui
un vulcano in perenne
eruzione.
Una famiglia “allargata” la
tua, vero?
Volutamente allargata nel
senso che oltre ai miei due
figli ho preso in affidamento
una bimba che vive con noi
da sei anni. Da questa
esperienza deriva anche il
mio impegno con
l’associazione che riunisce le
famiglie affidatarie.
E non è la sola con la quale
collabori…
C’è anche il gruppo degli
aiutatori podistici, frutto
della mia passione per le
marce e le maratone, e poi
naturalmente Amnesty.
Come ci sei arrivato?
Frequentavo la biblioteca
Basaglia, dove andavo anche
a raccontare fiabe ai
bambini e là ho conosciuto il
direttore, Aldo Coccia,
attivista di Amnesty da
sempre. Sono entrato nel suo
gruppo, il 56, e ho avuto
vari incarichi, da un anno
circa ne sono responsabile.
Tra le tante cose di cui ti
sei occupato ce n’è una che ti
ha dato più soddisfazioni?
Mi è piaciuto occuparmi di
webattivismo e credo che
quello sia un settore da
sviluppare. Una delle cose
più divertenti che ho fatto è
stata la realizzazione di un
cd di aiudiofavole sui
diritti umani, un progetto
che ha portato al nostro
gruppo un buon risultato
di raccolta fondi. Lo
abbiamo ideato e realizzato
tutto noi, scrivendo le
fiabe, recitandole,
registrandole e
masterizzando i cd.
Hai un consiglio per
fidelizzare gli attivisti
all’interno dei gruppi?
Penso che sia necessario
lavorare in sinergia con
altre associazioni e altri
ambienti, quello dello sport,
il teatro, le biblioteche,
perché ognuno possa trovare
gli spazi in cui sviluppare le
proprie attitudini e le
potenzialità. Così il lavoro
degli attivisti sarà più vario
e stimolante.
Patrizia Sacco
Defenders con cui sei venuto
in contatto in tutti questi
anni ce n’è uno che ti ha
lasciato un ricordo
indelebile?
Senz’altro la persona di
maggior impatto che ho
conosciuto è stata Sakae
Menda, un ex condannato
giapponese che ha passato
34 anni nel braccio della
morte prima di essere
assolto, liberato, e iniziare la
sua crociata contro la
pena capitale.
Se tu fossi completamente
libero di scegliere c’è un
personaggio del mondo dello
spettacolo e della cultura che
vedresti bene e vorresti come
testimonial per Amnesty?
Il mio sogno nel cassetto è
Mina, ma questa è davvero
un’utopia… Un sogno più
realizzabile è avere Franco
Battiato.
Ad ogni attivista può
ca
pitare di essere per una volta
portavoce di A.I. Hai un
consiglio da dargli per essere
più incisivo?
Metaforicamente gli
suggerisco di spogliarsi dei
suoi abiti e indossare la
casacca gialla e nera:
dovrebbe ricordarsi
semplicemente che in quel
momento sta parlando a
nome di chiunque nel mondo
subisce ingiustizia.
Pagina 7Numero 1
Buone Notizie
Guinea Equatoriale Fabián
Nsue Nguema, avvocato e
difensore dei diritti umani, è
stato rilasciato il 30 ottobre
2012. Era stato arrestato otto
giorni prima, quando si era
recato a un colloquio con un
suo cliente, detenuto nella
famigerata prigione della
Spiaggia nera, nella capitale
Malabo. Per tre giorni era
scomparso e le autorità
negavano la sua presenza in
carcere, nonostante la sua
automobile fosse
parcheggiata all'entrata. A
seguito dell'azione urgente di
Amnesty International, il 25
ottobre era riapparso in una
stazione di polizia per essere
poi rimesso in libertà cinque
giorni dopo.
Malawi Il 5 novembre 2012
il ministro della Giustizia
Ralph Kasambara ha
disposto la sospensione, in
attesa di un voto del
parlamento sulla loro
abrogazione o meno,
dell'applicazione delle leggi
che puniscono con pene fino
a 14 anni e la sanzione
accessoria delle frustate le
relazioni sessuali tra uomini
e con pene fino a cinque anni
le "pratiche indecenti tra
donne". Da anni, Amnesty
International e altre
organizzazioni, locali e
internazionali, chiedono
l'abolizione di questa
legislazione.
Messico Il 15 novembre il
Congresso dello stato di
Nuevo León ha approvato la
legge che riconosce e
istituisce il reato specifico di
sparizione forzata. Amnesty
International, che era in
visita nello stato, ha
dichiarato che se applicata
in modo efficace, la legge
potrà contribuire in modo
significativo alla lotta contro
le sparizioni e alla punizione
dei responsabili.
Myanmar Il 19 novembre
2012 sono stati rilasciati
oltre 50 prigionieri politici e
prigionieri di coscienza. Tra
questi ultimi, U Myint Aye,
cofondatore della Rete dei
difensori e promotori dei
diritti umani condannato nel
2008 all'ergastolo, e Saw
Kyaw Kyaw Min, difensore
dei diritti umani e avvocato,
condannato a sei mesi
nell'agosto 2012.
Regno Unito Il 29 novembre
2012 il ministro della Difesa
ha annunciato che manterrà
in vigore a tempo
indeterminato la sospensione
dei trasferimenti dei detenuti
in sua custodia in
Afghanistan. La decisione,
sollecitata dalle Nazioni
Unite, da Amnesty
International e da altre
organizzazioni non
governative, è stata presa in
quanto i detenuti
rischierebbero "gravi
maltrattamenti" se trasferiti
alle autorità afgane.
Messico Il 28 novembre
2012 la Corte suprema ha
annullato le condanne a sette
anni di carcere inflitte il 12
luglio 2010 a José Ramón
Aniceto Gómez e Pascual
Agustín Cruz. I due difensori
dei diritti delle popolazioni
native erano stati giudicati
colpevoli del furto di
un'automobile, sulla base di
prove prefabbricate da un
gruppo di interessi economici
dello stato di Puebla. Gómez
e Agustín erano impegnati in
una campagna per l'accesso
libero e gratuito all'acqua
pubblica. Amnesty
International per oltre due
anni aveva sollecitato la loro
liberazione.
Italia Il 4 dicembre 2012 la
Camera dei deputati ha
definitivamente approvato in
seconda lettura le "Norme
per l'adeguamento alle
disposizioni dello statuto
istitutivo della Corte penale
internazionale".
