foreste · 2011-12-20 · erbe, cespugli, spine di ... suoi fiori ed i frutti. i funghi, i batteri...

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Foreste ticino N o 14, ottobre 2007

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Foreste

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2 EDITORIALE

Il bosco

Alberto Spinelli, presidente di

Pro Natura Ticino

(foto: Pro Natura Ticino / Andrea Persico)

Un tappeto di foglie secche copre la ter-ra sotto i miei passi. Chiome maestosedi alberi antichi nascondono il cielo e laluce. E sotto nulla sembra crescere. Unbosco di faggio che mi ricorda i grandicastagneti che, ancor negli anni 50 e 60,con le loro castagne nutrivano uomini emaiali, fornivano la lettiera alle muc-che e in autunno qualche fungo cre-sciuto qua e là dava gusto alla polenta.Ordine. Sotto i passi il suolo cambia,foglie di forme e taglie ben diverse sostituiscono lentamente il tappetouniforme e quasi monotono di piccolefoglie di faggio. Dalla chioma degli al-beri irta di buchi la luce penetra a rag-gi, irregolare, inquieta. I piedi si muo-vono a fatica. Erbe, cespugli, spine dirovi si intrecciano, frenano quasi a re-spingere chi tenta di entrare. Castagnivecchi di antichi anni svettano versol’ultima luce, tenuti in piedi dal troncomassiccio, senza foglie, senza verde.Presto cadranno spinti dal vento e dalla

neve per raggiungere altri tronchi giàfioriti di funghi che lentamente li pene-trano, li mangiano e li fanno tornare alla terra. Ed il ciclo ricomincia. Ma nonsono più i castagni a crescere. L’agri-foglio, in gioventù a noi noto come ce-spuglio protetto, quasi una rarità, ora,vero albero, svetta verso l’alto con lasua chioma di foglie sempre verdi. Iltasso, anche lui sempre verde, marcapresenza, quasi invadente. Non è più lafaggeta di oggi, non è più il castagnetodi ieri, ordinati e puliti dalla natura (lafaggeta) e dall’ uomo (il castagneto). Ilcaos, il disordine, sento dire. No, noncaos ma cosmos, ordine, e come l’ordi-ne delle stelle sfugge ai nostri occhi. Ilseme germoglia e cresce, l’albero con isuoi fiori ed i frutti. I funghi, i batteri egli insetti, gli uccelli e i mammiferi. El’albero muore e torna terra che faràgermogliare il seme. Cosmo, ordineperfetto. Il bosco.

Alberto Spinelli

ImpressumBollettino trimestrale della SezioneTicino di Pro Natura. Viene allegatoalla Rivista nazionale di Pro Natura.

Editrice:Pro Natura Ticino

Segreteria:Vl. Stazione 10, c.p. 2317,6500 BellinzonaTel.: 091 835 57 67Fax: 091 835 57 66E-mail: [email protected]: 65-787107-0Internet: www.pronatura.ch/ti

Commissione redazionale:Alberto Spinelli, Fiorenzo Dadò,Andrea Persico, Luca Vetterli,Nicola Schoenenberger.

Redattore responsabile:Luca Vetterli

Produzione e stampa:Vogt-Schild Druck AG, Derendingen

Tiratura:2300

Foto di copertina:Boschi diversificati: a solatio laquercia, a bacío, sullo sfondo, l’abetebianco della Riserva forestale del-l’Onsernone (foto: Pro Natura Ticino /Andrea Persico)

Indice Foresta – specchio dell’anima 3Riserve forestali per il Ticino 6Foreste in perenne mutamento 8Volevamo legna ma sono venute strade 11Mettiamo il naso nel bosco 12Attività e proposte del gruppo giovani 14

NATURA INTERIORE 3

Foresta specchio dell’animaNel mezzo del cammin di nostra vitami ritrovai per una selva oscuraché la diritta via era smarrita

Ah quanto a dir qual era è cosa duraesta selva selvaggia e aspra e forteche nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;ma per trattar del ben ch’io vi trovaidirò dell’altre cose ch’i’ v’ho scorte.

(La Divina Commedia, Inferno, Canto primo, 1–9).

Dante si addentra nella foresta oscura (fonte: La Divina Commedia illustrata da Gustavo Doré,

Milano, Casa Editrice Sonzogno, 1880)

4 NATURA INTERIORE

Alla scoperta della nostra giungla interioreLa foresta in cui si ritrova Dante, è luogo di eventi e trasformazioni straordinari,magici, come noi li incontriamo universalmente nelle fiabe, nei miti, nelle poesie enei sogni. Stupenda metafora per esprimere la nostra realtà interiore, psichica, la fo-resta dantesca è talvolta più imperiosa della giungla più impenetrabile che cono-sciamo nel mondo fisico. È terreno d’iniziazione, luogo dove s’incontrano l’io co-sciente, lungo il proprio cammino personale, e l’inconscio, ossia il substrato psi-chico comune a tutta l’umanità, dotato di vita propria. Dove s’incontrano il nostroio e la nostra natura profonda, l’anima, il sacro, l’ignoto, il selvaggio.

