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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 9-10 gennaio 2021) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLXI n. 6 (48.629) sabato 9 gennaio 2021 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +#!"!=!=!" Via, verso nuove sponde! di REINHARD MARX* «S e l’era moder- na, così assorta a sviluppare e a progettare l’uguaglianza e la libertà, vuo- le affrontare bene le sfide che ci aspettano, da ora in avanti deve aggiungervi la fratellan- za, con altrettanto slancio e te- nacia. La fratellanza darà alla libertà e all’uguaglianza il loro giusto posto nella sinfonia» (p. 11). Pongo questa citazio- ne, tratta dal libro Ritorniamo a sognare (14) di Papa Francesco, che ha risvegliato grande at- tenzione in tutto il mondo, al- l’inizio della mia riflessione sull’enciclica Fratelli tutti, pre- sentata a ottobre. Scelgo que- sto spunto di riflessione per- ché, tra l’altro, con la pubbli- cazione ravvicinata di un’enci- clica e poi di un libro, Papa Francesco chiarisce la sua po- sizione in modo convincente anche attraverso il suo agire: egli si rivolge — come dice espressamente anche l’encicli- ca — a tutti gli uomini, al mon- do intero. L’enciclica, e ancor più il libro, raccolgono le pri- me riflessioni e ulteriori pen- sieri di Papa Francesco dinan- zi alla pandemia da coronavi- rus, che continua a tenere il mondo col fiato sospeso e che inciderà sulla nostra vita — personale, sociale e come co- munità mondiale anche “dopo-covid”. In un certo senso, con il suo libro Ritorniamo a sognare Pa p a Francesco svolge una sorta di lavoro di traduzione dell’enci- clica. Sembra quasi che voglia assicurarsi che tutti compren- dano veramente che desidera superare dei confini anche nel suo pontificato, invitandoci SEGUE A PAGINA 2 Esperimento o esperienza: il digitale come ambiente educativo di PAOLO BENANTI U n’ulteriore sfida legata al diffondersi del Digital Age è prodotta da quella che potremmo definire con Fi- lippo La Porta un’e- clissi dell’esperienza: la condizione tecnolo- gica che caratterizza il Digital Age è com- posta di simulacri, di espansione illimitata di fiction e spettaco- li, di mondi sempre più virtuali. In questi mondi virtuali l’esperienza che si fa, ammesso si possa chiamarla ancora ta- le, è senza pericoli, potenzialmente in- finita, continuamente intercambiabile, reversibile. Solo che questa più che un’esperienza si riduce a quella che potremmo definire una pseudo-espe- rienza: non ci sono limiti, non c’è noia, non ci sono pericoli, non c’è ri- schio, non c’è passività, capacità d’at- tesa, non c’è storia, memoria, non c’è morte, non ci sono corpi. In questa si- tuazione siamo sem- pre più condannati a controllare per intero l’esperienza, a ren- derla comodamente reversibile, e così a perderla. L’esperien- za, caratteristica uni- ca del vivere e del crescere sembra contrarsi a una sorta di esperimento: la caratteristica propria dell’esperi- mento scientifico è il suo potersi ripe- tere infinite volte con gli stessi identici risultati. Se ogni periodo storico ha elabora- to il suo tipo d’uomo ideale, questo autoreverse dell’esperienza nell’esperimen- to porta a definire l’uomo ideale come uomo emozionale o homo sentiens. L’e- mozione si presenta come l’oggetto di un vero e proprio culto e caratterizza specialmente la ricerca del mondo giovanile. Non che l’emotivo sia un mondo da reprimere ma non si parla qui di quell’emozione come lo stupore che per Aristotele era la base della co- noscenza e la chiave di ogni accadi- mento spirituale. I giovani tendono a declinare l’emotivo, grazie a videogio- chi sempre più immersivi e coinvol- genti, nell’emozione shock: violenta, intensa e che necessita di soglie di at- tivazione sempre più alte. Anche il vissuto emotivo chiede oggi di essere particolarmente oggetto di attenzione educativa e di cura. In conclusione il Digital Age è una stagione nuova del nostro vivere che presenta numerose opportunità e an- che delle sfide, specie per l’educazio- ne delle giovani generazioni. Non esi- stono ancora delle soluzioni a tutte le sfide e alle trasformazioni a cui assi- stiamo ma la natura umana, dono del Creatore a noi creature, ci consente di guardare a questo tempo con speran- za. Se ci chiediamo se oggi i giovani sono complicati dobbiamo risponder- ci, con Francois Gervais, che «è vero soprattutto quando attraversano quel periodo in cui rivendicano la differen- za per aiutarci a non dimenticare mai la nostra gioventù, quel periodo sco- modo che noi chiamiamo adolescen- za» (Il piccolo saggio). FR AT E L L I TUTTI Sviluppo a rischio L’insicurezza che si vive nei Paesi più fragili del mondo e i conflitti che perdurano in tante regioni, in particolare in Medio oriente e in Africa, ostacolano il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 di ANNA LISA ANTONUCCI L’ insicurezza che si vive nei Paesi più fragili del mondo e i conflitti che perdurano in tante regioni, alimentati dalla proliferazione di gruppi armati e dai loro le- gami con interessi criminali e persino terroristici, guerre per questo complesse e difficili da risolvere, mettono a serio ri- schio il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibi- le fissati dall’Agenda 2030. È quanto non si stanca di riba- dire il segretario generale del- le Nazioni Unite, António Guterres che ha rivolto un nuovo appello alla comunità SEGUE A PAGINA 5 ALLINTERNO Stati Uniti Biden cerca la via dell’unità PAGINA 4 A Mosul con il contributo di volontari musulmani Ricostruire le chiese danneggiate ROSARIO CAPOMASI A PA G I N A 9 NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 12 Una rifugiata etiope nel campo profughi di Um Raquba a Gedaref, nel Sudan orientale (Afp)

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  • Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 9-10 gennaio 2021)

    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

    Unicuique suum Non praevalebunt

    Anno CLXI n. 6 (48.629) sabato 9 gennaio 2021Città del Vaticano

    y(7HA

    3J1*QS

    SKKM(

    +#!"!=!=

    !"

    Via, versonuove

    sp onde!di REINHARD MARX*

    «S e l’era moder-na, così assortaa sviluppare ea progettarel’uguaglianza e la libertà, vuo-le affrontare bene le sfide checi aspettano, da ora in avantideve aggiungervi la fratellan-za, con altrettanto slancio e te-nacia. La fratellanza darà allalibertà e all’uguaglianza il lorogiusto posto nella sinfonia»(p. 11). Pongo questa citazio-ne, tratta dal libro Ritorniamo as o g n a re (14) di Papa Francesco,che ha risvegliato grande at-tenzione in tutto il mondo, al-l’inizio della mia riflessionesull’enciclica Fratelli tutti, pre-sentata a ottobre. Scelgo que-sto spunto di riflessione per-ché, tra l’altro, con la pubbli-cazione ravvicinata di un’enci-clica e poi di un libro, PapaFrancesco chiarisce la sua po-sizione in modo convincenteanche attraverso il suo agire:egli si rivolge — come diceespressamente anche l’encicli-ca — a tutti gli uomini, al mon-do intero. L’enciclica, e ancorpiù il libro, raccolgono le pri-me riflessioni e ulteriori pen-sieri di Papa Francesco dinan-zi alla pandemia da coronavi-rus, che continua a tenere ilmondo col fiato sospeso e cheinciderà sulla nostra vita —personale, sociale e come co-munità mondiale — anche“dop o-covid”.

    In un certo senso, con il suolibro Ritorniamo a sognare Pa p aFrancesco svolge una sorta dilavoro di traduzione dell’enci-clica. Sembra quasi che vogliaassicurarsi che tutti compren-dano veramente che desiderasuperare dei confini anche nelsuo pontificato, invitandoci

    SEGUE A PAGINA 2

    Esperimento o esperienza: il digitale come ambiente educativodi PAOLO BENANTI

    Un’ulteriore sfida legata aldiffondersi del Digital Ageè prodotta da quella chepotremmo definire con Fi-lippo La Porta un’e-clissi dell’esperienza: lacondizione tecnolo-gica che caratterizzail Digital Age è com-posta di simulacri, diespansione illimitatadi fiction e spettaco-li, di mondi semprepiù virtuali. In questimondi virtuali l’esperienza che si fa,ammesso si possa chiamarla ancora ta-le, è senza pericoli, potenzialmente in-finita, continuamente intercambiabile,reversibile. Solo che questa più che

    un’esperienza si riduce a quella chepotremmo definire una pseudo-espe-rienza: non ci sono limiti, non c’ènoia, non ci sono pericoli, non c’è ri-schio, non c’è passività, capacità d’at-tesa, non c’è storia, memoria, non c’è

    morte, non ci sonocorpi. In questa si-tuazione siamo sem-pre più condannati acontrollare per interol’esperienza, a ren-derla comodamentereversibile, e così aperderla. L’esp erien-za, caratteristica uni-

    ca del vivere e del crescere sembracontrarsi a una sorta di esperimento:la caratteristica propria dell’esp eri-mento scientifico è il suo potersi ripe-tere infinite volte con gli stessi identici

    risultati.Se ogni periodo storico ha elabora-

    to il suo tipo d’uomo ideale, questoautoreverse dell’esperienza nell’esp erimen-to porta a definire l’uomo ideale comeuomo emozionale o homo sentiens. L’e-mozione si presenta come l’oggetto diun vero e proprio culto e caratterizzaspecialmente la ricerca del mondogiovanile. Non che l’emotivo sia unmondo da reprimere ma non si parlaqui di quell’emozione come lo stuporeche per Aristotele era la base della co-noscenza e la chiave di ogni accadi-mento spirituale. I giovani tendono adeclinare l’emotivo, grazie a videogio-chi sempre più immersivi e coinvol-genti, nell’emozione shock: violenta,intensa e che necessita di soglie di at-tivazione sempre più alte. Anche ilvissuto emotivo chiede oggi di essere

    particolarmente oggetto di attenzioneeducativa e di cura.

    In conclusione il Digital Age è unastagione nuova del nostro vivere chepresenta numerose opportunità e an-che delle sfide, specie per l’educazio-ne delle giovani generazioni. Non esi-stono ancora delle soluzioni a tutte lesfide e alle trasformazioni a cui assi-stiamo ma la natura umana, dono delCreatore a noi creature, ci consente diguardare a questo tempo con speran-za. Se ci chiediamo se oggi i giovanisono complicati dobbiamo risponder-ci, con Francois Gervais, che «è verosoprattutto quando attraversano quelperiodo in cui rivendicano la differen-za per aiutarci a non dimenticare maila nostra gioventù, quel periodo sco-modo che noi chiamiamo adolescen-za» (Il piccolo saggio).

    FR AT E L L I TUTTI

    Svilupp oa rischio

    L’insicurezza che si vivenei Paesi più fragili del mondo

    e i conflitti che perduranoin tante regioni, in particolare

    in Medio oriente e in Africa,ostacolano il raggiungimento

    degli obiettivi dell’Agenda 2030

    di ANNA LISA ANTONUCCI

    L’ insicurezza che sivive nei Paesi piùfragili del mondoe i conflitti cheperdurano in tante regioni,alimentati dalla proliferazionedi gruppi armati e dai loro le-gami con interessi criminali epersino terroristici, guerre perquesto complesse e difficili darisolvere, mettono a serio ri-schio il raggiungimento degliobiettivi di sviluppo sostenibi-le fissati dall’Agenda 2030. Èquanto non si stanca di riba-dire il segretario generale del-le Nazioni Unite, AntónioGuterres che ha rivolto unnuovo appello alla comunità

    SEGUE A PAGINA 5

    ALL’INTERNO

    Stati Uniti

    Biden cercala via dell’unità

    PAGINA 4

    A Mosul con il contributodi volontari musulmani

    R i c o s t ru i rele chiese danneggiate

    ROSARIO CAPOMASI A PA G I N A 9

    NOSTREINFORMAZIONI

    PAGINA 12

    Una rifugiata etiope nel campo profughi di Um Raqubaa Gedaref, nel Sudan orientale (Afp)

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 sabato 9 gennaio 2021

    «Fratelli tutti» - Per una lettura dell’enciclica di Papa Francesco

    Via, verso nuove sponde!

    A fondamentodella buona politica

    ad agire come lui nei nostri rispet-tivi ambiti di responsabilità. Que-sto tema di base è suggerito giàdal primo titolo interno di Fra t e l l itutti, che è «Senza frontiere» (Fra -telli tutti, n. 3).

