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       D   I   R   E   T   T   O   R   E   R   E   S   P   O   N   S   A   B   I   L   E  :   R   E   N   A   T   O

       R   I   Z   Z   O .   R   E   G   I   S   T   R   A   Z   I   O   N   E   T

       R   I   B   U   N   A   L   E   D   I   T   O   R   I   N   O

       N   U   M   E   R   O

       5   8   2   5   D   E   L   9   /   1   2   /   2   0   0   4 .   E  -   M   A   I   L  :   G   I   O   R   N   A   L   I   S   M   O   @   C   O   R   E

       P .   I   T   P   O   S   T   E

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    futuraPERIODICODELMASTERINGIORNALISMO”GIORGIOBOCCA ”UNIVERSITÀ DITORINO-COREP

    4MARZO2016 ANNO12NUMERO4

     FOCUS

    L’informazionegiornalistica trae cancri immag

    La festa della donna nasce per ricordare

    le discriminazioni e i soprusi patiti dalledonne in ogni parte del mondo, ma ancheper celebrarne l’emancipazione e leconquiste sociali.Sappiamo che quello della violenza digenere è un dramma, una piaga che nonfa distinzioni di età, condizioni economichee origini geografiche.Il termine “femminicidio”, di cui sempre piùspesso sentiamo parlare, nasce proprioper indicare un crimine in cui il genere dellavittima, il semplice fatto di essere donna,diventa parte essenziale del movente.La ricorrenza dell’8 marzo, però, non

    rappresenta solo il momento in cui

    discutere del problema in un esercizioretorico fine a se stesso. Può e devediventare l’occasione per reagire a questasituazione e per provare a smuovere lecoscienze.Per esempio, attraverso l’arte. Al museodell’ex carcere Le Nuove, dal 5 al 13 marzova in scena “Il terzo braccio delle nuovedonne”, un evento di sensibilizzazioneche ruoterà attorno all’esposizionedelle opere dell’artista torinese LauraTronnolone. “I miei dipinti sono forti, maanche molto veri – spiega la pittrice –. Ilproblema è che spesso le donne hanno

    paura di raccontare gli abusi e le violenze

    subiti. Ancora oggi, quando si parla diquesti argomenti, la gente tende a girarsidall’altra parte, si rifiuta di guardare infaccia la realtà. I miei lavori vogliono darevoce alle sofferenze, rappresentano inqualche modo l’urlo liberatorio del mondofemminile”.L’esposizione dei quadri sarà arricchita daletture tratte dai romanzi di grandi scrittricidel passato, concerti e spettacoli teatraliorganizzati dalle associazioni culturaliEraOra e Soluzioni Artistiche.Lo scopo dell’iniziativa è ricordare lesofferenze delle donne, ma anche

    evidenziarne lo spirito comba

    capacità di reagire alle avvervita.Due dei dipinti più significativiTronnolone sembrano proprsottolineare questo duplice aspprimo una giovane donna, compnuda, siede a terra accovacciapanno rosso. Le braccia striginocchia e la testa è china, qusi vergognasse della sua condizsecondo, che fa da copertina iniziativa, c’è invece lo sfogo, dolore e di rabbia che fa emergl’orgoglio femminile.

    8 marzo, l’arte come occasione per smuovere le coscie

     

    di Daniele Pezzini Visto da noi

     SPORT

     Just the womauna corsaper la ricerca

     FOCUS

    Un codice Rosaper proteggerele donne

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    “Perché vuoi raccontarlo?”. Roberta, nome difantasia, sa che sua madre non può capire. Ma,d’altronde, è difficile comprendere la violenza e

    il dolore se non si ha mai provato nulla di simile.Quando era piccola, Roberta ha subito ripetuteviolenze sessuali fino ai dieci anni e oggi ha deciso,molto tempo dopo, di parlare della sua storia.Lo scrittore Ian McLaren diceva: “Ogni personache incontri sta combattendo una battaglia di cuinon sai niente. Sii gentile, sempre”. Vale anchein questo caso: all’apparenza, non si direbbe maiche Roberta abbia vissuto una simile esperienza.È una ragazza torinese normale: studia, è single,è serena, cerca di trovare il suo posto nel mondo,non mostra, nemmeno a chi la conosce da anni,alcun segno di trauma. Invece qualcosa c’è. “Èqualcosa che più di una volta avrei voluto raccontare – spiega – ma sapevo che farlo avrebbe comportatodue cose: ammettere quello che mi è successo evedere gli sguardi di pena del mio interlocutore”.Oggi, invece, Roberta non ha più paura: “Tutti,e soprattutto tutte, devono sapere quello che hovissuto”. A lasciarle una cicatrice che si porteràdentro per sempre, qualcuno a cui voleva bene:

    “Era mio nonno, o almeno quello che per me era miononno, perché mia nonna è rimasta vedova moltogiovane e io non ho mai conosciuto il padre di miamadre”. Non si ricorda con precisione la prima volta:“Penso che fossi molto piccola, intorno ai tre anni.Non c’è mai stato un rapporto sessuale completo,ma mi toccava”. E lei, un po’ perché così giovane e innocente,un po’ perché mai avrebbe pensato che una persona a cuivoleva bene potesse farle qualcosa di brutto, lasciava fare:“Lo chiamava il nostro momento, che non dovevo raccontarea nessuno perché era un segreto”. E così ha fatto Roberta,per anni. Non lo ha detto a nessuno, compresa sua mamma,

    con cui ha sempre avuto un rapporto aperto e sincero, fin dabambina. “Ma una volta mi è scappato per caso: avevo diecianni, mia madre è andata su tutte le furie, da allora non homai più visto quell’uomo”. Roberta si ricorda chiaramente leultime volte in cui ha subito violenze: “Mi diceva che quandofossi stata più grande, sarebbe stato più facile e bello, che mi

    voleva bene e che ero una bambina bellissavevo capito che i nostri momenti erano qsbagliato”. Solo anni dopo ha compreso era proprio una violenza: “L’ho realizzato diniziato ad avere una vita sessuale, intornanni, forse per questo ora vivo serenamene non lo ritengo una cosa sporca. Ma eimmatura per sapere che quello che ho avrebbe influenzata nella donna che s

