foro romano l’intervento dei tarquini prima della … · foro romano l’intervento dei tarquini...

32
ELISABETTA BIANCHI FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA Estratto da: STUDI ROMANI Anno LVIII, nn. 1-4 - Gennaio-Dicembre 2010

Upload: others

Post on 04-Aug-2020

7 views

Category:

Documents


1 download

TRANSCRIPT

Page 1: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI

FORO ROMANOL’INTERVENTO DEI TARQUINI

PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA

Estratto da: STUDI ROMANIAnno LVIII, nn. 1-4 - Gennaio-Dicembre 2010

Page 2: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

STUDI ROMANI

Page 3: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ANNO LVIII - NN. 1-4 GENNAIO-DICEMBRE 2010

SOMMARIO

SAGGI E STUDI

ELISABETTA BIANCHI, Foro Romano. L’intervento dei Tarquini prima della Cloaca Ma-xima (con le tavv. I-IV f.t.) . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ANNA PASQUALINI, Nuovi spunti sulla storia e sulle istituzioni di Gabii . . . . .

ANNAMARIA TALIERCIO, Calpurnio Siculo, ecl. VII e Virgilio: dialettica letteraria e poli-tica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ALESSANDRO BLANCO, Una nuova interpretazione del c.d. vivarium della villa di Orazio a Licenza (con le tavv. V-XIV f.t.). . . . . . . . . . . . . . . .

STEFANIA PERGOLA, Due teste di statue colossali dall’Area Sacra di Largo Argentina (con le tavv. XV-XX f.t.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

PAOLA QUARANTA, La Via Ardeatina nella Villa Pepoli all’Aventino minore (con le tavv. XXI-XXVIII f.t.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

STEFANO BUONAGURO, Un cimitero scomparso sulla via Prenestina: l’ipogeo cosiddetto dell’Acqua Bullicante (con le tavv. XXIX-XXXII f.t.) . . . . . . . . .

MARIA LETIZIA BUONFIGLIO, Scripta manent: segni e graffiti al Portico d’Ottavia (con le tavv. XXXIII-XXXVIII f.t.) . . . . . . . . . . . . . . . . .

PAOLA CIANCIO ROSSETTO, L’Abate Luigi: nuove acquisizioni (con le tavv. XXXIX-XLIV f.t.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

LEONARDO LOMBARDI, Camillo Agrippa e il sollevamento dell’acqua sulla collina del Pincio nel 1500 (con le tavv. XLV-L f.t.) . . . . . . . . . . . . . .

DONATELLA MANZOLI, Un poeta mantovano a Roma. Il centonatore Lelio Capilupi . .

JETZE TOUBER, The equuleus of the oratorian Antonio Gallonio (1556-1605): from mar-tyrological invention to object of antiquarian studies (con le tavv. LI-LIV f.t.) .

DANIELE ORLANDI, Note sulle edizioni secentesche della Cronica di Anonimo romano .

CARLA BENOCCI, La Roma degli Sforza sfida il Granducato mediceo: la Sforzesca dei cardinali di Santa Fiora Guido Ascanio e Alessandro (con le tavv. LV-LXII f.t.) .

CRISTIANA PARRETTI, Un dipinto di Andrea Casali e la committenza del cardinale Anni-bale Albani nella cattedrale di Magliano Sabina (con le tavv. LXIII-LXVI f.t.) .

PAOLO DE SILVESTRI, Peyron, i geroglifici e Roma (con le tavv. LXVII-LXXIV f.t.) .

ILARIA FALCONI, Gioacchino Pagliei, pittore (con le tavv. LXXV-LXXXII f.t.) . . .

NICOLA LONGO, Roma nei romanzi pirandelliani . . . . . . . . . . . . .

JAN NELIS, La ‘fede di Roma’ nella modernità totalitaria fascista. Il mito della roma-nità e l’Istituto di Studi Romani tra Carlo Galassi Paluzzi e Giuseppe Bottai . .

PREMIO «CULTORI DI ROMA» 2010

LA REDAZIONE, Pietro Gibellini . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Vita dell’Istituto Nazionale di Studi Romani: Corpo accademico e organi direttivi al 30 dicembre 2010 – Assemblee dei Membri – Il «Premio Cultori di Roma» – Il «Certamen Capitolinum»: l’esito del LXI e il bando del LXII – L’LXXXIV anno accademico dei Corsi – Nuove pubblicazioni (La Redazione) . . . . . . . .

3

27

52

75

87

107

125

136

150

157

164

197

230

247

276

298

314

334

359

382

383

Page 4: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

FORO ROMANOL’INTERVENTO DEI TARQUINI

PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA

Premessa

Questo breve saggio dà conto di come, nel tentativo di chiarire una delle numerose questioni di carattere topografico e architettonico emerse nel corso delle indagini e dello studio del tratto superiore del-la Cloaca Maxima (1), ci si sia incamminati su un percorso imprevisto, forse contribuendo a risolvere una vexata quaestio, quella riguardante la forma originaria di quella costruzione e della sua copertura.

Il lungo lavoro di raccolta della documentazione storica e archeo-logica sulla Cloaca Massima, svolto preliminarmente al lavoro di esplo-razione e di rilievo generale del tratto compreso tra la Torre dei Con-ti e la Basilica Emilia, ha permesso di ottenere molte informazioni, prevalentemente di carattere documentario, che gettano luce anche su altri brani del monumento. Sembra superfluo sottolineare come fosse necessario conoscere quanto più possibile della storia costrutti-va, si può dire ininterrotta, di un monumento che, per la sua esten-sione, ha risentito più di ogni altro delle trasformazioni urbanistiche di Roma. In considerazione in primo luogo della sua natura di opera

(1) La Cloaca Maxima da alcuni anni è al centro di uno studio storico e topografico che condivido con Luca Antognoli, cui sono grata non soltanto per le decine di appassionanti “ discese ” nel monumento, ma soprattutto per il paziente, continuo e costruttivo scambio di riflessioni e considerazioni sull’argomento. I risultati preliminari di questo lavoro, reso pos-sibile grazie alla più estesa collaborazione tra la Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e l’Associazione Speleologica Roma Sotterranea, sono stati recentemente pubblica-ti in questa stessa sede: L. ANTOGNOLI - E. BIANCHI, La Cloaca Maxima dalla Suburra al Foro Romano, in « Studi Romani », LVII (2009), pp. 89-125. È inoltre in corso di stampa, a cura degli stessi Autori, un contributo dal titolo: La Cloaca Maxima: nuove tecnologie applicate e nuove scoperte (« Quaderni di Archeologia Britannica »).

SAGGI E STUDI

Page 5: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI4

idraulica e delle sue attuali difficoltà di accesso, la verifica delle in-formazioni note e meno note disponibili da studi precedenti è passa-ta per un’analisi diretta delle strutture ancora visibili anche nel Foro Romano (2). Le osservazioni e considerazioni scaturite da questa inda-gine hanno permesso di formulare una prima sintesi critica che, ol-tre a chiarire i modi e i tempi della costruzione del tratto più antico conservato della Cloaca Massima, si spera possa aggiungere un tas-sello alla storia edilizia del Foro Romano su una questione per lun-go tempo e inspiegabilmente trascurata dalla letteratura specialistica. D’altro canto, la particolarità di questa ricerca deriva, forse, più che dalla ipotesi ricostruttiva proposta, pur sempre soggetta a ulteriori ve-rifiche e discussioni, dall’essere stata condotta affiancando una gene-rale revisione dello stato della conoscenza sull’argomento, a tecniche speleologiche che hanno reso possibile la rilettura dei resti archeolo-gici, in un contesto proibitivo dal punto di vista ambientale.

1. I lavori di bonifica della Valle tra Campidoglio e Palatino tra VII e VI secolo a.C.

Nell’VIII secolo a.C., al tempo in cui si fondavano le mura palati-ne (3), il paesaggio nella zona del Velabro era dominato da una palude che si formava durante i periodi di piena del Tevere. Secondo Rodol-fo Lanciani la valle tra il Quirinale e l’Esquilino era percorsa da un torrentello, identificato dallo studioso con lo Spinon (4), che raccoglie-va le acque provenienti dal Vicus Longus, dal Patricius, dalla Suburra e attraversava l’Argiletum, il Foro e il Velabro prima di raggiungere il Tevere (5). Varrone e Livio (6) certificano la natura inospitale della valle

(2) P. NARDUCCI, Sulla fognatura della città di Roma. Descrizione tecnica, Roma 1889, p. 42. Il tratto di Cloaca Massima qui trattato fu liberato nel 1871 nel corso degli scavi con-dotti da Pietro Rosa.

(3) A. CARANDINI, La nascita di Roma: Palatino, Santuario di Vesta e Foro, in Teseo e Ro-molo: le origini di Atene e Roma a confronto, Atti del convegno internazionale di studi, Scuo-la archeologica italiana di Atene, Atene 30 giugno - 1 luglio 2003, a cura di Emanuele Greco, Atene 2005, pp. 13-28, in specie p. 15.

(4) CIC. De Nat. Deor. III, 52: … In augurum precatione Tiberinum, Spinonum, Almonum, Nodinum, alia propinquorum fluminum nomina videmus.

(5) R. LANCIANI, Rovine e scavi di Roma Antica, Roma 1897 (1985), p. 39.(6) VARR., l.L., V, 149: … in locum palustrem, qui tum fuit in Foro antequam cloacae sunt

Page 6: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 5

del Foro, sottolineando come, soltanto grazie all’impresa iniziata da Tarquinio Prisco per mezzo di cloache (cloacis) in leggera pendenza condotte fino al Tevere, fosse stato possibile prosciugare i punti bas-si della città intorno al Foro e le valli interposte ai vari colli.