    Come con l’enciclica Laudato si’Papa Francesco si inserisce chia-ramente nella tradizione delladottrina sociale cattolica e si ricol-lega a san Francesco d’Assisi, so-prattutto al suo invito a un amore«che va al di là delle barriere dellageografia e dello spazio» (Fra t e l l itutti, n. 1). In tal senso, un segnaleparticolarmente forte di Fratelli tut-ti è sicuramente il suo riallacciarsiall’incontro con il Grande imamAhmad Al-Tayyeb ad Abu Dhabinel 2019 e al Documento sulla fratel-lanza umana per la pace mondiale e laconvivenza comune. Con questo rife-rimento, Papa Francesco sottoli-nea nuovamente che le religioninon devono servire a dividere e arafforzare le ideologie, ma esseretutte al servizio dell’unica fami-glia umana, e respinge in modo

    chiaro ogni tentativo fondamen-talista di strumentalizzare la reli-gione per i propri fini.

    Senz’altro Fratelli tutti può esse-re letta come somma di quello cheè stato finora il pontificato di Pa-pa Francesco, come somma di ciòche egli vuole scrivere nell’albumdel mondo e anche della Chiesastessa. Riallacciandosi all’encicli-ca Caritas in veritate di Papa Bene-detto XVI, che a sua volta si ricol-lega fortemente alla Populorum pro-gressio di Paolo VI, Papa Francescoesorta la Chiesa a essere all’altez-za del suo ruolo pubblico e a met-tersi «a servizio della promozionedell’uomo e della fraternità uni-versale» (Caritas in veritate, n. 11).Anche Fratelli tutti si inserisce nellalunga tradizione dell’annunciosociale della Chiesa e porta avantiin modo coerente l’idea dello svi-luppo integrale della persona.

    Dalle prime voci critiche suFratelli tutti, si è appreso che la fra-tellanza sociale non è una catego-ria classica della dottrina sociale,e che il concetto della solidarietàe della giustizia sociale è suffi-ciente per quanto viene qui defi-nito, che non ha bisogno di altrenozioni. La solidarietà, comespiega anche il Compendio della Dot-trina Sociale della Chiesa, è un princi-pio sociale ordinatore e una virtùmorale che «assurge al rango divirtù sociale fondamentale poichési colloca nella dimensione dellagiustizia, virtù [...] per eccellen-za” (n. 193). Come già Caritas inveritate, anche Fratelli tutti rafforza ilprincipio etico sociale della soli-darietà che, appunto, non si esau-risce nel fatto di essere una cate-goria giuridicamente esigibile e,se necessario, socialmente garan-tita, bensì fondamentalmente for-mula ed esige benevolenza neiconfronti di tutti. La fratellanza

    sociale riprende una categoriafondamentale filosofica della be-nevolenza, l’amicizia, così comedescritta per esempio anche daAristotele nell’Etica Nicomachea, co-me gentilezza con la quale perprincipio andiamo incontro aglialtri con un atteggiamento diamabilità, accettazione e riguar-do. In effetti, senza questa amici-zia non può esserci una vera com-prensione dell’altro, che è unadelle basi della buona convivenzatra le persone.

    Di fatto, Papa Francesco scrivenell’album del nostro tempo unacosa che ha una valenza universa-le e atemporale, sulla quale perprincipio tutte le persone di buo-na volontà dovrebbero essered’accordo: «Avvicinarsi, espri-mersi, ascoltarsi, guardarsi, cono-scersi, provare a comprendersi,cercare punti di contatto, tuttoquesto si riassume nel verbo “dia-l o g a re ”» (Fratelli tutti, n. 198). So-no molto grato che Papa France-sco con la sua enciclica metta an-cora una volta in primo pianoquesto atteggiamento in apparen-

    za tanto ovvio pertrattare con gli al-tri, ovvero la di-sponibilità al dia-logo, offrendo intal modo, proprioin un tempo in cuii populismi, i na-zionalismi e leideologie si stan-no rafforzando,un orientamentoche, appunto, nonevidenzia ciò che

    divide, bensì cerca sempre ciò cheunisce, che è in comune. Per que-sto atteggiamento è però semprenecessario il libero consenso adaccettare e rispettare la diversitàdi tutte le persone. Secondo me èquesto il “buon senso” necessarioper superare, o nel migliore deicasi evitare, la divisione all’inter-no degli Stati e delle società, maanche a livello mondiale. Di fatto,vedo lo stesso pericolo che vedePapa Francesco in Ritorniamo a so-g n a re : «L’assenza di un dialogosincero nella nostra cultura pub-blica rende sempre più difficilegenerare un orizzonte condivisoverso il quale inoltrarci tutti insie-me» (p. 87).

    L’orizzonte condiviso indica ladirezione piena di speranza perpoter allestire la “casa comune delc re a t o ” in modo favorevole e peril bene di tutti gli uomini, a parti-re da una visione positiva dellapersona, da un’antropologia radi-cata nella fede nel Dio Creatore(cfr. Laudato si’, n. 13). Sulla falsa-riga della Laudato si’, nella suanuova enciclica Papa Francescoesorta a un cambio di mentalitàche deve condurre a una nuovaidea di progresso dell’umanità di-nanzi alle crisi esistenziali in tuttoil mondo. In Ritorniamo a sognareparla addirittura delle «pandemieocculte di questo mondo» (p. 10),come la fame, la violenza e il cam-biamento climatico che, nel loroalto potenziale di crisi, dobbiamosuperare in modo fraterno e soste-nibile come unica famiglia dell’u-manità.

    La “casa comune del creato”non può quindi essere definitanella modalità della divisione,bensì a partire dall’orientamentoal bene comune, che non è intesosolo in modo formale e materiale.Le origini del principio del bene

    comune risalgono all’antichitàgreca e continuano a essere moltoefficaci anche nella dottrina socia-le della Chiesa. Papa Francescoriprende tale principio già nellaLaudato si’, correlando a esso iprincipi sociali di personalità, so-lidarietà e sussidiarietà, ricompo-nendo per così dire il caleidosco-pio della dottrina sociale dellaChiesa a partire dalla Rerum nova-rum del 1891. La Laudato si’ defini-sce, come il concilio Vaticano II, ilbene comune come «l’insieme diquelle condizioni della vita socia-le che permettono tanto ai gruppiquanto ai singoli membri di rag-giungere la propria perfezionepiù pienamente e più spedita-mente» (Gaudium et spes, n. 26).

    L’esigenza di fratellanza e didialogo in Fratelli tutti è però rivol-ta anche alla Chiesa stessa, checome comunità di persone non èimmune dalle tentazioni dell’e-goismo e dell’individualismo, del-l’abuso di potere, dell’ideologiz-zazione e del fondamentalismo.La Chiesa non è immune da tuttoquesto né dalle relazioni intra-ec-clesiali né nel suo rapporto con ilmondo. Anche nella Chiesa serveil dialogo!

    La tentazione della dissoluzio-ne dell’Io, del Sé, è nota anchenella tradizione biblica, comeemerge in modo straordinario inFratelli tutti nella catechesi sullaparabola del buon samaritano. Diquanti passano a distanza dallapersona ferita, Papa Francesco di-ce: «erano persone religiose [...]:indica che il fatto di credere in

    di MASSIMO DE ANGELIS

    L’ enciclica Fratelli tutti è unrichiamo pressante a inol-trarci con coraggio nelmondo nuovo. E a coglie-re i segni dei tempi, anche quandoquesto possa apparire quasi impossi-bile. Quei segni e quel mondo disve-lati, da ultimo, dal covid.

    Una prima domanda allora si po-ne: dove situare l’inizio del «mondonuovo»? Lo spartiacque è il 2001? Èl’11 settembre, sono le Torri gemelle?Ovvero la linea va tracciata nel 1989,11 novembre, caduta del muro di Ber-lino?

    Nel 1989 ebbe fine il mondo dei to-talitarismi, di Auschwitz, della bombaatomica e della cortina di ferro. Il2001 fu invece il contraccolpo a unaglobalizzazione affidata tutta agli au-tomatismi economici, non guidatadalla politica, anzi segnata dalla suacrisi, e dal disastro e desertificazionedelle comunità che provoca migrazio-ni insieme disperate e di speranza, daldefinitivo emergere delle sfide inquie-tanti della tecnica, del post-umano edella devastazione ambientale.

    Si può forse leggere il 1989 comepossibilità e il 2001 come crisi. È questa,a mio avviso, la linea seguita dall’en-ciclica di Papa Francesco. E il sensodel suo riferirsi a un «mondo chiuso»e a un «mondo aperto». Nel 1989 la

    caduta dei muri, l’idea di una politicafondata sull’interdipendenza, il “sia-mo tutti sulla stessa barca” di Gorba-ciov; nel 2001 i nuovi muri e, sullosfondo, lo “scontro di civiltà” se nondi religioni. L’impressione è che l’en-ciclica di Papa Francesco si illuminaallorché la si colloca presso il crinaledel 1989. Muri che cadono e pontiche vanno costruiti, interdipendenza,mondo aperto, dialogo e non scontrotra religioni.

    Francesco, è stato già ampiamentenotato, richiama i tre valori della rivo-luzione francese: libertà, uguaglianza,fraternità. E pone l’accento sul terzotermine, quello della fraternità. Il me-no proclamato ma quello decisivo.Proprio dopo il 1989, collaborai conl’allora segretario del Pci Achille Oc-chetto a comporre il documento con-gressuale che sanciva la fine del Pci ela definizione di una politica che po-tesse affrontare per l’appunto le sfidedel mondo nuovo. Si richiamava lì lanecessità di superare la contrapposi-zione tra i due valori di libertà euguaglianza che avevano diviso l’Eu-ropa, e soprattutto si diceva che era«centrale il richiamo al valore dellasolidarietà, che rinvia a quello di fra-ternità, valore non a caso negletto traquelli proclamati dalla rivoluzionefrancese, e che oggi può invece costi-tuire una mediazione tra il valore del-la libertà e quello dell’uguaglianza».

    Erano i tempi in cui Giovanni Pao-lo II invitava l’Europa a respirare condue polmoni, Oriente e Occidente.Frase che aveva, ovviamente, implica-zioni teologiche ma che rinviava an-che a una prospettiva storico-politica.Quegli anni erano stati non a casoinaugurati da un movimento polaccoche si chiamava Solidarność. Solida-rietà dunque. Amicizia e fraternità.

    Perché quel richiamo ai tre valoridella rivoluzione francese allora? Per-ché nel Novecento si era via via pro-dotto, nella relazione tra Occidente eOriente, accanto al bipolarismo poli-tico un bipolarismo antropologico evaloriale. Nell’Occidente si era infattiaffermato il valore della libertà, fon-dato sul sistema economico liberale esugli istituti della democrazia politi-ca, trascurando bensì il valore dell’u-guaglianza. Ma una libertà senzauguaglianza rende arduo e anche im-possibile a molti vivere effettualmentela propria libertà e i propri diritti. AOriente, all’opposto, si era affermatoil valore dell’uguaglianza poggiato suun’economia pianificata e su un siste-ma politico totalitario e oppressivoche, negando la libertà, finiva perrendere una menzogna anche l’ugua-glianza, imponendo a tutti una sotto-missione al dominio indegna dellapersona umana.

    Ebbene nella sua enciclica France-sco sembra prendere le mosse da queltempo e da quei dilemmi, e rilanciacon forza il valore della fraternità«che ha qualcosa di positivo da offri-re alla libertà e all’uguaglianza». Fra-ternità «che non è solo il risultato dicondizioni». Si può essere liberi e/ouguali. E queste sono condizioni. Lafraternità non è mai semplicementeuna condizione. Essa è semmai il pre-

    L’enciclica si inseriscenella lunga tradizione dell’annunciosociale della Chiesa e porta avantiin modo coerente l’ideadello sviluppo integrale della persona

    CO N T I N UA DA PAGINA 1 Dio e di adorarlo non garantiscedi vivere come a Dio piace» (Fra -telli tutti, n. 74).

    Anche le esperienze di abuso eviolenza nell’ambito della Chiesahanno mostrato dolorosamente —soprattutto alle persone colpite —quanto possa essere pericoloso ilpotere quando coloro che eserci-tano un ufficio o una responsabi-lità non conservano la consapevo-lezza dei limiti del loro potere e seil potere non viene controllato,quando la dignità della personaviene ignorata e lesa. Abbiamoimparato, e dobbiamo continuarea insistere su questo, che serve unnuovo modo di pensare che nonsia orientato agli interessi di auto-conservazione di alcuni, ma al be-ne di tutto il popolo di Dio. Perquesto occorre la forza per il dia-logo.