     Ad anni di distanza, ciò che Roberta prova descrivere: “Forse rabbia, forse tristezza, per quegli uomini che hanno bisogno di inflviolenza, fisica o psicologica, per imporsi su Mi sono ripromessa che non avrei mai più pnessuno di farmi quanto mi ha fatto lui, e cfino a ora”. Perché un’esperienza simile poa scacciare alcune situazioni e persone: “Nlasciato che fossi io la parte debole in un raho mai concesso a un uomo di prendere unper me, per quanto piccola possa essscegliere dove andare a cena la sera. Snon ho mai accettato che venisse intaccindividualità, anche in coppia. Anche quandun noi, io non sono mai stata in grado dQuell’uomo non è stato denunciato: “Mnon mi ha creduto, pensava fossero fantabambina che cercava attenzioni, o forse hfare finta di niente perché era più facile”. Enon ha sporto denuncia per non creare prsua, di madre, che altrimenti sarebbe rim

    Cosa consiglia Roberta a tutte le donne vissuto una simile esperienza? “Di non essere stupide o deboli o, peggio ancoraDurante gli ultimi dieci anni, non ho raccona nessuno perché pensavo che, in foanche un po’ colpa mia. Ma non è così: le

    subiscono violenza non sono colpevoli in nessun lo sono quando un uomo si approfitta di loro mentreun vestito corto in discoteca, figuriamoci quando anni e pensano di avere a fianco uomini saggi e chloro bene”.

    SARA

    N

    ell'ultimo anno i casi di maltrattamentoaperti dalla Procura di Torino sonostati 433. Più di uno al giorno.

     Ancor più drammatico è il dato sulledenunce che vengono ritirate prima che siarrivi al processo: la percentuale di donne checambiano idea, infatti, oscilla fra il 30 e il 40%. A spingerle a ritrattare sono la vergogna, lapaura di eventuali ritorsioni del compagno ol’illusione che il problema sia risolto, che certeviolenze ‘non si ripeteranno più’. Aumentano anche le denunce di stalking: nel2015, infatti, sono state 178, mentre le donneuccise dal compagno o ex sono state più ditrenta negli ultimi cinque anni. Una tragediache non risparmia neanche le minorenni. Nel2015, infatti, gli episodi di violenza sessuale aidanni delle under 14 sono stati più di 70, circasei al mese.Nell’ultimo anno i casi seguiti dai 17 centriantiviolenza piemontesi sono stati 1650. IlPiemonte, inoltre, è la prima regione italianaad adeguarsi alle direttive nazionali, grazieall’introduzione del Codice Rosa, che prevede

    l’attivazione di un percorso di tutela per ledonne vittima di violenza all’interno delle

    strutture sanitarie e ospedaliere. I prontosoccorsi e i servizi di emergenza, infatti, inpresenza di una violenza potranno attivareil codice rosa, mettendo a disposizione dellavittima una equipe formata da una ginecologa,

    un’infermiera, un’ostetrica, una psicologa eun’assistente sociale.

    La paziente, inoltre, potrà usufruiredell’esenzione dal ticket sanitario. Non solo: neltentativo di arginare il dramma della violenzadi genere, la legge ha istituito anche il Tavolodi coordinamento permanente regionale dei

    Centri che si occupano delle donne maltrattatee del Centro Esperto Sanitario. Qualora una

    vittima lo richieda, inoltre, la Regpredisporre un percorso personsostegno e orientamento, finalizzatoa uscire dalla situazione di difficoattraverso il raggiungimento del

    economica. COSTANZA FO

    Un codice rosa per proteggere le DONNA Torino ritirato oltre il 30% delle denunc

    Il racconto della vittima: “Se il lupo è in famigl

    1522

    1522: Attivato nel 2009, il numero è noffrire sostegno e ascolto alle donnedi ogni genere di violenza. A livello naè attivo 24 ore su 24. Chiamando ilpossibile contattare il Centro Antivdi Torino, che risponde lunedì dalle18 e mercoledì, giovedì e venerdì alle 13. Negli stessi orari è possibiledi persona al Centro per le RelazioFamiglie, che ha sede in via Bruino 4

    Ma sensi di colpa e paura

    si possono SUPERARE

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    Caldo e SICCITÀ, il Piemonte ha seteDa novembre a oggi, 128 giorni senza pioggiaCompromesso l’equilibrio dei bacini idrici

    Uno degli inverni più caldidegli ultimi 60 anni. Esoprattutto tra i menopiovosi di sempre. I dati non

    mentono e raccontano di un periodoin controtendenza con le aspettativestagionali. Il periodo di siccità, iniziatoa novembre 2015, si è protratto pertutto il primo bimestre del nuovoanno, con la sola eccezione dell’11gennaio, giorno più piovoso in diverseprovince piemontesi, compresaTorino. Una situazione iniziatanell’autunno 2015, quando novembreè stato un mese caldissimo, facendoregistrare una media di temperaturepiù alta di quasi quattro gradi rispettoal periodo di riferimento 1971-2000.Ma l’anomalia più importante riguardacomunque l’assenza di precipitazioni.I giorni consecutivi senza pioggia,o comunque con rovesci inferioriai 5 millimetri - soglia limite perconsiderare una giornata “piovosa”-sono adesso 128 ponendo questolasso di tempo, iniziato il 29 ottobre2015, come il secondo più lungo mairegistrato in Piemonte negli ultimi60 anni. Solo tra il dicembre del ‘99

    e il marzo del 2000 c’è stata unamaggiore siccità. Il “periodo secco” hainfluito fortemente anche sulla portatadei corsi d’acqua. Questa situazioneprolungata che ha coinvolto i mesidi novembre, dicembre e gennaio, siriflette naturalmente sui bacini idricipiemontesi che sono ai livelli più bassidegli ultimi 60 anni. Molto critica anche

    la situazione che si prospetta per laprimavera: le previsioni dimostranoche precipitazioni in linea con gli anniprecedenti non sarebbero sufficienti ariportare alla normalità le condizionidel territorio. 

    ALESSIO INCERTI

    Mellano: “Agricoltura in ginocchio“La mancanza di precipitazioninon è soltanto un problemaper chi vive in città: a fiancoall’altissimo livello di smog,che ha indotto le istituzionia interventi straordinariquali mezzi pubblici gratuitie lavaggio ad hoc dellestrade, la poca pioggia hamesso in ginocchio il mondodell’agricoltura. Per capirequali siano state, e saranno neiprossimi mesi, le conseguenzedi questa siccità, abbiamointervistato Michele Mellano,presidente della sezione diTorino della Coldiretti.

