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Facoltà di IngegneriaCorso di Laurea specialistica in Ingegneria Meccanica
__________________________________________________________________
Tema d’anno
di Energetica Industriale
Analisi di sistemi energetici avanzati alimentati da combustibile ottenuto mediante reformers.
Studente: Alessio Gerardi
________________________________________________________Anno Accademico 2005/2006
1
INTRODUZIONE
Il seguente lavoro si prefigge di illustrare gli aspetti impiantistici ed
exergetici di “nuovi sistemi energetici avanzati”. In particolare si sono
analizzati gli impianti generatori di potenza elettrica che utilizzano celle a
combustibile e che sono dotati di un reformer in grado di trasformare
direttamente l’idrocarburo specifico in idrogeno.
Per analizzare in maniera approfondita l’argomento si è deciso in primo
luogo di soffermarsi sulle caratteristiche generali delle fuell cells.
In un secondo momento si sono analizzati i meccanismi dello steam
reforming facendo riferimento ad applicazioni specifiche.
In una terza fase si sono riportati i risultati degli studi di Hotz, Senn e
Poulikakos condotti su microimpianti generatori di potenza (PEFC, DMFC
e SOFC).
Infine sono stati presentati alcuni cenni del progetto DESIRE per la
conversione di diesel in idrogeno in impianti generatori per grosse utenze.
CAPITOLO 1
2
LE FUELL CELLS [1]
1.1 Caratteristiche generali
Nelle fuel cell (o celle a combustibile) avvengono reazioni di ossidazione e
riduzione ben localizzate nello spazio; la reazione di ossidazione avviene
all’anodo, mentre quella di riduzione al catodo. La sostanza che si ossida è il
combustibile, quella che si riduce è il comburente. Il combustibile per eccellenza è
l’idrogeno, il comburente per eccellenza è l’ossigeno. In Figura 1 è riportata la
schematizzazione di una fuel cell. L’idrogeno utilizzato deve essere iperpuro per
evitare avvelenamenti della cella, mentre come fonte per l’ossigeno si può
utilizzare anche aria (21% di O2).
Figura 1 – Schematizzazione di una fuel Cell
Le fuel cell presentano numerosi vantaggi rispetto ad una macchina di Carnot: la
conversione diretta di energia chimica in energia elettrica non è legata al
rendimento della macchina di Carnot, anche se, alla fine, bisogna considerare le
3
perdite di natura entropica. Non essendoci parti in movimento come compressori,
alternatori e turbine, non ci saranno perdite di energia per effetto dell’attrito, il
tutto associato ad una maggiore durabilità, nonché a basse (o nulle) emissioni
acustiche. I prodotti non sono nocivi, sostanzialmente quello che si ottiene dalle
reazioni è acqua. Un ulteriore vantaggio è quello della miniaturizzazione.
Le fuel cell presentano alcuni problemi di natura pratica: basse velocità di
reazione e basse potenze estraibili, rispetto ad una macchina di Carnot. Si può
ovviare a questi inconvenienti utilizzando alte temperature o appropriati
catalizzatori, ma ciò porterebbe ad un notevole incremento dei costi per i
materiali. Un altro problema è legato alla suscettibilità degli elettrodi nei confronti
di impurezze, pertanto l’idrogeno utilizzato, come già menzionato, deve essere
iperpuro, ma in questo stato non è facilmente reperibile. Altri svantaggi di natura
pratica sono legati al fatto che, operando con gas agli elettrodi, occorre controllare
adeguatamente pressione, temperatura ed umidità; è pertanto richiesto l’utilizzo di
ausiliari (compressori, sistemi di raffreddamento ed umidificatori).
1.2 Legge di NernstLa legge di Nernst per un elettrodo è:
red
ox
aa
zFRTEE ln0 +=
Essendo O2 ed H2 allo stato gassoso, l’attività sarà uguale alla pressione parziale
del gas considerato.
Con la reazione all’anodo:
−+ +→ eHH 222
ed al catodo:
−− →+ 22 24 OeO
4
con H+ ed O2- in fase liquida.
Nel diagramma di Pourbaix sono rappresentate, al variare del pH, le tensioni di
equilibrio delle reazioni elettrochimiche che possono aver luogo sui materiali
metallici a contatto con soluzioni acquose, si può così valutare la disponibilità di
lavoro motore per i vari processi elettrochimici.
Nel caso della reazione anodica, con atmHP 1)( 2 = e CT °= 25 , dalla legge di
Nernst si ha:
pHEH 059.02
−=
che nel diagramma di Pourbaix è rappresentata da una retta con pendenza ─0.059.
Nel caso della reazione catodica, con atmOP 1)( 2 = e CT °= 25 , dalla legge di
Nernst si ha:
pHEO 059.0229.12
−=
che nel diagramma di Pourbaix è rappresentata da una retta parallela alla
precedente e shiftata verso l’alto di 1.229 volt; tale valore rappresenta la tensione
di cella.
È possibile individuare sul diagramma di Pourbaix (Figura 2) tre zone di stabilità
per H2, H2O e O2.
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Figura 2 – Diagramma di Pourbaix
La legge di Nernst per una fuel cell è data da:
00 GzFE ∆=
con 0G∆ variazione di energia libera di Gibbs in una trasformazione dallo stato
iniziale allo stato finale.
Si può scrivere il Primo Principio della Termodinamica nella forma:
01
=∆+∆+∆−∆ ∑=
n
ieli EESTU
con U∆ variazione di energia interna, ST∆ variazione di energia termica, mentre
la sommatoria include tutte le energie, eccetto quella termica ed elettrica. È
possibile esplicitare elE∆ , indicando tutti gli altri termini con G∆ .
Si consideri una fuel cell che lavora alla pressione P0, alimentata al catodo con O2
(alla pressione P0) ed all’anodo con H2 (inizialmente alla pressione P(H2) e poi
compresso alla pressione P0). Il prodotto della reazione sarà acqua alla pressione
di cella P0.
Il sistema è soggetto a tre trasformazioni.