    Un fondamento essenziale ditale atteggiamento rinnovato, cheha radici bibliche, è l’idea dellaChiesa sinodale, l’antico principiodella sinodalità che Papa France-sco riprende anche nel suo libroRitorniamo a sognare: «Ho volutoravvivare questo antico processonon solo per il bene della Chiesa,ma come servizio a un’umanitàche è così spesso bloccata da di-scordie paralizzanti» (p. 93). Tut-tavia, per essere credibile in que-sto servizio all’umanità, e quindiper preparare la strada alla buonanovella di Dio, la Chiesa deve, inmodo analogo, orientarsi a ciòanche nei suoi rapporti intra-ec-clesiali. C’è ancora tanto da farein questo campo.

  • L’OSSERVATORE ROMANOsabato 9 gennaio 2021 pagina 3

    «Fratelli tutti» - Per una lettura dell’enciclica di Papa Francesco

    Compimentodell’umanità

    supposto e la scelta in favore diun’autentica libertà e di una verauguaglianza. Oltre che la base di ognistabile pace.

    Tutto ciò introduce il secondo ele-mento forte della riflessione di Fran-cesco. La fraternità, la solidarietà èl’unico possibile fondamento della“buona politica”. E senza politica —questo afferma con chiarezza persinotagliente Francesco — non si esce dal-

    la crisi di un mondo che si è perico-losamente richiuso (e frammentato).«Può funzionare il mondo senza po-litica? Può trovare una via efficaceverso la fraternità universale e la pacesociale senza una buona politica?».Una politica capace di dare guida, in-dirizzo, senso alla globalizzazione.«La politica — egli afferma — non de-ve sottomettersi all’economia e questa

    non deve sottomettersi ai dettami e alparadigma efficientista della tecnocra-zia». Questo è stato l’errore dell’ep o-ca a cavallo del secolo. Occorre unapolitica universale quanto lo è la glo-balizzazione.

    Ecco. Il messaggio è quello di an-dare oltre una globalizzazione pura-mente tecnoeconomica, che ha fattosorgere la paura e dato anima a movi-menti comprensibili di difesa di iden-

    tità personali, socialie di comunità minac-ciate e di culture tra-volte. L’idea è quelladi una politica non alseguito della globa-lizzazione economicama che si propongainvece di guidarla,una politica evidente-mente sovranazionalema che insieme valo-rizzi quella categoriapreziosa, assai prossi-ma a quella della fra-ternità e anch’essanegletta, della sussi-diarietà e fondata sulrispetto delle comu-nità. Una politica ingrado di dare sensoumano (e cioè com-piutamente persona-lista e comunitario)

    alla globalizzazione economica e allastessa innovazione tecnologica.

    Una politica che ambisca infine —questa è la grande svolta culturale,profetica, che si intravede — a supera-re la categoria tradizionale del politi-co, la categoria schmittiana dell’amico-nemico, per assumere con coraggioquella, inaudita, dell’amicizia senza piùnemico. Perché oggi appare chiaro che

    siamo tutti una comunità con un me-desimo destino.

    Tale passaggio è anche una conver-sione. Non è questo davvero seconda-rio. Quella che già i Greci chiamava-no metànoia. Un nuovo punto di vistache nasce anche dall’evidenza, pro-dotta dal covid (forse perciò segnodei tempi), che nessuno si salva da solo.Come affermò Francesco in quellanotte memorabile a piazza San Pietro.Qui si coglie l’urgenza che animal’enciclica.

    Una metànoia che può e anzi devesorgere anche al di fuori dell’esp erien-za religiosa ma che ogni esperienzareligiosa aiuta a compiere. PerciòFrancesco su tale aspetto conclude lasua enciclica.

    La coscienza religiosa aiuta a sco-prire il Padre di tutti gli uomini chein Lui trovano fondamento sicuro allaloro fratellanza. Egli richiama la cele-berrima frase di Nostra aetate dove sidice che la Chiesa cattolica sincera-mente rispetta le altre religioni le cuidottrine «non raramente riflettono unraggio di quella verità che illuminatutti gli uomini». A noi cristiani ba-stano le poche folgoranti parole cheGesù, risorto, dice a Maria Maddale-na, andata a cercarlo al sepolcro. An-cora giovedì sera Gesù aveva detto aidiscepoli «non vi chiamo più servi...ma amici, perché tutto ciò che ho udi-to dal Padre l’ho fatto conoscere avoi». Ma già domenica di Pasqua di-ce all’amica e sorella: «Va’ dai mieifratelli e di’ loro: Io salgo al Padremio e Padre vostro, Dio mio e Diovostro». Ora li chiama esplicitamentefratelli. Gesù è risorto e ha reso, inLui, i suoi discepoli e tutti noi, davve-ro figli di Dio e fratelli e sorelle tranoi.

    Con Fratelli tutti e Ritorniamo a so-gnare Papa Francesco ancora unavolta vuole approfondire e allar-gare l’orizzonte dell’annuncio edell’azione della Chiesa: è unosguardo più acuto per le periferiedell’umanità, dell’essere mondo edell’essere Chiesa. E forse è anche

    motivato dal desiderio di condur-re i necessari dibattiti all’internodella Chiesa in modo tale da nonoffuscare lo sguardo su ciò che èimportante e significativo per lapersona e l’umanità in generale.Alla base c’è la domanda centraledel perché esiste la Chiesa. E la ri-sposta di Papa Francesco è altret-tanto centrale e chiara: la Chiesanon esiste per se stessa, ma perchétutti gli uomini abbiano la spe-ranza che emana dall’amore diDio stesso! Partendo dal centrodella fede, ovvero l’Incarnazione,la Croce e la Risurrezione, laChiesa è strumento dell’unità ditutti gli uomini. È questo chedobbiamo farci scrivere moltochiaramente nell’album da PapaFrancesco con Fratelli tutti.

    *Cardinale arcivescovodi München und Freising, in Germania

    di SI LVA N O PETROSINO

    M i sembra chesiano essen-zialmente duele idee alla ba-se della lettera enciclica Fra -telli tutti di Papa Francesco.Vi è innanzitutto la convin-zione che la fraternità costi-tuisca il cuore stesso dellaproposta che il Dio biblicorivolge agli uomini. Al nu-mero 46 si parla esplicita-mente della fraternità comeciò «che il Padre comune cipropone». È estremamenteinteressante che si affrontiquesto tema in termini di«proposta», suggerendocosì l’idea che il rapportotra Dio e gli uomini nonpuò essere letto semplice-mente in termini di legge odi contratto: il Dio biblicoha una certa idea di uomoed è sempre questa ideach’Egli non si stanca di pro-porre, invece di imporre, a«tutte le persone di buonavolontà, al di là delle loroconvinzioni religiose» (n.56). I paragrafi del secondocapitolo (paragrafi nn. 56-86), quello che commentala parabola del buon sama-ritano, cercano di giustifica-re questa idea — lo ripeto: ilDio biblico proporrebbe al-l’uomo la fraternità come

    compimento dell’umanitàstessa — ripercorrendo sin-teticamente la storia dellasalvezza: è infatti solo sullo«sfondo» della tradizioneebraica (§§ 57-62) che è

    possibile ascoltare e ricono-scere in tutta la sua veritàl’appello evangelico all’a-more fraterno. Il Dio bibli-co avrebbe dunque sempreproposto agli uomini di

    buona volontà la fraternitàcome forma ideale delle re-lazioni tra gli uomini.

    Il valore della fraternità,tuttavia, non sarebbe da ri-condurre alla sola volontà

    di Dio poiché esso può es-sere riconosciuto ed apprez-zato anche limitandosi, secosì posso esprimermi, adun’analisi esclusivamenteantropologica dei rapportitra gli esseri umani. Emergea questo livello la secondaidea essenziale di cui parla-vo più sopra: al di fuori del-la fraternità, infatti, nonpuò esserci altro che la di-struzione della dimensionesociale e politica della con-vivenza umana. È per que-sta ragione che all’internodell’enciclica il tema biblicodella fraternità viene messoin stretta relazione con il te-ma politico dell’amicizia so-ciale. È questo a mio mode-

    sto avviso uno degli aspettipiù profondi e innovatividel testo papale: la parabo-la evangelica, infatti, «rive-lerebbe una caratteristicaessenziale dell’essere uma-no, tante volte dimenticata:siamo stati fatti per la pie-nezza che si raggiunge solonell’amore» (n. 68). Controquesta verità si muoverebbemolta propaganda politica,i media e i costruttori di opi-nione pubblica, che infatti«insistono nel fomentareuna cultura individualisticae ingenua» (n. 166).

    Una simile cultura sareb-be ingenua proprio perchéfondata su un’idea sempli-cistica del soggetto umano.A tale riguardo S. Žižekparla giustamente di «ideo-logia liberale» (cfr. ad

    esempio C re d e m i , Meltemi2005, pp. 178-179); quest’ul-tima sarebbe fondata sull’i-dea di un soggetto psicolo-gicamente ben formato,senza fratture e fragilità,sempre presente a se stesso,ricco di tendenze e abilitànaturali che attendono solodi passare dalla potenza al-l’atto. L’invenzione dell’in-dividuo psicologico liberalesarebbe dunque il frutto diun’idea di uomo senza pec-cato, senza inconscio, senzaincertezze e dubbi, un uo-mo che non dovrebbe faraltro che dare spazio allasua natura interiore che inse stessa sarebbe già di persé perfettamente formata edel tutto compatta. Al n.166 il Papa scrive: «Perciò,la mia critica al paradigmatecnocratico non significache solo cercando di con-trollare i suoi eccessi po-tremmo stare sicuri, perchéil pericolo maggiore non stanelle cose, nelle realtà mate-riali, nello organizzazioni,ma nel modo in cui le per-sone le utilizzano. La que-stione è la fragilità umana,la tendenza umana costanteall’egoismo, che fa parte diciò che la tradizione cristia-na chiama “concupiscenza”[...] (Quest’ultima) non èun difetto della nostra epo-ca. Esiste da che l’uomo èuomo e semplicemente sitrasforma, acquisisce diver-se modalità nel corso dei se-coli [...]».

    Contro tutti coloro cheinsistono nel fomentare unacultura individualista ed in-genua, contro l’ideologia li-berale e la semplicista con-cezione del soggetto su cuisi fonda, sono dunque ne-cessari «l’impegno educati-vo, lo sviluppo di abitudinisolidali, la capacità di pen-

    sare la vita uma-na più integral-mente [...] [In-fatti] ci sono vi-sioni liberali cheignorano questofattore della fra-gilità umana eimmaginano unmondo che ri-sponde a un de-terminato ordine

    capace di per sé stesso di as-sicurare il futuro e la solu-zione di tutti i pensieri [...]Si tratta di un pensiero po-vero, ripetitivo, che propo-ne sempre le stesse ricette difronte qualunque sfida sipresenti» (nn. 167-168).

    Ecco, forse è proprioquesta l’ipotesi che l’encicli-ca propone a tutti gli uomi-ni ma sopratutto a quei «sa-pienti» che troppo spessoconfondono il realismo conil cinismo: forse l’idea difratellanza è il frutto di unpensiero più profondo, piùmaturo e stimolante diquello che, per l’appunto,non ha mai né la forza né ilcoraggio di fare un passooltre il «povero e ripetiti-vo» elogio di una «culturaindividualista ed ingenua».

    Francesco chiede il coraggiodi fare un passo oltre l’elogiopovero e ripetitivo di una culturaindividualista ed ingenua

    La Chiesa non esiste per se stessama perché tutti gli uominiabbiano la speranza che emanadall’amore di Dio stesso

    Corinne Vonaesch«Il Buon Samaritano» (particolare)

  • L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

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    L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 9 gennaio 2021

    Nel Tigray peggioranole condizioni

    della popolazione

    Mentre parte dei democratici chiedono l’imp eachment

    Biden cerca la via dell’unità

    DAL MOND O

    Indonesia: persi contatticon un volo civile

    Si sono persi i contatti con il volocivile Sriwijaya Air SJ 182 sullarotta Jakarta-Pontianak. Lo haconfermato questa mattina il mi-nistero dei Trasporti indonesia-no, precisando che sono state av-viate ricerche. Secondo i medialocali, l’aereo sarebbe sparito dalradar dopo 4 minuti dal decollo.Testimoni dicono di aver visto unaereo cadere in mare a largo diJakarta. Il velivolo trasportava 50persone, tra cui 7 bambini, più 6membri dell’equipaggio.

