festival del diritto 2012

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Festival EDITION #001 JANUARY 2050 Quinta Edizione - 27,28,29,30 Settembre 2012 Rodotà: Solidarietà: La storia di una idea che si fa diritto Pagina 10 Emma Bonino: solidarietà? No, Diritti! Pagina 34 del diritto & Don Ciotti: “Non c’è solidarietà senza diritti” Pagina 60 SOLIDARIETà E CONFLITTI

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L'eBook realizzato dalla redazione di Diritti d'Europa (ex GZItalia) sugli eventi del Festival del Diritto, evento tenutesi a Piacenza tra il 27 ed il 30 Settembre 2012.

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  • Festival EDITION #001 JANUARY 2050

    Quinta Edizione - 27,28,29,30 Settembre 2012

    Rodot: Solidariet: La storia di una idea che si fa diritto Pagina 10

    Emma Bonino: solidariet? No, Diritti! Pagina 34

    del diritto

    &

    Don Ciotti: Non c solidariet senza diritti

    Pagina 60

    SOLIDARIET E CONFLITTI

  • Introduzioneo4 Introduzioneo5 Festival del diritto?Ecco alcune informazioni Prima Giornata08 Solidariet e Conflitti: Parte la quinta edizione del Festival del diritto.

    10 Solidariet: La storia di una idea che si fa diritto

    Seconda Giornata15 Solidariet: luomo c o ci fa? 20 Opinioni a confronto, come gestire i conflitti internazionali?22 Acqua e cibo: breve viaggio tra situazione africana e previsione24 Alla ricerca della dignit nel lavoro: tra passato e futuro28 Il contributo della tradizione cattolica alla solidariet del condannato

    30 Le aspettative per una giustizia solidale: La giustizia riparativa32 E se fosse vostro figlio a lavorare a queste condizioni?34 Emma Bonino: solidariet? No, Diritti!

    Terza Giornata 38 Guerra fredda o pace calda? USA e URSS alle prese con la Teoria del pollo

    42 Modernizzazione degli uffici giudiziari: tra esigenze di efficienza ed efficacia

    44 Solidariet e Costituzione: un binomio rimasto sulla carta?48 Il ruolo della magistratura al di l delle semplici violazioni della legalit

    52 Appunti e disappunti sullo Stato Sociale56 Don Ciotti: Non c solidariet senza diritti

    68 Generazione Zero Italia - Il giornale

    06-07 Generazione Zero Italia - La redazione

    Quarta Giornata58 Il ministro Anna Maria Cancellieri al Festival del diritto: Sicurezza e solidariet

    62 Riforma del copyright: Preservare la condivisione universale del patrimonio digitale

    Approfondimenti64 INTERVISTA: Io cero io no: La protesta culturale di un comune cittadino

    66 INCHIESTA: Quale solidariet nella malattia? La scure della Spendingreview sui docenti idonei ad altri compiti

    002FESTIVAL del Diritto

  • 003Generazione Zero Italia

  • IntroduzioneIl Festival a PiacenzaUn festival non una cosa da poco. un fe-nomeno aggregante e totalitario, che scandisce la vita di una intera citt per giorni e ne fa il pro-prio palcoscenico. un evento grandioso e mi-nuzioso, che ha la forza di imporsi durante il suo svolgimento su tutto e in tutto come la notizia pi rumorosa e attuale, e insieme raggiungere ogni singolo spettatore per sedurlo nella spirale di incontri e iniziative che ad arte vogliono coinvolgerlo.

    Il Festival del DirittoIl tema del diritto un tema ambizioso per un Festival: richiamarsi alla cornice di regole e cavilli che impartiscono a cia-scuno i ritmi e i limiti delle proprie scelte, significa scuoterci dalla realt che ci cul-la, con le sue cadenze e le sue certezze, per chiederci: quanto di quello che mi circonda espansione naturale della mia volont? Non saranno le leggi ad animare le mie prospettive di azione, dandomi per ovvio e naturale quanto altrimenti trove-rei artificioso e incredibile? Possiamo dire che il Diritto la matrice della nostra civilt! Indagare il nostro di-ritto significa concepire lessenza stessa della nostra umanit, hic et nunc intesa.

    Solidariet e Conflitti La Solidariet un principio fondamenta-le della cultura occidentale: una societ solidale quando chi pi ha fornisce parte dei propri strumenti a chi ha di meno, in uno scambio mutualistico e virtuoso di beni e diritti. Ma la solidariet innata? O forse spetta al diritto indurla e provocarla nei consociati?

    Tuttavia la solidariet va contemperata con altri valori imprescindibili, coi qua-li entra spessissimo in contrasto: di qui i Conflitti tra la propriet e la distribuzione

    di ricchezze, tra le esigenze macroecono-miche e i bisogni dei singoli, tra la tutela dellindividuo e la somministrazione di servizi sociali tramite il grande Leviatano: lo Stato.

    La dicotomia Solidariet/Conflitti rievoca una dialettica che soltanto il diritto - da sempre mediatore dei contrasti e concilia-tore delle disordinate spinte sociali - pu risolvere: quindi un compito tuttaltro che facile!

    Il nostro eBookLa realizzazione delleBook stata per noi unoccasione per metterci alla prova! Come giornalisti e come giuristi - sebbene ancora in itinere - abbiamo trovato nel Festival un boccone succulento! Poter sentire i protagonisti del nostro tempo riflettere sulla realt odierna, approfon-dendo i pilastri su cui poggia e le prospet-tiva a cui si rivolge, in chiave giuridica, stata unoccasione incredibile di crescita e maturazione. Oltre a esserne spettatori, volevamo partecipare nel nostro piccolo: da ci la scelta prima di creare con le nostre idee e le nostre impressioni degli articoli e poi di riunire quegli articoli in un eBook.

    Abbiamo deciso di viverlo questo festival, e subito dopo impossessarcene! Abbiamo

    tratto dai continui spunti offerti degli eventi mate-riale vivo e critico con cui edificare una nostra pro-spettiva dei temi trattati e partendo da quegli stessi eventi - esprimerla allinterno di questo la-voro.

    RingraziamentiGran parte delle foto contenute nelleBook sono state realizzate dalla redazione, ma molte altre sono state tratte dal sito www.festivaldeldiritto.com .

    Altre informazioni e contattiGZItalia supplemento della testata www.generazionezero.org registrata al Tribunale di Ragusa, n.05/11.Codice ISSN (International Serial Standard Number): 2281-9207Direttore responsabile: Giacomo PisaniEditore e proprietario: Associazione Generazione Zero, C.F. e P.IVA: 01509960884Direttore editoriale: Marco OcchipintiContatti:

    Email: [email protected] e [email protected] (inviare email ad entrambi gli indirizzi)Facebook: pagina GZItaliaGoogle +: pagina GZItaliaTwitter: profili I Diritti in Europa e I Diritti nel Mondo (non inviare messaggi diretti)

    FESTIVAL del Diritto

  • Festival del diritto? Ecco alcune informazioni

    Il Festival del diritto una manifestazione che si svolge annualmente a Piacenza, solitamen-te alla fine del mese di settembre. Organizza-to dal Comune di Pia-cenza, con il comitato promotore che vede a capo la prof.ssa Anna Maria Fellegara, si av-vale anche questan-no della collaborazione degli editori Laterza, dellUniversit Cattoli-ca del Sacro Cuore e del Politecnico di Mila-no, a tutto ci si aggiun-ge il prezioso supporto dei numerosi sponsors/sostenitori /supporter. Ogni edizione carat-terizzata da un tema, scelto dagli organizzatori, che sar lincipit dei dibattiti e degli approfondimenti svolti dagli illustri personaggi che saranno ospiti ai vari incontri.

    Stefano Rodot il responsabile scientifico della manifestazione.

    Nel settembre 2012 si celebra la quinta edizione consecutiva del fe-stival e saranno quattro le giorna-te di studio (dal 27 al 30) dedicate al tema Solidariet e conflitti. Nellambito di questo tema giu-sto chiedersi come sia possibile rilanciare la sfida della solidariet allinterno di un sistema mondiale in crisi sul piano globale.

    Questanno tra le personalit invi-tate prevista la partecipazione di due ministri del Governo Monti: il Ministro dellInterno Anna Maria Cancellieri affronta infatti il tema del rapporto tra solidariet e sicu-rezza, mentre ad Andrea Riccar-di, Ministro per la Cooperazione Internazionale e lIntegrazione, affidato il tema della convivenza, da promuovere attraverso una cul-tura condivisa.

    I luoghi dei vari incontri sono spar-si per tutto il salotto buono della citt, quel centro storico capace di offrire bellissime location (Palazzo Gotico, Palazzo Galli, Sala dei Te-atini, solo per citarne alcune) se-guendo un ipotetico filo conduttore tra le varie conferenze. A Piazza

    Cavalli allestito invece il centro di comando che oltre al consue-to Info-point dotato di numerosi stand dedicati allevento, permette di seguire allinterno del Media-center la diretta web degli incon-tri su appositi schermi televisivi. Il tutto viene gestito dai numerosi volontari e dal comitato organizza-tivo. Anche per questo motivo la manifestazione ormai uno degli appuntamenti culturali pi attesi dagli appassionati del sapere e dellattualit sociale, ma anche dai semplici cittadini, e rappresenta un evento molto importante che la citt offre alla sua collettivit.

    REPORTER: Luca Gulino EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    005Generazione Zero Italia

  • 006

  • REDAzIONEGli autori di questo progetto sono tutti studenti di Giurisprudenza dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, nonch giornalisti del webmagazine Generazione Zero Italia , giornale dedicato ai diritti umani, in Europa e nel mondo, e particolarmente attento alle vicende del giudice degli Stati, ossia la Corte Europea dei Diritti dellUomo.

    007Generazione Zero Italia

    FESTIVAL del Diritto

  • E cominciata oggi, 27 settembre 2012, alle 16.30 presso il salone del Palazzo Gotico di Piacenza la quinta edizione del Festival del Diritto. Alla tradizionale cerimonia inaugurale erano presenti, oltre al sindaco Paolo Dosi, anche Anna Maria Fellegara (presidente del co-mitato promotore del festival), Giu-seppe Laterza (editore), Alessandro Mangia (preside della Facolt di Giu-risprudenza dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore) e Stefano Rodot (celebre giurista e politico, oggi in ve-ste di responsabile scientifico della manifestazione). Solidariet e con-flitti il tema scelto questanno.

    Paolo Dosi ha ricordato come in tempi di crisi come quelli attuali in-vestire nella cultura di un festival di questo tipo diventa fondamentale; lazione non pu mai prescindere dal pensiero e occasioni come quel-la di oggi rappresentano lopportuni-t di affrontare tematiche importanti con la possibilit di creare dialoghi e avere una visione scientifica della realt in un panorama multidiscipli-nare che consente in tempi in cui opera la superficie di apprezzare la profondit.

