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ACCEDI A VIDEO E AUDIO CON LO SMARTPHONE IN DIALOGO CON LE OPERE ENTRA IN LABORATORIO: ARTE E CREATIVITÀ PROGETTO INCLUSIVO F. GIORGI ROSSI G. PEZONE I. SCARPATI COME D’INCANTO B STORIA DELL’ARTE COPIA DOCENTE CON SOLUZIONI IN PAGINA

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Page 1: F. GIORGI ROSSI G. PEZONE I. SCARPATI COME D’INCANTO B · Arte minoica Arte micenea Arte greca di formazione Arte 52 3 LA GRECIA ANTICA LA GRECIA ANTICA Mentre la civiltà sumera

ACCEDI A VIDEO E AUDIO CON LO SMARTPHONE

IN DIALOGO CON LE OPERE

ENTRA IN LABORATORIO: ARTE E CREATIVITÀ

PROGETTO INCLUSIVO

F. GIORGI ROSSI G. PEZONE I. SCARPATI

COME D’INCANTO

B STORIA DELL’ARTE

COPIA DOCENTE CON SOLUZIONI

IN PAGINA

Page 2: F. GIORGI ROSSI G. PEZONE I. SCARPATI COME D’INCANTO B · Arte minoica Arte micenea Arte greca di formazione Arte 52 3 LA GRECIA ANTICA LA GRECIA ANTICA Mentre la civiltà sumera

2000 a.C.

Inizia

la civiltà

micenea

1100 a.C.

I Dori si

stabiliscono

nel Peloponneso

800 a.C.

Si sviluppa

la civiltà greca

e nascono le póleis

3000 a.C.

Nasce la civiltà cretese

o minoica

GRECIA ANTICA

IL TEMPO

3000 a.C. 2000 a.C. 1000 a.C. 800 a.C.

Arte minoica Arte greca di formazioneArte micenea Arte

3 LA GRECIA ANTICA52

LA GRECIA

ANTICAMentre la civiltà sumera è nel pieno del suo splendore, nel Mar Egeo nascono la civiltà cretese, detta anche minoica, e quella micenea, dalle quali fiorirà poi la civiltà greca.

Le civiltà cretese e micenea. Nell’isola di Creta si sviluppa una civiltà organizzata in diverse città-palazzo, per questo detta civiltà palaziale, che, all’inizio del III millennio a.C., assume un’importanza strategica per tutto il Mar Egeo grazie all’attività del commercio via mare a cui era dedito il popolo cretese. È una civiltà pacifica e ricca, in cui le donne hanno un ruolo importante e dove si realizza il decisivo passaggio da una scrittura per immagini a una scrittura sillabica in cui i segni rap-

Calamide,

Cronide di Capo

Artemisio,

460 a.C., bronzo,

h 209 cm.

Atene, Museo

Archeologico

Nazionale

Vai a p. 8

dell’Atlante

L’Acropoli di Atene

Page 3: F. GIORGI ROSSI G. PEZONE I. SCARPATI COME D’INCANTO B · Arte minoica Arte micenea Arte greca di formazione Arte 52 3 LA GRECIA ANTICA LA GRECIA ANTICA Mentre la civiltà sumera

323 a.C.

Muore Alessandro

Magno. Si formano

i regni ellenistici

499-479 a.C.

Guerre

persiane

461-429 a.C.

Età di Pericle

400 a.C.600 a.C. 200 a.C.

greca arcaica Arte greca classica Arte greca ellenistica

53

LE SCOPERTE DI SCHLIEMANN

Heinrich Schliemann (1822-1890), il

padre degli studi su Micene, era un

imprenditore tedesco con la passione

per l’Iliade, il poema epico di Omero

che narra la guerra di Troia. Quando

si ritira dagli affari, Schliemann si im-

provvisa archeologo e nel 1870 scava

a Troia alla ricerca dei luoghi dell’Ilia-

de. Solo l’ultimo giorno di scavi sco-

pre un tesoro di quasi 9000 gioielli!

Pochi anni più tardi si trasferisce a

Micene, alla ricerca delle tombe degli Achei. Schliemann trova

un altro tesoro e pensa di aver scoperto la tomba del leggen-

dario re Agamennone, il “signore degli eserciti”.

Heinrich Schliemann

in una foto del 1883

L’Ellenismo. Alla morte di Alessandro Magno il suo im-

pero viene suddiviso e nascono i regni ellenistici, tra

cui quelli di Macedonia, di Pergamo, di Siria e d’Egitto.

Questi regni, che diventano i centri di una cultura raf-

finata e aperta a diverse influenze, scompariranno poi

con la conquista romana.

I periodi dell’arte greca. L’arte greca è suddivisa in

diversi periodi:

• periodo di formazione (XII-VIII sec. a.C.), in cui la pro-

duzione artistica è soprattutto di ceramica dipinta;

• periodo arcaico (VII-VI secolo a.C.), dove compaio-

no le statue di grandi dimensioni dei koùroi, cioè dei

giovani;

• periodo classico (V-IV secolo a.C.), che coincide con

il momento di maggior splendore dell’arte greca e

l’affermazione di Atene sulle altre póleis. Le statue

mostrano un attento studio dell’anatomia e delle

proporzioni;

• periodo ellenistico (IV-I secolo a.C.), in cui le póleis

vengono annesse all’impero di Alessandro Magno;

la produzione artistica mostra una forte espressività.

Inquadra il QR Code per:

• Videolezioni: I Bronzi di Riace; Il Discobolo; Fidia

• Audiolettura di tutti i paragrafi

CONTENUTI

DIGITALI

presentano i suoni. In seguito Creta si indebolisce ed

entra nella sfera di influenza degli Achei (o Micenei),

una popolazione che si era stabilita nel Peloponneso.

L’aspetto delle città micenee – fortificate e poste su

collinette e luoghi di difficile accesso – riflette il ca-

rattere bellicoso di questo popolo, testimoniato anche

dalle molte armi ritrovate negli scavi archeologici.

La civiltà greca. In Grecia intorno al 1100 a.C. arrivano

i Dori. Dalla fusione dei Dori con le popolazioni locali

– fra cui anche i Micenei – nasce la civiltà greca, carat-

terizzata dalla presenza di città-stato unite da una lin-

gua, una scrittura e una religione comuni ma spesso in

conflitto tra loro. A partire dall’VIII secolo, le città-stato

si trasformano in póleis, basate sulla partecipazione dei

cittadini alla vita politica. Ogni pólis è autonoma, e ha

un proprio esercito; ma le due póleis più importanti e

rivali, Sparta e Atene, danno vita ognuna ad alleanze

con altre póleis per affermare la propria supremazia

sul mondo greco. Con la crescita della popolazione e

il bisogno di nuove terre, molte città greche iniziano a

fondare colonie nelle zone costiere del Sud Italia, che

verranno chiamate Magna Grecia (“grande Grecia”).

Le guerre persiane e l’Età di Pericle. Nel V secolo a.C.

le póleis greche trovano unità e accordo, per contra-

stare l’espansionismo dell’Impero persiano, che mi-

naccia la loro autonomia. In seguito alle guerre persia-

ne (499-479 a.C.), che vedono vittoriosa la coalizione

greca, si afferma la supremazia di Atene che, sotto la

guida di Pericle (461-429 a.C.), raggiunge il suo mo-

mento di massimo sviluppo culturale e politico, realiz-

zando una forma di democrazia molto avanzata per

l’epoca. Alla fine del secolo, Atene entra in crisi e ri-

prende lo scontro con Sparta. Dei conflitti tra le póleis

greche approfittano il re macedone Filippo II e poi suo

figlio Alessandro Magno, il quale crea un impero che

dalla Grecia si estende fino all’India.

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3 LA GRECIA ANTICA54

Creta e le città-palazzoLa civiltà cretese si distingue per

la costruzione di enormi palazzi e per

la grande produzione di vasi, statuette e

pitture murali. Tutte queste forme artistiche

mostrano uno stretto legame con la natura.

IL TEMA

Palazzi come labirintiI grandi palazzi che sorgono nell’isola di Creta, come quelli di Cnos-

so e Festo, sono l’elemento distintivo della civiltà palaziale cretese,

chiamata anche minoica dal nome del leggendario re Minosse. Erano

delle vere e proprie città (1), senza mura perché i Cretesi, forti della

loro potente flotta, non temevano di essere attaccati dai popoli vicini.

Questi palazzi ospitavano abitazioni, botteghe, magazzini e luoghi

di culto intervallati da terrazze e cortili; alcuni di essi avevano gradi-

nate per sedersi: sono il primo esempio di teatri all’aperto. Al cen-

tro del palazzo c’era un cortile grande come una piazza, dove si

1. Disegno ricostruttivo

della città-palazzo

Cortile

centrale

Sala del Trono

(santuario)Accesso nord

(ingresso delle grandi

cerimonie rituali) Dogana

Sala del re

Corridoio

delle Processioni

Sala

della regina

Magazzini

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55

LA LEGGENDA DEL MINOTAURO

Secondo il mito greco, il re Minosse fece costruire un labirin-

to dove rinchiudere il Minotauro, un mostro metà uomo e metà

toro che si nutriva di carne umana. Per questo ogni anno le cit-

tà sottomesse a Creta dovevano inviare dei giovani da offrire

in pasto al mostro. Un giorno il figlio del re di Atene, Teseo, de-

cise di partire con i giovani inviati in sacrificio per uccidere il

mostro. Teseo uccise il Minotauro grazie all’aiuto di Arianna, la

figlia di Minosse, che gli aveva dato un gomitolo di filo consen-

tendogli così di ritrovare l’uscita. La vittoria di Teseo sul Mino-

tauro può essere interpretata come il racconto della fine della

supremazia cretese sul Mar Egeo e l’inizio del dominio greco.