Alla ricerca del tesoro nelle profondità della nostra naturaPartire deliberatamente alla scoperta di sé stessi, o trovarsi imbrigliati nella rama-glia della propria natura interiore, vien spesso vissuto come un’odissea attraversouna foresta ostile, se non divoratrice, piena di tranelli e bestie feroci. Tuttavia a di-pendenza del coraggio, l’apertura, la conoscenza e l’accompagnamento con cui ciincamminiamo, questa foresta simbolica può rivelarsi fonte durevole di tesori, nu-trimento, protezione, energia, pace e illuminazione. Ancor più, essa custodisce il te-soro supremo, tanto caro alle fiabe, da scoprire, conquistare o liberare attraversomille peripezie: un albero o animale, re della foresta, un castello, una sorgente. Tut-te immagini per circoscrivere il centro organizzatore della psiche oggettiva, fontezampillante di saggezza, conoscenza e radicamento, così difficile da scoprire.

L’albero, modello di crescita tra terra e cieloIl significato simbolico della foresta è strettamente connesso a quello dell’albero(vedi albero di Natale; albero della vita, del mondo, della conoscenza, dei filoso-fi). Dalla nascita alla morte, l’albero non cessa di crescere e rigenerarsi sospin-gendo rami e foglie verso il cielo e affondando le radici nel suolo. Simboleggian-do il rapporto tra terra e cielo, mondo visibile e invisibile e tra ogni forma di op-posti, esso è il modello di tutta la potenzialità umana: un tempo si soleva piantare

Perduti nel bosco: nella fiaba di Grimm

«Hansel e Grethel» la carenza di risorse

spinge i genitori ad abbandonare i figli nella

foresta che dopo parecchie peripezie tornano

però a casa, le tasche cariche di pietre

preziose.

Il motivo di fondo è lo stesso della Divina

Commedia, ridotto tuttavia alla sua espressio-

ne simbolica più elementare: si tratta del

viaggio interiore verso la nostra natura più

profonda, archetipica, che ci permette ad

esempio di risolvere un problema, che la

nostra coscienza da sola non saprebbe

abbordare, e in questo modo di arricchirci e

rinnovarci. Un tale viaggio nella foresta

solleva immancabilmente il problema del bene

e del male ed esige molto discernimento e

un’attitudine etica corretta affinché volga al

bene. Contrariamente alla maggior parte degli

eroi delle fiabe, Dante intraprende il suo

viaggio per scelta consapevole (illustrazione

tratta da «Hänsel und Gretel» di Lilly Gross-

Anderegg, Basilea, Zbinden, 2a ed. 1976;

fiaba vedi:

http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/

hansel_e_grethel).

NATURA INTERIORE 5

un albero alla nascita di un bambino. Albero quale simbolo dell’essere umano edella sua crescita spirituale, saldamente radicato nella realtà materiale e quindi in-serito nel cosmo.

La riserva forestale: un bosco sacro moderno?Tutti i popoli premoderni dei territori boschivi hanno curato foreste sacre quali luo-ghi privilegiati in cui le divinità, gli spiriti e gli avi risiedono e si esprimono o ad-dirittura dialogano con gli umani. Spesso vi si seppellivano i defunti. Queste fore-ste erano precluse all’uso profano e illustravano la distinzione decisiva tra l’al diqua e l’al di là, tra la dimensione profana e sacra, cosciente e incosciente, concretae simbolica; dimensioni i cui rapporti venivano celebrati con grande cura. Di que-ste foreste le riserve d’oggi sono la versione moderna, anche se raramente ne vie-ne tematizzato l’eminente valore simbolico.

Addomesticare la selva: interiore o esteriore?Questa nostra foresta interiore chiede di farsi esplorare, coltivare e pulire e ci offrele sue prede: chiede cioè che le proprie risorse e creature vengano integrate nellacoscienza, quantunque possa, talvolta, anche resistere a questo processo. Contra-riamente alla foresta fisica, essa pare inesauribile e il suo centro si lascia raggiun-gere solo di rado. È ovvio che laddove l’esigenza naturale di coltivare la dimensio-ne interiore e di cercarne i tesori non è sufficientemente vissuta, essa tenderà adesprimersi in modo illegittimo in uno sfruttamento esagerato della foresta esterio-re, fino alla sua scomparsa.

Brigitte Egger

Avendo gustato il frutto dell’albero della

conoscenza, Adamo ed Eva realizzano che

sono nudi e verranno cacciati dal Paradiso.

In questo mosaico della cupola della Genesi

della Basilica di San Marco a Venezia tutto il

cerchio esterno è dedicato al dramma nel

Paradiso rappresentato come una foresta.

Simbolicamente uscire dalla foresta può

significare divenire coscienti, un processo che

arricchisce e al contempo arreca sofferenza:

ci rende consapevoli di essere vulnerabili,

limitati, mortali e carichi di nostalgia della

foresta-paradiso delle origini. Ciò ci spinge a

volervi tornare. Così in tante culture, come

quella celtica, un boschetto sacro fungeva da

tempio. Entrare nel tempio significa tornare

volontariamente in questa sacra foresta per

rinnovarsi (illustrazione tratta da San Marco,

Geschichte, Kunst und Kultur, Monaco,

Hirmer, 2001).