    Quanto è stata grave per voil’assenza di precipitazioni?«Partiamo da un dato:a gennaio nel 2016 è caduto il 60% in meno diprecipitazioni rispetto alla media e il mese di dicembreera stato il più secco da oltre 200 anni. Questo hacreato due problemi: il primo, un livello preoccupantedi inquinamento nelle zone cittadine; il secondo, unagrave carenza di acqua nei fiumi e nei laghi. Tuttele riserve idriche sono in ginocchio, e questo causaproblemi all’irrigamento delle coltivazioni. Il Po, che èla principale fonte d’acqua per i nostri campi, è duemetri al di sotto del livello dello scorso anno».

    Ci saranno ripercussioni per la produzioneagricola?«Non immediatamente. Se i problemi ci saranno,verranno al pettine tra primavera ed estate, quandoverranno raccolte le prime coltivazioni giunte a

    maturazione. Allora sapremo quanto grave sarà il calodi produzione. Comunque, molto dipende se ci sarannoprecipitazioni nelle prossime due/tre settimane: se,come indicano le previsioni, pioverà forse riusciremo acontenere i danni. Alcuni effetti, comunque, li abbiamogià registrati: i frutteti, piante di susine e albicocche,sono maturate in grande anticipo».

    Cosa possono fare le aziende per non soccomberedi fronte a questi fenomeni?«Eravamo già abituati a fronteggiare la siccità estiva,ma in inverno erano anni che non ci trovavamo inquesta situazione. Le aziende agricole, comunque, sistanno attrezzando: gli interventi più importanti sonodal punto di vista dell’irrigazione: grazie all’utilizzoquasi completo dei mezzi di annaffiamento a pioggia è

    possibile ottenere i medesimi risultati con consumo inferiore di acqua. Questo permette di esmeno colpiti dal calo di riserve idriche e, allo sttempo, risparmiare risorse e rispettare l’ambiente

    C’è il rischio che lo smog possa inquinare i prolocali che arriveranno sulle nostre tavole?«Assolutamente no. Le concentrazioni di pm10 supai limiti consentiti si sono registrate nei centri urin particolare a Torino. Le campagne invece non state coinvolte da questo fenomeno, per cui possrassicurare i consumatori: i prodotti che arrivernei vostri piatti saranno assolutamente sicuri».

    TOMMASO S

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    Come si comunica il cibo? In manierasbagliata, almeno da quanto èemerso dal Festival del Giornalismo

     Alimentare. Secondo l’Efsa,l’Autorità Europea sulla sicurezza alimentare,le regole fondamentali per una correttainformazione sono apertura, trasparenza,indipendenza e tempestività, soprattuttoper quanto riguarda la sicurezza. SecondoFranca Braga di Altroconsumo “la sicurezzaalimentare è un diritto ma anche una prioritàper gli italiani, che hanno una percezione dirischio molto più alta rispetto agli altri cittadinieuropei, a causa del fatto che molto spessole crisi diventano dei veri e propri scandali”.C’è bisogno di dare informazioni chiare,

    precise e tempestive, per evitare l’entratain gioco della componente emotiva checontribuisce a creare paure infondate.“Ci sono ambiti più critici, come le mensescolastiche, perché i genitori sono moltoattenti e preoccupati all’alimentazione deifigli”, ha detto Clelia Lombardi del laboratoriosicurezza alimentare della Camera diCommercio di Torino.

     A volte, però, la precisione dell’informazionenon basta: specialmente sul web si propagano“bufale” che diventano virali. “Ci caschiamotutti, non abbiamo elementi di difesa” afferma

    Peppino Ortoleva, docente di Comunicazionee Cultura dei media, e questo è vero, ancheperché i modi in cui vengono comunicate sonomolteplici, dalle fonti sbagliate o inesistenti aisiti che sfruttano la somiglianza con il nomedi testate nazionali (ad esempio “il Giomale”)sperando che l’utente non se ne accorga.“Le condivisioni sui social di queste notizie

    raggiungono numeri rilevanti (anche trecentoo cinquecentomila), le successive smentite,un volta svelato l’errore, spesso soltanto mille”ha affermato Claudio Michelizza, uno dei duefondatori di Bufale.net. L’altro è David Puenteche ha sottolineato come “gli argomenti caldisono quelli che ci toccano da vicino, quindila carne cancerogena o con l’Aids e le birre

    con sostanze Alcuni studianointeressa alle psfruttano per gricavi pubblicdalla condivisnotizia”.Le bufale sull’allarmismoi lati emopersone, chsempre più e confuse di mole di informricevono ognsull’alimentazio

    giornalisti “sonper quanto questi argomeuna categoria ila fretta con cmuoversi”, ha s

    Ortoleva. “Quello che possiamo condividere subito, ma leggere ele nostre risorse e il nostro tempo sicuri che la notizia sia vera”, haMichelizza.

     AZZUR

    “Dobbiamo IMPARARE a comunicare il cibè necessario dare informazioni più chiareLe regole fondamentali per una corretta informazione sono apertura, traspareindipendenza e tempestività

    Guariniello chiede severitànei reati alimentari: “Renziadesso facci sognare”

    “Ho una proposta: ci vuole una nuova organizzazione,un’agenzia nazionale specializzata nel settore dei reatiagroalimentari. Renzi facci sognare!”. Il magistratoRaffaele Guariniello conclude così la sua lezione suicrimini nel settore del cibo, tenuta in compagnia diMara Monti, giornalista del Sole 24 Ore al Festivaldel giornalismo alimentare. L’ex pm ha presentato iprincipali problemi che chi svolge indagini in questosettore deve affrontare e i provvedimenti previsti dalcodice penale e dalla Costituzione italiana.