    Si mantenuta sullo stesso tono an-che Anna Maria Fellegara, eviden-ziando il lavoro svolto dal comitato nellorganizzare queste quattro gior-nate, definite come musei contem-poranei in cui parla la gente che vive adesso, poich dalle persone e dal capitale umano che si misura il tasso di sviluppo delle nazioni. Limpor-tanza culturale del festival quindi uno strumento che deve arrivare alle persone e soprattutto alle generazio-ni future.Terzo ad intervenire stato il Prof. Alessandro Mangia, il quale ha esordito ricordando lanniversario del 60 anno di presenza dellUniver-sit Cattolica allinterno della citt di Piacenza; in riferimento al tema del festival, il prof. Mangia ha sottoline-ato dal punto di vista giuridico come i due termini del titolo solidariet e conflitti possano sembrare non con-ciliabili per la realt quotidiana, due termini in dicotomia. Gestire questi contrasti da sempre la funzione originaria del diritto, il processo un conflitto, i giuristi mediano. La so-lidariet pu essere imposta con il diritto? A questa domanda si fatto riferimento allo stato sociale del se-colo scorso, la solidariet infatti un

    SOLIDARIET E CONFLITTI: PARTE LA QUINTA EDIzIONE DEL FESTIVAL DEL DIRITTO.

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    In ordine da destra: Alessandro Mangia, Anna Maria Fellegara,

    Paolo Dosi, Stefano Rodot e Giuseppe

    Laterza

    REPORTER: Luca Gulino EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    ANNA MARIA FEllEgARA:

    QuESTE QuATTRo gIoRNATE SoNo MuSEI CoNTEM-poRANEI IN CuI pARlA lA gENTE

    CHE VIVE AdESSo, poICH dAllE pERSoNE E dAl

    CApITAlE uMANo CHE SI MISuRA Il TASSo dI SVI-luppo dEllE

    NAzIoNI

    008

  • pAolo doSI: lAzIoNE NoN pu MAI pRE-SCINdERE dAl

    pENSIERo

    valore, ma come valore ha un costo e questo de-termina conflitti, conflitti religiosi, etnici, economici. Per questo motivo la crisi dello stato sociale finisce per essere la crisi della stessa societ democratica che si fonda sui soggetti che la compongono. Il diritto non una tecnica per regolare i conflitti ma invece uno strumento per interpretare la realt, per questo motivo, sottolinea Mangia, capire la premessa per governare gli eventi che ci attendono.

    Medesima posizione quella presa da Giuseppe Laterza: pluralismo e confronto devono essere le basi per approcciarsi alla societ attuale, la crisi economica non dovuta solo allincepparsi di mec-canismi economici, saltato il modo di rapportarci alla realt. Proprio per questo importante confron-tarsi, elaborare idee nuove.

    Stefano Rodot ha concluso la cerimonia, ricordan-do come il compito delle persone che in questi giorni dibatteranno sul tema in questione sia un compito difficile vista lambiguit della solidariet attuale. I giudici non sempre possono scegliere, non sempre si pu applicare una legge; la solidariet impone in alcuni casi anche altre strade da seguire, ci lo si vede nella solidariet riguardante temi di ordine pubblico, di migranti etc., ser-vono sensibilit diverse ed importante in questo festival la presenza di due ministri in-vitati a discutere nei prossimi incontri. La scuola per Rodo-t viene considerata come le-lemento fondamentale per la

    promozione della cultura, grazie alla scuola e alla conoscenza che noi possiamo comprendere i con-flitti e affrontare temi come quello della solidariet; senza le discussioni come quelle di oggi non si pos-sono conoscere i fenomeni. Rodot ha rinforzato il suo pensiero, commentando la provocazione che il Ministro della Pubblica istruzione Profumo ha fatto nei giorni scorsi sull insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane: la scuola terreno di discussione, di conoscenza reciproca, partendo proprio dalle diverse identit e non dalla contrappo-sizione e dallesclusione.

    Finiti gli interventi, la macchina del Festival del Di-ritto partita, e viste le premesse, siamo sicuri che questo festival sar avvincente e soprattutto molto coinvolgente.

    foto da www.festivaldeldiritto.it Rodot intervistato al termine della

    Inaugurazione

    009Generazione Zero Italia

  • Solidariet: la Storia di unidea che Si fa

    diritto

    Parlare di solidariet facile. Ma spiegarne il si-gnificato non lo affatto. Lorigine della solidarie-t rappresenta una difficile prova di ricostruzione storica, filologica e culturale. La solidariet nel tempo cambia di significato e anche di nome: unevoluzione continua e mai ferma, una meta-morfosi progressiva e inarrestabile. Non potrem-mo mai capire di quale solidariet si parla oggi se non ripercorrendo le vicende delle altre solidarie-t (fraternit, carit, solidariet passiva e attiva ecc), e non potremo mai vedere gli orizzonti futuri della solidariet se non prendendo consapevo-lezza della sua consistenza fino ad oggi.

    Il tema della solidariet fondamentale in que-sta 5 edizione del Festival del Diritto, intitolata proprio Solidariet e conflitti. A spiegarci cosa sia la solidariet il deus ex machina del Festi-val: Stefano Rodot, responsabile scientifico del Festival e promotore di questo evento unico nel panorama nazionale. Stefano Rodot prof. emerito di Diritto Civile presso lUniversit La Sa-pienza di Roma, ha partecipato alla stesura della Carta dei Diritti Fondamentali dellUnione Euro-pea; stato deputato per tre mandati nel periodo compreso tra 1979 e 1994, quando decide di non ricandidarsi: ci racconta mi sono autorottamato in

    REPORTER: Marco Occhipinti EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    0010

  • tempi non sospetti. stato presidente dellAutori-t Garante per la protezione dei dati personali dal 1997 al 2005. uno dei dottrinalisti italiani pi at-tivi e pi conosciuti allestero: i suoi libri sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese. Ad introdurlo, nello suggestiva atmo-sfera della Sala dei Teatini, Gioved 27 Settembre 2012 - primo giorno del festival - , Anna Maria Fellegara, prof. ordinario di Economia Aziendale presso lUniversit Cattolica e presidente del Co-mitato promotore del Festival del Diritto.

    La storia di unideaCome scrive nel titolo della sua opera Blais Ma-rie-Claire, la solidariet la Storia di unidea: unidea ricorrente e ossessiva nelle rivoluzioni e nelle teorizzazioni, un anelito di umanit, ma an-che di ordine e di pace. La solidariet unidea e come tale pu essere rubata, alterata e fraintesa: ma questo basta a renderla migrante e in continua evoluzione, capace di penetrare nella coscienza sociale e filtrare nelle realt giuridiche che, con varie resistenze, infine la rivestono di dignit giu-ridica, rendendola obbligatoria e fondamentale.

    La nostra solidariet unacquisizione della tar-da modernit. Prima esisteva una qualche soli-dariet, tuttavia o non aveva il significato che in-tendiamo, oppure esisteva in unapprossimazione di significato ma aveva altro nome - e cos anche caratteri differenti.

    La solidariet spesso rivendicata dal Cristiane-simo come un tassello essenziale della propria religione: ma si parla di carit e lo si fa in una veste non giuridica.

    Passando dal cielo alla terra, il concetto di so-lidariet matur molto presto nel diritto: ma non era la solidariet attuale. I giuristi medievali co-noscevano la figura della solidariet fra debi-tori e creditori, un istituto che fotografava una realt economica: c unobbligazione con pi persone che devono pagare il creditore (solida-riet passiva) o pi creditori che attendono il pa-gamento da un solo debitore (solidariet attiva). Tra il 500 e il 600 si modella una sistema solida-ristico adatto alla societ dellancien regime. Gli uomini sono uguali per natura o volont di Dio, e ove ve ne siano di pi ricchi e di pi poveri, i pi

    ricchi - lungi dallessere messa in discussione la loro ricchezza e i loro privilegi - hanno il dovere di soddisfare i bisogni - nella misura minimamen-te necessaria - dei poveri.

    Cos nel Discours de la servitude volontai-re tienne de La Botie scrive: la natura ci ha fatto tutti di una medesima forma, e come sembra col medesimo stampo, affinch noi ci si riconosca scambievolmente tutti compagni o meglio fratelli. Il rapporto solidaristico mediato dalla Compa-gnage e dalla Fraternit. Le persone devono vivere aiutandosi vicendevolmente, perch la na-tura non ha inteso porci in questo mondo come in un campo di battaglia, come briganti armati, non voleva farci uniti tutti, ma tutti uno.

    La Rivoluzione Francese spazza via tutto. Demolisce il modello sociale dellancien regi-me e fonda un nuovo concetto di solidariet. Una solidariet nuova, che abbandona la prove-nienza naturalistica o divina: alla naturalit del-la solidariet si sostituisce lartificio del diritto. I rivoluzionari inneggiano sempre - dallesplosio-ne della rivoluzione fino al suo epilogo, il Termi-doro - ad un trittico di parole importantissimo: Libert, galit, Fraternit. Ma se libert ed eguaglianza danno subito propri frutti, come nella

    libert religiosa ed economica e nella eguaglian-za civile, tuttaltro si pu dire della Fratellanza: poco pi che un atteggiamento mentale , un va-lore morale che soffre del paragone con gli altri valori rivestiti di una veste giudica.

    Il 18 Brumaio dellanno VIII, secondo il

    calendario rivoluzionario - ossia il 9 Novembre del 1799 per quello gregoriano - Na-poleone consuma il suo colpo di Stato, avvian-do la Francia verso un quinquennio glorioso:

    0011Generazione Zero Italia

  • lera napoleonica. Fin da subito, il generale spiega ai francesi le ragioni del suo gesto stendendo un manifesto politico; nel quale si ripropone lo storico trittico di parole, con una variazione significativa: la Fraternit sostituita con la Propriet.

    La propriet risponde ad una logica opposta a quella della Solidariet: da un lato il proprie-tario legato ad un bene e vanta un diritto - di propriet - che il diritto ad escludere gli altri dal godimento del bene; dallaltro la solidariet crea legami tra gli uomini di condivisioni di beni e ricchezze. Le due voci sono tendenzialmente antitetiche: una affer-mazione cos assoluta della propriet lascia poche speranze allo spirito solidaristico.

    Restaurazione e XIX secolo

    Al termine dellera napoleonica, col Congresso di Vienna del 1815 la Francia regredisce nella Restaurazione: nell 800 le protagoniste nelle-voluzione della solidariet sono altre: pensiamo al Regno Unito e soprattutto alla Germania.

    La Germania conosce sotto Bismarck il pri-mo sistema previdenziale - nel 1881 - seguito dallintroduzione dellassicurazione contro ma-

    lattia, vecchiaia e infortuni - nel 1883: interven-ti che lItalia adotter soltanto sotto Giolitti, 20 anni dopo.

    Ma il significato di questa solidariet diverso: non serve a creare una Nazione come voleva-no i rivoluzionari francesi, ma a preservare i vertici di potere e armarli del consenso neces-sario per evolvere i loro interessi. Non si creda che Bismarck amasse i ceti pi poveri, o fosse spinto da un esprit solidaristico verso le masse popolari: piuttosto voleva unire la Germania e poteva ben poco senza lappoggio dei tedeschi. La solidariet si atteggia a costruzione politica dei ceti politici, come scrive Mariuccia Salvati.

    La solidariet nel 900

    Nel 900 il concetto di Solidariet si complica. Lo spirito di solidariet reciproca degli uomini si commistiona con spinte internazionalistiche, divenendo protagonista di vicende internazio-nali: perch mai tanti francesi, tedeschi, inglesi e ancora tanti italiani si recavano nella Spagna deturpata dalla guerra civile a portare le armi e lasciarci, spesso, la vita? Per Solidariet politi-ca, come recitavano i membri della brigata te-desca in Spagna. Una solidariet che trascende i confini nazionali: la nostra patria a Madrid!.

    Ma ancora la solidariet diventa oggetto di una sfida: con al fine della II Guerra mondiale si affrontano due model-li mondialisti: Capitalismo e Comunismo.

