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15 maggio 2016 12 S i chiama Ivan Porceddu, ha 26 anni, è di Furtei e svolge in modo abbastanza originale l’attività di infer- miere. Il suo sogno è sempre stato quello di cimentarsi in questa professione, tuttavia intraprenderla non è stato fa- cile visto che per diverse vol- te, a causa degli esigui posti riservati a chi vuole iscriver- si al corso di laurea in Scien- ze Infermieristiche, ha più volte dovuto rimandare l’iscrizione, salvo finalmen- te accedervi attraverso il test d’ingresso nell’Università di Genova per poi terminare gli studi a Cagliari dopo richie- sta di trasferimento. «Volevo a tutti i costi specializzarmi Addio alle piazze al buio. Da qualche settimana le vie del pa- ese che presentano murales ed al- tre opere artistiche sono state il- luminate e potranno essere am- mirate anche nelle ore notturne. Lo rimarca il sindaco Carlo To- masi: «L’amministrazione comu- nale ha voluto premiare l’impe- gno e il merito degli autori di questa “rinascita” culturale del paese attraverso l’installazione di un’adeguata illuminazione che valorizza le numerose opere re- alizzate in piazza Salvo d’Acqui- sto, piazza Trento e piazza Ma- meli. In questo modo si è recu- perato un ritardo di anni nel sod- disfare alcune delle legittime ri- chieste della collettività e si è ar- rivati anche a dotare ogni singo- la rappresentazione pittorica di una luce appositamente dedica- ta». Intanto il fervore culturale con- tinua: i ragazzi, che hanno appe- na concluso l’anno di “Garanzia Furtei Assistenza sanitaria a domicilio: la scommessa di un giovane infermiere in questa professione - spie- ga Ivan - e alla fine dopo al- cuni tentativi ce l’ho fatta. Terminati gli studi mi sono guardato intorno e, anziché fare le valigie come succede alla stragrande maggioranza dei miei colleghi, ho deciso di sfruttare le possibilità che mi avrebbe potuto dare il territo- rio. Mi sono quindi attivato per crearmi un lavoro autono- mo». E quali potrebbero es- sere le situazioni più conge- niali in una provincia come quella del Medio Campidano? Mettersi in gioco come lavo- ratore autonomo da queste parti è spesso considerato più come un azzardo che non come una concreta possibili- Addio alle condotte colabrodo. Con due milioni di euro sa- ranno realizzate a San Gavino importanti opere idriche che elimineranno le perdite. “Questo - rimarca il sindaco Carlo Tomasi - sarà possibile grazie ai finanziamenti del fondo mi- nisteriale del Cipe messi a disposizione della Sardegna. La comunicazione è stata trasmessa agli uffici comunali dall’am- ministratore unico di Abbanoa Alessandro Ramazzotti. PERDITE D’ACQUA Questo inter- vento avrà importanti ricadute nella qualità del servizio con i conseguenti vantaggi per la riduzione delle perdi- te d’acqua e il potenziamento del ser- vizio in zone ritenute critiche. In par- ticolare la somma messa a disposizio- ne è di 2 milioni e 64.888 euro”. PETIZIONE DI PROTESTA Intan- to a San Gavino la presenza di Abbanoa non è gradita a tutti. Sono 2754 i sangavinesi che hanno firmato una petizione popolare contro Abbanoa per chiedere l’allontanamento dal gestore unico e considerare l’acqua un bene di tutti. In tanti chiedono il ritorno alla gestione comunale dell’acqua e chia- rezza su costi effettivi delle bollette che spesso arrivano in ritardo. (g.l.p.) SAN GAVINO Il Comune illumina le piazze e i murales degli artisti Non si assopisce la polemica sulle nomine a scrutatore avve- nute in occasione del referendum sulle trivelle dell’aprile scorso. Nell’ultimo consiglio comunale si è assistito infatti a un nuovo scambio di opinioni tra la consigliera Emanuela Paschino e il consigliere di maggioranza nonchè capogruppo Luciano Aru. «Una comunicazione - afferma Emanuela Paschino - che nasce dalla necessità di precisare alcuni aspetti a proposito delle precisazioni che il consigliere Aru ha postato su facebook in relazione ad un articolo apparso sull’Unione Sarda di sabato 2 aprile». «Dell’albo - sostiene sul social Luciano Aru - fanno parte tutte le persone che ne hanno fatto richiesta. Per evitare accuse di “clientelismo”, ormai da mol- ti anni, le nomine vengono fatte dopo il sorteggio. L’incoveniente è che possono essere estratte persone che han- no un’occupazione. A questo incoveniente non si può ovvia- re». Di diverso avviso la consigliera Paschino che sostiene come le nomine a scrutatore devono essere riservate solo ai disoc- cupati o inoccupati iscritti regolarmente ai Centri per il La- ARBUS Nomina scrutatori: ancora discussioni e nuove proposte voro e, per un’alter- nanza, dichiarare di non aver svolto le stesse funzioni nella precedente tornata elettorale. Rincara la dose la consigliera di minoranza che accusa di «immobilismo l’intera maggio- ranza incapace di immedesimarsi nelle difficoltà economi- che di disoccupati o studenti. La procedura per la nomina degli scrutatori si può correggere: lo prevede in modo inequivocabile l’art. 46 del Decreto del Presidente della Re- pubblica n. 445 del dicembre 2000 che regola l’intera mate- ria, ci vuolo solo volontà politica». La normativa in effetti lascia libere le commissioni elettorali comunali di stabilire i criteri di nomina “personalizzando” il bando al contesto in cui si opera. Cosa che è già avvenuto per esempio a Gonnosfanadiga, Sinnai e anche in grandi città come Livorno e Genova. Insomma lo dice la legge, ma prima ancora lo dice il buon senso… Gianni Vacca SAN GAVINO Due milioni di euro per riparare le condotte colabrodo Si è svolta lo scorso 30 aprile negli impianti sportivi di Lunamatrona, per il quarto anno di fila, una giornata sportiva intitolata “GiochiCedip” alla quale hanno preso parte i ra- gazzi del centro CEDIP, persone con disabilità facenti capo ai centri di Ussaramanna, Serramanna e Sanluri. A parteci- pare all’evento ben 87 ragazzi che si sono sfidati in diverse discipline di atletica leggera. Grande la soddisfazione degli atleti, dei genitori e dei responsabili del Cedip. Unica nota stonata il fatto che, a causa della pioggia, la giornata non si sia potuta concludere all’aperto, ma ci si sia dovuti spostare nel circolo bocciofilo adiacente alla pista di atletica dove è avvenuta la premiazione e un buffet conclusivo in cui si av- vertiva grande soddisfazione da parte di tutti i partecipanti per la bella giornata. Buono il gradimento anche per l’Am- ministrazione Comunale di Lunamatrona. «È stato un onore - ha commentato l’assessore Carla Melis - aver messo a di- sposizione i nostri impianti per questo evento. Una giornata molto bella che verrà ricordata a lungo, soprattutto per il suo significato “umano”. Come Amministrazione Comunale ci auguriamo di poter patrocinare ancora questa manifestazio- ne negli anni a venire». (s. m.) LUNAMATRONA 87 ragazzi danno vita ai GiochiCedip Luciano Aru E. Paschino tà. Eppure, se ci pensiamo bene, quelle che spesso sono considerate criticità possono, in alcuni casi, trasformarsi in punti di forza: a spiegarci come è lo stesso Ivan Porced- du: «Il nostro è un territorio con una popolazione sempre più anziana, ha infrastrutture e trasporti fermi a decenni fa e soprattutto un sistema sani- tario con i centri ospedalieri che, per ragioni economiche, cercano di ridurre al minimo il numero di degenze. Ho quindi preso spunto da ciò che si fa in altre realtà: ho regola- rizzato la mia professione dal punto di vista fiscale e mi sono cimentato nell’attività di operatore sanitario. In sostan- za svolgo la man- sione di infermie- re a domicilio ope- rando a trecento- sessanta gradi ver- so chiunque abbia bisogno di assi- stenza sanitaria». Fra i servizi che vengono svolti da Ivan ve ne sono pa- recchi: prelievi di sangue, consegna dei referti, sostitu- zione di cateteri, desuturazio- ni, oltre che tutte quelle ope- razioni di assistenza che spes- so un utente non riesce a svol- gere o perché incapacitato o ancora perché non ha al pro- prio fianco una persona esper- ta in determinate mansioni. «Che io sappia - conclude Ivan Porceddu - questo tipo di figura professionale non è dif- fusa nel Medio Campidano, mentre in altre realtà conosco qualcuno che si sta muoven- do in questa direzione. Al momento sono in una fase ini- ziale del mio progetto, ho già alcuni pazienti ed opero in un raggio di circa sessanta chi- lometri da Furtei. Oltre al- l’aspetto economico ci tengo a far sapere che per me que- sto lavoro è principalmente una missione, che faccio col cuore infatti sin da piccolo ho sempe avuto la vocazione per quest’attività». Simone Muscas Giovani”, sotto la guida del gio- vane Andrea Meli, stanno realiz- zando un murale, che sarà dedi- cato a Gianfranco Gilardi, pre- zioso collaboratore del Comune di San Gavino. In più nel ripri- stino e nella decorazione dei muri esterni e interni della scuo- la di via Machiavelli sono impe- gnati alcuni volenterosi migran- ti coordinati dall’associazione Together che ha presentato un progetto autofinanziato di inclu- sione sociale. «Inoltre - conclu- de il primo cittadino - ha preso il via l’ambizioso disegno di far sorgere un vero e proprio museo all’aria aperta nel rione noto come “Bixinau de Oristanis”, mobilitando l’intero quartiere storico e avvalendosi della mano esperta di un grande artista loca- le, della collaborazione del grup- po spontaneo “Traball’Art” e delle associazioni “Kenemeri” e “Euro 2001 - Senza Confini». Gian Luigi Pittau PDF Compressor Pro

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Page 1: Furtei Assistenza sanitaria a domicilio: la scommessa di un … · 15 maggio 2016 13 La natura è sempre stata il centro e la fonte della nostra esi-stenza: madre, nutrimento, cura,

15 maggio 201612

Si chiama Ivan Porceddu, ha 26 anni, è di Furtei e

svolge in modo abbastanzaoriginale l’attività di infer-miere. Il suo sogno è semprestato quello di cimentarsi inquesta professione, tuttaviaintraprenderla non è stato fa-cile visto che per diverse vol-te, a causa degli esigui postiriservati a chi vuole iscriver-si al corso di laurea in Scien-ze Infermieristiche, ha piùvolte dovuto rimandarel’iscrizione, salvo finalmen-te accedervi attraverso il testd’ingresso nell’Università diGenova per poi terminare glistudi a Cagliari dopo richie-sta di trasferimento. «Volevoa tutti i costi specializzarmi

Addio alle piazze al buio. Daqualche settimana le vie del pa-ese che presentano murales ed al-tre opere artistiche sono state il-luminate e potranno essere am-mirate anche nelle ore notturne.Lo rimarca il sindaco Carlo To-masi: «L’amministrazione comu-nale ha voluto premiare l’impe-gno e il merito degli autori diquesta “rinascita” culturale delpaese attraverso l’installazionedi un’adeguata illuminazione chevalorizza le numerose opere re-alizzate in piazza Salvo d’Acqui-sto, piazza Trento e piazza Ma-meli. In questo modo si è recu-perato un ritardo di anni nel sod-disfare alcune delle legittime ri-chieste della collettività e si è ar-rivati anche a dotare ogni singo-la rappresentazione pittorica diuna luce appositamente dedica-ta».Intanto il fervore culturale con-tinua: i ragazzi, che hanno appe-na concluso l’anno di “Garanzia

Furtei

Assistenza sanitaria a domicilio:la scommessa di un giovane infermiere

in questa professione - spie-ga Ivan - e alla fine dopo al-cuni tentativi ce l’ho fatta.Terminati gli studi mi sonoguardato intorno e, anzichéfare le valigie come succedealla stragrande maggioranzadei miei colleghi, ho deciso disfruttare le possibilità che miavrebbe potuto dare il territo-rio. Mi sono quindi attivatoper crearmi un lavoro autono-mo». E quali potrebbero es-sere le situazioni più conge-niali in una provincia comequella del Medio Campidano?Mettersi in gioco come lavo-ratore autonomo da questeparti è spesso considerato piùcome un azzardo che noncome una concreta possibili-

Addio alle condotte colabrodo. Con due milioni di euro sa-ranno realizzate a San Gavino importanti opere idriche cheelimineranno le perdite. “Questo - rimarca il sindaco CarloTomasi - sarà possibile grazie ai finanziamenti del fondo mi-nisteriale del Cipe messi a disposizione della Sardegna. Lacomunicazione è stata trasmessa agli uffici comunali dall’am-ministratore unico di Abbanoa Alessandro Ramazzotti.PERDITE D’ACQUA Questo inter-vento avrà importanti ricadute nellaqualità del servizio con i conseguentivantaggi per la riduzione delle perdi-te d’acqua e il potenziamento del ser-vizio in zone ritenute critiche. In par-ticolare la somma messa a disposizio-ne è di 2 milioni e 64.888 euro”.PETIZIONE DI PROTESTA Intan-to a San Gavino la presenza di Abbanoa non è gradita a tutti.Sono 2754 i sangavinesi che hanno firmato una petizionepopolare contro Abbanoa per chiedere l’allontanamento dalgestore unico e considerare l’acqua un bene di tutti. In tantichiedono il ritorno alla gestione comunale dell’acqua e chia-rezza su costi effettivi delle bollette che spesso arrivano inritardo. (g.l.p.)

