emilio praga, “preludio”

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Emilio Praga 1 © Pearson Italia Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria – Paravia T Emilio Praga da Penombre Preludio La poesia risale al novembre 1864. Metro: strofe di quattro versi, di cui i primi tre endecasillabi, l’ultimo alternatamente settenario o quinario. Schema delle rime: ABAb. 1. Noi ... ammalati: gli scapigliati si sentono gli eredi della generazione che li ha preceduti, quella romantica, malata perché combattuta tra realtà e ideale. 2. aquile ... piume: le aquile nel periodo della muta sono combattute tra il desi- derio ed il timore di spiccare il volo. 3. svolazziam: il verbo suggerisce l’i- dea di un movimento privo di meta pre- cisa e di punti di riferimento certi. 4. sull’agonia di un nume: per taluni si tratterebbe di Manzoni, il Casto poeta, del verso 13, ormai vecchio ma pur sempre nume, autorevole termine di ri- ferimento; per altri sarebbe l’idea di Dio, in avanzato stato di declino; in ogni caso ha la funzione di accentuare la condizione di smarrimento, di perdita delle certezze da parte di una genera- zione. 5. Nebbia ... invano: si tratta di una me- tafora che, attraverso i riferimenti alla storia ebraica, intende rappresentare l’allontanamento dell’uomo dai valori re- ligiosi, soppiantati, nella società con- temporanea, dal culto dei beni materiali. La condizione del poeta è paragonabile a quella degli Ebrei nel deserto per i quali l’Arca santa e le Tavole della Leg- ge sono lontane nel tempo, avvolte come in una nebbia che ne offusca la memoria; gli uomini si sono dati ad ado- rare il vitello d’oro (idolo d’or) ed invano si attende dalla vetta sacra del Sinai il ritorno del profeta Mosè (il patriarca). 6. musa ... Sudario: si riferisce proba- bilmente alla poesia religiosa, cristiana, che si è ispirata per venti secoli ai valori religiosi rappresentati dal sacrificio di Cristo; inutilmente la Musa, ormai stan- ca (esausta), si aggrappa al Sudario, il panno in cui fu avvolto il corpo di Gesù. 7. Casto ... morir!: si rivolge a Manzoni, Casto per i sentimenti di pudore, inno- cenza, purezza che animano i protago- nisti delle sue opere, ma anche per la sobrietà e la semplicità del costume di vita personale. Vegliardo non è solo una determinazione oggettiva (Manzoni all’epoca aveva settantanove anni); l’età avanzata conferisce al poeta autorevo- lezza e sacralità. La morte a lui augura- ta non è tanto quella fisica, quanto la fine della sua influenza letteraria. 8. Degli ... rimorto: la società contem- poranea è dominata da uno spirito anti- religioso: per questo Cristo è morto per la seconda volta (rimorto), condannato dalla religione delle macchine e del pro- fitto. L’Anticristo, nell’Apocalisse di Gio- vanni, è la personificazione diabolica che combatterà contro Cristo e la Chie- sa alla fine dei secoli. 9. nemico lettor: il lettore è definito ne- mico perché l’autore lo sente ostile alla poesia degli scapigliati, in quanto bor- ghese e benpensante. Riecheggia l’apostrofe contenuta nel testo proemia- le, Al lettore, dei Fiori del male di Baude- laire, «ipocrita lettore, – mio simile – mio fratello!». 10. Noia: uno dei temi centrali della poesia di Baudelaire, che ebbe grande diffusione negli ambienti letterari italiani di questi anni. Il sostantivo ha come ap- posizioni re, pontefice, boia: la noia domina e al tempo stesso tormenta il poeta. 11. l’eredità ... dell’ignoto: la noia è il prodotto della perdita di ogni fede e certezza. 12. il tuo cielo ... loto: la noia attesta il protendersi insoddisfatto verso l’ideale, ma è anche degradazione e abbrutimen- to (loto significa letteralmente fango). 13. Canto ... d’empio: canta le litanie (li- tane) del martire (in quanto tormentato dal bisogno d’ideale) ma anche dell’em- pio, perché nega e bestemmia ogni fede positiva. 14. sette peccati: si tratta dei sette pec- cati capitali. Noi siamo i figli dei padri ammalati 1 ; aquile al tempo di mutar le piume 2 , svolazziam 3 muti, attoniti, affamati, sull’agonia di un nume 4 . 5 Nebbia remota è lo splendor dell’arca, e già all’idolo d’or torna l’umano, e dal vertice sacro il patriarca s’attende invano 5 ; s’attende invano dalla musa bianca 10 che abitò venti secoli il Calvario, e invan l’esausta vergine s’abbranca a lembi del Sudario 6 ... Casto poeta che l’Italia adora, vegliardo in sante visioni assorto, 15 tu puoi morir! 7 ... Degli antecristi è l’ora! Cristo è rimorto 8 ! O nemico lettor 9 , canto la Noia 10 , l’eredità del dubbio e dell’ignoto 11 , il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia, 20 il tuo cielo, e il tuo loto 12 ! Canto litane di martire e d’empio 13 ; canto gli amori dei sette peccati 14 che mi stanno nel cor, come in un tempio, inginocchiati.

