figure del socialismo riformista tra lombardia...

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GIOVANNI ARTERO FIGURE DEL SOCIALISMO RIFORMISTA TRA LOMBARDIA E PIEMONTE 1

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  • GIOVANNI ARTERO

    FIGURE DEL SOCIALISMO RIFORMISTATRA LOMBARDIA E PIEMONTE

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  • Stampa: Youcanprint, aprile 2015

    Editing: Loredana Spairani

    Memoriediclasse Buccinasco (MI) [email protected]

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  • La tradizione del socialismo riformista, corrente che occupa nelPartito socialista italiano, dalla fondazione nel 1892 al 1912, un postocentrale che ne fissa i caratteri fondamentali 1 è il filo che lega questipersonaggi2 che appartengono a generazioni diverse. All'accusa di "opportunismo", di "trascurare la propaganda e laformazione della coscienza socialista", di caratterizzarsi solo ininiziative imbevute di spirito utilitario, i riformisti contrappongono

    1 F. Manzotti Il socialismo riformista in Italia, Firenze, 1965; O. Pugliese (a c.) Il riformismo socialista italiano Venezia, 1981-1982 8 volumi; T. Detti Il socialismo riformista in Italia Milano, 1981; A. Riosa (a c.) Il socialismo riformista a Milano agli inizi del secolo / Milano, 1981; Scuola e societa nel socialismo riformista (1891-1926) : Battaglie per l'istruzione popolare e dibattito sulla "questione femminile" Firenze, 1982; P. Favilli Riformismo e sindacalismo : una teoria economica del movimento operaio: tra Turati e Graziadei Milano, 1984; N. Dell'Erba Storiografia e socialismo riformista in Il socialismo riformista tra politica e cultura, Milano, 1990; P. Favilli Marxismo e riformismo nell'Italia del primo '90 in “Alessandro Schiavi : indagine sociale, culture politiche e tradizione socialista nel primo '900”, 1994; G. B. Furiozzi Il partito del lavoro : un progetto laburista nell'Italia giolittiana, 1997; M. Salvitti (a c.), Il socialismo riformista: atti del convegno, 2002; M. Gervasoni (a c.) Riformismo socialista e Italia repubblicana Milano, 2005: P. Mattera Le radici del riformismo sindacale : società di massa e proletariato alle origini della CGdL, 1901-1914, Roma, 2007; F. Colucci (a c.) Nella democrazia con il riformismo socialista : antologia del riformismo socialista 2005 e 20102 Due biografie sono già pubblicate: Dino Rondani “commesso viaggiatore” del socialismo in “Apostoli del socialismo nell’Italia nordoccidentale”, 2009 Fausto Pagliari tracce per una biografia politica, in “L’albero e le fronde”, 2013

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  • esperienze come quella reggiano-emiliana3 e quella genovese4,presentate come un modello, dove i dibattiti ideologici, "ampolle dialchimia politica così cara agli anarcoidi senza oriente", nonintaccavano l'attività di organizzazione e l'incremento costante delleistituzioni di classe, un modello di crescita civile non faziosa oturbolenta a cui si opponevano le teorie velleitarie di "quello scarsosocialismo catastrofico" che trova la sua origine nel "mezzogiorno

    3 Si veda: Prampolini e il socialismo riformista : atti del Convegno di Reggio Emilia, ottobre 1978; F. Casadei Socialisti e social riformisti nell’area mantovano-reggiana “Rassegna di storia” dell’Istituto di storia del movimen-to di liberazione di Modena, nov. 1991; M. Vaini, L'azione politicadi Ivanoe Bonomi nel Mantovano dal 1912 a1 1921, “Movimento operaio e socialista”, apr.-set. 1963; F. Montella Confucio Basaglia e il socialismo riformista modenese, Modena, 2012; F. Achilli, Socialismo riformista e movimento operaio a Piacenza : 1890-1905, Venezia, 1982; L. Gualtieri, Romeo Romei fra democrazia, socialismo riformista ed associazionismo operaio, 19984 M.Degl’Innocenti Alcune considerazioni sulla cooperazione nell’età giolittiana: cultura di lotta e impresa nell’ associazionismo ligure, in L. Borzani “Tra solidarietà e impresa: aspetti del movimento cooperativo in Liguria 1893-1914”Genova, 1993"Nell'abito della svolta liberale...prese corpo un modello riformista socialista ligure che ebbe larga fortuna non solo localmente.....esso trovò ampia sperimentazione in forme di interrelazione tra l'istanza mutualistica, cooperativa e sindacale. Fu dato vita a un sistema riformista che per la sua rilevanza ebbe analogie con il polo riformista reggiano diretto da Camillo Prampolini e di cui massimi rappresentanti furono in sede parlamentare Giuseppe Canepa e Pietro Chiesa, nel movimento associativo Ludovico Calda e Gino Murialdi. Tra il 1903 e il 1904 tale sistema si strutturò organizzativamente dando vita all'Unione regionale ligure fra le associazioni di resistenza, mutualità e cooperazione, formula che anticipò la creazione su scala

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  • feudale..dove non resta che giocare un terno al lotto della rivoluzionee aspettare"5.. Dino Rondani “commesso viaggiatore” del socialismo

    Turati lo descriveva: “Invidiabile tipo, son tre settimane che tienequattro conferenze al giorno ed è fresco come una rosa!”6 uncorrispondente veneziano dell’”Avanti!” scrisse “Nessuno se l’abbia amale, il giovane deputato di Cossato è il più simpatico deiconferenzieri socialisti. Il suo facile eloquio è tutto infiorato diosservazioni argute, di facezie brillantissime”7 e così Morgari neschizzava il ritratto: "sempre giovanissimo, svelto, piccino, con glieleganti baffetti neri, con braccia, gambe e lingua in movimentoperpetuo"8 tanto da consentire di caratterizzarlo come il commesso

    nazionale della cosiddetta Triplice del lavoro, all'indomani della fondazione della CGdL (1906)". Anche M. Bettinotti, “Vent'anni di movimento operaio genovese : Pietro Chiesa, Giuseppe Canepa, Lodovico Calda”, Milano, 1932 5 Ma c'e qui anche un pregiudizio antimeridionale esistendo anche esperienze riformiste nel Mezzogiorno: L. Nieddu Le origini del socialismo riformista in provincia di Sassari; Sassari, 1992; F. Manconi , Angelo Corsi: L'esperienza del socialismo riformista in Sardegna e in Abruzzo “Rivista abruzzese di studi storici dal fascismo alla Resistenza” 1986, n. 3; D. Sacco. Socialismo riformista e Mezzogiorno : questione agraria, istruzione e sviluppo urbano in Basilicata in età giolittiana, Manduria 1987; G. de Gennaro, S. Merli Una scelta storica : Eugenio Laricchiuta e il socialismo riformista in terra di Bari; Bari, 1993; P. Amato, M. D'Angelo Radici del socialismo riformista a Messina, Messina, 1982 6 Democrazia e socialismo nei carteggi di N. Colajanni, Milano, 1959, p.2437 Dalla laguna la conferenza di Dino Rondani "Avanti!", 20.10.19008 O.Morgari, Fiori di maggio, 1905, p.28. Id. L'Europa vista a volo di ...Rondani, "Avanti!", 16.9.1900 "parla come lavora: v'accenna cento cose in un istante sottintendendo metà delle parole. Non ama fermarsi su un argomento più di due minuti, nèstar seduto più di quattro. Parla come lavora e come si diverte:

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  • viaggiatore del socialismo9 Come osservò Rinaldo Rigola, che lo conosceva dal 1895, “non eratemperamento di sedentario e uomo di penna. Ingegno brillantissimo eorganizzatore di prim’ordine, aveva un sano orrore per le dottrine e lepolemiche”10. Gli incarichi ufficiali e direttivi non ebbero per luiparticolare rilevanza: ammirava il grandioso slancio creatore delprogresso industriale e preferiva impegnare il suo estro individuale alcontatto con i protagonisti proletari della nuova civiltà.Intervenne poco nei dibattiti alla Camera e non si preoccupò ditrasferire sul piano ideologico o in scritti di qualche respiro la sua

    con poco ordine ma brillantemente e con intensità. Ha seminatoil suo collegio, il novarese. la Lombardia, l'Italia, l'estero di un numero favoloso di conferenze. Egli è il moto perpetui ed ha il dono dell'ubiquità. Sotto i suoi passi i circoli, le leghe e comitati, le cooperative, i giornali crescono come la gramigna. Con ciò non posa a seminatore mistico...perchè di preferenza semina le barzellette. Parla a saltelli facendo ridere...ha un grande senso della praticità. Disorienta la gente compassata fa crepare le bolle dell'ampollosità e ai retori. E' interessante la sua teoria degli uomini illustri: Evitare i grandi nomi, ci vuole gente media che lavori. Schiacciano tutto...Non è uno stinco di santo. Non posa a martire...Ai nostri occhi è un uomo completo,sano nello spirito e nel corpo, forte di muscoli e nervi, che perciò ha bandito la melanconia e ama vivere in tutte le direzioni sia coi sensi che con la mente e col cuore, beneficiando gli altri senza pregiudizio per sè. Tipo raccomandabile come uomo moderno e felice. [viaggia] sempre in terza classe per due ottime ragioni: che i viaggiatori di primasi mostrano annoiati, stupidi, presuntuosi sotto tutte le latitudini..e anche un po' per economia" 9 G.Manfrin, Rondani Dino: Il commesso viaggiatore del socialismo, "Avanti! della Domenica", 22.12.200210 R.Rigola, Rinaldo Rigola e il movimento operaio , cit.

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  • vasta esperienza umana e sociale.11 Per la sua avversione alle lotte ditendenza e alle polemiche interne, propenso a interpretarle comechiacchiere inconcludenti, non ebbe ruoli di protagonista neiCongressi del PSI, nè si attivò per crearsi un seguito personale. Tuttoquesto spiega, anche se non giustifica, l'oblio di questo pioniere delsocialismo italiano.