SAN GAVINO

Il Comune illumina le piazze e i murales degli artisti

Non si assopisce la polemica sulle nomine a scrutatore avve-nute in occasione del referendum sulle trivelle dell’aprilescorso. Nell’ultimo consiglio comunale si è assistito infatti aun nuovo scambio di opinioni tra la consigliera EmanuelaPaschino e il consigliere di maggioranza nonchè capogruppoLuciano Aru. «Una comunicazione - afferma EmanuelaPaschino - che nasce dalla necessità di precisare alcuni aspettia proposito delle precisazioni che il consigliere Aru ha postatosu facebook in relazione ad un articolo apparso sull’UnioneSarda di sabato 2 aprile». «Dell’albo - sostiene sul socialLuciano Aru - fanno parte tutte le persone che ne hanno fattorichiesta. Per evitare accuse di “clientelismo”, ormai da mol-ti anni, le nomine vengono fatte dopo il sorteggio.L’incoveniente è che possono essere estratte persone che han-no un’occupazione. A questo incoveniente non si può ovvia-re».Di diverso avviso la consigliera Paschino che sostiene comele nomine a scrutatore devono essere riservate solo ai disoc-cupati o inoccupati iscritti regolarmente ai Centri per il La-

ARBUS

Nomina scrutatori: ancoradiscussioni e nuove proposte

voro e, per un’alter-nanza, dichiarare dinon aver svolto lestesse funzioni nellaprecedente tornata elettorale. Rincara la dose la consiglieradi minoranza che accusa di «immobilismo l’intera maggio-ranza incapace di immedesimarsi nelle difficoltà economi-che di disoccupati o studenti. La procedura per la nominadegli scrutatori si può correggere: lo prevede in modoinequivocabile l’art. 46 del Decreto del Presidente della Re-pubblica n. 445 del dicembre 2000 che regola l’intera mate-ria, ci vuolo solo volontà politica».La normativa in effetti lascia libere le commissioni elettoralicomunali di stabilire i criteri di nomina “personalizzando” ilbando al contesto in cui si opera. Cosa che è già avvenuto peresempio a Gonnosfanadiga, Sinnai e anche in grandi cittàcome Livorno e Genova. Insomma lo dice la legge, ma primaancora lo dice il buon senso…

Gianni Vacca

SAN GAVINO

Due milioni di euro perriparare le condotte colabrodo

Si è svolta lo scorso 30 aprile negli impianti sportivi diLunamatrona, per il quarto anno di fila, una giornata sportivaintitolata “GiochiCedip” alla quale hanno preso parte i ra-gazzi del centro CEDIP, persone con disabilità facenti capoai centri di Ussaramanna, Serramanna e Sanluri. A parteci-pare all’evento ben 87 ragazzi che si sono sfidati in diversediscipline di atletica leggera. Grande la soddisfazione degliatleti, dei genitori e dei responsabili del Cedip. Unica notastonata il fatto che, a causa della pioggia, la giornata non sisia potuta concludere all’aperto, ma ci si sia dovuti spostarenel circolo bocciofilo adiacente alla pista di atletica dove èavvenuta la premiazione e un buffet conclusivo in cui si av-vertiva grande soddisfazione da parte di tutti i partecipantiper la bella giornata. Buono il gradimento anche per l’Am-ministrazione Comunale di Lunamatrona. «È stato un onore- ha commentato l’assessore Carla Melis - aver messo a di-sposizione i nostri impianti per questo evento. Una giornatamolto bella che verrà ricordata a lungo, soprattutto per il suosignificato “umano”. Come Amministrazione Comunale ciauguriamo di poter patrocinare ancora questa manifestazio-ne negli anni a venire». (s. m.)

LUNAMATRONA

87 ragazzi danno vitaai GiochiCedip

Luciano Aru E. Paschino

tà. Eppure, se ci pensiamobene, quelle che spesso sonoconsiderate criticità possono,in alcuni casi, trasformarsi inpunti di forza: a spiegarcicome è lo stesso Ivan Porced-du: «Il nostro è un territoriocon una popolazione semprepiù anziana, ha infrastrutturee trasporti fermi a decenni fae soprattutto un sistema sani-tario con i centri ospedalieriche, per ragioni economiche,cercano di ridurre al minimoil numero di degenze. Hoquindi preso spunto da ciò chesi fa in altre realtà: ho regola-rizzato la mia professione dalpunto di vista fiscale e misono cimentato nell’attività dioperatore sanitario. In sostan-

za svolgo la man-sione di infermie-re a domicilio ope-rando a trecento-sessanta gradi ver-so chiunque abbiabisogno di assi-stenza sanitaria».Fra i servizi chevengono svolti daIvan ve ne sono pa-recchi: prelievi di sangue,consegna dei referti, sostitu-zione di cateteri, desuturazio-ni, oltre che tutte quelle ope-razioni di assistenza che spes-so un utente non riesce a svol-gere o perché incapacitato oancora perché non ha al pro-prio fianco una persona esper-ta in determinate mansioni.

«Che io sappia - concludeIvan Porceddu - questo tipo difigura professionale non è dif-fusa nel Medio Campidano,mentre in altre realtà conoscoqualcuno che si sta muoven-do in questa direzione. Almomento sono in una fase ini-ziale del mio progetto, ho giàalcuni pazienti ed opero in un

raggio di circa sessanta chi-lometri da Furtei. Oltre al-l’aspetto economico ci tengoa far sapere che per me que-sto lavoro è principalmenteuna missione, che faccio colcuore infatti sin da piccolo hosempe avuto la vocazione perquest’attività».

Simone Muscas

Giovani”, sotto la guida del gio-vane Andrea Meli, stanno realiz-zando un murale, che sarà dedi-cato a Gianfranco Gilardi, pre-zioso collaboratore del Comunedi San Gavino. In più nel ripri-stino e nella decorazione deimuri esterni e interni della scuo-la di via Machiavelli sono impe-gnati alcuni volenterosi migran-ti coordinati dall’associazioneTogether che ha presentato unprogetto autofinanziato di inclu-sione sociale. «Inoltre - conclu-de il primo cittadino - ha preso ilvia l’ambizioso disegno di farsorgere un vero e proprio museoall’aria aperta nel rione notocome “Bixinau de Oristanis”,mobilitando l’intero quartierestorico e avvalendosi della manoesperta di un grande artista loca-le, della collaborazione del grup-po spontaneo “Traball’Art” edelle associazioni “Kenemeri” e“Euro 2001 - Senza Confini».

Gian Luigi Pittau

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15 maggio 2016 13

La natura è sempre stata il centro e la fonte della nostra esi-stenza: madre, nutrimento, cura, vita. I fiori e le piante checrescono spontanei, otre ad essere il cibo e le medicine deinostri nonni, erano anche gli ingredienti indispensabili pertanti riti antichi della Sardegna. Con l’arrivo del Cristianesi-mo, molti rituali rivolti alla dea madre sono stati proibiti edimenticati, altri, ribattezzati con il nome di un santo, hannoproseguito il loro cammino e anche ai giorni nostri, in parti-colari periodi dell’anno, vengono utilizzati ancora.L’acqua di San Giovanni, per esempio, si prepara la vigiliadella festa del santo, la notte del 23 giugno. Pare che durantequella notte, le erbe che si utilizzano per il rituale, ricevanograndi poteri dalla luna, diventando magiche.

Il progetto “Mens sana inhorto sano”, non è solo unmodo per connettersi conla natura e riequilibrare lamente, ma è anche un per-corso di riscoperta di sa-peri ormai diventati patri-monio solo di poche per-sone. Il tempo del benes-sere e del consumismo ciha fatto scordare il grandetesoro che cresce sponta-neamente ne l le nos t recampagne, delle proprietàcurative, cosmetiche e ali-mentari di erbe piante efiori.Per molti anni, ci siamo li-mitati a comprare ciò chevolevamo mangiare e oranon abbiamo esperienza,

Venerdì 22 aprile, il Comune di Serramanna in collabora-zione con la ASL n. 6 Sanluri e la Coop CTR, ha pre-

sentato il progetto “Mens sana in Horto sano”. I Servizi in-contrano il territorio… Un percorso di crescita e integra-zione nella comunità.Gianni Sedda, educatore Servizi Sociali, le dottoresse An-gela Serpi, Silvia Tomasi ed Elisabetta Muntoni hannoillustrato come lo stretto contatto con la natura abbia no-tevoli benefici sulla mente umana. La società nella qualeviviamo si perde in mille impegni e attività, sempre di corsae distratta. E l’anima si ammala.“L’anima, come il giardi-no, va coltivata” diceva Socrate...e pare avesse ragione.Trascorrere del tempo immersi nella natura aiuta arigenerare il sistema neurologico. Prendersi cura di unapianta o un fiore, coltivare un orto, insegna a tollerare lefrustrazioni, aiuta a recuperare stabilità emotiva. Viverein connessione con la natura è fortemente terapeutico. Perchi sta male, ma anche per chi è sano: vivere seguendo i

SERRAMANNA

ritmi della natura, proprio come facevano i nostri antena-ti, fa ritrovare il contatto con i nostri ritmi naturali, troppospesso dimenticati a causa della fretta che ci circonda ognigiorno. Per questo, nel prossimo futuro, il progetto illu-strato accoglierà anche persone “sane”, favorendo lasocializzazione e lo scambio di esperienze di vita, saperi,competenze.Non solo parole, ma dati e fatti. Laboratori sulle piantespontanee, ricette per preparare piatti con a base i prodottiofferti dalla natura, la riscoperta di profumi e gusti dimen-ticati. Il progetto dei servizi sociali di Serramanna prose-gue con successo e la serra comunale è viva e attiva, cura-ta da tante persone che collaborano insieme coltivando leverdure dell’orto. In cambio, dalla natura, ricevono sod-disfazioni, gioia, sollievo e un po’ di rinascita da quelmalessere dei giorni nostri che spesso, senza un motivo, siimpadronisce della nostra anima.

Francesca Murgia

“Mens sanain horto sano”

Un progetto per imparare a viverea stretto contatto con la natura

L’acqua di San Giovanni

competenza e conoscenzaper riconoscere ciò che ècurativo o commestibile.Grazie all’esperienza del-l’orto, chi partecipa al pro-getto, oltre a curare lepiante, impara a ricono-scerle e scopre, per esem-pio, come utilizzarle in cu-cina, così le temute ortichesi trasformano in frittelli-ne e la borragine diventa ilcondimento per la pasta-sciutta... e in questi tempi,dove arrivare a fine meseè sempre più duro, saperequali doni della natura pos-siamo portare nelle nostretavole senza rischi e a co-sto zero, può essere moltoutile. (f. m.)

Per la preparazione occorrono lavanda, elicriso, rosmari-no, iperico, menta, salvia, timo, verbasco e artemisia, rosa,gelsomino, mirto, alloro, ma non è indispensabile che cisiano tutte e si possono aggiungere altre erbe o fiori. Dopoaver spezzettato i fiori e le foglie con le mani, si mettetutto dentro un catino pieno d’acqua che deve stare sottola luce della luna per tutta la notte. La mattina del 24, l’ac-qua magica di San Giovanni è pronta e si deve toccare conle mani e bagnarsi il viso, esprimendo un desiderio. Il re-sto dell’acqua si utilizza poi come acqua profumata perlavarsi le mani e il viso. Non è detto che il desiderio sirealizzi ma, sicuramente, un bellissimo profumo avvolge-rà chi ha praticato il rito. (f. m.)

