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EMPOLI RIBELLE BOLLETTINO DI CONTROINFORMAZIONE E LOTTA OPERAIA EMPOLI 1° MARZO 1921 A 90 ANNI DALLA RIVOLTA Marzo 2011: numero speciale a novanta anni dai “Fatti di Empoli”.

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Numero speciale Empoli 1° Marzo 1921

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EMPOLI RIBELLEBOLLETTINO DI CONTROINFORMAZIONE E LOTTA OPERAIA

EMPOLI 1° MARZO 1921

A 90 ANNI DALLA RIVOLTAMarzo 2011: numero speciale a novanta anni dai “Fatti di Empoli”.

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PREMESSAQuesto breve opuscolo realizzato a 90 anni dagli avvenimenti passati alla storia come “fatti di Empoli”, non ha certo lo scopo di svolgere un’indagine storica sui fatti, già esistono in merito molti libri e pubblicazioni che ricostruiscono dettagliatamente gli accadimenti di quei giorni, ma quello di ricordare ed omaggiare le gesta di un Popolo eroico, ieri come oggi, come quello Empolese, analizzando anche il contesto storico in cui questi fatti avvennero e quello attuale, ricco di analogie e somiglianze con quello nostro attuale.

INTRODUZIONESiamo nel Febbraio 1921, in Italia esplode la ribellione sociale, lungo tutto lo stivale partendo da Torino dove l'occupazione delle fabbriche segna lo stadio finale delle mobilitazioni operaie, si moltiplicano le barricate, gli scioperi ad oltranza, l'occupazione delle terre. E' da poco più di un mese che a Livorno, Gramsci e Bordiga hanno fondato, rompendo con il riformismo socialista, il Pcd' I sezione dell'internazionale voluta da Lenin, e ovunque questo nuovo soggetto rivoluzionario aggrega e organizza le forze migliori del proletariato soprattutto giovani.

Nell'empolese in particolare, dove già il Psi aveva vinto le amministrative in tutti i comuni della zona, il nuovo partito si impianta sin da subito, cresce e si rafforza in maniera fulminea. Moltissimi giovani socialisti passano al PCI e danno vita alla Guardia Rossa milizia armata del partito. In Toscana il clima inizia a farsi incandescente verso la fine del Mese: esplodono rivolte organizzate a Firenze, Scandicci, Certaldo e ovunque viene proclamato lo sciopero generale. La macchina della Repressione inizia quindi a fare il suo corso. A Firenze interviene l'esercito con colpi di artiglieria pesante a sedare nel sangue le sommosse.

Ma la faccia più ignobile e subdola della repressione è rappresentata dalle devastazioni e dagli agguati perpetrati dai mercenari fascisti al soldo della piccola e media borghesia. Si moltiplicano cosi gli incendi alle case del popolo e gli omicidi politici: il 27 è ucciso a Firenze Spartaco Lavagnini sindacalista Empolese, dirigente del neo nato PCI. L'ondata repressiva non fa che serrare le

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fila dei gruppi proletari empolesi (anarchici, comunisti, sindacal-rivoluzionari) che in tutto il circondario (Cerreto Guidi, Limite, Vinci) iniziano a preparare la difesa della città dall'imminente attacco congiunto di militari e fascisti, pronti anche a marciare, se necessario, armi in pugno in difesa di Firenze.

ARRIVANO I FASCISTI!

E' il 1 marzo 1921, quando da Livorno, dove si è appena chiuso il Congresso della Confederazione di Lavoratori, parte la spedizione punitiva su Empoli.A bordo di tre camion 18 B.L. Fiat e con una scorta di Carabinieri, prendono la strada per Pontedera due reparti di marinai, in poche ore reclutati tra i riservisti dell'accademia navale di Livorno, vestiti in abiti civili neri, armati con fucili, randelli, taniche di benzina e porto d'armi nominativo.Lo scopo ufficiale della spedizione è il trasferimento di queste truppe a Firenze, quello reale è di percorrere questo tragitto attraverso la Tosco-romagnola, attraversando su strade di terra battuta i centri dei paesi in mano ai “rossi”, provocare i civili, cercare lo scontro con la popolazione per poi far intervenire altri gruppi di fascisti e soldati a sedare i disordini.

Imboccato l'Arnaccio nei pressi di Pontedera, uno dei camion ha un guasto ed è costretto a rientrare a Livorno. I suoi occupanti vengono caricati sugli altri due mezzi che proseguono la marcia in direzione Firenze. Poco dopo anche un secondo Camion ha un guasto al tubo della benzina ed è costretto a fermarsi. La sorte vuole quindi che per pura coincidenza i delegati sindacalisti empolesi, di ritorno da Livorno, incrocino il convoglio in panne e corrano subito ad allertare i

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propri concittadini. La spedizione riparte e attraversa Pontedera interamente ricoperta di bandiere rosse, dove gli abitanti inveiscono contro i convogli: “abbasso i fascisti!”.