    “Le leggi danno strumenti efficaci per evitare che leesigenze di commercio prevalgano rispetto al benetutelato, cioè il fondamentale diritto alla salute e allalealtà commerciale – ha detto il magistrato – ma sonotuttavia da rafforzare, perché anche le norme piùrigorose non raggiungono l’obiettivo se rimangono

    scritte sulla carta”.Bisogna, secondo Guariniello, prima di tutto intenderequali siano i reati agroalimentari più diffusi e, in secondoluogo, conoscere come contrastarli: “Ad esempio conl’applicazione dell’articolo 5 della legge 283 del 1962,ma più in generale di tutto il codice penale. Nel 2015sono state 89 le sentenze della Corte di Cassazione. Perfare degli esempi: la confermata condanna per venditadi tonno con istamina, le acciughe infestate da mischiso i bovini alimentati con prodotti ritenuti cancerogeni”.Nel 2016 si è già arrivati a 14 sentenze: “L’ultima per

    carni macellate contenentisostanze pericolose. Sulfronte della lealtà commercialesono tanti i reati: dalla frodein commercio alla vendita diprodotti industriali con segnimendaci”.

    Sono molti gli alimenti chespesso finiscono nella retedella contraffazione, dallamozzarella creata con lattevaccino e non di bufala finoai pomodori annacquati econtenenti cianamide importatidalla Cina. “In tutti questi casinon deve sfuggire l’allarmante

    connessione dei reati con la criminalità organizzata”.È adeguata la risposta alla richiesta di giustizia, cheè “molto pressante da parte di consumatori e aziendevirtuose”? Questa la domanda finale che Guariniello sipone. “Lo sguardo volge alla pubblica amministrazione

     – spiega - sono molti, anche troppi, gli organi chiamatia vigilare, ma poi i controlli si rivelano insufficienti.Bisogna arricchire gli organici e la professionalità degliispettori, formarli per evitare che i campioni venganoeseguiti senza seguire le procedure”. I problemi principalisono due: “Da un lato nelle aziende agroalimentari

    non sono chiare le responsabilità di chi vi Difficilmente si riesce a capire, anche per mezzdelega, qual è la figura da indagare. Dall’altro, si parla di reati che coinvolgono tutto il territoè possibile effettuare un’indagine a livello nazma ogni polizia giudiziaria deve concentrarsi suconsegnando alla procura di riferimento il mraccolto, senza poter avere così una visione di del fenomeno”.

    SARA IACOMUSSI E MONICA M

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    Festival del Giornalismo  Alimentare:politiche e trend di mercato dopo EXPO

    Èufficiale: il cibo fa notizia.Lo ha dimostrato la primaedizione del Festival delGiornalismo Alimentare,

    che si è svolta a Torino dal 25 al 27febbraio presso la Cavallerizza rea-le. Una tre giorni interamente dedi-cata al modo migliore per comuni-care il cibo. Conferenze, workshope un “gustoso” calendario di eventioff, showcooking e degustazioniguidate hanno attirato un nutritogruppo di spettatori. Tanti i temi af-frontati, dalla sicurezza alimentareallo spreco di cibo, passando peril consumo consapevole, la criticaenogastronomica 2.0 e l’educazio-ne alimentare rivolta ai bambini. Alla conferenza inaugurale, “Qualipolitiche alimentari dopo Expo”è intervenuto il sindaco Piero

    Fassino, che si è detto orgoglioso diaccogliere a Torino la prima edizionedel Festival: “Il Piemonte è terra digrandi tradizioni gastronomiche edè la terza regione agricola in Italia.Qui sono nati Slow Food, il Salonedel Gusto “Terra madre”. InoltreTorino è la prima città in Italia adaver introdotto cibi biologici nellemense”.“La sicurezza è la nostra vocazionequotidiana”, così AntonellaPasquariello di Camst (Cooperativa Albergo Mensa SpettacoloTurismo), in rappresentanza dellagrande ristorazione collettiva.Camst ha offerto il pranzo agli ospitidella prima giornata, per mostrarecome si mangia nelle scuoleitaliane. Il cibo avanzato è statoconsegnato ad alcune famiglie

    bisognose grazie al progetto “Fabene” di “S-nodi Caritas”.Carlo “Carlin” Petrini, inventore epresidente di Slow Food, ha apertoi lavori del Festival, sottolineandol’importanza di un quadro normativochiaro e la necessità di promuovereuna cultura del cibo “buono, pulitoe giusto” – come recita lo slogandi Slow Food. “In questo senso – ha detto – è cruciale il ruolo delgiornalismo alimentare”. Petriniha anche avuto una buona parolaper il candidato socialista allepresidenziali americane, BernieSanders, la cui politica mira afavorire le piccole imprese agricolecontro le multinazionali.Tra gli interventi rilevanti della primagiornata, quello di Maria Caramelli,direttrice dell’Istituto zoo profilattico

    sperimentale di Piemonte, Liguriae Valle d’Aosta. Caramelli haauspicato che, in occasione delTtip (Trattato transatlantico sulcommercio e gli investimenti)2016, l’Italia, che ha sempre avutoprontezza e capacità di reagiredavanti alle crisi alimentari, nonabbassi i suoi standard in materiadi sicurezza e qualità dei prodotti.Molti altri esperti, a vario titolo,di alimentazione hanno presoparte all’incontro. Tra questi:

    Marco Pedroni, presidente nazionale Coop,che ha rimarcato l’importanza non solo di unacorretta informazione alimentare, ma anche dellacertificazione sulle materie prime, e GiuseppeLavazza, secondo cui “il cibo è innanzituttoeconomia”. In chiusura, Clara Velez Fraga, delDipartimento Comunicazione della FAO, haparlato dell’“obiettivo fame zero”: “Centocinquantacapi di Stato si sono posti come traguardo, di quial 2030, che la fame diventi come il morbillo, chesi possa sconfiggere”.Nodale anche il contributo di Fabrizio Zerbinidella Scuola Superiore del Commercio di Parigi,protagonista dell’incontro “I trend di mercatodel settore alimentare europeo”. Zerbini hapresentato la “ricetta vincente” per rilanciarel’agroalimentare italiano: “è necessario attrezzarsiper comprendere come si muove il business.Bisogna conoscere la differenza tra ‘made in Italy’e ‘made by italians’ e avere una visione generaledel mercato di riferimento. Si lancia il prodotto

    e poi si capisce cosa farne”. Come esempio diazienda che segue, con profitto, questa strategia,Zerbini ha citato “Eataly”: “funziona perchéci vanno i turisti e non noi italiani. Al contrario,