    1. Gli inizi dell’attività politica nel movimento socialista milanese Dino Rondani nasce il 20 gennaio 1868 a Sogliano al Rubicone, nellaRomagna culla dei partiti sovversivi, dal repubblicano12 all’anarco-internazionalista, al Partito Socialista Rivoluzionario di AndreaCosta,13 in una famiglia repubblicana benestante. La madre AngelinaBravetta era figlia di Sante, tipografo delle edizioni di Capolago, inSvizzera, che stampavano libri proibiti dalla censure degli statipreunitari, da introdurre clandestinamente in Italia14. Egli restò sempremolto legato alle sue due sorelle e ai suoi genitori, che perse peròprematuramente nel giro di pochi anni: nel 1908 morì sua sorellaEugenia, nel novembre 1913 il padre Eugenio e pochi mesi dopo la sorellaEvelina. Nel 1915 infine morì la madre Angelina15

    11Si ricorda solo l'opuscolo anticlericale "Le massime di S. Ambrogio", del 1897. in risposta ai festeggiamenti per il 15. centenario della morte.12 M. Ridolfi, Il partito della Repubblica: i repubblicani in Romagna e le origini del Pri nell'Italia liberale (1872-1895) Milano, 199013 V. Evangelisti, E. Zucchini Storia del partito socialista rivoluzionario 1881-1893; Bologna, 198114 R. Caddeo, Le Edizioni di Capolago. Storia e critica.storia ecritica : bibliografia ragionata, nuovi studi sulla tipografia elvetica, il Risorgimento italiano e il Canton Ticino : documenti inediti, Milano, 1934; F. Bernasconi Per un catalogo delle edizioni di Capolago - Bellinzona - 198415 "Corriere Biellese", 8.1.1909, Dino Ròndani a Messina; Id. 7.11.1913, Egidio Rondoni è morto, 15.4.1914, Un nuovo lutto dell'on. Rondoni', "Avanti"!, 24.8.1915

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  • Il padre lavorava nell’amministrazione finanziaria del nuovo Stato e questospiega i frequenti spostamenti di sede: nel 1870 si trasferisce aPortomaggiore, poi a Novara dove il giovane Dino frequenta il liceoCarlo Alberto e inizia ad interessarsi alla politica iscrivendosi allarepubblicana Società democratica di Novara.Si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Torino, sul finire dell’800uno dei maggiori centri di diffusione del materialismo evoluzionisticooltre che del “socialismo dei professori“Arriva a vent’anni nel 1888, in seguito al trasferimento del padre, aMilano, negli anni a cavallo tra '800 e '900 il maggior centroeconomico del Paese, le cui industrie attiravano una massa crescentedi manodopera dalle campagne che ingrossava le fila di un proletariatoche si andava organizzando in Leghe di mestiere, Società di mutuosoccorso, Cooperative di consumo e di lavoro, Camere del lavoro. Inquesto periodo si costituiva ad opera di Osvaldo Gnocchi-Viani e diCostantino Lazzari il Fascio operaio, organizzazione a carattereesclusivamente classista, che contese ai radicali la rappresentanzapolitica del mondo del lavoro, assorbendone il Consolato operaio edando vita al Partito Operaio Italiano (1885)16. La fusione con la Legasocialista di Turati, composta da intellettuali di provenienzarepubblicana e "scapigliata", e la fondazione del Partito Socialista subase nazionale a Genova nel 1892 diede all'organizzazione più ampiorespiro ma fu anche l'inizio di una lotta per l’egemonia con alternevicende tra rivoluzionari e riformisti, i quali disponevano della rivista“Critica sociale” cui collaboravano professionisti e studiosi dispessore culturale e morale come Alessandro Schiavi17, Fausto

    16 M.G.Meriggi Il partito operaio italiano : attività rivendicativa, formazione e cultura dei militanti in Lombardia, 1880-1890 Milano - c198517 M. Ridolfi, Alessandro Schiavi: indagine sociale, culture politiche e tradi-zione socialista nel primo '900, Cesena, 1994; Q. Versari, Un riforma-tore: Alessandro Schiavi nella storia delsocialismo italiano, Bologna, 1986; G. Silei Alessandro Schiavi: il socialista riformista Manduria, 2006

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  • Pagliari18, Luigi Montemartini19 di impronta più radical-democraticache marxista. A Milano inizia la sua attività politica20 nel circolo diDario Papa, repubblicano “avanzato” e disponibile allacollaborazione col socialismo, ma nel 1890 incontra Turati e si iscrivealla sua Lega socialista milanese21 e per la sua rivista scrive unarticolo “dottrinario” piuttosto schematico22.Nel 1891 è al centro dellediffidenze degli ambienti del Partito Operaio non ancora superate pergli «avvocati e i dottori»23 e nel 1892 partecipa al congresso costitutivodel partito socialista a Genova rappresentando la “Società bracciantidella provincia di Milano”.Nel 1892 a 24 anni è contemporaneamentesegretario della Lega Cooperative, consigliere del circolo socialista diPorta Genova «Fate largo alla povera gente», redattore della “Lotta diclasse”, organo del partito. Il suo attivismo è dimostrato anche dai giripropagandistici tipici di questa fase pionieristica di primo impianto del

    18 G. Artero F. Pagliari: tracce per una biografia politica, in “L’albero e le fronde” , 2013 e in questo volume. 19 A. Magnani, Luigi Montemartini nella storia del riformismoitaliano Firenze, 1990; La cultura delle riforme in Italia fra Otto e Novecento: i Montemartini: atti del Seminario, Pavia 15 dicembre 1984 - Pavia 198620 D.Rondani Ancora, ancora. Ricordi di propaganda in "La lotta di classe", 14-15.1.189921 G.Cervo, in A. Riosa, Il socialismo riformista a Milano agli inizi del secolo Milano, 1981, pag.35, A. Nascimbene, Il movimento operaio lombardo tra spontaneità e organizzazione :(1860-1890), Milano, 1976 , pag.39422 D.Rondani, Un pane socialista, "Critica sociale", n.15, 1891(è l'unico che pubblica su questa rivista) Pubblica anche "I ferrovieri inglesi e l'organizza-zione" in "Rivista popolare di politica, letteratura e scienze" 1888-89.23 Lettera di Angelo Cabrini all'operaista A. Casati in cui gli chiede se intende escludere il gruppo Rondani (e intellettuali) del futuro partito. In Manacorda, cit., p. 427

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  • partito e di proselitismo: nell’autunno 1892 inaugura due circoli aVoghera24 e tiene conferenze a Treviglio, Novara, Rho, Lodi25.Per una collaborazione al giornale socialista di Firenze “La Difesa”viene denunciato e subisce una condanna a 29 giorni emessa dalpretore di Cecina. Coimputato nel 1895 con 38 socialisti milanesi inun processo che vide 10 assoluzioni e 27 condanne al confino, fucolpito con 5 mesi di confino a Domodossola26 utilizzando questoperiodo per proseguire la sua opera di organizzatore e propagandistadel socialismo, nonostante le ammonizioni delle autorità27 Nel luglio1895 da Domodossola raggiunse i genitori in vacanza ad AdornoMicca dopo aver scontati i sei mesi di confino. Di lì si recò a Biellacon l’intenzione di ispezionare le cooperative della zona iscritte alla“Lega” di cui era segretario, ma subito il suo interesse per il Bielleseandò oltre e quel viaggio fu determinante anche per lo sviluppo delmovimento socialista della zona28

    2. Le origini del movimento operaio e socialista bielleseLa vita del Biellese, caratterizzata sin alle soglie dell’età contem-poranea da una forte influenza dell’istituto comunitario, dall’economia

    24 "La lotta di classe", 8-9 ottobre e 4-5 novembre 189225 ACS, CPC, b. 440526 " La lotta di classe", 5-6.1.189527 "la condotta del Rondani fu scorrrettissima.Appena qui arrivato trovò modo di infiltrarsi presso la parte meno rispettabile della popolazionee stringe intima amicizia con diversi giovani che professano idee esaltate...si diede anima e corpo alla propagazione delle dottrine socialiste riuscendo persino a costituire un circolo socialista di cui fanno parte 30 associati. Dal Presidente del Tribunale venne ammonito a meglio comportarsi e di non dar luogo a nuovi rimarchi, ma tutto risultò inutile" relazione del sottoprefetto di Domodossola 11.4.1895, in ACS CPC, b.440528 R.Rigola, Rinaldo Rigola e il movimento operaio , cit., p. 137-9.

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  • mista di “terra e telaio”,29 da una costante emigrazione verso l’estero,entrò con la prima metà dell’800 nel pieno della rivoluzioneindustriale. Forti di un loro antico potere che l’ordinamento cor-porativo aveva tutelato fino al 1845, i tessitori all’indomani delloStatuto Albertino che proibiva le “coalizioni” avevano ritrovato che leSocietà di Mutuo Soccorso composte su base di mestiere erano laformula con cui ridare istituzionalità al loro forte statuto professionale.Tra il 1864 e il 1865 e poi tra il 1877 e il ‘78 i tessitori scesero insciopero in Valle Mosso, nel Triverese e nella Valle dell’Elvo. Nel1884 diffuse in 42 dei 95 comuni biellesi si contavano 64 SOMS con9789 iscritti (8972 maschi e 817 femmine). Delle più antichesopravvivevano quelle di Biella (fondata nel 1851) di Bioglio (1852),di Cossato (1853), dei cappellai di Sagliano (1853) Nello stessoperiodo 890 circoli vinicoli, frazionali e di fabbrica, e una quarantinadi cooperative di consumo estendevano la loro rete di servizi. Adifferenza di altre zone d’Italia nel biellese30 fin dagli anni ‘60 iconfronti più duri si accendevano sugli aspetti normativi deiregolamenti di fabbrica più che sulle questioni salariali. Per arginaregli scioperi le autorità governative ricorsero ai provvedimentirepressivi, dal confino per una settantina di operai allo stato d’assedionella vallata allo scioglimento della “Società dei tessitori diCrocemosso” che, più volte soppressa e pù volte ricostruita, sfociavanel 1898 nella “Lega di resistenza tra i tessitori della Valle Strona e del

    29 F.Ramella "Terra e telai. Sistemi di parentela e manifattura nel biellese dellOttocento", Torino, 198330 M.Neiretti, G.Vachino "La lana e le pietre: il biellese nell'archeologia industriale", Biella, 1987; "Archeologia e storia industriale nel biellese: archivio e fonti, Biella, 1988; P.Secchia “Capitalismo e classe operaia nel centro laniero d’Italia”, Roma, 1960; “L’altra storia. Sindacato e lotte nel biellese. 1901-1986”, Roma, 1987; R. Gremmo: "La repubblica di Sala Biellese del 1896: dalla rivolta popolare alle lotte di anarchici, socialisti, sindacalisti rivoluzionari e comunisti nei paesi della Serra", Biella, 1996; L.Moranino "Le donne socialiste nel biellese: 1900-1918", Vercelli, 1984; M.Neiretti "Le radici e il fondamento: dall’ opinione pubblica alla forma partito nel biellese di fine Ottocento" "L'impegno", 1993 n.3 = "Democratici e socialisti nel Piemonte di fine Ottocento", Milano, 1995

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  • Ponzone”, che svolse un ruolo di guida31 Negli anni ‘80 si ha unatrasformazione della “società operaia” in “lega di resistenza” prima edin “lega professionale” poi, con il passaggio dall’aggregazioneepisodica delle associazioni locali alla costituzione di organismi stabilisia professionali che territoriali (di vallata), nel comprensorio dei 23comuni biellesi in cui verso fine secolo erano concentrati circa 14.000operai nel sistema di fabbrica. In campo mutualistico sono presenti nelcircondario 47 SOMS di cui 6 nel capoluogo, 2 a Crocemosso, 2 aCossila, 4 a Occhieppo, 2 a Sagliano, 2 a Andorno, 2 a Pollone, ecc.32Dopo la parentesi della repressione di fine secolo, la Camera dellavoro venne fondata nel febbraio 1901, con l'adesione delle leghelocali che si erano collegate con quelle nazionali. Per alcuni mesi sitennero riunioni preparatorie, promotrici le Associazioni dimiglioramento, Unioni pannilana, cotonieri, fonditori, metallurgicilavoratori del libro, che associavano oltre 1200 iscritti. La riunione difondazione della Camera del lavoro ebbe luogo il 4 febbraio 1901 conuna relazione introduttiva di Giulio Casalini33 e conferenza di AngioloCabrini.34 Notevole apporto lo diede Felice Quaglino con l’adesionedella sezione edili forte di 300 iscritti. Alla fine di aprile gli associatierano ormai 2500. Il 2 giugno si celebrò l’inaugurazione ufficiale concorteo e discorso di Quirino Nofri. La domenica successiva si radunòa Biella un congresso delle leghe tessili per dar vita alla Federazionearti tessili35A far da contraltare alla “riformista” CdL biellese, nel giugno 1902 sicostituì la CdL di Cossato ad opera di socialisti rivoluzionari tra cui