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"Preludio", poesia di Emilio Praga tratta dalla raccolta "Penombre" (1864)

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Page 1: Emilio Praga, “Preludio”

Emilio Praga 1 © Pearson ItaliaBaldi, Giusso, Razetti, Zaccaria – Paravia

TEmilio Praga da Penombre

PreludioLa poesia risale al novembre 1864.

Metro: strofe di quattro versi, di cui i primi tre endecasillabi, l’ultimo alternatamente settenario o quinario. Schema delle rime: ABAb.

1. Noi ... ammalati: gli scapigliati si sentono gli eredi della generazione che li ha preceduti, quella romantica, malata perché combattuta tra realtà e ideale.2. aquile ... piume: le aquile nel periodo della muta sono combattute tra il desi-derio ed il timore di spiccare il volo.3. svolazziam: il verbo suggerisce l’i-dea di un movimento privo di meta pre-cisa e di punti di riferimento certi.4. sull’agonia di un nume: per taluni si tratterebbe di Manzoni, il Casto poeta, del verso 13, ormai vecchio ma pur sempre nume, autorevole termine di ri-ferimento; per altri sarebbe l’idea di Dio, in avanzato stato di declino; in ogni caso ha la funzione di accentuare la condizione di smarrimento, di perdita delle certezze da parte di una genera-zione.5. Nebbia ... invano: si tratta di una me-tafora che, attraverso i riferimenti alla storia ebraica, intende rappresentare l’allontanamento dell’uomo dai valori re-ligiosi, soppiantati, nella società con-temporanea, dal culto dei beni materiali. La condizione del poeta è paragonabile a quella degli Ebrei nel deserto per i quali l’Arca santa e le Tavole della Leg-ge sono lontane nel tempo, avvolte come in una nebbia che ne offusca la memoria; gli uomini si sono dati ad ado-rare il vitello d’oro (idolo d’or) ed invano si attende dalla vetta sacra del Sinai il ritorno del profeta Mosè (il patriarca). 6. musa ... Sudario: si riferisce proba-bilmente alla poesia religiosa, cristiana, che si è ispirata per venti secoli ai valori religiosi rappresentati dal sacrifi cio di Cristo; inutilmente la Musa, ormai stan-ca (esausta), si aggrappa al Sudario, il panno in cui fu avvolto il corpo di Gesù.7. Casto ... morir!: si rivolge a Manzoni, Casto per i sentimenti di pudore, inno-cenza, purezza che animano i protago-nisti delle sue opere, ma anche per la sobrietà e la semplicità del costume di vita personale. Vegliardo non è solo una determinazione oggettiva (Manzoni al l’epoca aveva settantanove anni); l’età