    Libia: colloquiotra al Serraj e Conte

    Il leader del governo libico Fayezal Serraj si è recato ieri a Romaper un colloquio con il presiden-te del Consiglio italiano, Giusep-pe Conte. Al centro, gli sforzi ita-liani per la stabilità in Libia. Inparticolare, i due leader hannodiscusso delle elezioni libiche delprossimo dicembre. Il premier alSerraj ha spiegato che «il Gover-no di accordo nazionale ha mo-bilitato tutte le proprie capacitàper consentire all’Alta Commis-sione elettorale di far svolgere leelezioni in tempo e nel migliormodo possibile», si legge in unanota del governo di Tripoli.

    Camerun: attentatricesuicida uccide 13 civili

    Il terrore torna a scuotere il Ca-merun. Almeno tredici persone,di cui otto bambini, sono statiuccisi ieri dopo che un’attentatri -ce suicida si è fatta esplodere nelvillaggio di Mozogo, nel norddel Paese. L’attacco sarebbe statoorganizzato dal gruppo terrori-stico di Boko Haram a cui ladonna apparteneva.

    Crescono insicurezza e violenze dopo le elezioni

    Repubblica Centrafricana: 30.000 persone in fuga

    di COSIMO GRAZIANI

    Nella regione del Tigray lecondizioni della popola-zione sono peggiorate acausa della guerra. Lo ren-de noto una relazione delle NazioniUnite pubblicata il 6 gennaio, secon-do la quale metà della popolazionedella regione etiope sarebbe in unostato di urgente necessità in seguitoalla guerra scoppiata tra il governocentrale e le milizie separatiste.

    Il numero delle persone che avreb-bero sofferto di un ulteriore peggio-ramento delle loro condizioni di vitadall’inizio del conflitto sarebbe di cir-ca un milione e trecentomila, al qualevanno aggiunte le circa novecentocin-quantamila che già si trovavano inestrema povertà prima del conflitto.La maggior parte degli sfollati sonointerni, mentre, sempre secondo il re-port, il numero di rifugiati nel vicinoSudan sarebbe di poco più alto dicinquantacinquemila.

    La crisi è destinata a peggiorare:gli aiuti richiesti per risolvere questaulteriore crisi sono circa il doppio diquelli che fino ad ora le organizzazio-ni attive sul territoriohanno ricevuto. Leoperazioni di aiutiche sono gestite dal-l’Ufficio delle Nazio-ni Unite per gli affariumanitari (Ocha) incollaborazione conalcuni organi federalietiopi come la Natio-nal Disaster Risk Ma-nagement Commis-sion (Ndrmc) e il mi-nistero della Pace,hanno raggiunto solouna parte della regio-ne, trascurando total-mente la parte occi-dentale e quellaorientale.

    I motivi di questiritardi sono da attri-buirsi non solo alla continua necessitàdi fondi, ma anche al fatto che le mis-sioni incaricate di trasportare aiutihanno affrontato dei contrattempiburocratici imposti a livello locale,nonostante il governo etiope abbiadichiarato la sua massima disponibili-tà ad azzerare tutte le procedure ne-cessarie per raggiungere quelle zone.

    L’aspetto più grave di questo fatto èche a due dei campi profughi della re-gione (Hitsats e Shimebelda) non so-no arrivati gli aiuti umanitari richie-sti. Secondo alcune fonti etiopi, ilblocco sarebbe dovuto all’attività del-le milizie separatiste.

    Nel resto del Tigray (le provinciedel centro-nord) gli aiuti sono statidistribuiti in maniera più rapida an-che grazie all’aiuto di ong private.Proprio un volontario di una di que-ste organizzazioni, la ong Zao, è mor-to in questi ultimi giorni, mentre, nel-le settimane precedenti, altri quattrosoccorritori sono stati uccisi.

    Nelle zone in cui gli aiuti sono ar-rivati, è possibile che la situazionepossa migliorare, sebbene sia difficileche ritorni a quella precedente al 4n o v e m b re .

    Nonostante ciò, il rapporto dell’O-nu sottolinea a chiare lettere che gliinterventi umanitari devono conti-nuare anche in caso di miglioramentodelle condizioni di vita della popola-zione, a causa dell’estrema povertàdella regione.

    Anche la gestione dei rifugiati inSudan è stata problematica, rende

    noto l’Unhcr: le autorità di Khar-toum sono intervenute solo in manie-ra limitata per provvedere ai bisognidei rifugiati, mentre l’organo delleNazioni Unite ha dovuto provvederealla costruzione di un secondo campoprofughi nella regione del Gedarif,perché il campo di Um Raquba, dovesi trova la maggior parte dei rifugiati,aveva raggiunto la sua capienza mas-sima.

    Intanto il conflitto non accenna aplacarsi. Nella giornata di giovedì so-no stati uccisi quattro importantiesponenti del Fronte popolare di li-berazione del Tigray (Tplf), tra i qua-li il portavoce del movimento Sekotu-re Getachew e l’ex responsabile finan-ziario del movimento Daniel Assefa,rende noto l’emittente Africanews.Ma non sono le uniche azioni del go-verno etiope contro i ribelli. Sempresecondo la stessa emittente, da no-vembre in poi sarebbero stati arrestatialmeno 60 esponenti del Tplf.

    L’ultima crisi nella regione setten-trionale dell’Etiopia è scoppiata il 4novembre ed è ufficialmente termina-ta quando l’esercito di Addis Abeba èriuscito a prendere la capitale dellaregione Mekelle (dove infatti gli aiutidell’Onu sono giunti abbastanza fa-cilmente), anche se i media localihanno riportato il susseguirsi di scon-tri tra l’esercito regolare e il Tplf an-che durante il mese di dicembre.

    WASHINGTON, 9. Il presidente elet-to Joe Biden cerca di tenere la rot-ta della transizione nel segno delritorno alla normalità dopo la feri-ta di Capitol Hill. Pur convinto,

    come ripete, che Trump sia stato«uno dei presidenti più incompe-tenti della storia degli Usa», Bidenrifiuta le mille pressioni perl’imp eachment.

    Rifiuta, soprattutto, di dare ilcalcio d’avvio ad una procedurache sarebbe percepita da milioni distatunitensi — che per Trump han-no votato — come uno schiaffo.Non a caso il presidente eletto haindicato, invece, tre priorità tesepiù ad unire che a lacerare: argina-re la diffusione del coronavirus (ie-ri erano oltre 290 mila i casi regi-strati nelle 24 ore), fare arrivare ivaccini ad ogni cittadino «equa-mente» e senza distinzioni e ridareuna spinta all’economia in difficol-tà.

    Le famiglie, infatti, sono presenella tenaglia del rischio della pan-demia, che miete vittime, e dellaperdita di reddito. In questo con-testo, le false narrazioni dividonole persone. Come suggerisce la sto-ria di alcune fra le vittime dell’as-salto. Rosie Boyland, morta calpe-stata nel saccheggio del Campido-glio, 34 anni, s’era riscattata annifa dalla tossicodipendenza, assiste-va chi dalla droga voleva uscire.Da sei mesi, però, racconta la suafamiglia alla stampa Usa, era «fini-ta in una spirale». I messaggi diQAnon diffusi online su un com-plotto planetario delle elites occul-te, avevano travolto lei come altri.

    Biden sa di non poter mortifica-

    re l’America di Rosie. Ma moltiesponenti democratici premonoper l’impeachment. La speaker del-la Camera dei rappresentanti, Nan-cy Pelosi, chiede ai parlamentari diavviare urgentemente la messa instato di accusa di un presidenteche, per 12 giorni ancora, avrà inmano la valigetta dei codici nu-cleari. Pelosi che ha anche consul-tato il capo di Stato maggiore del-l’esercito Mark Milley sulle «pre-cauzioni possibili» in caso di ordi-ne di attacco, rivolgendosi alla Ca-mera, dà a Trump l’ultima via d’u-scita: dimissioni. Se il presidenteuscente deponesse volontariamentei poteri che ancora detiene per 12giorni e lasciasse il Paese a Pence,l’impeachment rientrerebbe. Altri-menti Pelosi è pronta ad avviare laprocedura e a chiedere anche la ri-mozione in base al 25° emenda-mento. Cosa che, tra l’altro, chiu-derebbe il progetto trumpiano diripresentarsi nel 2024.

    I segnali non sembrano dei piùconcilianti. Trump fa sapere chenon sarà alla cerimonia di insedia-mento di Biden, una scelta con po-chissimi e remoti precedenti. E tra-sloca dai principali social che lohanno esiliato (Twitter ha definiti-vamente chiuso il suo profilo) adaltre piattaforme. Da lì torna a ri-volgersi ai suoi sostenitori ai qualiaveva già promesso la prosecuzio-ne del «nostro incredibile viag-gio».

    BANGUI, 9. L’Agenzia Onu per i ri-fugiati (Unhcr) è preoccupata per leviolenze e l’insicurezza collegate alleelezioni generali del 27 dicembrescorso nella Repubblica Centrafrica-na. Oltre 30.000 persone sono statecostrette ad abbandonare le propriecase, rifugiandosi in Camerun, Ciad,Repubblica Democratica del Congo(Rdc) e Repubblica del Congo. Al-tre decine di migliaia di persone so-no rimaste sfollate all’interno delPaese, riferisce l’Unhcr in un comu-nicato.

    Circa 24.196 persone hanno attra-versato il fiume Ubangui per rag-giungere le province di Bas Uele eNorth-Ubangui, nella Rdc. Di que-

    ste, almeno 15.000 sono arrivate nelvillaggio di Ndu in seguito agli at-tacchi alle città di Damara e Bangas-sou del 2 e 3 gennaio. Gli arrivi a

    Ndu, hanno messo a dura prova lerisorse e le famiglie ospitanti. L’U-nhcr ha rafforzato la sua presenzalungo il fiume Ubangi per risponde-re alle esigenze dei nuovi arrivati,trasferendoli temporaneamente nel-l’entroterra per motivi di sicurezza.Altre 4.434 persone sono arrivate inCamerun, circa 2.196 in Ciad e alme-no 70 hanno raggiunto la Repubbli-ca del Congo. Il programma Onuesorta «i governi di tutti i Paesi con-finanti a continuare a concedere l’ac-cesso all’asilo e a sostenere le autori-tà locali nella registrazione dei nuoviarrivati», la maggior parte dei qualisi trova presso le comunità ospitantio in rifugi di fortuna.

  • L’OSSERVATORE ROMANOsabato 9 gennaio 2021 pagina 5

    Tragedia in un ospedale indiano

    Dieci neonati mortiin un incendio

    Il TurkStreame il mercato

    del gas in Europa

    L’auspicio dell’Oms per non escludere i Paesi più poveri

    Co op erazionesui vaccini anti-covid

    internazionale perché agiscapresto per prevenire ulterioriguerre. A questo fine ha an-nunciato che il 26 gennaioprossimo presiederà una con-ferenza di ricostituzione delfondo per il consolidamentodella pace. «Gli investimentidella comunità internazionalerimangono insufficienti — hasottolineato —. Per questo mo-tivo ho ripetutamente chiestomaggiori finanziamenti per laprevenzione e il consolida-mento della costruzione dellapace».

    I numeri forniti dall’O nurilevano che le esigenze di aiu-ti umanitari si sono moltipli-cate raggiungendo i livelli piùalti dalla Seconda guerramondiale.

    Per la Banca mondiale, in-fatti, una persona su cinque inMedio oriente e Nord Africavive una situazione di graveconflitto e si stima che entro il2030 due terzi delle personeestremamente povere delmondo vivranno in Paesi fra-gili o colpiti da conflitti.

    Inoltre la pandemia chestiamo vivendo non può cheesacerbare questa realtà. Ed è

    nel continente africano che,secondo Guterres, il legametra fragilità e conflitti è parti-colarmente visibile. Nel Cor-no d’Africa e nel Sahel, la fra-gilità è esacerbata da minaccecome il cambiamento climati-co, il terrorismo, la criminalitàorganizzata transnazionale ela proliferazione di gruppi ar-mati. «Nella regione deiGrandi Laghi e nell’Africacentrale, l’autorità statale limi-tata, la presenza e le attività

    continue di gruppi armati, leviolazioni dei diritti umani, losfruttamento illegale delle ri-sorse naturali e la disoccupa-zione continuano a produrreinstabilità», ha aggiunto il ca-po delle Nazioni Unite.