    “Segway”, che produce piccoli monopattinielettrici, non ha funzionato, perché la gente sisentiva imbarazzata a usarli. Ma hanno trovatospazio all’interno dei siti industriali, dove vengono

    utilizzati per effettuare controlli di routineSABRINA COL

     Acqua pubblica di qualità: eccoperché utilizziamo ancora le bottiglie“L’Italia è un paese che ha a disposizioneun’acqua potabile di buona o ottima qualità, maè anche il paese che se la gioca con Messico e Arabia Saudita come maggior consumatore diacqua in bottiglia”. È questo il tema presentatoda Claudia Apostolo, giornalista Rai di Ambiente

    Italia, che ha moderato il dibattito del Festivaldel giornalismo alimentare. “Utilizziamo circa 90litri d’acqua a testa all’anno. Come possiamoquindi convincere i cittadini a preferire, invece,quella del rubinetto?”.Per la Società Metropolitana delle Acque diTorino (Smat) “bisogna far entrare i cittadini nelleaziende e far vedere cosa vuol dire lavorare inquella realtà”, mentre la Casa dell’acqua di Milanoha in cantiere due progetti: “Quello di parlarecon i bambini con una politica di educazionescolastica – ha detto Matteo Colle, responsabiledella comunicazione Cap Holding di Milano – e iCamper dell’acqua, che gireranno tutti i comuniper far conoscere l’acqua pubblica”.A Torino il 50% dei cittadini beve acqua dirubinetto. È vero?«Sì – dice Lorenza Meucci di Smat – ci eravamoprefissati per il nuovo millennio di portare nellecase acqua sicura e di buona qualità. Nei comunitorinesi che serviamo, la quantità che ogni utente

    consuma è di circa 190 litri di acqua potabile,di cui solo due vengono bevuti. Verrebbe dadire che è più logico bere acqua in bottigliae il resto può essere di minore qualità, cosìrisparmieremmo. Invece no. È fondamentalegarantire un’acqua di qualità a tutti e sempre».Anni fa si pensava che da un certo toretsgorgasse l’acqua del Pian della Mussa.Ovviamente non è vero. Che acqua è quellache beviamo?Meucci: «È difficile dare una risposta comuneper ogni città. Noi serviamo quasi 300 comunie ognuno di questi ha le sue fonti. Oltre il 90%

    dell’acqua proviene daipozzi: sono garanziadi qualità, perché lefalde sono profonde esicure. Torino, cometutte le grandi città, tra

    cui Firenze, ma ancheParigi o Londra, ricorrerea fonti più ricche: ifiumi. Il capoluogopiemontese decise didedicarsi al prelievodell’acqua dal Po neglianni Cinquanta».Qual è il significatodell’esperienza diExpo legato a questotema? L’uso dell’acqua pubblica è statopromosso durante l’evento milanese?Matteo Colle: «A Expo ci si è posti il problemadi come comunicare l’esperienza della Casadell’acqua, progetto che promuove l’uso diquella del rubinetto rispetto a quella in bottiglia. Abbiamo avuto dalla nostra parte il grande caldoche ha colpito la città durante l’estate, per cui ivisitatori avevano bisogno di bere molto. Abbiamomesso loro a disposizione molte casette d’acqua

    gratuite».E qual è l’esperienza di Smat rispetto allecasette dell’acqua?«Installeremo la 140esima: solo a Torino neabbiamo dodici, e tre in altri comuni più grandidella provincia. È molto apprezzata dai cittadini,perché è uno strumento di comunicazioneprivilegiato che ha permesso di relazionarsimeglio con loro. In questo modo superiamo lediffidenze, i pregiudizi e le cattive informazioni chehanno pervaso la nostra conoscenza. Per fareun esempio: in alcune scuole è stata sostituital’acqua in bottiglia, superando il 95% di presenza

    di utilizzo negli istituti».Una delle campagne di Lega Amchiamava “imbrocchiamola”. Si egrandi quantità di bottiglie di plasticRisponde Giorgio Zampetti di Leg«L’obiettivo era quello di coinvolgere gcommerciali, mettendo un bollino sudei negozi ad indicare che l’acqua serrubinetto. In altri paesi è la normalità, è un’anomalia: la maggior parte dei comutilizzava pretesti di legge o sanitari per

     Abbiamo deciso di fare la campagna cpresentando alcuni dossier. Sono sin evidenza i dati: quante bottiglie dnon venivano riciclate, il petrolio consemissioni di Co2 nell’aria. Per non pprezzi: paghiamo tantissimo le bottiglimbottiglia paga molto poco, circa 1 mille litri. La comunicazione, dunqmolto. Inoltre, se il cittadino usa lrubinetto, pretende che sia pulita, divequesto modo sentinella dell’acqua e deQuesto è un passaggio fondamentale»

    SARA IACOMUSSI E MONICA

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    Expocasa, 53 anni di arredamento in citOltre 10mila i visitatori della prima giornatanella kermesse che si è spostata all’Oval

     Aquarantot toore dallachiusura ètempo di

    bilanci per la 53esimaedizione di Expocasa,il Salone d’arredodi riferimento perPiemonte, Liguriae Valle d’Aosta. Inattesa dei numeriufficiali, è sicuramentenotevole la cifradelle oltre 10 milapresenze raggiuntedurante la giornatadi apertura, complicel’iniziativa dei bigliettiomaggio lanciata perla prima volta dagliorganizzatori di Gl Events. Non solo numeri: Expocasa2016 si segnala per le nuove tendenze, in cui sembranopredominanti le tinte materiche: dalla sabbia al cemento,dalla pietra ai minerali. In una commistione di stili cheammette classico, moderno e contemporaneo le unichecertezze sembrano essere l’archiviazione della palette dicolori pastello e la classica divisione degli ambienti in basealle diverse funzioni d’uso. Dalla cucina alla zona notte, lapreferenza dei designer sembra orientarsi per l’ideazionedi un unico, grande spazio abitativo.L’altra vera novità della fiera è indubbiamente il cambio disede. Per la seconda volta, dopo il 2006, infatti, la kermesse siè spostata nell’avveniristica cornice dell’Oval, preferita alla piùampia ma dispersiva area espositiva del Lingotto Fiere. In unperimetro di 20 mila metri quadrati sono stati ospitati ben 400espositori di aziende italiane e straniere. Per andare incontro