Il profilo geomorfologico della valle del Velabro che separava na-turalmente i due colles del Campidoglio e del Palatino, trovava il suo punto più basso su una quota di m 6,90 s.l.m., dove scorreva il torrentello (7). L’esiguo dislivello di soli 4 metri circa al di sopra del normale livello del Tevere consentiva a questo di riversarsi nella val-le causando frequenti inondazioni (8). In età arcaica le piene annuali dovevano interessare tutti i siti del bacino del Foro posti fino a una quota di m 9 s.l.m. (9)

Intorno al 675 a.C. (10) fu attuata una prima organizzazione del Foro. Si trattò di un’operazione complessa, documentata dai saggi stratigrafici di Giacomo Boni: riempire il fondovalle con una gran-de colmata artificiale che dovette richiedere la movimentazione di di-

factae …; Liv. I, XXXVIII, 6: et infima Urbis loca circa Forum, aliasque interjectas collibus convalles, quia ex planis locis haud facile evenhebant aquas, cloacis e fastigio in Tiberim duc-tis siccat.

(7) D. FILIPPI, Il Velabro e le origini del Foro, in « Workshop di Archeologia Classica », I (2004), pp. 93-115, fig. 1.

(8) A. J. AMMERMANN, On the origins of the Forum Romanum, in « American Journal of Archaeology », XCIV (1990), pp. 633-634, fig. 3; A. J. AMMERMANN - D. FILIPPI, Dal Tevere all’Argileto: nuove osservazioni, in « Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma », CV (2004), p. 18, figg. 5-6. Il suolo naturale consiste in un limo argilloso di colo-re grigio oliva scuro.

(9) Si deve credere che in età regia le piene raggiungessero i 9 m una volta l’anno. Così acquista senso la realizzazione intorno ai 9 m del II pavimento [E. GJERSTAD, Scavi stratigrafi-ci nel foro Romano e problemi ad essi relativi, in « Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma », LXXIII (1949-1950), pp. 13-29; E. GJERSTAD, Stratigrafic Excavations in the Forum Romanum, in « Antiquity », 26 (1952), pp. 60-64. Unità Stratigrafica 22].

(10) A. CARANDINI, La nascita di Roma, cit. alla nota 3; D. PALOMBI, Morfologia, topono-mastica e viabilità prima dei Fori imperiali, in Théorie et pratique de l’architecture romaine. Études offertes à Pierre Gros, réunies par Xavier Lafon et Gilles Sauron, Aix-en-Provence 2005, pp. 81-92. Secondo E. Gjerstad (E. GJERSTAD, Stratigrafic Excavations, cit. alla nota 9): 625-575 a.C.; per G. Colonna (G. COLONNA, Etruria e Lazio nell’età dei Tarquini, in « Qua-derni di Archeologia Etrusco Italica », XV [1987], pp. 59-61): 650-625 a.C.; per A. J. Am-merman (AMMERMAN, On the origins of the Forum Romanum, cit. alla nota 8): 600 a.C.; per A. J. Ammerman e D. Filippi (A. J. AMMERMAN - D. FILIPPI, Dal Tevere all’Argileto, cit. alla nota 8) e P. Carafa (P. CARAFA, La « Grande Roma dei Tarquini » e la Città Romuleo - Numa-na, in « Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma », XCVII [1996], pp. 7-34): 690-650 a.C.

Page 7: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI6

verse migliaia di metri cubi di terra in diversi anni di lavoro (11). Al di sopra, ad una quota di circa + 8,22 m s.l.m., fu gettata una prima pavimentazione, in ciottoli (12), mentre evidentemente il torrente con-tinuava a scorrere alla quota originaria (tav. I, fig. 1). Tra il 650 e il 625 a.C., in concomitanza con il rifacimento dell’area del Comizio (13), si rese necessario un nuovo rialzamento artificiale del terreno, fino a m 8,96 s.l.m., sul quale fu posta una seconda pavimentazione, in ciottoli e ghiaia (14). Tale pavimentazione doveva essere connessa con i Doliola, un deposito di vasi contenente i Sacra Vesta che, come te-stimoniato da Varrone (15) doveva trovarsi ad Cluacam Maxumam, in una posizione che secondo Filippo Coarelli è da collocarsi tra il La-cus Curtius e il tempio del Divo Giulio (16).

Pochi decenni dopo, evidentemente a lavori già ultimati, con il riproporsi dei fenomeni di inondazione, ci si rese conto della insuffi-cienza di tali approntamenti contro il reflusso delle acque del Tevere. Soltanto un’opera di drenaggio sotterranea avrebbe potuto consenti-re, non soltanto lo scorrimento dell’acqua delle sorgenti e di quella proveniente dalle alture circostanti, ma anche, in caso di piena, l’in-canalamento dell’acqua di esondazione dal fiume verso l’interno del bacino, in modo da proteggerne quanto più possibile la superficie cal-pestabile. Qualunque altro eventuale rialzamento artificiale del terre-no ai lati del canale avrebbe dovuto, in ogni caso, prevederne la co-pertura, rendendo ipogeo il suo percorso.

(11) E. GJERSTAD, Stratigrafic Excavations, cit. alla nota 10. Unità stratigrafiche 23-28.(12) Gli strati di terreno che formano la colmata mostrano una significativa pendenza da

E verso O dove si trovava il ruscello.(13) Il piano naturale sul quale sorse il Comizio si trovava a + 9,50 s.l.m; sul lato opposto il

piano sul quale sarebbe sorto il Tempio di Castore e Polluce si trovava a circa 10 m s.l.m. Vedi anche P. CARAFA, Il Comizio di Roma dalle origini all’età di Augusto, Roma 1998, p. 84.

(14) E. GJERSTAD, Stratigrafic Excavations, cit. alla nota 10. Unità stratigrafiche 20-22. G. COLONNA, Etruria e Lazio nell’età dei Tarquini, cit. alla nota 10, pp. 404-405; P. CARAFA, La « Grande Roma dei Tarquini », cit. alla nota 10, pp. 17 e 32; A. J. AMMERMAN - D. FILIPPI, Dal Tevere all’Argileto, cit. alla nota 8, fig. 8. Secondo Ziolkowsky (A. ZIOLKOWSKI, Le origini di Roma e la società romana arcaica, in Storia d’Europa e del Mediterraneo. Il mondo antico, II La Grecia, IV Grecia e Mediterraneo dall’età delle Guerre persiane all’Ellenismo, Salerno 2008, pp. 103-135) le colmate si riferiscono entrambe agli anni 650-625 a.C.

(15) VARR. l.L. V, 157.(16) F. COARELLI, Il Foro Romano I. Periodo arcaico, Roma 1983, pp. 282-298; F. COAREL-

LI, s.v. Doliola, in « Lexicon Topographicum Urbis Romae », II, Roma 1995, pp. 20-21.

Page 8: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 7

Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso e Plinio (17) testimoniano come, proprio durante il regno dei Tarquini, si diede inizio alla costruzione di una imponente opera idraulica “ sotterranea ”. Questo aspetto del-la costruzione, più volte messo in discussione dagli studiosi, trova ora conferma dall’analisi delle strutture conservate sotto la piazza del Foro.

È comprensibile che questi Autori parlino già di Cloaca Massi-ma (18) perché, trascorsi molti secoli dall’età dei re, l’opera eminente-mente idraulica, si era trasformata in una opera idro-sanitaria, atta a smaltire sia le acque superficiali che quelle usate dai Romani (19) dive-nendo il receptaculum omnium purgamentorum urbis, ovvero il princi-pale collettore fognario di Roma. Di quella primitiva opera, tuttavia, rimaneva ancora viva l’eco delle fatiche della plebe (20), costretta a la-vorare sottoterra, mentre gli elogi per la monumentalità, magnificen-za, robustezza e resistenza della sua costruzione (21), considerata alla stregua delle strade lastricate e degli acquedotti come prova dell’in-gegno romano nell’arte del costruire (22), si riferivano all’aspetto e alla funzione che l’opera presentava nella tarda età repubblicana e nel I secolo dell’impero e non più alla struttura originaria, scomparsa da tempo sotto molteplici rifacimenti.

Dunque, intorno al 580 a.C. come da progetti urbanistici di Tar-quinio Prisco, insieme ai lavori per la costruzione del Tempio di Gio-ve Capitolino (23), dovette essere finalmente avviata la realizzazione dell’imponente canale per drenare e bonificare l’area del Foro. Il ri-ferimento esclusivo di quegli Autori all’opera idraulica potrebbe co-stituire una prova dell’avvenuto completamento già da alcuni decen-ni dei lavori relativi ai riempimenti artificiali. Altresì, la testimonianza relativa al duro lavoro di escavazione di fosse, che Livio chiama Fos-

(17) LIV. I, 56, 1-2; I, 59, 9; D.H. III, 67, 5; Plin. N.H. XXXVI, 104-108.(18) Il termine latino “ cloaca ” deriva dal verbo cluere, pulire, purificare, purgare (PLIN.

N.H. XV, 119-120).(19) C. MOCCHEGIANI CARPANO, Le cloache dell’antica Roma, in Roma Sotterranea, a cura

di R. Luciani, Roma, 1984, pp. 165-178.(20) LIV. I, 56, 1-2, LIV., I, 59, 9; Vir Ill. VIII,3; PLIN. N.H. XXXVI, 107.(21) LIV. I, 56, 1-2. Dionigi di Alicarnasso (IV, 44, 1-9) e Strabone (V, 3, 8) gettano luce

sulle caratteristiche e sulle dimensioni della grande opera idraulica tanto ampia che concame-ratae lapidae pervia currui foeni semitam relinquerunt; PLIN. N.H. XXXVI, 104-108.