    31 P.Ferraris "Sviluppo industriale e lotta di classe nel biellese", Torino, 197232 L. Petrini "Le SOMS biellesi nel secolo scorso 1851-1872", Biella, 199633 I buoni artieri : Parte I Roma 1957 34 F.Fabbri Angiolo Cabrini (1869-1937): dalle lotte proletarie alla cooperazione fascista. In “Cooperazione e società”, 1971, n. 1-2; F. Borrelli Angiolo Cabrini ; relatore E.R. Papa, Università di Torino Facolta di Scienze politiche, A.A. 1985-1986 ; E.Santarelli voce in: Dizionario biografico degli italiani, vol. 15 35 R.Rabaglio, I.Zamprotta “L'azione sociale, culturale e di educazione permanente dell'Università Popolare di Biella”, Biella, 1992,

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  • spiccano i fratelli Mario e Oreste Mombello, con l’adesione dichiaratadi associazioni che rappresentavano 2000 iscritti contro i 2600 biellesisvolgendo un’attività vertenziale modesta a differenza dell’intensapropaganda anti-sistema. Quirino Rosso segretario della CdL di Biellasfruttando le difficoltà organizzative dei rivoluzionari, svolgerà unpaziente lavoro di recupero che culminerà nella unificazione nel 1905.Nel 1904 fu istituito su proposta della CdL e della Federazione ediliziail Segretariato dell’emigrazione36 Dopo la riforma elettorale del 1882 che aveva permesso a una partedella popolazione operaia di prendere parte alle competizioni elettoralila democrazia radicale divenuta protagonista della lotta politicabiellese. I mazziniani favorivano il movimento cooperativo e sibattevano per sganciare le società di mutuo soccorso dalla tutela degliindustriali e dal 1881, per quattro anni, il settimanale “La Sveglia”contribuì alla diffusione di una coscienza nuova tra le classi popolarisoprattutto artigiane37. Il loro scopo era di acquisire attraverso ilcontrollo delle società operaie una solida base elettorale per il loroprogramma di riforme politiche, ed anche le società operaie avevanointeresse a ricercare il loro appoggio, avendo la repressione dellosciopero dei tessitori del 1877 reso evidente che “per non esporsi piùai rischi di una repressione indiscriminata, dovevano battersi per illoro riconoscimento e la loro legittimazione con una campagna diagitazione politica che la sola democrazia radicale aveva allora le armiper svolgere”38. Nelle elezioni del 1882 i democratici biellesi presentarono una listacapeggiata da Agostino Bertani e da Luigi Guelpa39; nessuno dei due

    36 P.Corti "Il segretariato biellese dell'emigrazione. Strutture organizzative,tradizione migratoria, spazi istituzionali" In "Democratici e socialisti nel Pie-monte dell'Ottocento", Milano, 1995. All’epoca ne erano stati istituiti già 13.37 M. Nejrotti, La stampa operaia e socialista 1848-1914, in Storia del mo-vimento operaio del socialismo e delle lotte sociali in Piemonte, Bari, 1975, vol. I, p. 412; R. Rigola, Rinaldo Rigola e il movimento operaio..., cit., p. 73. 38 G.Berta, La formazione del movimento operaio regionale: il caso dei tessili in “Storia del movimento ..”., cit., p. 310.39 Luigi Guelpa (1843-1911) avvocato mazziniano esponente della democra-zia biellese. Candidatesi per la prima volta nel 1882 contro Sella, fu eletto nel

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  • fu eletto ma la contesa convogliò l’attenzione di molti operai che siaffacciavano alla vita politica e che nel 1883 elessero per la primavolta un presidente di estrazione non borghese alla Società generale dimutuo soccorso di Biella40. Nel 1883, promosso dai cappellai, sicelebrò a Biella il primo congresso operaio democratico seguitol’anno successivo dalla costituzione del Consolato Operaio. Nelfebbraio 1884 si tenne un convegno di 34 società operaie che respinseil progetto di legge Berti sulla regolamentazione degli scioperi,secondo la linea del Partito operaio italiano.Nel biellese degli anni ottanta erano presenti associazioni politiche divaria appartenenza ma unificate dalla tematica della questione sociale,mentre l’emigrazione di ritorno diffondeva idee rivoluzionarie e diutopia sociale, rafforzando l’anticlericalismo militante (con battesimi,matrimoni, funerali “proletari”). In quella fase, schematizzando, idirigenti provenivano in prevalenza dall'anarchismo approdando aposizioni più moderate, mentre l'elettorato di estrazione “democratica”si radicalizzava. Negli anni successivi la democrazia radicale condivise la guida delmovimento operaio con il POI, cui aderirono diverse società delbiellese e col socialismo anarchico propagandato da Luigi Galleani. Ilmovimento operaio era in continua crescita, e nelle amministrativedel 1889 per la prima volta fu eletto un operaio nel consigliocomunale a Biella41, mentre in vari comuni vennero eletti sindaci dellademocrazia. Il primo maggio 1890 era stata convocata una grande manifestazionemondiale a sostegno delle otto ore lavorative e anche Biella risposeall’appello con un comizio in cui l’oratore di maggior successo ful’anarchico Pietro Vigliani42 seguace di Galleani.

    1990 e riconfermato nel 1892. Sconfitto tre anni dopo si ritirò dalla politica attiva. 40 P. Secchia, Capitalismo e classe operaia …, cit., Roma, 1960, p. 13941 Il fonditore Camillo Gioggia, allora seguace di Guelpa, ma che all'inizio degli anni '90 aderì al socialismo, occupandosi in particolare del movimento cooperativo. Vedi Linee di storia del socialismo biellese, Biella, Federazionedel PSI, 1962

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  • I rappresentanti di ventidue società operaie si riunirono il 7 agosto1892 a Biella in vista del Congresso di Genova che portò allafondazione del PSI . Gli anarchici contestarono la partecipazionedell’onorevole Guelpa, e democratici, repubblicani, socialistiproseguirono il pre-congresso da soli nominando Luigi Fila43 e LuigiSola44 delegati a Genova dove però entrambi si schierarono con glianarchici. Ma un anno dopo nel biellese la guida del movimentosocialista cadde nelle mani dei “marxisti”, che assorbirono nelle lorofila guelpisti, operaisti e anarchici, tra cui Rigola.Circoli anarchici sono diffusi nel Biellese negli anni novanta e nellapubblicistica locale anarchismo e socialismo non compaiono inantitesi. Nel luglio 1895, Dino Rondani, rilevò la singolarità:“Piuttosto vi dirò crudo che in nessuna regione d’Italia si sente correreper le vie la parola socialismo, socialista, anarchico anche, cosìfacilmente come da voi, e corrispondervi spesso una sostanza di granlunga diversa dal nome”. Altra evoluzione delle forme diorganizzazione degli anni ottanta è data dalla trasformazione della“società operaia” in “lega di resistenza” prima ed in “legaprofessionale” L’organizzazione del partito venne impiantata secondolo schema della socialdemocrazia tedesca, con statuto, tesseramento,sezioni di base, federazioni territoriali, congressi periodici. Nel 1893 ilpartito cominciò a organizzare nei centri maggiori le prime sezioni,senza trascurare iniziative collaterali, per dare una risposta anche aibisogni sociali degli iscritti e della popolazione, quali cooperative diconsumo, circoli ricreativi, iniziative culturali e istruzioneprofessionale. Con il 1896 si avviò una campagna capillare per averein ogni comune una sezione.

    42 P.Vigliani, muratore autodidatta e apprezzatissimo oratore, fondatore dellacooperazione e della lega muraria a Ponderano, fu il primo sindaco socialista di questo comune. .. Vedi Linee di storia del socialismo biellese, cit.43 Operaio tessile, già al congresso di Reggio Emilia del 1893 si trovò su posizioni "marxiste". La "Lotta di classe" del 26-27 novembre 1892 pubblicò “Un 'inchiesta sulla tessitura nel Biellese", 44 Operaio meccanico, seguace di Guelpa, socio fondatore e presidente dellaUnione Cooperativa Biellese, all'inizio degli anni '90 abbracciò le idee socia-liste. Fu il primo socialista ad essere eletto al Consiglio comunale di Biella.

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  • Il movimento socialista biellese, sviluppatosi dalle origini concaratteri di massa, affondava le radici in una società locale ad elevataintegrazione comunitaria alimentata da una “ideologia del lavoro”.L’impronta di fondo si espresse sostanzialmente in termini riformisti egradualisti. Nel 1893 al Congresso di Reggio Emilia l’adesione diRinaldo Rigola (che verrà eletto consigliere comunale di Biella nel'95), attraverso gli operaisti di Angiolo Cabrini e Costantino Lazzari,rappresentò per il socialismo biellese una importante acquisizione. Alle elezioni del marzo 1895 il Partito socialista presentò al collegiodi Biella Giuseppe De Felice in carcere per la sua partecipazione almovimento dei Fasci siciliani che raccolse 967 voti contro i 2.981 deidemo-liberali, mentre nel collegio di Cossato il liberale GiovanniGarlanda45 con 3.581 voti sconfisse Luigi Guelpa, (2.102) ed ilsocialista Nicolò Barbato, candidato di bandiera. In alcuni comuni isocialisti conquistarono la maggioranza.La sconfitta di Guelpa, che si era alienato le simpatie operaieappoggiando in un primo tempo Crispi, provava che nel biellese lademocrazia radicale aveva fatto il suo tempo e che solo il partitosocialista aveva le potenzialità per mobilitare la massa di operaiancora estranei alla vita politica, come capì lo stesso Guelpa secondocui di lì a poco il collegio di Cossato sarebbe stato conquistato da un“giovane seguace di Carlo Marx”46 Infatti dopo il periodo dellarepressione il Partito socialista conquistò alle elezioni del 1900entrambi i collegi biellesi.