Più avanti, a Fucecchio, gli abitanti ben riconoscendo la natura punitiva della spedizione, per ben tre volte sviano il convoglio che chiedeva la strada per Empoli, facendolo perdere nelle campagne, correndo poi dal sindaco affinchè questo avvertisse telefonicamente Empoli dell'arrivo imminente dei Fascisti. Sono le 15 e 30. “La popolazione empolese, quella popolazione di aderenti ai partiti estremi, eccitata per lo sciopero in atto, sovreccitata per gli avvenimenti fiorentini... chè anziché di dover essere punita sa di dover punire... è avvertita che due camion di fascisti sono diretti verso la città...”“Senza bisogno di ordini espressi ne incitamenti, tanto ognuno ha la coscienza di dover assumere il suo posto di combattimento, in pochi attimi le disposizioni del caso sono attuate”. “ La casa del popolo e la sede comunale sono presidiate dai più ardenti volontari armati... i punti strategicamente più importanti guardati da scolte numerose, e tutti si dispongono... dietro angoli di vie, spigoli di case, portoni, in scorci di balconi, sui tetti..”

Alla stessa ora anche il commissario di pubblica sicurezza, i vertici di Polizia e Carabinieri locali, sono avvertiti della spedizione, e le istituzioni cittadine chiedono ad essi di mandare delle pattuglie a Marcignana per bloccare il convoglio o convincerlo a desistere dall'intento di dirigersi su Empoli .

Non si sa se per timore, poiché le unità poliziesche in zona erano piuttosto misere rispetto al popolo in armi, o per un ordine specifico ricevuto dall'alto, i vertici di Polizia e Carabinieri decidono di stare a guardare.

EMPOLI INSORGEIl convoglio provocatore intanto arriva a Marcignana, primissima frazione del comune di Empoli, dove ad attenderlo trova la popolazione minacciosamente schierata lungo la strada, giunge quindi a S. Maria, alle porte della Città, e qui è costretto ad aprirsi la strada, bloccata dai civili, a colpi di fucile. Subito dopo il passaggio dei due camion gli abitanti della frazione erigono una barricata, per impedire il passaggio di altri eventuali mezzi e bloccare l'eventuale ritirata dei due già transitati. Dal convoglio, che avanza a grande velocità verso il centro,

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continuano a sparare, e l'eco dei colpi giunge agli orecchi degli abitanti empolesi. La sparatoria invece di intimorirli li fortifica nella loro convinzione a difendere la città.

Un gruppo di sindacalisti rivoluzionari nel frattempo, aveva preso posto nella casa di un loro dirigente, posta all'inizio delle abitazioni sulla via proveniente da San Rocco, e altri dietro al muro che fronteggiava la casa, in modo da creare un primo centro di Resistenza. Un secondo centro di resistenza era stato organizzato intorno al gruppo anarchico in piazzetta Garibaldi; il terzo centro intorno e dentro alla Casa del Popolo, dove si erano riunite le guardie rosse. Il quarto centro nei pressi e dentro il municipio dove vi erano gli amministratori con gli iscritti del Psi. Infine una riserva di molte centinaia di elementi era stata riunita in piazza Farinata. Anche se male armati, ma data la superiorità numerica e la qualità delle postazioni occupate, gli antifascisti sarebbero stati in grado di sbaragliare anche una spedizione di ben altra portata.

Intorno alle 17 i due camion entrano nell'abitato centrale di Empoli e subito diventano bersaglio della popolazione che dai tetti e dalle finestre gli lancia addosso qualunque cosa: tegole, sassi, pietre, acqua bollente, tavoli, sedie, fucilate.... riuscendo a bloccarne l'avanzata dopo sole poche decine di metri.

Il primo riesce ad attraversare piazza della Vittoria e poco più là si ferma col conducente morto che penzola dalla cabina. Il secondo resta bloccato nel borgo e gli occupanti lo abbandonano riuscendo poi a nascondersi in un abitazione. Da qui anziché arrendersi, il comandante della spedizione ordina ai suoi uomini di uscire e riposizionarsi dietro il camion ormai fuori uso. Molti marinai e carabinieri, impauriti dal rischio elevato dell'operazione fuggono in direzione dei campi, ritornando fatalmente verso la barricata di Santa Maria, presso la quale sono colpiti dai lanci di sassi dei rivoltosi. I restanti continuano armi in pungo a difendere la postazione dietro il camion tentando anche di avanzare verso il municipio.

In un attimo di calma si riesce a fare chiarezza sull'identità degli invasori i quali dichiarano di non essere fascisti ma marinai. Al che le guardie rosse provvedono all'arresto, non senza opposizione di questi a consegnare le armi. Dalla Caserma dei CC di Empoli decidono allora di uscire 5 militari con ordine di dirigersi verso il centro sparando all'impazzata, tentativo maldestro di ristabilire l'ordine tanto che questi sono costretti dalla folla alla ritirata.