(22) D.H. III, 67, 5.(23) LIV. I, 38, 6; D.H. III, 67, 5.

Page 9: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI8

soe Quiritum (24), cui doveva essere sottoposta la plebe, deve essere in-tesa proprio con riferimento a trincee scavate in quegli strati di ter-reno artificiali stesi nella prima età regia.

L’impresa di costruzione della grande canalizzazione (25) fu porta-ta a termine nel decennio 530-520 a.C. da Tarquinio il Superbo (26), che certamente la prolungò fino al Tevere, anche se non sappiamo a partire da quale stadio del cantiere di costruzione. Certo è che, a la-vori ultimati, l’opera dovette apparire ai contemporanei come il ma-nifesto della potenza del sovrano.

Riguardo al tratto di Cloaca Massima sottostante i Fori Imperiali al-cuni studiosi sono giunti ad interpretare, in base a precedenti descrizio-ni dei materiali da costruzione, alcune sezioni del canale come il risul-

(24) Vir Ill. VIII, 3; F. NARDINI, Roma Antica, I, Roma 1818, p. 28.(25) È possibile credere che si trattasse, con ogni probabilità, dato che Varrone (l.L. V,

149) usa il plurale “ cloacae ”, di un sistema di canali distribuiti anche su altri settori del Foro e necessari per prosciugare l’area, dove la grande opera idraulica doveva costituire il colletto-re principale (D. PALOMBI, Morfologia, toponomastica, cit. alla nota 10). Diversi sono i resti di canali in opera quadrata di cappellaccio documentati nel Foro da scavi del secolo scorso, nei pressi del Tempio di Saturno [Fognature di età arcaica con pendenza verso ovest, quindi ver-so la Cloaca Massima, sono state recentemente descritte da E. M. Steinby (E. M. STEINBY, Fo-gne, in E. M. STEINBY (a cura di), Lacus Iuturnae II. Saggi degli anni 1982-85, 1, Roma 2012, pp. 301-313); vedi infra nota 61] o di quello del Divo Giulio, ma appartengono quasi tut-ti ad una fase più recente di occupazione dell’area riferibile al IV o III secolo a.C. Ad una cronologia più alta è invece possibile collegare i resti di canali in blocchi di cappellaccio vi-sti rispettivamente nel 1901 da Giacomo Boni nell’area della Basilica Emilia, sotto la superfi-cie poi occupata dalle Tabernae Novae [TH. ASHBY, Recent excavation in Rome, in « Classical Review », XV (1901), 2, pp. 137-138; T. FRANK, Roman Buildings of the Republic. An attemps to date them from their materials, in « Papers and Monographs of the American Academy in Rome », III (1924), pp. 69-74; C. F. GIULIANI - P. VERDUCHI, L’area centrale del Foro Romano, Roma 1987, p. 58, proveniente dall’area del Macellum, e da Gianfilippo Carettoni sotto il pa-vimento della Basilica Giulia (G. CARETTONI - L. FABBRINI, Esplorazione sotto la Basilica Giulia al Foro Romano, in « Atti della Accademia Nazionale dei Lincei », XVI (1961), pp. 53-60)]. Sotto questo edificio resti di costruzioni in opera quadrata di tufo (cappellaccio) si trovano a + 9,57-9,45, in particolare un filare di blocchi commessi per testa (US XI) posti in direzione E-O (Tav. IV, fig. 2). Secondo lo stesso studioso queste strutture potrebbero riferirsi a costru-zioni forensi ma anche ad un vasto insieme di drenaggio. Si veda anche L. CANINA, I. Scavi. Canale del Foro Romano, in « Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica », IX (1852), pp. 129-130. Da considerare, inoltre, che lo scavo delle domus aristocratiche situate sul versante nord del Palatino e datate all’ultimo venticinquennio del VI secolo a.C. ha rive-lato la presenza di un sistema fognante afferente alla via Sacra, ciò che presuppone l’esistenza più a valle di un collettore che è difficile immaginare diverso dal canale di drenaggio presen-te nell’area centrale del Foro. È quindi probabile che già dall’età arcaica questo stesso collet-tore potesse raccogliere anche, sia pure in minima percentuale, acque reflue.

(26) LIV. I, 56, 1-2; D.H. IV, 44, 1-9.

Page 10: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 9

tato della sovrapposizione di una volta (27) sulle sponde di un presunto canale scoperto risalente ai Tarquini o al più tardi all’età repubblicana. Anche per ciò che riguarda le strutture in esame, divenute con il tempo parte integrante della Cloaca Maxima, la grande fognatura ancora oggi in funzione, diversi archeologi non devono averle osservate direttamen-te prima di formulare asserzioni sull’esistenza o meno dei loro resti.

Nonostante Claudio Mocchegiani Carpano e Heinrich Bauer aves-sero notato sotto il Foro Romano un lacerto di muratura « pertinente all’età dei re » in blocchi di cappellaccio, chiaramente descritti come disposti su filari aggettanti, questa evidenza ha continuato ad essere trascurata, tanto che spesso si afferma che non esistono tracce ancora in situ dell’opera idraulica dei Tarquini (28). Nei quaranta anni trascor-si dalle osservazioni di quegli studiosi non si è più registrato nessun tentativo di identificare quei resti, ciò che avrebbe certamente scon-sigliato qualunque ipotesi fantasiosa sulla conformazione della origi-naria copertura con volta a tutto sesto, incompatibile con l’evidenza di filari di blocchi aggettanti, facenti parte inequivocabilmente di una copertura di altro tipo (29). Così come accaduto quando, a seguito del rinvenimento della cisterna della domus III sulla pendice del Palati-no, datata al 530-520 a.C. (30), si è sostenuto che la “ Cloaca Massima ” di età regia nel Foro, sempre prefigurata come un unico largo canale, non potesse che essere dotata di una volta a botte formata da conci radiali di cappellaccio (31). A breve distanza dal fianco occidentale del

(27) M. E. BLAKE, Ancient roman construction in Italy from the prehistoric period to Augu-stus, Washington 1947, pp. 120, 122, 147; C. F. CASADO, Ingenieria Hidraulica Romana, Ma-drid 1983, pp. 65-67; J. N. N. HOPKINS, The Cloaca Maxima and the monumental manipula-tion of water in Archaic Rome, in « The Waters of Rome », 4 (2007), pp. 1-15; P. CARAFA, La « Grande Roma dei Tarquini », cit. alla nota 10, pp. 10-13.

(28) S. PICOZZI, L’esplorazione della Cloaca Massima, in « Capitolium », L (1975), pp. 2-10; H. BAUER, Die Cloaca Maxima in Rom, in « Mitteilungen des Leichtweiß-Institut für Wasserbau der Technischen Universität Braunschweig », CIII (1989), pp. 49 e 51. Da M. Eli-zabeth Blake (Ancient Roman Construction in Italy, cit. alla nota 27, p. 118) a Paolo Carafa (La « Grande Roma dei Tarquini », cit. alla nota 10), si negava l’esistenza di tracce riferibili a un intervento di bonifica di età regia.

(29) G. LUGLI, Considerazione sull’origine dell’arco a conci radiali, in « Palladio », I-II (1952), pp. 9-31; G. CIFANI, L’architettura romana arcaica. Edilizia e società tra Monarchia e Repubblica, Roma 2008, pp. 310-311.

(30) P. CARAFA, Le domus, in A. CARANDINI - P. CARAFA, Palatium e Sacra Via, in « Bollet-tino di Archeologia », 31-34 (1995), p. 246.

(31) G. CIFANI, Aspetti dell’edilizia romana arcaica, in « Studi Etruschi », LX (1995), p.

Page 11: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI10

Tempio dei Castori, una piccola porta di ferro e pochi gradini per-mettono di accedere alla Cloaca Massima (32). Percorrendo pochi me-tri verso il centro del Foro ci si trova poco oltre il fianco orientale della Basilica Giulia (tav. I, fig. 2). Qui si vedono i resti delle spon-de di un canale realizzato in blocchi di cappellaccio, inglobate in un lungo tratto della Cloaca Massima (tav. II, fig. 1). Dunque, questi re-sti non solo sono ancora visibili e consistenti, ma possono ancora ri-velare la forma della originaria struttura di appartenenza.

2. I resti conservati del canale di drenaggio di età regia. Ipotesi rico-struttiva

Il condotto, ancora funzionante, al quale si accede procedendo “ controcorrente ” è affiancato a ovest da un canale parallelo, difficil-mente accessibile e quasi del tutto ostruito. Il muro divisorio, formato da blocchi parallelepipedi di cappellaccio, fu sopraelevato e pesante-mente integrato in età imperiale con una muratura piuttosto omoge-nea di opera reticolata con larghe ammorsature di laterizi, uno dei quali reca il bollo CIL XV, 94 (134 d.C.). I blocchi conservati dove-vano appartenere alla sezione alta della struttura posta a separazione di due canali, alla quota della copertura, a sua volta formata dai fi-lari di blocchi convergenti verso lo stesso muro mediano, secondo la tecnica denominata “ a falsa volta ”. Tutto questo tratto della più an-tica struttura idraulica era già sopravvissuto alle pesanti trasformazio-ni dell’età augustea, divenendo parte integrante della Cloaca Massi-ma, ma a costo di pesanti rimaneggiamenti, come quello occorso sul canale destro al momento della costruzione della Basilica Giulia (il cui pavimento si trova a + 14,50 m s.l.m.). Il condotto doveva essere formato, già al momento della sua costruzione, da due canali paral-leli della larghezza totale di circa 4,70 (33).

196; A. CARANDINI, La nascita di Roma. Dèi, Lari, Eroi e Uomini all’alba di una civiltà, Tori-no 1997, p. 509; G. CIFANI, L’architettura romana arcaica, cit. alla nota 29, p. 320.