    al pubblico più esigente, Expocasa ha inoltrepensato di riprogettare l’intero criterio espositivo. Aitradizionali gazebo, suddivisi per case di produzione,gli organizzatori hanno preferito una distribuzioneper zone tematiche: cucina, bagno, living room sisuccedono in un percorso che guida il pubblico finoal settore Tecnicasa, dedicato ai materiali e ai serviziper la ristrutturazione. Su proposta degli stessivisitatori è stata allestita, inoltre, una nuova areadedicata alle camerette e una alla domotica per appartamenti.Non solo una galleria di espositori, Expocasa è da oltre mezzosecolo il punto di riferimento per architetti e progettisti che, inuno spazio contenuto, possono confrontarsi e avvicinare le loroproposte ai gusti e le esigenze della clientela. A questo scopo,l’evento ospita un fitto calendario di appuntamenti, workshop,corsi, degustazioni e cooking show. Ai professionisti del

    settore sono dedicati, invece, i seminari tecnici dedell’allestimento fieristico, il sabato, e i laboratori dla domenica, dalle 17.30 alle 19.30.

    EMILIA

    Tra i 35 protagonisti diToBE[eco], la vetrina deldesign ecosostenibile diExpocasa ci sono moltigiovani creativi torinesi.Il loro spazio è al primopiano rispetto al restodella fiera che, con i suoi400 espositori italianie stranieri, occupa ilpianterreno dell’Oval.Il tema di quest’anno(fino al 6 marzo) è ‘Concura’, perché comespiega la responsabiledi ToBE[eco] AlessandraChiti “dall’ideazione allacommercia l izzazionei progetti devonoessere realizzati

    con un’attenzioneparticolare”.

    “Vorrei stabilizzarmi a Torino, la mia città – racconta FedericaMessina di Con.lana – per questo motivo eventi comeExpocasa sono fondamentali per far conoscere i miei prodotti”.Partendo dai tessuti di scarto del settore dell’abbigliamentonel laboratorio di Con.lana si creano accessori da indossare:“Tagliamo le stoffe e le modelliamo, così nascono gioielliche scaldano d’inverno e arredano in primavera”, spiegala giovane designer torinese, che aggiunge: “A partire dallaprogettazione mi occupo personalmente della pubblicità,

    della grafica e della vendita finale, ricevendo ottimi feedbackdai clienti: a Expocasa ciò che apprezzano di più è il fatto chesiamo un laboratorio di Torino”.

    Dal 2006 nel quartiere Vanchiglia tra via Tarino e via SantaGiulia si è insediato con la bottega e l’area espositivaMarco Primavera, 32enne laureato al Politecnico di Torinoin Industrial Design. “Prendo oggetti del passato prodottiindustrialmente per creare lampade e gioielli – illustraPrimavera di Contatto Meccano – Utilizzo pezzi di macchine

    per se s eperchche moltosianodi p a r tSonocon resistpensadurargentemoltodal mè che riconspicco

    come

    Evgenia Elkind, invece, è di origine russa, ma haTorino che considera una città molto creativa. I sono bijoux fatti con tecniche sperimentali, checamere d’aria e legno tagliato al laser. “Nei mcuro molto il packaging che realizzo con gli scarti racconta la giovane, che da due anni con il madesign partecipa a esposizioni italiane e stranierearredamento sono due ambiti che convivono l’ungrazie a tecniche e materiali comuni” assicura.

    FEDER

    ToBe[eco], un’occasione per i giovani designer  torine

    Nelle foto: Marco Primavera di Contatto Meccano, Evgenia Elkind che crea bijoux con tecniche sperimentalie e Federica Messina di Con.lana

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    CULTURA

    La mostra fotografi ca “Society, you’re a crazy breed“ dal 9 marzo alla Fondazione Merz

    Le periferie di Botto&Bruno in 50 sca

    Ci nquan tascatti perraccontare

    l’abbandono delleperiferie da partedella societàdel consumo.Il 9 marzo, allaF o n d a z i o n eMerz, inaugura“Society, you’re acrazy breed”, lamostra fotograficarealizzata dagliartisti torinesiB o t t o & B r u n o(Gianfranco Bottoe Roberta Bruno).Da un archiviodi oltre 500istantanee, sonostate selezionatequelle che piùrappresentano

    le periferie dioltre 50 posti delmondo, stampatein inchiostroecosostenib i lesu 846 metriquadrati trapareti e superficicalpestabili.L’allestimento è pensato come uno spazio chevolge totalmente l’attenzione dello spettatoreverso lo spazio espositivo – dice MariaCentonze, curatrice della mostra assiemea Beatrice Merz –. Entrando si avrà lasensazione di essere avvolti da un paesaggio

    composto da angoli di città trascurati, dove sitrovano i residui della società consumistica”.Il progetto – il cui titolo è tratto dal brano“Society” di Eddie Vedder, colonna sonora delfilm “Into the Wild” – si concentra su tre luoghisimbolo: un silo ricoperto da immagini a ritrarrela natura che si impossessa delle rovine

    urbane, un muro da cui escono frammenti dicarta con frasi e messaggi, una piccola salacinematografica denominata Cinema Lanciain cui sarà continuamente proiettato “Kidsworld”, l’ultimo video di Botto&Bruno cheraccoglie spezzoni tratti da “I 400 colpi” diFrançois Truffaut del 1959, da “Kes” di Ken

    Loach del 1969 e dal primo corto dKiarostami, “Il pane e il vicolo” del 19“Botto&Bruno vogliono provocare – c

    Maria Centonze –, ma la loro opertestimonianza silenziosa, non un mepolitico. Un percorso lungo, un progettosugli ambienti suburbani che, trascurasviluppo senza identità, plasmano lche vi abita, trasmettendo la sensaabbandono e emarginazione”.“Society, you’re a crazy breed” saràfino al 19 giugno presso la Fondazioin via Limone 24, da martedì a domcosto di 6 euro. www.fondazionemerz