6
Trasformazione 1: compressione dell’H2 da P(H2) a P0
Dal Primo Principio della Termodinamica risulta:
01 =+∆+∆+∆ comprEQVpU
Con l’ipotesi di gas ideale si ha 0=∂
∂pH
e pertanto l’espressione si riduce a:
)(ln
2
0)(1
0
2 HPPRTVdpEQ
P
HPcompr ===∆− ∫
Trasformazione 2: reazione OHOH 222 21 →+
Dal Primo Principio della Termodinamica risulta:
02 =++∆+∆+∆ chimicael EEQVpU
e, per quanto già detto, si può scrivere:
00 zFEEG el −=−=∆
Trasformazione 3: espansione dell’H2O da P0 a P(H2O), fase di scarico
Dal Primo Principio della Termodinamica risulta:
03 =+∆+∆+∆ espEQVpU
e si può scrivere:
0
2)(
3)(ln2
0 POHPRTVdpEQ
OHP
Pesp ===∆− ∫
Effettuando un bilancio sui lavori coinvolti:
elespchimicacompr EEEE +=+
si ottiene la tensione di cella:
7
)()(ln
2
20 OHP
HPzFRTEEFC +=
Dall’equazione si nota come sia possibile pilotare la tensione di cella agendo sul
compressore o sulla fase di scarico. Nel caso in cui occorra procedere anche alla
compressione dell’ossigeno la tensione di cella sarà data dall’equazione:
ca
caFC OHP
OPHPzFRTEE
/2
21
220 )]([
)]([)]([ln+=
1.3 Perdite di tensioneLa cella è soggetta a perdite di tensione per tre motivi: sovratensione di tipo
chimico, sovratensione di tipo ohmico e sovratensione legata al trasporto di
materia.
La sovratensione di natura chimica è legata al trasporto di carica alle interfacce tra
due mezzi, per ridurla occorre cambiare i reagenti oppure si può agire sui
materiali degli elettrodi o sui catalizzatori.
La sovratensione di natura ohmica è legata al trasporto di carica nei mezzi
omogenei, per ridurla si può pensare di diminuire la distanza interelettrodica
(anodo/catodo), ma così facendo si rischiano problemi di cortocircuito, con
conseguente consumo di combustibile e comburente senza ottenere energia
elettrica ma solo calore. Per ridurre la perdita di tipo ohmico generalmente si fa
crescere la conducibilità ionica dell’elettrolita, ricorrendo ad esempio ad un
elettrolita di supporto.
La sovratensione legata al trasporto di materia è dovuta a problemi di diffusione
nei pori e ad una diffusione lenta dei reagenti attraverso l’elettrolita. Per ridurla
occorre avere un efficiente contatto elettrodo-elettrolita-gas.
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1.4 Produzione di idrogenoL’idrogeno è prodotto da qualsiasi idrocarburo con un processo di reforming,
secondo la reazione seguente:
xCOHyxOxHHC yx +
+→+ 22 2
1
Poiché da questo processo si ottiene CO occorre condurre anche la reazione:
222 HCOOHCO +→+
al fine eliminare il monossido di carbonio, il quale produrrebbe un avvelenamento
del catalizzatore nella cella.
Gli impianti fissi sono alimentati direttamente con idrogeno ottenuto dal processo
di reforming, mentre in quelli mobili si utilizzano idrogeno liquido o idruri
metallici, a base di uranio o elementi di transizione.
1.5 Il concetto energeticoPer una macchina di Carnot (CE) il rendimento è dato da:
calda
freddaCE T
T−= 1η
Per una fuel cell (FC) il rendimento è dato da:
HG
FC ∆∆=η
ed essendo STHG ∆−∆=∆ , l’espressione del rendimento diventa:
HST
HSTH
FC ∆∆−=
∆∆−∆= 1η
Definendo SHT G ∆
∆=≡∆ 0 come temperatura di combustione spontanea,
l’espressione del rendimento si può scrivere in una forma analoga a quella di una
macchina di Carnot:
9
0
1≡∆
−=G
FC TTη
Confrontando i due rendimenti si nota un diverso comportamento al variare della
temperatura di esercizio: se tale temperatura cresce il rendimento di Carnot ( CEη )
aumenta, mentre il rendimento della fuel cell ( FCη ) diminuisce.
È possibile trovare una temperatura in cui i due rendimenti si uguagliano, questa è
detta temperatura di break even point:
0≡∆⋅= GfreddaBE TTT
Considerando il caso specifico dell’ossidazione dell’idrogeno:
OHOH 222 21 →+
risulta: Kmol
JS⋅
−=∆ 50 , molkJH 250−=∆ e KT G 50000 =≡∆ .
Nel caso di KTT ambfredda 298== si ha KTBE 1200=
È possibile riportare in un grafico (Figura 3) l’andamento dei rendimenti in
funzione della temperatura:
Figura 3 – Confronto dei rendimenti
10
Si nota che per KT 1200< la fuel cell ha un rendimento maggiore della macchina
di Carnot, mentre per KT 1200> vale il contrario. Si può pensare di accoppiare i
due dispositivi e sfruttare l’energia persa dalla fuel cell ( ST∆ ) per alimentare una
macchina di Carnot. Il rendimento di tale sistema è dato da:
( ) CEFCFCS ηηηη −+= 1
Sostituendo le espressioni dei rendimenti e per KTT ambfredda 298== si ottiene:
94.0=Sη
Questo valore è proprio il rendimento di una fuel cell che opera a ambT , ovvero il
rendimento di una macchina di Carnot che opera a KT G 50000 =≡∆ . Pertanto, per
ambTT < conviene operare con una fuel cell, per temperature elevatissime (
0≡∆> GTT ) conviene operare con una macchina di Carnot, mentre per temperature
intermadie ( 0≡∆<< Gamb TTT ) il miglior risultato si ottiene accoppiando i due
dispositivi.
1.6 Tipologie di Fuel Cell
Esistono vari criteri di classificazione per le fuel cell: per tipologia di
combustibile, per tipologia di comburente, per temperatura di esercizio, per tipo di
portatore di carica e per tipo di elettrolita. Qui si è scelto proprio questo ultimo
criterio di classificazione.
Gli elettroliti possono essere omogenei o disomogenei. Quelli del primo tipo sono
costituiti da una sola fase (liquida o solida) e possono essere soluzioni acquose,
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sali fusi o ossidi. Le membrane porose sono invece un esempio di elettrolita
disomogeneo.