Scoprire le foreste dell’immaginario Quanto più un’espressione cultura-le tocca gli strati profondi della psi-che tanto più essa è comune a tuttal’umanità – e tanto più esprime nellinguaggio universale, quello sim-bolico, una realtà essenziale del-l’anima. Le fiabe sono una delleespressioni più elementari dellasaggezza. Per farsi un’idea dell’im-magine della foresta che ha presoforma nella nostra psiche ci si puòquindi mettere all’ascolto di tuttequeste espressioni: di fiabe, riti re-ligiosi come pure di opere simboli-che più elaborate, come la DivinaCommedia, e altro ancora. Le gene-razioni passate fruivano d’una com-prensione simbolica molto più istin-tiva della nostra; oggi dobbiamo fare un notevole sforzo consapevoleper accedervi. Ogni generazione èportata a tradurre le verità profon-de in un linguaggio comprensibile e vivificante per la propria epoca.Esplorare la natura interiore è untentativo in questa direzione.

6 PROTEZIONE ATTIVA

Riserve forestaliper il Ticino

Il legno morto – luogo di nidificazione e

nutrimento per numerosi insetti minacciati –

valorizza le riserve forestali

(foto: Pietro Stanga, Sezione forestale cantonale)

L’uomo e la foresta – rapporto in continua evoluzioneCome altrove anche alle nostre latitu-dini la storia dell’uomo è intimamenteconnessa a quella della foresta. Quan-do alla fine dell’ultima glaciazione ilverde riprese piede, l’uomo, già pre-sente, cominciò a sostituire i boschicon pascoli e insediamenti di ogni ge-nere. «Dove vigeva la legge delle selve(...) l’uomo ha introdotto un modelloorganizzativo che gli ha permesso nonsolo di difendersi dalle avversità natu-rali, ma anche di porre le fondamentadella civiltà, qualcosa che lo ha inequi-vocabilmente distinto dagli altri esseriche vivono con lui nell’ambiente sel-vatico» (1).

Importanza delle riserve forestali nel contesto ticineseNegli ultimi decenni l’allentamentodella gestione ha favorito forti dina-miche evolutive che tendono a ripor-tare gli ambienti forestali verso con-dizioni più vicine a quelle naturali (2).Ciononostante nella sua composi-zione e struttura il bosco ticinese mo-stra ancora chiaramente le influenzedi una gestione che per secoli si è sta-ta oltremodo intensa. I dati dell’ulti-mo Inventario forestale nazionale (3)parlano chiaro: il 50% dei boschi delSud delle Alpi ha meno di 80 anni, eva quindi considerato giovane rispettoal ciclo di vita di molte specie arbo-ree.Da questa semplice constatazione bensi comprende l’importanza di poter ga-rantire che sul medio/ lungo periodouna parte del vasto manto forestale chericopre il nostro Cantone possa evolve-re conformemente al dinamismo natu-rale spontaneo.

Concetto cantonaleper le riserve forestaliNel 2001 il Consiglio di Stato ha appro-vato il Concetto cantonale per la crea-zione di riserve forestali (4; «Concetto»)che prevede due tipi di aree protette:– la riserva forestale: area nella quale il

proprietario del bosco s’impegna arinunciare a qualsiasi utilizzazionelegnosa per un periodo di almeno 50 anni e che ha quale obiettivo pri-mario la salvaguardia del dinamismonaturale del bosco;

– la zona di protezione del paesaggio inbosco: area che ha quale obiettivo lasalvaguardia di particolari forme digestione forestale quali ad esempio laselva castanile o il pascolo alberato.

Il Concetto prevede di istituire riserveforestali sul 18% dell’area forestalecantonale (25 mila ettari) e soddisfa così anche il Concetto federale sulle ri-serve forestali che indica il Ticino qua-le cantone privilegiato per l’istituzionedi aree protette di grandi dimensioni.Pure nel 2001 il Consiglio di Stato haistituito il Gruppo cantonale riserve fo-restali. Vi fanno parte, oltre alla Sezio-ne forestale, gli altri servizi cantonaliinteressati alla tematica come pure ProNatura e il WWF.

Stato dei lavori e prospettiveA 6 anni dall’approvazione del concet-to, in Ticino si contano 8 riserve fore-stali su 2200 ettari di bosco; altri 4000ettari di riserva sono attualmente in fase di studio a diversi livelli (vedi ta-bella). Nell’ambito della nuova pere-quazione finanziaria la Confederazio-ne ha confermato, malgrado le ristret-tezze finanziarie, il proprio impegnoper l’istituzione delle riserve. L’appog-gio del Cantone e della Confederazione

Nel nostro Cantone estese foreste sono libere da qualsivoglia infra-struttura, altre sono rare o uniche a livello nazionale in quanto a ca-ratteristiche ecologiche e biologiche: presupposti ideali per la crea-zione di riserve. Un gruppo di lavoro cantonale, istituito dal Consigliodi Stato, ne sta ora curando l’attuazione. Lo presiede l’ingegnere fo-restale Pietro Stanga cui diamo la parola.

PROTEZIONE ATTIVA 7

e l’interesse manifestato finora dai pro-prietari, dovrebbe quindi favorire ilprocesso di creazione di un reticolo divaste aree protette all’interno del boscoticinese. Questo a beneficio sia delladiversità biologica delle nostre foreste,che a vantaggio dell’uomo e delle suemolteplici esigenze.Il mio augurio è che le riserve forestalici aiutino a percepire che «stiamo attra-versando un minuscolo frammento diuna storia sterminata, anche se non ab-bastanza da non conservare occultate,da qualche parte, le radici degli uomi-ni. Che non sono molto lontane daquelle degli alberi» (1: pag. 162).