4. Sarcofago di Agía

Triada (particolare),

1400-1300 a.C.

Iraklion (Creta),

Museo Archeologico

2. Palazzo di Cnosso,

1700-1400 a.C. Creta

3. Affresco dei delfini.

Creta, palazzo di Cnosso,

Sala della regina

svolgevano giochi, spettacoli e cerimonie religio-

se e dove si affacciavano gli appartamenti reali.

Nelle residenze dei re non mancavano le como-

dità, come i doppi muri per isolare le stanze dai

rumori e i servizi igienici con acqua corrente e

vasca da bagno.

Tutti gli ambienti erano disposti su diversi livelli,

in modo da adattarsi alle irregolarità del terreno.

L’effetto era quello di una costante comunicazio-

ne tra il paesaggio e l’architettura, tra la natura e

l’opera dell’uomo.

Una civiltà paritariaL’arte cretese ci svela un aspetto molto importan-

te di questa civiltà: la sostanziale parità tra uomo

e donna.

Nel palazzo di Cnosso (2) l’appartamento più bel-

lo è infatti quello della regina, la cui sala del trono

è decorata con pitture di delfini che nuotano in

mezzo a tanti piccoli pesci (3).

Inoltre, come si può vedere nella scena della ceri-

monia funebre sul sarcofago dipinto (4) ritrovato

nel palazzo di Agía Triada, vicino a Festo, spesso

sono le donne sacerdotesse a officiare i riti reli-

giosi, mentre gli uomini sono presenti nel corteo

e portano le offerte.

I personaggi raffigurati hanno

gli stessi vestiti e la stessa capigliatura:

anche la moda, dunque, rispecchiava

la parità tra i sessi?

OSSERVA

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3 LA GRECIA ANTICA56

CHE COSA RESTA RISPETTO

ALL’ARTE EGIZIA?

Nell’arte minoica resta la rappresentazione di profilo delle figure.

CHE COSA CAMBIA?

La resa del movimento; la rappresentazione più naturalistica.

faiIL PUNTO

L’arte minoicaNel palazzo di Cnosso si trovava anche la pittura murale del Gioco

del toro (5). La scena raffigura la “taurocatapsia”, cioè “salto del to-

ro”, una prova di forza che era anche una cerimonia religiosa, e mo-

stra tre momenti distinti: da sinistra a destra, un’atleta, probabil-

mente una donna per la pelle chiara, che afferra il toro per le corna,

un acrobata, dalla pelle più scura, che salta sul dorso del toro e una

sacerdotessa con le braccia tese nel gesto della preghiera. I perso-

naggi sono tutti di profilo come nelle pitture egizie ma, rispetto a

quelle, sono meno rigide e compiono movimenti più naturali.

La parte centrale della pittura è occupata dal grande toro che tra-

smette un’idea di movimento. Se segui la linea che va dalle corna

alla coda del toro, noterai che è quasi un’onda. Sono proprio que-

ste linee – a volte tese, a volte curve – a dare l’impressione del

moto. Sul dorso del toro si ribalta un atleta: dalla sua testa parte

una linea che si inarca e che si divide nelle gambe ripiegate. Anche

questa linea, che disegna una spirale, suggerisce l’idea del movi-

mento. Infine, osservando la figura sulla destra, vediamo solo una

sua spalla: questo è un primo tentativo di rappresentare le figure

in profondità.

La natura in un vaso A Creta vengono realizzati molti vasi: grandi, piccoli, di tante for-

me diverse e tutti decorati. In alcuni gli elementi del mondo natu-

rale sono stilizzati in forme geometriche e linee curve e morbide;

in altri i soggetti del mondo marino e vegetale sono ben riconosci-

bili e molto dettagliati, come nella brocchetta di Gurnià (6), dove

un polpo abbraccia con i tentacoli l’intero vaso.

5. Gioco del toro, 1550 a.C. ca., pittura murale. Iraklion (Creta), Museo Archeologico

6. Brocchetta di Gurnià, 1500 a.C. ca., ceramica dipinta,

h 20 cm. Iraklion (Creta), Museo Archeologico

Creta e le città-palazzo

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INTERROGA L’OPERA...

57

La statuetta è l’immagine della dea madre, così importante per Creta.

La dea dei serpenti

Sull’isola di Creta sono state ritrovate molte statuette si-

mili a questa. Non si sa se raffigurano dee o sacerdotesse,

ma sicuramente sono collegate alla fertilità. Lo sguardo

fiero e deciso della nostra statuetta ci fa pensare che si

tratti di una dea; il seno scoperto e i fianchi larghi fanno

pensare alla fertilità. I serpenti sono animali sacri alla dea

madre, venerata a Creta: il serpente – che cambia pelle, va in le-

targo e si risveglia in primavera – ricorda l’alternarsi delle stagioni, così

come la dea madre regola il ciclo delle stagioni. La dea poi ha, sulla

testa, anche un gatto che, oltre a cacciare i topi che minacciavano le

scorte alimentari, è, insieme al serpente, un animale sacro nell’antico

Egitto, dove accompagnava i defunti nell’aldilà: questo testimonia gli

intensi scambi che i Cretesi avevano con l’Egitto.

I lineamenti Le forme sono morbide o spigolose? Rispetto a una statua egizia, il corpo della dea è statico o dinamico?

I simboli Che cosa tiene nelle mani? Ha anche un gatto sulla testa. Perché?

Dea dei serpenti, 1700-1600 a.C.,

ceramica invetriata, h 30 cm.

Iraklion (Creta), Museo Archeologico

con L’OPERAin dialogo

...E L’OPERA SI RACCONTA

Dea o sacerdotessa? Come sono il suo volto e lo sguardo? Che cosa fa la dea con le braccia alzate? Forse danza? O esegue un rito sacro?

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Prendere grande per

dettaglio a lato

3 LA GRECIA ANTICA58

L’arte micenea

Le città-fortezzaPiù di 3000 anni fa inizia la storia del popolo degli Achei,

che vivevano nelle città-fortezza di Argo, Tirinto e Micene.

Il poeta greco Omero narra le imprese di questo popolo:

storie di guerre, di amori e tradimenti, di eroi e di tesori d’o-

ro. Il carattere guerriero degli Achei è riflesso anche nella

struttura delle loro città-fortezza, costruite su alte colline

e circondate da imponenti mura di difesa, chiamate “ci-

clopiche” perché si credeva che fossero state costruite dai

Ciclopi, giganti mitologici che avevano un solo occhio al

centro della fronte.

Varcata la porta delle mura, si arrivava al palazzo reale.

A differenza delle residenze cretesi, quelle micenee ave-

vano una struttura chiusa al cui centro c’era il mégaron,

cioè la sala del trono: impreziosito da decorazioni d’oro,

era l’ambiente più solenne del palazzo e aveva una pianta

rettangolare, con al centro un focolare circondato da colon-

ne e il trono su una parete laterale. Dal mégaron miceneo

deriverà la pianta del tempio greco.

La porta di MiceneL’ingresso principale alla città di Micene è la monumentale

Porta dei Leoni (7), così chiamata per il rilievo con le due

leonesse rampanti ai lati di una colonna su cui sono pog-

giati dei rotoli, che simboleggiano le leggi. Il rilievo è inseri-

to in uno spazio triangolare, chiamato triangolo di scarico:

è una soluzione architettonica innovativa che permette di

scaricare il peso del muro sui due elementi verticali della

porta e non solo sull’architrave (la pietra orizzontale), che

altrimenti si sarebbe potuto rompere.

Le tombe a thòlosAll’interno delle mura o nei dintorni delle città micenee

si trovavano anche le necropoli. Le tombe monumentali

ospitavano i re guerrieri, che venivano ricoperti di oggetti

d’oro: gioielli, utensili, armi e maschere funerarie. La tipica

struttura delle sepolture micenee è però quella definita “a

thòlos”, come la Tomba di Agamennone a Micene (8).

La civiltà micenea si caratterizza

per la costruzione di città-fortezza

e per la realizzazione di armi

e oggetti d’oro riccamente decorati.

IL TEMA

7. Porta dei Leoni, 1250 a.C. Micene

8. Tomba di Agamennone

(ingresso e pianta),

fine del XIV secolo a.C.

Micene

Nella tomba a thòlos

un lungo corridoio immette

in una stanza circolare.

OSSERVA

corridoio

camera

funeraria

stanza

circolare

ingresso

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59

ut quam, id essint quo core

nimusdae. Ut eium venihilictem

fugias magnihi lluptat que.

59

La maschera di Agamennone

Data XVI secolo a.C.