In base alla classificazione scelta sono individuati sei tipi di fuel cell, identificate
con gli acronimi:
1) PEFC (Polymer Electrolyte Fuel Cell)
2) AFC (Alkaline Fuel Cell)
3) PAFC (Phosphoric Acid Fuel Cell)
4) MCFC (Molten Carbonate Fuel Cell)
5) SOFC (Solid Oxide Fuel Cell)
6) DMFC (Direct Methanol Fuel Cell)
PEFC (Polymer Electrolyte Fuel Cell)L’elettrolita è costituito da una membrana polimerica a scambio ionico. Lo
scheletro è quello del teflon, in cui alcuni atomi di fluoro sono sostituiti da un
gruppo laterale munito di atomi di ossigeno sulla catena e terminante con acido
solfonico. La struttura che si ottiene è il Nafion, ripotata in Figura 4.
Figura 4 – Struttura del Nafion
Gli atomi di ossigeno rendono la struttura idrofila; in fondo alla catena è liberato
un H+, che reagisce con l’acqua dando H3O+. I portatori di carica sono pertanto
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protoni idratati che saltano tra i gruppi solfonato, di conseguenza occorre idratare
bene la pellicola, controllando pressione e temperatura. Questo tipo di elettrolita si
presenta come un solido idrato sottoforma di una sottile pellicola polimerica, che
viene rivestita su entrambe le facce da un catalizzatore a base di Pt. I vantaggi
nell’uso di tale elettrolita sono legati alla bassa sensibilità alla giacitura (si può
capovolgere la cella senza arrecarle danno) ed all’assenza di fluidi corrosivi. Lo
svantaggio principale è legato al fuel crossover, con una combinazione diretta dei
reagenti al catodo ed una conseguente perdita di forza elettromotrice.
La temperatura di lavoro di queste celle è nel range 30-100°C, hanno
un’efficienza del 60% e sono utilizzate in veicoli ed apparecchiature mobili.
AFC (Alkaline Fuel Cell)L’elettrolita è costituito da una soluzione acquosa di alcali (NaOH o KOH) al
35-50% per T<120°C ed all’85% per T≈250ºC, esso è incorporato in una matrice
tipicamente di amianto. I portatori di carica sono i gruppi OH─. L’ossidazione
dell’idrogeno in ambiente alcalino avviene a tensioni più basse, pertanto si
possono utilizzare catalizzatori meno pregiati (e meno costosi) del Pt: si realizza
solitamente una miscela meccanica di Ni ed Al e su questa si effettua un attacco
selettivo, mirato alla dissoluzione dell’alluminio (si parla di metalli Raney). Ciò
che resta dal trattamento è una spugna di nichel. L’elettrolita alcalino mostra
un’alta sensibilità ad avvelenamento da CO2, questa infatti comporta la reazione
CO2+KOH→K2CO3, con una perdita di alcalinità ed al posto della spugna di
nichel si ritrova un solido (K2CO3).
La temperatura di lavoro di queste celle è nel range 50-200°C, hanno
un’efficienza del 60% e sono state utilizzate in passato su veicoli spaziali.
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In questo tipo di celle si può operare con combustibile solido, a base di composti
azotati, sciolto nell’elettrolita.
PAFC (Phosphoric Acid Fuel Cell)L’elettrolita è costituito da acido fosforico (H3PO4) puro al 100%, incorporato
dentro una matrice realizzata in spugna di SiC. I portatori di carica sono gli H+.
Come catalizzatore si usa Pt (o sue leghe) supportato su grafite. La temperatura di
esercizio è nel range 150-220°C, ciò è dovuto al fatto che l’acido fosforico ha
conducibilità ionica al di sopra di 150°C, ma subisce decomposizione termica per
temperature superiori a 220°C. L’efficienza per queste celle è bassa (≈40%), ma
hanno il vantaggio di essere le più semplici dal punto di vista costruttivo.
MCFC (Molten Carbonate Fuel Cell)L’elettrolita è costituito da un eutettico fuso di carbonati di metalli alcalini (Na+,
K+, Li+) a 600-700°C, incorporato in una matrice ceramica. L’alta temperatura
facilita le reazioni, pertanto non si utilizzano catalizzatori nobili, ma si ricorre a
catalizzatori a base di nichel. L’elevata temperatura, inoltre, permette una
maggiore flessibilità nei combustibili e si utilizzano, oltre all’idrogeno, CO, gas
naturale e propano. I portatori di carica sono i gruppi carbonato .23
−CO Questo
tipo di celle è utilizzato per applicazioni a potenze medio-alte, dell’ordine del
megawatt. L’efficienza è del 60%, ma può arrivare all’80% con cogenerazione.
SOFC (Solid Oxide Fuel Cell)L’elettrolita è costituito da un ossido metallico non poroso, generalmente zirconia
(ZrO2) stabilizzata con 10% di ittria (Y2O3). Gli spessori sono nell’ordine di 25-50
14
μm, al fine di minimizzare la sovratensione di natura ohmica. L’elevata
conducibilità è dovuta ad −2O che si muove nei difetti di punto, attivati con la
temperatura. Dal momento che si opera ad elevate temperature (500-1000°C) non
sono richiesti catalizzatori e si ha una maggiore flessibilità nell’uso dei
combustibili (CO e CH4). Tipicamente l’anodo è realizzato in cermet (Co-ZrO2,
Ni-ZrO2) o zirconia stabilizzata con ittria, mentre il catodo è realizzato in
manganiti. L’efficienza per queste celle è bassa (≈45%), ma può arrivare al 70%
con cogenerazione.
DMFC (Direct Methanol Fuel Cell)L’elettrolita è costituito da una membrana polimerica a scambio ionico (Nafion).
Il combustibile è costituito da metanolo (CH3OH) alimentato all’anodo. Queste
celle mostrano numerosi inconvenienti, infatti la reazione anodica è più lenta,
l’efficienza di combustione è più bassa e le sovratensioni sono più alte rispetto
all’utilizzo di idrogeno. Un ulteriore svantaggio è legato al fuel crossover: il
metanolo alimentato all’anodo si porta a reagire al catodo, con conseguente
perdita di forza elettromotrice.
Possibili percorsi di ossidazione per il metanolo sono di seguito riportati:
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Il percorso preferenziale per l’ossidazione del metanolo a CO2 procede attraverso
tre step:
1) ossidazione del metanolo a metanale
−+ ++→ eHCHOHCH 2223
2) idratazione del metanale ad acido metanoico (formico)
−+ ++→+ eHHCOOHOHOCH 2222
3) ossidazione dell’acido metanoico ad anidride carbonica
−+ ++→ eHCOHCOOH 222
Il Pt è utilizzato come catalizzatore solo al catodo, poiché all’anodo si
avvelenerebbe facilmente; per ovviare a questo inconveniente all’anodo si utilizza
una lega Pt-Ru, dove ciascun metallo promuove uno degli step di reazione sopra
riportati.