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Con 8 morti e 9 feriti gravi tra gli uomini della spedizione, si chiude il bilancio degli scontri. Una tragedia voluta, architettata e messa in atto dalla repressione padronale, statale e fascista, con la complicità evidente delle forze di polizia locali. Più tardi si seppe anche che alcuni gruppi di fascisti locali erano stati mobilitati e radunati nei pressi di Ponte a Elsa, per intervenire nella battaglia di Empoli.

LA REPRESSIONE

Cosi come le sollevazioni fiorentine erano servite a giustificare la repressione di tutta la cintura rossa, l'insurrezione Empolese fu il pretesto per la repressione del movimento operaio e popolare dei tutto il Valdarno inferiore. Già alla mezzanotte del 1 marzo 1921, un intero reggimento di soldati con una sezione di artiglieria, veniva mobilitato e imbarcato su un treno speciale con l'ordine di occupare militarmente Empoli e di li a catena tutte i paesi limitrofi (Vinci, Cerreto Guidi, Limite e Montelupo). Nella mattina del 2 marzo l'esercito entra sparando sulla folla nel centro della Città, procurando molti feriti, sparando alle finestre delle case dove la popolazione si era rifugiata. Così la città fu assediata e i cittadini costretti a non uscire di casa. Gli ufficiali dell'esercito, dopo aver liberato i marinai superstiti, occupano la Casa del

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Popolo e la devastano, lo stesso faranno con le sedi delle cooperative, della camera del lavoro, e delle organizzazioni di sinistra.

Il 3 marzo i militari occupano Sovigliana, non prima di essersi aperti la strada sparando dieci colpi di cannone verso di questa.La mattina del 4 marzo altri due reparti motorizzati occupano e rastrellano le frazioni di Santa Maria, Avane, Pagnana e Marcignana. In totale gli arrestati saranno 500. Lo stesso giorno, giungevano in zona a bordo di camion forniti dalle autorità, fascisti provenienti da Firenze, i quali prima di stabilirsi in un albergo di Empoli, forzano e danno alle fiamme la sede del circolo anarchico di Montelupo.

L'occupazione militare di Empoli e delle zone limitrofe, accompagnata dalle scorribande fasciste protette e supportate dai carabinieri e dalla polizia locale, segna di fatto l'inizio della Resistenza nell'Empolese. Da quel giorno infatti inizia l'attività del “fascio locale”, fino ad allora inesistente, e la propaganda anti operaia dei settori industriali e borghesi fino ad allora costretti alla difensiva dal movimento dei Lavoratori. Ciononostante i fascisti non “prenderanno” mai completamente Empoli, né le zone vicine, né acquisteranno in queste zone mai un minimo di consenso, fino alla caduta del regime mussoliniano le autorità imporranno il fascismo con violenti assalti alle organizzazioni operaie, arresti politici, e aggressioni.

IL PROCESSO

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Fu subito chiaro chi dovesse essere il colpevole dei fatti del primo marzo. Di quelle uccisioni, non erano colpevoli i singoli militanti delle organizzazioni di sinistra (anarchici, Psi, PCI), ma colpevole era “ il Popolo “ nel suo insieme. Tutti i lavoratori, operai, contadini empolesi erano, secondo le autorità e i magistrati, ugualmente responsabili dell'accaduto. Erano responsabili di aver scioperato contro i padroni, di essersi costituiti in organizzazioni, di aver fondato case del popolo e camere del lavoro, di aver dato vita ad una propria stampa locale, di aver conquistato la maggioranza dei votanti nei suffragi e nelle elezioni comunali, di essersi armati ed infine insorti per difendere la città dall'invasione militare e fascista.Più avanti il popolo empolese sarà colpevole anche di aver ricostituito clandestinamente il Partito Comunista, di non aver piegato la testa al fascismo, di essersi armato nuovamente contro il regime di Mussolini e di aver cacciato l'occupante Nazista.Il Processo per i fatti di Empoli si concluse con 500 arrestati, di cui i più esiliati a San Marino o confinati, 134 condannati ad un ammontare complessivo di oltre 1000 anni di carcere.

Biobliografia: Libertario Guerrini – Il movimento operaio nell'Empolese ( 1861 – 1946) .Paolo Pezzino - Empoli antifascista. I fatti del 1º marzo 1921, la clandestinità e la Resistenza.Giuliano Lastraioli e Roberto Nannelli- Empoli in gabbia, le sentenze del processone per l'eccidio del 1º marzo 1921.Pier Luigi Niccolai e Stefania Terreni- Era la resistenza: il contributo di Empoli alla lotta contro il fascismo e per la liberazione.

EMPOLI RIBELLE è realizzato dal PARTITO COMUNISTA dei LAVORATORI di EMPOLI in collaborazione con i simpatizzanti e gli operai dell'empolese val d'elsa. supplemento al giornale comunista dei lavoratori – registrazione al tribunale di Milano n.87 del 06-02-2008.stampato in proprio – distribuito gratuitamente. Per info:

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