Ing. Pietro Stanga

Fonti1. Paci, M., 2002: L’uomo e la foresta.Meltemi editore, Roma. 166 pp.2. Stanga, P., 1997: Analisi delle dina-miche evolutive nell’areale castaniledel Sud delle Alpi Svizzere con l’ausiliodella teledetezione. Politecnico fede-rale di Zurigo.3. Brassel, P., Brändli, U. B., 1999: In-ventario forestale nazionale: risultatidel secondo inventario. UFAFP e WSL,Edizioni Haupt, Stoccarda, Vienna,444 pp.4. Sezione forestale, 2000: Concettoper la creazione di riserve forestali nelCantone Ticino. 36 pp., allegati.

Ubicazione delle riserve forestali ticinesi (lista

e numerazione, vedi riquadro; elaborazione

Pietro Stanga, Sezione forestale cantonale)

Riserve forestalirealizzate in Ticino1. Arena, Vergeletto (istituzione

1992, estensione: 177 ha)2. Parco Maia, Losone (1998,

100 ha)3. Onsernone (2004, 781 ha)4. Valle di Cresciano (2004, 637 ha)5. Selvasecca, Olivone (2005,

76 ha)6. Forcaridra, Cavagnago (2005,

7,6 ha)7. Valle della Motta (2005, 34 ha)8. Palagnedra (2007, 387 ha)

Riserve forestaliallo studioBosco Sacro di Mergugno (Brissago),Devré (Valle Caneggio, Isone),Valle di Osogna,Val Marcri (Bodio, Personico e Pollegio),Cantine di Gandria (Lugano),Valle di Lodano,Valle Osola (Brione Verzasca).

Riserva forestale dell’Onsernone, attualmente

la più estesa del Cantone; giovani abeti

bianchi in primo piano

(foto: Pietro Stanga, Sezione forestale cantonale)

8 SPECIALE FORESTE

Basta alzare gli occhi distrattamenteed eccole, comunque presenti, rassi-curanti nel loro richiamarci alla terra,alla natura, alle nostre stesse origini.Foreste. Dalle nostre parti è difficilenon vederne neanche uno spicchio,lassù o laggiù, muovendo lo sguardoanche dalle strade più trafficate, daiquartieri più densamente abitati diqualche città. Sembrano esserci dasempre, risulta addirittura inimmagi-nabile che proprio là, su quel pendio,su quella piana, su quel fazzoletto di fondovalle non ci sia almeno un po’ della loro variegata ricchezza.Paiono immutabili, secolari nel lorociclico pulsare stagionale, perenne-mente simili a loro stesse. Risultaquasi normale, banale che la loro ar-chitettura a più piani debba per forzastare lì.

Labile perseveranzaEppure no, eppure cambiano, eppuresi muovono, come potremmo direstrizzando l’occhio a Galileo. Cambiaanzitutto la loro estensione. Ce ne accorgiamo quando bruscamentescompaiono da una fetta di terra, ab-battute per far posto ad altro, o quan-do sono colpite da fenomeni eccezio-nali, come una tempesta o un incen-dio. È più difficile vederle avanzare;lo notiamo guardando vecchie foto-grafie, oppure tornando in un luogo adistanza di anni. In effetti è soprattut-to una questione di anni, di genera-zioni, ed è per questo che ne prendia-mo più difficilmente atto. In Svizzeraè quello che sta avvenendo. Da moltisecoli, neppure nel famigerato Me-dioevo, che nell’immaginario popola-re risulta oscuro e immancabilmentesilvestre, le foreste hanno ricopertoun’area grande come quella odierna.Intendiamoci, accade anche in altristati europei, sintomo che oltre ad una presa di coscienza del loro ruoloessenziale e ad una migliore protezio-ne e gestione, c’è dell’altro, c’è qual-cosa di più profondamente ancorato ai cambiamenti della società occiden-tale.

Dall’uso all’abbandonoUn tempo, anche solo qualche decen-nio fa, la foresta era percepita, fra le al-tre cose, come luogo dal quale ricavareun’infinità di prodotti d’uso quotidia-no: il legno, svariati alimenti, fogliamee altro. L’allevamento estensivo del be-stiame richiedeva spazio per i pascoli,immancabilmente sottratto ai boschi.Il passaggio ad un’economia industria-le e ad un’agricoltura intensiva ha tra-sformato le abitudini. Il legno è statorimpiazzato da prodotti di sintesi o si èpassati semplicemente ad importarlo acosti stracciati. Così la foresta è statalentamente abbandonata, diventando,per una buona fetta della popolazione,una semplice meta di svago, e sui pa-scoli meno accessibili si sono nuova-mente fatti largo gli alberi.