La temperatura di lavoro di queste celle è molto bassa, nel range 20-90°C, hanno
un’efficienza del 40% e sono per lo più utilizzate in elettronica portatile e per
potenze dell’ordine di qualche watt.
Una variante di queste celle è data dall’utilizzo di etanolo (C2H3OH) al posto del
metanolo ed in tal caso si parla di DEFC (Direct Ethanol Fuel Cell). L’etanolo è
l’alcol uno step più complicato del metanolo e si ottiene per distillazione di
sostanze più selezionate rispetto a quelle utilizzate per il metanolo. Si può
ossidare etanolo fino a CO2, ottenendo così 14 elettroni; questa reazione è
normalmente condotta nel corpo umano, mentre nelle fuel cell non si è ancora
trovato un opportuno catalizzatore che permetta di andare oltre la prima tappa di
ossidazione, che dà solo 2 elettroni. Una comune applicazione delle DEFC è
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l’etilometro, soffiando in questo non si fa altro che alimentare etanolo all’anodo di
una cella.
1.10 Confronto con altri sistemi
Rispetto ad altri sistemi di conversione di energia le fuel cells presentano vantaggi
e svantaggi.
Vantaggi
• Zero Emissioni: un veicolo alimentato con Fuel cells ha come unica
emissione acqua, se operato con idrogeno puro, mentre se si utilizza un
reformer a bordo bisogna tenere conto delle sue emissioni. Il
funzionamento è perfettamente silenzioso, se si eccettua il rumore
generato dagli ausiliari necessari per il suo funzionamento;
• Alta efficienza: una fuel cell ha un'efficienza molto più alta di un normale
motore a combustione interna, in quanto, non risentendo dei limiti di
Carnot come tutte le macchine termiche, ha un rendimento che non è
limitato dalla massima temperatura raggiungibile. Questo discorso vale
anche e soprattutto ai carichi parziali, dove spesso un motore a
combustione interna ha difficoltà ad operare alla massima efficienza;
• Rapida risposta al carico: una fuel cell ha una risposta rapidissima alle
variazioni del carico proprie di un veicolo stradale; inoltre è in grado di
autoregolarsi al variare delle richieste di carico, mantenendo sempre la
massima efficienza;
• Bassa temperatura operativa: le fuel cells di tipo PEM operano a
temperature intorno ai 70°C, molto più basse delle temperature operative
17
dei motori a combustione interna. Questo rende l'impianto e il loro utilizzo
sul veicolo molto più semplice;
• Trasformazioni energetiche ridotte: come si vede dalla figura in basso,
una fuel cell opera lo stesso numero di trasformazioni energetiche di un
motore a combustione interna, ma con efficienza maggiore, per cui non c'è
un decremento di rendimento complessivo dovuto a trasformazioni
energetiche aggiuntive;
• Tempo di rifornimento: un veicolo equipaggiato con una fuel cell,
contrariamente ai normali veicoli elettrici, ha tempi di rifornimento
("ricarica") del tutto confrontabili con quelli dei veicoli endotermici
tradizionali; inoltre l'autonomia operativa non è limitata dalle dimensioni
del pacco batterie, ma solo dalle dimensioni del serbatoio, esattamente
come i veicoli tradizionali.
Figura 5 – efficienze a confronto
18
Svantaggi
• Idrogeno: uno degli svantaggi maggiori è nel fatto che l'idrogeno è un gas
ancora molto costoso da acquistare, anche se è facile trovare soluzioni
economiche di auto-produzione o produzione da fonti rinnovabili; inoltre è
un gas potenzialmente pericoloso e necessita di particolari accorgimenti
per lo stoccaggio a bordo;
• Impurezze: allo stato attuale le fuel cells risentono molto di eventuali
impurezze presenti nel combustibile (per la presenza del catalizzatore), per
cui è necessario utilizzare idrogeno sufficientemente puro; questo obbliga
ad utilizzare idrogeno prodotto da elettrolisi dell'acqua o a depurarlo se
prodotto tramite reforming;
• Catalizzatore costoso: attualmente il catalizzatore usato agli elettrodi è
Platino, che è un metallo molto costoso e costituisce una delle voci di
costo principali della fuel cell;
• Ghiaccio: per l'umidificazione delle membrane (che resta ancora uno dei
punti più critici per il buon funzionamento delle fuel cells) si utilizza
acqua pura, eventualmente sfruttando anche quella prodotta al catodo;
questo significa che a basse temperature c'è il rischio che si formi del
ghiaccio all'interno della cella, danneggiandola;
• Tecnologia nuova: la tecnologia delle fuel cells è stata approfondita
soltanto da pochi anni, pertanto, pur avendo di fronte senza dubbio
notevoli passi avanti da compiere, è ancora allo stato iniziale, e perciò
risulta essere (anche a causa della totale assenza di economie di scala)
ancora molto costosa;
19
• Assenza di infrastrutture: un altro problema che frena lo sviluppo di
veicoli ad idrogeno è l'assenza di un'infrastruttura per
l'approvvigionamento, che oggi risulta ancora difficile da realizzare a costi
competitivi
Figura 6 – trasformazioni energetiche.