A pochi giorni dall’elezione il nuovo consiglio direttivoe la nuova presidente dell’associazione Anni d’Argentodi Serramanna, Irma Piano, si sono trovati a gestire dueimportanti appuntamenti promossi da anni dall’associa-zione. La “Mostra dell’artigianato” alla sua sedicesimaedizione, conclusasi con un ottimo apprezzamento daivisitatori che hanno potuto scoprire e conoscere tanti ta-lenti e passioni di oltre venti soci che hanno esposto leproprie realizzazioni, dalla pittura alla scultura, bricolage,miniature, ricamo. Alla sua ventottesima edizione la “Fe-sta dell’anziano” in due giornate, sabato sette e domeni-ca otto maggio nel corso delle quali sono premiati gliespositori della mostra ed è consegnata una targa a tutti inovantenni residenti a Serramanna.Si tratta di 28 persone tutte novantenni da premiare, dicui 17 donne ed 11 uomini, invitati a partecipare nel po-meriggio di domenica presso la sede sociale da anniubicata nel plesso di via Silvio Pellico, alla presenza del-le autorità locali, del nuovo direttivo, di parenti ed amici,dei soci e dei “Nonni Vigile”, ormai diventati, dopo dieci

Giovedì 5 maggio il consiglio comunale di Serramanna si è svoltoregolarmente, per la prima volta durante la legislatura senza la par-tecipazione degli esponenti della minoranza. Ad un anno esatto dal-la conclusione del mandato amministrativo il sindaco Sergio Murgiaed i suoi consiglieri si sono trovati in aula senza una contropartenella discussione, nonostante i temi trattati fossero legati all’appro-vazione del rendiconto 2015 e di due varianti al piano urbanistico.Sicuramente non è stata determinata dal caso l’assenza di tutti i con-siglieri dell’opposizione consigliare proprio quando è programma-ta la discussione sui temi legati ai principali ambiti di azione deiconsiglieri, la programmazione economico/finanziaria e lo strumentourbanistico.Già nel precedente consiglio comunale tenutosi il 28 aprile scorso,tutti i consiglieri dell’opposizione espressero il proprio disappuntosul loro mancato coinvolgimento nelle principali scelte amministra-tive per la cittadina, ricordando come siano stati di fatto disattivatigli unici due momenti di incontro e confronto nonché strumento didemocrazia esterni al consiglio comunale, le commissioni consiliaripermanenti e la conferenza capigruppo: le prime non sono insediatee l’ultima non è mai stata convocata negli ultimi due anni. Non man-cheranno sviluppi nella vicenda. (r.m.c.)

SERRAMANNA. ASSOCIAZIONE ANNI D’ARGENTO

Le prime iniziative della presidente Irma Piano La minoranza diserta la sedutaSERRAMANNA. CONSIGLIO COMUNALE

anni di attività, un punto di riferimento riconosciuto datutta la cittadinanza serramannese.

Elena Fadda

Irma Piano la prima a sinistra

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Ad Arbus monta la polemica: in strada, sui social, tra ibanchi del consiglio comunale, all’interno delle asso-

ciazioni culturali e di volontariato. Niente soldi alla ProLoco ancora creditrice nei confronti del comune di 2.550euro quale rimborso per l’organizzazione del carnevale2016, sì all’Associazione Culturale Eutropia di Cagliariprontamente rimborsata per la somma di 1.750 euro qualeincaricata per la direzione artistica, la grafica e la comuni-cazione in occasione della festa del 1° maggio ad Ingurto-su. Ma allora perché predisporre un bando, calendarizzaregli eventi se la prima ad eluderlo è proprio la giunta comu-nale? E poi gli inviti alla manifestazione abbastanza indi-rizzati fatti sul tipo :”aggiungi un posto a tavola che c’è unamico in più” dal momento che ad altri potenziali ospititradizionalmente presenti alle celebrazioni per la festa dellavoro, è il caso delle altre organizzazioni sindacali rego-larmente presenti nel territorio, non viene neppure recapi-tato l’invito. Cgil sì, Cisl e Uil no. «La festa degli arbure-si, della memoria, del ricordo, dei tanti lutti e delle tantesofferenze è stata trasformata in una passerella per deputa-ti e consiglieri del centro sinistra.Vergognoso che le asso-ciazioni del paese abbiano questo trattamento», sbottaGianni Lampis, capogruppo di Arbus Civica.Tra il promesso e il praticato in effetti ci sono intere prate-rie colonizzate da diatribe e troppe iniziative amministrati-ve che si fa fatica a comprendere. Lo scorso anno ci ful’autogol in occasione della festa dell’emigrato, del “palconegato” all’Associazione Folkloristica Culturale Sant’An-

In occasione della festa del Primo Maggio nel sito mi-nerario di Ingurtosu l’associazione culturale “GruppoCarradoris Sant’Antonio” presso il dimenticato borgodi Gennamari, ha posato un’altra stele commemorativa,questa volta alla memoria delle piccole vittime in mi-niera. Proprio a Gennamari oltre 20 sono state le mortibianche, considerando solo gli anni che vanno dal 1.850ai primi anni ’60. Un nome per ricordarle tutte: AntonioLicheri Vacca di Francesco, nato a San Gavino, mortonella miniera intorno alle 8.30 del 25 gennaio 1871 peruna caduta accidentale. Aveva solo 10 anni. “Siamofelici e onorati - commenta il presidente Doriano Floris- per aver ancora una volta ricordato i nostri amici che

Arbus. Polemiche per la festa ad Ingurtosu

Arbus

Primo Maggio: la classe operaiava ancora in Paradiso?

tonio con-s e g n a t opoi “gra-tuitamen-

te”, quasi su un piatto d’argento, per una iniziativaprivata in un comune vicino. Quest’anno la beffa dellerisorse deliberate “tante e subito” nei confronti del-l’associazione cagliaritana Eutropia bypassando quel-le locali. Il mondo dell’associazionismo e del volonta-riato, mai realmente valorizzato neppure nelle prece-denti amministrazioni e tuttora messo a dura prova daatti che chiamare incomprensibili è un eufemismo,potrebbe sfilacciarsi. “Is Carradoris” tradizionali or-ganizzatori e compartecipi della manifestazione, indi-spettiti, quest’anno, hanno declinato l’invito per pro-porre solitariamente le proprie apprezzate iniziative.Per carità lungi da alimentare polemiche o emetterepareri e sentenze, ma perché tanto accanimento controle associazioni locali che andrebbero invece verosi-milmente valorizzate e messe in sistema?Durissima la presa di posizione di Luciano Lampis,presidente dell’associazione culturale folkloristica

Sant’Antonio: «Siamo rimasti esclusi con le nostre ini-ziative dagli eventi 2016 nonostante le nostre ripetuterichieste, verbali, telefoniche tramite mail e anche for-mali regolarmente depositate con tutta la documentazio-ne al protocollo». «Situazione quasi Kafkiana - azzardaSandro M. - Arbus non ha bisogno più di questo generedi eventi ridottisi a una mera autocelebrazione della po-litica. Il territorio ha bisogno di fatti che gli consentanoun nuovo percorso di crescita».La replica di Michele Schirru, vicesindaco e assessorealla cultura non si fa attendere: «È stato un evento di gran-de rilievo per il territorio con al centro il grande tema dellavoro. Niente polemiche. Vogliamo rendere Ingurtosusimbolo della festa del lavoro in Sardegna e soprattuttopromuovere il territorio».È una situazione comunque ad alta tensione ed in pienafibrillazione che si spera possa affievolirsi e ridimen-sionarsi nell’interesse di un’intera comunità e della suaimmagine in vista di Sant’Antonio, la Festa dell’Emi-grato e San Lussorio, i grandi eventi che da sempre ca-ratterizzano l’estate arburese.

Gianni Vacca

Stele commemorativa per i minatori morti

L’idea di fare del 1° Maggio una giornata dimobilitazione di tutti i lavoratori prende for-ma nel luglio 1889, a Parigi. Da allora in tuttii luoghi di lavoro ed in particolare dove lemasse operaie segnavano la storia, quel gior-no divenne occasione di importanti manife-stazioni pubbliche, mentre a Guspini, forte diun importante movimento operaio che con ilprimo vero sciopero dell’8 agosto 1903 fuprecursore delle lotte sindacali del ‘900, quel-la data era appuntamento già consolidato.La memoria storica ci ricorda il 1° Maggio,intorno agli anni ’30, quando la situazione re-stava tesa in miniera e nelle campagne ed aGuspini si costituì in clandestinità un’orga-nizzazione sovversiva chiamata “Nucleo” chevenne scoperta nel maggio del 1935, a se-guito di un furto di esplosivo avvenuto aMontevecchio sul finire del 1934.L’organizzazione sovversiva constava di uncentinaio di aderenti che versavano 2,50 lireper sostenerne l’esistenza. Degli aderentiquattordici vennero arrestati, di cui quattroammoniti e il resto inviati al confino con con-danne da tre a cinque anni. La battaglia poli-

Guspini

Una ribelle giornata di mobilitazione dei lavoratoritica aveva anche risvolti “emblematici” comel’issare in quella ricorrenza la bandiera ros-sa sul Monte “Santa Margherita” perchétutti la vedessero.Questa consuetudine innervosiva l’apparatofascista che il 1° Maggio 1936 decise di pre-sidiare Guspini con le forze dell’ordine, arri-vate per l’occasione dal Sulcis e da Cagliari,come ci ricorda Ribelle Montis nella sua ope-ra “Memoria di un Ribelle”, ed. Fiore 2010,convinti che questa volta nulla sarebbe suc-cesso, ma al mattino di quel giorno i guspi-nesi, sollevando lo sguardo sullo sperone roc-cioso che sovrasta la vasta pineta, poteronoscorgere la grande bandiera rossa dispiegarsialla brezza mattutina, con grande stupore erabbia dei fascisti e delle forze dell’ordinebeffate da ignoti antifascisti.La conseguenza della provocazione fu unavasta retata che portò un quindicina di per-sone con i ferri ai polsi nella caserma dovesi tennero gli interrogatori, ma i responsabi-li non furono individuati e gradualmente neigiorni successivi tutti vennero rilasciati.

Tarcisio Agus

hanno perso la vita sul lavoro. Ringrazio quanti si sonouniti a noi nel momento commemorativo, ma ancheorganizzativo”. Ricorda che si tratta di una terza stele.“Dopo quelle posate presso la direzione delle Minieredi Ingurtosu, dedicata alle vittime della rapina avvenu-ta il 9 febbraio 1948, e poi presso il Pozzo Gal per ri-cordare i minatori che vi morirono, abbiamo voluto scol-pire e posare con grande entusiasmo ancora un altrogranito del nostro territorio. Sempre in memoria deinostri minatori che per lavorare, per sopravvivere, han-no pagato con la vita. E che non possono, non devonoessere dimenticati. Mai”.

Santina Ravì

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15 maggio 2016 15

Consuetudine vuole che a molte famiglie del passato fosseaffibbiato un nomignolo che li caratterizzasse. “Su

nomingiu” appunto, che passava di padre in figlio per interegenerazioni. Anche i paesi possono avere un soprannome,Pabillonis ne è un esempio, infatti ha da secoli l’appellati-vo di “Sa bidda de is pingiadas” (il paese delle pentole). Ilnome deriva dal fatto che nel paese ci fosse una ridente atti-vità di produzione e commercializzazione di prodotti in ter-racotta: pentole, tegami, stoviglie, e vari manufatti. Già neiprimi dell’800 tale attività era particolarmente diffusa, emolte famiglie locali erano impegnate nelle diverse man-sioni per la produzione. I suoi prodotti si facevano apprez-zare in tutta l’isola per la loro straordinaria leggerezza erobustezza, ottenuta grazie ad una sapiente miscelazione del-l’argilla con altri tipi di terra e minerali. L’appellativo è ri-masto tuttora in voga e, in prossimità della scuola dell’in-fanzia, si può osservare il monumento dedicato alla più im-portante attività lavorativa passata del paese, la produzionede “is pingiadas”.Le gigantesche pentole, realizzate circa 30 anni fa, sono staterestaurate nei giorni scorsi. La tinteggiatura e il disegno lungoi manici sono stati eseguiti da Giovanni Floris. Le grossepentole erano imbrattate con scritte sia esternamente cheinternamente, utilizzate come bidoni della spazzatura, comepanchine o come allenamento per le arrampicate. Purtroppoormai da anni versavano in uno stato di triste abbandono.Ora grazie al restyling la piccola piazza di via Bologna puòessere ammirata in tutta la sua bellezza dalla comunità. L’am-ministrazione comunale ha ringraziato, con una nota, a nomedi tutta la cittadinanza, la disponibilità e l’ottimo lavoro svol-to da Giovanni Floris, ha ricordato che è assolutamente vie-tato salire sopra il monumento, entrarvi dentro, appoggiareoggetti di qualsiasi tipo e abbandonare rifiuti. Ha inoltre in-formato la popolazione che per scoraggiare eventuali attivandalici è stato installato un sistema di videosorveglianzasopra il tetto delle ex scuole medie, il cui edificio si trovaproprio di fronte. Ci si augura che il monumento, che rac-chiude un pezzo importante della storia di Pabillonis, siafinalmente rispettato e protetto da tutti.