Dimensioni h 20,5 cm

Tecnica oro sbalzato

Collocazione Atene, Museo Archeologico Nazionale

Il volto di un eroe Quando l’archeologo Heinrich Schliemann, scavando nelle

tombe della cittadella di Micene, trovò un tesoro di 15 chili d’oro, pensò di aver

scoperto la tomba di Agamennone, il grande re degli Achei che guidò la spedizio-

ne contro Troia. E, nella maschera più bella del corredo funebre, immaginò di

vedere il volto dell’eroe. Oggi però sappiamo che non era lui.

Osserva. La maschera di Agamennone è una lamina d’oro lavorata a sbalzo, cioè

realizzata battendo il metallo dall’interno con un martelletto. I tratti del volto sono

idealizzati, i baffi e le sopracciglia sono resi con tratti sottili e paralleli, che creano

un contrasto di luce e ombra con la parte liscia del volto.

Una maschera per l’eternità Molti popoli in tempi diversi usavano coprire il

viso del defunto con una maschera. Ma a che cosa serve la maschera a un morto?

Quando un essere umano muore il suo corpo si decompone, allora per mantenere

la fisionomia del volto serviva appunto una maschera.

XxxxxxxCupta doluptae nus

DENTRO

L’OPERA

Maschera funeraria micenea,

1600-1500 a.C., oro sbalzato,

h 31 cm. Atene, Museo

Archeologico Nazionale

Se osservi altre maschere funebri

micenee, come quella qui sopra,

noterai che tutte hanno le labbra

serrate e gli occhi chiusi. Per

gli antichi infatti era necessario

bloccare l’anima nel corpo:

un’anima fuori dal corpo poteva

essere un pericolo per i vivi e un

corpo senza anima non poteva

entrare nel regno dei morti.

CONFRONTA

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3 LA GRECIA ANTICA60

La novità della pólis A differenza delle città orientali o micenee, che ruo-

tavano attorno al grande palazzo reale, la pólis (9) si

struttura su due luoghi fondamentali:

• l’acropoli, posta sopra a un colle e circondata da

mura, che è il centro ideale della città. Vi si trovano i

templi delle divinità protettrici ed è rifugio per i cit-

tadini in caso di assedio;

• l’agorà, ossia la piazza principale con i portici sui lati,

che è il luogo in cui si svolge il mercato e si tengono

le assemblee pubbliche.

Attorno all’agorà si sviluppa la città bassa, dove sorgo-

no le abitazioni e le botteghe.

La pólis grecaNella Grecia del VII secolo a.C. si ha il massimo sviluppo della pólis,

la città-stato. Caratteristica della pólis è la partecipazione

dei cittadini alla vita della comunità.

IL TEMA

9. Disegno ricostruttivo

della pólis greca

Fuori dalla città, nella campagna circostante, ci sono

i villaggi agricoli. La pólis si sviluppa in armonia con

la natura, adattandosi all’andamento del terreno: sulle

alture vengono edificate le acropoli, mentre i pendii o

gli avvallamenti naturali vengono sfruttati per costruire

i teatri (vedi p. 67). La pólis, inoltre, è caratterizzata da

alcuni edifici in cui i cittadini vengono educati ai valori

civici e culturali e allenati alle gare e alla guerra: per

esempio le aule per le assemblee, il ginnasio (luogo

dedicato all’educazione fisica e alla formazione intel-

lettuale), la palestra e lo stadio.

Agorà

Città bassa

TempioAcropoli

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6161

Un tempio maestoso

con L’OPERAin dialogo La forma solenne del tempio della Concordia

è molto vicina al nostro ideale di bellezza.

INTERROGA L’OPERA...

Tempio della Concordia,

430 a.C. ca. Agrigento

Eccoci alla domanda delle domande. Questo tem-

pio, innalzato intorno al 430 a.C. e giunto a noi quasi

intatto, è una dimostrazione di forza piuttosto che

un’espressione di spiritualità e devozione religiosa.

Per i Greci infatti, come vedremo meglio nelle pagi-

ne successive, i templi non sono luoghi di preghie-

ra, ma sono considerati le case delle divinità, che

proteggono e aiutano i cittadini contro i nemici.

Bellezza imponente Dove sorge il tempio? In una valle o su un’altura? Poggia su un basamento o sul terreno? E le colonne? Sono troppo massicce? Oppure slanciate o giuste?

...E L’OPERA SI RACCONTAPotenza o religiosità Osserva il tempio nel suo insieme: ti comunica un senso di religiosità e devozione? Oppure un senso di potenza e di forza?

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62

Il tempioEdifici simbolo dell’antica Grecia, i templi sono caratterizzati

da un’armonia delle forme ottenuta grazie all’applicazione di regole

matematiche, su cui si basano anche gli ordini architettonici.

IL TEMA

10. Disegno ricostruttivo

del tempio greco

11. Pianta del tempio greco

La dimora terrena degli dèiL’edificio più importante dell’acropoli è il tempio (10), la cui forma deriva dal

mégaron miceneo. In entrambi le colonne circondano la sala rettangolare, ma

mentre il mégaron era la sala del principe, il tempio è la casa della divinità.

Vere e proprie dimore degli dèi sulla Terra, i templi non sono dunque destinati

alla preghiera, tanto che i riti religiosi si svolgono fuori dall’edificio, in un recinto

sacro dove si trova anche l’altare.

Struttura semplice e armoniosa. Il sistema costruttivo dei templi resta quello

trilitico, antichissimo, formato da due elementi verticali, le colonne, e un elemen-

to orizzontale, l’architrave. I primi templi erano costruiti in legno, poi, nel corso

dell’VIII secolo a.C., assumono le forme che oggi conosciamo: dai pilastri in legno

si passa alla colonna di pietra; dal tetto a terrazza si passa alla copertura a spio-

venti, ossia a superfici inclinate. Questi due spioventi creano sulle fronti, cioè sulle

facciate, due spazi triangolari che poggiano sull’architrave, i frontoni. Inizialmente

i templi erano costituiti da un unico e semplice vano, il naos o cella, dove era con-

servata la statua della divinità. Poi la pianta diventa più articolata: nella tipologia

più semplice, la cella è preceduta da un portico con colonne, il pronao (11). L’inte-

ra struttura può anche essere circondata da una o più file di colonne, la peristasi.

Architrave

Fregio

Frontone

Colonna

Cella

Cella

Peristasi

Pronao

Pronao

Rampa

d’accesso

Copertura

a spioventi

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63

Gli ordini architettonici

Il modo di progettare i templi riflette la concezione di

bellezza ideale, basata su regole matematiche, tipica

del mondo greco. I Greci infatti creano gli ordini ar-

chitettonici, modelli che definiscono i rapporti sia fra

le parti strutturali – colonne, capitelli e architravi – sia

fra le parti decorative.

Ordine dorico. L’ordine dorico (12) è il più antico: na-

sce nel Peloponneso nel VII secolo a.C. e da lì si dif-

fonde nel resto della Grecia, nella Magna Grecia e in

Sicilia. Le colonne doriche hanno delle scanalature

(solchi verticali) e sono prive di base. A circa un terzo

dell’altezza hanno un leggero rigonfiamento, chiama-

to èntasi, che puoi osservare nelle colonne del Par-

tenone (vedi p. 64). Si tratta di una correzione ottica,

ossia di uno di quegli “effetti speciali” di cui i Greci

si servivano per “ingannare” l’occhio umano a cui, da

lontano, le colonne sarebbero apparse troppo sottili.

Il capitello è composto da un elemento a tronco di co-

no chiamato echino, sormontato da un parallelepipedo

detto abaco. Il frontone è decorato; il fregio è costitui-

to dall’alternanza di metope (lastre inizialmente dipinte

poi scolpite con figure) e triglifi (lastre scanalate).

Ordine ionico. L’ordine ionico (13) compare verso la

metà del VI secolo a.C. nelle città dell’Asia Minore e

poi si diffonde nella Grecia continentale. Le colonne

ioniche sono più alte e slanciate, con più scanalature.

Il capitello è composto da due eleganti riccioli (volute)

separati da ovoli. Il frontone non è decorato e al posto

di metope e triglifi c’è un fregio continuo a rilievo.

Ordine corinzio. L’ordine corinzio (14) è il più tardo:

nasce infatti alla fine del V secolo a.C. e si diffonde

durante l’Ellenismo. Molto simile all’ordine ionico, ha

le colonne più sottili e il capitello con decorazione

vegetale a foglie di acànto.

12. Ordine dorico 13. Ordine ionico 14. Ordine corinzio

scanalaturescanalature

scanalature

capitello

capitello

capitello

foglie

di acànto

architrave

architravearchitrave

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freg

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fregio

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metopa

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Celebrazione di una vittoria Nel 480 a.C. Atene viene invasa dai Persiani che ne distruggono l’Acropoli, il luogo più sacro della pólis. I Greci riescono poi però a sconfiggere i Persiani a Salamina. Proprio per celebrare questa vittoria, nel 448 Pe-

ricle – che governava la città – decide di ricostruire l’Acropoli e il Partenone, tempio dedicato ad Atena, dea protettrice della pólis. La realizzazione di questa immensa opera viene affidata agli architetti Ictino e Callicrate, sotto la supervisione di Fidia. Osserva. Il Partenone, il tempio più grande della Grecia, è in stile dorico. È circon-dato da colonne: 8 sulle facciate e 17 sui lati lunghi (cioè il doppio più una di quelle delle facciate, come consuetudine nei templi classici). Nella trabeazione vi sono le metope e i triglifi, tipici del fregio dorico, mentre sul frontone ci sono sculture a

tutto tondo. All’interno del tempio, la cella è circondata da colonne ioniche ed è decorata con un fregio ionico.