    Tocca allOccidente dimo-strare che la tutela dei di-ritti civili e politici - fondanti una democrazia e scono-sciuti oltre la cortina di fer-ro - e soprattutto la tutela

    della propriet individuale, possono conciliarsi - nonostante le naturali ed evidentissime frizio-ni - con i diritti sociali o di prestazione - alla cui somministrazione la realt comunista vota la to-talit delle proprie energie. Ecco la solidariet obbligata, ecco il grande compromesso social-democratico. Nella sfida continua fra modelli politi e economici, lOccidente non pu perdere nel campo della solidariet: in ballo c la pro-pria credibilit politica, in ballo c la vittoria sul comunismo.

    I DIRITTI SOCIALI NON POS-SONO DEGRADARE NEI DIRIT-

    TI DELLA POVERA GENTE

    0012

  • Crisi della solidariet

    Un secolo porta molti cambiamenti: la solidariet durante il XX secolo- almeno nel suo significato tra-dizionale - entrata in crisi a causa di vari fattori:

    1. La restaurazione liberista post89: con la Caduta del Muro di Berlino - simbolo della fine del comunismo nellURSS e della rivolu-zione dei rapporti geopolitici globali - la pro-messa della solidariet nei sistemi occiden-tali perde di utilit politica: non esiste pi un modello antagonista da superare nella corsa alla solidariet. Finito il comunismo, il gioco della solidariet non vale pi la candela e il modello proprietario mostra con nuova forza la sua incompatibilit col modello solidaristi-co.

    2. Il Rifiuto dellUniversalismo nella cultu-ra del 68: i sessantottini agitano obbiettivi politici singoli e non comuni e si discostano dallidea di solidariet.

    3. Il pensiero femminista: accanto ad una ri-modulazione linguistica - si passa dalla Fra-tellanza alla Sorellanza - si vuole alterare il modello sociale tradizionale, basato su una dimensione privata ricca di solidariet - che grava sulla donna nella famiglia - e una pub-blica di lavoro e propriet - tutta maschile. La societ attribuiva ruoli di genere, perci

    il femminismo ne critica le colonne portanti, come la solidariet.

    4. I Pacs francesi: i patti civili di solidariet fra persone che non vogliono o non possono le-garsi in matrimonio rispondono ad unesigen-za precisa. Lamicizia, il reciproco rispetto e affetto o un dettame morale non bastano a creare rapporti solidali stabili e duraturi fra le persone: necessario il ricorso ad una arti-ficio giuridico, come i Pacs, che garantisca ununione di diritti e doveri fra due persone.

    5. Il Commercio Equo e solidale: cio quella forma di commercio internazionale con cui lagente economico non vuole massimizzare il profitto, ma piuttosto investire gli introiti in una certa realt sociale, difficile e arretrata, per migliorare le condizioni di vita di coloro che ci vivono.

    6. Un diritto alla salute oltre le frontiere: mol-ti brevetti farmaceutici - come per farmaci in grado di curare malaria e morbillo - sono tal-mente costosi da non essere accessibili in molte aree del pianeta: cos ha preso piede nel c.d. Sud del Mondo la pratica di utilizzare comunque i farmaci pur non pagando nulla allinventore, perch in gioco stanno le vite di molte persone. Qui la solidariet nel diritto alla salute ha consentito il superamento del

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    Stefano Rodot e Anna Maria Fellegara nella

    Sala dei Teatini

    0013Generazione Zero Italia

  • diritto industriale sui brevetti.

    7. Ambiente, immigrazione e interventi umanitari:sono tutti settori di intervento, dove la solidariet confortata da discipline normative di garanzia e si creano nuovi con-cetti - e nuovi equilibri - fra i diversi interessi in gioco.

    Considerazioni finali

    Cosa rimasto della solidariet, oggi? Largomento confuso da moltissime ambiguit e appare meno chiaro che mai.

    A volte di tutti i discorsi sulla solidariet rimane Lat-tesa della povera gente, dal titolo del libro di Gior-gio La Pira. Ma i diritti sociali non possono de-gradare nei diritti della povera gente: la solidarie-t non elargizione compassionevole verso chi in difficolt, la solidariet non carit: un diritto! La solidariet funge da collante sociale e insieme criterio ermeneutico nellapproccio allordinamento. Come diceva il cardinale Tettamanzi nel discorso di SantAmbrogio: la solidariet non un dono gra-

    zioso a chi non pu, in una logica che riduce il biso-gno a merce, una virt civile.

    Alcuni vedono nelle vicende quotidiane molteplici certificati di morte della solidariet, e la danno per spacciata. Parlano di un tramonto globale della so-lidariet e dei diritti sociali, come se della solidarie-t rimangano solo belle parole e tanta nostalgia. Ma cos non . Quello della solidariet un principio ancora vivo e pulsante, capace di fornire alla gente - e non solo alla povera gente - gli strumenti della lotta civile e politica: finch ci saranno norme sulla solidariet, quelle norme potranno invocarsi nelle sedi opportune di tutela. Guai a dimenticarselo, per-ch dimenticare i propri diritti significa segnare la morte di quei diritti!

    0014

  • Alberto Piazza e Claudia di

    Giorgio pres-so lAudito-

    rium SantI-lario

    una questione ricorrente, terribilmente ricorren-te: siamo padroni delle nostre scelte o qualcuno, o peggio qualcosa, le disegna e dirige, in spregio alla nostra volont (e libert)? Siamo liberi di tut-to oppure predeterminati in tutto?

    La domanda si pone anche per la solidarie-t: c il dubbio che un legame solidale tra gli uomini sia naturale - scritto nei geni - op-pure che venga indotto dalla stessa socie-t - e sia perci facilmente sopprimibile. Insomma, luomo un animale sociale e lo sappiamo da Aristotele, ma anche solidale?

    Abbiamo cercato una risposta a questa doman-da partecipando al convegno Genetica, Darwi-nismo, Solidariet, organizzato nellambito del Festival del Diritto. Protagonista dellincontro, tenutosi Venerd 28 Settembre 2012, stato Al-berto Piazza, prof. ordinario di Genetica uma-na presso lUniversit di Torino, autore di pi di 200 pubblicazioni scientifiche e fervido studioso delluomo e della sua natura; ad introdurlo, nello scorcio del caratteristico Auditorium SantIlario, stata Claudia di Giorgio, caporedattrice della rivista scientifica Le Scienze.

    Il titolo dellincontro propone tre parole importan-tissime: con esse ci configura il problema - la solidariet genetica? - e si cerca la soluzione - luomo-animale darwiniano teso alla solida-riet?

    Il darwinismo sociale

    Per prima cosa, Darwin lautore di una rivolu-zione nello studio dellorigine delluomo: con Lorigine delle specie (1859) ha formato una teoria - oggi per molti versi consolidata a verit scientifica - che vede nelluomo il prodotto del fe-nomeno dellevoluzione.

    Luomo un animale evoluto, ma pur sempre un animale come gli altri. Esiste poi un Darwin che si interessa delluomo in s: studia le specialit umane nellopera Lorigine delluomo del 1871.

    Luomo sa relazionarsi coi suoi simili, e tale re-lazione partecipa e contribuisce al suo succes-so evoluzionistico. Luomo emancipato nella societ vede aumentate le proprie speranze di sopravvivenza. Le ragioni sono di due tipi: da un lato c il vantaggio dellesser debole, dallaltro ci sono i benefici indiretti della socievolezza.

    Il vantaggio dellessere debole sta nella neces-sit di evolversi: un essere debole non sopravvi-ve senza mutare le proprie capacit. Sappiamo che luomo viene dalla scimmia, ma al momento di definire quale fosse quella scimmia le tesi di-vergono e diventano incerte: potremmo proveni-re da un protoprimate debole, come lo scinpan-

    Alberto Piazza

    SOLIDARIET: LUOMO C O CI FA? Genetica, Darwinismo, Solidariet al Festival del DirittoREPORTER: Marco Occhipinti EMAIL: [email protected] SITO:www.generazionezeroitalia.org

    0015Generazione Zero Italia

  • pRoF pIAzzA: I BENEFICI dIRETTI E INdIRETTI dEllA

    SoCIEVolEzzA

    ze, o da uno forte, come il goril-la: ragionevole orientarsi per un esser debole, che spieghi perch nellevoluzione luomo ha avuto ne-cessit dellaggregazione sociale.

    I benefici indiretti della socievo-lezza sono i vantaggi individuali derivanti da miglioramenti collettivi: luomo spende le proprie ener-gie nella societ - migliorandola - ma al contempo riceve nel farlo - indirettamente - dei vantaggi pecu-liari: questi sono i benefici indiretti. Un esempio la condivisione di informazioni tramite lesperienza fra i membri di un gruppo: i soggetti partecipano ad un gruppo formando una cultura e da quella ricavano poi un vantag-gio individuale, ossia la conoscenza di una certa realt di cui non hanno fatto diretta esperienza.

    I benefici diretti sono di tuttaltro tipo e rappresen-tano un potenziamento individuale dellesempla-re che solo incidentalmente favoriscono il gruppo. Cos le corna sviluppate in alcune specie sono - per opinione di molti - primariamente funzionali alla lotta sessuale, ma vengono poi impiegati per la difesa del branco.

    Il dilemma del prigioniero

    Delle teorie dei giochi, Alberto Piazza sce-glie quella del dilemma del prigioniero per spiegare come la socialit diventi, alme-no in prima battuta, solidariet fra gli uomini. Il dilemma del prigioniero costruisce un sistema di relazioni chiuso: vi sono due uomini indagati di reati gravi; sono sottoposti a misura cautelare di detenzione e non possono comunicare tra loro.

    La pubblica accusa avrebbe bisogno di una pro-va schiacciante per farli condannare, ma ne sprovvista. Lunico modo per condannarli la confessione di uno dei due. Ma la confessione pu avere esiti diversi:

    1. Se un prigioniero confessa e laltro no, entrambi saran-no condannati ma mentre chi confessa godr di una sensi-bile riduzione della pena, chi non confessa subisce una no-tevole recrudescenza dellentit sanziona-toria;

    2. Se confessano entrambi, si screditano entrambi e godranno di un ridotto favor sanzionatorio al momento della condanna.

    Se la confessione consente di condannarli comunque, c an-che la possibilit che nessuno confessi:

    3. Se nessuno confessa, le accuse pi gravi cadono nel nul-la di fatto ed entrambi vengono condannati ma soltanto per reati minori.

    Quindi confessare la pi valida scelta indivi-duale, ma ove sia imitata dallaltro prigioniero non consente il risultato migliore.

    Il sistema raggiunge il risultato ottimale (beh, per i prigionieri e non certo per la giustizia!) quan-do nessuno dei due confessa e questi vengono condannati allimporto sanzionatorio pi basso: la pena pi bassa complessiva si raggiunge se nessuno confessa, ed il successo del gioco.

    Ma non confessare significa esporsi tantissimo: laltro prigioniero potrebbe confessare e ca-gionare al prigioniero irriducibile nel silenzio la massima pena. In questo caso il risultato della sanzione per chi confessa bassa ma nellottica complessiva risulta alta: questa scelta il falli-mento del gioco.

    Cosa pu fare allora il reo? Avere fiducia nel complice (e rischiare un pesante tradimento)? Oppure confessare, sperando che laltro non lo faccia per avere il massimo risultato per s (ma

    non per il sistema, che fallisce)?