    FABIO GRAN

    Ma questo lo so fare anch’io!” È latipica frase scappata a tanti profanidell’arte, imbambolati davantia un’opera contemporanea di cui nonsono riusciti immediatamente a cogliere ilsignificato. Per tutti loro la Fondazione perl’Arte Moderna e Contemporanea CRT hapensato di organizzare quattro lezioni con ilprofessore Francesco Poli, docente a Brera ea Parigi, dal ti tolo “Imparare a vedere. Dentrole opere d’arte contemporanea”. Obiettivo:aiutare i curiosi a superare le difficoltà dicomprensione verso la più sperimentale delle

    correnti artistiche.L’iniziativa ha conquistato il pubblico, tantoche gli organizzatori hanno dovuto respingere200 richieste per ogni incontro. Tutto esauritonelle lezioni alla GAM, sia quelle di febbraiosia le prossime del 9 e del 17 marzo,organizzate con il patrocinio della Città diTorino e del Ministero dell’istruzione. Tra idestinatari dell’iniziativa, anche 260 studentiprovenienti da dodici classi di quattro istitutisuperiori torinesi.Per coinvolgere tanto i ragazzi quanto gliadulti, secondo il professor Poli, che da

    anni insegnaanche “Arte ecomunicazione”all’università diTorino, “bisognacercare di

    spiegare nontanto il contenuto,quanto la suaforma e l’originalitàespressiva elinguistica chec a r a t t e r i z z ala visionedell’artista”.Ogni conferenzasi presenta comelettura storico-critica delleprincipali tendenze

    artistiche dal secondo Dopoguerra a oggi,tramite l’analisi di una selezione di capolavorifondamentali a livello internazionale: partendoda Jackson Pollock, Lucio Fontana e RobertRauschenberg, per poi affrontare artistidel calibro di Andy Warhol e MichelangeloPistoletto, fino ad arrivare alle superstar deinostri giorni Marina Abramovich, Jeff Koons, Anish Kapoor e Tracy A.Proprio l’apparente incomprensibilità diquesta corrente è uno degli elementi dellasua forza di attrazione. Secondo il professorPoli l’interesse per l’arte contemporanea

    è cresciuto moltissimo in questdecenni, grazie anche a un procspettacolarizzazione dell’attività esPer comprenderla a fondo c’è psolo modo: “Mettere da parte i pregcontinua Poli -, non limitarsi al criteriodel ‘mi piace o non mi piace’, ma osle opere con attenzione e concentE naturalmente approfondire la conattraverso testi adeguati e una frequeassidua dei musei e delle mostre”.

    CLAUDIO C

     A scuola d’arte: allaGAM quattro lezioni aperte

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    SPORT

     Just the woman I Am: la corsa di Torincontro il cancro a favore della ricerca

    Una terza edizione che di-

    venta già storia per la Cittàdi Torino: domenica 6 mar-zo torna ‘Just the woman

    I am‘. Alla gara non competitiva asostegno della ricerca universitariasul cancro parteciperanno fino a 10mila donne e uomini: l’anno scorsoerano stati 8000 a correre, ma più di60 mila si erano radunati in PiazzaSan Carlo. La partenza è previstaalle 16.30, ma un fitto programmaanimerà il centro cittadino dalle 10.Saranno allestite aree di consulenzain ambito benessere, salute e ricer-ca, e numerose attività dal fitness al-la danza e un Dj set a cura di RadioVeronica One.Sono sempre più convinto chel’attività fisica stia ormai facendo ladifferenza nell’ambiente universitarioe non solo – spiega Riccardo D’Elicio,

    presidente del Cus Torino -. Questamanifestazione coinvolge un mondodi persone e Milano e Roma ci chiedono dipoterla fare. La mia risposta? Venite a Torino ecorrete insieme a noi”.‘Just the woman I am’ fa ormai parte dellatradizione cittadina, tanto che diverse realtàterritoriali, dal Gruppo Iren al Mirafiori MotorVillage, si sono iscritte come team e correranno

    mostrando sul retro della maglietta il propriologo. Anche l’Università e il Poli tecnico di Torinosi sfidano su chi porterà più studenti e personaleil 6 marzo: #unitoforjustthewomanIam e #politoforjustthewomanIam. “È un momento unicodi formazione per i nostri giovani, soprattuttoper le studentesse che apprezzeranno il valore

    di essere nate in una società

    che permette loro di correree di studiare”, così ElisabettaBarberis, prorettore dell’Università di Torino.La manifestazione non si fermerà solo inpiazza: l’8 e il 9 marzo sono previsti diversieventi, tra cui un convegno sulla ricerca controil cancro. “Alcuni ricercatori dei nostri ateneiprepareranno anche dei video per raccontare illavoro svolto nel laboratori universitari”, spiega

    Laura Montanaro prorettore del Po

    Sono tanti gli anniversari che Torinnel 2016: dai 70 anni dal primo donne ai 70 anni del Cus Torino dalle Olimpiadi invernali. ‘Just the wsi inserisce così nel panorama deesclusivamente torinesi.

    FEDER

     Al PalaEinaudi di Moncalieri si è giocata dal 26al 28 febbraio la prima edizione della NovipiùEurope Cup. Una rassegna che ha vistosfidarsi otto delle migliori squadre giovanili,categoria Under 16, a livello europeo. Due lesquadre italiane presenti: la PMS Basketballe la Stella Azzurra. Proprio quest’ultima haaccarezzato il sogno di trionfare, arrivandosino alla finale, venendo sconfitta dal teampiù forte di tutti, il Real Madrid.Gli spagnoli hanno avuto un ruolino dimarcia impressionante, annientando tutti gliavversari fin dai gironi, a partire da venerdì,quando hanno superato il Brose BasketsYoungsters con il risultato di 92-34. Nellagiornata di sabato hanno affrontato e battutoi giovani del Partizan Belgrado per 42-63 ela PMS Basketball 47-59. Proprio per questaultima partita il palazzetto si è riempito con

    centinaia di spettatori che hanno fatto il tifoper la squadra torinese, una giornata in cuisi è vissuta un’atmosfera da grandi occasioni.Nell’altro girone la Stella Azzurra, squadradella capitale da sempre attenta al panoramacestistico giovanile, ha sconfitto nell’ordinela nazionale lituana Under 15 (76-60), ilFenerbache (81-66) e il Cibona Zagabria (100-63). Un percorso netto e senza sbavature finoalla finale. Di fronte, però, una compaginepiù forte, che ha giocato una pallacanestrocoinvolgente e di squadra. Una partita, lafinale, senza storia, che ha visto trionfare i

