economia qualità e sicurezza alimentare2users.unimi.it/banterle/pdf/economia qualita.pdf-struttura...
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Appunti di economia della qualità e della sicurezza alimentare
Università degli Studi di Milano
Alessandro Banterle
Dipartimento di Economia e Politica Agraria,Agro-alimentare e AmbientaleUniversità degli Studi di Milanovia Celoria 2 - 20133 [email protected]
02-50316482orario ricevimento: martedì dalle 15 alle 18
Milano2007
Programma del corso
Obiettivi
• Apprendere le metodologie economiche per l’analisi del mercato agro-alimentare
• approfondire le conoscenze sull’organizzazione economica del sistema agro-alimentare in Italia e nei paesi industrializzati
• analizzare gli aspetti economici della sicurezza alimentare e della qualità e le relative politiche dell’Unione europea
• affrontare le principali problematiche economiche del mercato alimentare (globalizzazione, concentrazione, competitività, ecc.), utilizzando le metodologie economiche appropriate
Programma del corsoArticolazione
Parte prima - l’analisi del mercato agro-alimentare nella scienza economica
• Richiami di teoria della domanda e dell’offerta• Le principali forme di mercato: libera concorrenza, monopolio,
oligopolio, concorrenza monopolistica• I fallimenti di mercato: esternalità, beni pubblici, costi di transazione• Elementi di economia del benessere e intervento pubblico• Elementi di marketing
Parte seconda – il sistema agro-alimentare• L’analisi economica del sistema agro-alimentare • Le caratteristiche strutturali dei principali settori del sistema agro-
alimentare:agricoltura, industria alimentare, distribuzione, ristorazione• L’analisi economica dei consumi alimentari• Il coordinamento verticale fra le diverse fasi delle filiere agro-
alimentari• Importanza dell’agricoltura e dell’alimentazione a livello mondiale
Programma del corsoParte terza – l’analisi economica della sicurezza e della qualità alimentare• La percezione del consumatore della sicurezza alimentare e della qualità• L’analisi economica della sicurezza alimentare• Le politiche dell’UE per la sicurezza alimentare• L’analisi economica della qualità alimentare• Le politiche dell’UE per la qualità alimentare
Parte quarta – recenti problematiche economiche del mercato alimentare• L’internazionalizzazione e il commercio internazionale agro-alimentare• La concentrazione nell’industria e nella distribuzione alimentare• La competitività nel sistema agro-alimentare
Testi e materiale didattico
• Mariani A. e Viganò E. (a cura di) (2002): Il sistema agroalimentaredell’Unione europea, Carrocci, Roma
• Banterle A. (2007): Appunti di economia della qualità e della sicurezza alimentarie, Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agro-alimentare e Ambientale, Università degli Studi di Milano, Milano
• Banterle A. e Stranieri S. (2005): Coordinamento verticale e tracciabilità. Un’analisi della filiera lattiero-casearia, Aracne, Roma
Parte prima
L’analisi del mercato agro-alimentare
nella scienza economica
• La scienza economica si occupa del modo in cui la società umana affronta il problema della scarsità delle risorse � scelte efficienti in relazione alle scarse risorse di individui e società nel loro complesso (Begg, Fischer, Dornbusch, 2001)
• L’economia è lo studio del modo in cui le società utilizzano risorse scarse per produrre beni utili e di come tali beni vengono distribuiti tra i diversi soggetti (Samuelson, Nordhaus, 2002)
Oggetto dell’Economia
Scienza economica ed economia agro-alimentare
economia politica
bilancioeconomia aziendale organizzazione
strategia --> marketing
teoria della domandamicroeconomia teoria dell’offerta
teoria dei mercati
macroeconomia
economia applicataagraria, agro-alimentare, industriale, ambientale, regionale, del turismo, degli intermediari finanziari, ecc.
politica economica
Richiami di teoria della domanda e dell’offerta
Domanda individuale
yi = f (pi, pj, R, g)doveyi = quantità domandata del bene i; pi = prezzo del bene i; pj = prezzo di beni sostituti; R = reddito del consumatore; g = preferenze qualitative
yi = f (pi)
variazione % della quantità domandata dy p• elasticità = = *
variazione % del prezzo dp y
• i prodotti alimentari sono beni di prima necessità• per i prodotti alimentari generalmente l’elasticità è bassa (<1,
domanda rigida) � alla diminuzione del prezzo la quantità aumenta in modo meno che proporzionale
• la domanda è più rigida per i prodotti prossimi al livello di saturazione
Domanda individuale
yi = f (R)
variazione % della quantità domandata• elasticità al reddito =
variazione % del reddito
• per i prodotti alimentari (beni di prima necessità) l’elasticitàrispetto al reddito è bassa � all’aumento del reddito la quantità aumenta in modo meno che proporzionale
• all’aumento del reddito cresce la domanda di beni non alimentari� si riduce l’incidenza percentuale dei consumi alimentari sui consumi complessivi
• con lo sviluppo economico si riduce negli anni il peso percentuale dei consumi alimentari, ma cresce il valore assoluto
• la rigidità della domanda rispetto al reddito comporta una stabilità dei consumi nel medio periodo
Domanda individualeRelazione quantità domandata di un bene - prezzo del bene
Relazione quantità domandata di un bene - reddito del consumatore
y
p
p2
p1
y1 y2
R
y
Curva di Engel
y
p
Richiami di teoria della domanda
Domanda individuale
− yi = f (pi, pj, R, g)
− yi = f (pi) --> elasticità
− yi = f (pj)
− yi = f (R) --> R = p1 * y1 + p2 * y2
− yi = f (g) --> qualità del prodotto --> attributi del prodotto
Domanda aggregata
− domanda individuale --> Σ yi− caratteristiche socio-demografiche
y
p
Nozione di impresa impresa
processoinput output
fattori di produzione produttivo prodotti
creazione di valore
input
• capitale fisso– macchine– impianti
• capitale circolante --> MP– cereali– latte– carne– olive– uva– ecc.