(32) L’area archeologica è di pertinenza della Soprintendenza Archeologica Speciale per i Beni Culturali e per accedere è necessario richiedere un permesso.

(33) L’intervento di modifica del canale arcaico, databile all’età imperiale, dovette con-sistere nella rimozione di uno o più filari di blocchi aggettanti e delle lastre di copertura e comportare la rilastricatura di una porzione del pavimento del Foro, peraltro già evidenziata da Cairoli Fulvio Giuliani (C. F. GIULIANI - P. VERDUCHI, L’area centrale, cit. alla nota 25), nel-

Page 12: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 11

Le porzioni di muratura più facilmente esaminabili sono quelle corrispondenti alla sponda esterna del canale sinistro (tav. II, fig. 2) e alla corrispondente parete del muro mediano. Dopo una muratura in opera mista della lunghezza di m 14,50, che ha inizio subito dopo lo sbocco del canale sottostante la Via Sacra, la parte inferiore del lato sinistro del condotto verso valle appare formata da una lunga strut-tura di blocchi di cappellaccio della misura complessiva di 26 m, il cui profilo superiore si trova a circa + 9,70 m s.l.m.

La muratura originale è conservata lungo lo stesso allineamento in tre segmenti successivi di m 2,23/1,78 e 19,70 di lunghezza, inter-rotti da due brevi lacune, risarcite in opera laterizia, rispettivamente di m 0,64 e m 1,65 (34). I blocchi della sponda orientale (tav. III, fig. 1) sono disposti su almeno quattro filari, la cui altezza totale misura m 1,15. Di questi, i due superiori sono sagomati a sbalzo, e altri due, non ben rilevabili perché sommersi sotto il livello dell’acqua che scor-re nel canale, sembrano essere caratterizzati da un profilo inclinato “ a spiovente ” verso le pareti di appoggio. I diversi blocchi, visti in sezione, presentano una modanatura da considerare a tutti gli effetti come una rifinitura in opera (35), formata nella porzione superiore da una fascia verticale alta m 0,10 e al di sotto, per i restanti m 0,15, da un profilo arrotondato, che rientra per m 0,11 dalla faccia del bloc-co, fino ad incontrare la parete del blocco sottostante (tav. III, fig. 1: particolare). L’altezza media dei blocchi dei due filari superiori è di m 0,25 per una lunghezza di m 0,57-0,58. Lo spessore massimo veri-ficabile, di m 0,44, è stato rilevato in corrispondenza della lacuna la-sciata dalla cortina laterizia della sopraelevazione.

La distanza tra la facciata esterna del primo blocco conservato superiormente e il muro mediano è di m 1,12. Nel canale attiguo, questa misura, rilevata alla stessa quota del primo filare conservato, risulta identica. Oltre questo livello, a causa del consistente riempi-mento che copre il piano di scorrimento, non è possibile determina-re il numero e la conformazione dei blocchi che dovevano formare la copertura del canale, la struttura delle pareti e quindi determinare

la superficie immediatamente adiacente al basamento della cosidetta statua equestre di Co-stantino (+ 13,93).

(34) Il filo della muratura sovraimposta è arretrato rispetto ai blocchi di circa m 0,20.(35) Vedi anche cisterna Vaglieri (cfr. p. 16).

Page 13: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI12

la larghezza esatta del condotto. Tuttavia, è possibile formulare alcu-ne ipotesi sulle originarie dimensioni interne, anche in base al con-fronto con opere idrauliche descritte più avanti.

I pochi elementi ancora visibili della parete esterna del condotto destro, ancora ben conservata ma più difficilmente esplorabile a cau-sa dei sedimenti che occludono il condotto stesso, mostrano per la sponda ovest, seppure qui i blocchi sono molto mal conservati, una tecnica costruttiva identica a quella del canale a fianco. Questa spon-da dell’originale canale di drenaggio fu interrotta a partire dallo spi-golo sud-orientale della basilica e in parte fu adattata per la costru-zione delle canalette a cappuccina che corrono lungo la facciata della Basilica Giulia e che divennero tributarie del canale arcaico, trasfor-mato e unificato da Augusto (tav. III, fig. 2).

Il muro mediano, troncato a valle da un muro in laterizio lungo m 6,90 (36) posto sul suo stesso allineamento, è formato da blocchi mes-si tutti per taglio con le seguenti dimensioni: altezza 0,28, lunghezza 0,75-0,80 e profondità 0,56. I blocchi quindi, rispetto a quelli usa-ti per le sponde esterne dei due canali, differiscono nelle dimensioni soltanto nella misura maggiore, mediamente più lunga.

Se fosse possibile accertare che la misura di m 0,11 per l’aggetto del filare superiore su quello sottostante si mantiene costante fino al quarto filare verso il basso e considerare quest’ultimo in via ipoteti-ca come primo o secondo d’imposta della copertura, la misura tra la parete sottostante e il muro mediano, quindi l’ampiezza di ciascuno dei due canali, potrebbe corrispondere a circa m 1,65 (cfr. tav. III, fig. 1). Così, considerando lo spessore del muro mediano (m 0,56) la larghezza complessiva interna dei due canali dovrebbe essere calco-labile intorno a m 3,30. Il piano di scorrimento del doppio canale, presumibilmente rivestito di lastre di cappellaccio, potrebbe trovarsi su una quota compresa tra i + 7,90 e + 6,90 m s.l.m., poggiando, in quest’ultimo caso direttamente sul terreno vergine (37) (l’altezza massi-ma interna dei condotti poteva oscillare tra 2-2,5 m). È anche possi-bile che, con la realizzazione del canale artificiale, il letto del torren-

(36) All’interno del muro si trova un arco di scarico, realizzato in corrispondenza dello spigolo nord-est della Basilica Giulia.

(37) Il livello del terreno vergine è documentato dalle sezioni stratigrafiche di Giacomo Boni e di Einar Gjerstad. La distanza tra la parete scelta dal Boni per la rappresentazione della sezione stratigrafica e il condotto di età regia è di circa 10 m.

Page 14: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 13

te sia stato sopraelevato rispetto alla quota di scorrimento che aveva mantenuto nel primo periodo regio. È probabile che la superficie in-terna di entrambi i canali fosse impermeabilizzata con intonaco.

Il sistema del doppio canale era evidentemente una scelta obbliga-ta, innanzitutto perché nello scavo preparatorio della fossa lunga di-verse centinaia di metri si doveva tenere conto delle difficoltà legate al contenimento del terrapieno. Non si può, poi, escludere che i due canali siano stati realizzati in fasi diverse di cantiere, o con trincee di-stanziate, proprio al fine di evitare importanti cedimenti del terreno, quello stesso terreno artificiale steso a strati sovrapposti nel secolo precedente. Una ipotetica copertura a volta con profilo curvilineo di un canale unico largo m 3,30 avrebbe richiesto ovviamente uno sca-vo di maggiore profondità, perché l’estradosso si potesse mantenere non troppo al di sopra del livello pavimentale del Foro.

Dividere l’ampiezza del canale con un muro di spina per l’appog-gio delle lastre (38) offriva, peraltro, una maggiore solidità strutturale, agevolando le operazioni di manutenzione su un canale o sull’altro e consentendo il funzionamento di uno solo di essi in caso di mi-nor flusso. D’altro canto, per la natura stessa del cappellaccio, non sarebbe stato possibile ricavare blocchi di dimensioni tali da coprire da soli la luce di ciascuno dei due canali, mentre con l’impiego del-la tecnica a “ falsa volta ” il problema fu risolto. Inoltre, con la chiu-sura in lastre piane, probabilmente di materiale lapideo più duro del cappellaccio (39), risultò agevole mantenere entro valori metrici conte-nuti, sia la proporzione tra larghezza e altezza del canale di drenag-gio, che il raccordo con il livello della piazza del Foro. Dei due ca-nali affiancati sembrano forse mancare soltanto un filare di blocchi (sulle sponde e sul muro mediano) e le lastre di copertura perduti o rimossi intenzionalmente (40). I blocchi superiori delle sponde che

(38) Secondo lo stesso principio, in età ellenistica, nella cisterna sotterranea di Peracho-ra l’unica navata fu divisa internamente da una fila di piloni mediani con l’unico scopo di ri-durre la campata delle travi di pietra (R. TÖLLE-KASTENBEIN, Archeologia dell’acqua. La cultu-ra idraulica nel mondo classico, Milano 1993, p. 135).

(39) Non si può del tutto escludere che la copertura dei due canali fosse realizzata con l’impiego di blocchi simili a quelli rinvenuti a copertura del condotto della Via Sacra, delle dimensioni di m 0,40 × 0,40 × 1,20 (P. CARAFA, Le domus, cit. alla nota 30, pp. 226-227). Vedi anche Lugli (G. LUGLI, Considerazione sull’origine dell’arco a conci radiali, cit. alla nota 29) per la lastra sommitale di copertura della cisterna situata a ovest della casa di Livia.