20
21
AFC PAFC MCFC SOFC PEMFC DMFC
Electrolyte KOH H3PO4Li/K alkali arbonates mixture YSZ Ion exchange
membrane Ion exchange membrane
Temperature (°C) 150–200 150–200 650 500–1000 50–100 50–100
Fuel H2 H2 H2, CO H2, CO H2 MeOH
Oxidant O2 O2, air O2, air O2, air O2, air O2, air
Mobile ion OH− H+ CO32− O2
− H+ H+
Efficiency (%) 70 40–45 50–60 50–60 <40 <40
Characteristics High efficiency CO tolerance High efficiency High
efficiency Low temperature Low temperature
Problems High cost Big size, PA leakage Material erosion Material
erosionHigh cost, CO poisoning
High cost Low efficiency MeOH crossover
Application Space vehicles (Appolo) 200 kW CHP MW CHP 2 kW–2 MW
CHPVehicles, portable device Portable device
Tabella 1 principali proprietà delle fuell cells
22
CAPITOLO 2 STEAM REFORMING [2]
2.1Caratteristiche generali
Lo steam reforming del metano è un processo ben sviluppato ed altamente
commercializzato e attraverso il quale si produce circa il 48% dell'idrogeno
mondiale. Tale metodo può essere applicato anche ad altri idrocarburi come
l'etano e la nafta. Non possono essere utilizzati idrocarburi più pesanti perché essi
potrebbero contenere impurità. Altri processi, invece, come l'ossidazione parziale,
sono più efficienti con idrocarburi più pesanti (Padrò e Putsche, 1999). Lo SMR
implica la reazione di metano e vapore in presenza di catalizzatori. Tale processo,
su scala industriale, richiede una temperatura operativa di circa 800 °C ed una
pressione di 2,5 MPa. La prima fase consiste nella decomposizione del metano in
idrogeno e monossido di carbonio. Nella seconda fase, chiamata "shift reaction",
il monossido di carbonio e l'acqua si trasformano in biossido di carbonio ed
idrogeno (National Renewable Energy Laboratory, 1995). Il contenuto energetico
dell'idrogeno prodotto è, attualmente, più elevato di quello del metano utilizzato
ma l'enorme quantità d'energia richiesta per il funzionamento degli impianti fa
scendere il rendimento del processo a circa 65% (Morgan e Sissine, 1995).
Tramite assorbimento o separazione con membrane, il biossido di carbonio è
separato dalla miscela di gas, la quale viene ulteriormente purificata per
23
rimuovere altri componenti. Il gas rimanente, formato per circa il 60% da parti
combustibili, è utilizzato per alimentare il reformer (Zittel e Wurster, 1996). I
processi di questo tipo su scala industriale avvengono alla temperatura di 200 °C o
superiore, e richiedono l'impiego di calore per dare avvio al processo. Il costo
del gas naturale incide fortemente sul prezzo finale dell'idrogeno, secondo alcune
analisi costituisce il 52%-68% del costo totale per impianti di grosse dimensioni, e
circa del 40% per impianti di dimensioni minori (Padrò e Putsche, 1999). I costi
dello SMR sono notevolmente inferiori a quelli dell'elettrolisi e competitivi con
quelli delle altre tecnologie, esso comporta inoltre un ridottissimo impatto
ambientale. Alcuni autori, sostengono che la tecnologia SMR può essere
conveniente, se combinata con l'alimentazione di veicoli, per l'applicazione su
celle a combustibile prodotte su scala ridotta. La tecnologia SMR inoltre, è stata
ampiamente sperimentata nella produzione combinata di idrogeno, vapore ed
energia elettrica tramite un sistema integrato di produzione. Dopo le prime
installazioni negli Stati Uniti d’America ad opera di compagnie come la Mobil, la
Texaco, la Air Products e centrali di grosse dimensioni come quelle sulla costa
occidentale, questi impianti si stanno diffondendo anche in Europa, uno tra i più
importanti è situato a Pernis, vicino Rotterdam. Il funzionamento principale di tali
sistemi è quello descritto in precedenza con la particolarità che il calore prodotto
grazie alla alte temperature operative, viene opportunamente recuperato ed
impiegato nelle fasi di preriscaldamento e desulfurizzazione del metano,
riscaldamento dell’acqua e generazione di vapore. L’idrogeno prodotto è
impiegato direttamente per la produzione di energia elettrica che verrà poi erogata
dall’impianto stesso.
24
Tali sistemi integrati presentano numerosi vantaggi rispetto al caso di impianti
separati per la produzione di idrogeno, vapore ed energia elettrica. Innanzitutto,
consentono di realizzare risparmi già al livello di progettazione in quanto un unico
progetto coinvolge tre strutture, successivamente proprio l’integrazione consente
di risparmiare fino al 50% dei costi operativi e di ridurre notevolmente l’incidenza
dei costi fissi all’aumentare della produzione; basta considerare il fatto che gli
investimenti iniziali costituiscono il 60% dei costi per la costruzione di un
impianto isolato per la produzione di energia. Un altro aspetto fondamentale
riguarda l’impatto ambientale ridottissimo di tutta la tecnologia che comporta una
riduzione del 50% delle emissioni di NOx mentre il CO prodotto dalle turbine a
gas viene bruciato all’interno del reforming stesso. In futuro, il funzionamento
continuo ed il perfezionamento di questi impianti consentirà inoltre di migliorarne
l’efficienza e l’affidabilità.
Gli impianti attualmente funzionanti, si limitano alla fornitura di energia elettrica
ad industrie del settore chimico e petrolchimico con delle piccole reti di
trasmissione ma si prevede che nei prossimi decenni possano svilupparsi e
sostituire gradualmente le attuali centrali.
2.2 Applicazioni portatili.
Recentemente i dispositivi informatici mobili stanno avendo un forte sviluppo.
Poiché le loro funzioni stanno diventando complesse e avanzate il loro consumo
di energia elettrica sta aumentando esponenzialmente. Esiste una forte domanda di
nuove fonti di energia elettrica portatile poiché la richiesta di potenza dei suddetti
dispositivi informatici eccede quello che le convenzionali batterie riescono a
25
fornire. Le fuell cells sono promettenti candidate come fonti di potenza portatili
poiché i principali combustibili usati (il metanolo e l’idrogeno) hanno una densità
di energia più alta delle batterie.
Technology Energy density (kWeh/l) Energy density (kWeh/kg) Comments
Primary cells Not rechargeable
Alkaline 0.330 0.124 –
Zn–air 1.050 0.340 –
Li/SOCl2 0.700 0.320 –
Secondary cells Rechargeable
Lead acid 0.070 0.035 –
Ni–Cd 0.055 0.035 –
Ni-metal hydride 0.175 0.050 –
Li-ion 0.200 0.120 –
Li-polymer 0.350 0.200 Anticipated
Hydrocarbons
Methanol 4.384 5.6 Thermal energy
Butane 7.290 12.60 Thermal energy
iso-Octane 8.680 12.34 Thermal energy
Tabella 2
Nell’ambito delle fuell cells per applicazioni portatili le PEMFCs e le DMFCs
sono le più utilizzate grazie alla loro bassa temperatura di lavoro.