    3. La "conquista" del biellese A Biella Rondani conobbe i principali organizzatori locali delsocialismo e tra questi Rinaldo Rigola47, che allora alternava ancora

    45 Federico Garlanda (1867-1913), docente di inglese a Roma, dove fondò la rivista "Minerva". Eletto nel 1895 nel collegio di Cossato appoggiò il governo Crispi. Sconfitto nel 1897, si ricandidò nel 1909 a Biella ma fu sconfitto da Quaglino.46 R.Rigola, Commemorazione di Luigi Guelpa Biella, 1912, p. 11.47 C.Cartiglia “Rigola e il sindacalismo riformista in Italia”, Milano, 1976; R. Coriasso Rinaldo Rigola a Biella : storia di un apprendistato politico e di una città industriale tra '800 e '900, Biella, 2009 P. Mattera Rinaldo Rigola,

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  • l’attività politica con la sua professione di ebanista e che trentacinqueanni dopo tracciò questo ritratto del suo primo incontro: “Una mattinadi luglio del 1895 venne nella mia bottega un amico in compagnia diun individuo a me ignoto vestito alla “touriste”, con cappello dipaglia e “pince-nez” all’occhio. Lo sconosciuto mi viene presentatoper il dottor Dino Rondani di Milano ... E’ un parlatore amabilissimoe briosissimo. Tra una arguzia ed un paradosso, ti snocciola tutto unrosario di piani e di progetti. E’ un visibilio. Perché non si farebbequesto? Perché non si farebbe quest’altro? A che punto siamo con leleggi protettive del lavoro? S’è mai tentato di dare esecuzione allalegge dei probiviri in vigore oramai da ben due anni? E se questalegge non si applica ai 40.000 operai delle industrie biellesi, a chi lasi applicherebbe? C’è da fare tutta l’organizzazione di resistenza, c’èda fare la Camera del Lavoro. Abbiamo noi una conoscenza esattadella situazione industriale, delle condizioni economiche, igieniche emorali in cui versa la classe lavoratrice? S’è mai fatta un’inchiesta,dopo quella famosa sugli scioperi, per rilevare lo stato dei salari,degli orari, della disoccupazione nell’industria tessile, le cuimaestranze sono oggi composte di donne in prevalenza? Sappiamogrosso modo che la degenerazione fisica è preoccupante, che su 3.000coscritti dell’ultima leva, soltanto 300 furono dichiarati abili, e tuttigli altri riformati o dichiarati rivedibili per gracilità o deformazionescheletrica, ma siamo noi in grado di fare una diagnosi esatta diquesta terrificante malattia sociale? Indagini positive ci vogliono.Non cadiamo negli errori della democrazia, la quale agivadall’esterno, in base ad astratte ideologie, invece di far leva sui realibisogni della classe, resa consapevole dei mali di cui soffre. Basta conla retorica. Ricordiamo il metodista inglese che predicava esserequello degli operai “un problema di coltello e di forchetta”. “Werywell”! ... “Prima bisogna fare il giornale ... il giornale locale èun’imprescindibile necessità”. 48Questo ritratto mette in luce alcuni tratti caratteristici: una certaeccentricità nei modi e nel vestire, una vivacità di discorso e

    una biografia politica, Roma, 201148 R. Rigola, Rinaldo Rigola e il movimento operaio ..., cit,

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  • soprattutto una propensione ad analizzare i problemi dal punto di vistadelle possibili soluzioni per risolverli. Il suo è già il linguaggiodell’organizzatore, del sindacalista, ancora poco usato in una zonadove socialismo era stato sinonimo di anarchismo e quindi di unconcetto di rivoluzione come atto unico e violento49.Egli era giunto a Biella nel pieno dell’ondata repressiva scatenata daCrispi, reduce dal domicilio coatto, istituto che paradossalmente sirivelò fondamentale per la diffusione del socialismo nelle zoneperiferiche, di cui egli si era reso conto: “[Rondani] ha scontatoalcuni mesi di confino ... Sentenza provvidenziale, secondo lui perchéha il vantaggio di ovviare ai difetti della nostra ancor deboleorganizzazione, e di frustrare, al tempo stesso, gli scopi che ilGoverno si è proposto di raggiungere con la promulgazione delleleggi eccezionali.. Finché i socialisti godevano delle libertà comuni,la nostra propaganda nelle campagne quasi non arrivava; e ciò eradovuto in parte alla scarsità dei mezzi e in parte all’innata pigriziadei compagni delle città. Con le leggi eccezionali il Governo si èproposto di distruggere i focolai di infezione già esistenti nei centriurbani, ma si inganna. I nostri non andavano fuori, il Governoprovvede lui a mandarveli. Una cinquantina di compagni milanesisono già stati processati e spediti in tutte le direzioni, con l’obbligo dirisiedere per un certo tempo in comuni nei quali non c’era per orasperanza di farvi penetrare l’idea socialista. Quanto più uno è attivopropagandista, tanto più deve rimanere a Domodossola, a Biandrate,ad Ivrea od a Peretola, dove non esiste traccia di socialismo. Invecedi isolare gli appestati nel lazzaretto, si sparpagliano nei centrituttora immuni da contagio. Che cosa si potrebbe domandare dipiù?”50

    49 Nel luglio 1951, commemorando Rondani appena scomparso, Rigola tornò su quel primo incontro e sulla rievocazione da lui fattane più di vent'anni prima: "[Era] un ritratto un po' caricaturale, il mio, del giovane lottatore che non sta nella pelle. Ma sta di fatto che egli mi parlava un linguaggio diverso dai soliti. Oggi lo chiamano linguaggio sindacalista. R.Rigola, “Dino Rondani nella commossa rievocazione dell'on. Rigola”, in "Tribuna Socialista", 14.7.1951

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  • Rondani si presentò agli operai biellesi con una conferenza a CroceMosso in cui puntò soprattutto a differenziare i socialisti daglianarchici, dal momento che intorno a questi due termini si facevaancora molta confusione: “Non siamo del parere delle legnate, nétanto meno delle revolverate o delle pugnalate, perché questo è ilparere dei nostri avversari, e sono essi che hanno l’esercito, lapolizia, la magistratura, le strade, le città, le manette, le carceri... Lalotta è economica ed umana, le armi devono essere economiche edumane. .. Se noi esercitiamo la scheda elettorale con tenacia,coraggio e vigore, noi contendiamo, senza crisi serie e senzaprocurare alcun massacro su di noi, palmo palmo il terreno ai nostriavversari”51.Per assicurarsi un’efficace capacità di penetrazione nelle masse eranecessario disporre di un giornale, la cui fondazione era stata postacome prioritaria nel colloquio tra Rigola e Rondani Nonostante la difficoltà di riunire i socialisti del circondario in tempodi leggi eccezionali, il 15 agosto 1895 sulla vetta del monte Rubello,luogo mitico della ribellione nella memoria collettiva locale perché viera stato catturato l’eretico Fra’ Dolcino, si radunarono 150 socialistidel biellese, valsesia e vercellese; la relazione svolta da Rondani sullanascita di un settimanale circondariale fu approvata all’unanimità 52. Ilraduno sul monte Rubello costò un nuovo processo in preturaconcluso con l'assoluzione53 ma assunse nella memoria storica dei

    50 R. Rigola, cit, pp. 136-137. Queste considerazioni non gli impedirono di firmare, nel settembre 1897, un manifesto di protesta promosso da Cavallotti contro il progetto governativo. Anche un altro protagonista del socialismo biellese arriva alle stesse conclusioni: "A Varallo si è incominciato a parlare di socialismo e di socialisti, perché con le leggi ec-cezionali di Crispi alcuni socialisti e anarchici erano stati mandati al confino lassù". (O.Mombello, Sessant 'anni di vita socialista, Biella, 1952, p. 6)51 La conferenza di Dino Rondani in Croce Mosso"Il Corriere Biellese", 3.8.1895; La prima pubblica conferenza di Dino Rondani "Il Corriere Biellese", 20.8.192052 Ibid, pp. 140-42; P. Secchia, Capitalismo e classe operaia cit., p. 162. Secchia indica per errore come data della riunione il 15 maggio 189553 lbid , Linee di storia del socialismo..., cit.

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  • socialisti biellesi un’aura leggendaria e il raduno del 15 agostodivenne un punto di riferimento per le generazioni dei socialistibiellesi, rinverdito dalle “scampagnate” di rievocazione che si tenneronegli anni successivi.L’avvocato repubblicano Giuseppe Ubertini54 che aveva pubblicato nel1895 il settimanale “Il Corriere Biellese” in appoggio alla candidaturadi Guelpa, cedette gratuitamente la testata ai socialisti 55 e il 9 febbraio1896 uscì il primo numero del “Corriere Biellese”, diretto da Rigola,privo di esperienza giornalistica ma scelto per mancanza dialternative. Si era pensato a Rondani che era stato redattore della“Lotta di Classe” ed era il solo laureato, ma non risiedeva a Biella eavrebbe potuto offrire solo una collaborazione saltuaria.Rondani, la cui provenienza milanese e il suo essere a contatto coimaggiori esponenti del partito conferiva autorevolezza, per tuttal’estate girò il circondario destando la preoccupazione delle autoritàche notarono che “dal luglio al settembre 1895, [Rondani] contribuìassai allo sviluppo del movimento socialista, che andò accentuandosiper opera specialmente di lui e di altri fanatici correligionari”56 e nelsettembre 1895 sciolsero il Circolo Ricreativo del lavoratori di Bielladenunciando i sette soci fondatori, tra cui Rigola e Ubertini.L’“attenzione” delle autorità verso i socialisti dopo l’arrivo di Rondanifu così commentata dal settimanale liberale “La Tribuna Biellese”:

    54 Giuseppe Ubertini (1859-1916) avvocato e industriale, fu uno dei fondatori del movimento mazziniano di Biella; collaboratore della "Sveglia", fondò "Il Corriere Biellese". Fervente irredentista, a 57 anni si arruolò volontario quando l'Italia intervenne nella prima guerra mondiale, e sul frontecontrasse il tifo che lo portò alla morte.55 Dopo l’avvio come supplemento del “Grido del Popolo” di Torino, il giornale, diretto da Rigola, ebbe vita propria, passò da settimanale a biset-timanale, raggiungendo ai tempi della prima guerra mondiale quindicimila copie di diffusione. Il giornale fu determinante nell’affermazione del partito edell’azione sindacale, creando una rete di corrispondenti attraverso la quale si diffuse anche l’organizzazione del partito e si avvicinarono categorie di operatori culturali, in specie gli insegnanti56 ASB, Sovversivi e socialisti, mazzo 6, fasc. 54, Denuncia del Procuratoredel Re contro Dino Rondani e altri

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  • “tempo fa, quando le cose venivano dai socialisti fatte – diremo così –in famiglia, le autorità non si erano allarmate. In questi ultimi tempi,invece, venuto da Milano a passare l'estate fra noi – ad Andorno – ildott. Dino Rondani, ecco che le autorità riconoscono motivi dipericolo in questi pochi, rumorosi, ma punto pericolosi socialisti”57 Rondani comunque non lasciò più il biellese e pur continuando avivere a Milano, prese a percorrere il circondario con assiduità 58Partecipò alla costituzione del Circolo elettorale di S. Germano, l’11agosto 1895, in occasione del 26. anniversario della Società operaia

    57 “La Tribuna Biellese”, 26.9.1895, La repressione socialista a Biella. Il giornale liberale appoggiava in quegli anni il prof. Garlanda, ma fino al maggio 1898 mantenne verso i socialisti un’opposizione rispettosa. Era stato fondata nel 1891 da Alfredo Frassati (L. Frassati, Un uomo, un giornale. Alfredo Frassati. Roma, 1978, p. 8).58 Riportiamo questa testimonianza, anche se imprecisa e tendente al pittore-sco: “Nell’ultima decade del secolo scorso un giovane propagandista, preparato e buon oratore, agiva circospetto, ma con pertinacia e gran coraggio, nel mio paese ed in quelli appartenenti al collegio elettorale di Cossato...Veniva dalla Romagna, terra calda di sole e di fermenti politici. Appartenente a buona famiglia, l’aveva abbandonata per l’idea dandosi a una vita grama, randagia, braccato dai carabinieri, dimenticato dalla famiglia, dileggiato dagli avversari. Divideva un magro pane ed un piatto di minestra coi seguaci più intimi, modesti operai, e dormiva sovente nei fienili e nelle stalle al par d’un mendicante, ora in una borgata, ora in un’altra, cambiando di continuo per disperdere le tracce ai carabinieri che aveva ognora alle calcagna. Veniva spesso anche nella mia borgata, dove arrivava di notte e ripartiva prima dell’alba. Io ero bambino e ne sentivo parlare in casa e fuori, sottovoce. Non capivo; naturalmente. Teneva le sue riunioni nei boschi, su alture impervie, in gran segretezza. Un giorno mio padre, che non era dei suoi ... volle partecipare a titolo di curiosità ad una di dette riunioni ... Al ritorno raccontò ai vicini com’era andata “Sapete? Quell’ometto là non è mica uno stupido come qualcuno pensa. Io, vecchiotto,mi son trovato in mezzo ad una cinquantina di giovani e giovinetti che l’ascoltavano con grande attenzione. Parlava bene, bisogna riconoscerlo; diceva cose giuste, ma che a noi, anziani, non fanno molto effetto. Ai giovani,sì. Ed è appunto ai giovani che l’uomo si rivolge. Se li coltiva per il domani. Saranno essi, fatti elettori, a dargli il voto” G.Garlanda, “Biellese mio”, Biella, 1971, p. 61-63