(40) Forse in occasione dei lavori per l’adattamento della Cloaca Massima alle poderose

Page 15: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI14

dovevano essere disposti in modo da ridurre a meno di un metro la distanza tra gli stessi blocchi e il muro mediano (41), in cima al quale dovevano combaciare le lastre di copertura dei due canali, destina-te a rimanere a vista sul piano pavimentale del Foro (42) (cfr. tav. III, fig. 1). Queste ultime dovevano trovarsi a una quota di circa + 10,30 m s.l.m., superiore ma non incompatibile con il livello della secon-da delle pavimentazioni del Foro (+ 8,96 m s.l.m.), risalente a cir-ca un secolo prima. È possibile che la pavimentazione, un acciotto-lato, in prossimità di questa struttura sia stata parzialmente rimossa, così come è molto probabile che l’inserimento di questa importan-te infrastruttura nel tessuto della piazza forense possa averne neces-sariamente alterato l’assetto, sia durante l’esecuzione dei lavori che a lavori ultimati, considerando che nel rispetto dei principi di idrau-lica, proprio la maggior elevazione della luce del condotto rispetto alla piazza del Foro avrebbe tenuto questa al riparo, sia pure entro certi limiti, dalle piene “ normali del Tevere (43). A questo proposito, sembra opportuna una precisazione riguardo alla relazione tra il ca-nale di drenaggio arcaico e le c.d. gallerie cesariane. Contrariamen-te a quanto proposto in passato (44), queste ultime non furono taglia-te dalla “ cloaca ”, ma soltanto dalla sua sopraelevazione in laterizio di età imperiale (45).

strutture della Basilica Giulia voluta da Augusto e riutilizzati come appoggio per una nuova copertura dei due condotti (cfr. tav. III, fig. 2).

(41) Considerando che il tipo di “ falsa volta ” con blocchi aggettanti sembra riproporre in questo canale di drenaggio la tecnica degli esempi di cisterne a pianta circolare documen-tate per il VII e VI secolo a Roma nonché la forma delle coperture di dromoi delle tombe di Tarquinia e Cortona, si pensa di poter escludere che il tipo di copertura potesse avere, come nell’esempio coevo del canale ateniese del Dypilon, un filare superiore maggiormente agget-tante rispetto ai sottostanti.

(42) Vedi per un caso analogo la copertura del collettore cumano: infra, pp. 18-19.(43) Per un caso analogo, documentato ad Atene, di posizionamento delle lastre di coper-

tura del canale di drenaggio in posizione sopraelevata (+ m 0,50) rispetto al piano dell’Agorà vedi A. J. AMMERMANN, The « Eridanos » Valley and the Athenian Agora, in « American Journal of Archaeology », C (1996), p. 708. La quota di 10,30 m s.l.s nella stratigrafia del Boni corri-sponde allo strato 15 e allo strato 14 nella stratigrafia del Gjerstad e sono inquadrati da en-trambi gli studiosi nel passaggio dall’età regia all’età repubblicana. Desidero ringraziare Leo-nardo Lombardi, profondo conoscitore della geologia romana e dei sistemi idraulici per le sue preziose osservazioni sui sistemi di drenaggio.

(44) C. F. GIULIANI - P. VERDUCHI, L’area centrale, cit. alla nota 25, p. 58.(45) Cfr. n. 44; per ipotesi diversa vedi G. CARETTONI, Le gallerie ipogee del foro Roma-

Page 16: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 15

3. La muratura in blocchi di cappellaccio e la tipologia dell’impianto costruttivo

Il tufo granulare grigio, comunemente detto cappellaccio (46) è il materiale da costruzione più comune a Roma sul finire del VI sec. a.C. per le opere idrauliche o di fondazione. A causa della sua com-posizione friabile fu sempre tagliato in blocchi più larghi che alti, se-condo multipli di un piede italico (m 0, 272), due di larghezza per tre di lunghezza: h m 0,27 × largh. m 0,55 × lungh. m 0,82 (47) con va-riabili: m 0,25-0,35 × m 0,40-0,50 × m 0,70-0,80 (48).

Già da un primo esame, i blocchi utilizzati nel doppio canale co-struito sotto il Foro Romano, sia per realizzare la volta, (h m 0,25-0,30, largh. m 0,44?, lungh. m 0,56-0,72) che il muro mediano (h m 0,28, largh. m 0,56, lungh. m 0,75-0.80) non si discostano da quelli presenti in altre strutture idrauliche dello stesso periodo note a Roma. Riguar-do alle dimensioni e al tipo di apparecchio murario i nostri blocchi possono rientrare nella classificazione “ 1c ” e “ 1e ” proposta da Ga-briele Cifani per le tecniche edilizie delle case arcaiche e della cister-na delle pendici del Palatino (49). Nella prima età regia questa tecnica era già stata impiegata per la costruzione delle tombe sull’Esquilino. Una tomba rinvenuta in Via dello Statuto (50), databile al Periodo La-ziale IV (51), aveva una copertura composta da blocchi sovrapposti in strati aggettanti, in modo da formare una copertura a due spioventi.

no e i ludi gladiatori forensi, in « Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma », LXXVI (1956-1958), p. 38.

(46) Si tratta di un deposito freato magmatico derivato dalla sedimentazione di una del-le colate piroclastiche dei vulcani sabatini o albani (U. VENTRIGLIA, La geologia della città di Roma, Roma 1971, pp. 25-27; P. L. BIANCHETTI - G. LOMBARDI - S. MARINI - C. MEUCCI, The vol-canic rocks of the monuments of the Forum and of the Palatine, Roma 1990, pp. 159-165).

(47) G. CIFANI, L’architettura romana arcaica, cit. alla nota 29, p. 239.(48) F. E. BROWN, La Regia, in « Memoirs of American Academy at Rome », XII (1933),

p. 76.(49) P. CARAFA, Le domus, cit. alla nota 30, p. 229, fig. 200; G. CIFANI, Le tecniche edili-

zie, in A. CARANDINI - P. CARAFA, Palatium e Sacra Via, in « Bollettino di Archeologia », 31-34 (1995), p. 257, fig. 247.

(50) L. MARIANI, I resti di Roma primitiva, in « Bullettino della Commissione Archeologi-ca Comunale di Roma », 1896, p. 24.

(51) G. CIFANI, L’architettura romana arcaica, cit. alla nota 29, fig. 268.

Page 17: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI16

La c.d. Cisterna Vaglieri sul Palatino (52) datata al VII sec. a.C. ha una muratura interna con giunti molto accurati e rifiniture in opera, come l’arrotondamento dei blocchi in parete, una tecnica che dovette protrarsi a lungo se la troviamo impiegata anche nella volta del con-dotto idraulico del Foro. Le altre cisterne del Palatino sono proba-bilmente della metà del VI sec. a.C. La cisterna situata a ovest della Casa di Livia ha un diametro interno di m 2,80 per un’altezza di m 5,76; la copertura a blocchi aggettanti parte da un’altezza di m 3,40 dal fondo ed è alta in totale m 2,36. La chiusura doveva essere con pietra più dura del cappellaccio. I blocchi hanno un’altezza variabi-le da m 0,25 a 0,28 e sono lunghi 0,59 (53).

La c.d. tholos della regia, variamente datata dall’età regia alla metà del IV secolo, è in realtà una cisterna circolare con un diametro di m 3,02, profonda m 4,36 e rivestita con lastre di cappellaccio alte m 0,28-0,35 e lunghe m 0,70-0,72 (54). La superficie interna curvilinea fu impermeabilizzata con intonaco. Le fondazioni della I Regia hanno blocchi alti m 0,28-0,35, larghi 0,44-0,48 e lunghi 0,70-0,72 (55).

La muratura del canale forense sembra dunque rientrare a pieno titolo nella tipologia formulata da Giuseppe Lugli (56). Nel “ tipo III ”, infatti, lo studioso includeva le strutture formate“ da blocchi aggettan-ti con assise orizzontali, copertura con lastrone centrale o con due la-stre combacianti ”. Sono gli esempi delle Tombe di Cerveteri, in primo luogo la Regolini Galassi (tav. IV, fig. 1a) (57), delle tombe di Cortona,

(52) E. GJERSTAD, Early Rome III: Fortifications, Domestic Architecture, Sanctuaries, Stra-tigraphic Excavations, Lund 1960, pp. 88-96; G. CIFANI, L’architettura romana arcaica, cit. alla nota 29, p. 316.

(53) G. LUGLI, Considerazione sull’origine dell’arco a conci radiali, cit. alla nota 31; G. LU-GLI, Roma Antica. Il centro monumentale, Roma 1956, p. 452.

(54) G. CIFANI, L’architettura romana arcaica, cit. alla nota 29, p. 318 e scheda di catalo-go n. 43.

(55) F. BROWN, La protostoria della Regia, in « Rendiconti della Pontificia Accademia Ro-mana di Archeologia », XLVII (1974-1975), pp. 15-36.

(56) G. LUGLI, Considerazione sull’origine dell’arco a conci radiali, cit. alla nota 31; H. Bauer (H. BAUER, Die Cloaca Maxima in Rom, cit. alla nota 31 aveva già proposto il con-fronto con la tomba a camera di Casale Marittimo caratterizzata da una falsa volta con pi-lastro centrale.

(57) La tomba Regolini Galassi è generalmente datata al 650 a.C. Queste tombe erano caratterizzate da lunghi dromoi di accesso dotati di copertura a cosidetta falsa volta, forma-ta da grandi blocchi di nenfro posti su filari aggettanti (G. LUGLI, Considerazione sull’origine dell’arco a conci radiali, cit. alla nota 29, p. 10).

Page 18: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 17

specialmente il II Melone del Sodo (tav. IV, fig. 1b) (58) caratterizza-te da lunghi dromoi di accesso dotati di copertura a c.d. falsa volta, formata da grandi blocchi di nenfro posti su filari aggettanti.

Le maestranze che realizzarono il grande canale di drenaggio di Roma erano probabilmente le stesse etrusche esperte nella costru-zione delle grandi tombe a tumulo, ma anche nella realizzazione di grandi progetti idraulici come quello dell’Emissario del Lago di Al-bano (59), un magnifico esempio di come l’utilizzo di sistemi voltati abbia trovato nelle opere di ingegneria idraulica un campo di appli-cazione “ precoce ”.