Arabia Saudita A seguito
di un'azione urgente di
Amnesty International, nel
settembre 2012 la condanna
all'amputazione della mano
destra e del piede sinistro di
Barzan bin Raheel al
Shammari, Amer bin Eid al
Jarba’, Muhammad bin Ali
alShammari, Muhammad
bin Dhiyab Maddhi,
Abdullah bin Dhiyab
Maddhi and Bandar bin
Abbas alAs’adi, sei uomini
accusati di una serie di
rapine lungo un'autostrada.
Giuseppe Meffe
Responsabile gruppo 256
Chi conosce personalmente
Giuseppe spesso si chiede se e
quando trovi il tempo di
dormire. 52 anni (“Sono nato
nel ’61, lo stesso anno di
Amnesty” ci tiene a
precisare) in gran parte spesi
tra associazioni, volontariato
e attivismo in vari campi,
oltre naturalmente al lavoro
e alla famiglia, fanno di lui
un vulcano in perenne
eruzione.
Una famiglia “allargata” la
tua, vero?
Volutamente allargata nel
senso che oltre ai miei due
figli ho preso in affidamento
una bimba che vive con noi
da sei anni. Da questa
esperienza deriva anche il
mio impegno con
l’associazione che riunisce le
famiglie affidatarie.
E non è la sola con la quale
collabori…
C’è anche il gruppo degli
aiutatori podistici, frutto
della mia passione per le
marce e le maratone, e poi
naturalmente Amnesty.
Come ci sei arrivato?
Frequentavo la biblioteca
Basaglia, dove andavo anche
a raccontare fiabe ai
bambini e là ho conosciuto il
direttore, Aldo Coccia,
attivista di Amnesty da
sempre. Sono entrato nel suo
gruppo, il 56, e ho avuto
vari incarichi, da un anno
circa ne sono responsabile.
Tra le tante cose di cui ti
sei occupato ce n’è una che ti
ha dato più soddisfazioni?
Mi è piaciuto occuparmi di
webattivismo e credo che
quello sia un settore da
sviluppare. Una delle cose
più divertenti che ho fatto è
stata la realizzazione di un
cd di aiudiofavole sui
diritti umani, un progetto
che ha portato al nostro
gruppo un buon risultato
di raccolta fondi. Lo
abbiamo ideato e realizzato
tutto noi, scrivendo le
fiabe, recitandole,
registrandole e
masterizzando i cd.
Hai un consiglio per
fidelizzare gli attivisti
all’interno dei gruppi?
Penso che sia necessario
lavorare in sinergia con
altre associazioni e altri
ambienti, quello dello sport,
il teatro, le biblioteche,
perché ognuno possa trovare
gli spazi in cui sviluppare le
proprie attitudini e le
potenzialità. Così il lavoro
degli attivisti sarà più vario
e stimolante.
Patrizia Sacco
Defenders con cui sei venuto
in contatto in tutti questi
anni ce n’è uno che ti ha
lasciato un ricordo
indelebile?
Senz’altro la persona di
maggior impatto che ho
conosciuto è stata Sakae
Menda, un ex condannato
giapponese che ha passato
34 anni nel braccio della
morte prima di essere
assolto, liberato, e iniziare la
sua crociata contro la
pena capitale.
Se tu fossi completamente
libero di scegliere c’è un
personaggio del mondo dello
spettacolo e della cultura che
vedresti bene e vorresti come
testimonial per Amnesty?
Il mio sogno nel cassetto è
Mina, ma questa è davvero
un’utopia… Un sogno più
realizzabile è avere Franco
Battiato.
Ad ogni attivista può
ca
pitare di essere per una volta
portavoce di A.I. Hai un
consiglio da dargli per essere
più incisivo?
Metaforicamente gli
suggerisco di spogliarsi dei
suoi abiti e indossare la
casacca gialla e nera:
dovrebbe ricordarsi
semplicemente che in quel
momento sta parlando a
nome di chiunque nel mondo
subisce ingiustizia.
Pagina 8 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
I sei erano stati condannati
all'amputazione incrociata
nel marzo 2011, in un
processo celebrato senza
assistenza legale. Il re ha
deciso di commutare la
condanna in 20 anni di
carcere.
Macedonia Il 13 dicembre
2012, per la prima volta, la
Corte europea dei diritti
umani ha stabilito la
responsabilità di uno stato
europeo per il coinvolgimento
nei programmi segreti della
Cia: la Corte ha infatti
giudicato responsabile l’Ex
repubblica jugoslava di
Macedonia (Macedonia)
dell’arresto illegale, della
sparizione forzata, della
tortura e di altri
maltrattamenti nei confronti
del cittadino tedesco Khaled
ElMasri, nonché del suo
trasferimento in un luogo
dove l’uomo subì ulteriori
gravi violazioni dei suoi
diritti umani. La
Macedonia, inoltre, è venuta
meno al suo obbligo di
svolgere un’indagine efficace.
Khaled ElMasri, cittadino
tedesco di origini libanesi,
venne arrestato il 31
dicembre 2003 dalle autorità
macedoni, al suo ingresso
nel paese dalla Serbia.
Queste lo trattennero in
isolamento, sottoponendolo a
sparizione forzata, a ripetuti
interrogatori e a
maltrattamenti, fino al 23
gennaio 2004, quando lo
consegnarono ad agenti
della Cia. L’agenzia
statunitense, nell’ambito dei
programmi di detenzione
segreta e di rendition,
trasferì ElMasri in un
centro segreto di detenzione
in Afghanistan. Qui, per
quattro mesi, egli fu posto in
detenzione illegale e segreta,
sottoposto a sparizione
forzata e a tortura, mai
accusato di alcun crimine né
messo in grado di ricorrere a
un giudice. Il 28 maggio
2004 venne imbarcato su un
volo per l’Albania, dove
venne rilasciato.
Bosnia ed Erzegovina Il 12
dicembre 2012 il Tribunale
penale per l'ex Jugoslavia ha
condannato all'ergastolo
Zdravko Tolimir per
genocidio, crimini di guerra
e crimini contro l'umanità
commessi nel 1995 dopo la
conquista delle città di
Srebrenica e Zepa. All'epoca,
Tolimir era vicecomandante
e capo dell'intelligence
dell'Esercito serbo bosniaco.
Turchia Il 6 dicembre 2012
il tribunale di Eskisehir ha
assolto il difensore dei diritti
umani Halil Savda e altri
tre attivisti dall'accusa di
"alienare le simpatie
dell'opinione pubblica verso
il servizio militare", reato
previsto dall'art. 318 del
codice penale. Il
procedimento nei loro
confronti era iniziato nel
2011 e si riferiva a una
protesta svolta fuori dal
tribunale nel quale veniva
giudicato un obiettore di
coscienza. Il tribunale, nel
provvedimento di
assoluzione, ha stabilito che
gli slogan pronunciati in
quell'occasione non avevano
incitato alla violenza ed
erano tutelati dalla
Dichiarazione universale dei
diritti umani, dalla
Convenzione europea dei
diritti umani e dalla stessa
Costituzione turca.