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  • dei contadini giornalieri; l’8 marzo del '96 fu fondato il “CircoloPopolare Vercellese”, con 33 iscritti, che Rondani inaugurò con unaconferenza. Il 7 giugno 1896 si svolse a Novara il primo Congresso provinciale,sotto la presidenza di Morgari, con delegati di 27 sezioni. Rondani,rappresentante di S. Germano tenne la relazione sul movimentoprovinciale degli ultimi tre anni: da 656 gli iscritti superavano ormai ilmigliaio, organizzati in una ventina di circoli in tutti i collegielettorali, e la provincia era quella che in Piemonte vantava il maggiornumero di adesioni. Il “Corriere Biellese”, nato da soli quattro mesi,diffondeva 1.700 copie e aveva 300 abbonati. Terminò dichiarando:“Avendo abbastanza bene sgobbato durante quest’ultimo anno ... ènaturale che non ci sia rimasto tempo per discutere della tattica. ..Per noi la migliore delle tattiche è ancora una sola: lavoro, lavoro,lavoro. La peggiore è certamente quella che impiega più della metàdel già scarso tempo consacrato al partito nel discutere sino alla noiadi transigenza e di intransigenza, quasi fossimo alla vigilia di chissàquali avvenimenti politici, in una nazione in cui ventinove milioni etre quarti su trenta milioni non sanno ancora cosa realmente isocialisti vogliano”. Al termine dei lavori venne costituita laFederazione provinciale designando nel Comitato federale Rigola peril collegio di Biella e Oreste Mombello per quello di Cossato, mentreRondani veniva nominato con Giuseppe Ballario nel Comitatoregionale piemontese.Il terzo congresso dei socialisti biellesi (27 luglio 1897) nominòdirettore del “Corriere” Umberto Savio (poi deputato di Santhià) edamministratore Giulio Casalini.Nel 1897 venne eletto deputato59 nel collegio di Cossato (Biella) mal’elezione fu annullata non avendo Rondani i trent’anni di età richiesti.Dopo due suffragi annullati nel 1897 e nel 1898, fu eletto deputato nel1900 (con 3.192 voti, il doppio del candidato moderato) per talecollegio che lo riconfermò al primo scrutinio sia il 6 novembre 1904

    59 Ernesto Bignami si congratulò in una lettera del 17.8.1897 della “STRE-PITOSA vittoria a Cossato che tu saprai certamente consolidare” in Fondo Rosselli, cit. da G.Carazzali, Enrico Bignami, Milano, 1992

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  • che il 7 marzo 1909. Il 26 ottobre 1913 è rieletto per la quarta eultima volta

    4. La svolta reazionaria di fine secolo Nei difficili anni di repressione dal 1892 al 1900, libero da vincolifamiliari e aiutato economicamente dai proventi dell’attivitàprofessionale, fu in prima fila ovunque: il suo gusto per l’azionedimostrativa, le sue doti di efficace parlatore, il suo desiderio dicimentarsi in prima persona potevano servire: conferenze econtraddittori in ogni grande e piccolo centro in Lombardia, inLiguria, in Toscana, manifestazioni per il 1° maggio, per i FasciSiciliani, stampa clandestina di volantini, e come conseguenzaammonizioni arresti e condanne60. Collaborava al “Corriere Biellese” inviando interventi e articoli, e dauno di questi scaturì un duello giornalistico: l’articolo in questioneuscì, anonimo, nel numero del 28 marzo 1896 con il titolo “AlCorriere di Novara“, un settimanale liberale da poco convertitosi alrepubblicanesimo, che sullo stesso numero pubblicava un editoriale dicomplimenti all’onorevole Ferri per le dichiarazioni di “transigenza”verso le altre forze dell’estrema (radicali e repubblicani) espresse allaCamera e per la sua attenzione al problema istituzionale61 mentre unaltro articolo, prendendo spunto dai numerosi casi di renitenza allaleva verificatisi dopo la sconfitta di Adua per timore di essere mandatiin Africa, si scagliava con disprezzo verso i disertori, definendoli“anime di coniglio, cuori e cervelli malandati e vuoti”, non potendosicomprendere come “per un istinto di paura, che offende ogni civil

    60 Nel 1898 il tribunale di Biella condannò Oddino Morgari a tre mesi e 26 giorni e ad una multa di 100 lire per eccitamento all'odio fra le classi sociali, in seguito alle parole pronunciate in una conferenza elettorale a Cossato in appoggio alla candidatura di Dino Rondani. Nel 1998 partì per Palermo con Oddino Morgari per sostenere la locale sezione nella lotta contro la mafia palermitana che garantiva l'elezione di Crispi e che il 16 aprile li aggredì a colpi di rivoltella.61 Buon sintomo, "II Corriere di Novara", 23.3.1896,

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  • sentire, un essere, che non sia stolto o pusillo, possa attentare allapropria rovina”62 Rondani, commentati con una certa ironia i complimenti all’onorevoleFerri, denunciò il contrasto con l’articolo successivo dove “si svesciatutta la bolsa retorica propria di questo disgraziato periodomonarchico del nostro paese”. Dei disertori scrisse che erano “dellagente di buon senso e di coraggio e valeva molto di più di tutti ibellicosi che se ne stan a casa a blaterare di guerra”, aggiungendo chese il mercenario ascaro, brutale e selvaggio, restava fino all’ultimosotto il fuoco, lo stesso non si poteva chiedere al contadino “che sa diavere a casa dei vecchi che contano su di lui, dei bambini da allevaree da mantenere, e a cui nessuno degli eroi colla pelle degli altripenserà”63.Egli esprimeva il concetto che, a prescindere dal rifiuto opposto daisocialisti alla guerra in genere e a questa in particolare, eraprofondamente ingiusto scagliarsi in nome di concetti come il“sacrificio per la patria” contro individui che non conoscevanoneanche il concetto di patria e che erano mandati a combattere unaguerra che non comprendevano, mentre la loro partenza significavaspesso per la famiglia la sconfitta nella battaglia giornaliera dellafame. Nell’articolo del giornale repubblicano Rondani ritrovava quelloche per lui era il limite dell’estrema sinistra borghese, ossial’ostinazione ad applicare schemi astratti e irrealistici su un popoloche si preferiva idealizzare piuttosto che cercare di comprendere nellesue reali necessità, che erano spesso di pura sopravvivenza. La polemica con il giornale novarese era poi l’occasione per esprimerela recisa opposizione al proseguimento della guerra in Africa, e già inun altro articolo era stato chiaro: "Ecco qui l' “Eco dell’industria”64che pensa che l’Italia mostrerebbe non aver fibra, di non saper

    62 Herreros, I disertori, "Il Corriere di Novara, 23.3.189663 Uno, Al Corriere di Novara “Corriere Biellese", 28.3.1896 64 Settimanale liberale biellese fondato nel 1872. Nel 1891 ne divenne pro-prietario l'industriale G.B. Serralunga che ne spostò a destra la linea politica rispetto al periodo precedente, in cui era stato redattore e comproprietario Alfredo Frassati.

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  • ritemprarsi a nuova energia se accettasse l’eccitamento alla fuga ealla viltà ritirando le truppe dall’Africa, secondo la volontà dimigliaia e migliaia di italiani. La causa è ingiusta, tutti lo sanno, èbarbara e stolida, non importa, “le abbiamo prese”: è “coraggioso”ed “eroico” cercare di restituirle servendosi prima di tutto deltradimento, poi dei mezzi di guerra perfezionati" 65Se quest’ultimo articolo non ebbe strascichi giudiziari, lo stesso nonaccadde per il precedente, nel quale il procuratore del Re ravvisò ilreato di apologia della diserzione e processò con questa accusa ilgerente del giornale, Fortunato Galletto, che fu condannato a quattromesi e quindici giorni di reclusione; Rondani, inviato in Svizzera dalpartito per un giro di conferenze non potè essere presente66. "Il Corriere di Novara” espresse il suo plauso per la condanna e irrisel’autore che, nascondendosi dietro l’anonimato, adottava la medesimafilosofia dei disertori che aveva difeso, “risparmia la pancia per ifichi e lascia gli altri nelle panie a cui egli [aveva] fornito il...vischio!”67Ciò lo indusse a pubblicare un nuovo articolo dove dichiarò la suaresponsabilità, senza rinnegare quanto scritto ma respingendo l’accusadi aver fatto un’apologia della diserzione68; una difesa che Rondaniadottò anche al processo che inevitabilmente seguì la sua autodenuncia, in cui spiegò come intendesse solo difendere “le ragioniche militavano in favore di uomini che aveva visto in Svizzera lottareeroicamente colla vita per guadagnare un pezzo di pane per sé e peiloro congiunti”69. La corte lo condannò a sei mesi di reclusione e

    65 D.R. Nel paese di Gasparone, "Corriere Biellese", 4.4.1896.66 ASB, Sovversivi e socialisti, mazzo 4, fasc. 32.67 Herreros, Il Corriere di Novara causa involontaria della condanna del Corriere Biellese, "Il Corriere di Novara", 10.5.1896. Riportando brani dell'articolo di Rondani, Herreros gli attribuiva la frase: "è meglio salvare la pancia per i fichi e rinunciare alla gloria di combattere per l'onore del paese"; frase che in realtà il nostro non aveva mai scritto68 Oh il repubblicano!, "Corriere Biellese", 16.5.1896, 69 ASB, Sovversivi e socialisti, mazzo 4, fasc. 32, verbale di interrogatorio, 5.6.1896

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  • cento lire di multa. La condanna venne confermata tre mesi dopo dallacorte d’appello di Torino e successivamente dalla Cassazione, e solol’amnistia promulgata il 24 ottobre 1896 in occasione delle nozze delprincipe ereditario gli evitò di scontare la pena.