Per il periodo immediatamente successivo all’incendio gallico, quando al cappellaccio si sostituì il tufo semi-litoide, resta ancora valida l’affermazione del Lugli secondo cui « la copertura architrava-ta e la copertura ogivale camminano di pari passo, indipendentemen-te l’una dall’altra ». Similmente, per quanto riguarda il secolo prece-dente, si può affermare che l’introduzione dell’arco a conci radiali di cappellaccio, utile a coprire grandi ambienti ipogei (il primo colletto-re fognario della valle del Colosseo (60), quello documentato da Marion Blake (61) alle pendici del Campidoglio e risalente al IV sec. a.C., o la cisterna della III domus alle pendici settentrionali del Palatino) non significò affatto l’abbandono della tecnica a “ falsa volta ”, ampiamen-te impiegata per la costruzione delle cisterne a pianta circolare fino al penultimo ventennio del VI secolo. Se si considera che i 26 metri lineari conservati del condotto arcaico del Foro Romano sono soltan-to un breve segmento rispetto all’estensione originaria dell’opera, le sue dimensioni dovevano essere eccezionali rispetto alle altre opere ipogee di Roma del periodo arcaico. La scelta di utilizzare la coper-tura una “ falsa volta ” dovette essere dettata, pertanto, dalla provata affidabilità e dalla maggior resistenza che questa tecnica poteva offri-

(58) A. MINTO, Cortona. Il Secondo Melone del Sodo, in « Notizie degli Scavi di Antichi-tà », VII (1929), pp. 58-167: blocchi di arenaria, aggettanti di 0,14-0,18 sul sottostante; lar-ghezza dromos: m 2,25.

(59) F. COARELLI, Gli emissari dei laghi laziali. Tra mito e storia, in Gli Etruschi maestri di idraulica, a cura di M. Bergamini, Milano 1991, pp. 35-41.

(60) C. PANELLA, La valle del Colosseo nell’Antichità, in « Bollettino di Archeologia », 1-2 (1990), p. 41.

(61) BLAKE, Ancient roman construction, cit. alla nota 27; T. FRANK, Roman Buildings of the Republic, cit. alla nota 25, p. 52, fig. 8.

Page 19: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI18

re rispetto all’uso, forse ancora sperimentale dell’arco a conci radiali, impiegato nella cisterna della domus III rinvenuta sulle pendici del Palatino, di pianta rettangolare, ma di estensione limitata in lunghez-za. La struttura progettata per un canale di drenaggio doveva avere la capacità di contrastare le spinte dell’acqua, in continuo movimen-to e di resistere a improvvise ondate di piena. La contemporaneità di impiego delle due tecniche costruttive si spiega facilmente, dunque, considerando che la scelta di usare l’una o l’altra doveva rispondere a esigenze relative al tipo della struttura, alla sua articolazione inter-na e naturalmente alle pressioni interne ed esterne alle quali la strut-tura stessa doveva essere soggetta.

Nel VII e VI secolo a Bologna come a Metaponto furono realiz-zati canali larghi m 3 e profondi 2 m, ma scavati nel terreno e rive-stiti con ghiaia e argilla per impedire all’acqua di filtrare (62). Canaliz-zazioni sotterranee sono attestate invece a Orvieto, a Tarquinia e a Tusculum. In genere sono strutture idrauliche con coperture in bloc-chi di tufo grigio, aggettanti a formare un’ogiva: databili tra la metà del VII e il VI sec. a.C.(63).

Secondo Giuseppe Lugli, la volta ad ogiva, altrimenti detta a pseu-do-arco, ossia a filari orizzontali ravvicinati verso l’alto, impiegata sia per la copertura di superfici di forma quadrangolare che curvilinea e già nota alla civiltà Micenea, arriva in Italia, limitatamente all’Etru-ria tirrenica e al Lazio con gli Etruschi nella tarda Età del Ferro e segue uno sviluppo graduale di forme dal VII al IV sec a.C. diffon-dendosi fino a Cuma. Questo importante centro molto spesso cita-to per aver offerto in una tomba l’unico esempio di volta a tholos in ambiente greco-italico, tuttavia, ci offre un confronto più utile per la ricostruzione dell’opera idraulica del Foro Romano. Sotto il terra-pieno delle mura di Cuma, infatti, fu messo in luce un collettore co-struito nel VI sec. a.C.(64), durante il governo di Aristodemo, anche in questo caso per regolare le acque in un’area depressa, presso una zona paludosa ai margini del Lago Licola. Questo canale di drenag-gio presenta importanti analogie con il nostro: è formato da un dop-

(62) J. N. N. HOPKINS, The Cloaca Maxima, cit. alla nota 27.(63) G. CIFANI, L’architettura romana arcaica, cit. alla nota 29, p. 312.(64) D’AGOSTINO, Cuma. Le indagini archeologiche sulle fortificazioni e sulle strade, in « Bol-

lettino di Archeologia », 39-40 (1996), pp. 33-41, fig. 5.

Page 20: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 19

pio canale, diviso da una spalletta mediana ed è coperto in piano da una doppia fila di lastre, qui perfettamente conservate (tav. IV, fig. 2). La larghezza totale doveva corrispondere a 4 m per una profon-dità di m 1,74 e ciascun canale misurava internamente circa 1,60-1,70 m di larghezza. Sono misure che trovano una sorprendente identità nel condotto romano, sia nella larghezza totale (circa m 4,70), sia in quella interna di ciascuno dei due canali (circa m 1,65). La sua pro-fondità, come si è visto, purtroppo non è attualmente valutabile esat-tamente, ma la si può ipotizzare intorno ai 2-2,5 m.

L’impresa di grandi lavori idraulici realizzati a Roma a partire dal VI sec. a.C. si comprende, così come l’architettura templare, se vista in un quadro di sviluppo delle infrastrutture pubbliche che riguar-da le principali poleis del Mediterraneo, favorito dalla concentrazio-ne del potere nelle mani dei tiranni.

La diffusione delle tecniche di ingegneria idraulica, basate su co-noscenze tecniche e metodologie costruttive condivise tra popolazio-ni coeve e lontane, ebbe origine, con ogni probabilità, da civiltà mol-to progredite come quella Indu (65) o cretese (66). Alta doveva essere la specializzazione in questo campo anche lungo l’Eufrate, se alla fine del VII secolo Sennacherib poteva realizzare un acquedotto di 80 km e un canale in blocchi.

L’importanza attribuita alla cura delle opere idrauliche in genera-le, soprattutto nella conoscenza del nesso funzionale tra opere di bo-nifica e sistemi di regimazione delle acque, nella gestione di un’antica città greca è illustrata alla fine del I secolo a.C. da Diodoro Siculo (67) quando descrive l’antica Akragas, Agrigento, fondata nel 582 a.C. da coloni greco-cretesi e racconta di come, all’inizio del V secolo, sotto la tirannia di Terone, dopo la battaglia di Himera (480), molti prigio-nieri cartaginesi furono messi a cavare pietre per costruire non solo

(65) C. WEBSTER, The Sewers of Mohenjo-Daro, in « Journal of the Water Pollution Con-trol Federation », XXXIV, 2 (1962), pp. 116-123.

(66) Sistemi di drenaggio a Knosso sono noti già per il 1800-1750 a.C. N. ARVANITIS, I tiranni e le acque: infrastrutture idrauliche e potere nella Grecia del tardo arcaismo, Bologna 2008, pp. 44-45, n. 190. A. N. ANGELAKIS - D. KOUTSOYIANNIS - G. TCHOBANOGLOUS, Urban wastewater and stormwater technologies in ancient Greece, in « Water Research », XXXIX (2005), 1, pp. 210-220.

(67) DIOD. SIC. XI, 25, 3. A. I. WILSON, Drainage and sanitation, in Handbook of ancient water technology, edited by Örjan Wikander, Leiden-New York-Köln 2000, in specie pp. 163-168.

Page 21: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI20

i grandi templi delle divinità, ma anche i canali sotterranei per por-tar via le acque dalla città (68).

A Roma il dominio oligarchico dei monarchi del VI a.C. è ricor-dato dalle fonti letterarie per la realizzazione di grandi opere urba-nistiche: se a Tarquinio Prisco e Servio Tullio si deve la costruzione delle mura e poi dei grandi santuari, con Tarquinio il Superbo, oltre al completamento del Tempio di Giove Capitolino, particolare atten-zione fu rivolta soprattutto alle opere di canalizzazione (69). Nelle gran-di città del Mediterraneo nel VI secolo furono i governi tirannici a rendere possibili tali imprese, la cui realizzazione richiedeva un impe-gno molto oneroso, sia sul piano progettuale che costruttivo, come a Cuma o come ad Atene sotto i Pisistratidi (70). Molti sono gli esempi di imponenti opere di drenaggio attestate tra l’VIII e il V sec. a.C. anche in città del Mediterraneo, quali Delo, Mileto, Olinto o Rodi nel V secolo (71) e nell’Agora di Argo. Qui fu costruito un canale sco-perto, largo 4 m e profondo m 1,30-1,50, sostituito nel IV secolo da un altro condotto coperto e formato da tre canali paralleli separati da muri in pietra e coperti da lastre di calcare (72). Anche ad Eretria, in Eubea, il corso del torrente che attraversava la città fu più volte mo-dificato per migliorare il controllo delle frequenti inondazioni. Nel VI secolo fu attraversato da un ponte monumentale costruito con bloc-chi aggettanti e incanalato sotto la nuova porta urbana (73).

L’aspetto del parallelismo tra Roma e Atene è stato più volte sot-tolineato (74). Ma la ricostruzione oggi possibile dell’opera di drenaggio

(68) A. N. ANGELAKIS - D. S. SPYRIDAKIS, A brief history of water supply and wastewater management in ancient Greece, in « Water Science & Technology: Water Supply », X, 4 (2010), pp. 618-628; R. TÖLLE-KASTENBEIN, Archeologia dell’acqua, cit. alla nota 38, p. 204.