Foreste in perenne mutame

SPECIALE FORESTE 9

Regresso ed espansioneSe oggi la superficie boschiva aumentanuovamente nelle Alpi (in Ticino rag-giunge oggi il 50%), lo fa soprattutto inquota, dove gli alpeggi sono stati ab-bandonati. La scomparsa di pascoli eprati magri, sopprime tutta una serie dispecie erbacee e animali tipiche di que-sti ambienti, un tempo molto diffuse eora più rare. Nella fascia collinare in-vece le foreste sono in buona parte spa-rite o state spezzettate da strade, terre-ni agricoli o quant’altro, e delimitate inmodo netto. È nei fondovalle, dove ilmoltiplicarsi delle vie di comunicazio-ne e lo sviluppo dell’agricoltura inten-siva si fanno più opprimenti, che la copertura forestale originaria, spessoquella tipica delle zone alluvionali, èstata vieppiù ridimensionata.

tamentoVeneranda anzianitàIl bosco però non cambia soltanto inestensione, allargandosi o restringen-dosi ma muta anche al suo interno. An-zitutto, come ogni altra cosa, invec-chia, soprattutto se non è sottoposto asfruttamento. L’invecchiamento è ac-compagnato generalmente da un au-mento della biomassa, della diversitàstrutturale e della complessità di fun-zionamento dell’ecosistema fino ad ar-rivare ad uno stadio ultimo di equili-brio che viene chiamato climax. Unaforesta vecchia e in equilibrio, anchese probabilmente meno ricca di biodi-versità di un’altra aperta da radure, ab-bonda invece di specie tipiche e allostesso tempo appare più resistente emeno esposta all’insediamento di nuo-ve forme animali e vegetali. Una mi-riade di insetti, detti xilofaghi, si nutredel legno morto nelle foreste più vec-chie; in quelle più giovani, sfruttatedall’uomo, non trovano il loro «pane»quotidiano. Molti di essi sono finitisulla Lista Rossa: minacciati d’estin-zione.

Dal ghiaccio eterno al legnoLa foresta non cambia solo volto col taglio o l’invecchiamento. Nel nostroPaese dopo l’ultima glaciazione si farapidamente largo la betulla (oltre 12mila anni fa) per essere poi soppiantatadal pino (silvestre) e in seguito dal noc-ciolo. Più tardi, a partire dal 7o millen-nio a.C., compare il querceto misto, poil’abete bianco e da ultimo il faggio (cir-ca 5 mila anni fa) a causa dei semi piùpesanti. Attorno a 4500 anni fa la pres-sione sulla natura da parte dell’uomo si fa più importante, la foresta vienebruciata sempre più per creare nuovipascoli, l’abete bianco stenta a rigene-rarsi e declina. Attorno all’anno zero viene introdotto il castagno, che si svi-lupperà moltissimo nel Medioevo. Ne-gli ultimi anni, da noi, osserviamo unritorno degli abeti bianchi assieme apiante che, come l’agrifoglio, eranoquasi scomparse. Le variazioni e parti-colarità locali di quest’evoluzione sonoinfinite.

Sette decenni d’evoluzione del bosco

sul fianco sinistro della Lavizzara

di fronte a Brontallo

(foto: AFMS, Collezione Zinggeler, 1931

e WSL/Krebs, 2004)

10 SPECIALE FORESTE

Immigrazione problematicaOggi siamo confrontati alle nuove spe-cie vegetali, quelle introdotte dopo il1492, dette neofite per distinguerledalle archeofite, arrivate in tempi piùremoti. La loro comparsa non è solo unfenomeno del ventesimo secolo. La na-tura è in continuo mutamento ed evo-luzione. Le aree di distribuzione deidifferenti organismi variano col tempo,sia a causa dei cambiamenti climaticiche dell’evoluzione degli stessi organi-smi spinti alla conquista di nuovi terri-tori o semplicemente favoriti dall’uo-mo. Alle nuove specie che sfruttano lagrande mobilità delle persone e l’au-mento delle temperature, o diffuse di-rettamente dall’uomo per ragioni este-tiche o funzionali, se ne sono aggiuntealtre esotiche. Ce ne parla GabrieleCarraro, titolare di un ufficio di studiambientali. Si tratta, da un lato, princi-palmente di sempreverdi che si sonoinseriti in foreste di caducifoglie, il chepermette loro di eseguire la fotosintesianche d’inverno. Troviamo così il lau-ro e il lauroceraso (già presenti da noiin determinate epoche climatiche), lacanfora e il Cotoneaster nelle sue spe-cie esotiche e la celeberrima palma, as-sociata a Nord delle Alpi al Ticino, maproveniente in realtà dalla Cina (Tra-chycarpus fortunei). Si tratta di piante

provenienti da regioni dal clima mite e piovoso, che si avvicina a quello dell’Insubria e che vanno a creare unaforesta che assomiglia sempre più aquella di paesi come la Georgia, o adalcuni tratti del Portogallo e delle isole Canarie.

Accelerazione impressionanteDall’altro lato, accanto a queste speciespesso messe all’indice con eccessivapuntigliosità, ma che si stanno inseren-do poco a poco nel nostro tessuto fore-stale, e che risultano interessanti pergli studiosi dei cambiamenti climatici,ne abbiamo altre che vengono dettecentometriste, per la velocità del loroavanzare, e che sono fortemente inva-sive. Si sviluppano rapidamente e mol-to spesso non lasciano alcuno spazioalla vegetazione autoctona. I casi piùeclatanti sono quelli della Pueraria lobata (presente sulla lista delle 100piante più invasive della Terra, segna-lata in 20 focolai in Ticino e capace di occupare, con un solo esemplare,addirittura 1 ettaro), del Poligono delGiappone (introdotto inizialmente neigiardini per ragioni ornamentali), maanche della ormai familiarissima ro-binia (introdotta per stabilizzare lescarpate ferroviarie). Queste piante fi-niscono per modificare radicalmentela foresta non soltanto nella sua com-posizione, provocando la scomparsa dispecie vegetali locali e specie animalia loro legate, ma in taluni casi sconvol-gendo anche il suolo stesso, come nelcaso della robinia che lo arricchiscefortemente di azoto. Per frenare la loroavanzata non resta molto spesso che lalotta biologica, non esente però da rischi.E così, a ben guardare, sta forse pro-prio in questo dinamismo, in questocontinuo rinnovarsi, in questo perpe-tuo mutare, che in fin dei conti appar-tiene anche a noi, l’aspetto più rassicu-rante della presenza delle foreste.