    5. Il “novantotto” a MilanoAll'origine dei moti del maggio 1898 vi fu la congiuntura economicarecessiva e un raccolto agricolo insufficiente aggravato dallareintroduzione della tassa sul macinato che gravava soprattutto sui cetiproletari. I moti nacquero spontaneamente in vari centri: a Milano si mosseroper primi i “barabba” cioè il sottoproletariato urbano che viveva diespedienti, a cui si mescolarono gli anarchici che tennero viva latensione polemizzando con i consigli alla calma dei socialisti, i qualiinvece tendevano a ridimensionare i moti osservando che “lesommosse, i combattimenti di strada, le insurrezioni chiamano allasuperficie i bisognisti, gli affamati, la plebe che vive come vive, ipoveri diavoli che crescono fra un furto e l'altro"70 riferendosi ancheai molti immigrati che non riuscivano a inserirsi nel tessuto operaio esimpatizzavano con gli anarchici più che coi socialisti, identificati conquelle "aristocrazie operaie" che si collocavano un gradino più in altoperché avevano un posto in fabbrica.Come scrisse il conservatore Pasquale Villari "Milano è divenuta unagrande, forte, laboriosa e prospera città, la cui popolazione èenormemente cresciuta per la continua immigrazione di gente cheviene d'ogni parte d'Italia a cercarvi lavoro. E così in essa si vannoaccumulando tutto lo scontento, tutti i rancori, tutto l'odio di classesparso nella Penisola. Il Romagnolo educato alle cospirazioni ed allesocietà segrete; il contadino veneto che lascia la sua lurida capannadi paglia e di fango; il contadino lombardo continuamente minacciato

    70 ACS, Ministero dell'Interno, Direzione Generale di PS, Ufficio riservato (1879-1912), b. 4, fasc. 10, sottofasc. 1, Denuncia dei caporioni del movi-mento insurrezionale in Milano 19 maggio 1898; Relazioni della Autorità militare sulla sommossa di Milano (6-9 maggio 1898); Relazione Bava; N Colajanni, L'Italia nel 1898: Tumulti e reazione, Milano-Lodi, 1898; E. Caldara, F. Ercole, A. Cabrini La storia di un delitto, Lugano, [1898?]

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  • nelle risaie dalla febbre e dalla pellagra; la giovanetta che lascia incampagna la famiglia, e che già in parte esaltata, sovvertita da ideesocialiste o anche anarchiche, si trova nella città, in mezzo acompagne più di lei esaltate, e sempre più s'esaltano, s'accendono fraloro nei convegni serali"71 Concordava il fondatore del Corriere della sera Eugenio TorelliViollier: queste masse analfabete "non altro hanno capito se non chetutto ciò che i padroni possiedono è tolto agli operai, e che il giornodella spartizione è prossimo. Anche le campagnole immigrates'infiammano la sera nei loro ritrovi con ogni sorta di fantasticheriecomunistiche, e si preparano alla gran giornata, imparando lastrategia: andare pacificamente davanti ai combattenti, non mostrarepaura dei fucili né della cavalleria, sedere sui binari delle ferrovieper non lasciar partire i treni"72. La paura che la gerarchia sociale, irapporti di proprietà fossero minacciati dai "barabba" che ritenevanovenuto "el dì de spartì" è ben rappresenta dall'episodio dell'industrialeGrondona così apostrofato da un operaio:"L'è vegnuda l'ora che nunlavorem pù, ve toccarà a vialter adess a sgobbaa"73 Il 6 maggio 1898 i poliziotti arrestarono due giovani che distribuivanoagli operai usciti dallo stabilimento Pirelli per consumare il pranzo unmanifesto firmato "I socialisti milanesi" in cui erano denunciate lecause di fondo del rincaro del pane e si raccomandava la calma. Lafolla di operai presenti reclamò il rilascio degli arrestati, mentre ilsindacalista Dell'Avalle cercava di ricondurre alla calma.Alla ripresa del lavoro il grosso rientrò in fabbrica, ma restò fuori daicancelli una folla di donne e disoccupati, cui si mescolano anarchiciche mantenne viva l'agitazione invitando gli operai ad abbandonare illavoro, mentre Rondani venne con Turati a raccomandare la calma,interrotto da proteste, con la considerazione che non era ancora venutoil momento dello scontro frontale con la borghesia.

    71 P. Villari, Scritti sulla questione sociale in Italia, Firenze, 1902 72 L.Villari, I fatti di Milano del 1898 ”Studi storici”, 1967 n.3, p. 541.73 L'insurrezione a Milano.Nuovi particolari sulla giornata del 7 maggio.Ciò che si vuole! "L'Italia Reale," 9-10 maggio 1898

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    file:///C:%5CUsers%5CArtero%5CDocuments%5Clibri%5Capostoli%20del%20socialismo.doc#_ftn62file:///C:%5CUsers%5CArtero%5CDocuments%5Clibri%5Capostoli%20del%20socialismo.doc#_ftn61file:///C:%5CUsers%5CArtero%5CDocuments%5Clibri%5Capostoli%20del%20socialismo.doc#_ftn60

  • Quando Rondani annunciò all'uscita delle 18 degli operai della Pirelliil rilascio dell'arrestato e la soppressione del dazio sul pane, la protestapareva terminata, ma un gruppo di dimostranti si scontrò con alcuneguardie di PS che ripiegarono inseguite dalla folla verso la caserma e,dopo essersi barricate, uscirono sparando sui dimostranti mentregiungeva un reparto dell'esercito che a sua volta aprì il fuoco. Dueoperai rimasero sul terreno, con quattordici feriti gravi insieme a unaguardia colpita dai commilitoni. I dimostranti issarono i corpi deicompagni morti su una carrozza tranviaria e attraversarono la cittàfino al Cimitero monumentale, in una protesta rabbiosa. La mattina seguente gli operai si presentarono al lavoro, ma laconsorteria moderata insediata in municipio, fece imporre dall’autoritàmilitare la chiusura degli stabilimenti, per spingere i lavoratori nellestrade e avere così un pretesto per la repressione. Gli operai messi inlibertà si ritrovarono così nelle vie adiacenti le fabbriche acommentare gli avvenimenti e verso le dieci si formò un corteo impo-nente di migliaia di persone che si incamminò verso il centro. Mentre il corteo si avviava verso piazza Duomo, l'autorità politicapassò le consegne dell'ordine pubblico al comandante del corpod'armata che in un manifesto annunciò la proclamazione dello statod'assedio, ma l'apparato repressivo militare era già pronto da tempo. Incaso di tumulti era previsto un coordinamento tra questura e comandomilitare secondo un preciso disegno strategico: nella notte del 5,dodici ore prima dell'inizio della protesta, i comandi militari furonoinformati dal prefetto della possibilità di dimostrazioni popolari per ilgiorno seguente, e alle 4 di mattina del 6 maggio Bava comunicò che“ai soldati saranno distribuite cartucce a pallottola. Uscendo oggi, inservizio di pubblica sicurezza, al comando dato, la truppa farà fuoco.Gli ufficiali e i soldati siano preparati e ricordino che colui che nonobbedisce sarà punito come dal codice penale militare”.74

    74 ACS, Ministero Interno, Direzione Generale di PS, Uff. riservato (1879-1912), b. 4, fasc. 10, sottofasc. 1, Relazioni della Autorità militare sulla som-mossa di Milano (6-9 maggio 1898), relazione Bava; relazione Del Majno; ACS, Ministero Real Casa, Uff. 1. Aiutante di Campo del Re, Affari generali,1898, b. 50, fase. 146, Notizie relative a disordini in Torino e in altre città, telegramma ministro della guerra al comandante 1. corpo d'armata, 7.5.1898

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  • Per porre riparo alle cariche della cavalleria sorsero barricateimprovvisate da gruppi di giovani75, mentre il grosso dei dimostranti sisparpagliava nelle strade laterali per poi ricomporsi in un tentativo piùvolte rinnovato fino a sera di giungere in piazza Duomo. Nuclei didimostranti assalirono la caserma dei bersaglieri, entrarono nelle caseprospicienti le barricate per bersagliare i soldati, invasero la stazioneper impedire l'arrivo delle truppe mentre i macchinisti abbandonavanole locomotive per solidarietà.I militari concentrarono le forze in piazza Duomo e sospesero lacircolazione tranviaria per consentire alla cavalleria un rapidomovimento sulle direttrici che tramite i bastioni conducevano inperiferia. Gli uffici pubblici e gran parte dei negozi chiusero, mentredalle stazioni ferroviarie borghesi e aristocratici fuggivano per leresidenze di campagna. Alle 23 del 7 ogni scontro cessò. Domenica 8si registrarono ancora scontri e l'esercito ricorse al cannone. Restavanocome focolai di protesta Porta Garibaldi e Porta Ticinese, dovel'arresto di studenti sconosciuti nel quartiere fece favoleggiare legazzette dell'arrivo da Pavia, Bologna, Padova e Torino di universitari"in bicicletta" (sic!) armati di rivoltelle. Le truppe estesero l'occupazione fino alla linea delle porte, occupandoi sobborghi per impedire qualsiasi tentativo d'irruzione in città,immaginando bande di saccheggiatori formate da "tutti gli elementitorbidi delle vicine campagne" muniti di un sacco e di un bastonevenuti a Milano per riempire il sacco dopo aver bastonato i portinai76mentre la polizia procedeva alla soppressioni dei giornali diopposizione e all'arresto dei redattori, alle perquisizioni e scioglimentidi circoli e associazioni, all'incarceramento degli esponenti socialisti erepubblicani. La giornata di lunedì 9 culminò nel cannoneggiamento del conventodei cappuccini di Porta Monforte, in cui si trovavano i frati e una

    75 N.Colajanni, L'Italia nel 1898, cit., p. 75-6; P.Valera, La sanguinosa settimana del maggio '98, cit., p.172-3.76 La situazione sempre grave a Milano "Gazzetta del Popolo" 10.5.1898; La giornata di ieri in Italia. La calma ritorna. "La Stampa" 12 .5.1898

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  • quarantina di mendicanti in attesa della ciotola di minestra.77 Solo il10 fu autorizzata la riapertura degli stabilimenti industriali.78 Nei giornisuccessivi si aggiunse il pattugliamento, ad opera di colonne mobili,nelle zone industriali col compito di arrestare sobillatori e "promotoridi sciopero" Il bilancio delle giornate del '98, ufficialmente di 80 mortie 450 feriti, si può stimare in alcune centinaia di civili uccisi e in unmigliaio di feriti; per contro il comando militare registrò una guardiadi PS uccisa dal fuoco dei commilitoni e un solo soldato morto, con 22feriti. Tra i rivoltosi uccisi vi furono bambini di 3, 9, 12 anniammazzati in casa o cannoneggiati per aver fischiato i soldati, donne,vecchi di 60 e 70 anni freddati nell'atto di chiudere porte e finestre. IlTribunale di guerra di Milano distribuì 1.435 anni e 8 mesi di galera in129 processi contro 828 imputati di cui 688 condannati, un terzo deiquali minorenni.

    6. Dall'esilio al ritorno nell'Italia giolittianaRondani aveva compiuto un primo breve espatrio in Svizzera nel1894. La sua popolarità tra i lavoratori delle vallate prealpinelombarde e piemontesi, costretti a emigrare nella vicina Confe-derazione, gli fu utile quando, dopo i moti di Milano del maggio ‘98sfugge alla cattura saltando dal treno in corsa (mentre Turati e Morgarivengono arrestati) rifugiandosi nella repubblica elvetica dove svolseopera di propaganda per l’organizzazione sindacale e contro ilcrumiraggio come membro della commissione esecutiva dell’Unionesocialista di lingua italiana e come collaboratore del suo organo, “IlSocialista”. Nonostante l’opera di pacificazione svolta con Turati eCarlo Dell’Avalle durante i moti, venne condannato in contumacia asedici anni di reclusione dal Tribunale militare79.