avanzata conferisce al poeta autorevo-lezza e sacralità. La morte a lui augura-ta non è tanto quella fi sica, quanto la fi ne della sua infl uenza letteraria.8. Degli ... rimorto: la società contem-poranea è dominata da uno spirito anti-religioso: per questo Cristo è morto per la seconda volta (rimorto), condannato dalla religione delle macchine e del pro-fi tto. L’Anticristo, nell’Apocalisse di Gio-vanni, è la personifi cazione diabolica che combatterà contro Cristo e la Chie-sa alla fi ne dei secoli.9. nemico lettor: il lettore è defi nito ne-mico perché l’autore lo sente ostile alla poesia degli scapigliati, in quanto bor-ghese e benpensante. Riecheggia l’apostrofe contenuta nel testo proemia-le, Al lettore, dei Fiori del male di Baude-laire, «ipocrita lettore, – mio simile – mio fratello!».

10. Noia: uno dei temi centrali della poe sia di Baudelaire, che ebbe grande diffusione negli ambienti letterari italiani di questi anni. Il sostantivo ha come ap-posizioni re, pontefi ce, boia: la noia domina e al tempo stesso tormenta il poeta.11. l’eredità ... dell’ignoto: la noia è il prodotto della perdita di ogni fede e certezza.12. il tuo cielo ... loto: la noia attesta il protendersi insoddisfatto verso l’ideale, ma è anche degradazione e abbrutimen-to (loto signifi ca letteralmente fango).13. Canto ... d’empio: canta le litanie (li-tane) del martire (in quanto tormentato dal bisogno d’ideale) ma anche dell’em-pio, perché nega e bestemmia ogni fede positiva.14. sette peccati: si tratta dei sette pec-cati capitali.

Noi siamo i fi gli dei padri ammalati1; aquile al tempo di mutar le piume2, svolazziam3 muti, attoniti, aff amati, sull’agonia di un nume4.

5 Nebbia remota è lo splendor dell’arca, e già all’idolo d’or torna l’umano, e dal vertice sacro il patriarca s’attende invano5;

s’attende invano dalla musa bianca10 che abitò venti secoli il Calvario, e invan l’esausta vergine s’abbranca a lembi del Sudario6...

Casto poeta che l’Italia adora, vegliardo in sante visioni assorto,15 tu puoi morir!7... Degli antecristi è l’ora! Cristo è rimorto8!

O nemico lettor9, canto la Noia10, l’eredità del dubbio e dell’ignoto11, il tuo re, il tuo pontefi ce, il tuo boia,20 il tuo cielo, e il tuo loto12!

Canto litane di martire e d’empio13; canto gli amori dei sette peccati14

che mi stanno nel cor, come in un tempio, inginocchiati.

Page 2: Emilio Praga, “Preludio”

Emilio Praga 2 © Pearson ItaliaBaldi, Giusso, Razetti, Zaccaria – Paravia

15. bagni d’azzurro: l’immergersi dell’im-maginazione nel cielo, che rappresenta l’ideale. Riprende la lirica Elevazione di Baudelaire: «Felice colui che con ala vi-gorosa / può lanciarsi verso i campi lumi-nosi e sereni».

16. fratello: si tratta del lettore, la cui considerazione oscilla fra i due opposti poli del nemico e del fratello, perché in realtà accomunato al poeta dalle stesse colpe.17. pallido demone: è il tormento inte-

riore che consuma il poeta e lo trascina nell’abiezione.18. minio ... pensiero: il belletto e la ma-schera imposti sul pensiero, cioè la cen-sura ipocrita che impedisce di rappre-sentare la realtà in tutta la sua bruttezza.

25 Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro15, e l’Ideale che annega nel fango... non irrider, fratello16, al mio sussurro se qualche volta piango:

giacché più del mio pallido demone17,30 odio il minio e la maschera al pensiero18, giacché canto una misera canzone, ma canto il vero!