Stefano Cruccas

È stato restaurato e nuovamente pitturato il monumentode “Is Pingiadas” dedicato all’antica arte della terracotta pabillonese. L’amministrazione comunale ha

deciso infatti l’intervento per riportare all’antico splendo-re il simbolo della tradizione che ha caratterizzato, soprat-tutto nel passato , l’economia del paese. Nel 1837 eranoventi gli artigiani che possedevano un laboratorio d’arteceramica e che smerciavano i prodotti tipici in tutta la Sar-degna. Partivano coi carri e stavano in giro anche una set-timana. L’ultimo pentolaio del paese, Giuseppe Piras, chiusebottega nel 1967. Sono trascorsi una trentina d’anni daquando l’artista Antonio Ledda di Serramanna fu incarica-to, dall’amministrazione di allora, di realizzare un monu-mento all’artigianato, che per antonomasia doveva ricor-dare l’antica arte del paese. Un simbolo e un ricordo per gliartigiani del passato che avevano contribuito con il propriolavoro a rendere famoso Pabillonis, conosciuto nell’Isolacome “sa bidda de is pingiadas”. L’entusiasmo dell’artistaper la proposta fu ben presto trasformato in un progetto inso-lito e innovativo. Non una statua o un monumento plasticocon figure umane o simili, bensì una piazza intera con unpunto di riferimento, sia per i residenti che per i turisti che inquegli anni soprattutto visitavano la rassegna dell’artigiana-to che nel periodo estivo veniva allestita nei locali dell’exmunicipio. Il viavai dei turisti che puntuali si recavano neilocali dell’ex municipio per portare a casa un ricordo dell’ar-tigianato sardo è scomparso. Ma non solo. Gli introiti deglialtri esercizi commerciali che beneficiavano di una forma diturismo, benché di passaggio, sicuramente positivo, non cisono più: eppure rappresentavano quel tipo di microeconomiache caratterizza però le piccole comunità come Pabillonis. Il

Pabillonis importante centro dei prodotti di terracotta in

epoca romana? La suggestiva ipotesi (non del tutto fantasti-

ca) è sostenuta dallo studioso di storia sarda prof. Enrico

Casti di Gonnosfanadiga. Tra i 18 “Oppida celeberrimi”

(città fortificate) citati da Plinio, storico romano del I secolo

d.C, risulta che, insieme a Gonnos, Guspini, Arbus, San Ga-

vino, Villacidro, Pauli Arbarei c’era anche Pabillonis. Quali

i motivi di tale importanza, per Plinio, tanto da definirli

“celeberrimi”(famosi, importanti)?

Il prof. Casti elenca diverse caratteristiche che mettono in

evidenza le peculiarità dei singoli oppida. Per quanto riguar-

da il nostro paese: “Per Pabillonis il pensiero corre a quel-

l’attività mai abbandonata del tutto, della produzione dei più

diversi oggetti di terracotta, che una volta potevano essere

fatti in quantità industriali da caricarne anche navi che si

dirigevano a Roma” scrive il

prof .Casti. Ma non solo. A suf-

fragare questa interessante

ipotesi c’è anche un progetto

bilaterale italo-spagnolo, fi-

nanziato dai rispettivi ministe-

ri competenti (MIUR e MEC),

che ha come oggetto lo studio

della ceramica da cucina tar-

do-antica (V-VII secolo d.C.),

modellata a mano o al tornio

lento e commercializzata nel

Mediterraneo occidentale

(Spagna, Africa settentriona-

le, Baleari, Francia, penisola

italiana, Corsica, Sardegna,

Sicilia).

Il progetto è coordinato per la

Spagna dal prof. Miguel An-

gel Cau Ontiveros (ICREA –

Università di Barcellona) e

per l’Italia dalla prof.ssa Sara

Santoro (Università di Parma,

parte archeologica) e dal prof. Giuseppe Montana (Univer-

sità di Palermo), parte archeometrica ed analisi di laborato-

rio. Nel 2006 alcuni studiosi fecero delle indagini sui

campioni d’argilla del territorio del paese, su antichi ma-

nufatti e la documentazione storica in possesso del comune

e di privati cittadini. Un lavoro certosino che ha visto al-

l’opera i professori universitari per trovare quelle notizie e

confermare così la suggestiva ipotesi che sempre più sta

prendendo piede negli ambienti scientifici del settore su que-

sto periodo storico: a Pabillonis esisteva nel periodo ro-

mano un centro di produzione di ceramica da cucina espor-

tata in tutto il bacino del Mediterraneo. L’interesse a livel-

lo internazionale sulla ceramica pabillonese, d’altronde, è

stato già oggetto di studi da parte di alcuni ricercatori, M.

Beatrice Annis ed Herman Geertman, dell’Università di Lei-

den in Olanda, che hanno pubblicato, in varie riprese, al-

cuni saggi sulle caratteristiche peculiari dei prodotti in ter-

racotta di Pabillonis. (d. f.)

LLLLLa laa laa laa laa lavvvvvorororororazione della cerazione della cerazione della cerazione della cerazione della ceramica nel peramica nel peramica nel peramica nel peramica nel periodo riodo riodo riodo riodo romanoomanoomanoomanoomano

PABILLONIS

Is Pingiadas a nuova vita

Il restauro di Giovanni Floris

disinteresse, scelte diverse, le scarse motivazioni hanno de-cretato la fine di tutto questo. È rimasto solo il monumentoall’artigianato a testimoniare la tradizione della terracotta cheoggi si tenta di rilanciare, grazie alla presenza di giovaniartisti, Mimma Mugnai, Ceramica Mediterranea di Anna Carae Riccardo Salis, che nei loro laboratori, pur con tante diffi-coltà, cercano di riportare in auge l’antica arte. Oggetti dipiccoli atti vandalici e di screpolature, “sa pingiada, s’ariglia

e su tianu” rischiavano di deteriorarsi ulteriormente. Ora conl’intervento del comune il monumento è stato rimesso a nuo-vo (dall’artista locale Giovanni Floris) e continuerà, con lasua presenza, a ricordare l’importanza di un’arte che ha resofamoso Pabillonis in tutta l’isola.

Dario Frau

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15 maggio 201616

Sulle ali della Musica tra baLa musica è ritmo e il ritmo è vita, come

Nuovo album

per la band Terrorway

LUNAMATRONA

I Dromo’Tet, una band

con l’ispirazione

per i cantautori

SAN GAVINO MONREALE. IMPORTANTI RICONOSCIMENTI INTERNAZIONALI PER IL GRUPPO METAL

H anno una grande passione per la

musica Metal icomponenti del gruppo“Terrorway” che ha avutoimportanti riconoscimentinazionali e internazionalianche dagli Stati Unitid’America.I componenti sono AndreaOrrù (voce) di Teulada, ilchitarrista Ivan Fois di SanGavino Monreale, il batte-rista Cosma Secchi e il bas-sista Giovanni Serra sempre di San Gavino Monreale. Ora il20 uscirà il secondo album intitolato “The Second” della bandsangavinese che verrà distribuito in tutto il mondo dall’eti-chetta discografica Bakerteam Records.Lo stile dei Terrorway è stato definito ‘Modern AggressiveMetal’ e in qualche modo si ispira e richiama band comeMeshuggah, Tool, Deftones, Lamb of God e Pantera.I TESTI. In generale parlano delle difficoltà, delle paure edincertezze tipiche dell’uomo (inteso come essere umano) inrelazione alla società in cui vive, nel tentativo di migliorarela propria condizione sociale ed esistenziale. Talvolta questepaure vengono viste come ostacoli insormontabili, altre vol-te vengono superate credendo fortemente nella forza di vo-lontà presente in ciascuno di noi (nel senso grezzo ma effica-ce di ‘volere è potere’).Ora la band sta lavorando alla definizione del tour nazionale/internazionale per la promozione del nuovo album. Più avantii Terrorway lavoreranno alla creazione del video del primosingolo dell’album registrato al “V-Studio” di Cagliari (di-

cembre 2015 - febbraio 2016)e mixato e masterizzato da Ja-

cob Olsen).LA BIOGRAFIA. I Terrorway nascono nel febbraio del2009 grazie all’idea di Ivan Fois (chitarra), Cosma Secchi(batteria) e Anselmo “Memo” Mascia (voce), mentre il bas-sista Giovanni Serra si unisce a loro nel marzo dello stes-so anno. Subito dopo la band inizia a lavorare sul suoprimo E.P. intitolato “Absolute”, che contiene 5 tracce dipuro “Modern Aggressive Metal” ed è uscito ufficialmen-te nel dicembre del 2010. La band partecipa ad importantifestival estivi come Heavy Sands che ha visto i Mnemicesibirsi come headliners e “Eventi Metallici Fest” questavolta con Paul Di Anno come headliner. La canzone “HerLast Breath” è stata inserita come singolo nella compila-tion ‘Kill City vol.17’, uscita negli U.S.A. nell’ottobre del2009 per conto della label 272 Records.Nel febbraio del 2011 Anselmo Mascia decide di lasciarela band e viene sostituito da Valentino Casarotti. Nel set-tembre del 2013, la band pubblica il primo album intitola-to “Blackwaters” con l’etichetta Bakerteam Records. L’al-

bum è stato registrato ai Corpse Factory Studio di Cagliari(dicembre 2012 - gennaio 2013) e mixato e masterizzatoda Jacob Olsen (febbraio - marzo 2013).Nel novembre 2013 i Terrorway partono per il loro secon-do tour italiano (l’ultima data insieme agli M’Pire of Evil).Nel 2014 la band apre per i Soulfly nel festival ‘Steel Day’ma a dicembre il cantante Valentino Sidh Casarotti è statosostituito da Andrea Orrù.Tante le recensioni sulle riviste nazionali ed internaziona-li. Sulla “Total Deathcore” (USA): “Ho la forte sensazio-ne che questi ragazzi hanno molto talento. Se possono scri-vere buone canzoni ora, immaginate fra qualche tour edesperienza nel campo”. Poi tante recensioni sulle rivisteitaliane come Metal Maniac: “Super band, una violenzasonora tutta da ascoltare”, Rock Hard: “Nella trama stili-stica dei Terrorway c’è la chiave per raggiungere obiettiviambiziosi e importanti”, True Metal.it: “Consigliato a chiama un sound energico”, Holy Metal: “Queste tracce sonoun manifesto di forza, violenza, potenza e competenze tec-niche”.

Gian Luigi Pittau

Che si stia vivendo un’epoca in cui a livello nazionalenon stiano emergendo giovani cantautori (stile Fabri-

zio De André o Paolo Conte, giusto per intenderci) è cosaabbastanza risaputa. Eppure c’è chi, nonostante questostato di quescienza del “cantautorismo”, vuole mettersi ingioco proprio seguendo questo filone musicale. Parliamodei Dromo’Tet nati nel 2013 sulle ceneri del Trio Dromo ecomposto dal cantante Cristian Garau, il chitarrista TomasTatti, il bassista Alberto Marongiu, il batterista NicolaVacca (tutti e quattro di Lunamatrona) e il tastierista An-drea Sanna di Turri«Il nostro gruppo - spiega Cristian Garau - è di matriceprettamente “cantautoriale”. Abbiamo mosso i primi passicon la musica dei cantautori che hanno segnato la storiadella musica italiana e con quella di un pilastro della mu-sica francesce che è Georges Brassens. In questi tre annidi vita abbiamo lentamente abbandonato i pezzi cover einiziato a proporre esclusivamente brani di nostra compo-sizione. Tutto ciò è potuto avvenire grazie al fatto che,nonostante le differenti formazioni musicali dei compo-nenti della band (che vanno dal jazz, passando per il popsino al rock) siamo riusciti a convergere verso questo ge-nere. Non c’è stato però nessun compromesso o forzatura

in tutto questo, è avvenuto tut-to in maniera abbastanza natu-rale; credo che in fondo ognu-no di noi avesse un certo amo-re nascosto per questo genere».Visti i gusti musicali del tempo,soprattutto fra i giovani, si potrebbe pensare che il gruppolunamatronese sia un po’ anacronistico. A tal proposito citiene però a sottolineare lo stesso cantante: «Con nostra sor-presa riusciamo a catturare l’attenzione anche di qualche gio-vane e comunque a riscuotere buon apprezzamento da partedel pubblico. Certo, non possiamo pretendere di avere l’una-nimità di consensi, ma non è neppure un nostro obiettivo. Ilvalore al quale teniamo di più è, oltre che divertirci insiememantenendo al contempo un profilo umile, quello di semina-re qualcosa che possa rimanere del tempo. Questo è il moti-vo per cui nei nostri concerti proponiamo soltanto pezzi no-stri. Abbiamo pubblicato un album dal titolo “Poesie da bar”dove trattiamo di tematiche comuni in maniera semplice espensierata, come farebbe appunto un gruppo di persone in-torno a un tavolo di un bar. Intanto continuiamo a scrivere emusicare nuovi testi, e speriamo di pubblicare, a breve, unsecondo album».