Ictino, Callicrate e Fidia

Il PartenoneDENTRO

L’OPERA

Data 447-438 a.C.

Dimensioni 70x50 m

Materiale marmo bianco

Collocazione Atene, Acropoli

Fregio dorico

(con metope

e triglifi)Sculture del

frontone

Trabeazione

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La mano di Fidia. Fidia realizza la statua crisoelefantina (cioè d’oro e avorio) di

Atena, che si trovava nella cella del Partenone. La statua era alta 11 metri e rico-

perta da una tonnellata d’oro. Purtroppo la grandiosa opera è andata distrutta

ed è nota solo per le copie romane in marmo. Fidia inoltre esegue direttamente

alcuni rilievi della decorazione del Partenone, ma dirige e aggiunge il tocco fina-

le a tutto l’insieme delle sculture, dandogli così un carattere unitario.

L’intento dell’architetto-scultore è quello di celebrare la potenza e la supre-

mazia culturale dei Greci. Per questo raffigura:

• nelle metope del fregio dorico una serie di lotte fra esseri mitologici, co-

me i centauri, che alludono allo scontro e alla vittoria sui Persiani;

• nel fregio ionico le feste in onore di Atena;

• nei frontoni la nascita della dea e la sua disputa contro Poseidone per il

controllo dell’Attica (la regione di Atene).

LE VICISSITUDINI

DEL PARTENONE

Nel corso dei secoli, il tempio ha

avuto una storia travagliata: tra-

sformato in chiesa cristiana e

poi in moschea, usato come de-

posito d’armi dai Turchi, colpi-

to da 800 colpi di cannone nel

1687 dai veneziani, il Partenone

non ha avuto pace. E poi nell’Ot-

tocento, per salvare la decora-

zione scultorea, il diplomatico

inglese Lord Elgin trasferisce le

sculture del Partenone in Inghil-

terra: per questo ora si trovano a

Londra, al British Museum.

Colonne

doriche

Lapita e centauro, metopa del fregio dorico

del Partenone. Londra, British Museum

65

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DENTRO

L’OPERA

Nel fregio dorico lo stile è sintetico, per la necessità di racchiudere le scene

negli spazi contenuti delle metope; le scene sono isolate e affiancate le une alle

altre. Il fregio ionico mostra uno stile più naturalistico: i corpi hanno posture

morbide, la narrazione è fluida e le figure sono in relazione fra loro e poste in

uno spazio unitario. Nei frontoni, l’opera di Fidia raggiunge l’apice: qui l’artista

riesce ad adeguare perfettamente la composizione scultorea alla difficile forma

triangolare, risolvendo con figure sdraiate il problema degli angoli, senza utiliz-

zare rigide simmetrie.

L’unione delle due anime greche Le forme del Partenone mostrano la sin-

tesi perfetta fra scultura e architettura e un uso armonico dei due ordini ar-

chitettonici principali (quello dorico e quello ionico), unendo così le due anime

della Grecia, quella insulare, ionica, e quella attica, dorica.

Gara dei

cavalieri,

frammento

del fregio ionico

del Partenone.

Londra, British

Museum

Quadriga di Helios, Dioniso, Demetra e Kore, Artemide, sculture

del frontone orientale del Partenone. Londra, British Museum

FIDIA

Fidia (490-430 a.C. ca.) è il

maestro incontrastato dell’arte

greca del V secolo a.C. Padro-

neggia tutte le tecniche, dalla

pittura alla scultura, alla lavo-

razione dei metalli. La sua vita

finisce però in modo poco glo-

rioso: viene accusato di aver

rubato parte dell’oro che ser-

viva per la realizzazione della

grande statua di Atena e muo-

re in prigione o forse in esilio.

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67

Il teatroPer gli antichi Greci gli spettacoli non sono solo d’intrattenimento,

ma hanno anche una funzione religiosa ed educativa; per ospitarli, si sviluppa

un nuovo tipo di architettura, all’aperto e senza copertura: il teatro.

IL TEMA

Edifici per i cittadini Dal V secolo a.C., con la diffusione delle rappresentazioni teatrali, si

costruiscono teatri in pietra sempre più grandi, che sostituiscono le

originali strutture mobili in legno.

La forma del teatro (15) deriva dalla funzione di alcuni suoi elementi

fissi, come: l’orchestra, lo spazio centrale di forma circolare in cui reci-

tano gli attori e che ospita anche il coro, cioè gli artisti che commen-

tano e accompagnano lo spettacolo con canti e danze; la cavea, la

gradinata di forma semicircolare dove siedono gli spettatori, di solito

costruita sfruttando la pendenza di una collinetta; la scena, lo sfondo

fisso per lo spettacolo, dietro al quale gli attori possono cambiarsi.

Un’acustica straordinaria. Fra i tanti teatri greci il meglio conservato

è quello di Epidauro (16), una piccola città nel Nord del Peloponneso.

Oltre alla perfetta armonia delle sue parti architettoniche, il teatro si

distingue per una speciale acustica, che permette di sentire i suoni più

lievi – come un sussurro o un sassolino che cade – fino in cima alla ca-

vea. Ciò è dovuto alle gradinate molto ripide, che riducono la distan-

za fra l’orchestra e le gradinate più lontane; e anche al fatto che le onde

sonore salgono sospinte dalla brezza che arriva dalla valle sottostante.

16. Teatro di Epidauro, 360 a.C. Grecia

15. Disegno ricostruttivo del teatro greco

orchestra

caveascena

PIETRA “SONORA”

Uno studio recente ha scoperto che la pie-

tra calcarea delle gradinate del teatro greco

funziona come un “filtro”, che elimina i ru-

mori di sottofondo e permette così un’acu-

stica migliore.

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3 LA GRECIA ANTICA68

La ceramicaLa pittura greca è andata completamente

perduta, ma i numerosi esempi

di ceramica dipinta arrivati fino

a noi ci permettono di cogliere i riflessi

di quest’arte, che le fonti storiche

ci descrivono come molto sviluppata.

IL TEMA

Vasi dipintiLa pittura su muro e su tavola era molto importante nell’arte gre-

ca, ma purtroppo ne sono rimaste solo rarissime testimonianze.

Per studiare la pittura greca dobbiamo quindi fare riferimento

alle influenze che questa ha esercitato sulle opere in cerami-

ca, in particolare sulla decorazione dei vasi (pittura vascolare).

La ceramica greca presenta diversi stili a seconda delle decora-

zioni, che possono essere motivi ornamentali o scene narrative.

Stile geometrico I vasi di stile geometrico (X-VIII secolo a.C.), tipici del periodo

di formazione, sono decorati a fasce orizzontali con motivi or-

namentali e figurine stilizzate, come nel vaso ritrovato nella

necropoli del Dipylon (17), l’antico cimitero di Atene.

Nella fascia in alto troviamo il motivo geometrico del mean-

dro che allude al labirinto. Nei due fregi centrali compaiono

le figure stilizzate a forma di clessidra: sopra vi è la scena del

compianto del morto (disteso su un giaciglio), con le figure con

le mani sulla testa in segno di disperazione e una figurina più

piccola che forse rappresenta il figlio. Nel fregio sottostante è

raffigurato un combattimento. I soldati, i carri e i cavalli ci sug-

geriscono che il defunto era un guerriero, mentre la grandezza

del vaso (alto circa un metro) ci dice che era un aristocratico.

Stile orientalizzante Nello stile orientalizzante (VIII-VII secolo a.C.) fanno la loro

comparsa motivi di origine orientale – leoni, mostri, rosette,

palmette ecc. – come nella brocca con testa a grifo (18).

Rispetto al cratere del Dipylon qui troviamo la stessa disposi-

zione a fasce ma le figure degli animali non sono più schema-

tizzate: hanno un disegno più fluido ed elegante.

La brocca ha l’orlo

modellato come

la testa di un grifo,

l’animale fantastico

con la testa d’aquila,

ed è tutta decorata

con motivi riempitivi

come trecce,

occhietti, meandri,

animali, fiori e raggi.

17. Cratere del Dipylon, 760-735 a.C.,

h 103 cm. New York,

The Metropolitan Museum of Art

18. Brocca cicladica

con testa a grifo, 650 a.C.,

h 41,5 cm. Londra,

British Museum

OSSERVA

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69

Tecnica a figure nere e a figure rosseNella ceramica attica del periodo arcaico la figura uma-

na assume sempre più importanza, fino a occupare tutta

la zona centrale del vaso; sul fondo rosso-arancio della

ceramica vengono disegnate immagini con la vernice ne-

ra, poi vengono incisi i dettagli. Questo tipo di ceramica

– detta “a figure nere” (19) – si diffonde nel 600 a.C. circa

ed è molto richiesta ed esportata in tutto il Mediterraneo.