    Per affrontare queste realtà,l’Onu sta lavorando a strettocontatto con l’Unione africa-na (Ua) e le comunità econo-miche regionali, con l’obietti-vo di prevenire e risolvere iconflitti, nonché per rafforza-

    re la resilienza degli Stati alleminacce attuali.

    Ma il segretario generaleha ribadito che le misure diprevenzione e consolidamen-to della pace sono efficaci esalvano vite umane se sonoaccompagnate da leadership,impegno politico e sostegnofinanziario a livello naziona-le. Così come, ha sottolinea-to che le operazioni di pacedell’Unione africana autoriz-zate dal Consiglio di sicurez-za non possono proseguiresenza finanziamenti. Da quil’importanza di partenariaticon le istituzioni finanziarieinternazionali per garantireche i settori chiave ricevanofinanziamenti sufficienti.

    Infine il Guterres ha solle-citato il Consiglio di sicurezzaa svolgere il suo ruolo decisi-vo: «Agendo in anticipo epreventivamente, affrontandostrategicamente le cause pro-fonde dei conflitti e parlandocon una sola voce, il Consi-glio può mobilitare il sostegnopolitico e finanziario della co-munità internazionale, evi-denziare le aree critiche e in-coraggiare l’impegno degli at-tori del conflitto laddove ne-cessario», ha concluso.

    NEW DELHI, 9. Nuova tra-gedia in India. Dieci neo-nati sono morti ieri nel re-parto di terapia intensivadi un ospedale a Bhanda-ra, nello Stato di Mahara-shtra, a causa di un vastoincendio.

    Il rogo, forse provocatoda un corto circuito, haquasi distrutto un interoreparto. Tra le vittime, ipiù piccoli erano nati dapochi giorni. I più “g r a n-di” avevano invece tre mesidi vita.

    Sette delle piccole vitti-me sono rimaste soffocatedal fumo, tre sono morte acausa delle gravi ustioni,come ha spiegato il mini-stro della Sanità del Maha-rashtra, Rajesh Tope.

    Gli altri sette neonati so-no stati messi in salvo da-

    gli operatori sanitari. «Lacausa dell’incendio è sco-nosciuta, ma il nostro staffha spento le fiamme il pri-ma possibile. I bambini so-no stati asfissiati dal fu-mo» ha aggiunto una fon-te medica. I vigili del fuo-co — spiegano i media —sono riusciti a impedireche l’incendio si propagas-se ad altre parti dell’e d i f i-cio.

    Le autorità locali hannoordinato immediatamentedi aprire un’inchiesta sullavicenda.

    Per le famiglie delle vit-time, le autorità locali han-no annunciato risarcimentiper 500.000 rupie, l’e q u i-valente di circa 5.500 euro.In un tweet il premier Na-rendra Modi ha parlato diuna «tragedia straziante».

    GINEVRA, 9. Mentre nel mondosono quasi 89 milioni, esatta-mente 88.969.386, i contagi dacoronavirus e oltre 1,9 milioni idecessi per complicazioni cau-sate dal covid-19 — secondol’ultimo aggiornamento dellaJohns Hopkins University —sono ormai oltre 40 i Paesi chehanno avviato le campagne divaccinazione anti-covid. Il di-rettore generale dell’Oms, Te-dros Adhanom Ghebreyesus,ha bollato come controprodu-cente il «nazionalismo vaccina-le», chiedendo ai Paesi di noncontinuare a fare accordi bila-terali con le aziende produttricidel vaccino anti-coronavirus.«Nessun Paese è eccezionale edovrebbe saltare la fila, mentrealcuni rimangono senza vacci-no», ha detto il direttore del-l’Oms. Dei 42 Paesi in cui èpartita la vaccinazione ben 36sono ad alto reddito e sei a me-dio reddito. «C’è un chiaroproblema nelle nazioni coneconomie più deboli che nonstanno ancora ricevendo il vac-cino», ha sottolineato il nume-ro uno dell’Oms, nel suo inter-vento in conferenza stampa aGinevra.

    Intanto il comitato per i me-dicinali per uso umano(Chmp) dell’Ema, l’agenziaeuropea per i medicinali, haraccomandato di aggiornare leinformazioni sul vaccino Pfi-zer-BioNTech, «per chiarireche ogni flaconcino contienesei dosi del vaccino» e non cin-que come inizialmente previ-sto. Sempre l’Ema ieri, su twit-ter, ha annunciato che entro fi-ne gennaio potrebbe esprimer-si su un eventuale via libera alvaccino anti-covid messo apunto da AstraZeneca in colla-borazione con l’università diOxford, specificando che di-penderà dalla ricezione di mag-giori dati, richiesti all’aziendaproduttrice, per permettere l’a-vanzamento della valutazione.Da segnalare inoltre quantoemerso da uno studio reso notoda diversi media tedeschi — ci-

    tando una ricerca della Pfizer edell’Università del Texas — se-condo cui il vaccino Pfizer pro-teggerebbe anche dalle cosid-dette varianti inglese e sudafri-cana del virus, la cui diffusioneè stata ormai riscontrata inmolti Paesi.

    In Italia, sul fronte dei vacci-ni, sono oltre mezzo milione,secondo gli ultimi dati fornitidal governo, i cittadini chehanno usufruito della primadose del vaccino anti-covidprodotto dalla Pfizer-BioNTe-ch. Al momento nel Paese è sta-to somministrato il 54,9 percento delle dosi finora conse-gnate dall’azienda statuniten-se, pari a 918.450. Come previ-sto dall’ordinanza del ministrodella Salute di Roma, RobertoSperanza, la penisola, per tuttoil weekend, sarà in zona aran-cione. Da lunedì invece, in area

    arancione rimarranno cinqueregioni: Calabria, Emilia Ro-magna, Lombardia, Sicilia eVeneto. Il resto d’Italia sarànella zona gialla “rinforzata”regolata dal decreto legge del 5gennaio 2020. L’Istituto supe-riore di sanità (Iss) ha segnala-to «un incremento della veloci-tà di crescita dei contagi», au-spicando per questo motivol’introduzione di «misure piùstringenti». C’è attesa per ilnuovo dpcm, al momento in fa-se di studio, con nuovi provve-dimenti che dovrebbero essereintrodotti a partire dal 16 gen-naio. Molto probabile la con-ferma del divieto di spostamen-to anche tra le regioni “gialle”.Possibili novità anche per bar eristoranti così come per piscinee palestre.

    Nelle ultime 24 ore nella pe-nisola italiana sono stati regi-

    strati ulteriori 17.533 contagi e620 morti legate al covid-19,che hanno portato il dato com-plessivo rispettivamente a2.237.890 casi e 77.911 vittime.Sono oltre 570.000 gli italiani almomento positivi al nuovo co-ronavirus. A preoccupare è l’in-dice Rt salito oltre la soglia di 1come evidenziato dal rapportodell’Iss. «Stanno per arrivaresettimane molto impegnative.L’inverno coincide con la sta-gione in generale più difficileper la gestione delle malattierespiratorie. L’epidemiologiaci dice che per riportare i conta-gi sotto la soglia di 50 ogni100mila abitanti servirebbe unanuova serrata e il Paese non po-trebbe sostenerla», è l'avverti-mento lanciato da Luca Richel-di, pneumologo del policlinicoGemelli e componente del Co-mitato tecnico scientifico.

    di ANDREA WA LT O N

    I l presidente serbo Ale-ksandar Vucic ha inau-gurato, nei primi giornidell’anno, il tronconeserbo del gasdotto Turk-Stream. Si tratta di un impo-nente infrastruttura energeti-ca destinata a portare il gasdei Paesi dell’Est verso la Tur-chia e l’Europa Centrale, at-traversando la regione balca-nica. Una svolta importantenell’industria del gas.

    Vucic ha evidenziato l’im-portanza strategica del Turk-Stream e le sue ricadute sullasicurezza energetica e la sta-bilità del Paese. Il tratto chericade nel territorio serbo èlungo oltre quattrocento chi-lometri e parte dalla città diZajecar, al confine con la Bul-garia e termina presso Hor-gos, lungo la frontiera conl’Ungheria. Il TurkStream hauna capacità di oltre trentunomiliardi di metri cubici di gase il gigante energetico russoGazprom si è occupato dellasua costruzione. Com’è notola Russia è il più grande forni-tore di gas dell’Unione euro-pea e negli ultimi anni ha cer-cato di trovare nuove stradeper evitare che la risorsa natu-rale raggiunga il Vecchio con-

    tinente, come è stato per mol-ti anni, passando dall’Ucrai-na.

    Le relazioni diplomatichetra la Serbia e la Russia sonotradizionalmente amichevolima sussistono alcune proble-matiche di carattere geopoli-tico che ne ostacolano il pie-no sviluppo.

    Diverse nazioni dei Balca-ni che confinano con la Ser-bia fanno ormai parte dell’Al-leanza Atlantica, come ilMontenegro che vi è entratonel 2017 e la Repubblica dellaMacedonia del Nord nel 2019e l’influenza russa nella regio-ne si è indebolita.

    Il presidente Vucic hamantenuto un certo livello dicooperazione in ambito eco-nomico e militare tanto conl’Occidente quanto con laRussia anche se ha siglato, nel2019, un accordo di liberoscambio con l’Unione econo-mica euroasiatica, un’o rg a -nizzazione internazionale cheinclude diversi Paesi dell’exUnione sovietica ed è capeg-giata da Mosca. Negli ultimianni la Serbia ha acquistatoarmamenti militari dalla Rus-sia e nel 2019 le Forze Armatedei due Stati hanno presoparte ad una importante eser-citazione militare congiunta.

    CO N T I N UA DA PAGINA 1

    Sviluppo a rischio

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 sabato 9 gennaio 2021

    GLI 80 ANNI DI JOAN BAEZIn «Stranger than kindness» Nick Cave racconta il suo processo creativo

    Conversazioni con il divinoNella canzone «Last Leaf» raccolta nell'album del 2018 «Whistle downthe wind» che molti hanno letto come l'ultimo della lunga carriera diJoan Baez che oggi compie 80 anni, la cantante, con una voce piùsegnata dal tempo rispetto a quel timbro netto e limpido che hatraghettato in tutto il mondo i tesori della musica folk e “impegnata”, siparagona all’ultima foglia rimasta sull’albero che resiste a tutte leintemperie e al passare del tempo e ad un certo punto afferma di essere“qui da tempi di Eisenhower”. Da Eisenhower a Trump, anzi a Biden,Joan Baez ha accompagnato con il canto e spesso con il “c o n t ro c a n t o ” lacrescita del suo amato paese. In quello stesso album, intriso dimalinconia e dolente speranza, la Baez sceglie di cantare The GreatCorrection, composta da Eliza Gilkyson (una delle sue tante “figlie”), untesto che oggi suona ancora più forte e che può servire a sintetizzare ilsuo lungo percorso musicale, civile, umano.

    Tra la rovinae la Grazia

    Corsa e patateQuarant’anni fa usciva «Momenti di gloria»

    di MASSIMO GRANIERI

    «N on c’eranoragazzi,non c’era-no ragazze.Solo i protoni impazziti di ununico atomo elettrizzato. Gin-ger strinse gli occhi e la luceche usciva dallo stereo la fecepensare a un quasar, a Dio checreava la vita dal nulla. Pensòallo spirito di Dio che si libra-va sulla superficie dell’acqua evide un melograno frantuma-to, dei fichi gonfi e aperti, ilmiele che colava fuori da ognicosa». È una pagina del ro-manzo Salvami (MeridianoZero, 2005) della scrittriceamericana Darcey Steinke incui si svolgono storie di ab-bandoni e di redenzione, conprotagonisti adolescenti ap-passionati di musica heavymetal.