    77 P.Valera cit., pp. 284-346; dello stesso, L'assalto al convento, Milano 1899; L.Villari, I fatti di Milano del 1898. La testimonianza di Eugenio Torelli Viollier, cit., pp. 545-6.78 ACS, Ministero Real Casa, Uff. Primo Aiutante di Campo del Re, Affari generali, 1898, b. 50, fasc. 146, Notizie relative a disordini in Torino e in altrecittà, telegramma di Rudinì a Bava, 8.5.1898.79 Il tribunale militare di Milano, incurante delle testimonianze di uomini d'ordine elvetici e italiani, si attenne alla versione delle “bande armate” del

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  • Lasciata la Svizzera nel settembre 1898, intraprende un giro di ottomesi sotto falso nome, in cui tiene delle conferenze, comprendenteGermania, Danimarca, Svezia. Nel maggio 1899 partecipa alleconferenze di Amsterdam e Bruxelles, preparatorie del Congressodell'Internazionale socialista da svolgersi a Parigi. Trasferitosi inInghilterra, il 15 giugno si imbarca per gli Stati Uniti sbarcando a NewYork il 21, invitato dal Partito Socialista Italiano della Pennsilvania

    consolato di Bellinzona, coinvolgendovi anche Rondani, Vergnanini e gli altri principali esponenti socialisti e repubblicani rifugiati a Lugano. Ved. F.Manzotti I rapporti italo-svizzeri e la crisi italiana del '90, in “Atti...acca-demia nazionale di scienze lettere e arti”, 1962) Sulla tentata invasione di bande armate dalla Svizzera, F. Berutti “Le bande svizzere: episodio tipico dei moti di maggio 1898”, Arona, 1904. Per quanto riguarda le “bande armate” così Umberto Levra smonta la leggenda (“Il colpo di stato della borghesia", Milano, 1975): “poco più di duecento operai italiani abbandona-no il lavoro e, grazie a collette improvvisate, si dirigono senz'armi e senza bagagli in treno alla volta del Sempione. Prima del confine intervengono però le autorità cantonali, dirottano il treno su un binario morto, arrestano gran parte dei componenti della banda rimasti senza cibo e senz'acqua, li ammassano in un campo di concentramento improvvisato e li caricano poi suun treno speciale, dai cui finestrini spuntano malinconiche le bandiere rosse dei rivoltosi e li trasferiscono sotto scorta fino a Chiasso dove li consegnano a una compagnia di bersaglieri, tra le vivaci proteste di gran parte dell'opi-nione pubblica svizzera colpita dalla procedura indegna delle tradizioni liberali elvetiche (…) Al Sempione poche decine di italiani sfuggono all'arresto in territorio svizzero, disperdendosi sui monti; la maggior parte diessi torna indietro e alcuni altri tentano di passare il confine a piccoli gruppi(…) Tre sole guardie di finanza sono perciò sufficienti per arrestare, senza incontrare resistenza, il 13, il 14 e il 15 maggio, ben 49 "rivoltosi," privi di armi e spossati dalla fatica (…) Gli arrestati, quasi tutti in età compresa fra i15 e i 30 anni e per lo più originari della provincia di Novara e, in subordi-ne, del Canavese, di Torino, di Milano e di Pavia, sono immediatamente deferiti al tribunale militare di Milano con ordinanza del 19 maggio del tribunale di Domodossola, il quale si preoccupa, da un lato, di "legittimare completamente l'operato della truppa" che ha arrestato i 49 individui e, dall'altro, di far risaltare con evidenza la connessione fra i fatti criminosi di Milano e la formazione e marcia delle bande In discorso; uno era lo scopo, la rivoluzione sociale; identici i mezzi, la rivolta armata ai poteri dello Stato,

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  • che gli affida la direzione del “Proletario”, pubblicato a Paterson sottola direzione di Paolo Mazzoli dal novembre 1896, cessando lapubblicazione nel 1987. Rondani risollevò le sorti del giornale80 chedivenne il più diffuso settimanale italo-americano, appoggiandolo allarete delle sezioni del Socialist Labor Party di Daniel De Leon einquadrandolo in una prospettiva chiaramente anti-anarchica eunionista.Dopo l'elezione alla Camera nel collegio di Cossato (Biella) nel luglio1900 tornò in Italia e, nonostante avesse subito a Paterson ferociattacchi dei gruppi anarchici, venne coinvolto nelle indagini perl’assassinio di Umberto I, con il pretesto che vi si era trovato contem-poraneamente a Bresci. Nella veste di deputato socialista svolseinterpellanze ed interrogazioni sullo scioglimento di una pubblicariunione a Quistello (Mantova); sulle proibizioni di comizi a Biella e aMassa Carrara; sugli espulsi nel Transvaal; sull’afta epizootica,unendosi all’interrogazione di Bissolati, per chiedere al ministrodell’Agricoltura un’indennità per quei contadini che dalla leggesanitaria si trovavano espropriati del loro bestiame colpito, manonostante ciò venne attaccato, in quanto rappresentante di un gruppoparlamentare troppo transigente col governo, dagli ambienti operai delbiellese e dal vecchio compagno emigrante Oreste Mombello.Continuò i suoi consueti giri di conferenze e nel febbraio 1901 lotroviamo in Puglia. «Parla come lavora, come si diverte: con poco

    il saccheggio, la distruzione. Quindi è che qualunque è la denominazione giuridica a darsi ai fatti attribuiti agli arrestati, e gli articoli del Codice da applicarsi, sembra che tali fatti non possano non appartenere alla compe-tenza dell'Autorità Militare di Milano funzionante da Tribunale Militare di Guerra, tanto per il proseguimento dell'istruttoria quanto pel giudizio”. Il tribunale militare di Milano, incurante delle testimonianze oculari di uomini d'ordine elvetici e italiani, si atterrà alla versione delle bande armate, coin-volgendovi anche i principali esponenti socialisti e repubblicani rifugiati a Lugano80 A. M. Martellone Una little Italy nell'Atene d'America : la comunità italiana di Boston dal 1880 al 1920, Napoli 1973 p.156-7; Id. La questione dell'immigrazione negli Stati Uniti, Bologna, 1980; G. Dore, La democrazia italiana e l'emigrazione in America Brescia, 1964.

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  • ordine, ma brillantemente e con intensità», scriveva Morgarisul!’’Avanti!, in una intervista a Rondani sui suoi viaggi e sul«favoloso» numero di conferenze tenute, e ne citava la massima:«Evitare i grandi uomini... Regolarsi in modo come se la posteritànon esistesse».Tiene un comizio a Cossato il 28 maggio 1907 di protesta per lacondanna a tre mesi del sindaco che aveva fatto togliere i crocefissidalle aule, ma affronta il problema della scuola in modo pragmatico enon dottrinario anticlericale: “bagni e docce, refezione, aule belle esane, giardini, maestri ben pagati“ e polemizza con il nuovo direttoredel ”Corriere Biellese” Mario Guarnieri per il taglio anticlericale eantimilitarista impresso al giornale. Se nell'ambito locale cresce la sua influenza e alle elezioni del maggio1909 ottiene più del doppio dei voti dell'avversario (4790 contro2279), invece declina la sua presenza ai vertici del Partito nazionale,che lo avevano visto eletto nell’esecutivo con Lazzari, Dell’Avalle,Enrico Bertini e Garzia Cassola al quarto congresso (Firenze 11-13luglio 1896), e riconfermato al quinto (Bologna 18-20 settembre 1897)con Bertini e Dell’Avalle, segno di un suo defilarsi dalla lotta per ilpotere e anche delle lotte di corrente.All’8 congresso (Bologna 8-11 aprile 1904) è firmatario della mo-zione ”“intermedia” o di centrodestra, con Rigola, Morgari, Cabrini,Reina, Scaramuzzi, Lollini e Sacco. Nel 1910 all’interno della vastamaggioranza riformista si verifica una divaricazione tra Bissolati eBonomi da un lato e Modigliani e Salvemini dall’altro. Con 5 voticontro 4 prevale l’OdG che rispetta l’autonomia del GruppoParlamentare, e Rondani si schiera con la maggioranza del GPS perl’appoggio al ministero Luzzatto che aveva promesso un allargamentodell’elettorato. Di fronte all’alternativa tra una riforma parziale maimmediatamente realizzabile e una campagna per il suffragiouniversale proposta da Salvemini che rischiava di rimaneretestimonianza, si schiera con la prima, benchè due mesi prima avesseapprovato l’OdG Canepa-Salvemini che negava l’appoggio a qualsiasigoverno che non avesse nel programma il suffragio universale. Dietrol’incoerenza apparente c’era la ricerca delle riforme possibili, cui siaggiungeva la concezione del gruppo dirigente riformista

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  • settentrionale dubbioso della maturità rispetto al voto dellapopolazione meridionale. Alla riunione del GPS del 7 aprile 1911 sul caso Bissolati si schieracoi destri, frenato nell'adesione alla loro linea perchè non condivideval’intento di dissolvere il PSI in un Partito del lavoro.Interviene per l'ultima volta a un congresso nazionale a Reggio Emilia(7-10 luglio 1912) dove è relatore con Montemartini sull’attività delGPS, ed emblematicamente, col passaggio della guida del Partito dairiformisti agli “intransigenti”, resta testimone di un'altra epoca, anchese sarà rieletto nel 1913 e resterà fedele militante del socialismo finoall'ultimo.

    7. “Ispettore “ dell'emigrazioneIl fenomeno dell’emigrazione assunse in Italia caratteri di massa neldecennio 1880-90 per la crisi agraria innescata dall’arrivo del granoamericano, divenuto competitivo sui mercati europei conl'introduzione della navigazione a vapore, e perdurò per la diffusapovertà di vaste zone dell’Italia fino alla grande guerra. Il primo provvedimento dello Stato in merito fu nel 1888 la legge n.5877 del governo Crispi; con la legge n. 23 del 1901 fu poi istituito ilCommissariato Generale dell’emigrazione, che si interessò prevalen-temente a quella transoceanica.Nel 1900 nasce con origine e finalità religiose81 l’ ”Opera di assistenzadegli operai emigranti italiani in Europa e nel levante” (nota comeOpera Bonomelli dal nome del vescovo di Cremona che la patrocinò).Lo stesso anno al sesto congresso del Partito Socialista (Roma 8-11settembre) l’11. punto dell’OdG riguarda l’emigrazione e Rondani,

    81 P. Borzomati Giovanni Battista Scalabrini : il vescovo degli emarginati, 1997; Centro studi emigrazione La societa italiana di fronte alle prime mi-grazioni di massa: il contributo di mons. Scalabrini e dei suoi collaboratori alla tutela degli emigranti, Roma 1968; S. Tomasi, Scalabriniani e mondo cattolico di fronte all’emigrazione italiana (1880-1940) e G. Rosoli, L’emi-grazione italiana in Europa e l’Opera Bonomelli (1900-1914), in “Gli italianifuori d’Italia”, Milano, 1983.

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  • propagandista tra i lavoratori italiani in Svizzera e in America neglianni dell’esilio, ne è il relatore con Cabrini e Majno. 82Gli emigranti partivano ignorando lingua, costumi, leggi, tariffe,affidandosi a speculatori o “caporali”: da ciò violazioni del contrattodel lavoro, speculazioni sugli alloggi e i viveri, premi di assicurazionepagati dagli operai anziché dall’imprenditore e la frequente perditadell’ indennità di infortunio, poiché l’operaio non poteva fermarsi finoalla conclusione di lunghe pratiche. Inoltre. nel settore edilizio vari scioperi in Svizzera e Germania sierano conclusi con un insuccesso a causa dell’intervento di crumiriitaliani. L’intervento in favore dell’emigrazione italiana non era quindidettato solo da motivi umanitari ma anche da un impegno disolidarietà verso il movimento operaio europeo, con cui quello italianopoteva conservare i rapporti solo adoperandosi a debellare ilcrumiraggio.Per l’emigrazione temporanea in Europa le statistiche ufficiali davanola cifra di 222.725 83 unità nel 1902. Si trattava di un fenomeno inespansione, visto come positivo perché creava ricchezza e diminuivala disoccupazione84 senza privare il paese di energie come inveceaccadeva per l’emigrazione permanente. I socialisti erano persuasi chenon si poteva arrestare il fenomeno, ma si poteva disciplinarlo perfarne un fattore di emancipazione e di progresso sociale e civile85.