In seguito (intorno al 530 a.C.) gli artisti sperimentano an-

che una nuova tecnica, detta “a figure rosse” (20). In que-

sto caso il decoratore dipinge il vaso di nero lasciando

“scoperte” le figure che rimangono color argilla; i tratti

anatomici e i dettagli delle figure sono dipinti e non più

incisi, ottenendo così un effetto di maggior profondità.

Il vaso è decorato con due sole sagome

nere su fondo neutro. Le figure sono

disposte su un unico piano; i dettagli

anatomici e i vestiti sono definiti con sottili

linee incise. Vi è anche un’attenzione alla

dimensione psicologica dei personaggi,

tutti concentrati nel gioco dei dadi.

Questo vaso mostra la premiazione

da parte di Atena e di Nike di tre

decoratori vincitori di un concorso

artistico. L’ultima figura a destra

è una donna intenta a dipingere

un cratere. Forse è proprio

l’autrice del vaso, ed è la più antica

immagine di una pittrice.

19. Exekias, Achille e Aiace che

giocano a dadi, 540-530 a.C.,

anfora a figure nere, h 61 cm.

Città del Vaticano, Musei Vaticani,

Museo Gregoriano Etrusco

20. Kalpis del pittore di Leningrado,

470 a.C. ca., vaso attico a figure

rosse, h 32,2 cm. Vicenza,

collezione Banca Intesa

OSSERVA

OSSERVA

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3 LA GRECIA ANTICA70

La scultura arcaica

Koùros e kòre

Nel periodo arcaico (VII-VI secolo a.C.) si af-

fermano due tipi di statue: una maschile, chia-

mata koùros (ragazzo; koùroi al plurale), e una

femminile, la kòre (ragazza; kòrai al plurale).

Sono figure frontali e rigide, dai corpi stilizza-

ti e volti piatti, con capigliature a trecce geo-

metriche.

Il koùros (21) raffigura un giovane nudo con le

braccia dritte lungo il corpo e i pugni chiusi.

Accenna solo un passo con il piede sinistro leg-

germente in avanti, ma la posizione degli arti

è rigida. La kòre (22) rappresenta una giovane

vestita alla moda del tempo (tunica lunga, cin-

tura e mantello), con un braccio lungo il corpo

e uno piegato in gesto di offerta.

Molte di queste statue sono state ritrovate nei

templi perché erano doni dedicati alle divini-

tà. Originariamente le statue erano policro-

me, cioè colorate: in alcune sono state trovate

tracce di rosso, verde e nero.

La figura umana è il soggetto principale della scultura greca

fin dal periodo arcaico, durante il quale vengono realizzate

le statue dei giovani dal corpo stilizzato e dalla postura rigida.

IL TEMA

Se osservi la bocca delle statue arcaiche noterai che

sembra piegarsi in un sorriso, tanto che per queste

statue è usata l’espressione “sorriso arcaico”.

In realtà questo è un espediente usato dallo scultore

per dare la profondità: le labbra, infatti, sono curvate

perché sono raffigurate su un unico piano frontale

e non su quello laterale. Il “sorriso arcaico” sarebbe

quindi una conseguenza della “legge della frontalità”

(vedi p. 29), per cui lo scultore modella la figura

solo sul piano frontale, tralasciando i piani laterali.

OSSERVA

21. Koùros attico, 600-590 a.C., marmo, h 194,6 cm.

New York, The Metropolitan Museum of Art

22. Kòre col peplo, 540-530 a.C., marmo, h 118 cm.

Atene, Museo dell’Acropoli

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71

Lo stile severoLa rigidità delle statue arcaiche viene sostituita dalla ricerca

di un nuovo equilibrio che comprende una raffigurazione

più realistica del corpo umano e la rappresentazione del movimento.

La perfezione delle formeNella fase iniziale del periodo classico

(V secolo a.C.), detta “periodo severo”,

cresce l’interesse per l’anatomia: il cor-

po umano viene infatti raffigurato in

maniera sempre più simile a quello na-

turale, sia nella resa dei muscoli sia nella

postura. Lo stile severo è chiamato così

per la scomparsa del “sorriso arcaico”,

che ora trova una curvatura più naturale.

I Bronzi di RiaceLe due statue, ripescate in mare a Riace

in Calabria, sono una preziosa testimo-

nianza di originali greci della fine del pe-

riodo severo. Probabilmente realizzati da

due artisti di Argo, Agelada (Guerriero

A, il più giovane, 23) e Alcamene (Guer-

riero B, la figura più anziana, 24), i due

bronzi mostrano chiaramente le caratte-

ristiche dello stile severo: non sono più

rappresentati sul piano frontale, le gam-

be si allargano e le braccia si discosta-

no dal corpo, che tende a una leggera

rotazione. Rispetto ai koùroi arcaici, le

statue sono costruite a tutto tondo, in-

vitando a far girare lo sguardo intorno

per osservarle da più punti di vista.

IL TEMA

CHE COSA RESTA RISPETTO

ALLA SCULTURA ARCAICA?

Nella scultura severa resta l’interesse per il corpo umano.

CHE COSA CAMBIA?

Scompare il sorriso; si accenna il movimento.

faiIL PUNTO

23-24. Bronzi di Riace (Guerriero A, Guerriero B),

460-410 a.C., bronzo con inserti di rame,

avorio e lamina d’argento, h 198 cm.

Reggio Calabria, Museo Archeologico

Nazionale della Magna Grecia

I Bronzi di Riace

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3 LA GRECIA ANTICA72

Un atleta bello come un dio

Fermiamoci sull’ultima domanda. Il discobolo (il lancia-

tore del disco) è raffigurato mentre si china per racco-

gliere le forze e carica il corpo come se fosse un arco: è

l’attimo prima di compiere i giri su se stesso e lanciare

il disco. La statua è una copia di epoca romana e ha un

sostegno, ma l’originale era in bronzo e probabilmente

non aveva bisogno del sostegno per stare in equilibrio,

perché all’interno aveva dei pesi che la bilanciavano.

Ma, con o senza il sostegno, la statua mostra una nuo-

va concezione della scultura. Nella scultura arcaica,

infatti, il corpo era scolpito in un unico blocco, e quindi

non vi erano tensioni fra le parti. Ora con Mirone l’e-

quilibrio non è dato dalla mancanza di forze opposte

ma dal loro bilanciamento: questo gioco di equilibri è

mostrato proprio da quelle due linee di forza che attra-

versano il corpo del discobolo.

Discobolo, copia romana

(II secolo d.C.) da originale

in bronzo di Mirone

del 450 a.C. ca., marmo,

h 155 cm. Roma,

Palazzo Massimo

alle Terme, Museo

Nazionale Romano

Il Discobolo rappresenta la nostra idea del mondo ellenico, con la passione per i giochi olimpici e per la perfezione del corpo umano.

Il Discobolo

con L’OPERAin dialogo

INTERROGA L’OPERA...

L’attimo prima di lanciare Che cos’ha in mano l’atleta? Che cosa sta facendo ?

La curva fra due punti Segui la linea immaginaria che dal disco passa per le spalle e arriva al piede sinistro: che cosa ottieni?

Zig-zag Segui l’altra linea che va dal piede d’appoggio alla mano destra, passando per il bacino e la testa: che cosa ottieni?

L’equilibrio impossibile Il corpo dell’atleta è perfetto, ma anche la sua posizione è perfetta? Pensi che senza il sostegno dietro potrebbe reggersi?

Linee di forza intrecciate Queste linee ideali sono due linee di forza: come agiscono fra loro? Si intersecano?

...E L’OPERA SI RACCONTA

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3 LA GRECIA ANTICA74

La scultura classica: Policleto

Dal V secolo a.C. nella scultura greca si ricerca la bellezza ideale

attraverso l’equilibrio e le proporzioni ed è Policleto

che con il canone definisce l’esatto rapporto che ci deve

essere tra le parti del corpo.

La statua perfettaLo scultore Policleto, nato ad Argo, si concentra sul

problema che aveva attirato l’attenzione degli scul-

tori fin dall’origine dell’arte greca: la rappresenta-

zione della cosiddetta figura stante, vale a dire la

figura in piedi.

Il Doriforo. La statua più celebre di Policleto è il Do-

riforo (25), cioè il portatore di giavellotto, l’opera che

meglio esprime l’ideale di perfezione dell’arte greca

classica.

Il soggetto della scultura è l’atleta, nudo, in posizione

stante. Il suo equilibrio è dato da un gioco di bilan-

ciamenti ottenuto attraverso flessioni e tensioni con-

trapposte delle diverse parti del corpo: gamba de-

stra tesa, sinistra flessa; braccio destro dritto lungo

il fianco, sinistro flesso; spalla destra rilassata, spalla

sinistra contratta.

Questo modo di costruire la figura – basato sulla

contrapposizione degli arti, che si dispongono se-

condo uno schema a X – è chiamato principio della

ponderazione (o chiasmo, dal greco “incrocio”) e

rimarrà costante fino all’epoca moderna.

Il CanoneLe proporzioni del Doriforo, come delle altre figure

di Policleto, sono ottenute in base a rapporti ma-

tematici costanti fra le singole parti del corpo e il

tutto, cioè il corpo intero.

Le leggi ricavate da queste osservazioni sono raccol-

te nel Canone, un testo teorico in cui Policleto detta

le regole a cui doveva attenersi lo scultore che voleva

rappresentare la figura umana.