    Blancos 70-43.“È stata una competizione molto valida,con una grande organizzazione alle spalle – commenta Lorenzo Gandolfi, head coachdi Stella Azzurra -. Avevamo già partecipatoa tornei internazionali e questo è risultatouno dei migliori. Tutte le squadre avevano

    giocatori di talento e pronti per il palcoscenicointernazionale, nonostante ci siano statirisultati che potrebbero far pensare ilcontrario”. Il coach della squadra romanaha evidenziato la potenza e la classe deglispagnoli: “Dalla prima squadra alle giovanili,loro scendono sul parquet con un solo

    obiettivo: vincere. Attualsiamo ancora pronti pcontro di loro, e lo dimoche negli ultimi sei mesi affrontati tre volte e non abvinto. A fare la differenzaclasse dei singoli, è la loroUn’organizzazione impredai giocatori allo staff teidentifica nel mondo il loroIl premio come miglior giotorneo è andato all’esternMadrid, Mario Nakic. Tsono stati i giovani che si sin mostra in questa rassegLuka Samanic e Mattia PStella Azzurra. “Nakic è upazzesco, se pensiamo 2001 – dichiara Gandolfi

    ha un anno in meno rispi nostri giocatori. Arriva dache è una grande scucampioni di domani, ed èuna società che lo valoridi più. Riguardo a Samar

    dei due giocatori che avevamo ingiocato bene nel girone eliminatoripoi, è crollato fisicamente nella garPalumbo, invece, si è reso protagoin finale, nonostante sia stata umolto difficile”.

    FRANCESC

    Secondo posto per i romani di Stella Azzurra, battuti in finale dagli spagn

    Novipiù Europe Cup: trionfa il Real Madr

    Squadra under 16 di Stella azzurra

    La mappa del percorso

    Katia Serra, Elisabetta Barberis, Francesca Bonomo, Piero Fassino, Loredana Segreto, Ricca

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    SAVETHEDATEA CURA DI MONICA MEROLA

    Il genio diEduardo DeFilippo rivive sulpalco del TeatroC a r i g n a n o .Dall’8 al 20marzo andràin scena“Non ti pago”,commedia delgrande autoren a p o l e t a n o .

     A partire dalle20,45, bigliettidai 30 ai 40euro. Per info eprenotazioni www.teatrostabiletorino.it

    IL GENIO DI EDUARDO ARRIVA A TORINO

    DALL’8 AL 20 MARZO

    Gli appassionati della musica elettronica avranno due giornidedicati al mondo dei dj-set. Dall’8 al 10 marzo torna, infatti,Partycillina all’Hiroshima Mon Amour di Torino. Cecilia, DjsFrom Mars, Fuori dai Gangheri e tanto altro. A partire dalle21,30 fino all’alba. Ingresso 8 euro, 5 euro dopo le 00:30. Permaggiori informazioni www.hiroshimamonamour.org.

    TORNA IL “PARTYCILLINA“TRE GIORNI DI DJ-SETDALL’8 AL 10 MARZO

    Per gli amanti della birra dall’11 al 13 marzo Piazzale ValdoFusi di Torino ospiterà “Street Food Truck Edition”, unamanifestazione per i golosi del cibo di strada, in occasionedel secondo compleanno del birrificio Open Baladin Torino.Saranno 28 i food truck dove poter mangiare e bere. A partiredalle 18.

    STREET FOOD TRUCKEDITION AL VALDO FUSIDALL’11 AL 13 MARZO

    Il 6 marzo torna a Torino Eros Ramazzotti, dopo il concertodel novembre 2015. Il suo Eros World Tour 2016 faràtappa al Pala Alpitour di Corso Sebastopoli 123. Biglietti apartire da 39 euro, per info www.palaalpitour.it

    EROS RAMAZZOTTI AL PALAALPITOUR

    6 MARZO

    Rock italianoa Torino: il 4marzo i Negritaaccenderannoil pubblico con ilClub Tour 2016,dopo il lungo girotra i palazzetti dellascorsa estate. Inprogramma siabrani storici sia gliultimi successi delgruppo aretino.

     A partire dalle 22all’Hiroshima Mon

     Amour in via Carlo Bossoli, 83. Per maggiori informazioniwww.hiroshimamonamour.org.

    TORINO E’ ROCK COINEGRITA ALL’HIROSHIMA 

    4 MARZO

    Sabina Guzzanti torna sul palco con un monologo. L’11marzo sarà al Teatro Colosseo di Torino, in via MadamaCristina 71. Lo spettacolo, ambientato in un futuroprossimo, è un racconto onirico sul sistema economicopost-capitalistico. Dalle 21, biglietti a partire da 16 euro,per info www.teatrocolosseo.it

    L’ECONOMIA VISTA DASABINA GUZZANTI11 MARZO

    Il 6 marzo torna“Just the woman Iam”, corsa di 5,5km per sostenerela ricerca sulcancro. L’eventoè organizzato

    dal Cus Torinoe aperto a tutti.Il ricavato delledonazioni saràdevoluto inb e n e f i c e n z a .

     Ap pu nt am en toalle 10 in PiazzaSan Carlo a Torino,offerta libera a partire da 15 euro. Per info www.torinodo

     JUST THE WOMAN I AM6 MARZO

    Musei gtutto il Pla prima dodel mesemarzo dal18 sarà pentrare fare il bigpoli come CarignanoGalleria Se il Palazzdi TorinoParco del di RaNon è nell’elenco

    Reggia di Venaria. Per maggiori info www.beniculturali.it

    MUSEI GRATIS LA PRIMA DOMENICA DEL MESE

    6 MARZO

     Al teatroConcordiaVenaria arriva Paocon lo sp“Molière: Ldi VeInsieme Stefano MGiampieroil comico cdivertente con brandalle copiù famod r a m m afrancese. Dbiglietti a p

    20 euro. Per info www.teatrodellaconcordia.it

     AL CONCORDIA IL MOLIEDI PAOLO ROSSI4 MARZO

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    Un grande classicoserve sempre—

    IL CIRCOLO DEI LETTORI

    Torino | Palazzo Graneri della Roccia, via Bogino 9

    Novara | Complesso Monumentale del Broletto , via F.lli Rosselli 20