    82 Pedone I congressi del PSI, cit.83 “Bollettino dell'emigrazione”, n. 8, 1903. Ma secondo Schiavi tali cifre andavano più che raddoppiate. Ved. F. Assante Il movimento migratorio italiano dall’Unita nazionale ai giorni nostri 197884 perchè “i lavori che offre il mercato dell'Europa continentale diventano come una fonte di reddito fisso e sul quale si fa conto, per una grande massa della nostra classe lavoratrice, così che, un fenomeno determinato da condizioni anormali, tende a diventare normale ed a entrare come fatto ordinario nella vita della nazione". G. Montemartini in Resoconto del 2. Congresso dell'Emigrazione temporanea tenutosi in Milano nei giorni 13 e 14gennaio 1907 promosso dalla «Società Umanitaria», Milano, 190785 Era l'opinione dei socialisti, espressa nell' OdG votato al congresso di Firenze, che riprendeva la mozione Ellenbogen al congresso di Stoccarda del1907 dell'Internazionale (10. congresso nazionale del PSI, Firenze, 19-22

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  • Poiché il Commissariato Generale dell’emigrazione si occupava quasiesclusivamente di quella transoceanica, a sopperire alla mancanza diun’organica iniziativa dello Stato in materia di emigrazionetemporanea continentale (in Francia, Lussemburgo, Svizzera,Germania, Austria), sorgono i Segretariati per l’assistenzaall’emigrazione86 nelle località in cui era particolarmente rilevante,primo fra tutti nel 1990 quello di Udine87 fondato da GiovanniCosattini,88 I Segretariati e sindacati di categoria come la “Federazionedell’edilizia” proposero di costituire un ufficio di coordinamento daaffidare all’Umanitaria89, coinvolgendo studiosi e organizzatori delmondo socialista: Dino Rondani, Giovanni Montemartini, AngioloCabrini, Antonio Vergnanini, Felice Quaglino, Augusto Osimo,Alessandro Schiavi. Al 1. congresso nazionale dell’emigrazionetemporanea, svoltosi il 22-23 settembre 1903, Osimo a nomedell’Umanitaria presentò il progetto di un Ufficio fondato sulleorganizzazioni professionali locali e sui Segretariati invece che supersonale stipendiato e della ricerca del concorso finanziario di altrienti e di un’intesa col Regio Commissariato dell’emigrazione.

    settembre 1908. Il Partito Socialista Italiano e la politica dell'emigrazione. Angiolo Cabrini relatore. Roma. 1908).86 D.Franchetti "Il segretariato di emigrazione della CdL di Varese. (1904-1924)" In "Emigrazione e territorio", Varese, 1999; P.Corti "Il segretariato biellese dell'emigrazione. Strutture organizzative, tradizione migratoria, spazi istituzionali" In "Democratici e socialisti nel Piemonte dell'Ottocento", Milano, 199587 L'opera della Società Umanitaria dalla sua fondazione ad oggi, I. maggio 1906, Milano, 1906, pp. 49-51. La provincia di Udine era alla testa dell'emi-grazione temporanea. Secondo stime ufficiali nel 1902 aveva dato 45.125 emigranti temporanei, su un totale di 222.725 (“Bollettino della emigrazione”, n. 8. 1903).88 P. Alatri Giovanni Cosattini (1878-1954) : una vita per il socialismo e la libertà, Udine, 1994 89 M. Punzo La Società' Umanitaria e l'emigrazione. dagli inizi del secolo alla prima guerra mondiale, in A.Riosa “Il socialismo riformista a Milano agli inizi del secolo”, Milano, 1981

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  • Lo statuto fissava come scopo l'istituzione di uffici per l’emigrazionetemporanea in Europa nei paesi da cui partiva l’emigrazione e inquelli verso cui era diretta, ma si puntò anche sulla propaganda dasvolgere all’interno per far conoscere le condizioni di lavoro e lalegislazione sociale dei paesi di destinazione e per informarli dellasituazione del mercato del lavoro, onde evitare i luoghi in cui erano incorso scioperi dei lavoratori, ciò che implicava accordi con leorganizzazioni operaie dei paesi europei.Alla fine del 1903 il servizio in via sperimentale fu affidato all’Ufficiodel lavoro dell'Umanitaria diretto da Alessandro Schiavi, che,disponendo di una somma appositamente stanziata, si valse dell’operadegli ispettori viaggiatori dell’Ufficio del lavoro Ernesto Piemonte,O.Schiassi, Nino Mazzoni, A.Toscani, M.Todeschini, A.Rivolta e DinoRondani. Mentre Felice Quaglino, segretario della Federazionedell’edilizia, già aveva iniziato un’azione basata sulle campagneinvernali nell’Ossola e lago Maggiore, nell’inverno tra il 1903 ed il1904 furono visitati il Friuli e le provincie di Sondrio, Belluno,Padova, Parma, Bologna, Rovigo, Mantova. Il Consorzio tra l’Umanitaria, le province di Reggio Emilia, diMantova (entrambe amministrate dai socialisti) e di Sondrio e iSegretariati per l’emigrazione venne istituito il 23 settembre 1904presso l’Umanitaria per un periodo di cinque anni, diretto da unconsiglio di nove membri90 Dino Rondani coadiuvato da BenedettoGiani fu assunto dal Consorzio che gli affidò come compito principalele ispezioni all’estero. I compiti degli ispettori, il cui numero eralimitato a causa del bilancio di 15.000 lire annuali, erano immensi: inItalia avrebbero visitato durante l’inverno i centri di emigrazione perassumere le necessarie informazioni sul presunto esodo della stagioneestiva e sulla sua destinazione91, diffondere notizie, fornire gli indirizzi

    90 Comprendeva Giovanni Montemartini (presidente) Angiolo Cabrini ed era affiancato da un comitato in cui erano rappresentate le organizzazioni professionali. di cui facevano parte Cosattini e Quaglino. Le province ade-renti passarono da 3 a 11 ma il loro contributo fu assai scarso a confronto dell’impegno finanziario dell’Umanitaria.91 Scrivendo a Rondani, che in quel momento si dedicava alla propaganda invernale in Italia, Schiavi sottolineava l'importanza delle statistiche: «A me

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  • delle persone e delle organizzazioni cui fare riferimento nelle varielocalità, adoperarsi per l’istituzione di scuole popolari e di scuoleprofessionali, cercare di fondare nuovi segretariati. All’esteroavrebbero dovuto occuparsi del collocamento e della tutela degliemigranti, assumendone anche il patrocinio Cabrini però riteneva che l’azione dovesse basarsi sulla rete disegretariati in Italia e di organismi analoghi all’estero e insisteva che«Il lavoro che si compie all’estero, forzatamente slegato, incerto,insufficiente, non vale quello compiuto nella stagione invernale,quando gli emigranti son tornati alle proprie case», consigliava dicollaborare con le organizzazioni tedesche e proponeva chesull’azione del Consorzio vigilasse il Segretariato nazionale dellaresistenza (dal 1906 Confederazione generale del lavoro CgdL) 92Sull’idea che l’azione del Consorzio dovesse basarsi «sul pernodell’organizzazione operaia» concordavano sia il presidente GiovanniMontemartini sia Alessandro Schiavi, che ne aveva avviato ilfunzionamento. Il lavoro del Consorzio rivolto all’estero, iniziato con lacorrispondenza con le organizzazioni operaie svizzere, austriache,tedesche, proseguì nell’estate del 1904 con i viaggi di Cabrini inGermania, di Rivolta in Francia in Svizzera e di Rondani inLussemburgo e in Germania, che consentirono di delineare una mappadei problemi dell’emigrazione temporanea nei diversi paesi e diindividuare gli interlocutori: erano pronti a collaborare i sindacatisvizzeri, tedeschi e austriaci, a patto che parte italiana vi fossel’impegno di favorire l’iscrizione alle federazioni di mestiere ma inFrancia non fu possibile stabilire accordi con la Federazione delleborse del lavoro di Parigi.

    poi occorre avere per ogni centro che visiterai una inchiesta sommaria del numero degli emigranti abitualmente ogni anno, sul mestiere che fanno in patria e relativo salario, sul paese dove emigrano mestiere che vanno a fare, salario che percepiscono e pericoli che ordinariamente incontrano (Archivio Società Umanitaria (da ora ASU), f. 2 e., lettera in data 8.12.1903).92 ASU, b. E XXVI11-3. f. 764. Seduta del Consorzio dell' 8 settembre 1904.

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  • Erano state previste due agenzie sul confine italo-svizzero e due suquello svizzero-tedesco, con funzione sia di patronato che di statistica,per individuare i luoghi di destinazione; esse furono istituite a Basilea(gestito dalla comunità italiana), a Chiasso (affidato alla Camera dellavoro di Lugano), a Losanna (curato dalla “Federazione muraria dilingua italiana” che assunse una grande importanza per l’apertura delSempione), e a Bellinzona. La funzione degli uffici di confine era diaiuto agli emigranti nelle pratiche ferroviarie, facendo loro ottenere letariffe preferenziali cui avevano diritto, fornendo loro informazioni ein qualche caso fungeva da ufficio di collocamento, suscitando lediffidenze degli organizzatori operai.Nel 1906 col contributo del comune di Milano cominciò a funzionarepresso la stazione centrale la Casa degli emigranti che offriva unricovero gratuito, cucina, informazioni sugli itinerari e i mercati dellavoro con una media annua di 40-50 mila passaggi,, con punte di90.000 nel 1911.A Fontaneto d’Agogna (Novara) fu organizzato un Congressodell’emigrazione il 1 gennaio 1907, presieduto da Dino Rondani. Sidiscusse della partecipazione degli emigranti alle elezioni invernali,degli uffici di confine, dell’adesione alle organizzazioni economicheall’estero e dell’emigrazione interna. Il Congresso collegiale socialistadi Borgomanero espresse voti per l’istituzione di un Segretariatod’emigrazione in collaborazione con l’Umanitaria e, nello stesso anno,sorse ad Arona il Segretariato d’emigrazione per il Lago Maggiore, L’Umanitaria all’inizio del 1906 costituì il Segretariato perl’emigrazione interna, per il collocamento e l’assistenza dei lavoratoridei campi durante i mesi di sosta dell’emigrazione europea, enell’ottobre coordinò tra loro le attività dell’Ufficio dell’emigrazioneinterna, del Consorzio per l’emigrazione temporanea in Europa edell’Ufficio di collocamento gestito assieme alla Camera del lavoro,affidandone la supervisione ad Angelo Cabrini.Rondani veniva a trovarsi in una posizione delicata, poichél’Umanitaria assumeva di fatto la direzione del Consorzio e Cabrini

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  • nella primavera del 1907 preparò un progetto93 che ne prevedeva loscioglimento. I segretariati dell’emigrazione sarebbero passati alnuovo ufficio per diventare «una delle tante