Nigeria Il 15 dicembre 2012
la Corte di giustizia della
Comunità economica degli
stati dell’Africa occidentale
ha giudicato la Nigeria
responsabile della violazione
della Carta africana dei
diritti umani e dei popoli
riguardo alle condizioni di
vita della popolazione del
Delta del fiume Niger. La
Corte ha stabilito che il
governo nigeriano è
responsabile del
comportamento delle
compagnie petrolifere e che
ad esso spetta chiamarle a
rispondere dell’impatto
ambientale del loro operato.
Stati Uniti d'America Il 7
dicembre 2012 Bobby Tarver
è stato trasferito dal braccio
della morte dell'Alabama. A
settembre, un giudice
federale aveva stabilito che il
detenuto non poteva essere
messo a morte, alla luce
della sentenza della Corte
suprema federale di dieci
anni prima, che vieta le
esecuzioni di persone affette
da ritardo mentale.
Sudafrica A seguito di
un'azione urgente emessa un
mese prima, il 29 novembre
2012 il governo ha incontrato
una delegazione di Amnesty
International e ha dichiarato
Pagina 9Numero 1
I sei erano stati condannati
all'amputazione incrociata
nel marzo 2011, in un
processo celebrato senza
assistenza legale. Il re ha
deciso di commutare la
condanna in 20 anni di
carcere.
Macedonia Il 13 dicembre
2012, per la prima volta, la
Corte europea dei diritti
umani ha stabilito la
responsabilità di uno stato
europeo per il coinvolgimento
nei programmi segreti della
Cia: la Corte ha infatti
giudicato responsabile l’Ex
repubblica jugoslava di
Macedonia (Macedonia)
dell’arresto illegale, della
sparizione forzata, della
tortura e di altri
maltrattamenti nei confronti
del cittadino tedesco Khaled
ElMasri, nonché del suo
trasferimento in un luogo
dove l’uomo subì ulteriori
gravi violazioni dei suoi
diritti umani. La
Macedonia, inoltre, è venuta
meno al suo obbligo di
svolgere un’indagine efficace.
Khaled ElMasri, cittadino
tedesco di origini libanesi,
venne arrestato il 31
dicembre 2003 dalle autorità
macedoni, al suo ingresso
nel paese dalla Serbia.
Queste lo trattennero in
isolamento, sottoponendolo a
sparizione forzata, a ripetuti
interrogatori e a
maltrattamenti, fino al 23
gennaio 2004, quando lo
consegnarono ad agenti
della Cia. L’agenzia
statunitense, nell’ambito dei
programmi di detenzione
segreta e di rendition,
trasferì ElMasri in un
centro segreto di detenzione
in Afghanistan. Qui, per
quattro mesi, egli fu posto in
detenzione illegale e segreta,
sottoposto a sparizione
forzata e a tortura, mai
accusato di alcun crimine né
messo in grado di ricorrere a
un giudice. Il 28 maggio
2004 venne imbarcato su un
volo per l’Albania, dove
venne rilasciato.
Bosnia ed Erzegovina Il 12
dicembre 2012 il Tribunale
penale per l'ex Jugoslavia ha
condannato all'ergastolo
Zdravko Tolimir per
genocidio, crimini di guerra
e crimini contro l'umanità
commessi nel 1995 dopo la
conquista delle città di
Srebrenica e Zepa. All'epoca,
Tolimir era vicecomandante
e capo dell'intelligence
dell'Esercito serbo bosniaco.
Turchia Il 6 dicembre 2012
il tribunale di Eskisehir ha
assolto il difensore dei diritti
umani Halil Savda e altri
tre attivisti dall'accusa di
"alienare le simpatie
dell'opinione pubblica verso
il servizio militare", reato
previsto dall'art. 318 del
codice penale. Il
procedimento nei loro
confronti era iniziato nel
2011 e si riferiva a una
protesta svolta fuori dal
tribunale nel quale veniva
giudicato un obiettore di
coscienza. Il tribunale, nel
provvedimento di
assoluzione, ha stabilito che
gli slogan pronunciati in
quell'occasione non avevano
incitato alla violenza ed
erano tutelati dalla
Dichiarazione universale dei
diritti umani, dalla
Convenzione europea dei
diritti umani e dalla stessa
Costituzione turca.
Nigeria Il 15 dicembre 2012
la Corte di giustizia della
Comunità economica degli
stati dell’Africa occidentale
ha giudicato la Nigeria
responsabile della violazione
della Carta africana dei
diritti umani e dei popoli
riguardo alle condizioni di
vita della popolazione del
Delta del fiume Niger. La
Corte ha stabilito che il
governo nigeriano è
responsabile del
comportamento delle
compagnie petrolifere e che
ad esso spetta chiamarle a
rispondere dell’impatto
ambientale del loro operato.
Stati Uniti d'America Il 7
dicembre 2012 Bobby Tarver
è stato trasferito dal braccio
della morte dell'Alabama. A
settembre, un giudice
federale aveva stabilito che il
detenuto non poteva essere
messo a morte, alla luce
della sentenza della Corte
suprema federale di dieci
anni prima, che vieta le
esecuzioni di persone affette
da ritardo mentale.
Sudafrica A seguito di
un'azione urgente emessa un
mese prima, il 29 novembre
2012 il governo ha incontrato
una delegazione di Amnesty
International e ha dichiarato
il proprio impegno a
indagare su un'ondata di
violenza xenofoba della
polizia, i cui agenti avevano
costretto alla chiusura e poi
razziato 600 negozi ed
esercizi commerciali gestiti
da richiedenti asilo e
rifugiati nella provincia di
Limpopo. Alcuni degli
esercenti erano stati
arrestati, sottoposti a
ingiurie razziste e multati.
Stati Uniti d’America Il 17
dicembre 2012, su
raccomandazione del
Comitato per la grazia, il
governatore dell'Ohio ha
commutato la condanna a
morte di Ronald Post, la cui
esecuzione era prevista il 16
gennaio 2013. Il governatore
John Kasich ha preso la
decisione affermando che "a
prescindere dalla natura
orribile del delitto, un
condannato ha diritto a una
difesa efficace e il Board ha
concluso che in questo caso
ciò non si è verificato".
Bahrein Il 2 gennaio 2013
è stato rimesso in libertà
Mohammad Mohammad
'Abdulnabi 'Abdulwasi, un
ragazzo di 16 anni arrestato
l'11 dicembre 2012 a Sitra,
in un raid delle forze di
sicurezza nell'abitazione
della sua famiglia. Ha
trascorso parte della
prigionia in un centro di
detenzione per adulti.