    Il prof. Piazza analizza il gioco in una chiave particolare: semplifican-do, immagina di riproporre il quesito pi volte ai prigionieri. Nella versio-ne iterata del gioco, dimostrato che le parti adotteranno due atteg-

    giamenti consecutivi, secondo lo schema del Tip for tat:

    0016

  • 1. Per prima cosa, i prigionieri scelgono la cooperazione, ossia non confessano favorendo la scelta collettiva su quella in-dividuale;

    2. Successivamente per, tendono alla imi-tazione: ossia copiano lultima mossa dellaltro prigioniero, sicch se nel turno precedente laltro prigioniero ha tradito, anche loro in quello successivo tradiran-no.

    Il gioco del prigioniero consente perci una ri-flessione: la cooperazione certamente la scel-ta vincente nella vicenda sociale ( la soluzione pi efficiente e fa vincere il gioco), ma se an-che quella inizialmente preferita, tende poi ad involversi in mera imitazione, degradando ad un atteggiamento che col tempo consente la sfidu-cia e la preferenza per il gioco individuale.

    Se poi carichiamo di significati le due strategie, da un lato la cooperazione diventa la solidarie-t, ma dallaltro la imitazione simboleggia la dit-tatura. Luomo perci prima afferma la solidariet adottando una strategia collettiva ma col tempo si appiattisce nellimitazione, cosicch il modello dominante (solidale o - questo il rischio - egoi-stico) diventa quello a cui passivamente si con-forma luomo.

    Ora - aldil di questo espediente argomen-tativo del dilemma del prigioniero - chia-ro che il segreto del successo evoluzionistico delluomo la solida-riet (variabile di intensit, certamen-te), e che tramite un egoismo colletti-vo non saremmo arrivati da nessuna parte...

    Genetica e farmaci genomici

    Nellambito di uno dei diritti che pi esprimono la solidariet - il diritto alla salute - la scienza si ingerisce in una misura tale da poter anche cambiare il significato e letica della somministrazione di una certa cura.

    Alberto Piazza distingue tra due diverse soluzioni terapeutiche su un soggetto malato di tumore e ne evidenzia lincidenza - futura ed eventuale - sul rapporto fra gli individui in societ:

    Un primo metodo il ricorso ai farmaci genomici.

    La genetica consente la conoscenza del-le malattie, ma non sa guarirle. Il farmaco genomico rallenta levoluzione di una patologia senza rimuoverla; si as-siste ad una cronicizzazione della malat-tia: sei malato e lo rimarrai per sempre. I farmaci genomici consentono aspettati-ve di vita piuttosto lunghe e garantiscono un livello qualitativo di vita piuttosto alto. un esempio della c.d. medicina predit-tiva, che non estirpa la malattia ma allon-tana il momento del suo acuirsi.

    Un secondo metodo la cultura della donazione degli organi, la quale neces-sita di una fortissima organizzazione e sensibilizzazione sociale.

    Le due soluzioni sono nettamente diverse: men-tre il farmaco genomico un intervento stretta-mente personalizzato e favorisce la dimensio-ne individuale della cura, il trapianto forma un sistema di relazioni solidali fra gli individui, i quali scambiando gratuitamente gli organi alimentano una societ pi solidale. Inoltre, se la nuova ten-denza il perfezionamento dellefficacia dei far-maci genomici nella ricerca scientifica - e nellin-teresse delle case farmaceutiche - , siamo sicuri che un domani - spese le nostre migliori energie in questa tecnica - il farmaco genomico sar ac-cessibile a tutti?

    0017Generazione Zero Italia

  • foto da www.festivaldeldiritto.it

    Un gentiluomo napoletano, dicesi, ebbe quattordici duelli per sostenere la prem-inenza del Tasso sullAriosto.Al quattordicesimo duello, ferito a morte, esclam:

    E dire che non ho mai letto n lAriosto n il Tasso!Questa un po la storia degli Italiani rispetto a Darwin: molti che ne dicono

    male, e anche taluni che ne dicono bene, non lo hanno mai letto.(da Buon compleanno, Charles Darwin di FRANCO CONTALDO)

    Alberto Piazza

    0018

  • 0019Generazione Zero Italia

  • All interno della gremita sala dei Teatini di Pia-cenza si svolta - Venerd 28 Settembre 2012 - alle ore 12 lincontro, rientrante tra le conferenze previste dal Festival del Diritto, dal titolo Come governare i conflitti internazionali. I lavori sono stati coordinati da Monica Maggioni, giornalista RAI del Tg1, e hanno visto la partecipazione del politologo Alessandro Colombo, di Lucio Ca-racciolo, direttore della rivista di geopolitica Li-mes, e di Costanza Margiotta, docente di diritti umani e giurista di diritto internazionale.

    Come governare i conflitti internazionali allinter-no di un mondo globalizzato?

    Attorno a questa domanda si sviluppato il dibat-tito, un dibattito che stato anche implementato da parecchi interventi e riflessioni fatte dal pub-blico in sala.

    Caracciolo sostiene che i conflitti non si gover-nano ma si possono gestire, non esistono infatti formule di accompagnamento verso una loro si-cura soluzione, anche perch non tutti i conflitti sono risolvibili. Il problema della gestione dei conflitti notevolmente cambiato dopo l11 set-tembre del 2001, da questa data si infatti cer-cato di risolvere i conflitti mediante lutilizzo sem-pre pi frequente delluso della forza, stato ad-dirittura un elemento fondamentale che lAmerica guidata da Bush ha portato avanti, facendo leva sulla mancanza di democrazia nei paesi in cui nascevano i conflitti. Niente di pi sbagliato sot-tolinea nel suo intervento Caracciolo perch pro-prio per la diversit di ogni singolo conflitto, non si pu applicare un solo modo di risoluzione, vero che il mondo un insieme globale, ma ci sono culture del tutto diverse, logiche e tecniche (anche di guerra) differenti, non si pu pensare di andare a combattere in Africa con le tecniche apprese nelle guerre mediorientali. Si rischia un fallimento! Le forze che intervengono nei con-flitti devono sapere il contesto in cui operano e soprattutto necessario un intervento diploma-tico preventivo allintervento militare sul campo. Ai giorni nostri infatti non c globalizzazione, bens singole figure come Assange o Bin Laden che con i loro mezzi o con le loro risorse posso-no condizionare lagenda di tutti noi e dei singoli stati. Non si pu parlare quindi di universalit e gestire tutto allo stesso modo.

    Colombo interviene sulla questione considerando

    OPINIONI A CONFRONTO, COME GESTIRE I CONFLITTI

    INTERNAzIONALI?

    Il diritto e la politica affrontano i nuovi temi derivanti dalla globalizzazione

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    REPORTER: Luca Gulino EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    0020

  • gli eventi conflittuali degli ultimi ventanni; anni in cui lintervento militare stato il mezzo pi usa-to per la loro risoluzione, alcune volte con esiti positivi (Kosovo) altre volte negativi (Afghanistan e Somalia). Quello che il politologo intende sot-tolineare che lOccidente si trova adesso in una situazione di forte tensio-ne e instabilit, e per questo difficile ge-stire i conflitti, basti pensa-re alla Siria. Sono caduti i tre pilastri su cui si reggeva il progetto di pace comincia-to dopo le guerre mondiali: 1) una cultura uni-versalistica dal punto di vista giuridico e politi-co generatrice di una prolificazione di istituzioni internazionali; 2) una globalizzazione politi-ca, nel senso che nel 900 la pace nel mondo aveva senso perch la guerra era davvero di tutti, a rilevanza mondiale; 3) una globalizzazione con spinta gerarchica, prima dellEuropa e poi degli Usa, che adesso non esiste quasi pi; locciden-te infatti non ha pi il ruolo che aveva in passato e soprattutto non sappiamo se lAmerica sar forte nei prossimi anni come lo stata fino ad oggi. Po-tremmo definire il nostro interesse (quello dellOc-cidente) come un mezzo interesse nellintervenire nei conflitti; loccidente non interviene nascon-dendosi dietro al veto della Cina e della Russia, ma la verit che linteresse per lintervento non abbastanza forte. Nei sistemi bipolaristici si potevano guardare le crisi degli altri paesi con il timore che quelle stesse crisi potessero sfociare in conflitti, oggi invece noi possiamo angosciarci per quelle crisi ma sappiamo gi che rimarranno qualcosa di regionale, di circoscritto che non de-terminer un conflitto.

    Quindi il pensiero di Colombo si allinea con quello di Caracciolo sullopinione che non si possono governare i conflitti poich non si interessati a pagare il prezzo dellintervento in ciascuno di essi. In Libia ad esempio si in-tervenuti per fare bella figura, ma adesso non si sta intervenendo perch si finge che tutto sia stato gi risolto e le cose vadano bene.

    Per Costanza Margiotta abbiamo assistito ne-gli ultimi anni alla comparsa di nuovi attori nel di-ritto internazionale, che si sempre presentato come frammentato; oggi ci sono degli specifici sistemi giuridici che si rendono autonomi dal di-ritto internazionale generale, ad esempio il di-ritto commerciale, dellambiente, i diritti umani. Questi nuovi subsistemi normativi aumenta-no perch aumentano gli attori e aumentano gli interessi contrapposti, diritto del mare/tutela della pesca; diritto del commercio/diritto dellambiente solo per citarne alcuni. Questa frammentazio-ne un rischio per il diritto internazionale perch possono nascere problemi tra i diversi tribunali internazionali, possono nascere infatti dei conflitti giurisdizionali tra le corti per la risoluzione delle stesse controversie. Non ci sono regole che non permettono lincompatibilit, regole che prevedo-no una gerarchia tra le corti. A confermare ci, Margiotta porta ad esempio il caso Tadic (accu-sato del genocidio di Srebrenica in Jugoslavia), il presidente del tribunale penale costituito era li-taliano Antonio Cassese, il quale si distacc da un orientamento giurisprudenziale precedente (Caso Nicaragua) della Corte di giustizia inter-nazionale.

    La soluzione a questa poca unitariet per Mar-giotta c, ed la stessa che stata utilizzata dal-le Nazioni Unite; si ricorda infatti che si dovreb-bero applicare le norme stabilite dalla Conven-zione di Vienna per avere uniformit dei giudizi tra le corti, e si dovrebbe assurgere la Corte di giustizia internazionale a ultimo grado di giudizio a livello internazionale.

    Il fatto che storicamente non si ricordino epoche senza conflitti o guerre non deve essere visto come scusante per evitare il nascere di nuove situazioni di tensioni. La speranza della pace, del lavoro di mediazione e diplomazia deve essere costante e deve riguardare tutti gli attori in gio-co, dagli stati alle singole persone. La pace non deve essere vista come qualcosa di utopistico ma deve essere perseguita in tutti i modi possi-bili; occasioni di riflessione come quella odierna, hanno proprio questo scopo, promuovere la cul-tura del diritto.