(69) G. CIFANI, L’architettura romana arcaica, cit. alla nota 29, p. 329.(70) TH. LESLIE SHEAR JR., Tyrants and buildings in archaic Athens, in Athens comes of Age:

from Solon to Salamis, edited by W. A. P. Childs, Princeton 1978, pp. 1-19. J. M. CAMP, The origins of the Classical Agora, in Teseo e Romolo, cit. alla nota 3, pp. 207-209.

(71) E. J. OWENS, The City in the Greek and Roman World, London 1991.(72) L. C. LANCASTER, Early Examples of So-Called Pitched Brick Barrel Vaulting in Roman

Greece and Asia Minor: A Question of Origin and Intention; M. BACHMANN (Hrsg.), Bautech-nik im antiken und vorantiken Kleinasien, in « Byzas », IX (2009), pp. 371-391.

(73) K. G. WALKER, Archaic Eretria. A political and social history from the earliest times to 490 BC, pp. 97-98, 100-102, fig. 4.5.

(74) Teseo e Romolo, cit. alla nota 3, passim e in particolare: T. HÖLSCHER, Lo spazio pub-blico e la formazione della città antica, pp. 211-238. Per il periodo alto arcaico (metà VIII-

Page 22: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 21

realizzata a Roma sotto i Tarquini getta luce anche su un altro aspet-to, quello di una maggiore competenza dei Romani rispetto ai Greci nella scienza idraulica, già messa peraltro in evidenza da Strabone (75).

Ad Atene si conservano i resti di un condotto monumentale co-struito per incanalare il fiume Eridanos che riceveva grandi quanti-tà di acqua dalle colline circostanti: Areopago, Acropoli, Pnice ma il cui alveo cambiava direzione continuamente (76). I resti di questo con-dotto monumentale sono ancora conservati presso il Ceramico, all’in-terno delle mura, a nord della Porta Sacra.

La tirannia illuminata dei Pisistratidi (77) conclusasi nel 510 a.C., aveva promosso grandi opere pubbliche, tra le quali anche opere idrauliche nell’Agora, ma il grande canale del Ceramico fu realizzato tra il 475-450 a.C. (78). Proprio nel punto dove l’Eridano passava sot-to le mura il fiume fu coperto da un arco fatto di blocchi di calca-re, disposti a sbalzo. Verso la fine del V secolo l’originario collettore fu in parte modificato, costruendo un condotto, formato nei punti di maggior larghezza da un doppio canale costruito in grandi blocchi di calcare tagliati molto regolarmente e in diversi filari (79).

VII secolo avanzato) sono già state messe in luce analogie tra le due grandi città, prima tra tutte quella della contemporanea occupazione a Roma del Campidoglio e dell’imo Velabro, ad Atene dell’Acropoli e dell’Agora e in entrambe la realizzazione dei primi edifici sacri (A. CARANDINI, La nascita di Roma, cit. alla nota 3; E. J. OWENS, The City in the Greek and Ro-man World, cit. alla nota 71).

(75) STRAB., V, 3.8.(76) J. M. CAMP, The origins, cit. alla nota 70, pp. 207-209. R. TÖLLE KASTENBEIN, Ar-

cheologia dell’acqua, cit. alla nota 38, pp. 209-221; R. TÖLLE-KASTENBEIN, Das Hekatompe-don auf der Athener Akropolis, in « Jahrbuch des Deutschen Instituts Archaeologischen », 108 (1993), pp. 43-81.

(77) Altare dei 12 dei, Edificio F, Fontana SE. J. M. CAMP, The origins, cit. alla nota 70, p. 204.

(78) TH. LESLIE SHEAR Jr., The Athenian Agora: Excavations of 1989-1993, in « Hespe-ria », LXVI (1997), pp. 495-548, in specie pp. 514-521; R. S. YOUNG, An Industrial District of Ancient Athens, in « Hesperia », XX (1951), pp. 135-288, in specie pp. 151-153; F. NOACK, Die Mauern Athens. Ausgrabungen und untersuchungen, in « Athenische Mitteilungen des deutschen archäologischen Instituts », XXXII (1907), pp. 478, fig. 17, Tav. XI.

(79) Il nuovo condotto ha una misura esterna di m 4,55 e una profondità massima di m 2,08. Un muro mediano separa i due canali (uno largo m 1,61-1,71, l’altro m 1,52) trovati coperti da grandi lastre di poros di vario spessore disposte in piano, della misura media di m 0, 95 × 2, poggianti da un lato sul muro esterno, dall’altro su metà del muro centrale e si-gillate nei giunti da cemento idraulico (TH. LESLIE SHEAR, The Athenian Agora, cit. alla nota 78, pl. 100a, 102a).

Page 23: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI22

Differenze e analogie nell’esecuzione dei progetti, nell’ambito di una evidente identità di soluzioni scelte per la realizzazione di gran-di opere idrauliche nel mondo greco e a Roma, sembrano dipendere esclusivamente dall’uso di materiali differenti.

4. Considerazioni conclusive

In merito alla vexata quaestio riguardante la copertura della Cloa-ca Maxima di età regia, quanto descritto e proposto in questo sag-gio sembra possa sciogliere definitivamente il dubbio della esistenza o meno di una copertura della originaria opera di drenaggio di età regia. A conferma del dato oggettivo risultano ora più comprensibili sia i termini subterraneos, fornices e porticus usati da Dionigi (80) che concameratae lapidae usato da Strabone (81). Quest’ultimo non dove-va necessariamente riferirsi a una copertura dal profilo curvo, in ac-cordo con il termine greco kamra, che oltre a “ copertura a volta ” in alcuni casi poteva indicare anche una copertura piana e in que-sta accezione concameratae si attaglia perfettamente all’evidenza della copertura a “ falsa volta ” del canale di drenaggio creato dai Tarqui-ni. Anche l’identificazione proposta del canalis, cui fa riferimento il passo del Curculio di Plauto (82), con una Cloaca Massima ancora pri-va di copertura nel Foro all’inizio del II secolo, almeno per il tratto di condotto che interessa il settore centrale, deve essere definitiva-mente esclusa, a meno di non proporre l’identificazione con un ca-nale presente in un altro punto del Foro. Il canale scoperto al quale si riferisce Plauto, al di là della difficoltà della sua reale localizzazio-ne, potrebbe non essere stato una fognatura, anche in considerazio-ne della densità di monumenti onorari e sacri qui presenti già dalla prima età repubblicana. Nell’area del Foro a ovest della Cloaca Maxi-ma una fogna correva sotto il Clivo Capitolino e attraversava il Vi-cus Iugarius fino all’altezza di Santa Maria della Consolazione, dove probabilmente si riconnetteva alla Cloaca Massima. Il canalis plau-tino potrebbe in ultima analisi essere immaginato su questo lato del Foro, forse lungo un più antico tracciato del Vico Iugario, poi obli-

(80) D.H. IV, 44, 1-9.(81) STRAB., V, 3, 8.(82) PLAUT. Curcul. IV, I, 475.

Page 24: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 23

terato per la costruzione della Basilica Porcia. Un’ultima osservazio-ne sul doppio condotto realizzato dai Tarquini riguarda il suo traccia-to originario, che secondo Giovanni Colonna non subì cambiamenti dall’età regia (83). Oltre a passare nelle vicinanze dei Doliola (84), la cui localizzazione esatta è a tutt’oggi ancora controversa tra gli studio-si, il suo percorso nel Foro Romano è anche connesso con altri due capisaldi, due importanti sacelli di culto legati all’acqua ed entrambi quasi certamente connessi alla crea zione del canale di bonifica della valle: il signum Cloacinae e il signum Vortumni.

Il sacello di Venus Cloacina, come racconta Livio (85) doveva tro-varsi davanti alle tabernae “ novae ” della Basilica Emilia nel punto in cui la Cloaca Maxima entrava nel Foro Romano. Di poco spostato più a ovest dei resti oggi visibili del sacello, doveva più anticamen-te trovarsi un primo sacello, rinvenuto da Giacomo Boni nel 1901 in prossimità dei resti di un canale più antico (86).

Strettamente connessa alla statua di Venus Cloacina (87), doveva es-sere anche quella equestre di Cloelia (88) o Venus Equestris, venerata come ricordano le fonti letterarie, nella casa dei Tarquini in Summa Sacra Via e perciò strettamente legata alla prima, sia perché si trova-va anch’essa sulla Sacra Via, sia perché il nome di entrambe deriva da cluere, purificare.

Secondo la tradizione, il primo sacello probabilmente occupava il luogo dove Tito Tazio avrebbe rinvenuto nella Cloaca Massima un simulacro della dea alla quale avrebbe attribuito il nome di Cloaci-na per ricordare il luogo del suo ritrovamento (89). Qui, come ricorda Plinio (90), sulla linea di confine tra i due territori, individuata da un corso d’acqua, Romani e Sabini avrebbero concluso la pace purifi-

(83) G. COLONNA, Etruria e Lazio, cit. alla nota 10, p. 57.(84) Vedi supra, n. 16.(85) LIV. III, 48,5.(86) TH. ASHBY, Recent excavation in Rome, cit. alla nota 25, pp. 137-138; P. SOMMELLA,

La Roma Plautina (con particolare riferimento a CUR. 467-485), in Lecturae Plautinae Sar-sinates VIII, a cura di R. Raffaelli - A. Tontini, Curculio-Sarsina, 25 settembre 2004, Sarsi-na 2004, p. 77.

(87) SERV. Ad Aen, I, 720.(88) PLIN. N.H. XXXIV, 29.(89) LACT. Instit. I, 20,11.(90) PLIN. N.H. XV, 119-120.