Amnesty International aveva
lanciato un'azione urgente in
suo favore.
Nepal / Regno Unito Il 3
gennaio 2013 la polizia del
Regno Unito ha arrestato un
alto ufficiale dell'esercito del
Nepal, sospettato di aver
torturato prigionieri nel
2005, durante la guerra
civile allora in corso nel
paese asiatico. Nell'arrestare
il sospetto, le autorità di
Londra hanno esercitato la
giurisdizione universale,ai
sensi della legge di
attuazione della Convenzione
delle Nazioni Unite contro la
tortura.
Pagina 10 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
Il "punto di vista" di Max
Questo mese commenterò tre
fatti.
Il primo ha rilevanza
interna: il “rapporto di A.I.
sullo sfruttamento dei
lavoratori migranti
nell’agricoltura” nel nostro
Paese, pubblicato il 18
dicembre scorso.
Trovo questo documento
della massima importanza,
perché dà “corpo e numeri” a
una piaga ben visibile agli
occhi di tutti gli italiani, ma
della quale poco si parla (e
scrive), se non in occasione di
eventi che raggiungono
dimensioni spettacolari, sui
quali la stampa
“sensazionalista” si getta
avidamente, per poi ricadere
nella più totale abulia.
Con il risultato di assegnare,
al fenomeno una
connotazione episodica, che
come tale è quindi recepita
dall’immaginario sociale,
quando invece è del tutto
“sistemica”.
Mi si obbietterà che, per chi
segue il fenomeno, molte
delle informazioni del
rapporto sono note: ma
questo significherebbe
sminuirne il valore, che
assume invece importanza
per la duplice ragione della
sua notevole sintesi, da un
lato: chi avrà bisogno di
notizie in materia ha ora
una fonte unica e certificata;
dall’altro per il “timbro” che
il problema riceve dalla
verifica amnestiana
dell’impatto sulla “Carta dei
Diritti” universali: un
“giudizio” ben più pesante di
un’analisi in termini di
violazioni delle leggi
nazionali, che anzi neppure
escono bene dalla
comparazione.
Ho rilevato però: una
“singolarità”: ancorché nella
premessa sia detto con
chiarezza che nel corso dei
lavori è stata sentita la
Direzione nazionale
antimafia, poi nel testo, a
meno di qualche mia
distrazione, non ho trovato
alcuna associazione del
fenomeno analizzato con le
sue fin troppo note
implicazioni con la
criminalità organizzata.
Eppure è dal 2009 che il
riconoscimento della
connessione tra l’operato
delle mafie e le violazioni dei
D.U. è parte della policy” di
A.I., a livello sia nazionale
che internazionale.
Il secondo fatto che porto
alla vostra attenzione è
invece di natura esterna.
Da un articolo di stampa (“il
Fatto Q.”, giovedì 3 gennaio
2013), ho appreso che
l’ospedale di Padova ha
riconosciuto di fatto come
“partner” la compagna
omosessuale di una
partoriente fecondata
artificialmente.
In quel nosocomio, infatti, i
felici genitori sono dotati di
un apposito braccialetto
identificativo, che permette
loro l’accesso al reparto
neonatale, sul quale, insieme
all’identificativo del neonato,
è incisa la condizione di
“padre”/“madre”, a seconda
del genitore.
Si deve alla sensibilità del
Direttore del reparto (G. B.
Nardelli, è bene
incominciare a fare nomi e
cognomi), l’aver compreso
l’inadeguatezza della misura
e il possibile imbarazzo che
avrebbe potuto creare: ha
così modificato i bracciali,
che d’ora innanzi porteranno
le diciture “madre/partner”.
A mio avviso non è una
“notiziola”: nonostante gli
ostacoli che continuano a
essere frapposti, una realtà
più generale si va man mano
affermando; se poi
osserviamo che l’evento è
accaduto nell’ospedale di
Padova, città ad altissima
densità “confessionale” di
matrice cattolica, non
possiamo che ricavarne
ulteriori motivi per sperare
in un futuro migliore.
Il terzo argomento riguarda
il famigerato “G8” di
Genova, un brutto capitolo
della storia nazionale, ma
anche di quella dei Diritti
Umani in un paese che si
Massimo Grandicelli
Ufficio regionale:
Telefono e fax: 06 64501011
Indirizzo: via Cattaneo 22/b
00185 Roma
Indirizzo web:
www.amnesty.it/lazio
Email: [email protected]
ROMA
Gruppo 001
Zona: Roma Est (Prenestina,
Casilina, Tuscolana, Appia
Nuova)
Telefono: 3294270127
Fax: 06 97252438
Indirizzo: Bottega del Mondo
Kinkelbà
via Macerata, 54 (zona
Pigneto)
00176 Roma (RM)
Indirizzo web:
http://www.amnestyroma1.i
t
Scrivi un'email al Gruppo
001
Quando si riunisce: tutti i
martedì h. 20.30
Gruppo 002
Zona: Prati, Delle Vittorie,
Balduina
Indirizzo: Libreria
Claudiana
piazza Cavour, 32
00193 Roma (RM)
Quando si riunisce: tutti i
lunedì alle 16.30 (in estate
17.00)
Scrivi un'email al Gruppo
002
Gruppo 015
Zona: Trieste, Salario,
Parioli
Telefono: 366 3666108
Indirizzo: presso la
Parrocchia del Sacro Cuore
via Poggio Moiano, 12
(presso Piazza Vescovio)
00199 Roma (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
015
Quando si riunisce: tutti i
mercoledì dalle 19.00 alle
21.00
Gruppo 056
Zona: Aurelio, Bravetta,
Boccea, Montespaccato,
Casalotti, Primavalle, Monte
Mario
Telefono: 338 4795737
Indirizzo: presso la casa di
una socia in zona
Torrevecchia
Scrivi un'email al Gruppo
056
Quando si riunisce: di solito
tutte le settimane, il martedì
h. 21.00
Gruppo 105
Zona: Portuense,
Monteverde, Trastevere,
Testaccio
Telefono: 329 6265981
Indirizzo: Coordinamento
I gruppi nel Lazio
considera “civile”, tema sul
quale la nostra Associazione
si è già espressa severamente.
Dopo le note sentenze, molti,
tra cui il capo della Polizia
Manganelli (mai “nomen” fu
più “omen”) si sono
compiaciuti di considerare la
faccenda un “capitolo
chiuso”.