    0021Generazione Zero Italia

  • Nelloccasione del consueto e molto apprezzato Festival del diritto, che si sovolge ormai da molti anni nella citt di Piacenza, abbiamo avuto modo di poter approfondire e seguire dibattiti su temi giuridici e sociali con ospiti di rilievo nel conte-sto culturale del nostro paese. In particolare sembrato dobbligo seguire la tavola rotonda di venerd 28 settembre 2012, presso lAuditorium Fondazione di Piacenza e Vigevano, intitolata ESPERIENZE DI RIPRISTINO DEL DIRITTO AL CIBO E ALLACQUA IN AFRICA, a cura di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo Ong ONLUS.Gli ospiti che sono intervenuti sono Giuseppe Bertoni, professore ordinario di Zootecnica allU-niversit Cattolica del Sacro Cuore, Carlo Ru-spantini, direttore di Africa Mission - Cooperazio-ne e Sviluppo Ong Onlus - di Piacenza, e Vincen-zo Tabaglio professore associato di Agronomia e coltivazioni erbacee dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore.Qui riproponiamo i contenuti trattati e sviluppere-mo un discorso giuridico in materia di diritto ali-mentare.La Tavola RotondaIl dibattito si apre con lillustrazione della ONLUS e delle sue attivit divise per settori di competen-

    za:

    SETTORE ACQUA: Perforazione pozzi in Karamoja, che dal 2002 ad oggi ha portato acqua potabile a 70.000 per-sone; Progetto Idrico in Sud Sudan, nazione che ospi-ta 40 mln di persone di cui il 92% vive sotto la soglia della povert; Studio di fattibilita per la costruzione di dighe a livello di Parish nel distretto di Moroto nella regio-ne del Karamoja; Favorire laccesso dei minori a servizi e sistemi di miglioramento della salute e protezione dellin-fanzia; Acquedotto di Moroto;

    SETTORE AGRICOLTURA: Riduzione del rischio di disastri per le comunit pastorali in Karamoja (Uganda) e in nord Pokot (Kenia), con 10.000 beneficiari indiretti; Realizzazione di scuole agro-pastorali sul cam-po nel distretto di Moroto/Napak, con circa 1000 membri partecipanti; Favorire lo sviluppo agricolo/agroforestale, la

    ACQUA E CIBO: BREVE VIAGGIO TRA SITUAzIONE AFRICANA E PREVISIONE NORMATIVA INTERNAzIONALE

    Focus incentrato sullattualit di alcuni diritti minimi che dovrebbero essere a disposizione di tutti ma che in realt non lo sono

    REPORTER: Amedeo Marchelli EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    0022

  • promozione della donna, lo sviluppo di attivit generatrici di reddito nella comunit di Loputuk; Un laboratorio veterinario per le comunit pa-storali Karamojong;Successivamente allillustrazione dellattivit della ONLUS, si approfondiscono coi i profes-sori dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore (UCSC) i concetti di acqua e sicurezza alimen-tare.

    La seguente argomentazione sviluppa e appro-fondisce quanto discusso, utilizzando unottica internazionale, nonch statistica.

    Acqua e sicurezza alimentareSempre pi spesso lagricoltura ha confermato la sua posizione come il pi grande consumato-re di acqua sul globo: lirrigazione ora afferma circa il 70 per cento di tutta lacqua dolce utiliz-zata di norma per uso umano. Nutrire il mondo e produrre una vasta gamma di colture non ali-mentari come cotone e gomma non utilizzano volumi dacqua di rilievo rispetto alla coltivazio-ne.La Dichiarazione universale dei diritti delluomo (1948) afferma il diritto di tutti ad una alimenta-zione adeguata. Tuttavia, laccesso a unalimen-tazione adeguata nelle zone rurali di molti paesi in via di sviluppo dipende fortemente lacces-so alle risorse naturali, compresa lacqua, che sono necessari per produrre cibo. LAssemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 28 luglio 2010 che laccesso allacqua potabile e ai servizi igienici sono un diritto umano.Ma il diritto allacqua nel contesto del diritto al cibo una questione complessa.Mentre lacqua potabile e luso in cucina sareb-bero protetti, lacqua per la produzione alimen-tare probabilmente riesce a raggiungere le so-glie minime nelle zone aride.C abbastanza acqua disponibile per le nostre esigenze globali future, ma questa immagine del mondo nasconde grandi aree di scarsit dacqua assoluta che colpisce miliardi di per-sone, molti dei quali sono poveri e svantaggia-ti. Le principali modifiche della politica e della gestione, attraverso lintera catena di produzio-ne agricola, sono necessarie per garantire lu-so ottimale delle risorse idriche disponibili per soddisfare crescenti richieste per alimenti e altri prodotti agricoli.Che cosa la sicurezza alimentare?Il Vertice mondiale sullalimentazione del 1996,

    ha definito la sicurezza alimentare come esisten-te quando tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfa-re le esigenze alimentari di una vita produttiva e sana.All luce di una visuale statistica, la popolazione mondiale dovrebbe aumentare da 6,9 miliardi nel 2010 a 8,3 miliardi nel 2030 e di 9,1 miliardi nel 2050.Entro il 2030, per la domanda di cibo previsto un aumento del 50% (70% entro il 2050).La sfida principale per il settore agricolo non tanto il cibo in crescita del 70% in 40 anni, ma lalimentazione del 70% in pi sul piatto. Circa il 30% del cibo prodotto in tutto il mondo circa 1,3 miliardi di tonnellate viene perso o sprecato ogni anno, il che significa che lacqua utilizzata per la produzione cos sprecata.Produrre un chilo di riso, per esempio, richiede circa 3.500 litri di acqua, 1 kg di manzo 15.000 litri circa, e una tazza di caff circa 140 litri.Nel 2008, laumento dei prezzi alimentari ha por-tato 110 milioni di persone in condizioni di pover-t e ha aggiunto 44 milioni di pi per la denutri-zione. 925 milioni di persone soffrono la fame perch non possono permettersi di pagare per nutrirsi. Nei paesi in via di sviluppo, i prezzi dei prodotti alimentari costituiscono una grave minaccia per la sicurezza alimentare, in particolare perch la gente spende il 50-80% del loro reddito in cibo.Lagricoltura contribuisce al cambiamento clima-tico tramite la sua quota di Green House Gases emissioni, che a loro volta influenzano il ciclo dellacqua del pianeta, aggiungendo un altro strato di incertezze e di rischi per la produzione alimentare. Si prevede infatti che lAsia meridio-nale e Sud Africa saranno le regioni pi vulnera-bili ai cambiamenti climatici legati alla scarsit di cibo a partire dal 2030.

    0023Generazione Zero Italia

  • ALLA RICERCA DELLA DIGNIT

    NEL LAVORO:

    TRA PASSATO E FUTUROREPORTER: Teresa Vozza EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    Il tema della solidariet ha garantito agli speciali interlocutori un largo margine di riflessione: cos la solidariet sul lavoro? Di definizioni teoriche ne troveremo sempre molte, come di aggettivi e metafore. Partiamo da un presupposto inelimina-bile: solidariet non un sentimento partico-larmente virtuoso, tipico dei martiri; la solida-riet appartiene alluomo in quanto animale so-ciale, in quanto soggetto di una comunit. Non solo, questa pu essere la chiave per garantire un modello di sviluppo sostenibile, sia allinterno

    del mercato del lavoro italiano che in quello mon-diale, dove i paesi c.d. occidentalizzati possono giocare un ruolo fondamentale per la tutela dei diritti delluomo-lavoratore.

    Alle ore 15 di Venerd 28 Settembre 2012, pres-so il salone Palazzo Gotico, la rappresentante dellAssociazione Ambiente e Lavoro, Nanda Montanari e il rispettivo segretario naziona-le, Rino Pavanello si siedono al tavolo della di-scussione, assieme al procuratore della Repub-

    (foto da www.festivaldeldiritto.it)

    DAL LAVORO DIGNITOSO ALLA DIGNIT DEL LAVORO: SALUTE, SICUREzzA E SOLIDARIET

    0024

  • blica di Torino Raffaele Gua-riniello, alla professoressa dellistituto professionale Itis di Piacenza Germana Ian-nelli, al professore dellU-niversit Cattolica del Sa-cro Cuore Paolo Rizzi ed, a sostituire il responsabile alla progettazione Centri educazione ambientale e alla sostenibilit della regio-ne Emilia-Romagna Paolo Tamburini, il dottor Puglie-se.

    Il convegno stato aperto dalla proiezione di un video, risultato finale di un progetto delle scuole superiori di Pia-cenza, intitolato Educazio-ne allimpresa sostenibile: gli alunni, seguiti e coordinati dalla professoressa Iannel-li sono stati ospiti di virtuose aziende, dotate di sistemi in-novativi di gestione ambien-tale e di sicurezza e salute del lavoro.

    Lobbiettivo fondamentale di tale progetto non si riduceva alla consueta sensibilizza-zione degli studenti pro-messa spesso labile e sfug-gente - ma si prefissava di fornire loro delle informazio-ni tecniche capaci di svilup-pare la qualit del lavoro a 360 gradi: miglioramenti per i dipendenti, per coloro che hanno rapporti con le azien-de (c.d. terzi), per gli stessi dirigenti e in ultimo, soprat-tutto, per tutti quei soggetti che, seppur non avendo un rapporto diretto di interesse con lattivit dellazienda, ne possono subire effetti. (vedi soprattutto i casi delle imprese di amianto, quanto ancora siano causa di effet-ti nocivi anche per persone che non sono mai venute a contatto con queste).

    Ma ecco che arriva il primo significato di solidariet: a

    EduCAzIoNE AllIMpRESA SoS-TENIMIlE: lESpERIENzA dI

    AzIENdE VIRTuoSE

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    0025Generazione Zero Italia

  • conclusione di questo progetto coloro che avran-no ricevuto un arricchimento saranno responsa-bili di rimetterlo in circolazione, di concederlo a chi non lo ha avuto direttamente. Gli stessi stu-denti diventeranno maestri di quei sistemi am-bientali e di sicurezza e di tutela della salute sul lavoro e li estenderanno proprio nei loro locali, nelle loro scuole. In poche parole: da che eravamo in 20 adesso siamo gi 100.

    Diffusione capillare di idee, espansione di con-fini: non forse questo la globalizzazione?

    Ad approfondire la rifles-sione sulla solidariet va riconosciuto un enorme merito ( ho ancora i brividi a pensare alle sue parole) alleminente procuratore della Repubbli-ca di Torino, R. Guariniello. Posto che la no-stra Costituzione, diamante prezioso dellIta-lia, tuteli una molteplicit di valori, come si pu garantire il riconoscimento concreto al valore ineliminabile e fondamentale alla crescita della dignit delluomo? Il primo punto di partenza sicuramente riconoscerci dignitosi, meritevoli di dignit, non in base a quello che ci viene det-to, ma per quello che siamo. I primi soggetti ad assicurare concretizzazione alle premesse co-stituzionali siamo esattamente noi stessi. Scopo univoco della nuova legislazione sulla sicurezza e salute sul lavoro e sullambiente deve essere quello della responsabilizzazione del lavorato-re; attraverso ad esempio servizi di formazione

    continua e credibile. Attenzione, qui non si intende che il lavoratore po-tr incorrere in guai ancor pi grossi, perch sottoposto a maggior carico di lavoro; al contrario: consapevole dei propri rischi e delle soluzioni a que-sti, sar maggiormente libero di eser-citare la propria professione. Citando testualmente Guariniello il lavoratore da oggetto di prevenzione, diventa soggetto di prevenzione. Certo i pro-blemi sono ancora molti e profondi nel mondo del lavoro italiano. La costante disapplicazione delle norme gi pre-senti in materia, riconosciute da tutti

    efficaci, ha avuto leffetto di diffondere allinterno delle imprese una sostanziale idea di impuni-t. Disapplicazione, ferita profonda del sistema giuridico italiano, causata essenzialmente da due fattori: In primo luogo linadeguatezza dei

    controlli: gli organici dovreb-bero essere maggiormente professionalizzati - in pi quelle condotte particolarmente ca-paci di scoprire comportamen-ti antigiuridici delle imprese, dovrebbero essere oggetto di riconoscimenti positivi e non causa di trattamenti sfavorevoli come spesso succede;

    in secondo luogo linefficienza della magistratura: stato di-

    mostrato come in alcune zone dellItalia vi siano stati nel corso degli anni pochissimi casi penali di infortuni sul la-voro; questo non per particolare virt dellimpresa ma semmai per paura dei medici, che spesso prefe-riscono la propria incolumit fisi-ca piuttosto che mantenere fede al giuramento di Ippocrate.