Lo steam reforming del metanolo è uno degli approcci in crescita dovuto alla sua
alta densità di energia e relativamente bassa temperatura di reforming
(200°-300°C). Inoltre lo SMR produce una piccola quantità di monossido di
26
carbonio a bassa temperatura. Il monossido di carbonio è noto per la sua
caratteristica di avvelenare il Pt catalizzatore usato nelle PEMFCs.
Figura 6 schema di una PEMFC
Il modulo del reformer si suddivide in 4 unità: 1 vaporizzatore del combustibile e
preriscaldatore; 2 steam reformer del combustibile; 3 unità di purificazione
dell’idrogeno (membrana separatrice); 4 micro combustore e scambiatore di
calore. L’idrogeno prodotto contiene comunque una certa quantità di CO che non
deve superare 10 ppm per non avvelenare la cella.
2.3 Reform system design
Nella figura 7 è proposto lo schema di uno steam reformer in combinazione con
un vaporizzatore. Il combustore genera il calore utilizzando una piccola porzione
di idrogeno prodotto dal reformer. Questo calore riuscirà a riscaldare i due
microcanali (quello in cui avviene la vaporizzazione della miscela di lacqua e
metanolo e quello in cui avviene il reforming del metanolo vaporizzato ) ad una
temperatura più alta di 200°C.
27
Figura 7 schema di uno SMR
In questo schema si può aumentare il tempo di reazione, che è un parametro
critico per assicurare un alto tasso di reforming, aumentando la lunghezza del
canale.
SMR e la combustione catalitica dell’idrogeno hanno diverse reazioni indicate
nelle equazioni sottostanti. Queste reazioni catalitiche sono fortemente dominate
dai catalizzatori e dai supporti.
• Equazioni dello SMR
CH3OH + H2O ↔ 3H2 + CO2 (1: overall reaction), *
CH3OH ↔ CO + 2H2 (2: methanol cracking), *CO+H2O ↔ H2 + CO2 (3: water gas shift reaction)
(1)
• Equazione della reazione catalitica dell’idrogeno
2H2 + O2 ↔ 2H2O (2)
A questo punto in base alle disponibilità commerciali, le performance e i costi
sono stati scelti i catalizzatori: Cu/ZnO/Al2O3.
Per il combustore PDMS è stato scelto il platino come catalizzatore a causa della
sua elevata attività nella combustione dell’idrogeno.
28
2.4 Risultati e discussioni
In figura 8 sono riportati gli andamenti della temperatura nella camera di
combustione catalitica. I risultati mostrano che il combustore riesce a generare
calore a sufficienza per far crescere la temperatura più alta di quella richiesta per
la reazione do SMR.
Figura 8 andamento della temperature nella camera di combustione.
Sccm= standard cubic centimeter per minute
La figura 9 mostra come la combustione di una miscela magra (φ<1; φ =
rapporto stechiometrico/aria-combustibile rapporto) sia più efficiente nella
combustione catalitica della combustione di una miscela ricca (φ>1).
Figura 9 andamento della temperature in funzione del tipo di miscela.
La figura 10 mostra la composizione dei gas secchi prodotti durante la SMR.
29
La figura 11 mostra il tasso di conversione del metanolo. La figura 12 mostra il
tasso di produzione dell’idrogeno.
Figura 10
Figura 11
Figura 12
30
In figura 13 viene mostrata la CO selectivity (=CO2 produced/(CO
produced + CO2 produced)). Si può vedere come le molecole generate dalla
decomposizione del metanolo siano principalmente convertite in CO2 .
Figura13
31
CAPITOLO 3 ANALISI EXERGETICA DI SISTEMI
PEFC,DMFC [3]
3.1 Introduzione all’analisi di sistemi PEFC e
DMFC.
Nel presente studio si analizza l’efficienza exergetica di due sistemi generatori:
PEFC in combinazione con un produttore di idrogeno e DMFC.
I sistemi generatori convenzionali trasformano l’energia chimica di un carburante
in potenza elettrica o meccanica con uno step intermedio in cui viene prodotto
calore. Questo calore è responsabile di una significante perdita di energia. Le fuell
cells sono generatori di potenza in grado di trasformare direttamente l’energia
chimica in elettrica e di raggiungere più alte efficienze.
Nell’esempio si è considerata un’applicazione di sistemi generatori con fuell cells
per la produzione di pochi watts. Il metanolo è scelto per la sua relativa facilità di
stoccaggio in fase liquida. Il maggior risultato è quello di mostrare l’importanza di
analizzare l’intero sistema nel senso di una analisi exergetica (exergia = parte utile
dell’energia direttamente trasformabile in lavoro) invece di trattare la fuell cell
come un componente isolato. La proprietà da determinare per un dispositivo
mobile di conversione dell’energia è il confronto exergetico tra il carburante
stoccato e la potenza elettrica generata. Alta efficienza exergetica significa minore
consumo di carburante, contenitori di stoccaggio più piccoli.
32
Questa analisi exergetica fornisce la possibilità di confrontare PEFC e DMFC
come un differente modo di utilizzare il metanolo come carburante.Questo lavoro
utilizza complessi modelli di fuell cell in cui si considerano perdite di voltaggio e
di trasporto di massa nella cella.
3.2 PEFC microimpianto.
Nella figura 13 è riportato lo schema di un impianto a PEFC che include un
reformer per la SMR, un post combustore con uno scambiatore di calore, un
vaporizzatore, un reattore (PROX) per la rimozione del CO e un preriscaldatore.
Figura 13
Per la conservazione della massa si avrà
Dove j si riferisce agli elementi H, C, O e N. Mentre per il bilancio di energia si
avrà che
33
Dove n è la portata molare, Q è il calore trasferito, P la potenza generata, e h
l’entalpia molare assoluta.
In questo studio si calcola l’exergia distrutta come Ades :
Adest=(1-T0/Ts)Qin-(1-T0/Ts)Qout-P+ain-aout,
La temperatura fa riferimento a quella media di superficie (pedice s) e a quella
ambiente (pedice 0). Mentre il flusso molare di disponibilità a definito come:
Con j riferito a ciascuna specie presente nel canale.