Page 25: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

ELISABETTA BIANCHI24

candosi con il mirto. Sembra più verosimile, tuttavia, che Cloacina e Cloaca abbiano un’origine comune da cluere e se dunque, cloa ca vuo-le dire « canale che purifica » l’origine del culto di Cloacina va vista in relazione alla creazione del l’ope ra di bonifica dei Tarquini più che in riferimento a un improbabile intervento di questo tipo nel Foro da parte di Tito Tazio (91).

In base alla descrizione di Th. Ashby (92) il tratto di condotto rin-venuto dal Boni al di sotto della facciata della Basilica Emilia costrui-to in blocchi di cappellaccio presentava una larghezza di circa m 1,20, che ben si accorderebbe con la misura di una delle unità di un dop-pio canale. Già il Bauer aveva attribuito questi resti a un più antico percorso della Cloaca Massima (93). Si può supporre che il suo origina-rio tracciato formasse una curva più ampia verso ovest prima di rac-cordarsi con il segmento visibile e descritto in questo saggio e che, soltanto al momento della costruzione delle tabernae Novae, dovette essere deviato poco più a Est nel punto in cui ancora oggi si getta nel tratto domizianeo (94) che corre davanti alla facciata della basilica (cfr. tav. I, fig. 2). Il braccio di canale costruito perpendicolarmente alla più recente facciata della Basilica Emilia può essere spiegato con la necessità di rettificare il percorso della della Cloaca Maxima non soltanto, evidentemente, per la ricostruzione della facciata dell’edifi-cio, ma per regolarizzare l’ingresso della fognatura nel Foro, accor-ciandone il raccordo con il tratto sopra descritto.

Il secondo sacello di culto, legato secondo alcuni studiosi (95) al passaggio della Cloaca Massima è quello del dio Vortumno (96), ipo-

(91) F. COARELLI, Il Foro Romano, cit. alla nota 16, pp. 83-85, nn. 19, 24. A. CARANDINI, La nascita di Roma, cit. alla nota 3, p. 61.

(92) TH. ASHBY, Recent excavation in Rome, cit. alla nota 25, p. 137: « At the point where the cloaca passes under the longitudinal wall of the tabernae we see the earlier cloaca built of blocks of capellaccio tufa and about 4 feet in width, going on still straight in the direction of the co-lumn of Phocas and it reappears again beneath the corridor in front of the tabernae just hehind the façade of the basilica, but so far has not been traced further ». Vedi anche D. VAGLIERI in « Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma », XXVIII (1900), pp. 279-280.

(93) H. BAUER, Cloaca, Cloaca Maxima, in « Lexicon Topographicum Urbis Romae », I, pp. 288-290, fig. 169.

(94) L. ANTOGNOLI - E. BIANCHI, La Cloaca Maxima, cit. alla nota 1.(95) COLONNA, cit. alla nota 10, pp. 59-61.(96) G. FERRI, Voltumna - Vortumnus, in C. BRAIDOTTI - E. DETTORI - E. LANZILLOTTA (a cura

di), Studi in memoria di Roberto Pretagostini, Roma 2009, pp. 993-1009.

Page 26: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA 25

teticamente collocato dietro al Tempio dei Castori, sul Vicus Tuscus, nome nel quale lasciò traccia di sé la comunità degli Etruschi inse-diata a Roma ben prima dell’arrivo dei Tarquini. Properzio e altri au-tori antichi collegano il nome del dio sabino o etrusco Vortumnus/Vertumnus al “ volgere ” delle acque del Tevere che prima della bo-nifica del Velabro raggiungevano questa zona (97) ed il Signum, un sa-cello con la statua di culto, sarebbe una sorta di segno del confine del l’antica palude.

Immediatamente a sud della Basilica Giulia e intorno al sacel-lo, a denotare l’importanza che la presenza di quel culto rivestiva, il tracciato della Cloaca Massima avrebbe girato formando una “V”. Tuttavia, sembra maggiormente probabile che questa forma partico-lare del percorso della Cloaca Massima costituisca prima di tutto un espediente dei suoi costruttori per ridurre, in caso di piene del Tevere, la pressione delle acque in risalita dal fiume verso il Foro stesso (98).

Nessun dato allo stato attuale della ricerca può contribuire ad ipo-tizzare l’originaria estensione in lunghezza della prima opera di regi-mentazione del torrente. Le fonti letterarie documentano il prolunga-mento dell’opera di canalizzazione fino al Tevere iniziata da Tarquinio Prisco e portata a termine dal nipote, ma quanto si estendeva la strut-tura a monte del tratto qui descritto? Nell’area dei Fori Imperiali per l’età repubblicana e imperiale ormai conosciamo bene il suo percor-so e le sue trasformazioni (99), ma le indagini archeologiche non han-no mai restituito tracce di opere idrauliche di età arcaica diverse da canalette secondarie. Per ora, quindi, si può soltanto ipotizzare che i resti del condotto di età regia fossero parte di un sistema che inizia-va più a monte, nell’area occupata alcuni secoli dopo dal Macellum, risalendo quella linea di fondovalle formata dalle pendici della Velia e dal versante orientale della sella naturale che univa il Campidoglio

(97) PROP. IV, 2, 7-10. Cfr. FERRI cit. alla nota 96, nota n. 48 a p. 998; F. ASTOLFI - F. GUI-DOBALDI - A. PRONTI, Horrea Agrippiana, in « Archeologia Classica », XXX (1978), pp. 94-96, figg. 6 e 9; G. CRESSEDI, Il foro Boario e il Velabro, in « Bullettino della Commissione Archeo-logica Comunale di Roma », LXXXIX (1984), 2, in specie pp. 250-252; J. ARONEN, s.v Signum Vortumni, in « Lexicon Topographicum Urbis Romae », IV, 1999, pp. 310-311.

(98) Vedi anche F. GUIDOBALDI - C. ANGELELLI, s.v. Velabrum, in « Lexicon Topographicum Urbis Romae », V, Roma 1999, p. 107.

(99) L. ANTOGNOLI - E. BIANCHI, La Cloaca Maxima, cit. alla nota 1.

Page 27: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

E. BIANCHI : L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA CLOACA MAXIMA26

al Quirinale (100). Recentemente si è potuto accertare che la direzione di provenienza della Cloaca Massima di età tardo repubblicana, rico-nosciuta come un canale in opera quadrata di blocchi di tufo coperta da una volta in conci radiali dello stesso materiale, corrisponde alla linea di fondovalle tra la pendice dell’Esquilino e quella del Vimina-le, grosso modo coincidente con la moderna via Cavour (101). Non è improbabile che queste strutture abbiano sostituito sullo stesso alli-neamento quelle di un canale arcaico in grado di convogliare tutte le acque dal Viminale, dal Quirinale e dall’Esquilino dopo che que-sti monti furono inclusi da Servio Tullio nelle mura. In questo caso il tratto iniziale del condotto arcaico, che poi si sarebbe trasformato nella Cloaca Massima, potrebbe aver marcato come una dorsale quella lingua di terreno, fatta rientrare da Servio Tullio nella I regione Subu-rana e che penetrava nella II Esquilina. Già Pietro Narducci, al quale si deve la riscoperta della Cloaca Massima a monte del Foro Roma-no aveva affermato « Egli (Tarquinio il Superbo) col dirigere verso il Foro Romano le acque derivanti dai monti sopraindicati (Viminale, Quirinale, Esquilino) con canali diversi costruì a termine dei mede-simi un collettore generale capace di poterle contenere ».

ELISABETTA BIANCHI

(100) G. DE ANGELIS D’OSSAT, La sella fra il Campidoglio ed il Quirinale, in « Capitolium », 21 (1946), pp. 17 e ss.; F. MARRA - C. ROSA, Stratigrafia e assetto geologico dell’area romana, in La geologia di Roma. Il centro storico, in « Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Ita-lia », L, Roma 1995, pp. 49-112.

(101) L. ANTOGNOLI - E. BIANCHI, La Cloaca Maxima, cit. alla nota 1, pp. 101-102.

Page 28: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

TAVOLA I

Fig. 1. Sezione ricostruttiva trasversale del Foro con il livelli del primo e del secondo pavimento

(da FILIPPI 2004)

Fig. 2. L’area centrale del Foro con il segmento di canale di drenaggio di età regia (n. 16)

(da BAUER 1989, partic.)

Page 29: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

TAVOLA II

Fig. 1. Il canale orientale del sistema di drenaggio di età regia (porzione inferiore delle murature visibili)

(Foto Bianchi-Antognoli)

Fig. 2. Canale orientale. Particolare dei filari di blocchi di cappellaccio (Foto Bianchi-Antognoli)

Page 30: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

TAVOLA III

Fig. 1. Ipotesi ricostruttiva del canale di drenaggio dei Tarquini

(E. Bianchi. Elab. F. Pajno)

Fig. 2. Il restauro e l’unificazione del canale realizzati in occasione della costruzione della Basilica Giulia (Fig. 2, n. 17)

(Foto Bianchi-Antognoli)

Page 31: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

TAVOLA IV

Fig. 1. a. Cerveteri. Tomba Regolini Galassi; b. Cortona. II Melone del Sodo. Esempi di copertura a “falsa volta”

Fig. 2. Cuma. La copertura a doppia file di lastre del collettore rinvenuto sotto le mura di fortificazione

(da D’AGOSTINO 1996)

Page 32: FORO ROMANO L’INTERVENTO DEI TARQUINI PRIMA DELLA … · foro romano l’intervento dei tarquini prima della cloaca maxima estratto da: studi romani anno lviii, nn. 1-4 - gennaio-dicembre

Finito di stampare il 30 ottobre 2012