Costoro non hanno fatto i
conti con la Corte Europea
dei Diritti Umani di
Strasburgo, che ha inviato in
questi giorni al Governo
Italiano i quesiti preliminari
all’esame del ricorso
presentato da alcune parti
civili in relazione ai fatti di
Bolzaneto, mentre ricorsi
analoghi sono in
preparazione con riferimento
agli eventi omologhi della
Diaz.
Saranno portate certamente
in luce le discrasie tra la
legislazione nazionale e
quella comunitaria,
soprattutto in termini del
mancato inserimento del
reato di tortura nel nostro
ordinamento, a onta delle
ripetute sollecitazioni della
Corte Europea.
Di conseguenza, è stato
possibile far scattare la
prescrizione per molti capi
d’accusa, quando la
giurisprudenza di
Strasburgo considera invece
inapplicabile la prescrizione
al reato di tortura.
Sarà una vicenda da seguire
con attenzione. Intanto, per
maggiori dettagli, vi
rimando alla notizia
completa, che trovate al
“link” qui appresso.
http://www.genova24.it/201
3/01/g8leviolenzealla
diazeabolzanetovannoa
strasburgolemotivazioni
delricorsopenenon
effettivemancailreatodi
tortura44991/
Pagina 11Numero 1
Questo mese commenterò tre
fatti.
Il primo ha rilevanza
interna: il “rapporto di A.I.
sullo sfruttamento dei
lavoratori migranti
nell’agricoltura” nel nostro
Paese, pubblicato il 18
dicembre scorso.
Trovo questo documento
della massima importanza,
perché dà “corpo e numeri” a
una piaga ben visibile agli
occhi di tutti gli italiani, ma
della quale poco si parla (e
scrive), se non in occasione di
eventi che raggiungono
dimensioni spettacolari, sui
quali la stampa
“sensazionalista” si getta
avidamente, per poi ricadere
nella più totale abulia.
Con il risultato di assegnare,
al fenomeno una
connotazione episodica, che
come tale è quindi recepita
dall’immaginario sociale,
quando invece è del tutto
“sistemica”.
Mi si obbietterà che, per chi
segue il fenomeno, molte
delle informazioni del
rapporto sono note: ma
questo significherebbe
sminuirne il valore, che
assume invece importanza
per la duplice ragione della
sua notevole sintesi, da un
lato: chi avrà bisogno di
notizie in materia ha ora
una fonte unica e certificata;
dall’altro per il “timbro” che
il problema riceve dalla
verifica amnestiana
dell’impatto sulla “Carta dei
Diritti” universali: un
“giudizio” ben più pesante di
un’analisi in termini di
violazioni delle leggi
nazionali, che anzi neppure
escono bene dalla
comparazione.
Ho rilevato però: una
“singolarità”: ancorché nella
premessa sia detto con
chiarezza che nel corso dei
lavori è stata sentita la
Direzione nazionale
antimafia, poi nel testo, a
meno di qualche mia
distrazione, non ho trovato
alcuna associazione del
fenomeno analizzato con le
sue fin troppo note
implicazioni con la
criminalità organizzata.
Eppure è dal 2009 che il
riconoscimento della
connessione tra l’operato
delle mafie e le violazioni dei
D.U. è parte della policy” di
A.I., a livello sia nazionale
che internazionale.
Il secondo fatto che porto
alla vostra attenzione è
invece di natura esterna.
Da un articolo di stampa (“il
Fatto Q.”, giovedì 3 gennaio
2013), ho appreso che
l’ospedale di Padova ha
riconosciuto di fatto come
“partner” la compagna
omosessuale di una
partoriente fecondata
artificialmente.
In quel nosocomio, infatti, i
felici genitori sono dotati di
un apposito braccialetto
identificativo, che permette
loro l’accesso al reparto
neonatale, sul quale, insieme
all’identificativo del neonato,
è incisa la condizione di
“padre”/“madre”, a seconda
del genitore.
Si deve alla sensibilità del
Direttore del reparto (G. B.
Nardelli, è bene
incominciare a fare nomi e
cognomi), l’aver compreso
l’inadeguatezza della misura
e il possibile imbarazzo che
avrebbe potuto creare: ha
così modificato i bracciali,
che d’ora innanzi porteranno
le diciture “madre/partner”.
A mio avviso non è una
“notiziola”: nonostante gli
ostacoli che continuano a
essere frapposti, una realtà
più generale si va man mano
affermando; se poi
osserviamo che l’evento è
accaduto nell’ospedale di
Padova, città ad altissima
densità “confessionale” di
matrice cattolica, non
possiamo che ricavarne
ulteriori motivi per sperare
in un futuro migliore.
Il terzo argomento riguarda
il famigerato “G8” di
Genova, un brutto capitolo
della storia nazionale, ma
anche di quella dei Diritti
Umani in un paese che si
Ufficio regionale:
Telefono e fax: 06 64501011
Indirizzo: via Cattaneo 22/b
00185 Roma
Indirizzo web:
www.amnesty.it/lazio
Email: [email protected]
ROMA
Gruppo 001
Zona: Roma Est (Prenestina,
Casilina, Tuscolana, Appia
Nuova)
Telefono: 3294270127
Fax: 06 97252438
Indirizzo: Bottega del Mondo
Kinkelbà
via Macerata, 54 (zona
Pigneto)
00176 Roma (RM)
Indirizzo web:
http://www.amnestyroma1.i
t
Scrivi un'email al Gruppo
001
Quando si riunisce: tutti i
martedì h. 20.30
Gruppo 002
Zona: Prati, Delle Vittorie,
Balduina
Indirizzo: Libreria
Claudiana
piazza Cavour, 32
00193 Roma (RM)
Quando si riunisce: tutti i
lunedì alle 16.30 (in estate
17.00)
Scrivi un'email al Gruppo
002
Gruppo 015
Zona: Trieste, Salario,
Parioli
Telefono: 366 3666108
Indirizzo: presso la
Parrocchia del Sacro Cuore
via Poggio Moiano, 12
(presso Piazza Vescovio)
00199 Roma (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
015
Quando si riunisce: tutti i
mercoledì dalle 19.00 alle
21.00
Gruppo 056
Zona: Aurelio, Bravetta,
Boccea, Montespaccato,
Casalotti, Primavalle, Monte
Mario
Telefono: 338 4795737
Indirizzo: presso la casa di
una socia in zona
Torrevecchia
Scrivi un'email al Gruppo
056
Quando si riunisce: di solito
tutte le settimane, il martedì
h. 21.00
Gruppo 105
Zona: Portuense,
Monteverde, Trastevere,
Testaccio
Telefono: 329 6265981
Indirizzo: Coordinamento
I gruppi nel Lazio
considera “civile”, tema sul
quale la nostra Associazione
si è già espressa severamente.