    Qui la solidarie-

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    MAgISTRATo guARINIEllo: lA TuTElA dEllA dIgNIT NoN dEVE RIMANERE MERA

    AFFERMAzIoNE dEI pRINCIpI CoSTITuzIoNAlI, MA NEC-ESSARIo INdIVIduARE lEggI E SISTEMI pER CoNCRETIz-

    zARlA.

    Raffaele Guariniello

    0026

  • t ha avuto un altro viso ancora: recuperare un passato forse ingenuo, sicuramente inesper-to: il fantasma dellamianto, alla ricerca dei tu-mori perduti. Fenomeno che sicuramente non ascrivibile alla sola realt aziendale, lamianto non sempre stato riconosciuto come causa di morte. Lobbiettivo stato quello di rivelare la verit e far s che queste morti non rimangano semplici iscrizioni nei registri comunali. Inoltre presso la Procura della Repubblica di Torino stato istituito un Osservatorio sui Tumori Sin-tomatici con lobbiettivo fondamentale di pre-venzione. I cittadini consapevoli della realt dellamianto, non solo, ma capaci di riconoscere in concreto la sua presenza con conoscenze tecniche - potranno inviare delle segnalazioni (ci sono stati gi casi, in luoghi anche molto famosi, che sono stati prontamente sanati).

    Tra passato e presente, per un pi pulito futu-ro.Ma oltre queste situazione interne, il profes-sor Rizzi ha analizzato, sinteticamente, alcuni aspetti esterni di particolare rilievo. Solidariet 3: i paesi cd occidentali che stanno affrontando il problema della flessibilit, causata anche dal-la globalizzazione, hanno lo specifico obbligo di diffondere modelli di tutele anche e soprattutto in quei paesi dove non esistono. Questo per far s che la qualit del lavoro, le lunghe lotte dei proletari e le faticose conquiste dei parlamenti non diventino storia di un mondo arrabbiato, ma presente di un sistema evoluto.

    doCENTE ISII pIACENzA: NoN SI TRATTA dI SENSI-

    BIlIzzARE -pARolA oRMAI ABuSATA- MA dI dARE IN-

    FoRMAzIoNI TECNICHE pER uNA CoRRETTA gESTIoNE

    dEllAMBIENTE, dEllA SA-luTE E dEllA SICuREzzA

    0027Generazione Zero Italia

  • IL CONTRIBUTO DELLA TRADIzIONE CATTOLICA ALLA SOLIDARIET DEL

    CONDANNATOLa giustizia tra vendetta e riconciliazioneREPORTER: Roberto Federico Proto EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    Il 28 settembre 2012, secondo giorno della ker-messe piacentina pi attesa, il Festival del di-ritto, tra la moltitudine di convegni che lo con-traddistingue, nella Sala Teatini (ex chiesa di S.Vincenzo) alle 18:30 si svolto un incontro intitolato : La giustizia tra vendetta e riconci-liazione.

    Allincontro ha partecipato Adriano Prosperi - storico (uno dei pi importanti esperti dellin-quisizione ndr) e professore emerito di Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa - introdotto dal giornalista del Corriere del-la Sera, Antonio Carioti. Levento stato in-centrato sullanalisi di un concetto controverso e complesso : la Giustizia. La quale si esplica con lesercizio della potest punitiva, definita anche come monopolio della violenza, di cui titolare una comunit politica, lo Stato, nato per evitare che i privati si facciano giustizia da s.

    Lazione penale teleologicamente tesa alla ri-cerca di una Giustizia, che ancora oggi preva-lentemente intesa con una accezione retributi-

    va : la sofferenza della pena deve uguagliare la sofferenza cagionata dal reato. Idea dominate e centrale ancora oggi negli Stati Uniti, definita nellincontro : unidea di Giustizia Imperiale. In-fatti lAmerica storicamente nota per aver por-tato avanti azioni di guerra ovvero missioni che ebbero la pretesa di portare giustizia (una parti-colare visione della giustizia ) in terra straniera.

    Ma possiamo riscontrare pure lidea retributiva della Giustizia, nellItalia medioevale, nel Principe di N. Machiavelli; nella parte in cui prevede le tre soluzioni che si pon-gono dinanzi ad un Prin-cipe che sale al potere in una citt divisa ( 1- Leli-minazione dellavversa-rio; 2- lespulsione dellavversario; 3-laccordo di pace) e dove, Machiavelli, sconsiglia lac-cordo perch il sangue versato lo renderebbe poco durevole, essendo pi a favore dellelimi-

    lA gIuSTIzIA ANCoRA oggI INTESA CoN uNACCEzIoNE RETRIBuTIVA

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    Antonio Carioti

    e Adriano Prosperi

    0028

  • nazione. Da qui lidea della pena di morte.

    Questa idea di Giustizia, intesa soprattutto come vendetta, stata rifiutata dallEuropa in partico-lar modo dalla cultura cristiana, impegnata a ri-solvere il dilemma di come trattare il nemico vin-to. Nel mondo cattolico il connubio tra giustizia e guerra venne sancito dalla liceit delluccisione in guerra : la cosiddetta Guerra Difensiva (caso in cui anche i chierici potevano cagionare la morte dellavversario in reazione ad un pericolo ndr ). Nella tradizione cattolica la Giustizia alterna-ta dal perdono e dalla vendetta. Il perdono si ritrova soprattutto nel versetto finale del PA-TER NOSTER, nel quale si esplicava il precetto dell essere perdonati cos come noi perdo-niamo (dimitte nobis debita nostra,sicut et nos dimittimus debitoribus nostris). Ma in passato si sono riscontrati moltissimi casi di fedeli e di chierici che rifiutavano di recitare questo verset-to perch accecati dallodio e dallincapacit del perdono.

    Questelemento del perdono, finalizzato alla Ri-conciliazione, si ritrovava marcatamente nelloperato dei confratelli della Compagnia dei Bianchi della Giustizia che confortavano e confessavano i condannati a morte, ne dispo-nevano i funerali e le messe di suffragio. Da qui lidea centrale di una Giustizia Terrena che deb-ba essere riflesso di una Giustizia Divina rea-lizzata mediante la confessione, unico mezzo di legittimazione della morte e di salvezza del condannato che ottiene cos il perdono della-nima. Una specie di solidariet nei confronti del condannato.

    Un incontro prezioso, a cui ha partecipato an-che lo stesso Responsabile scientifico del Fe-stival, che ha arricchito la serie dincontri che hanno contraddistinto la secondo giornata. Un analisi acuta dellidea di giustizia e una puntuale riproposizione storica dellevoluzione dellidea di Giustizia nel mondo cattolico in pieno medio-evo.

    Sala dei Teatini

    Antonio Carioti

    e Adriano Prosperi

    0029Generazione Zero Italia

  • Le critiche sul sistema penale in Italia sono mol-te. Vi sono tanti aspetti che necessitano un inter-vento del legislatore ex novo: ad esempio porre al centro dellattenzione le esigenze della vittima nel momento processuale. In merito a questo, e verso molto altro, si articola la tavola rotonda, svoltasi il 28 settembre 2012 presso lAuditorium SantIlario, tra la professoressa Claudia Mazzu-cato, docente di diritto penale alluniversit Cat-tolica del Sacro Cuore di Piacenza, lavvocates-sa dellassociazione di volontariato Oltre il Muro Onlus e di Libera Vincenza Rando e Maddalena Rostagno, figlia di Mauro Rostagno sociologo e giornalista, morto in un agguato mafioso.

    Che cosa si possa intendere per solidariet nel-la giustizia davvero un ottimo interrogativo in un sistema penale totalmente reocentrico. Ef-fettivamente in assenza di un indiziato di reato, non pu esistere un processo; n tanto meno il raggiungimento di una verit. Allo stesso tempo per, il raggiungimento del risultato processuale sembra alquanto ambiguo: il presunto colpevole, al fine di salvaguardare la sua libert pi impor-tante, ovvero quella fisica, non psicologicamen-te invitato a dire la verit, ma semmai a trovare con il proprio rappresentante legale, il proprio di-fensore, la migliore strategia per nascondere quel che forse successo. Volendo ancor pi bana-lizzare processo significa conflitto, sentenza significa proclamazione del vincitore. Forse per alcuni queste parole sembreranno inutili: si vero il processo una sfida, sempre stato

    cos, che c di strano? La stra-nezza che questo sistema non funziona n per i perdenti n per i vincitori.

    I perdenti, coloro che sono dichiara- ti colpevoli alla stregua dellordinamento giuridico, vengono prontamente abbandonati da questo. Allarticolo 27 della nostra Costituzione si parla di pene che devono tendere alla rieducazione del condannato: ma il nostro sistema detentivo con-sente di parlare di un recupero del condannato? Sono molteplici e recentissime le condanne da parte della Corte Europea dei diritti delluomo per le condizioni disumane delle carceri italiane. Il condannato si sente prigioniero e piuttosto che ricongiungersi con lordinamento, ne programma la fuga.

    Il vincitore? A questo proposito user le paro-le di una donna che alla giustizia non ha smesso di credere, sebbene la prova sia stata molto dura. Lei Maddalena Rostagno ha 40 anni e per la sua verit processuale, per sapere chi aveva vo-luto e causato la morte del padre Mauro Rosta-gno - servitore dello stato - ha dovuto lottare per lungo tempo. Eppure le sue parole non parlano di guerra, non parlano di rancore: il processo per lei stato un regalo; peccato che avrebbe dovuto essere lesercizio di un semplice diritto. Eppure quel regalo del giudice, quelle pagine in giuridi-

    LE ASPETTATIVE PER UNA GIUSTIzIA SOLIDALE: LA GIUSTIzIA RIPARATIVA

    Una giustizia che cura: tra utopia e ipotesi di lavoro

    REPORTER: Teresa Vozza EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    Claudia Mazzucato e Maddalena

    Rostagno

    pRoF. MAzzuCCATo: REo E VITTIMA SoNo FACCE dEllA STESSA MEdA-glIA: INCollATE MA pER SEMpRE dI SCHIENA

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    0030

  • chese, non sono n sufficienti n adeguate per colmare la sua esigenza di giustizia. La doman-da spontanea : cosa manca?

    Per Maddalena che ad ogni processo vede al suo fianco, ingabbiato dietro un vetro limputa-to, la verit la ricerca, il percorso: sono gli atti investigatori, sono le testimonianze delle per-sone vicine, sono la pre-senza degli altri civili che si sentono ugualmente traditi dall atto violento del reato e che chiedono tutti: perch? Ebbene, lunico a poter risponde-re a questa domanda, fulcro centrale dellinda-gine per la verit, lim-putato. E qui si torna all ambiguit del processo: come pu essere tute-lato il diritto alla difesa, garanzia inviolabile di qualsiasi ordinamento democratico, senza tra-dursi in facolt di mentire?