L’unità di misura scelta è l’altezza della testa, che si

ripete o si divide nelle varie parti: per esempio, l’in-

tera figura umana, per essere proporzionata, deve

misurare otto volte la testa.

IL TEMA

25. Doriforo, copia romana

(fine II secolo d.C.)

da originale in bronzo

di Policleto del 450 a.C.,

marmo, h 212 cm. Napoli,

Museo Archeologico

Nazionale

1

2

3

4

5

6

7

8

Le due diagonali che formano

la X collegano gli arti in

tensione (braccio sinistro

e gamba destra) con

quelli a riposo (braccio

destro e gamba sinistra).

La figura del Doriforo

è poi costruita ripetendo

otto volte il modulo della testa.

OSSERVA

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75

CHE COSA RESTA RISPETTO

ALLA SCULTURA SEVERA?

In Policleto resta la figura stante.

CHE COSA CAMBIA?

La figura è ora costruita su bilanciamenti; viene introdotto il canone.

faiIL PUNTO

Nella mano sinistra il Doriforo

teneva il giavellotto che era

appoggiato sulla spalla.

La gamba sinistra, a riposo,

è piegata e arretrata.

La gamba destra, tesa,

sopporta il peso del corpo.

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3 LA GRECIA ANTICA76

FidiaFidia è l’artista che più di tutti interpreta gli ideali

della classicità, realizzando sculture caratterizzate

da una perfetta anatomia e da forme morbide.

Effetto bagnatoMolte delle opere di Fidia purtroppo sono andate perse – soprattutto

le sue statue monumentali –, ma è arrivata fino a noi quella che è con-

siderata il capolavoro della scultura classica: la decorazione del Par-

tenone (vedi p. 66). Alla mano del maestro appartengono sicuramente

le numerose statue (circa quaranta) a tutto tondo dei due frontoni. Pur

se nel corso del tempo hanno subito diversi danneggiamenti e muti-

lazioni, queste opere permettono ancora di leggere lo stile di Fidia.

Nel gruppo delle Tre dee (26) i corpi sono costruiti con un forte ef-

fetto plastico, cioè di volume, e sono ricoperti da panneggi trattati

da Fidia in maniera innovativa. In alcune parti le stoffe aderiscono

totalmente al corpo, dando l’effetto di stoffa bagnata, mentre in

altre si addensano in profonde pieghe che creano forti contrasti di

luce e ombra. In entrambi i casi le vesti non nascondono i corpi e i

loro movimenti.

Un’amazzone “umana”Negli anni in cui lavora al Partenone, Fidia realizza una statua per un

concorso cui partecipano altri grandi artisti del tempo (fra cui Policle-

to, che vince). Il soggetto del concorso era un’amazzone (la mitologi-

ca donna guerriera) ferita (27), destinata alla città di Efeso. Fidia scolpi-

sce una figura inedita, con il braccio alzato e completamente ripiegato

sul capo, per prendere l’arco. Il movimento è accentuato dalla gamba

sinistra flessa; la veste è raccolta e infilata nella cinta, in modo da sco-

prire la ferita. L’Amazzone di Fidia è una guerriera pronta all’azione

che allo stesso tempo compie un gesto molto umano.

26. Fidia, Le tre dee (Hestia,

Dione e Afrodite),

438 a.C. ca., marmo,

h 148 cm. Londra,

British Museum

27. Amazzone

ferita, copia

romana

da originale

in bronzo

di Fidia

del V secolo a.C.,

marmo,

h 190 cm.

Roma, Musei

Capitolini

IL TEMA

Fidia

Attività guidata

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77

Prassitele

La fase del classicismo maturo, che va dalla guerra del Peloponneso

alla morte di Alessandro Magno, è il periodo di grandi artisti,

come Prassitele, attenti all’espressione

dei sentimenti e del movimento.

IL TEMA

28.Prassitele, Ermes con Dioniso

bambino, 340-330 a.C. ca.,

marmo, h 215 cm. Olimpia (Grecia),

Museo Archeologico

Pose rilassate

Prassitele è lo scultore che porta all’estremo i princi-

pi del classicismo. Le statue si “muovono” nello spa-

zio in maniera naturalistica e le divinità da lui scolpite

sono figure umanizzate, non più rappresentate in ri-

gide pose maestose ma raffigurate in atteggiamenti

rilassati.

Le opere presentano nuovi equilibri che si ritrovano

nel tipico atteggiamento delle statue di Prassitele, in

cui il corpo si inclina morbidamente fino a uscire dal

proprio asse, tanto da aver bisogno di un appoggio

laterale.

Ermes e Dioniso

Esemplare è la statua che raffigura il dio Ermes mentre

gioca con il fratellino Dioniso (28). Ermes si appoggia

su un sostegno laterale e ruota leggermente il corpo

con un movimento fluido: in questo modo rompe lo

schema frontale classico.

Il drappo sulla destra, solcato da profonde pieghe,

crea un forte effetto di chiaroscuro, cioè un gioco di

luci e ombre.

OSSERVA

La superficie levigata del

corpo di Ermes riflette la luce:

Prassitele era molto attento

a rendere l’effetto di morbidezza

dei corpi e per questo,

come ci raccontano gli antichi,

ricopriva le statue con un

impasto di olio e cera.

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3 LA GRECIA ANTICA78

LisippoLisippo elabora un nuovo stile scultoreo,

più realistico, in cui presta attenzione alla

psicologia del personaggio rappresentato.

Un nuovo stile realisticoLisippo è lo scultore che inaugura l’età ellenistica.

Famoso per i suoi bronzi, l’artista è molto apprezza-

to già dai suoi contemporanei e diventa lo scultore

prediletto di Alessandro Magno. Nelle sue opere ri-

prende il tema dell’atleta caro a Policleto e soprat-

tutto studia un nuovo canone, basato su un diverso

sistema di proporzioni che rende le figure più vicine

alla realtà. La ricerca di una raffigurazione realistica è

ben visibile nel Pugile in riposo (29), soprattutto nei

segni lasciati dall’incontro di pugilato: i lividi per i col-

pi ricevuti e le ferite da cui colano gocce di sangue.

Inoltre l’espressione incerta del volto, che si gira con

lo sguardo perso, mostra l’attenzione di Lisippo nel

rappresentare la condizione psicologica di un atleta

stordito dal combattimento.

Il genere del ritrattoLo spostamento dell’attenzione dalla forma ideale

al carattere individuale del soggetto compiuto

da Lisippo coincide con la nascita e l’affermazione

di un nuovo genere, il ritratto. In quest’ambito, Li-

sippo e la sua scuola realizzano soprattutto i ritratti

dei maggiori filosofi greci, come Socrate e Platone,

e anche i ritratti di Alessandro Magno, come quello

a cavallo (30) che diventerà l’iconografia (cioè il mo-

dello) del sovrano condottiero fino a Napoleone.

29. Lisippo, Pugile

in riposo, IV secolo a.C.,

bronzo, h 128 cm.

Roma, Palazzo Massimo

alle Terme, Museo

Nazionale Romano

30. Ritratto di Alessandro Magno, copia romana (I secolo a.C.)

da originale in bronzo di Lisippo del 334 a.C., bronzo,

h 50 cm. Napoli, Museo Archeologico Nazionale

CHE COSA RESTA RISPETTO

ALL’ARTE CLASSICA?

In Lisippo restano la figura dell’atleta e l’attenzione all’anatomia del corpo.

CHE COSA CAMBIA?

La raffigurazione che diventa più realistica nelle pose e nella rappresentazione della psicologia.

faiIL PUNTO

IL TEMA

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79

La dea

dell’amore

Quest’ultima domanda ha a lungo appassiona-to gli studiosi di arte greca. Ritrovata nel 1820 nell’isola greca di Milos, la Venere è un’opera del II secolo a.C. di Alessandro di Antiochia.

È priva delle braccia, ma dalle ricostruzioni sem-bra che fossero sollevate in avanti, forse nell’atto di filare; in ogni caso non trattenevano la veste, che le sta scivolando dai fianchi. Lo scultore stu-dia il movimento del corpo e i bilanciamenti, ma fa un passo avanti e ci mostra una serie di

movimenti minimi: la dea ruota leggermente il busto, si flette un po’ in avanti, alza la gamba si-nistra e stringe appena le gambe per trattenere il drappo. Ma dietro le spesse pieghe all’altezza del ventre c’è anche un “trucco del mestiere”: lo scultore usa le pieghe per nascondere il punto

d’unione dei due blocchi di marmo che com-pongono la statua.

Alessandro

di Antiochia,

Venere di Milo,

130 a.C., marmo,

h 202 cm.

Parigi, Museo

del Louvre

Donna o dea?Osserva la Venere: i capelli raccolti, i fianchi morbidi, il seno scoperto: è una donna sensuale o una dea austera? Osserva i suoi gesti: che movimenti compie con il busto? E con la gamba?

INTERROGA L’OPERA...

La veste che svelaOsserva la veste che le scivola dai fianchi: forse la dea la tratteneva con le mani?

La Venere di Milo incarna un ideale di bellezza senza tempo.

con L’OPERAin dialogo

...E L’OPERA SI RACCONTA

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3 LA GRECIA ANTICA80

La scultura ellenisticaLarte ellenistica mostra da un lato un carattere celebrativo

del potere, dall’altro indaga i sentimenti umani. Nasce così un

nuovo linguaggio figurativo, basato su una grande abilità tecnica.