Un parametro essenziale in questo studio è l’efficienza exergetica μ dell’intero
microimpianto PEFC definita come il rapporto tra l’exergia in uscita (la potenza
elettrica generata) e l’exergia in ingresso (la disponibilità energetica di flusso del
metanolo e dell’acqua allo stato 1 e dell’aria negli stati 4 e 9):
μ=P/(a1+a4+a9)
I gas incombusti della PEFC vengono bruciati nel postcombustore in modo da
fornire calore per il preriscaldamento. HX1 e HX2 sono due scambiatori di calore.
Tutti i componenti rilasciano calore nell’ambiente a causa dell’imperfetto
isolamento. Il calore totale rilasciato Qrel :
Qrel=Qvap,loss+Qref,loss+Qpre,loss+Qprox+Qpefc+Qpc,HX,loss.Il totale dell’exergia distrutta dalle irreversibilità delle componenti del sistema:
Adest,irr=Adest,vap+Adest,ref+Adest,prox+Adest,pre+Adest,pefc+Adest,pc,HX,e l’exergia distrutta nei trasferimenti di calore Adest,heat
Adest,heat=a1+a4+a9-a12-Adest,irr-P.
34
3.3 DMFC microimpianto
In figura 14 è mostrato lo schema d’impianto. Si possono notare le differenze con
lo schema precedente. In particolare la mancanza di condotti di aria per il post
combustore. Utilizzando infatti miscele molto magre i gas incombusti sono già
ricchi in ossigeno.
Figura 14
Un parametro essenziale è l’efficienza exergetica μ dell’intero DMFC
microimpianto, definita come il rapporto tra l’exergia in uscita (la potenza
elettrica generata) e l’exergia in ingresso (la disponibilità energetica di flusso del
metanolo e dell’acqua allo stato 1 e dell’aria negli stati 4 e 9):
μ=P/(a1+a4),Con la disponibilità di flusso a. L’exergia distrutta irreversibilmente Adest,irr
Adest,irr=Adest,pre+Adest,mix+Adest,dmfc+Adest,pc
E l’exergia distrutta attraverso il trasferimento di calore e il separatore
(Adest,heat + Adest,sep) is calculated by
Adest,heat+Adest,sep=a1+a4-a8-a10-Adest,irr-P.
35
3.4 Risultati
Reformer
Figura 15 L’efficienza di conversione di uno steam reformer ηref in funzione della temperatura di
reformer Tref per differenti portate in ingresso Vtot,in, indicato in μL min−1.
Dalla figura 15 si può osservare come le temperature elevate siano auspicabili per
ottenere buone efficienze di conversione. Ciò va però in contrasto con l’esigenza
di tenere bassa la temperatura per produrre minor CO.
PEFC
36
Figura 16
In Fig. 16 (a) l’efficienza exergetica μ e il fattore di utilizazzione dell’idrogeno
UH2 per la PEFC come funzioni del voltaggio E. (b) L’efficienza exergetica μ di
una DMFC come funzioni del voltaggio E. Le diverse curve sono per le diverse
temperature della fuell cell Tdmfc in K.
37
Figura 17
In Fig. 17. (a) L’efficienza exergetica μ, il fattore di utilizzo UH2, e la frazione
molare di CO in uscita alla fuell cell XCO,7 per una PEFC come funzione della
lunghezza della cella L. (b) L’efficienza exergetica μ di una DMFC come
funzione della lunghezza della cella L. Le diverse curve sono per le diverse
temperature della fuell cell Tdmfc in K.
38
Figura 18
In figura 18 e mostrata la potenza elettrica P, il fattore di utilizzo UH2, l’efficienza
di conversione dello steam reformer ηref, e la frazione molare di CO all’uscita
della cella XCO,7 per una PEFC come funzione della temperatura dello steam
reformer Tref.
Figura 19
39
In fig. 19 l’efficienza exergetica μ, il fattore di utilizzazione UH2, l’efficienza di
conversione dello steam reformer ηref, e la frazione molare di CO all’uscita della
cella XCO,7 per una PEFC come funzione del numero dei tubi del reformer ntubes.
DMFC
Figura 20
In figura 20 l’efficienza energetica μ come funzione della concentrazione molare
di metanolo all’ingresso della fuell cell cCH3OH,3. Le diverse curve indicano le
temperature della fuell cell Tdmfc in K.
3.5 Conclusioni
I risultati mostrano che il microimpianto PEFC raggiunge efficienze energetiche
più alte di quello DMFC a parità di portata di metanolo. Ottimizzando le condizioi
operazionali la PEFC presentata genera circa 2.2 W con una efficienza exergetica
40
di circa il 30%. La DMFC invece raggiunge la produzione di 1.8 W con una
efficienza del 25%. Questa differenza in efficienza è parzialmente compensata dal
fatto che il sistema DMFC è significativamente più semplice e piccolo a causa
dell’assenza del fuel reforming e della minore complessità dei trasferimenti di
calore nel sistema.
41
CAPITOLO 4 ANALISI EXERGETICA DI SISTEMI
SOFC [4]
4.1 Microimpianto SOFC alimentato con butano
Lo schema d’impianto è mostrato in figura 21.
Figura 21
Lo schema d’impianto è simile ai due presentati in precedenza. Il reformer
converte il butano in idrogeno e monossido di carbonio attraverso il POX.
Lo scambio di calore tra i componenti e l’ambiente è dato da:
Qrel1=Qpc−Qpre1−Qvap,
Qrel2=Qpox−Qpre2,
Qrel3=Qpre1,loss+Qpre2,loss,E il calore totale rilasciato all’ambiente è:
Qrel=Qrel1+Qrel2+Qrel3+Qsofc.
42
E l’exergia distrutta dalle irreversibilità del sistema sarà:
Adest,irr=Adest,vap+Adest,pre1+Adest,pox+Adest,pre2+Adest,sofc+Adest,pc,Dove l’exergia distrutta nel trasferimento di calore è Adest,heat :
Adest,heat=a1+a4+a7+a12−a13−P−Adest,irr.
4.2 Risultati
Tabella 3
Tabella 4
Dalle tabelle 3 e 4 si osserva come il vaporizzatore e il preriscaldatore consumino
significativamente meno calore di quanto non ne rilasci il postcombustore. La
temperatura media del postcombustore Tpc è più alta della Tvap e della Tpre1. The
required heat exchange between these components is therefore possible. L’exergia
43
distrutta dalle irreversibilità del sistema Adest,irr è causata principalmente dal POX
reformer, dal SOFC, e dal postcombustore. Il risultato è quello di una efficienza
exergetica dell’intero sistema pari a 19.4%.