    La prof.ssa Mazzucato, docente di diritto penale presso la facolt di giurisprudenza dellUniversi-t Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, in pro-posito cita il filosofo Foucault e la parresia os-sia quel diritto riconosciuto fin dall antica Grecia di dire la verit. A rigor logico tale libert sembra non essere compatibile con il processo penale, dal momento che la confessione comporta solo la certezza della condanna. Posto che il diritto alla difesa sia intoccabile, per rimediare a que-sta lacuna giuridica (processuale) necessario far s che lordinamento risponda positivamente all ammissione di colpa. In tal senso un ruolo particolarmente fecondo affidato alla Giusti-zia riparativa.

    Il nome gi emblema dellobbiettivo fondamen-tale: riparare il torto subito dalla vittima, ricucen-do soprattutto il rapporto del reo nei confronti dellordinamento. Non una giustizia facile, di quelle che offrono in maniera pi o meno effi-ciente una risposta in termini di colpevolezza o no; ma una giustizia come un percorso ben pi difficile, un percorso che vede assieme i sogget-ti (reo e vittima) per la costruzione di un qualco-sa. Citando direttamente la professoressa Maz-zucato la giustizia diventa un movimento non

    una roccia fredda e irremovibile- che non si sa bene dove arrivi, ma che si sente necessario.

    Ebbene: se il processo luo-go di indagine storica, di me-moria, la giustizia riparativa il passo ulteriore, il giorno dopo al processo. rispondere allal-tra domanda: e adesso che far? Sia ben chiaro: lobbietti-vo di un programma di giustizia riparativa non ammorbidire i cuori; qui si chiede di ragiona-re, di riflettere su quello che successo. E la riflessione non volta solo ai presenti, ma a tutti i consociati. Come faceva notare il rappresentante legale dellassociazione LIBERA Vin-cenza Rando, costituita parte civile in diversi processi penali, ed anche in quello di Madda-

    lena, la presa di coscienza del danno della mafia alla societ

    una della prime armi della lotta con-tro di essa. Mostrare la propria presenza in aula e dare supporto alla vittima (supporto fisico ol-tre che psicologico) espressione di respon-sabilit sociale. I mafiosi non hanno paura del carcere, semmai della confisca e della cultura. Le migliori rivoluzioni sono quelle che partono dal basso, la regione Sicilia nei suoi cittadini pu essere esemplare nel suo impegno di con-trasto al fenomeno mafioso; ma fino a quando questo impegno non si diffonder in tutta lIta-lia, fino a quando tutti i cittadini non coglieran-no e percepiranno questa lesione al proprio di-ritto di cittadinanza, non sar mai abbastanza.

    Maddalena Rostagno

    pRoF. MAzzuCCATo: SCEglIERE dI NoN dElINQuERE: QuI CHE BI-

    SogNA lAVoRARE

    0031Generazione Zero Italia

  • Con l incontro avvenuto il 28 settembre 2012 all Auditorium Santa Maria della Pace, intitolato El TRABAJO DE CRECER: LAVORO E DIGNI-TA DEI BAMBINI LAVORATORI, in occasione dellannuale Festival del diritto nella citt di Pia-cenza, abbiamo avuto modo di conoscere e di meglio comprendere questa realt tristemente diffusa e soventemente ignorata.

    La tavola rotonda stata curata da Progetto-Mondo Mlal - Sezione di Piacenza, organizza-zione non-governativa (ONG) nata a Verona nel 1966 che si occupa di cooperazione interna-zionale e che promuove Programmi di Svilup-po con linvio di cooperanti in America latina e Africa. A questa intervengono Ivana Borsotto, vicepresidente ProgettoMondo Mlal, Giampiero Schibotto, responsabile ITALIANATs per lameri-ca latina, docente investigatore coordinatore del Gruppo di ricerca su Infanzia e lavoro, Universit dellexternado di Bogot e uninteressantissima testimonianza di Olga Rivera Romn, coordina-trice Movimento Bambini e Adolescenti lavoratori (Manthoc) e i bambini lavoratori di Lima e delle organizzazoni di questi in Per, Bolivia e Colom-bia.La testimonianzaIl dibattito prende inizio con un collegamento

    via Skype con la signora Romn che ci racconta la situazione nella periferia sud di Bogot, ca-pitale della Colombia, nella quale dallinizio del 2011 ad oggi sono stati uccisi pi di 100 bambini nonch, citando fonti locali, sono stati riscontrati 1.510 casi di abusi e 5.354 casi di maltrattamen-ti. Contro lallarmante aumento della violenza nei confronti dei minori, spesso coinvolti nelle reti della microcriminalit, del narcotraffico o dello sfruttamento sessuale, si celebra venerd 9 di-cembre la Giornata Mondiale della Dignit del Bambino Lavoratore.

    In occasione della passata edizione, le bambine e i bambini lavoratori della Bolivia hanno presen-tato una loro proposta di legge per migliorare le loro condizioni di lavoro: nel manifesto si chiede alle autorit nazionali, distrettuali e locali di por-re in atto azioni per garantire la giustizia: Chie-diamo di poter sfruttare la citt e tutti i luoghi, le strade, i parchi, i collegi, i giardini, le nostre case, senza paura di essere aggrediti o maltrattati.

    Mentre da decenni lOrganizzazione Internazio-nale del Lavoro (OIL) pretende di sradicare il lavoro minorile in tutto il mondo, i bambini e le bambine che hanno redatto la proposta di leg-ge esigono il riconoscimento del loro lavoro e il

    E SE FOSSE VOSTRO FIGLIO A LAVORARE A QUESTE CONDIzIONI?

    El trabajo de crescer: lavoro e dignit dei bambini lavoratoriREPORTER: Amedeo Marchelli EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    foto da www.festivaldeldiritto.it

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  • miglioramento delle loro condizioni lavorative. Vari deputati del Governo Boliviano hanno gi manifestato il loro appoggio e alcuni Sindaci e Governatori hanno ugualmente mostrato una reazione positiva di fronte alliniziativa.

    Un interessante riferimento stato fatto a mon-signor Dominique Mamberti, segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati, il quale ha indicato che le attivit economiche e com-merciali orientate allo sviluppo dovrebbero es-sere capaci di far diminuire efficacemente la po-vert e di alleviare le sofferenze dei pi indifesi. Ha inoltre ribadito limportanza di una nuova e profonda riflessione sul senso delleconomia e i suoi obiettivi, cos come di una revisione lun-gimirante dellarchitettura finanziaria e commer-ciale globale per correggere i problemi di funzio-namento e le distorsioni. Questa revisione delle regole economiche internazionali deve integrar-si nel contesto dellelaborazione di un nuovo modello globale di sviluppo.

    A cosa servito quindi loccasione del Festival piacentino?

    Lincontro ha portato allattenzione del pub-blico il fenomeno del lavoro minorile nel-la visione per degli stessi protagonisti, ed assai raro e rilevan-te avere delle testimo-nianze dirette, sia per comprendere in ma-niera migliore la situa-zione sia per provare le emozioni suscitate dai diretti testimoni.

    Oggi giorno mass media e organismi internazionali tratta-no spesso di questo fenomeno, ma solo nella sua accezione negativa di sfrutta-mento/schiavit. Con lintervento al Festival invece abbiamo potuto apprezzare lesperienza dell ONG Progetto-mondo Mlal, la quale ci insegna che, parados-salmente, labolizionismo e altre misure coattive favoriscono o possono favorire il deterioramen-to delle condizioni e delle prospettive di vita dei bambini anzich garantirne la tutela.

    Oltretutto da molti anni lorganizzazione sostie-

    ne il protagonismo e la cittadinanza dei NATs (Ninos y adolescentes trabajadores) che in Africa, Asia e America latina hanno costituito veri e propri movimenti e associazioni per tutelare il diritto ad un lavoro dignitoso: di questo ce ne ha parlato Giampiero Schibotto, responsabile ITALIANATs per lamerica latina, docente inve-stigatore coordinatore del Gruppo di ricerca su Infanzia e lavoro dellUniversit dellexternado di Bogot, che ci ha spiegato che la loro ultra-tren-tennale storia testimonia che il lavoro in condi-zioni dignitose ha anche una valenza sociale nel favorire lo sviluppo integrale della persona, nello stimolare i rapporti inter-personali e nel creare identit, cittadinanza e diventa strumento di un cambiamento in quelle realt di ingiustizia socia-le che lo generano.

    Lesperienza latino-americana ci ha rimandato alla parola chiave protagonismo: per i NATs affermare il protagonismo dellinfanzia significa concretamente esercitare il proprio diritto di cit-tadinanza.

    0033Generazione Zero Italia

  • EMMA BONINO AL FESTIVAL : SOLIDARIET LEGALIT

    Emma Bonino

    foto da www.festivaldeldiritto.it

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  • EMMA BONINO: SOLIDARIET? NO, DIRITTI!REPORTER: Aurora Licci EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    Venerd 28 Settembre 2012. Lattesa di una sala in fermento riecheggia tra le campate del Palaz-zo Gotico, ma non per molto. Arriva puntuale la politica che Newsweek ha definito la donna che ha scosso il mondo. In punta di piedi si affretta e percorre il salone, un tempo adibito per le grandi assemblee, quasi con timidezza. Un fragoroso applauso laccompagna sino ai riflettori.

    Giovanna Casadio giornalista de La Repub-blica introduce e stimola lospite ponendo in-terrogativi su questioni spinose. Politica si po-trebbe dire quasi per indole, la stessa indole che lha portata a ricoprire incarichi di spicco nel cor-so della sua carriera sia a livello nazionale

    che internazionale, basti ricordare, per citarne solo alcuni, lelezione a deputato nel 1976 e tre anni dopo a parlamentare europea, gi ministro del Commercio internazionale e per le Politi-che europee del secondo Governo Prodi, ad oggi vice presidente del Senato e presidente della Commissione per la parit e le pari opportunit nel Senato.

    Un mondo solidale: incontro con Emma Bonino

    Emma Bonino in breveDeputata al Parlamento Europeo, gi Commissaria EU per gli aiuti umanitari, la politica dei consumatori e la pesca, Emma Bonino da circa trentanni si occupa di politica con metodi che spesso hanno suscitato controversie. una delle figure pi influenti del radicalismo liberale italiano dellet repubblicana. La sua carriera infatti iniziata verso la met degli anni 70 con la lotta per la legalizzazione dellaborto in Italia e successivamente per laffermazione del divorzio e la legalizzazione delle droghe leggere.

    0035Generazione Zero Italia

  • Una donna che per formazione professionale abituata come lei stessa afferma senza tanti giri di parole, a vedere e tradurre tutto in chiave po-litica. La conferma arriva pressoch immediata. La prima domanda semplice, pulita: Emma cos per te la solidariet?. In linea con quanto affermato prima ribatte: lo Stato di Diritto, lo Stato della Legalit.

    La fratellanza, la carit, la compassione cos come la solidariet comunemente intesa, quali moti dellanimo si esercitano nei confronti dei pi deboli, verso gli ultimi, lo Stato di Diritto in cui le leggi sono scritte nero su bianco, permette inve-ce ai pi deboli di far valere i propri diritti. In as-senza si intraprenderanno le vie alternative dei favoritismi e delle raccomandazioni.

    Uno dei temi pi ricorrenti in questi ultimi anni sicuramente quello dellimmigrazione, bene: si pu parlare di solidariet? In Italia non vi anco-ra una legge organica sullasilo politico, ci mette in discussione le garanzie e quindi i diritti di deci-ne di migliaia di esseri umani, che come ci tiene a sottolineare Emma Bonino sono irregolari ma non clandestini.