Christian Moccia

Poligono del Giappone

(foto: Giuliano Greco, Oikos 2000)

Cocktail esplosivo: il tappeto vegetale della Pueraria copre quel che incontra sul suo cammino;

solo l’Ailanthus, altra pianta invasiva dalla crescita ultrarapida, riesce a tenerle testa (pendio

meridionale del Monte di Caslano; foto: Sebastiano Pron)

SPECIALE FORESTE 11

Volevamo legnama sono venute stradeSe in passato la disponibilità dilegname fu lungamente decisi-va per la sopravvivenza dellagente, negli ultimi decenni ilsuo sfruttamento in Ticino è andato declinando. Da poco ri-scoperto, esso torna ora d’at-tualità in un delicato rapportod’equilibrio tra imprenditorialitàe sostegno pubblico sul qualePro Natura ha non poco da ec-cepire.

Secondo i rilievi dell’Inventario fore-stale nazionale, il volume di legno delbosco ticinese è di 23 milioni di metricubi e cresce annualmente di oltre mez-zo milione di metri cubi. Poco più di undecimo di quest’interesse è utilizzato, ilresto concorre ad aumentare il capitalee le utilizzazioni future. In seguito allo sfruttamento estremonell’Ottocento i nostri boschi sono re-lativamente giovani e il quantitativo dilegname è basso rispetto alla media na-zionale (esso cresce con l’età del bo-sco). Del legname attualmente estratto,gran parte è destinato alla produzionedi calore, poco invece alla costruzione,pochissimo all’ebanisteria. Da alcunianni si assiste alla ripresa della produ-

zione, in particolare grazie alla promo-zione del riscaldamento di edifici pub-blici col cippato indigeno (scaglie di legna) da parte dello Stato.

Questione di misura Finora indispensabile, questa promo-zione compensa l’elevato costo di produzione della legna dovuto alle con-dizioni topografiche sfavorevoli in Ti-cino. In futuro dovrebbe divenire su-perfluo grazie al benefico aumento delprezzo del petrolio.I boschi svizzeri sono percorsi da unafitta rete di strade. Per ogni ettaro (cir-ca un campo di calcio), se ne contano inmedia ben 26 metri, in Ticino 8. LaConfederazione sussidia le strade fore-stali in modo restrittivo sulla scortad’una comprovata necessità, il Cantoneinvece è molto più generoso e ora in-tende aumentare massicciamente laproduzione del legno, promovendo inparticolare nuove opere d’allacciamen-to forestale.Pro Natura reputa che:– gli obiettivi di aumento della produ-

zione (al 250% in 10 anni!) sianoesagerati e irraggiungibili anche incaso di una promozione forzata dellestrutture d’esbosco poiché la limita-zione attuale della produzione risultaprincipalmente legata allo smercio enon alla produzione;

– le strade forestali nuove siano da evi-tare fintanto che quelle esistenti nonabbiano esaurito il potenziale pro-duttivo che possono realizzare;

– si debba comunque evitare il taglioraso;

– vada tematizzato l’uso del legno an-che per la produzione di elettricità (inpiccoli impianti con completo recu-pero del calore);

– vada tematizzato il problema dellepolveri fini legate alla combustionedel legno.

Luca Vetterli

Contrabbandata quale forestale, la strada per

Selma sopra Intragna è oggi aperta al traffico

e serve principalmente per accedere ai monti

(foto: Pro Natura Ticino)

12 CON GLI ALTRI

Mettiamo il nasonel boscoPro Natura nutre un vivo interesse per il bosco e i suoi valori. Riser-ve forestali? Le promoviamo attivamente. Utilizzazione del legno? La desideriamo rispettosa della biodiversità. Nuove infrastrutture inbosco? Non esitiamo a combatterle se le riteniamo inutili o dannose.In futuro vorremmo lanciare progetti innovativi con il settore fore-stale. Ad esempio per salvare la Baccante, una farfalla minacciatache vive lungo i margini boschivi.

Se facciamo astrazione dei prati alpinid’alta quota, i boschi appartengono oggi agli ambienti più vicini a quellinaturali. Non che le differenze sianopiccole, ma molti boschi sono oggi la-sciati ad uno sviluppo spontaneo e siavvicinano così lentamente a condizio-ni più naturali. Rispetto ad un tempo citroviamo quindi in una condizione pri-vilegiata: manca l’impellenza di sfrut-tare il bosco fino in fondo per soprav-vivere; anzi possiamo permetterci le riserve forestali e una selvicoltura ri-spettosa della natura e al servizio dellabiodiversità.