    Assomiglia a FlanneryO’Connor, al suo modo diraccontare un’umanità schi-zoide attraversata da Dio, mo-tivo per cui la scrittrice è statascelta da Nick Cave per risol-vere la sua religiosità nel libroStranger Than Kindness (Milano,ilSaggiatore, 2020, pagine276, euro 38), un’autobiogra-fia tratteggiata con cimeli eoggetti personali a lui appar-tenuti. Sono gli altri a dirci chisiamo veramente e Steinke inun saggio di tredici pagine èriuscita nell’impresa, definen-do quell’energia primitiva diCave che esplode nella rela-zione con Dio e che sfocia nelrapporto consolatorio conGesù. Il confronto serrato conil Padre e la protezione nel Fi-glio tratteggiano la scritturadi Nick Cave, per buona pacedi quanti si ostinano a inter-pretarlo ignorando le relazio-ni divine e ciò che ne conse-gue, il Bing Bang della suacreatività. Il lettore è invitatoalla visione (più che alla lettu-ra) del volume da una breveintroduzione dello stesso can-tante australiano: «Ciò chevedrete in questo libro vive nelmondo caotico che si formaintorno alle canzoni e nel qua-le le canzoni albergano. Sonoi materiali che nutrono e dan-no alla luce l’opera ufficiale».E poi continua: «Per opera uf-ficiale intendo la canzone, illibro o lo spartito che raggiun-ge le mani dei fan. I fan ne di-ventano i custodi. La possie-dono. Eppure, dietro la can-zone c’è una quantità enormedi oggetti secondari — disegni,mappe, liste, scarabocchi, fo-tografie, dipinti, collage,schizzi e bozzetti — che è pro-prietà segreta e amorfa dell’ar-tista».

    Il saggio sulla religiosità diNick Cave, God is in the house,prende il titolo da una canzo-ne tratta dall’album No MoreShall We Part. In quel branouna teofania è attesa in unmondo di morte, di deboli e diviziosi. Cave come un pastoreurla l’urgenza di Dio alla ma-niera dei vecchi predicatoripentecostali. Al centro dellasua discografia c’è la Bibbia, ilpeccato, la redenzione in Cri-sto e l’eternità. Il saggio provaa dare delle risposte alle tantedomande degli appassionati:come nascono le canzoni diNick Cave? Perché si mostraossessionato dall’Antico Te-stamento? Chi è il Gesù diNick Cave?

    L’autrice accosta Nick Ca-ve a William Blake e JohnKeats, lo interpreta citando lateologia di san Tommaso d’A-quino e la filosofia di SimonWeil. Paralleli che s’incro cia-no con l’inquietudine di ElvisPresley, il re del rock’n’roll cheha influenzato la ricerca disenso in Cave, lo canta nellacanzone Spinnig Song dell’al-bum Ghosteen. Il massimo rife-rimento è lo scrittore WilliamFaulkner cui Nick Cave haereditato l’originale prospetti-va religiosa. «La prerogativadei personaggi di Faulkner edi Cave è il paradosso, un pa-radosso pieno di dubbi, bra-ma, domande, frustazione»,scrive Steinke nella secondapagina del saggio. «La pro-spettiva religiosa paradossaledi Faulkner conferiva a bor-

    delli e prigioni la dignità delchiostro. E Cave si mobilitòper una definizione più ampiadi umanità, che sappia incor-porare nel concetto dell’uma-no le cadute, l’incompletezza,un certo deterioramento e im-poverimento dell’anima».

    L’autrice asserisce che lepersone migliori sono tutte unp o’ guaste e chi ascolta le can-zoni di Cave può ricevere ildono divino della grazia re-dentrice. E non importa se iltramite e i protagonisti dellecanzoni sono macchiati dacolpe mortali e di conseguen-za condannati alla dannazio-ne, esiliati nel loro inferno. Lecanzoni conquistano i desti-natari, veicolando la buonanotizia. E più guasti si è, me-glio è, come i personaggi sini-

    stri delle sue canzoni e cioèl’assassino sulla sedia elettricadi The Mercy Seat, il cliente diprostitute di Jubilee Street, unoche ha sterminato forse la suafamiglia in Song of Joy. Vite cru-de e sanguinolente da redime-re, visitate dalla grazia perchéimmorali e criminali.

    Le immagini contenute nellibro mostrano un reliquiariocomposto da bozze di testiscritti con il sangue, elenchi diparole che affascinavano Caveda ragazzo mentre leggeva ro-manzi, fotografie. Una statui-na di Gesù flagellato alla co-lonna e tenuta vicina al lettocome forma di protezione, unbusto del Sacro Cuore di Ge-sù comprato al mercato dellepulci di Buenos Aires in Ar-gentina durante un tour e por-tato sottobraccio fino in Euro-pa. Struggente la descrizionedella scultura: «Con la sua as-soluta solitudine, con il far-dello della sua morte, la suainsofferenza per tutto ciò cheè mondano, il suo dolore, Cri-sto mi parlava». Comprò unaversione integrale delle Vite deiPadri della Chiesa, Martiri e altriSanti principali del sacerdotescrittore Alban Butler. Rimaseaffascinato dalla figura di sanGiuda Taddeo, il santo patro-no dei casi disperati, da lui de-finito il «papà del blues» perquel potere taumaturgico ri-conosciuto al blues e alla fe-de.

    Un soggetto domina sulleimmagini religiose presentinel volume Stranger Than Kin-dness, la Beata Vergine Maria.Lascia senza fiato la conside-razione della Madonna con inbraccio Gesù Bambino e Ma-ria che regge il Cristo morto.Così dichiara: «Per me, l’im-magine della madre con ilbambino e della madre in lut-to sono l’inizio e la fine dellaStoria, il concepimento delmondo e la sua distruzionedefinitiva. È la storia del mon-do». Nel libro, come nei di-schi, non c’è una professionedi fede di Nick Cave. Conse-gna un’esperienza creativache coinvolge la carne e lo spi-rito, demolendo quell’idea

    sbagliata di un Dio piuttostoridimensionato dalle nostreaspettative, incasellato in for-mule e riti svuotati di senso. IlSignore si manifesta nei modipiù imprevedibili e Nick Cavemostra i segni di questa visita-zione, già tracciati nelle suecanzoni. Il saggio spiega ilGesù di Cave, «un Gesù nonmoralista ma che incoraggiauna fede legata a un Dio chenon apprezza l’auto compiaci-mento né la stabilità, che è inperenne movimento, che cispinge a intraprendere unviaggio pieno di rotture e fattodi infinita trasformazione».Spiega il processo della con-versione necessaria per cono-scere Dio e sé stessi, la dispo-nibilità al cambiamento e adaccogliere il nuovo che verrà,trascendendosi. Il paragonecon la forma canzone è un col-po di genio perché «anch’essaè un movimento, un divenire,una fetta di eternità conficcatanel tempo normale per dilata-re ed esplodere la nostra fissi-tà».

    L’indagine di Dio è cosìspiegata dallo stesso artista:«Ho sempre trovato tantaenergia e stimoli nell’idea chela cosa che vivo bramando,chiamandolo Dio, con tuttaprobabilità non esiste (…). Lemie canzoni sono conversa-zioni con il divino che, in findei conti, potrebbero rivelarsisoltanto gli sproloqui di unpazzo che parla da solo». Nelsospetto di un ateismo nonconfessato, in Stranger ThanKindness abbiamo la certezzache Cristo è entrato in Cave inmodo permanente. Come di-chiara Leonard Cohen, la fi-gura di Gesù si erge inchioda-ta negli uomini che lo hannoaccolto, così come per NickCave che comprende la suasofferenza canzone dopo can-zone, dissolvendosi nel Croci-fisso e nel dolore altrui ospita-to e cantato nei suoi versi, di-stinguibile nei suoi cimeli, insantini e statuine rinvenuti neimercatini dell’usato, posti im-probabili per incontrare Dioma scelti dal Signore per ma-nifestare il suo volto.

    di GI O VA N N I DE MARCHI

    I l quarantesimo anniversario dall’u-scita nelle sale di Momenti di gloria(Chariots of Fire) diretto da HughHudson che vinse a sorpresa benquattro Oscar, di cui uno come migliorfilm, è un’ottima occasione per rivederlo eassaporarne una volta di più i pregi, ma-gari coinvolgendo tutta la famiglia.

    La storia (vera) è più che nota, e con-quistò a prima vista il grande produttoreDavid Puttnam (Mission, Urla del silenzio,Memphis Belle, La guerra dei bottoni): ungruppo di atleti inglesi guidati dall’in -glese (di origine ebraica) HaroldAbrahams e dallo scozzese Eric Liddellsi incontra all’inizio degli Anni ’20 e arri-va a trionfare alle Olimpiadi di Parigi del1924, non senza aver dovuto superareostacoli interni ed esterni non banali perdei giovani studenti. In primis, il latenterazzismo di quegli anni, che colpisceAbrahams e il suo carattere introverso(tema, peraltro, affrontato senza alcuncedimento al semplicistico politically correcttanto in voga oggi); quindi, le insistenzedella famiglia missionaria, che vorrebbeche Liddell partisse missionario in Cinasenza che «perda tempo» con l’atletica.

    Uno dei perni del film è proprio la fe-de («si può paragonare la fede a una sor-ta di gara», dice Liddell concretizzandosan Paolo), e in particolare il modo di vi-verla con naturalezza nella vita quotidia-na. Nella difficile scelta tra allenarsi perle Olimpiadi o abbandonare tutto per lamissione, Liddell dice alla sorella: «Jen-ny, io credo che Dio mi abbia creato peruno scopo, però mi ha fatto anche velo-

    ce. E quando corro Lo sento compiaciu-to», che fa eco alla spiegazione di pochiminuti prima «Si può glorificare Dio an-che sbucciando una patata, basta che lasbucci alla perfezione». E qui c’è unapiccola sorpresa: una delle frasi più evo-cative con cui il fondatore dell’Opus Deisan Josemaría Escrivá de Balaguer (dicui oggi ricade l’anniversario della nasci-ta) spiegò in che cosa consiste la santifi-cazione nella vita quotidiana è racchiusain queste sue parole: «Mi scrivi dalla cu-cina, accanto al focolare. Sta scendendola sera. Fa freddo. Accanto a te, la tua so-rellina — l’ultima che ha scoperto la paz-zia divina di vivere fino in fondo la pro-pria vocazione cristiana — sbuccia pata-te. Apparentemente — pensi — il suo la-voro è uguale a prima. E invece c’è tantadifferenza! È vero: prima sbucciava pa-tate “soltanto”; adesso si sta santificandosbucciando patate».

    Davvero singolare che in entrambi icasi si utilizzi l’immagine delle patate,ma forse non è così strano, se si pensa al-

    la semplicità dell’alimento-patata e allasemplicità della formula della «santifica-zione nel quotidiano, nel lavoro di ognigiorno». Semplicità a livello di formula-zione teorica, beninteso: perché uno de-gli innumerevoli pregi del film sta nelnon dipingere caratteri e situazioni inbianco e nero. Della storia non si può di-re altro per mantenere il gusto della sco-perta a chi ancora non la conoscesse, male sfaccettature sono molte, la crescitadei personaggi è magnificamente de-scritta, e le famosissime musiche origina-li di Vangelis legano efficacemente ogniscena rendendole indelebili.

    Qualsiasi formatore amante del cine-ma ha fatto ricorso a qualche citazione diMomenti di gloria, moltissimi docentil’hanno utilizzato nelle loro lezioni, coa-ch e formatori aziendali si sono abbeve-rati negli anni al film. E quasi tutti,quando si sono riaccese le luci in sala,hanno constatato che il pubblico aveva ilucciconi agli occhi e i brividi per quellache Tolkien avrebbe chiamato «eucata-strofe». Gli stessi che fa piacere ritrovarsiaddosso, quando si rincontra un’op erad’arte meravigliosamente appassionan-te, un vecchio amico che non deludemai.

    Giù all’angolo tra la rovinae la graziaMi sto stancando dellarazza umanaTengo la mia lampada infaccia a tuttiCercando un uomo onestoTutti sono legati alla ruotache giraOgnuno si nasconde dallecose che senteBeh, la verità è così difficileche non sembra realeL’ombra su questa terraLa gente da queste partinon sa che cosa significhiSoffrire per mano dei nostrisogni americaniVoltano le spalle alle scenem a c a b reAttribuite figli privilegiatiEssi hanno il loro dio,hanno le loro armiHanno i loro eserciti e ip re s c e l t iMa bruceremo tutti sotto lostesso grande soleQuando arriva la grandec o r re z i o n e

    In tutti i secoli gli amantidel misterohanno detto alla gente[:] fai

    risplendere la luce del tuoa m o reIn tutta la storia, poeti esaggidicono che la luce arde conpiù splendore nei momentipiù buiÈ l'amara fine a cui siamoarrivatiLa cruna dell’ago chedobbiamo attraversareMa la fine potrebbe esserel’inizio di qualcosa di nuovoQuando arriva la grandec o r re z i o n e

    In tutti i secoli gli amantidel misterohanno detto alla gente[:] fairisplendere la luce del tuoa m o reIn tutta la storia, poeti esaggidicono che la luce arde conpiù splendore nei momentipiù buiFino alla fine dei tempi.Ho ancora speranza inquesto mio cuoreMa il futuroaspetta sulla lineadell’orizzontePer le nostre figlie e i nostrifigliNon so dove sia direttoquesto trenoUn sacco di gente che cercadi ribaltare la situazioneGriderò fino a far crollarei muriE la grande correzionearrivaNon deludermiQuando arriva la grandec o r re z i o n e .