    I diritti per non devono mai essere concepiti in

    maniera assoluta, ma sempre associati ad al-trettanti doveri, questo percorso deve essere

    compiuto attraverso il ponte della legalit perch solo con il rispetto delle leggi, si potr raggiunge-re leffettiva difesa dei pi fragili. In presenza di zone grigie, allombra della legge, il rischio che la solidariet possa esser preda di particolarismi infelici.

    Nella stessa sede del Palazzo Gotico le sta-to conferito il Premio ANMIL 2012 per i suoi trentanni di impegno politico in favore dei diritti civili, e soprattutto perch da vice-presidente del Senato ha sostenuto proposte di legge riguar-do la tutela delle donne lavoratrici con disabilit contro gli infortuni sul lavoro e le malattie profes-sionali. ANMIL - Associazione Mutilati e Invalidi del Lavoro - premia ogni anno chi nella propria vita sia civile che professionale si batte in favore della sicurezza sui luoghi di lavoro, della preven-zione e promuove limportanza dellintegrazione sociale dei concittadini disabili.

    Emma Bonino una donna che sceglie, lo di-chiara lei stessa quando la giornalista Casadio guida il dibattito verso laltro grande tema del Fe-stival: i conflitti. Scelgo e necessariamente una scelta innesca un conflitto, dimensione che per altro propria dellessere umano. Ancora una volta Emma Bonino declina in maniera insolita, se volete radicale, il concetto stesso del conflitto,

    Emma Bonino riceve il Premio ANMIL

    EMMA BoNINo:I dIRITTI NoN dEVoNo MAI ESSERE CoNCEpITI IN MANIE-RA ASSoluTA, MA SEMpRE

    ASSoCIATI Ad AlTRI doVERI, QuESTo pERCoRSo dEVE ES-SERE CoMpIuTo ATTRAVERSo Il poNTE dEllA lEgAlITA

    Emma Bonino e Giovanna

    Casadio

    0036

  • maniera assoluta, ma sempre associati ad al-trettanti doveri, questo percorso deve essere

    compiuto attraverso il ponte della legalit perch solo con il rispetto delle leggi, si potr raggiunge-re leffettiva difesa dei pi fragili. In presenza di zone grigie, allombra della legge, il rischio che la solidariet possa esser preda di particolarismi infelici.

    Nella stessa sede del Palazzo Gotico le sta-to conferito il Premio ANMIL 2012 per i suoi trentanni di impegno politico in favore dei diritti civili, e soprattutto perch da vice-presidente del Senato ha sostenuto proposte di legge riguar-do la tutela delle donne lavoratrici con disabilit contro gli infortuni sul lavoro e le malattie profes-sionali. ANMIL - Associazione Mutilati e Invalidi del Lavoro - premia ogni anno chi nella propria vita sia civile che professionale si batte in favore della sicurezza sui luoghi di lavoro, della preven-zione e promuove limportanza dellintegrazione sociale dei concittadini disabili.

    Emma Bonino una donna che sceglie, lo di-chiara lei stessa quando la giornalista Casadio guida il dibattito verso laltro grande tema del Fe-stival: i conflitti. Scelgo e necessariamente una scelta innesca un conflitto, dimensione che per altro propria dellessere umano. Ancora una volta Emma Bonino declina in maniera insolita, se volete radicale, il concetto stesso del conflitto,

    Emma Bonino riceve il Premio ANMIL

    e s perch i conflitti si risolvono in modo legale e non violento senza sangue, senza guerre. Ma scavando ancora pi a fondo il conflitto pu avere anche accezioni positive, sorgono infatti conflitti dopinione, pertanto strumento di cam-biamento e miglioramento della societ. A tal proposito Bonino richiama lidea di Stefano Ro-dot fervido sostenitore della dimensione giam-mai statica ma evolutiva del diritto.

    Salutata alla conclusione dellincontro da un lungo applauso, riparte per Roma, lasciando forse lamaro in bocca perch dal cappello non ha tirato fuori una soluzione sensazionale. Ma in fondo cosa ci si poteva aspettare da un politico che nel 2006 combatteva con una mini minor che non voleva partire? Doveva recarsi al Quiri-nale per il giuramento. Qualcuno le ricord che i ministri hanno diritto allauto di servizio.

    foto da www.festivaldeldiritto.it

    Emma Bonino riceve il

    premio ANMIL

    Palazzo Gotico

    0037Generazione Zero Italia

  • IL BOMBARDAMENTO ATOMICO DI NAGASAkI E HIROSHIMA UN EVEN-TO UNICO: NULLA DI SIMILE ERA IM-MAGINABILE PRIMA E NULLA DI SIMI-LE SI MAI VERIFICATO POI.

    Il fungo atomico su Nagasaki

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  • GUERRA FREDDA O PACE CALDA?

    USA E URSS ALLE PRESE CON LA TEORIA DEL POLLO

    REPORTER: Marco Occhipinti EMAIL: [email protected] SITO: www.generazionezeroitalia.org

    Noi non abbiamo vissuto quei tempi. Siamo nati in unaltra epoca senza una nemesi precisa. Il nostro nemico non esiste. Esiste invece lombra di un nemico indistinto: a volte un terrorista, a volte una rivoluzione lontana, qualche volta un movimento estremista. Nulla che possa vincere lordine costituito. Ma che lo sfida, questo s: lo sfida continuamente. E nel farlo porta via con s pezzi della nostra insignificante e precaria sicu-rezza. Della nostra epoca ci ricorderemo i giganti mostruosi. O forse i mulini a vento.

    Un tempo era diverso: il conflitto era uno solo e separava USA e URSS: due colossi fatti di uomi-ni, e di armi e ideologie e paure.

    Quellepoca stata rievocata nellambito del Fe-

    stival del Diritto di Piacenza: Paolo Colombo, prof. delle Istituzioni politiche e di Storia Contem-poranea presso lUniversit Cattolica del Sacro Cuore di Milano, politologo e storico, il relato-re di un incontro tenutosi presso il Palazzo Gal-li, Salone dei Depositanti, Sabato 29 Settembre 2012. Ad introdurlo il prof. Alessandro Mangia, preside della Facolt di Giurisprudenza dellUni-versit Cattolica di Piacenza. Lincontro, iniziato in ritardo per problemi tecnici, si sviluppa in una esposizione multimediale, tramite proiettore, di slide, filmati e immagini attinenti alla tematica della guerra fredda.

    Il conflitto tra USA e URSS ripercorso da Paolo Colombo

    Chicken Theory

    La Teoria del Pollo - coniata da Bertrand Russell- appartiene al mondo delle teorie dei giochi ; si rif ad un fenomeno che andava diffondendosi negli anni 50 negli Stati Uniti: i giovani americani, nelle serate pi noiose, solevano salire sulle loro automobili e direzionarle, a pieno gas, luna contro laltra: il primo (pollo) che sterzava perdeva mentre lultimo a sterzare era proclamato vincitore.

    0039Generazione Zero Italia

  • Guerra freddaSappiamo tutti cos la guerra fredda: era quel-lo stato di perenne tensione, limitrofa al con-flitto ma mai conflagrato in uno scontro diretto, che contrapponeva lOccidente da un lato - con gli USA in testa - e i paesi del Blocco comunista dallaltro - lURRS in primis. Ha inizio con il ter-mine della seconda Guerra Mondiale: il mondo comincia a dividersi in sfere di influenza e la divi-sione in blocchi impedisce il dialogo.

    Ancora oggi, leggendo un qualsiasi libro di diritto internazionale, potremmo trovare - nelle edizioni pi vecchie - che esiste un tipico strumento utiliz-zato dagli Stati in momenti di disaccordo, quan-do la diplomazia non riesce a trovare un punto dincontro e la contrapposizione si fa irriducibile: tale strumento la guerra. Semplice. Ma que-sta guerra manca nella guerra fredda perch la tensione non esplode mai in un conflitto aperto e si diluisce in conflitti regionali, senza mai la par-tecipazione diretta delle due superpotenze. Ma perch?

    Perch qualcuno aveva inventato la bomba ato-mica. La bomba atomica altera le regole

    del gioco: consente a chiunque ne possieda una di concludere il conflitto, ma ad un prezzo altissi-mo. La bomba atomica c, funge da deterrente perch nessuno vuol trovarsela in giardino pron-ta ad esplodere, ma convince poco nelle mani di chi non disposta ad usarla. Ecco la peculiarit del conflitto: i paesi leader dei due blocchi devo-no essere disposti ad assumersi il costo politico e morale dellutilizzo della bomba perch la bomba atomica diventi realmente unarma.Chicken Theory o Teoria del polloIl sistema che viene a crearsi dotato di un al-tissimo coefficiente di irrazionalit: lunico modo per dissuadere il nemico dallattaccare in un conflitto armato, minacciare luso dellarma definitiva.

    Si parla in proposito della Chicken Theory: la Teoria del Pollo - coniata da Bertrand Russell - appartiene al mondo delle teorie dei giochi e consente di immaginare con semplicit quel-lo che stava accedendo. La Chicken Theory si rif ad un fenomeno che andava diffondendosi negli anni 50 negli Stati Uniti: i giovani america-

    Paolo Colombo e Alessandro

    Mangia

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  • ni, nelle serate pi noiose, solevano salire sulle loro automobili e direzionarle, a pieno gas, luna contro laltra: il primo (pollo) che sterzava per-deva mentre lultimo a sterzare era il vincitore.

    Ci vuol poco a capire che un gioco stupido, ma tant che chi vi si trovava sfidato, e voles-se vincere, aveva un solo modo: la c.d. Brin-kmanship (espressione coniata non da un so-ciologo ma da un politico: il Segretario di Stato americano John Foster Dulles). Nessuno dei due vuol arrivare allo scontro frontale impattan-do i due mezzi, ma per vincere deve convincere laltra parte che non sterzer e continuer sulla sua strada fino a provocare lincidente. Il segre-to sta nel resistere un secondo in pi dellavver-sario, ossia sterzare un secondo dopo di lui.

    Il tasso di irrazionalit altissimo: due matti cor-rono sfidando la violenza dellimpatto, ma deb-bono apparire totalmente pazzi, disposti alla di-struzione, per vincere. Poco importa se qualche giovane americano ci rimette la carrozzeria della macchina di pap: ma cambia tutto se a sfidarsi nellassurdo gioco sono due superpotenze, e se in ballo ci sono le sorti dellintero globo.Pace caldaQuesto gioco malato ha mantenuto in sospeso le sorti del mondo dal 1949, quando lURSS ha fatto esplodere la prima bomba atomica, alla Caduta del Muro di Berlino: la fine dello stato di tensione una vittoria economica, e non militare. Per questo - chiarisce il prof.Colombo - pos-siamo parlare pi che di una Guerra fredda, di una Pace Calda.

    Eravamo sullorlo della catastrofe: esi-steva una stanza dei bottoni dove un caff, versato di-strattamente sulla tastiera, avrebbe devastato lintero globo.

    Ma sorge spontanea una domanda: anche le dittature pi violente si basano su una forma - discutibile - di consenso, che le regge e man-tiene in vita. Ma come facevano i nostri genitori,

    qui in Occidente, o i genitori dei giovani russi, l oltre la cortina di ferro, ad accettare questa spira-le politica e sociale proiettata allautodistruzione?

    Ci saranno tante, tantissime ragioni, ed il prof. Colombo riporta quan