Nonostante i buoni attestati di stima per il gruppo non ècomunque semplicissimo ritagliarsi spazi per esibirsi inconcerto, questo perché la musica dal vivo sta diventan-do merce sempre più rara alle nostre latitudini. «Sappia-mo delle difficoltà a far musica nel territorio - concludeCristian Garau - noi tuttavia stiamo suonando per purapassione, se poi qualcuno volesse darci la passibilità diesibirci dal vivo, come già accaduto tante volte, ben ven-ga. Il nostro amore per la musica cantautoriale ci permet-te di dire ciò che vogliamo. Non chiudiamo le porte anessuna nuova possibilità in futuro, ma affinché questoavvenga non dovrà mai mancare l’ingrediente principa-le, ovvero la libertà di continuare a poter cantare i nostribrani con assoluta libertà di espressione. Abbiamo unapagina Facebook chiamata “Dromo’Tet”: lì è possibilesaperne di più su di noi».

Simone Muscas

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15 maggio 2016 17

and e solisti di casa nostrail ritmo del respiro e del battito del cuore

I Pocopop: quando la musica

non ha limiti d’età

Happy Days: musica e animazione

e il divertimento è garantito

GONNOSFANADIGA

VILLAMAR

Mettete insieme un musicista naviga-to alla soglia dei quarant’anni e unadiciottenne con la passione per il

canto. Avremmo a che fare con due diversegenerazioni che, almeno per luogo comune,dovrebbero appartenere a due mondi diffe-renti. Ma la musica, si sa, fra i tanti “poterimagici” ne ha uno molto affascinante, ovve-ro unire persone diverse che, almeno sullacarta, hanno poco in comune. Ed è quello cheè successo a Claudio Martis, musicista abba-stanza conosciuto nel territorio con numero-se esperienze in diverse band locali, e Clau-dia Sciola, teenager con una grande passioneper il canto.«Il nostro incontro - racconta Claudio - è av-venuto in modo casuale. Pur essendo entrambidi Villamar, non ci conoscevamo. Un amicoche abbiamo in comune ci ha scelto per ese-guire due pezzi musicali insieme per la pre-sentazione di un suo libro. Dopo esserci co-nosciuti, è scoccato fra di noi un certo “feelingmusicale”. Poco tempo dopo quella nostraprima esperienza insieme, abbiamo fatto al-cune prove e ci siamo quindi esibiti in alcuniconcerti in pubblico».La differenza di età potrebbe far pensare chei due ragazzi abbiano dovuto cercare diversicompromessi per mettere su un repertorio da

proporre in pubblico, in realtà, però, non èsuccesso nulla di tutto questo. «Ho 18 anni -spiega Claudia - ma rispetto alla mia gene-razione ho dei gusti musicali poco comuni;oggi va per la maggiore il rap e la musicaelettronica, generi che non mi fanno impaz-zire. Ringrazio i miei genitori che mi hannofatto crescere in un ambiente musicale dovesi ascoltavano cantautori italiani fra cui Fa-brizio De André e gruppi di fama mondialecome i Queen. Crescendo ho poi amato tan-tissimo Elisa. Anche Claudio è cresciuto conquesta musica, è stato quindi facilesintonizzarci sulla stessa frequenza ».Il duo, autodenominatosi Pocopop, esegueun vasto repertorio di cover italiane e stra-niere, ma ha composto (e continua a farlo)anche pezzi propri scritti da Claudia e ar-rangiati da Claudio. «È sempre stato un miogrande desiderio - racconta Claudia - quel-lo di esibirmi dal vivo accompagnata da unachitarra. Sono una persona fondamental-mente timida, tuttavia mi rendo conto chesul palco riesco a trovare la mia dimensio-ne. Ringrazio Claudio che, data la sua lun-ga esperienza nel campo musicale, mi spro-na a migliorarmi e a mettermi in gioco. Lanostra è una bella avventura che spero pos-sa durare a lungo. Ho un sogno nel cassetto

che è quello di poter un giorno diventare unabrava cantante; ho però tanto da imparare,chissà che con la dedizione e la passionepossa un giorno ritagliarmi uno spazio im-portante nel mondo della musica».Attualmente i Pocopop si stanno esibendocon una certa frequenza in concerti dal vivo,nonostante i luoghi dove far musica siano innumero nettamente inferiore rispetto al pas-sato. «Ho un’esperienza ventennale con di-verse band - conclude Claudio - non nascon-do che, rispetto ad un decennio fa, le possi-bilità di far musica siano diminuite parec-chio. Tuttavia, con questa formazione piùsnella (solo chitarra e voce) rispetto ad unaband classica è più fattibile ritagliarsi qual-che spazio in più per esibirci dal vivo. Lenuove generazioni hanno diversi gusti mu-sicali rispetto alla mia: con questo non vo-glio dire che oggi sia peggio rispetto a un

decennio fa, è semplicemente diverso rispet-to a prima. A tal proposito mi piace ricorda-re ciò che diceva Fabrizio De André su que-sto tema, ovvero sul fatto che troppo spessosi accusano i giovani di non aver valori. Se-condo il suo pensiero, invece, i giovani ivalori li hanno tutti, semmai sono le vec-chie generazioni che hanno la pretesa che iragazzi siano come loro perché sono anco-ra troppo affezionati al proprio modo di es-sere. Credo che il segreto di questo duo unpo’ particolare stia nel fatto che Claudia edio, pur venendo da ‘epoche’ differenti, riu-sciamo a convergere».Intanto per chi volesse contattarli o sempli-cemente saperne di più sappia che esiste unapagina Facebook chiamata “Pocopop” nel-la quale è possibile trovare diverse infor-mazioni.

Simone Muscas

Il gruppo “Happy Days” nasce nel 1993.Allora Emanuele Sibiriu (voce, percus-

sioni, animazione) e Massimo Bianco,(voce, tastiere e chitarra, attualmente se-condo corno nella fanfara taurinense de-gli alpini), all’epoca fondatori del grup-po, avevano rispettivamente 16 e 13 anni;a loro si aggiunse Sandro Pinna. Durantegli anni, per motivi di lavoro, il comples-so ha subito cambi di formazione, fino aquella attuale (in forza dal 2010) compo-sta da Emanuele e Michele Brandinu (ta-stiere e voce).I loro spettacoli ruotano a 360° dall’ani-mazione alla musica dal vivo puntandosull’improvvisazione fino a comprendere

dei giochi sia per gli adulti che per i pic-coli, che sono tra i più richiesti per i ma-trimoni e nei villaggi.Nonostante le tante difficoltà incontrate,il gruppo è riuscito a superarle grazie alcontatto e al calore con il quale il pubbli-co li ha sempre accolti e accompagnati nel-le loro esibizioni. «Ancora oggi - affer-ma Emanuele Sibiriu - prima dell’iniziodi ogni serata riviviamo l’emozione del-l’esordio; la gente per noi è tutto e ci dàla carica e assieme agli spettatori ci di-vertiamo in una atmosfera che ci proiettain un’altra dimensione. Iniziammo a suo-nare senza avere strumentazione propria,pian piano riuscimmo a mettere da parte

qualche soldo e oggi siamo proprietari del-la strumentazione. Abbiamo avuto modo diviaggiare e conoscere vari paesi e localitàdella nostra amata Sardegna. Ricordiamole belle serate che abbiamo offerto a favo-re delle associazioni, quali Livas e Oftal,quelle nei villaggi turistici, dove prevaleprincipalmente l’allegria e il divertimentoda parte dei turisti. La musica da noi pro-posta si concentra soprattutto su quella ita-liana, nell’intento di coinvolgere il mag-gior numero di persone che partecipanoalle nostre serate. Comunque non disde-gniamo la musica straniera, e inoltre sia-mo in grado di cambiare facilmente reper-torio, indirizzandoci ad ogni fascia d’età.

Generalmente integriamo lo spettacolo conla nostra animazione, chiedendo ai presen-ti di diventare i veri protagonisti con cantigiochi e balli». Sino a oggi hanno pratica-mente girato tutte le piazze della Sardegnaaccompagnando vari artisti sia nazionali(Angelo Pintus, Pucci, Gianluca Fubelli)che regionali (Nicola Cancedda, Marco Pic-cu, Giuseppe Masia, Cristian Cocco, Beni-to Urgu , Gianni Dettori, Daniele Contu).Nel 2013 gli Happy Days sono entrati a farparte della Vadilonga Spettacoli e della RGMusic di Sassari. Nel 2015 si è unita algruppo Alice Marras, che con la sua voceriesce a regalare emozioni a chi l’ascolta.

Francesco Zurru

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15 maggio 201618

Che la società Montevecchio coltivasse interessi e con-tatti con il mondo, per carpire le evoluzioni tecnichealla produzione ma anche per trasmettere competenze

ed esperienze, non è cosa nota a molti. Fra le tante carte, sal-vate da un falò, Damiano Serpi ne recupera una parte interes-sante, dalla quale proviamo a trarre nuove pagine della storiamineraria che ci appartiene. Il 3 febbraio 1848, il direttoredella società inglese Huntington, Heberlein & co., ltl., mr. E.J. Robinson, scriveva in inglese a Giuseppe Bellavita -Montevecchio, «Sono spiacente di non aver scritto prima e dinon aver trasmesso gli opuscoli che vi avevo promesso lo scor-so dicembre quando ero a Montevecchio. Mr. Andrews vole-va portarli con sé personalmente ma per una svista non li hapresi. Abbiamo un gran numero di pubblicazioni che riguar-dano il processo del “lavandino e galleggiante” ma ho sele-zionato i tre che considero più interessanti e spero li conside-rerà anche lei tali. Quando Mr. Andrews vi ha visto l’ultimavolta, gli avete dato dettagli dell’analisi dei prodotti dei frantoidel n. 7 Newhouse (letteralmente “casa nuova”), messi a 35m/m, ma non ha dati sulla percentuale di tonnellaggio con cuisono stati “alimentati”. Questo è certamente importante pernoi per conoscere in anticipo, finché non potremo esaminare,lo stabilimento dei frantoi di levante e le sarei grato se potessespedirmi queste informazioni tramite posta aerea. Presumo chedurante i vs. test abbiate caricato i frantoi al max della lorocapacità. Lo stabilimento “Sink and Float” (lavandino e gal-leggiante) che abbiamo inserito in questa operazione in In-ghilterra sta lavorando in modo molto soddisfacente e speroci farà una visita durante quest’anno come abbiamo già di-

“Agli abitanti di questa provincia, affinché sempre amino ecustodiscano il proprio patrimonio culturale, ambientale e spi-rituale”. L’ accorato appello fatto personalmente dall’autoreMaurizio Serra e la prefazione contenuta nella riedizione dellibro già pubblicato nel 2009, e andato in ristampa con inte-ressanti aggiornamenti qualche mese fa, sono il cappello colquale si è dato il via sabato 30 aprile, nei locali dell’oratorioSan Giuseppe ad Arbus, alla presentazione della “Guida alleChiese Campestri del Medio Campidano”. Una serata orga-nizzata dall’Associazione Culturale Folkloristica Sant’Anto-nio di Arbus che don Luca Carrogu, parroco della Beata Ver-gine della Salute, ha voluto ospitare nei locali oratoriani dalmomento che la manifestazione era inserita nel programmadei festeggiamenti per il centenario della realizzazione dellachiesa di Santa Barbara Vergine e Martire di Ingurtosu, santaprotettrice dei minatori. Chiesa i cui lavori incominciarononel 1914 per concludersi 2 anni più tardi. Era infatti il 21 mag-gio del 1916 quando il vescovo Emanuelli, alla presenza del-l’allora proprietario della miniera l’inglese Thomas Brassey,consacrò la chiesa alla quale contribuì per la sua costruzioneoltre alla comunità dell’allora popoloso centro minerario an-che Papa Pio X con una donazione di 20.000 lire. La chiesa diSanta Barbara di Ingurtosu, pur essendo al centro delle atten-

Miniera di Montevecchio

Pagine sconosciute di storia minerariascusso a Montevecchio. Con i migliori auguri, sinceramenteE. J. Robinson». Giuseppe Bellavita gli risponde in inglese il19 febbraio. «Dear Mr. Robinson, grazie per la sua graditalettera del 3 febbraio con inclusi gli opuscoli che ho ricevutosolo ieri perché ero a Genova. La percentuale di tonnellaggiocon cui ho riempito (o alimentato) il frantoio n. 7 Newhouseera di circa 25 tonnellate all’ora (ton. di 1000 Kg.). Sarei ve-ramente felice se potessi venire in Inghilterra e vedere il nuo-vo stabilimento Sink and Float. Ma, come sa, è necessarioche il vs. Dr. Trostler scriva al mio capo, Ing. Rolandi. Il rile-vamento del levante è pronto e ve lo spediremo domani. Lechiedo scusa per il mio pessimo inglese ma, al momento, èmolto difficile per me scrivere correttamente i verbi shall, will,should, would: “conoscete l’aneddoto di quel pover’uomoche cadde nel fiume e gridò: “sarò affogato e nessuno mi aiu-terà?” Bene, ho paura di essere come quel pover’uomo: stoscrivendo in inglese e nessuno vorrà aiutarmi!! Grazie per gliinteressanti opuscoli di Sink and Float. Assieme a mia mogliele mando i miei migliori auguri. Giuseppe Bellavita».Dopo aver inviato alla Huntington, Heberlein & co., ltl. i di-segni di levante e successivamente quelli di ponente, in data30 marzo, Giuseppe Bellavita riceve il 15 aprile una nota deldott. Trostler: «Dear Mr. Bellavita, il Sig. Robinson mi hamostrato la vs. lettera del 19 febbraio, indirizzata a lui, e miha ricordato che quando ci incontrammo per caso a Cagliari,il giorno della mia partenza gli dissi che avevo parlato di leicon l’Ing. Rolandi che, quando gli suggerii una sua visita pres-so il nostro stabilimento Sink and Float a Glebe, si mostròd’accordo». L’Ing. Bellavita risponde il 22 aprile: «Mr.