  • L’OSSERVATORE ROMANOsabato 9 gennaio 2021 pagina 7

    di GABRIELLA M. DI PAOLADOLLORENZO

    È veramente un donodella Provvidenzapoter cominciare il2021, settimo cente-nario della morte di Dante,con la memoria di Paolo VI,autore dell’ultimo, storico, do-cumento papale, riferito a uncentenario dantesco. Di que-sto ringrazio la direzione e laredazione dell’«O sservatoreRomano» che mi ha permessodi approfondire codesta rifles-sione. La storia del dantismopapale permette di considera-re 700 anni di storia del papa-to, da Bonifacio VIII a France-

    menti di Paolo VI, Roma 1963-1978) dà conto della costantepresenza della fonte dantesca,durante tutto il pontificato,una fonte a cui Paolo VI attin-ge per mettere a punto il nu-cleo tematico fondamentaledel suo magistero: l’umanesi-mo. Si tratta di una categoriaantropologica, morale, filoso-fica, teologica e, conseguente-mente, estetica, così program-mata dall’arcivescovo Montini

    il viso del Cristo, il Figlio del-l’uomo, e che, nel viso del Cri-sto noi possiamo riconoscerela faccia del Padre celeste (…)se ci ricordiamo questo, il no-stro umanesimo diventerà cri-stianesimo e il nostro cristia-nesimo sarà teocentrico (…)per conoscere Dio, bisognaconoscere l’uomo», parole cherimandano alla visione diDante: «Ne la profonda echiara sussistenza/de l’alto lu-

    ranense da monsignor Gio-vanni Fallani negli anni 1962-1968 e poi da monsignor ElioVenier dal 1968 al 1970, costi-tuisce la tela sulla quale PaoloVI dipinge il suo Dante. Nascecosì la cattedra di Studi dante-schi presso l’Università Catto-lica del Sacro Cuore di Mila-no, ai padri conciliari è donatauna copia della Divina Comme-dia, Ravenna accoglie una cro-ce d’oro per il sepolcro delpoeta (19 settembre 1965),mentre Firenze riceve, destina-ta al Battistero di San Giovan-ni, una corona d’alloro doratacon incastonato il monogram-ma di Cristo (14 novembre1965). Ma accanto alle disposi-zioni per celebrare il centena-rio, tutto il pontificato, annoper anno, celebrazione per ce-lebrazione, tra cui quella del-l’Anno Santo 1975, è intessuto,come un mirabile arazzo, dicitazioni dantesche, alcuneparticolarmente ricorrenti, co-me quella riferita a Roma, al-legoria della Gerusalemme ce-leste, evocata da Dante nel ce-lebre verso Quella Roma ondeCristo è romano (P u rg a t o r i o ,XXXII, 102), oppure la defini-zione di Maria, nella preghie-ra di San Bernardo: «Terminefisso d’etterno consiglio» (Pa-ra d i s o , XXXIII, 3), mentre tuttoil canto XXXIIIdel P a ra d i s o è in-serito, per volontà del Papa,tra gli Inni della Liturgia delleOre, accanto all’innodia cano-nica cristiana e a quelle di de-rivazione biblica, evangelica epatristica. Così come avvenneper Dante, la fonte citata nonè un ornamento retorico ma sipropone e raggiunge il fine diinserire l’umanesimo cristianodi Dante, vivo e vero, nel di-battito culturale della secondametà del Novecento, soprat-tutto riguardo al confronto

    con la cultura laica. Secondola testimonianza del cardinalePaul Poupard «Paolo VI rimet-teva con fervore ai suoi amicifrancesi Jacques Maritain eJean Guitton e al polacco pro-fessore Stefan Swiezawski,uditori al Concilio, il suo mes-saggio agli uomini di pensieroe di scienza: “Un saluto spe-

    cialissimo a voi ricercatori del-la Verità, a voi uomini di pen-siero e di scienza, esploratoridell’uomo, dell’universo e del-la storia”» (cfr. Vo c a z i o n i , mar-zo/aprile 2014). Maritain, au-tore di Umanesimo integrale, par-tecipa al Concilio così come ilfilosofo Guitton i cui Dialoguesavec Paul vi (1967) contengonoun capitolo dedicato a Dante ealla Commedia. La dantistica diquegli anni produce frutti co-spicui che Paolo VI non esclu-

    de dalle sue letture: Dante et laPhilosophie di Etienne Gilson(1972), i Dantestudien, di ErichAuerbach (prima edizione ita-liana 1963) e soprattutto tuttala dantologia di RomanoGuardini, in particolare Dante,visionnaire de l’eternité (1962). Co-deste fonti non sono in contra-sto tra loro, per l’idea stessa dicultura che caratterizza il pon-tificato di Papa Montini nelsuo dialogo con la modernità.La cultura e la sapienza è«maturazione dell’uomo me-diante la familiarità col passa-to, il radicamento nel presente

    e la disponibilità versoil futuro» (messaggiorivolto all’Unesco, 1novembre 1971). Noncredo sia casuale cheanche la dantistica ita-liana abbia una cospi-cua fioritura negli anniSessanta, quando la fi-lologia di Giorgio Pe-trocchi dà alla luce laCommedia secondo l’an-

    tica Vulgata (Milano 1966-67),mentre la teologia dantesca èdefinita da Giovanni Fallani( c f r. Poesia e teologia nella divinaCommedia, 1961, Dante poeta teolo-go, 1965, L’esperienza teologica diDante, 1976) e mentre UmbertoBosco, guidando una schierainternazionale di insigni dan-tisti, dà vita all’EnciclopediaDantesca (1970-78), il cui ultimovolume è pubblicato proprionell’anno conclusivo del pon-tificato montiniano. La pecu-liarità più toccante del danti-smo di san Paolo VI, sublimeeredità per ogni lettore dellaCommedia, è consistita nell’ade-rire alle ragioni profonde dellaspiritualità di Dante, tormen-tata dalla Storia e dal Male,ma fermamente fiduciosa del-l’approdo divino: «Anche inseno alla rutilante immensitàdei cieli, si sente dominaredall’ansia, dal messaggio diverità e di bontà, che attendeda lui il punto lontano dellanostra terra infelice l’aiuolache ci fa tanto feroci» (Al t i s s i m iCantus, par. 29).

    Il punto d’appro doPaolo VI e l’«Altissimi Cantus»

    DANTE E I PAPI • La feconda eredità di un umanesimo cristocentrico

    Venturino Venturi,«Poeta che miguidi». Accanto,«Dove si varca»,dello stesso autore(1984, particolare)

    sco, che può essere allegoriz-zata nella Croce: il senso verti-cale è costituito dagli eventidiacronici del sistema Dante,in cui ciascun dantismo in-fluenza quello successivo,mentre il senso orizzontale ri-guarda gli eventi sincronici delsistema Dante, in cui il danti-smo è condizionato dal conte-sto storico dell’epoca in cui ilsingolo Papa vive e opera. In-tendo per sistema Dante l’ideaprofetica di Chiesa espressadall’Alighieri, secondo la qua-le il sacerdotium deve annuncia-re le verità della Fede, regolarela vita secondo i precetti cri-stiani, guidare allasantità, preservarela libertà dello spi-rito, laddove l’impe-rium deve regola-mentare le cose ter-re n e .

    Codesta totaliz-zante prospettiva ciintroduce al danti-smo di Paolo VI,punto d’approdo diun culto secolare e, nello stes-so tempo, chiave di volta del-l’evento più importante delcattolicesimo del ventesimosecolo: il Concilio Vaticano II.Alla luce della Lumen gentiumnon sembri eccessiva tale af-fermazione se si considera chela Lettera Apostolica motuproprio, Altissimi Cantus septimoexeunte saeculo a Dantis Alighieriortu, fu resa pubblica il 7 di-cembre 1965, vigilia della chiu-sura ufficiale del Concilio,quasi a far coincidere l’afflatodi rinnovamento che viveva laChiesa di Roma con l’afflatoprofetico e poetico della Com-media. Le recenti biografie diMontini ci permettono di af-fermare che il culto di Dantecomincia fin dagli anni del li-ceo, come dimostra il carteg-gio giovanile del futuro ponte-fice, mentre una mole conside-revole di documenti (Insegna-

    nell’omelia del 7 dicembre1959: «Sant’Ambrogio ci puòessere maestro di ben sentire.È umanesimo questo. Sì, èun’eredità che a lui veniva daiclassici e che il cristianesimo,facendo l’inventario dei valoriumani della civiltà greco-ro-mana, ha saputo selezionare efar propria. Virgilio, ad esem-pio, ancor prima d’esserlo diDante fu maestro d’A m b ro -gio” (G.B.Montini, Discorsi escritti milanesi 1954-1963, 1997) enel giorno di sant’Ambrogio èpubblicato l’Altissimi cantus. Ildocumento si pone in conti-nuità con l’enciclica di Bene-

    detto XV In praeclara summorum,ma presenta una prospettivateologica perfettamente inseri-ta nei “ tempi nuovi” del Con-cilio. Così il cardinale Bassettiin occasione della canonizza-zione, voluta da Papa France-sco, di Paolo VI: «Se volessiutilizzare poche parole persintetizzare la grande ereditàdi papa Montini le trovereisenza dubbio nell’e s p re s s i o n e“nuovo umanesimo” (…), unumanesimo cristocentrico (…)il risveglio della Chiesa nelleanime evocato da Guardini,ed è in definitiva un cristiane-simo che si cala nella moderni-tà senza integralismi o cedi-menti mondani» («Avveni-re»,14 ottobre 2018), paroleche riecheggiano l’Allo cuzio-ne di Papa Montini nell’explicitdel Concilio: «Ricordiamoci(…) che nel viso di ogni uomo(…) noi possiamo riconoscere

    me parvemi tre giri/di tre co-lori e d’una contenenza;/ el’un da l’altro come iri dairi/parea reflesso, e ‘l terzo pa-rea foco/che quinci e quindiigualmente si spiri.(…)Quellacirculazion che sì concet-ta/(…) dentro da sé, del suocolore stesso,/mi parve pintade la nostra effige / per che ‘lmio viso in lei tutto era mes-so»(P a ra d i s o , XXXIII, 115-132).

    Paolo VI accede così diretta-mente all’umanesimo cristianodi Dante poiché ne percepiscela quintessenza: l’incontro trala tradizione greco-latina conla tradizione ebraico-cristianaper valorizzare l’umano nel di-vino e il divino nell’umano«In Dante tutti i valori umani(intellettuali, morali, affettivi,culturali, civili) sono ricono-sciuti, esaltati; e ciò che è benimportante rilevare, è che que-sto apprezzamento e onore av-viene mentre egli si sprofondanel divino, quando la contem-plazione avrebbe potuto vani-ficare gli elementi terrestri.Anzi la sua umanità si defini-sce ancor più piena e si perfe-ziona nel vortice del divinoamore» (Altissimi Cantus, par.29). Dopo aver rilevato l’ap-partenenza di Dante allaChiesa cattolica per la catarsi el’afflato religioso presente nel-la Commedia e dopo aver consi-derato il fine dell’opera dante-sca, caratterizzata dallo stessoecumenismo e dallo stessoanelito alla pace universaleproclamati dal Concilio, PaoloVI autorevolmente si richiamaall’operato dei suoi predeces-sori (Leone XIII aveva fondatola cattedra di teologia dante-sca nel 1887) affermando: «Manon è da ritenerlo poeta, no-nostante sia teologo, ma piut-tosto da proclamare signoredell’altissimo canto, anche inquanto teologo dalla mentesublime» (par. 38). La teologiadantesca, insegnata alla Late-

    Alla fonte dantesca il Papaattinge per mettere a puntoil nucleo tematico fondamentaledel suo magistero: l’umanesimo

    Il dantismo di Montinirappresenta il culminedi un culto secolare e al contempola chiave di volta del Concilio

    PUNTI DI RESISTENZA • Buone notizie dall’ospedale Bambino Gesù

    Una speranzaper la piccola Chloe

    È venuta alla luce il 31 dicembre ed èstata sottoposta a un interventosalvavita il primo gennaio scorso; nelpassaggio dal vecchio al nuovo anno, inpieno lockdown, all’ospedale pediatricoBambino Gesù è nata Chloe, unabimba affetta da una grave e raramalformazione polmonare, “rinata”poche ore dopo con un’operazione chele consentirà di crescere in salute. Ilparto è avvenuto al Bambino Gesù, chenon ha un reparto Maternità, grazie alprogetto in collaborazione col SanPietro Fatebenefratelli che prevede la

    nascita presso l’Ospedale Pediatricodella Santa Sede di neonati conpatologie ad altissimo rischio dicomplicanze o di morte neonatale perl’immediata assistenza medicochirurgica specialistica. La piccolaadesso respira da sola (senzal’assistenza del ventilatore meccanico) esi avvia verso la guarigione completa.La bimba era affetta da Mavp -malformazione artero-venosapolmonare, un’anomalia vascolaremolto rara che colpisce circa 1 bambinosu 3.000-5.000 nati vivi. Solo in minimaparte (5-6 per cento) vienediagnosticata in epoca neonatale,mentre si manifesta più frequentementein età adulta con malformazioni dipiccole dimensioni. Nel caso di Chloe,al contrario, la lesione era molto estesae il suo cuoricino dilatato esovraccarico. All’interno dei polmonidel feto con questa insidiosa anomaliasi sviluppa, infatti, un groviglio di vasiche devia il normale percorsosanguigno mettendo in comunicazionediretta arteria e vena polmonare:intrappolato in questo cortocircuito, ilsangue non riesce a ossigenarsi e rischiadi generare un grave scompensoc a rd i a c o .