Dopo le note sentenze, molti,
tra cui il capo della Polizia
Manganelli (mai “nomen” fu
più “omen”) si sono
compiaciuti di considerare la
faccenda un “capitolo
chiuso”.
Costoro non hanno fatto i
conti con la Corte Europea
dei Diritti Umani di
Strasburgo, che ha inviato in
questi giorni al Governo
Italiano i quesiti preliminari
all’esame del ricorso
presentato da alcune parti
civili in relazione ai fatti di
Bolzaneto, mentre ricorsi
analoghi sono in
preparazione con riferimento
agli eventi omologhi della
Diaz.
Saranno portate certamente
in luce le discrasie tra la
legislazione nazionale e
quella comunitaria,
soprattutto in termini del
mancato inserimento del
reato di tortura nel nostro
ordinamento, a onta delle
ripetute sollecitazioni della
Corte Europea.
Di conseguenza, è stato
possibile far scattare la
prescrizione per molti capi
d’accusa, quando la
giurisprudenza di
Strasburgo considera invece
inapplicabile la prescrizione
al reato di tortura.
Sarà una vicenda da seguire
con attenzione. Intanto, per
maggiori dettagli, vi
rimando alla notizia
completa, che trovate al
“link” qui appresso.
http://www.genova24.it/201
3/01/g8leviolenzealla
diazeabolzanetovannoa
strasburgolemotivazioni
delricorsopenenon
effettivemancailreatodi
tortura44991/
Pagina 12Numero 1
Recensioni
“Il cielo dentro di noi:
conversazioni sui Diritti
Umani (sul mondo che c’è e
quello che verrà)” di Roberto
Fantini
Il libro di Roberto Fantini
contiene una serie di dieci
conversazioni con
personalità impegnate nel
campo dei diritti umani, su
diversi temi: l’antisemitismo,
con Lorenza Mazzetti; la
tragedia dei desaparecidos
argentini, con Enrico
Calamai; il genocidio
ruandese, con Yolande
Mukagasana; i campi di
concentramento in Cina, con
Harry Wu; la pena di morte,
con Giuseppe Lodoli; la
situazione delle carceri in
Italia, con Patrizio
Gonnella; la tortura, con
Andrea Taviani; Amnesty
International, con Antonio
Marchesi; il disarmo, con
Maurizio Simoncelli; la
religione e i Diritti Umani,
con Luigi de Salvia. Il libro
ha il patrocinio di Amnesty
International, che da oltre
50 anni si pone l’obiettivo di
migliorare l’umanità, di
farla uscire dallo stato di
barbarie, ancora così
presente nel mondo.
La bicicletta verde film
Claudio Pipitone
L'Arabia Saudita è il Paese
islamico forse più progredito
socialmente ( attesa di vita
73 anni, tasso di alfabetismo
83%), ma tra i più chiusi e
rigidi nell'applicazione della
religione di Stato e nel
reprimere il dissenso in tutte
le sue forme. La condizione
della donna è
particolarmente pesante:
relegata in casa nei soliti
ruoli domestici, non può
uscire se non nei limiti
imposti dagli uomini. Il
codice penale prevede
sanzioni ancestrali ed è
vigente la pena di morte (in
forme brutali, come la
lapidazione). In questo
contesto la regista saudita
ambienta una storia che, pur
nella forma di commedi,
rispecchia il dramma della
ottusa ostilità verso
qualsiasi aspirazione alla
libera espressione che si
discosti dal verbo
politico/religioso di quel
Paese.
Protagonista è una bambina
che desidera un bicicletta
verde, ovvero l'innocenza che
anela e lotta con tutte le sue
forze per ottenere la piena
libertà di movimento
(compresa quella di uscire
dalla propria casa).
Tutta la vicenda si svolge tra
donne, ciascuna con un ruolo
significativo: l'autorità
istituzionale cui è
demandata la prima
formazione religiosa (la
direttrice scolastica,
inflessibile quanto
ipocritamente sensibile ai
richiami della modernità),
l'autorità familiare (la
madre che si dibatte tra
imposizione teologica ed
amore materno), l'umanità
che trasgredisce in nome di
diritti elementari negati (la
giovinetta della bicicletta), la
platea delle donne toccate
dalla tentazione ma che non
trovano il coraggio di lottare
apertamente (le compagne
della scuola coranica). Sono
esclusi dal campo gli uomini,
fonti delle limitazioni dei
diritti delle donne, tranne un
adolescente autorizzato ad
usare quel mezzo a due
ruote, ancora insensibile agli
insegnamenti dei grandi e
sostanzialmente complice
della piccola protagonista.
Tutte le scene sono girate in
interni, tranne il finale in
cui domina una periferia
spoglia ma decorosa,
dilatata ed aperta come gli
orizzonti della ragazzetta che
pedala negli ampi spazi di
una città che sa di
immobilità; una conquista
che nasconde forse la verità
di un sogno o comunque una
prospettiva di speranza.
Tutto è ovattato, come se una
nebbia diffusa smorzasse
ogni segno di violenza, che
invece si avverte “dietro” ogni
immagine, tranne che nella
del Volontariato della XVI
Circoscrizione
via del Casaletto, 400
Roma (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
105
Quando si riunisce: cadenza
bisettimanale, martedì h.
21.00
Gruppo 159
Zona: S. Basilio,
Valmelaina, Montesacro,
Africano, Tiburtina
Telefono: 335 7510539
Indirizzo: Associazione La
Maggiolina via
Bencivenga, 1 (altezza
Batteria Nomentana)
Roma
Indirizzo web:
www.amnestygr159.altervist
a.org
Scrivi un'email al Gruppo
159
Quando si riunisce: ogni
martedì/giovedì h. 19.30
Gruppo 221
Zona: centro storico
Telefono: 335 5953640
Indirizzo: Via Carlo
Cattaneo, 22/B
00185 Roma (RM)
Indirizzo web:
http://amnesty
gruppo221.blogspot.it/
Scrivi un'email al Gruppo
221
Quando si riunisce: tutti i
giovedì h. 20.00 (telefonare
per conferma)
Gruppo 251
Zona: Roma sud (Ardeatina,
Colombo, Ostiense)
Telefono: 349 1677272
Indirizzo: presso la Scuola
Elementare 75simo Circolo,
viale dell'Elettronica, 3
(Eur)
Indirizzo facebook: Amnesty
InternationalITA251
Scrivi un'email al Gruppo
251
Quando si riunisce: tutti i
martedì h.20.30
Gruppo Giovani 085
Gruppo universitario Roma
Scrivi un'email al Gruppo
Giovani 085
CASTELLI ROMANI
Gruppo 140
Telefono: 335 5742242
Scrivi un'email al Gruppo
140
Quando si riunisce: incontri
settimanali o quindicinali
nei giorni di lunedì, martedì
o mercoledì,
alle h. 21.00, in casa di
alcuni attivisti del gruppo, a
rotazione a Marino,
Grottaferrata e Frascati.