Figura 22
In figura 22. (a) potenza elettrica P come funzione della lunghezza della cella L
per differenti temperature di ingresso T8 alla SOFC. Le differenti curve indicano
la temperatura in K.(b) L’efficienza exergetica μ come funzione della lunghezza
della cella L per differenti temperature di ingresso T8 alla SOFC.
44
Figura 23
In figura 23 (a) Potenza elettrica P come funzione del voltaggio della cella E per
differenti temperature di ingresso T8 alla SOFC. Le differenti curve indicano la
temperatura in K. (b) Efficienza exergetica μ come funzione del voltaggio della
cella E per differenti temperature di ingresso T8 alla SOFC. (c) Voltaggio della
cella E come funzione della densità di corrente i per T8 = 800 K. (d) Profili della
densità di corrente i attraverso la fuel cell per T8 = 800 K e per differenti voltaggi
della cella E.
45
Figura 24
In figura 24. (a) Potenza elettrica P come funzione del rapporto aria/combustibile
λsofc per differenti temperature di ingresso T8 alla SOFC. Le differenti curve
indicano la temperatura in K. (b) Efficienza exxergetica μ come funzione del
rapporto aria/combustibile λsofc per differenti temperature di ingresso T8 alla
SOFC.
46
Figura 25
Fig. 25. (a) Potenza elettrica P come funzione dei coefficienti e per
differenti temperature di ingresso T8 alla SOFC.( e sono i coefficienti dello
scambio di calore tra l’ambiente e rispettivamente il canale catodico e il canale
anodico) Le differenti curve indicano la temperatura in K. (b) Efficienza
exergetica μ come funzione dei coefficienti e per differenti temperature di
ingresso T8 alla SOFC.
47
Figura 26
Fig. 26. (a) Potenza elettrica P come funzione della portata molare in ingresso di
butano nC4H10,1 per differenti temperature di ingresso T8 alla SOFC. Le differenti
curve indicano la temperatura in K. (b) Efficienza exergetica come funzione della
portata molare in ingresso di butano nC4H10,1 per differenti temperature di ingresso
T8 alla SOFC.
48
CAPITOLO 5 IL DIESEL COME COMBUSTIBILE
NELLE FUELL CELLS [5]
Attualmente l’utilizzo di idrogeno sulle navi è impedito dal fatto che
occorrerebbero enormi volumi per lo stoccagio del combustibile.Inoltre l’idrogeno
non è ancora un combustibile facilmente reperibile.Al contrario il marine diesel
F76 è una risorsa strategica della NATO e largamente disponibile. Il progetto
DESIRE, condotto, dal 2001 al 2004, da Olanda, Turchia, Germania e Regno
Unito, si è interessato di studiare la reale possibilità di alimentare un impianto
generatore con fuell cells direttamente con diesel. Riuscire ad equipaggiare una
nave di un sistema siffatto sarebbe un enorme risultato poiché si eliminerebbero
rumore e vibrazioni (oltre che gas di scarico ad elevata temperatura) prodotti dagli
attuali impianti generatori di potenza elettrica.
Il sistema e il processo.
Inizialmente si è valutata la possibilità di realizzare un sistema per la produzione
di 2.5 MW. Si sono dunque considerate le varie possibilità di raggiungere la
suddetta potenza utilizzando il diesel F76 come combustibile:
• partial oxidation + SOFC + gas turbine;
• partial oxidation + SOFC + PEM-FC;
49
• partial oxidation + PEM-FC;
• steam reforming + SOFC + gas turbine;
• steam reforming + SOFC + PEM-FC;
• steam reforming + PEM-FC;
• autothermal reforming + PEM-FC.
A causa delle elevate potenze da raggiungere si è scelta un PEM-fuell cells con
steam reforming. Lo steam reforming è stato valutato un sistema lento per
rispondere alle variazioni di carico. Ciò non è però stato ritenuto importante per
un’applicazione navale.
Fig. 27. Schema di un diesel-fuelled fuel cell system
Dopo aver valutato la fattibilità il progetto si è preoccupato di realizzare un
sistema in scala per la produzione di 25 kW. Il sistema converte il diesel in
idrogeno attraverso tre fasi. In una prima fase si provvede alla desulfurizzazione
del diesel. Questa è la fase più critica: il diesel infatti contiene percentuali di zolfo
variabili tra lo 0.2% (europa) e l’1% (mondo) e se non si provvede ad una sua
adeguata rimozione (denominata HDS) la cella verrebbe avvelenata. In una
seconda fase il (prereformer) il diesel viene trasformato in metanolo, vaporizzato
e mischiato con acqua. La terza fase è quella della classica SMR. L’efficienza di
50
questo sistema è ancora troppo bassa ma lo studio è comunque servito a
dimostrare la reale possibilità di trasformare il diesel in idrogeno.
51
BIBLIOGRAFIA
[1] Appunti di “Tecnologie elettrochimiche” prof. Benedetto Bozzini.
[2] “Micromachined methanol steam reforming system as a hydrogensupplier for portable proton exchange membrane fuel cells”Dae-Eun Park a,∗, Taegyu Kimb, Sejin Kwon b, Choong-Ki Kima, Euisik Yoon Science Direct, Elsevier
[3] “Exergetic analysis of fuel cell micropowerplants fed by methanol”
Nico Hotz a, Ming-Tsang Lee a, Costas P. Grigoropoulos a,*, Stephan M. Senn b,Dimos PoulikakosScience Direct, Elsevier
[4] “Exergy analysis of a solid oxide fuel cell micropowerplant”
Nico Hotz, Stephan M. Senn, Dimos PoulikakosScience Direct, Elsevier
[5] “Diesel fuel processing for fuel cells—DESIRE”S. Krummricha, B. Tuinstra , G. Kraaij , J. Roes , H. Olgun
52
Indice
Introduzione 2
Capitolo 1: LE FUELL CELLS. 3
Capitolo 2: STEAM REFORMING. 22
Capitolo 3: ANALISI EXERGETICA DI SISTEMI PEFC,DMFC. 31
Capitolo 4: ANALISI EXERGETICA DI SISTEMI SOFC. 41
Capitolo 5: IL DIESEL COME COMBUSTIBILE NELLE FUELL
CELLS.
48
Bibliografia 51
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