Trostler, grazie infinite per la lettera del 15 aprile e speroche la mia visita in Inghilterra sia possibile se lo ricordereteal mio direttore. Devo metterla al corrente che ho scritto unarticolo tecnico su processi di galleggiamento e lavaggio esulla concentrazione a spirale. Questo articolo è stato pub-blicato sul bollettino dell’Associazione Mineraria sarda. Èun bollettino che non si vende ma che viene spedito ai mem-bri dell’associazione e spero che voi e la vs. compagnia nonsarete dispiaciuti per questo. È superfluo dire che hoenfatizzato in questo articolo il processo H. H. ed il vostronome e quello di Mr. Andrews descrivendo l’analisi di den-sità. Penso che questo documento verrà pubblicato il pros-simo mese e sicuramente ve ne manderò una copia. Ringra-ziandola anticipatamente per il vs. beneplacito. Rimangosinceramente…».Che gli impianti delle laverie fossero il cuore pulsante dellaproduzione dei metalli viene certificato anche dal viaggioeffettuato negli Stati Uniti, dal 7 luglio al 16 agosto 1947,con la visita di nove miniere, comprese anche quelle di car-bone, e sei laverie. La capacità tecnica raggiunta dallaMontevecchio era certamente frutto degli scambi di tecno-logia mineraria tanto che questi erano gli anni di importantiprogetti di impianti e macchinari che uscivano dalle offici-ne di levante. Eloquente è la testimonianza del documentoa firma dell’Ing. Rolandi dal titolo: “L’utilizzazione del“Float” prodotto negli impianti di levante e di ponente diproprietà della “Montevecchio S.I.P.Z.” in Sardegna.

Tarcisio Agus

Damiano Serpi

Una guida alle“Chiese campestri

nel Medio Campidano”

ARBUS

zioni per le sue “cento candeline spente”, non è stata comun-que che una delle tantissime interessanti tappe raccontate conpassione e supportate da bellissime immagini che MaurizioSerra ha regalato al pubblico presente. Un viaggio che ha at-traversato tutto il territorio della nostra isola nella quale sonopresenti tuttora circa mille edifici sacri rurali in attività, circa350 in stato di abbandono o ridotti a ruderi e addirittura oltre1400 ormai scomparsi per sempre.«Questi piccoli gioielli - dice l’autore - sono una delle tantericchezze che la nostra isola può vantare, ma molti di questimonumenti sono sconosciuti ai più; si tratta di un capitaleimmenso, innanzitutto devozionale, che richiama la grandefede dei sardi rivolta ai propri santi protettori, ma anche cul-turale e potenzialmente turistico, spesso immerso in contestinaturalistici di straordinaria bellezza». «Il commovente fa-scino dei ruderi - afferma ancora Maurizio Serra - ci offrespaccati di una Sardegna lontana dai soliti stereotipi qualimare, folklore, gastronomia e nuraghi, che da sempre caratte-rizzano l’immagine dell’isola, per regalarcene degli altri nonmeno belli e interessanti».La guida alle Chiese Campestri del Medio Campidano sulquale l’autore si è parecchio soffermato è stata edita per laprima volta nel 2009 e questa del 2016 è una nuova edizione

più dettagliata con maggiori notizie d’archivio e fonti stori-che. Un’ottantina le chiese censite nel nostro territorio. Al-cune ancora consacrate che espletano tuttora con una certaregolarità le funzioni religiose, altre si testimoniano solocon la presenza di ruderi, è il caso ad Arbus di Santa Sofia,San Domino e Sant’Antioco, a Gonnosfanadiga delle chie-se di San Michele, Sant’Anastasia e San Cosimo, a Guspinidi Santa Caterina, Santa Maria di Nabui e Capppella dellatenuta Rossi. Altre ancora catalogate come scomparse oabbandonate: San Pietro De Josso a Guspini, San Costantinoe San Nicola ad Arbus e San Bartolomeo e San Lorenzo aGonnosfanadiga.«È un progetto - precisa l’autore a conclusione - che nongode di alcuna dotazione finanziaria e non si avvale di nes-sun contributo pubblico o privato. La ricerca consta al mo-mento di 10 anni di lavoro con oltre 1400 siti visitati, 150mila chilometri percorsi sul campo, negli archivi e nelle bi-blioteche. Pubblicate anche le guide pertinenti alle provin-ce di Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Gallura e Sulcis-Iglesiente. La collana infine proseguirà con pubblicazionisu altre tematiche quali le chiese romaniche e bizantine, inovenari, le cappelle minerarie e quelle delle tonnare».

Gianni Vacca

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15 maggio 2016 19

I cori polifonici “Santa Barbara” di Senorbì e “Cantos eMelodias” di Villamar si ritroveranno nel teatro di Se-norbì il prossimo sabato 21 maggio alle 19 per l’evento“Atobius de Paxi - serata in musica per Emergency”.Ospiti d’eccezione saranno alcuni giovani artisti: la can-tante Chiara Effe, il duo di flamenco Claudio Deoricibusy Basilio Scalas e l’illustratore Riccardo Atzeni. Parteci-perà inoltre il Gruppo Musicale Corte dei Miracoli di Se-norbì. I fondi raccolti durante l’evento saranno devolutiin beneficienza a sostegno della Clinica Pediatrica diEmergency con sede a Bangui in Repubblica Centroafri-cana. (s.m.)

Si svolgerà il prossimo 29 maggio, presso il campo sportivo diLunamatrona, un meeting di batteristi sardi denominato “Sar-Drums”. L’evento sarà organizzato da “Alterazioni”, l’accade-mia di musica moderna con sede a Sanluri. Sul rettangolo verdedi gioco, chiunque abbia una batteria (e ovviamente un minimodi dimestichezza con lo strumento) può montarla e parteciparealla rassegna. Nelle edizioni passate, svoltesi a Sanluri, si è po-tuto assistere a belli quanto originali spettacoli di musica. Dalle17 è previsto il montaggio degli strumenti degli artisti, mentrel’inizio dell’esibizione avverrà alle 18,30. Patrocinano l’eventol’amministrazione comunale e l’U. S. Lunamatrona, la societàcalcistica locale. (s. m.)

Un pezzo di storia serramannese ancoratutto da scrivere. Comunque la si vogliaconsiderare, straordinaria o meno, la vitto-ria del Partito Socialista Italiano nelle ele-zioni comunali del 1990 ha costituito untraguardo unico e, stante l’attuale prospet-tiva politica, irripetibile. Da quella tornataelettorale risultò vincitore il partito a cuiapparteneva Sandro Pertini, una colonnadella Resistenza partigiana, espressione diun movimento della sinistra riformista re-sasi protagonista nella storia italiana, daldopoguerra fino all’avvento delle nuove forme organizzati-ve forgiate col fuoco purificante di “Mani Pulite”.A livello nazionale, sul finire del secolo scorso, ancora siavvertiva l’onda d’urto causata dalla caduta del muro di Ber-lino e tutto il mondo politico dovette trovare un nuovo equi-librio. Nessuno però avrebbe mai pensato a una crisi totalenel pluripartitismo. Ma prima che questo sconquasso, supe-rate le prime avvisaglie, manifestasse tutta la propria dirom-penza, più semplicemente a livello locale si festeggiava unrisultato senza precedenti e da allora, appunto, mai più veri-ficatosi.Il nostro, un comune con una lunga tradizione di sinistracerto - in cui esiste una discreta ma importante presenzademocristiana - che dalla nascita della Repubblica fino aglianni novanta è stato governato quasi esclusivamente dagliesponenti del glorioso Partito Comunista.Si viveva decorosamente e con sacrificio; in un dignitosobenessere. Son cambiate molte cose nel corso degli anni,indubbiamente, ma si può affermare senza troppo timore dismentita che per Serramanna, da allora, raramente si sonoripresentate condizioni economico sociali così favorevoli.I sindaci dalla classe dirigente serramannese di appartenenzasocialista invece si contano sulla punta delle dita di unamano, quelle necessarie per il segno della vittoria. Rappre-sentavano un elettorato eterogeneo e trasversale rispetto allepossibili categorizzazioni sociali. Esisteva la sezione loca-

All’insegna della cultura la serata programmata nella biblio-teca del centro di aggregazione di via Su Rieddu con la pre-sentazione del libro di Iride Peis Concas “Voci di donna nellacollina di Genna Serapis”. L’ultimo lavoro della scrittrice diGuspini racconta la vita di sessantasette donne nella minie-ra di Montevecchio tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900.Alcune di loro morirono in un “incidente” nel 1871. Hannopartecipato alla presentazione il sindaco Riccardo Sanna, l’as-sessore comunale alla cultura Rosita Bussu e la coordinatricedel sistema bibliotecario Monte Linas Antonella Mancosu.Durante la serata sono state lette alcune pagine del libro eproiettati dei fotogrammi in bianco e nero, che ricordavanoalcuni luoghi delle vicende narrate: “lo scorrere del tempo euna storia, la storia del villaggio minerario e della minierapiù grande d´Europa”. La serata si è conclusa con l’inaugu-razione della mostra di ceramica dell’artista locale Ugo Serpi.

Dario Frau

L’amministrazione comunale scommette sulla cultura e pre-mia i lettori più assidui della biblioteca comunale. È questolo scopo dell’iniziativa “Premio lettore 2016”, promossa dal-l’assessorato alla cultura, che si è tenuta nei locali della bi-blioteca comunale di via Su Rieddu. In seduta pubblica, sonostati premiati i lettori che nel corso dell’anno 2015 hannopreso in prestito dalla biblioteca il maggior numero di libri.Il premio è stato attribuito a due fasce distinte di lettori, sullabase delle graduatorie in possesso dell’amministrazione: Pre-mio Lettore 2016, sezione ragazzi di età compresa tra i 6 e 17anni, a Alice Mamusa, un’alunna di 8 anni della scuola pri-maria, e Premio Lettore 2016, sezione adulti di età superioreai 18 anni, a Monia Serra, una giovane madre di famiglia.«Lo scopo dell’iniziativa è quello di stimolare l’abitudine allalettura, creando occasioni di conoscenza e incontro tra i let-tori, ed incrementare le attività e le iniziative culturali al finedi avvicinare gli utenti alla scoperta del libro e al piaceredella lettura», spiega Rosita Bussu, l’assessore che ha pro-mosso la manifestazione e premiato gli assidui lettori. Ai vin-citori è stato consegnato un buono del valore di 50 euro, chedovrà essere utilizzato per l’acquisto di libri. (d. f.)

In un recente numero della Gazzetta del Medio Campidanoabbiamo conosciuto Roberto Locci, in arte Pohis, ragazzovillamarese con una grande passione per la scrittura e autoredi due libri, di cui uno in fase di partecipazione ad un con-corso della Rai.In quell’occasione abbiamo accennato al fatto che lo scritto-re avesse un amore, oltre che per la penna, anche per il tea-tro. Ebbene, appena due settimane fa, si è svolta a Cagliarila prima rappresentazione teatrale, da lui ideata, dal titolo“Sono del Villaggio….ma non Paolo”. Lo spettacolo, che hafatto registrare una buona partecipazione di pubblico e tantoapprezzamento fra i presenti, si è svolto nel Jester Club diCagliari: «È stato bellissimo - commenta Roberto - riuscirefinalmente a cimentarmi in questo campo con uno spettaco-lo tutto mio. Ho iniziato a scrivere la scenografia un po’ ditempo fa e cominciato con le prove lo scorso autunno. Hocoinvolto alcuni colleghi di teatro e altri amici. Lo spettaco-lo, della durata di un’ora, è un varietà prettamente comico».Oltre a Roberto, hanno partecipato a questa “prima teatrale”Laura Zedda, Tiziana Arceri, Roberto Sabiu (in arte PlayerGuasto), la presentatrice Silvia Canosa, Francesca Tidu eStefano Lai di Villamar. Su quest’ultimo, in particolare, ciracconta Roberto Locci: «Stefano è un mio compaesano, però

PABILLONIS

Presentato il libro“Voci di donna nella

collina di Genna Serapis”

SERRAMANNA

PABILLONIS. BIBLIOTECA COMUNALE

Premiati i lettori più assidui

LUNAMATRONA VILLAMAR E SENORBÌ

LUNAMATRONA

VILLAMAR. SPETTACOLO TEATRALE DI ROBERTO LOCCI

Il Coro Polifonico ‘Boxis de Luna’ ha organizzato per il pros-simo 21 maggio alle 18, nella chiesa parrocchiale di San Gio-vanni Battista, la seconda edizione dell’evento “In Canto” con-certo di cori polifonici; saranno presenti il Coro PolifonicoMontanaru di Desulo e quello di Santu Pedru di Villamar. (s.m.)