CIVITAVECCHIA (RM)
Gruppo 240
Telefono: 328 3378273
Indirizzo: presso la propria
sede
piazza Luigi Piccinato, 10
00053 Civitavecchia (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
240
Quando si riunisce: tutti i
martedì h. 21.00
FORMIA FONDI GAETA
SPERLONGA ITRI
Gruppo 277
Telefono: 3495457563
Indirizzo: sale della Chiesa
di S.Erasmo Formia
Indirizzo web:
www.amnestyformia.net
Scrivi un'email al Gruppo
277
Pagina Facebook: Gruppo
Amnesty 277 Formia (LT)
Quando si riunisce:
pomeriggio 2° sabato del
mese
FIANO ROMANO
MONTEROTONDO
MORLUPO
Gruppo 245
Telefono: 347 8467219
Indirizzo:Circolo Ricreativo
Culturale Ponte Storto
Piazza delle Terrazze, 6/a
località Ponte Storto a
Castelnuovo di Porto (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
245
Quando si riunisce: primo
martedì di ogni mese
h.18.00
LITORALE ROMANO
(OSTIA, POMEZIA,
FIUMICINO)
Gruppo 267
Telefono: 329 7870922
Indirizzo: Centro sociale
Affabulazione
piazza M.V. Agrippa, 7/H
00141 Ostia Lido (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
267
Quando si riunisce:
quindicinale, il mercoledì
h. 21.00
Pagina 13 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
Recensioni
“Il cielo dentro di noi:
conversazioni sui Diritti
Umani (sul mondo che c’è e
quello che verrà)” di Roberto
Fantini
Il libro di Roberto Fantini
contiene una serie di dieci
conversazioni con
personalità impegnate nel
campo dei diritti umani, su
diversi temi: l’antisemitismo,
con Lorenza Mazzetti; la
tragedia dei desaparecidos
argentini, con Enrico
Calamai; il genocidio
ruandese, con Yolande
Mukagasana; i campi di
concentramento in Cina, con
Harry Wu; la pena di morte,
con Giuseppe Lodoli; la
situazione delle carceri in
Italia, con Patrizio
Gonnella; la tortura, con
Andrea Taviani; Amnesty
International, con Antonio
Marchesi; il disarmo, con
Maurizio Simoncelli; la
religione e i Diritti Umani,
con Luigi de Salvia. Il libro
ha il patrocinio di Amnesty
International, che da oltre
50 anni si pone l’obiettivo di
migliorare l’umanità, di
farla uscire dallo stato di
barbarie, ancora così
presente nel mondo.
La bicicletta verde film
Claudio Pipitone
L'Arabia Saudita è il Paese
islamico forse più progredito
socialmente ( attesa di vita
73 anni, tasso di alfabetismo
83%), ma tra i più chiusi e
rigidi nell'applicazione della
religione di Stato e nel
reprimere il dissenso in tutte
le sue forme. La condizione
della donna è
particolarmente pesante:
relegata in casa nei soliti
ruoli domestici, non può
uscire se non nei limiti
imposti dagli uomini. Il
codice penale prevede
sanzioni ancestrali ed è
vigente la pena di morte (in
forme brutali, come la
lapidazione). In questo
contesto la regista saudita
ambienta una storia che, pur
nella forma di commedi,
rispecchia il dramma della
ottusa ostilità verso
qualsiasi aspirazione alla
libera espressione che si
discosti dal verbo
politico/religioso di quel
Paese.
Protagonista è una bambina
che desidera un bicicletta
verde, ovvero l'innocenza che
anela e lotta con tutte le sue
forze per ottenere la piena
libertà di movimento
(compresa quella di uscire
dalla propria casa).
Tutta la vicenda si svolge tra
donne, ciascuna con un ruolo
significativo: l'autorità
istituzionale cui è
demandata la prima
formazione religiosa (la
direttrice scolastica,
inflessibile quanto
ipocritamente sensibile ai
richiami della modernità),
l'autorità familiare (la
madre che si dibatte tra
imposizione teologica ed
amore materno), l'umanità
che trasgredisce in nome di
diritti elementari negati (la
giovinetta della bicicletta), la
platea delle donne toccate
dalla tentazione ma che non
trovano il coraggio di lottare
apertamente (le compagne
della scuola coranica). Sono
esclusi dal campo gli uomini,
fonti delle limitazioni dei
diritti delle donne, tranne un
adolescente autorizzato ad
usare quel mezzo a due
ruote, ancora insensibile agli
insegnamenti dei grandi e
sostanzialmente complice
della piccola protagonista.
Tutte le scene sono girate in
interni, tranne il finale in
cui domina una periferia
spoglia ma decorosa,
dilatata ed aperta come gli
orizzonti della ragazzetta che
pedala negli ampi spazi di
una città che sa di
immobilità; una conquista
che nasconde forse la verità
di un sogno o comunque una
prospettiva di speranza.
Tutto è ovattato, come se una
nebbia diffusa smorzasse
ogni segno di violenza, che
invece si avverte “dietro” ogni
immagine, tranne che nella
Pagina 14 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
libera interazione dei due
adolescenti.
Haifaa Al Mansour, che si è
avvalsa di un produttore
straniero per realizzare il
film, è riuscita sia pure
attraverso abili espedienti
"cautelari" a mostrare al
mondo la realtà dura ed
oppressa di un Paese ricco di
mezzi ma poverissimo di
libertà, soprattutto per le
donne doppiamente colpite
in quanto tali dalla protervia
del maschilismo dominante.
In Arabia Saudita non è
arrivata la primavera araba,
anche se affiorano qua e là
sprazzi di una timida
opposizione. Le richieste di
attenzione e di aiuto sono
quindi affidate all'arte, più
accattivante e meno
compromettente, che, come in
questa opera di chi conosce
bene la verità, può
contribuire in modo efficace
a sollevare il velo sulla
violenta repressione contro il
principale nemico dei sistemi
teopolitici fondamentalisti:
la donna, con il suo
connaturato coraggio e
l'ostinazione a non
arrendersi all'odio
maschilista contro la
"mannaia" della parità dei
generi.
Cari lettori e care lettrici,
il lancio del numero zero
della Gazzetta di Amnesty
Lazio ormai è avvenuto un
mese fa, e siamo qui con il
numero Uno, il primo
numero del 2013, pronti per
iniziare questo nuovo anno e
questa nuova avventura
redazionale.