31. Nike di Samotracia, 190 a.C.,

marmo e calcare, h 242 cm.

Parigi, Museo del Louvre

32. Gigantomachia (particolare

dell’Altare di Pergamo), 166-156 a.C.,

marmo. Berlino, Pergamonmuseum

Il virtuosismo nella NikeIl virtuosismo, cioè la grande abilità tecnica tipica

degli artisti ellenisti, è ben espresso nella statua della

Nike di Samotracia (31), personificazione della Vittoria

alata. La figura è resa in movimento mentre atterra, in

un vortice di vento, sulla prua di una nave. Il drappeg-

gio – ora aderente al corpo, ora svolazzante – ha una

duplice funzione: rende l’idea del vortice d’aria che

spinge indietro la veste e crea nel marmo delle linee

che danno l’idea di leggerezza.

La Nike era stata realizzata per celebrare la vittoria

della lega di Delo contro il re siriano Antioco III. Posi-

zionata su un terrazzamento alla sommità del tempio

dell’isola di Samotracia, doveva essere ben visibile an-

che da chi arrivava dal mare.

La resa espressivaCaratteristica dell’Ellenismo è anche la ricerca del

pathos, cioè la raffigurazione dei sentimenti e del-

le passioni; ne è un esempio la Gigantomachia che

decora il grande fregio dell’Altare di Pergamo (32).

La lotta fra gli dèi e i giganti è raccontata in uno spazio

unitario, occupato interamente da corpi giganteschi.

Le figure sono disposte secondo linee diagonali, che

costruiscono le scene e “guidano” lo sguardo dell’os-

servatore fino ai volti fortemente espressivi, con smor-

fie di dolore e le bocche leggermente aperte.

IL TEMA

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59. Laocoontee.

81

33. Gruppo del Laocoonte, copia

romana (40-20 a.C.) da originale

in bronzo del II secolo a.C.,

marmo, h 242 cm. Città

del Vaticano, Musei Vaticani,

Museo Pio-Clementino

Il gruppo del Laocoonte Tipici del periodo ellenistico sono anche i gruppi scultorei in cui le figu-

re sono fortemente patetiche, nelle pose drammatiche e nei gesti esa-

sperati, quasi teatrali. L’opera più famosa di questo genere è il gruppo

del Laocoonte (33), il sacerdote troiano che, avendo scoperto il tranello

degli Achei, cercò di opporsi all’entrata del cavallo di Troia in città, e per

questo fu punito dalla dea Atena, protettrice degli Achei, che inviò dei

serpenti marini per ucciderlo. Il sacerdote è raffigurato mentre è attaccato

dai serpenti: nello sforzo fisico di liberarsi dagli animali assume una posi-

zione innaturale, che rende l’idea della sofferenza e della drammaticità

del momento. La figura di Laocoonte, nella posizione e nel viso, riprende

quella di un gigante scolpito sul grande fregio dell’Altare di Pergamo (vedi

pagina a fianco). Il gruppo marmoreo è una copia di un originale in bronzo

realizzato da tre artisti di Rodi – Agesandro, Atanodoro e Polidoro – e fu

ritrovata nel Cinquecento a Roma, durante uno scavo a cui assistette an-

che il grande Michelangelo, che fu molto impressionato da quest’opera.

CHE COSA CAMBIA

RISPETTO ALLA SCULTURA

GRECA CLASSICA?

Nella scultura ellenistica compaiono: una grande abilità tecnica (virtuosismo); il movimento accentuato; la forte espressività; il realismo; l’amore per i dettagli.

faiIL PUNTO

OSSERVA

Il corpo disegna nello spazio

una diagonale, che parte dalla

gamba sinistra tesa, passa

per il torace in torsione

e prosegue nel braccio destro

piegato all’indietro. Il movimento

concitato di Laocoonte

si trasmette ai figli, che si

dispongono su due linee curve.

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82

Clamore selvaggio «I due eserciti erano schierati uno di fronte all’altro, quando im-

provvisamente i Persiani sollevarono un clamore selvaggio e attaccarono la cavalleria

macedone. Allora Alessandro non si tirò indietro e si lanciò contro Dario, che stava in

alto su un carro…». Così lo storico romano Quinto Curzio Rufo racconta la battaglia

di Isso in cui Alessandro Magno sconfigge Dario, re dei Persiani.

Osserva. Da sinistra parte l’attacco di Alessandro Magno, che guida il suo esercito;

al centro infuria la battaglia e un cavallo viene atterrato; Dario, sul suo carro, è ri-

volto verso Alessandro, ma il suo cocchiere sprona i cavalli ad andare nella direzione

contraria, in una fuga disperata. Sotto al carro, un cavallo visto da dietro si impenna e

accanto un soldato agonizzante, che si riflette nello scudo, sta per essere calpestato

dalle ruote…

La battaglia di IssoDENTRO

L’OPERA

Data 100 a.C.

Dimensioni 313x582 cm

Tecnica mosaico

Provenienza Casa del Fauno, Pompei

Collocazione Napoli, Museo Archeologico Nazionale

La raffigurazione

di Alessandro,

con l’immagine

della medusa sulla

corazza, i capelli

sciolti e sul suo

leggendario cavallo

Bucefalo, è quella

tipica del ritratto

di Alessandro

rappresentato in

veste di guerriero.

Il cavallo a terra nel

sangue è un dettaglio

drammatico, così come

il suo cavaliere che

cerca di trattenere la

lancia di Alessandro

mentre lo trafigge.

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83

Il grande albero secco – unico elemento naturale – dietro la figura di Alessandro

segna un confine: in questo contesto l’albero, isolato e spoglio, stabilisce il limite

fra il mondo noto e il mondo ignoto, considerato dagli antichi un confine invalicabi-

le. Un limite che però Alessandro aveva osato superare durante la sua inarrestabile

conquista verso Oriente. Per questo, nelle leggende nate dopo la sua morte, com-

pare l’albero secco.

Dalla parte degli animali Dal mosaico possiamo capire l’alto livello tecnico rag-

giunto nella pittura greca, soprattutto dal modo in cui l’artista rende i cavalli, che

tratta con più cura degli esseri umani. Nella resa degli animali troviamo tecniche

particolari, come le ombreggiature, ossia i toni scuri per rendere il volume; lo scor-

cio, cioè la posa obliqua delle figure; e l’uso particolare del bianco che – nell’occhio

dilatato del cavallo – rende l’espressione di terrore dell’animale.L’immagine di un soldato

riflessa nello scudo.

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3 LA GRECIA ANTICA84

IL NOSTRO

PATRIMONIO

Un complesso grandioso. L’area archeologica della città di Paestum

– l’antica Poseidonia, così chiamata perché dedicata al dio del mare

Poseidone – si trova sulla costa della Campania a sud di Salerno e, in-

sieme al Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, è Patrimonio

dell’Umanità dell’Unesco. La colonia fu fondata nel VII secolo a.C. dai

Greci provenienti da Sibari e divenne romana nel III secolo a.C. Il centro

cittadino era circondato da mura lunghe quasi 5 chilometri, guarnite

da 28 torri, in cui si aprivano le porte principali ai quattro punti cardinali.

Per raccogliere i fondi necessari alla manutenzione e gestione del

grandioso complesso, il Parco Archeologico di Paestum ha lanciato la

campagna “Adotta un blocco delle mura”: chiunque voglia contribuire

al futuro del sito può fare l’acquisto simbolico di una delle grandi pie-

tre, su cui si può anche decidere di far scrivere il proprio nome.

I monumenti. Gli edifici più celebri di Paestum sono i tre templi

dedicati a Hera Argiva, a Nettuno e a Cerere. Il meglio conservato è

quello di Nettuno, considerato il capolavoro dell’architettura dorica in

Italia. Davanti al tempio di Hera (patrona degli sposi e della famiglia) si

trovano un grande altare e i resti di un pozzo in cui venivano gettati i

resti dei sacrifici. Il tempio cosiddetto di Cerere, in realtà dedicato ad

Atena, venne trasformato in chiesa in epoca cristiana.

All’epoca romana risale il Foro, circondato da edifici pubblici, templi e

locali commerciali. Nel Museo Archeologico Nazionale sono conser-

vate le decorazioni provenienti dai templi di Paestum e dei dintorni,

numerose sculture d’epoca greca e romana e pitture scoperte nelle

tombe della zona.

Il tempio

di Nettuno

Il tempio di Cerere

Paestum

Vicino a teI Greci hanno colonizzato lunghi tratti delle co-

ste del Sud Italia. Se abiti in una di queste zo-

ne, raccontane la storia e le particolarità in un

dépliant, dopo aver recuperato informazioni e

immagini su libri e web. Se invece vivi in una

zona in cui i coloni dell’antica Grecia non so-

no mai arrivati, scegli uno dei luoghi più famosi

(per esempio Agrigento, Locri o Cuma).

• Hai mai visto un film ambientato nell’antica

Grecia? Quali differenze hai notato tra la vita

dell’epoca e quella di oggi (come vestivano,

dove abitavano, che religione praticavano, co-

me combattevano)? Prova a elencare le diffe-

renze che ti hanno colpito di più.