Funzione di spazio vitale sorprendentemente poco notaStranamente sulla biodiversità in boscosi sa ancora poco. Perfino il progetto di

Piano forestale cantonale, strumentoche intende inquadrare la politica fore-stale dei prossimi anni, tratta questosettore da Cenerentola e gli prospetta, a dispetto della sua importanza, il 3%soltanto delle risorse del settore. Pren-dendo posizione sul Piano, in consulta-zione la primavera scorsa, Pro Naturaha chiesto al Cantone di elaborare unavisione d’insieme delle specie priorita-rie e della Lista Rossa che vivono in bo-sco e di definire le aree forestali priori-tarie per la biodiversità. Tale lavoro appare indispensabile perché i boschiprioritari per ognuna delle altre funzio-ni (protezione dell’uomo e dei suoi beni, produzione di legno, svago) sonostati tutti delimitati. Ciò significa chenelle rispettive aree, comprensive digran parte delle foreste cantonali, que-ste altre funzioni prevarrebbero sullaconservazione della biodiversità. Nonper scelta ma perché i boschi importan-ti per la biodiversità non sono ancorastati delimitati.

Sostegno per le riserve forestaliPro Natura opera da tempo a favoredelle riserve forestali (esempio: Onser-none) e partecipa da diversi anni algruppo di lavoro cantonale sulle riser-ve (vedi pagina 6). In questo settorePro Natura chiede al Cantone di assu-mere un ruolo più attivo a tutela delleformazioni forestali particolarmentepregiate e rare, chiamate in seguito alla loro scarsa estensione «minorita-rie». Le riserve istituite finora (riqua-dro pagina 7) non sono allacciate astrade e risultano economicamente in-teressanti per i proprietari grazie ai ri-sarcimenti pubblici (il loro sfruttamen-to sarebbe deficitario). Quest’attratti-

Riserva forestale del Parco Maia sopra Losone

(foto: Pietro Stanga, Sezione forestale cantonale)

CON GLI ALTRI 13

vità economica delle riserve, propor-zionale all’area protetta (con l’aggiun-ta di un bonus per le maggiori) viene acadere per le formazioni minoritarieper cui purtroppo le iniziative per pro-teggerle scarseggiano.

Produzione: sì con misuraAttualmente solo una piccola partedella crescita del bosco ticinese vienesfruttata ma la Sezione forestale inten-de forzare enormemente la produzione(vedi pagina 11). Pro Natura ritieneche la produzione possa essere aumen-tata ma con misura, evitando il taglioraso e nuove strade forestali (vedi pa-gina 11).

Svago: prioritario vicino ai centriIl progetto di piano forestale cantonaleattribuisce vaste aree forestali, priorita-riamente allo svago, in particolare nelSottoceneri (ben 84 chilometri quadra-ti!). Spazio eccessivo secondo Pro Na-tura che ritiene comunque che nel bo-sco vada favorito uno svago rispettoso(in particolare della sua funzione natu-ralistica) e che faccia a meno di struttu-re tecniche. Va da sé che lo svago mo-torizzato fa a pugni con la foresta cheinvece si sposa a perfezione con laquiete e la tranquillità.

Infrastrutture: spesso inutiliPer la costruzione di strade la Sezioneforestale spende e spande risorse pub-bliche con grande autonomia e scarsocontrollo esterno. Non esiste un pianocantonale delle priorità e le strade vengono spesso promosse di caso incaso senza generalmente nemmenomostrare come si vuole gestire il boscoe perché la gestione desiderata richie-derebbe una strada. L’interesse per lestrade «forestali» nasce spesso dai pro-prietari che vedono nei sussidi fore-stali e nella generosa accondiscenden-za della Sezione forestale ad elargirli,l’occasione di farsi finanziare conmezzi pubblici l’accesso privato aimonti. Pro Natura richiede che il Cantone sidoti di un piano prioritario delle stradeche intende costruire; e che giustifichiogni strada con un piano di gestione fo-restale.

Musica del futuro: la Baccante Pro Natura ha svolto uno studio sulquale torneremo in modo più ap-profondito in futuro che concerne laBaccante, una farfalla che necessita dimargini boschivi e boschi luminosi co-me ve n’erano in passato quale risulta-to delle utilizzazioni tradizionali delbosco. Essa è oggi fortemente minac-ciata e può essere salvata con una par-ticolare gestione forestale che Pro Na-tura intende proporre in Ticino sullafalsariga dell’esperienza che il settoreforestale sta raccogliendo nel CantonGrigioni.

Luca Vetterli

Per saperne di piùSezione forestale cantonale: Progettodi Piano forestale cantonale.(www.ti.ch/dt/da/sf/temi/piano_forestale_cantonale/).Pro Natura e Ficedula: Osservazionisul piano forestale cantonale(www.pronatura.ch/ti/documenti/PP-piano-forestale.pdf)

Ontaneto a Someo in Vallemaggia: i boschi

golenali sono tra i più preziosi per la conser-

vazione della biodiversità

(foto: Pro Natura Ticino / Andrea Persico)

14 ZERO-SEDICI

Attività giovaniliEscursione alpinaUna giornata senza stress, passeggian-do in alta montagna alla scoperta degliincantati angoli delle Alpi ticinesi. Conun po’ di fortuna potremo vedere ca-mosci, marmotte, aquile e forse anchestambecchi!Luogo: attraversata Lucomagno – Pio-ra o Lucomagno – Campo Blenio.