La poesia è una sorta di manifesto della Scapigliatura, in cui Praga descrive la con-dizione spirituale che è propria di un’intera generazione intellettuale (si noti il «noi» collettivo), quella successiva al Romanticismo.

La perdita dei valori. La prima parte (strofe 1-4) è negativa e mira a definire ciò che quella generazione non può più essere: essenzialmente non ha più la fede religiosa, fonte di tutti i valori. Per questo Praga esprime un duro rifiuto nei confronti di Manzo-ni, che rappresenta appunto lo scrittore che ispira tutta la sua vita a quei valori, fede religiosa, integrità morale, vita casta. Nei confronti di Manzoni gli scapigliati hanno un atteggiamento ambivalente di odio-amore, ripulsa-ammirazione. Egli costituisce come una figura paterna, a cui sentono la necessità di ribellarsi, ma di cui non rie-scono a liberarsi, perché ne avvertono la grandezza ineguagliabile, che li schiaccia. Il compiacimento “maledetto” del vizio e della bestemmia è anche un modo per negare una presenza incombente e condizionante, per “uccidere” simbolicamente il padre. Il rovesciamento dell’estetica e dell’etica manzoniane assume toni oltranzistici («Tu puoi morir!... Degli antecristi è l’ora!»): in realtà proprio il tono truculento, nella sua esagerazione, tradisce una disperata nostalgia della fede. Come ha ben indicato Tessari a proposito di questa poesia, «la bestemmia è una preghiera capovolta che conferma la fede in Dio».

La tematica baudelairiana. La seconda parte (strofe 5-8) definisce invece ciò che quella generazione intellettuale è realmente (o crede, o pretende di essere) dopo la perdita delle certezze. Si delinea chiaramente la tematica baudelairiana: la noia, rap-presentata come carnefice della tormentata anima moderna; la tensione verso l’ideale e la perdizione nel vizio e nel male; gli atteggiamenti blasfemi, ma che imitano la de-vozione religiosa («litane di martire e d’empio»); la “malattia” interiore che porta alla distruzione («pallido demone»).

UN MANIFE-STO DELLA

SCAPIGLIA-TURA

CRISI DELLA FEDE E

ANTIMANZO-NISMO

LA NOIA E L’ATTRAZIO-

NE PER IL MALE

ANALISI DEL TESTO T

Page 3: Emilio Praga, “Preludio”

Emilio Praga 3 © Pearson ItaliaBaldi, Giusso, Razetti, Zaccaria – Paravia

Una dichiarazione di poetica. L’ultimo verso («canto il vero») è una dichiarazione di poetica. Non si riferisce tanto al vero scientifico, positivisticamente inteso (di cui non si ravvisa traccia nella poesia) ma, come si ricava dal contesto, la realtà desolata della vita moderna, privata di fedi e di ideali, che la poesia deve rivelare nel suo volto bru-tale, senza mascheramenti ipocriti: il vizio, l’abiezione, la malattia interiore, lo spleen. Per questo la canzone è «misera», perché dipinge senza finzioni la miseria della vita moderna.

IL «VERO» DELLA VITA

MODERNA

ATTIVITÀ SUL TESTO

COMPRENSIONE1. Svolgi la parafrasi del componimento.

ANALISI2. Quali parole chiave alludono metaforicamente a una condizione di disagio esistenziale o la denotano esplicita-

mente?3. Trova i vocaboli appartenenti all’area semantica della malattia e della morte e spiega a quale tema chiave del

componimento si collegano. 4. Individua e definisci le figure di ripetizione: a quali temi danno risalto?5. Quale allitterazione si può notare al verso 25? Qual è la sua funzione espressiva?

APPROFONDIMENTI6. Rifletti sulla condizione del poeta delineata in questo componimento e spiegala alla luce dei cambiamenti so-

ciali, politici e culturali in atto nel periodo successivo all’unificazione d’Italia.

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