I templi di Paestum

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85

costruzione della

figura basata sulla

contrapposizione degli arti

raffigurazione delle pieghe

delle stoffe

grande abilità tecnica

3 Completa la tabella indicando in quale stile sono

presenti le caratteristiche elencate.

ARCAICO CLASSICO ELLENISTICO

Visione

frontale

Visione a

tutto tondo

Postura

rigida

Uso del

canone

Idea del

movimento

Uso del chiasmo

VERSO LE COMPETENZE

Verifica le tue conoscenze

1 Rispondi alle domande.

1. Nella civiltà cretese si ha una grande produzione di:

a. armi decorate b. vasi decorati

2. Le città micenee si caratterizzano per:

a. le mura b. l’assenza di mura

3. Quali sono gli edifici caratteristici della pólis greca?

a. il mégaron

b. il teatro

c. il tempio

d. la ziqqurat

e. lo stadio

f. la tomba a thòlos

4. Collega a ogni ordine architettonico il proprio

capitello.

Ordine dorico Ordine ionico Ordine corinzio

6. Nella scultura del periodo arcaico si afferma

la raffigurazione:

a. degli atleti

b. dei giovani koùroi

7. Quali caratteristiche hanno le statue del periodo

severo?

a. la presenza del sorriso arcaico

b. la visione frontale

c. la postura rigida

d. la visione a tutto tondo

8. Il canone di Policleto riguarda la costruzione della

figura secondo:

a. la legge della frontalità

b. rapporti matematici costanti

9. Nelle statue di Fidia si ritrova:

a. il “panneggio bagnato”

b. l’uso del canone

Le statue di Lisippo si caratterizzano per:

a. l’attenzione psicologica

b. la visione frontale

c. lo stile realistico

d. l’uso di un nuovo canone

2 Metti in relazione ogni termine con la sua

definizione.

chiasmo

panneggio

virtuosismo

10.

X

a. b. c. d.

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X X

X

X X

X

X X

5. Numera in ordine cronologico le figure.

a. Ceramica a figure rosse

b. Ceramica orientalizzante

c. Ceramica geometrica

d. Ceramica a figure nere

2

1

3

4

X

X

X

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3 LA GRECIA ANTICA86

VERSO LE COMPETENZE

4 Osserva l’opera, rispondi liberamente alle

domande e poi completa il testo scegliendo le

parole adatte tra quelle proposte nel riquadro.

Un costume speciale

Com’è vestito il giovane?

Osserva l’abito, il chitone:

cade dritto fino ai piedi o svolazza leggero?

A che cosa ti fa pensare?

Naturalistico o stilizzato?

Com’è il volto? Come sono fatti gli occhi?

Ti sembrano vicini al vero o idealizzati?

E la bocca? Sorride come un koùros arcaico

o è seria, come nelle statue del periodo severo?

L’eroe vincitore

Osserva lo sguardo: dove punta?

Chi è l’auriga?

Nell’antichità l’auriga era il guidatore di un carro o in

guerra o nelle gare ippiche. La statua di

dell’auriga vincitore, ritrovata nel santuario di Apol-

lo a Delfi, era collocata su un cocchio trainato da

quattro cavalli, una quadriga. Il giovane indossa un

lungo fino ai piedi, pesante, rigido

e , come una colonna.

La statua con il volto e lo sguar-

do dritto di fronte a sé è un esempio dello stile

. I suoi occhi di pasta vitrea

colorata e le ciglia di bronzo sembrano veri. Inoltre

la testa leggermente e il brac-

cio sollevato che tiene le redini sono i primi accenni di

in una statua.

severo inclinata chitone bronzo

serio movimento scanalato

chitone

scanalato

serio

severo

inclinata

movimentoAuriga di Delfi,

470 a.C. ca., bronzo,

h 180 cm. Delfi

(Grecia), Museo

Archeologico

con L’OPERAin dialogo

INTERROGA L’OPERA...

...E L’OPERA SI RACCONTA

bronzo

Fai una ricerca sul chitone e sugli abiti

nell’antica Grecia.

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Il tuo museo immaginarioNel tuo museo immaginario c’è posto per un’opera della Grecia antica?

Quale metteresti? Perché?

IO SCELGO

PERCHÉ

Epigono, Galata morente, copia

romana da un originale in bronzo

del 230-220 a.C. ca., marmo,

73x185 cm. Roma, Musei Capitolini

5 Osserva l’opera, rispondi liberamente alle

domande e poi completa il testo scegliendo le

parole adatte tra quelle proposte nel riquadro.

Il dolore

Osserva la statua: l’uomo è semidisteso, sta male?

Il suo volto esprime dolore? Esprime pathos?

Le armi

Intorno a lui ci sono delle armi: è un guerriero?

È un guerriero ferito? Dov’è la ferita?

È un guerriero che sta morendo?

I vinti

È un Greco sconfitto o un nemico vinto dai Greci?

Osserva i baffi, gli zigomi alti, i capelli a ciocche

e la collana: che cosa ci dicono?

Sono elementi realistici o di fantasia?

Sono tratti di un Greco o di uno straniero?

INTERROGA L’OPERA...

La statua raffigura un guerriero galata morente; lo

vuole mostrare il mondo degli sconfitti

e non quello eroico dei vincitori. L’uomo è a terra, con il

volto rivolto in basso. Ha i tratti tipici del guerriero celtico,

come gli zigomi alti, i capelli a lunghe ciocche e i baffi.

È nudo e indossa la collana (detta torques) tipi-

ca dei guerrieri galati. Attende la morte a causa del-

la sotto il petto. La statua è scolpita

in uno stile , soprattutto nella resa

del volto sofferente e , tipico dell’ar-

te di Pergamo. L’ in

bronzo venne eseguito dallo scultore di corte del re di

Pergamo, per celebrare la vittoria contro i Galati, una po-

polazione celtica stanziata in Tracia.

ellenistica patetico scultore

originale realistico ferita

realistico

patetico

...E L’OPERA SI RACCONTA

ferita

ellenistica originale

scultore

87

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3 LA GRECIA ANTICA88

Entra in laboratorio

1 Cerca ispirazione per il tuo soggetto facendo una ricerca in Rete di piatti o vasi greci. Esegui poi il tuo disegno a matita su un foglio di carta. Valuta bene il rapporto tra il motivo esterno e la parte centrale del piatto che decorerai.

2Colora in modo uniforme tutto il piatto con un pastello a cera a tua scelta (i Greci usavano soprattutto il colore rosso). Pulisci con un panno i residui di cera.

3Servendoti di un pennello, ricopri il piatto con l’inchiostro di china nero, poi fai asciugare per alcune ore. Ripeti la stessa operazione sul retro.

4Con la penna scarica riproduci sul piatto il tuo disegno. Premi per togliere lo strato nero e arrivare allo strato rosso. Se non te la senti di disegnare a mano libera, appoggia il foglio sul piatto e segui i contorni del disegno con la penna. Premi in modo che il segno resti sul piatto.

FIGURE ROSSE, FIGURE NERE

Gli antichi Greci per decorare i vasi inizialmente usava-

no la tecnica del graffito, cioè stendevano uno strato

di colore nero che poi veniva rimosso per rivelare il ros-

so-arancio della terracotta. In seguito si diffusero anche

la tecnica “a figure nere”, in cui sul fondo rosso-arancio

della terracotta si disegnavano immagini con il colore

nero, e quella “a figure rosse”, con i colori invertiti.

Minotauro, particolare di vaso attico a figure nere, 515 a.C. ca.,

diametro 33,6 cm. Madrid, Museo Archeologico Nazionale

OSSERVA E RIFLETTI

PROVA TU

Foglio di cartaMatita HBPiatto di carta (biodegradabile)Pastelli a ceraPanno in microfibra

Pennello da 10 o 12 mmInchiostro di china neroPenna a sfera scaricaGancetto adesivo per quadri

PROCEDI COSÌ

CHE COSA TI SERVE

5Senza uscire dal contorno che hai tracciato nel passaggio precedente, graffia l’inchiostro all’interno del disegno. Mantieni sempre pulita la superficie.

6Terminata l’attività di graffiatura del piatto, puoi applicare sul retro un gancetto per appendere al muro la tua opera. Puoi fare anche due versioni del tuo piatto, graffiando lo sfondo invece della figura.

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89

IN MAPPA

SEGUI LA TRACCIA DELLA MAPPA

per organizzare un’esposizione

orale dei contenuti.

•città-stato senza

mura

• stretto rapporto

con la natura

ceramica:

• stile

geometrico

scultura:

•forte

espressività

scultura:

•visione

frontale

•pose

rigide

architettura:

•Partenone

scultura:

•bellezza

ideale e

movimento

si caratterizza per:

• interesse per l’uomo

•bellezza idealizzata

•uso di canoni

•città-fortezza

con mura

ciclopiche

•oggetti in oro

CIVILTÀ MICENEACIVILTÀ CRETESE

CIVILTÀ GRECA

PERIODO

ARCAICO

PERIODO CLASSICO PERIODO

ELLENISTICO

PERIODO DI

FORMAZIONE

periodo di massimo splendore

MAPPA

MODIFICABILE

da queste due

civiltà ha origine

si suddivide

in 4 periodi