Concerto cori polifonici

SarDrums: il meetingdei batteristi sardi

Atobius de Paxi: seratamusicale per Emergency

“Sono del Villaggio…ma non Paolo”prima di quest’esperienza ci conoscevamo appena; soltantoin qualche festa privata del paese ne avevo ammirato le suedoti da intrattenitore, cantante e comico. Sotto consiglio di unamico gli ho chiesto la disponibilità a partecipare a questomio progetto. Ha subito accettato e si è rivelato una piacevolesorpresa: fra le tante cose ho potuto osservare che ha buonedoti da improvvisatore. Mi ha fatto piacere che abbia potutocoronare il suo desiderio di potersi esibire su un palco vero eproprio».L’entusiasmo di questa prima teatrale dello spettacolo “Sonodel Villaggio….ma non Paolo” si spera possa avere un segui-to ed essere riproposta anche in centri del nostro territorio. Atal proposito conclude Roberto: «A breve dovrò iniziare lastagione estiva come animatore turistico e non potrò dedicar-mi a quest’attività, è tuttavia mia intenzione, a partire dallafine della prossima estate, mettere su un trailer per proporminegli eventi quali sagre, mostre, feste paesane e locali. Stoinoltre allestendo un canale You Tube personale dove inseriròalcune scenette del mio spettacolo in modo da farmi conosce-re. Così come succede per la scrittura questo non lo ritengoun lavoro: mi diverto tantissimo e per questo spero di averealtre possibilità per continuare a proporre i miei spettacoli».

Simone Muscas

le - ambiente culturale oggi sconosciuto - costantemente fre-quentata da iscritti e simpatizzanti. C’era passione e l’impe-gno era vivace. Si poteva riconoscere una dialettica politica;ciascuno nei rispettivi schieramenti teneva alta la guardianel confronto reciproco, costantemente stimolato per farmeglio. Questo costituiva un bene per tutti. Ci si accaloravafacilmente. Nel corso di periodi più o meno felici, esistevacomunque un confine fra amicizia, rispetto personale e opi-nioni politiche. Tutto si poteva dire tranne appunto che man-casse una volontà di difendere i propri ideali e di sostenereonestamente le proprie ragioni. I socialisti di allora si misu-ravano con avversari davvero forti. La figura carismatica diBerlinguer era sempre viva e per nulla la base avrebbe ri-nunciato alla lotta politica. I veterani comunisti - la maggio-ranza, la colonna portante poiché i giovani, nati orfani, nonpotevano contare sul diretto esempio della forza paterna -erano ancora tali. Non si poteva saltare l’appuntamento perla Festa dell’Unità, e l’Avanti era regolarmente nelle edico-le.Questa vittoria durò poco ; tante cose accaddero nei mesiimmediatamente successivi. Resta l’orgoglio per aver rag-giunto un risultato storico. Dopodichè, per rimanere in am-bito di “sardità”, prima del piccone di Cossiga, arrivaronogli effetti della clava di Segni. E da quel momento in poi lapolitica cambiò forma, definitivamente.

Giovanni Contu

Ricordi di una sinistra che appartiene al passato

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15 maggio 201620

di Gigi Tatti

ScracàliusScracàlius

Ci funt momentus chi unu contixeddu allirgu fai beni gana bella e fai praxeri. Po cussu, custus

“scracàlius” serbint po ci fai passai calincunu minutu chene pensai a is tempus lègius chi seus

passendi in custus annus tristus e prenus de crisi. Aici, apu pensau de si fai scaresci calincunu

pensamentu, ligendi e arriendi cun custus contixeddus sardus chi funt innoi. Sciu puru, ca

cussus chi faint arrì de prus, funt cussus “grassus” e unu pagu scòncius, ma apu circau de poni

scèti cussus prus pagu malandrinus, sciaquendiddus cun dd’unu pagheddu de aqua lìmpia.

Bonu spassiu. Est bellu puru, poita calincunu, circhendu de ddus ligi imparat prus a lestru a

ligi in sa lingua nostra. E custa, est sa cosa chi m’interessat de prus.

Marcellu intrat a su barMarcellu: Bollu un cafei, e bollu sciri cantu costat una fita de turta.Su barista: Una fita costat duus eurus.Marcellu: E sa frinialla a cantu costat?Su barista: Sa frinialla no costat nudda.Marcellu: E insaras sfriniallimindi duas fitas!...................................................................................................................................Rinucciu est arricoverau in s’ospidali a pustis un incidenti stradali e portat is murrus cosiuscun dd’una pariga de puntus. Arribat su chirurguRinucciu: Su dotori, comenti stait pobidda mia?Su chirurgu: Gràtzias a Deus, sa pobidda ge stait beni.Rinucciu: E fillu miu?Su chirurgu: Su fillu puru si dd’at cavada beni. Est totu a postu.Rinucciu: E sroga mia, comenti stait?Su chirurgu: Purtropu sa sroga no nce dd’ata fata. Est morta!Rinucciu: Tochit su dotori, no mi fatzat arrì. Oghinò mi ndi stacant is puntus!....................................................................................................................................................Unu spinniau incontrat a unu gobetu e circat de ddu pigai in giruSu spinniau: Naramì, ita ddoi est in su cussu zàinu chi portas a coddu?Su gobetu: Ddu portu, prenu de pètinis, po ddus bendi a cussus spinniaus coment’e tui.....................................................................................................................................................Unu nieddu est passendi e ripassendi e sartendi ananti de unu negòtziuSu negotzianti: Ma ita balla s’est fadendi, passendi e sartendi ananti de sa negòtziu miu?Su nieddu: Perché, c’è scritto nel cartello, nella vetrina: “SALDI E RIBASSI”!..................................................................................................................................................Artemiu est discutendi cun sa pobidda AmaliaAmalia: Ma oi, ita ses fadendi?Artemiu: Oi nudda.Amalia: Ma ariseu puru non as fatu nudda.Artemiu: Est po cussu, chi oi, seu finendi de fai cussu de ariseu!..........................................................................................................................................................Fernandu est chistionendi cun su gopai ErsiliuErsiliu: No parrit berus a cantu arribat sa tirchieria.Fernandu: E ita est sucèdiu?Ersiliu: Est cussu tìrchiu de Morlindu.Fernandu: E ita at cumbinau?Ersiliu: Candu at scìpiu ca ci fiant is baullus ribassaus, nanca at mortu sa sroga po arrisparmiaiin s’interru!..................................................................................................................................................Vigetta est visitendi unu museu cun su pobiddu PantaleuVigetta: Là comenti est fissendumì cuss’òmini.Pantaleu: E lassaddu castiai.Vigetta: Ma no ses gelosu?Pantaleu: No, poita est una stàtua...................................................................................................................................................Nicola est in paradisu, candu bit arribendi puru sa pobidda LucreziaLucrezia: Seu prexada de t’agatai innoi, aici abarraus po sempri impari.Nicola: Perou custu non est giustu.Lucrezia: Poita no dd’agatas giustu?Nicola: Poita candu si seus coiaus su predi iat nau de abarrai impari “finchè morte non visepari” e imoi seus mortus, duncas sparessimì de acanta!.........................................................................................................................................................Cesella incontrat s’amiga GabriellaGabriella: Ciau Cesella, ge ti biu pagu prexada, ita cosa?Cesella: Oi ce dd’apu fata finalmenti a ci scarrigau a Mariucciu, su piciocu miu.Gabriella: Ahahahahah. Ce ddas scarrigau in s’ùmidu o in su sicu?Cesella: In su siccu. Fiat troppu làngiu!.......................................................................................................................................................Gervasiu est papendi in dduna tratoria e tzerriat su camerieriSu camerieri: Ita ddi serbit?Gervasiu: Bollu protestai, poita su coillu chi m’at portau est cruu.Su camerieri: Comenti fait a ddu nai?Gervasiu: Ddu nau, poita s’at papau totu sa birdura in su pratu!.............................................................................................................................................Nicola incontrat su tziu Danieli chi portat unu cani acapiauNicola: Ciau tzietu, ita nòmini dd’at postu a su cani?Danieli: Dd’apu tzerriau Slip.Nicola: Slip? Ma poita dd’a postu custu nòmini?Danieli: Poita est de arratza Boxer!.................................................................................................................................................Tziu Mariucciu telefonat a unu dotoriTziu Mariucciu: Pronto? Seu telefonendi poita unu cani a mossiau a sroga mia.Su dotori: Fostei at sbaliau nùmeru, deu seu unu veterinàiu.Tziu Mariucciu: Est pròpiu unu veterinàiu chi mi serbit. Poita est su cani chi s’intendit mali!

Andrea Alessandro Muntoni

AMBIENTI E SEGURESA

dottori ingegneri pro s’ambienti a Casteddu

SA TEORIA DE SA

RELATIVIDADI GENERALI

D’ogna cosa conoscida (tellefunu, tellevisori, computer, telescopiu, satelliti,telecomunicatzionis, viaggius in s’orbita terrestri e in sa statzioni spatzialli) o iscroberta fattaappustis de su 1905 finzas ‘a oi ( ‘a cummente cussa de is ondas gravitatzionallis in su meside friaxu 2016) est dipendida, in parti, dae sa TEORIA DE SA RELATIVIDADI GENERALLIde su scientziau Albert Einstein.Iscriendu una cartolina a unu amigu annunciada ‘ca est traballendi a una idea ‘ca –issu narada-poidi essi ‘po fintzas isbagliara: su principiu de sa relatividadi (restrinta) ‘ca iara enunciauissu e tottu, in pari a is fondamentallis equazionis de Maxwell, di suggerinti ‘ca sa massa deunu corpu siara una mesura diretta de s’energhia de su corpu matessi.A sa finni, cun d’una deduzione, Albert Einstein ari postulau ‘ca <<sa massa de unu corpu estuna mesura de su contenidu de energhia>>; massa e energhia funti duas manifestatzionis desu matessi “fenomenu”. In pagus fueddus, chi unu corpu emittidi energhia asutta de sa formade radiazioni, sa massa de unu corpu (radioattivu) diminuiri in mesura diretta de sa radiazioniemittida divisa ‘po su quadrau de sa vellocidadi de sa lusci!Tottus connoscinti custa Lei fondamentalli de sa fisica iscritta in custu modu: E = m * c^2;tottus ‘da tzerrianta sa lei de Einstein. Ma itta bolliri nai? Sa littra E significada energhia (‘casi mesurara in joule (j)), sa littra m indicara sa massa de unu corpu (‘ca si mesurara inchilogrammos (kg)) e sa littra c (elevada a su quadrau) est sa vellocidadi de sa lùxi, ‘ca est de300.000.000 de metros ‘po segundu (m/s). Dunquis s’energhia (E) est ugualli a su prodottude sa massa (m) ‘po su quadrau de sa vellocidadi de sa lùxi, ‘ca est sa prus arta chi si poidiracciungi in s’universu! Sa cosa prus istrangia dae sa teoria est custa, ‘ca s’ispiegara cund’unu esempiu: chi nci podiaus arrennesci a trasformai una massa de unu chillogrammu (1kg) in energhia, custa iara essi pari a 25 miliardus de chilowattora (25.000.000.000 kWh), ‘cabolliri nai ca n’ci aressi energhia ‘po unu annu ‘po prus de 800.000 familias (appa nai isdomus de tottu s’Isula de Sardinia)!In friaxu anti demostrau sa valididadi de s’idea de Einstein ‘ca sa gravidadi est un’ondagratzias a s’applicatzioni de sa lei de sa relatividadi generalli, ‘ca est stetia confermada unaborta de prus Is scientziaus italianus e americanus anti osservau dus stampus nieddus ins’universu a meda distantzia dae sa Terra e anti calcolau e demostrau ‘ca candu si funti unidusin pari, mancàra una cantidadi de energhia… ‘ca s’est trasformada in energhia gravitatzionalli.Custa est istetia sa prima borta ‘ca is scientziaus anti “biu” sa formatzioni de s’ondagravitatzionalli, ca sa scientzia fiara cicchendi de meda tempu.Duncas, in su 1905 Albert Einstein sviluppara una idea ‘ca ara revolutzionai sa scientzia e samatessi de bivi moderna; scetti appustis chèntu annos is scientziaus funti arrennescius ademostrai una atera teoria de su prus importanti fisicu teoricu de su XX seculu… est a nai sateoria ‘ca sa gravitazioni est deppida a ondas gravitatzionallis! E custu ara cambiai, de immou,sa manera de arrexionai asua de s’universu e ara ammeliorai ‘po fintzas tottus is modellusfisicos conoscidos utilizzaus fintzas a oi ‘po cumprendi s’origini de s’universu e ‘a cummentesi movinti is istèllas e is pianetas.