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 sabato 9 gennaio 2021

    Creazione e dialogo nella Rivelazione

    Te s t i m o n i a n z adi amore

    Istruzione pastorale dell’episcopato spagnolo

    Dal dolorealla speranza

    Come coniugare mercato e giustiziaNuovo corso online alla Scuola di economia biblica

    di GI O VA N N I ZAVAT TA

    La misericordia ci porta a essere vici-ni a chi soffre, a condividere il suodolore, a non banalizzare l’eventodella morte e la sofferenza che essocomporta; tuttavia, «l’attenzione e la prossi-mità nei momenti difficili del lutto è un’azio -ne della Chiesa che richiede un’adeguatapreparazione, formazione e spiritualità». Aricordarlo è la Conferenza episcopale spa-gnola nell’istruzione pastorale Un Dios de vi-vos, presentata il 22 dicembre a Madrid dalsegretario generale, monsignor Luis JavierArgüello García, e dai presidenti delle duecommissioni che hanno redatto congiunta-mente il documento, monsignor EnriqueBenavent Vidal, per la Dottrina della fede, emonsignor José Leonardo Lemos Montanet,per la Liturgia. Il testo, approvato durantel’ultima assemblea plenaria tenutasi dal 16 al20 novembre, affronta i temi della fede nellarisurrezione, della speranza cristiana di fron-te alla morte e della celebrazione dei funera-li, richiamando le verità fondamentali delmessaggio cristiano sulla vita eterna e offren-do suggerimenti per l’accompagnamento dicoloro che soffrono per la morte di una per-sona cara.

    «Auspichiamo — scrivono i vescovi — chele esequie siano un segno di autentica spe-ranza cristiana e aiutino i fedeli a crescere inessa» e che «i sacerdoti, i diaconi e coloroche collaborano alla vita pastorale dellaChiesa prendano coscienza delle potenzia-lità evangelizzatrici della liturgia esequia-le». Per questo «l’annuncio della morte edella risurrezione di Gesù Cristo costituisceil nucleo della fede cristiana e il fondamen-to della speranza». Un Dios de vivos è divisain quattro parti: situazione attuale e sfidepastorali; la fede della Chiesa; accompa-gnare nel momento della morte; celebrare ifunerali cristiani. L’appendice è dedicata aicolombari dei cimiteri, definiti «luoghi ido-nei per depositare le ceneri dopo la morte ela cremazione del defunto». Orientamentiche provengono, con distinguo, dall’istru -zione Ad resurgendum cum Christo della Con-gregazione per la dottrina della fede e dalConsiglio degli affari giuridici dell’episco -pato spagnolo.

    Negli ultimi decenni, si osserva nell’i-struzione pastorale, la società ha vissutouna profonda trasformazione nell’esp erien-

    za della morte e nel modo di affrontarla. Inparticolare, di fronte a circostanze dram-matiche come quella che stiamo vivendo acausa della pandemia di covid-19, «vedia-mo atteggiamenti di generosità, servizio esolidarietà che mostrano il meglio di ciòche è presente nel cuore dell’essere umano,danno dignità alle persone e alla società erafforzano la fraternità. In questi casi, si of-fre aiuto psicologico agli individui per ge-stire le proprie emozioni, ma socialmente eculturalmente si evita la questione di Dio».Tuttavia, «anche quando molti mettono lafede tra parentesi, in quei momenti dolorosisollecitano la presenza della Chiesa e il suoaccompagnamento». Questo fatto «non èda trascurare o sottovalutare, in quanto co-stituisce un’occasione privilegiata per offri-re una parola di conforto e di speranza, eper annunciare il Vangelo, poiché è la situa-zione in cui si rivela in modo speciale la ve-rità dell’essere umano. Anche quando que-ste persone non hanno la chiara coscienzadi ciò che offre la Chiesa, e ciò che voglionoè un semplice atto di ricordo o di omaggioai loro cari, devono essere accolte con deli-catezza e rispetto e accompagnate in modoche, per quanto possibile, vivano questoevento come un incontro con il Signore Ri-sorto che trasforma il dolore in speranza».

    Se la fede nella risurrezione di Cristo co-stituisce il fondamento della speranza, que-sta fede si esprime nel C re d o con due affer-mazioni inscindibili; l’una non può esserecompresa senza l’altra. «Crediamo nella ri-surrezione della carne e nella vita eterna».Inoltre, si aggiunge, «confessando la no-stra fede nella risurrezione del corpo, affer-miamo che la salvezza riguarda l’e s s e reumano nella sua totalità, tutto l’uomo». Intal senso, di fronte al dramma della morte,«la presenza e la vicinanza della Chiesa allepersone che soffrono per la morte di unapersona cara è un’eloquente testimonianzadi misericordia e di speranza». Perché «lafede cristiana consola e accompagna la per-dita dei propri cari a partire proprio dallasperanza che viene dal Risorto».

    Per quanto riguarda il rito funebre, i ve-scovi spagnoli chiariscono che «non puòesserci autentica consolazione cristiana se ilcontenuto della fede non viene annunciatofedelmente». La celebrazione delle esequiee la preghiera per il defunto «devono mani-festare chiaramente la fede nella risurrezio-

    ne e la speranza cristiana nella vita eterna»,così come i segni e lo svolgimento del fune-rale devono mostrare il rispetto e la venera-zione dovuti alla salma del defunto, «che èstato fatto tempio di Dio con il battesimoed è chiamato alla risurrezione». Per questola Chiesa, pur consentendo la cremazione(«non ci sono ragioni dottrinali» per vietar-la, affermano), «raccomanda insistente-mente che i corpi dei defunti vengano sep-pelliti nel cimitero o in altro luogo sacro»(Ad resurgendum cum Christo, 3).

    Il centro delle esequie cristiane, si preci-sa ancora in Un Dios de vivos, «è il Cristo ri-sorto e non la persona del defunto. I pastoridevono assicurarsi con delicatezza che lacelebrazione non diventi un tributo» a que-st’ultimo, aspetto che riguarda altri ambiti,estranei alla liturgia. “Ap ertura” invece sulluogo di svolgimento del rito, purché con-templi la messa: «Sebbene i funerali debba-no essere normalmente celebrati in unachiesa con l’eucaristia al centro, data lacomplessità della vita moderna oggi è fre-quente che non sia così, o perché si svolgo-no nei tanatorios (edifici in Spagna abilitatianche al rito esequiale, ndr) o in altri spazinon sacri, o perché non li presiede un sacer-dote. In tali casi, familiari e fedeli presentiin questo momento di preghiera e ascoltodella Parola di Dio dovrebbero essere invi-tati a partecipare alla celebrazione dellasanta messa in suffragio dei defunti». Il fu-nerale di un cristiano infatti — sottolineanoi vescovi — «è incompleto senza la celebra-zione dell’eucaristia, in cui l’oscurità dellamorte è vinta dalla luce di Cristo risorto chesi fa realmente presente in essa». Infine se,di fronte alla reale impossibilità di un sacer-dote o di un ministro ordinato o istituito(come un diacono o un accolito), a guidarel’orazione funebre è un laico, «egli deve es-sere una persona nota per il suo impegnoecclesiale nella comunità e agire a nomedella Chiesa su permesso del vescovo».

    FIRENZE, 9. Una rilettura del Li -bro di Giobbe, per ricordare che«la vita è molto più complessadelle nostre convinzioni merito-cratiche» e che alla fede nonpuò associarsi semplicistica-mente una visione “re t r i b u t i v a ”,dove la ricchezza e la felicità so-no premi per una vita all’inse -gna dell’onestà. È il filo condut-tore del nuovo corso online, in-titolato La sventura di un uomo giu-sto, che la Scuola di economiabiblica proporrà a partire dagennaio. Mercato, moneta, de-bito, profitto, ma anche dono,alleanza, cura, misericordia,amore, temi inediti per il lin-guaggio economico contempo-raneo: dentro la Bibbia si trova-no letture sociologiche, econo-miche e politico-economicheche la Scuola — nata tre anni fa eoperante nel Polo LionelloBonfanti, parte integrante dellacittadella internazionale delMovimento dei Focolari a Lop-piano (Firenze) — sta portandoalla luce, «facendole dialogarecon i fatti e i fondamenti dell’e-conomia dell’oggi». I corsi, te-

    nuti da Luigino Bruni, docentedi economia politica alla Lum-sa, coordinatore internazionaledel progetto Economia di Co-munione, nonché direttorescientifico dell’evento The Eco-nomy of Francesco, si rivolgonoa giovani studenti, a chi, in or-ganizzazioni e imprese, ricopreruoli di responsabilità e coordi-namento, a esperti o appassio-nati di teologia, filosofia, eco-nomia civile e sociale.

    «Ci si muove da una riletturalaica delle grandi storie e deigrandi personaggi biblici perscoprire — informa un comuni-cato — cosa hanno ancora daraccontarci oggi, attraverso unapproccio laico e di natura an-

    tropologica. La dimensionenarrativa si illumina dei contestidella vita, del lavoro, di quellaeconomica, famigliare, etica. Siindagano gli archetipi originaridella cultura giudaico cristianae li si fanno dialogare con tuttigli altri, e con le altre discipline,con le storie di noi uomini edonne moderni pieni di dubbi eincertezze». L’idea, spiega Bru-ni, è di applicare al testo biblicolo stesso rigore, lo stesso ap-proccio scientifico dell’econo -mista: «Naturalmente c’è unadifferenza di fondo fra il mio la-voro e quello di un biblista: nonho anzitutto le stesse competen-ze esegetiche. Ma sono le do-mande a essere differenti. Ed es-sendo la Bibbia un libro vivo, adomande diverse corrispondo-no risposte diverse. Quelle sul-l’economia sono risposte nuo-ve, che consentono di esplorareuna prospettiva teorica inedita,capace di coniugare mercato egiustizia, profitto e bene comu-ne, occupazione e solidarietà».Per questo il corso segue unprogramma che alterna la lettu-

    ra, guidata e commentata daLuigino Bruni e dalla sua equi-pe, a lavori di condivisione inpiccoli gruppi, a momenti di ri-flessione e approfondimento in-dividuale, e di restituzione inplenaria. Gli estratti dei libri, gliarticoli letti e commentati du-rante il corso vengono messi adisposizione degli iscritti.

    La prima edizione dellaScuola di economia biblica ri-sale al giugno 2017 e in questiprimi tre anni e mezzo di attivi-tà il numero di iscritti è cresciu-to. L’istituto alterna, ai corsisui libri biblici, approfondi-menti sugli intrecci fra econo-mia e religione, fra mercato espirito, «mostrando come il ca-pitalismo del nostro tempo èsempre più simile a una religio-ne o a una vera e propria idola-tria». E come il progetto dell’e-conomia di comunione, natodal sogno di Chiara Lubich