Come vi avevo scritto il
mese scorso questo spazio in
realtà è vostro: qui
vorremmo infatti pubblicare
le mail e/o le lettere che ci
arriveranno con il fine di
sapere cosa pensate a
proposito di tutto ciò che
riguarda questa rivista: la
grafica, gli articoli, i temi
trattati, persino gli stessi
“giornalisti”. Insomma per
noi è importante sapere cosa
vi piacerebbe noi
migliorassimo, al fine di
rendere La Gazzetta un
mezzo di informazione e
comunicazione piacevole per
tutti. Durante questo mese
abbiamo avuto modo di
sentire diversi pareri
riguardo questo progetto
ancora in divenire, e
abbiamo appuntato i
suggerimenti che voi ci avete
dato in modo da poterci
perfezionare e offrirvi un
prodotto che sia sempre
migliore. Tuttavia per avere
un parere che provenga da
più lettori abbiamo deciso di
inserire nella nostra pagina
Facebook (cercateci con La
Gazzetta di Amnesty Lazio:
anche la nostra pagina Fb è
ancora neonata e in corso di
miglioramenti) dei sondaggi
in cui potrete esprimere le
vostre preferenze e le vostre
opinioni. Questa novità
“social” oltre a permetterci di
interagire con voi in maniera
più immediata, ci permetterà
anche di cogliere nei vostri
commenti apprezzamenti e
suggerimenti per noi
fondamentali, quindi non
esitate a partecipare al lato
web del nostro progetto, dove
tra l’altro potrete trovare
anticipazioni, anteprime e
approfondimenti degli
articoli del mese.
Vi ricordo anche che
questo spazio a voi dedicato
ha la funzione di potervi far
comunicare anche con la
Circoscrizione Lazio e i suoi
membri, ai quali noi
inoltreremo le mail a loro
indirizzate: spesso non si ha
l’opportunità di potersi
facilmente confrontare, ma
questa forse è l’occasione
giusta per sfruttare questa
piazza virtuale e manifestare
le proprie idee nere su
bianco.
Spero quindi che
accoglierete l’appello a
scriverci numerosi, è
importante per noi sapere
cosa è meglio per voi e allo
stesso tempo è bello vedere
partecipazione attiva da
parte di tutti a questo nuovo
progetto.
Aspetto quindi i vostri
commenti!
Al prossimo mese
La redazione
La Posta
Pagina 15Numero 1
libera interazione dei due
adolescenti.
Haifaa Al Mansour, che si è
avvalsa di un produttore
straniero per realizzare il
film, è riuscita sia pure
attraverso abili espedienti
"cautelari" a mostrare al
mondo la realtà dura ed
oppressa di un Paese ricco di
mezzi ma poverissimo di
libertà, soprattutto per le
donne doppiamente colpite
in quanto tali dalla protervia
del maschilismo dominante.
In Arabia Saudita non è
arrivata la primavera araba,
anche se affiorano qua e là
sprazzi di una timida
opposizione. Le richieste di
attenzione e di aiuto sono
quindi affidate all'arte, più
accattivante e meno
compromettente, che, come in
questa opera di chi conosce
bene la verità, può
contribuire in modo efficace
a sollevare il velo sulla
violenta repressione contro il
principale nemico dei sistemi
teopolitici fondamentalisti:
la donna, con il suo
connaturato coraggio e
l'ostinazione a non
arrendersi all'odio
maschilista contro la
"mannaia" della parità dei
generi.
Cari lettori e care lettrici,
il lancio del numero zero
della Gazzetta di Amnesty
Lazio ormai è avvenuto un
mese fa, e siamo qui con il
numero Uno, il primo
numero del 2013, pronti per
iniziare questo nuovo anno e
questa nuova avventura
redazionale.
Come vi avevo scritto il
mese scorso questo spazio in
realtà è vostro: qui
vorremmo infatti pubblicare
le mail e/o le lettere che ci
arriveranno con il fine di
sapere cosa pensate a
proposito di tutto ciò che
riguarda questa rivista: la
grafica, gli articoli, i temi
trattati, persino gli stessi
“giornalisti”. Insomma per
noi è importante sapere cosa
vi piacerebbe noi
migliorassimo, al fine di
rendere La Gazzetta un
mezzo di informazione e
comunicazione piacevole per
tutti. Durante questo mese
abbiamo avuto modo di
sentire diversi pareri
riguardo questo progetto
ancora in divenire, e
abbiamo appuntato i
suggerimenti che voi ci avete
dato in modo da poterci
perfezionare e offrirvi un
prodotto che sia sempre
migliore. Tuttavia per avere
un parere che provenga da
più lettori abbiamo deciso di
inserire nella nostra pagina
Facebook (cercateci con La
Gazzetta di Amnesty Lazio:
anche la nostra pagina Fb è
ancora neonata e in corso di
miglioramenti) dei sondaggi
in cui potrete esprimere le
vostre preferenze e le vostre
opinioni. Questa novità
“social” oltre a permetterci di
interagire con voi in maniera
più immediata, ci permetterà
anche di cogliere nei vostri
commenti apprezzamenti e
suggerimenti per noi
fondamentali, quindi non
esitate a partecipare al lato
web del nostro progetto, dove
tra l’altro potrete trovare
anticipazioni, anteprime e
approfondimenti degli
articoli del mese.
Vi ricordo anche che
questo spazio a voi dedicato
ha la funzione di potervi far
comunicare anche con la
Circoscrizione Lazio e i suoi
membri, ai quali noi
inoltreremo le mail a loro
indirizzate: spesso non si ha
l’opportunità di potersi
facilmente confrontare, ma
questa forse è l’occasione
giusta per sfruttare questa
piazza virtuale e manifestare
le proprie idee nere su
bianco.
Spero quindi che
accoglierete l’appello a
scriverci numerosi, è
importante per noi sapere
cosa è meglio per voi e allo
stesso tempo è bello vedere
partecipazione attiva da
parte di tutti a questo nuovo
progetto.
Aspetto quindi i vostri
commenti!
Al prossimo mese
La redazione
La Posta
Pagina 16 Il Gazzettino di Amnesty Lazio
Amnesty International
Circoscrizione Lazio
Via Carlo Cattaneo 22b, Roma
Tel. e fax 0664501011
email: [email protected]
web: www.amnestylazio.it
Simone Mercacci
Alessandra Fabri
Stefano Gizzarone
Viviana Isernia
Patrizia Sacco
Massimo Grandicelli
Agostino Marconi Progetto grafico e impaginazione
AAuuttoorrii::