Data: sabato 6 ottobre.Partecipanti: dai 10 ai 15 anni, massi-mo 25 partecipanti.Equipaggiamento: scarpe da monta-gna, abiti caldi e per la pioggia (siamoin montagna e il clima fa quello chevuole!) e un buon picnic.Prezzo: Fr. 10.–

Conserva l’autunno

L’autunno! Una stagione straordinaria.La natura si prepara al riposo invernalee offre molti dei suoi frutti a chi sa rac-coglierli.Durante questa giornata impareremo aconservare questi sapori per gustarlianche durante la stagione fredda.Un’occasione da non mancare sia per igolosi che per gli amanti della cucina.Data: sabato 10 novembre.Luogo: Aula sull’acqua di Muzzano.Partecipanti: dai 6 a 12 anni, massimo20 partecipanti.Equipaggiamento: scarpe comode(usciremo anche all’aperto), abiti ade-guati al clima della giornata e un buonpicnic.Prezzo: Fr. 10.–

Un regalo alla torbiera

Le torbiere, minacciate e rare nelle nostre regioni, sono spesso esposte all’avanzamento del bosco che le invadee le fa scomparire.Per aiutare la torbiera della Bedrina, inparte proprietà di Pro Natura, andremosul posto a liberare alcune zone di pra-ti vicini alla torbiera. Gli abeti rossi cheverranno tagliati saranno regalati comealberelli di Natale ai partecipanti.Data: sabato 8 dicembre.Luogo: Torbiera della Bedrina, Dalpe.Partecipanti: dai 10 ai 16 anni, massi-mo 10 partecipanti.Equipaggiamento: abiti caldi, guanti e berretto, K-way, scarpe comode e pic-nic!Prezzo: Fr. 10.–

ZERO-SEDICI 15

Iscrizione alle attività■■■■ Sabato 6 ottobre 2007 – Escursione alpina *■■■■ Sabato 10 novembre 2007 – Conserva l’autunno *■■■■ Sabato 8 dicembre 2007 – Un regalo alla torbiera *■■■■ Sabato 15 dicembre 2007 – Pastrugnamo pastrugnando *

* Ritrovo e rientro possibile a:

■■■■ Bellinzona ■■■■ Biasca ■■■■ Locarno ■■■■ Lugano

( ■■■■ altra località su richiesta ma senza monitore ______________________)

Nome: Cognome:

Figlia/o di: Nata/o il:

Via: NAP e luogo:

Telefono: E-mail:

Allergie, malattie, osservazioni:

Membro di Pro Natura: ■■■■ Conferma per e-mail? ■■■■

Data: Firma di un genitore:

Come partecipare?Visitate il nostro sito: www.pronatura.ch/ti/giovani dove potete iscrivervi onlineoppure rispedite il tagliando a: Pro Natura Giovani, CP 2317, 6501 Bellinzonapossibilmente tre settimane prima dell’attività.Attenzione: l’assicurazione è a carico dei partecipanti.

Agli iscritti sarà data conferma e verranno fornite indicazioni dettagliate suiluoghi di ritrovo, gli orari e il materiale da prendere.

PastrugnamopastrugnandoLa natura ci offre infinite possibilitàper dar corso alla nostra fantasia creati-va. Una giornata per chi desidera crea-re delle piccole opere d’arte a partire damateriale raccolto in natura. Dipinti,sculture, mobil, collages... quante cosesi possono fare!Data: sabato 15 dicembre.Luogo: sede di Pro Natura, Viale Sta-zione 10, Bellinzona.Partecipanti: dai 6 a 12 anni, massimo15 partecipanti.Equipaggiamento: scarpe comode(usciremo anche all’aperto), abiti ade-guati al clima della giornata e un buonpicnic.Da portare: portate oggetti naturali davoi raccolti per poter realizzare la vo-stra idea. Usciremo comunque a cer-care oggetti ma in dicembre potrebbeesserci la neve...Prezzo: Fr. 10.–

L’importanza primordiale della foresta nell’immaginario s’esprime esemplarmente nelle fiabe. Il fascino che esse esercitano sui

bambini testimonia quanto ancora sia vivo il loro messaggio.

Un motivo oltremodo ricorrente nelle fiabe è quello del tesoro in fondo al bosco da scoprire attraverso difficili prove, spesso con

l’ausilio di creature magiche come lo sono i nani che traggono le ricchezze dalla montagna, pronti a cederne una parte a chi li incontra

con rispetto. La foresta simbolica illustra così splendidamente la nostra realtà psichica, una fitta vegetazione, sovente inestricabile,

dove il nostro io cosciente incontra la nostra natura più profonda. Facilmente ci si può smarrire, come illustrano tante fiabe; o si può

decidere deliberatamente, come osò Dante, entrare senza pietà in ogni angolo di questo paesaggio interiore, perfino nei più paurosi.

Dante ne uscì rigenerato, illuminato e ci rende partecipi della sua esperienza.

Andiamo quindi alla scoperta di queste foreste dei nostri sogni per uscirne vivificati!

(Illustrazione di Biancaneve e i sette nani tratta da «Schneewittchen», Gossau e Zurigo, NordSüd, 1983; fiaba vedi: http://www.grimm-

stories.com/it/grimm_fiabe/biancaneve)