Abis-Cera

Acotzu-Marra

Achenza-Camba

Adamo-Mela

Agus-Fiu

Ala-D’Aquila

Amico-Amato

Amore-Coccolone

Amore-Stima

Aneddu-De lussu

Aprile-Maggio

Acquas-Del Rio

Arangino-Limoncino

Aru-Campus

Arca-Noè

Armas-Spada

Arrius-Demontis

Arriu-Trullu

Axedu-Nieddu

Balletto-Cabillu

Ballo-Sardo

Balocco-Lallai

Balsamo-Derosas

Banchiero-Presta

Barbera-Muscau

Barbuto-Peloso

Barca-Vela

Barra-Trotta

Barra-Cau

Barracca-Castello

Basciu-Langiu

Basciu-Longu

Bassu-Grussu

Baule-Taula

Beato-Santus

Becciu-Murru

Bellu-Bonu

Berrita-Concas

Berritta-Cappellu

Bianco-Natale

Biancu-Nieddu

Biccai-Granella

CÒPIAS DE CÒPIASdi Gigi Tatti

In questa mia scherzosa ricerca, ho creato delle ipotetiche coppiematrimoniali, unendo cognomi che potessero creare un nesso

divertente .(Non me ne vogliano quelle reali)

Lo scopo principale è quello di far trascorrere qualche minuto in allegria

a chi li legge, e anche di far conoscere i molti cognomi sardi che esistono

nei nostri paesi.

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15 maggio 2016 21

LA SARDEGNA NEL CUORE di Sergio Portas

A su mesu caminu de sa vida

m’incontres in un’addhe a buscu oscura

ca sa via ‘eretta fi’ peldida.

Cant’ a narr’ ite fid es cosa dura

sa foresta eremida e aspra e folte,

ch’in sa mente renova’ sa paura.

Così iniziava la traduzione in sardo gallurese della“Commedia”, che Dante pure aveva voluto scrivere in “volgare”, Pietro Casu, “Babbai”, parrocco in

Berchidda, isola di Sardegna, ai primi anni del novecento.Lui e l’Alighieri si sarebbero ben trovati d’accordo nel rico-noscere la lingua parlata, scritta, come veicolo primo di civil-tà, di riconoscimento reciproco, reticolo di coordinate che cisvela gli innumerabili cammini della vita. Strumento in pe-renne divenire, che declina l’Essere in questa terra, per cuivale la pena di dedicare tempo e fatica ad esplorane le possi-bilità infinite, tramite prose e poesie e romanzi e prediche ecanzoni. Babbai Casu riuscì a fare tutto ciò nel mentre svol-geva il suo esercizio sacerdotale e seppur ebbe copiosa corri-spondenza coi massimi letterati del suo tempo, rimase sem-pre tra i contrafforti del Limbara: Oschiri prima e poiBerchidda, Dante, il “ghibellin fuggiasco” dei “Sepolcri” diUgo Foscolo (Pietro Casu tradusse in sardo anche questi) ebbe,si sa, minor fortuna, e si spense lontano dalla sua Firenze.Poteva Giuseppe Soddu, nato a Berchidda da una figlia dellasorella di Babbai Casu, intraprendere una strada che non sboc-casse in una laurea in lettere (la tesi, neanche a dirlo, sul la-voro del suo celeberrimo prozio prete), che non continuassein un impegno diuturno per tutto ciò che riguarda la linguasarda, la poesia sarda, la lingua italiana, l’insegnamento dellalingua italiana nelle scuole di stato? E poi ancora preside nel-le scuole sarde fino ad approdare a “direttore didattico” diuno dei più prestigiosi ginnasi-licei di Milano: il “Parini”. Loincontro in occasione della seconda edizione della fiera na-zionale dell’editoria indipendente, i primi tre giorni d’aprilea Milano, 131 espositori per una sbornia di libri di case edi-trici che seppur piccole supportano scrittori di vaglia, valgaper tutte “Sellerio” che pubblica Camilleri e il suo universalecommissario Montalbano. A cornice tutta una serie di pre-sentazioni e dibattiti, uno più interessante dell’altro, incen-trati per lo più sull’universo “libro”, mistero che accompa-gna gli umani sin dai geroglifici egizi, scritti a mano su per-gamena e papiro, sinchè Gutemberg (era il 1456 ) ebbe l’ideadella stampa a caratteri mobili, e da allora fu un “boom” che

neppure internet è riuscito a contenere. Giuseppe Soddu, buonsangue non mente, ha la capacità invidiabile di impegnarsi inmodo totale nelle cose in cui crede, trovando in esse anchemolto divertimento, cosa non secondaria in verità, e per lo piùriesce a farle progredire, a portarle avanti con una tenacia chemi verrebbe da definire “tutta sarda”, se non temessi di espri-mermi con un “cliché’” un po’ usurato. Quando è arrivato al“Parini” il liceo perdeva iscritti da svariati anni, tanto che ilconsiglio d’istituto era arrivato a deliberare l’apertura di unasezione “scientifica”, nel tentativo di invogliare gli studentiatterriti da Aristotele o Cicerone, nonché dalla fama (ben me-ritata) della durezza dei primi due anni di ginnasio, dove siverificava una moria di studenti (in senso del tutto figurato,s’intende) davvero eccessiva. “Ho dei docenti fantastici, miaveva detto Giuseppe nel suo primo anno di presidenza, deglistudenti altrettanto motivati, dei programmi di studio che sonoil meglio di quanto la scuola italiana sia riuscita ad elaborarenella sua storia, non riesco a pensare che, con una rigorosaattenzione didattica verso ogni studente, non si riesca a inver-tire questo “trend”, rimanendo beninteso nel solco della cul-tura classica, quella che da sempre ha formato la mente dellaclasse dirigente italiana. Quella che poi all’università ti per-mette indifferentemente di scegliere studi di lettere e filosofiao di fisica nucleare o ingegneria”. Detto fatto: niente apertura“scientifica”, porta della presidenza sempre spalancata, a si-gnificare una disponibilità all’ascolto delle esigenze di tutti,insegnanti e allievi e personale non docente, che non è di fac-ciata ma è reale. Intenso lavoro di coordinamento delle molte-plici eccellenze didattiche che il “Parini” poteva mettere incampo. Risultato: quest’anno si iscriveranno al liceo 300 stu-denti nuovi, sino alla sezione “O”, mai successo prima. Poi cisono le possibilità (per chi le sa cogliere) della legge 107, lacosiddetta “buona scuola” che il buon Matteo ha volutoammannire andando, “more solito” , contro sindacati, perso-nale scolastico, studenti. Giuseppe mi dice che, a parer suo,non molto è cambiato da prima, che se davvero si dovessemettere a fare il “preside padrone” come la vulgata vuole chesia la nuova figura del “dirigente scolastico”non andrebbemolto lontano, né avrebbe i risultati che raggiunge governan-do in modo democratico, con la costante ricerca del consensodella maggioranza degli utenti la scuola. Esempio ne è l’ideache lo ha portato qui oggi con i suoi alunni, poiché con la“buona scuola” anche per gli studenti dei licei scatta l’obbligodi un tirocinio aziendale, il liceo sperimenterà una simulazio-ne d’impresa atta alla fondazione di una vera e propria casaeditrice. Quindi c’è da costruire un “business plan”, o direm-

mo meglio in italiano che se noGiuseppe s’incazza per tuttiquesti anglicismi, un documen-to che sintetizza i contenuti ele caratteristiche del progettoimprenditoriale, scelta del pub-blico di lettori a cui rivolgersi,strategie di mercato e costi re-lativi. Cosa che del resto Sodduaveva realizzato già in Sarde-gna mettendo su un’agenziaturistica “a impresa formativasimulata” quando era preside altecnico di Olbia. Qui è conAnna Lanfranconi che moderal’incontro per “bookpride”,nome che non piace neppure alei ma tant’è, e con la coordi-natrice del progetto, la prof. dilettere Elena Marini accompa-gnata da alcuni studenti del ter-zo anno. Obiettivo dichiarato:pubblicare davvero. Verrà scel-to il nome della “casa editrice”,a oggi sono interessati al pro-getto 115 ragazzi, che raddop-pieranno il primo anno e tripli-

cheranno al secondo. La legge famigerata è solo un’occa-sione. Tutto ha per scopo un’apertura culturale effettiva cheporterà conoscenze nuove, basta pensare alle problematichedel diritto d’autore o dei fondi necessari, gli aspetti giuridi-ci, la sede, un sito web, tutto con la consulenza di editoriveri. Ma, come è ovvio, il lavoro vero lo debbono fare iragazzi.“È comunque una scommessa, dice Soddu, che deve fareparte del nostro programma. Pubblicheremo se vali, non sepaghi”. Elena Marini dice che nella sua scuola stanno acca-dendo cose molto belle, dapprima era la perplessità dei ra-gazzi, ora viene fuori il loro protagonismo. Aiuti “miraco-losi” anche dall’universutà “Bocconi” e dalla FondazioneMondadori, con dei giovani che già lavorano e vengono araccontarci la loro esperienza. Ovvio che se la capacità cri-tica dei ragazzi non viene valorizzata siamo in presenza diuno spreco di potenziale umano che nessun paese si puòpermettere. È un’esperienza di alto livello in una situazioneprotetta. Che prevede anche una didattica laboratoriale che,dice Giuseppe, arriverà e si concerterà. La sperimentazionesi impara facendo le cose.E i ragazzi che sono qui che dicono? Raffaele sembra per-plesso e anche un poco spaventato che le famose 200 orepreviste dalla legge bastino per un lavoro di tal fatta. E cometutto conciliare con il “maledetto” programma che pure gliinsegnanti sono costretti a portare avanti? Non si risolveràtutto in un aggravio del carico scolastico, che è di già pe-sante di suo? Gloria e anche Alessia sono più possibiliste,avanzano anche un’ipotesi sulla possibilità di trovare deglistudenti capaci di scrivere testi degni di essere pubblicati,cosa che senza dubbio accrescerebbe il progetto e lo rende-rebbe più condiviso. Soddu risponde che esso deve rientra-re pienamente nell’attività didattica ordinaria, al di là delnumero canonico di ore previsto dalla legge. “Fate vostral’impresa, sino a sostituirvi completamente a noi. Deve es-sere una palestra di crescita fondamentale”.Uno degli editori qui presenti, Leonardo De Santis della“Fefè” editori di Roma (un centinaio di titoli in catalogo)porta avanti un ‘ iniziativa di “scrittura collettiva” nelle scuo-le italiane: il bando: “Io scrivo”. Età 9/13 anni, 55% di ra-gazzi non italiani, coinvolti già 9 classi e 300 ragazzi. Segià lo fanno loro non deve riuscirci il “Parini”? Il nome (nonscrivo “brand” che Giuseppe mi fulmina!) è prestigioso disuo, il suo giornalino “La zanzara” giusto 50 anni fa pubbli-cò la famosa inchiesta sulla sessualità degli studenti che portòalla denuncia e al processo di suoi tre redattori. Ne urlaronoi giornali nazionali per mesi e mesi. Giuseppe Soddu intan-to indice nella sua scuola seminari che si chiamano: “Italia-no, prima lingua”, presenti i massimi dirigenti dell’Accade-mia della Crusca (voglio che gli studenti parlino prima initaliano e poi in inglese e tedesco e, come me, sardo), mettetornelli all’entrata dove i ragazzi debbono strisciare il“badge” , o meglio tesserino elettronico di riconoscimento,tollerati 5 minuti di ritardo. In collaborazione con la Leganavale manda tre barche composte da studenti dell’ultimoanno a Montecristo (più tre insegnanti e quattro “skipper”)in “gita scolastica”.Come scriveva il prozio nel suo vocabolario logudorese -italiano, io credo che per come dimostra di lavorare per lasua scuola (nonchè per la poesia sarda, giurato da sempreper il premio “Logudoro) : “ Addainanti a isse bisonzat chisi ‘oghen sa berritta totu”, bisogna fargli tanto di cappello.

Al liceo Parini di Milano,preside Giuseppe Soddu,sperimentazione d’impresa per larealizzazione di una casa editrice

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