• lavoro
processo
produttivo
output
• pane, prodotti dolciari, pasta
• prodotti lattiero-caseari
• carne, salumi, conserve di carne
• olio• vino• ecc.
Richiami di teoria dell’offerta(teoria dell’impresa)
Offerta individuale
− produzione della singola impresa
− qi = f (pi) --> elasticità
− obiettivo economico dell’impresa --> max profitto Π
ricavi RT
Π
costi CT
Offerta aggregata
− offerta individuale --> Σ qi− numero delle imprese del settore e dalla loro
dimensione
q
p
Obiettivo economico dell'impresa
• Teoria economica ⇒ massimizzazione del profitto
max Π = RT - CT
max RT = p * q min CT = CF + CMeV * q
• p CF• q CMeV• mix produttivo
differenti strategie
• teoria aziendalistica ⇒ max valore
• teoria manageriale ⇒ max fatturato ⇒ public company
Le principali forme di mercato
Il mercato
Incontro tra domanda e offerta (tra consumo e produzione) nello spazio e nel tempo, reale e virtuale
− libera concorrenza o concorrenza perfetta
− monopolio
− oligopolio concorrenza
− concorrenza monopolistica imperfetta
q
p
Libera concorrenza
• Tipo di prodotto: omogeneo o non differenziato
• numero di imprese: molto elevato
• dimensioni delle imprese: piccole
• influenza sulla quantità del mercato: no
• influenza sul prezzo: no --> price taker
• barriere all’entrata: basse
• ruolo della pubblicità: molto limitato
• condizioni di max Π --> RMa = CMa = p
• variabile di decisione --> q
Libera concorrenza
P, CMa, CMe
q
CMa
CF
CV
CTCosti
Ricavi RT
q1
p1CMeT
CMeV
Il modello microeconomico di concorrenza perfetta
- Prodotto omogeneo- Struttura atomistica di D. e O.- Conoscenza completa e perfetta- Libertà di entrata ed uscita- Aggiustamenti in tempo trascurabile
Gli effetti distorcenti prodotti dall’applicazione di questo modello
- Si cancella la differenziazione- Il processo di concentrazione diviene inspiegabile- L’innovazione diventa un fenomeno esterno all’economia
- Non vi è spazio per la strategia d’impresa
L’impresa in concorrenza perfetta
Monopolio
• Tipo di prodotto: omogeneo o non differenziato
• numero di imprese: una
• dimensioni delle imprese: molto grande
• influenza sulla quantità del mercato: si
• influenza sul prezzo: si --> price maker
• barriere all’entrata: molto alte
• ruolo della pubblicità: limitato
• condizioni di max Π --> RMa = CMa
• variabile di decisione --> q e p
• inefficiente --> combattuto dalle leggi antitrust
• esistono monopoli legali
Oligopolio• Tipo di prodotto: omogeneo e differenziato
• numero di imprese: molto poche
• dimensioni delle imprese: grandi
• influenza sulla quantità del mercato: si
• influenza sul prezzo: si --> price maker
• barriere all’entrata: alte
• ruolo della pubblicità: importante
• condizioni di max Π --> RMa = CMa
• variabile di decisione --> q e p
• quota di mercato QM = qi / QT * 100
• teoria dei giochi
• oligopolio omogeneo e differenziato
• oligopolio collusivo
Concorrenza monopolistica
• Tipo di prodotto: differenziato
• numero di imprese: elevato
• dimensioni delle imprese: piccole e grandi
• influenza sulla quantità del mercato: si
• influenza sul prezzo: si --> price maker
• barriere all’entrata: medie
• ruolo della pubblicità: molto importante
• condizioni di max Π --> RMa = CMa
• variabile di decisione --> q e p
I fallimenti del mercato
Il concetto di fallimento di mercatoGli assiomi del paradigma neoclassico
comportamento massimizzante degli agenti economici (consumatore e imprenditore), razionalità, informazione perfetta
centralità del mercato nel paradigma neoclassico
il mercato in concorrenza mediante il prezzo di equilibrio rappresenta il meccanismo di coordinamento fra le preferenze del consumatore e le attività produttive � consente di raggiungere la massima efficienza del sistema economico �ottima allocazione delle risorse � massimo benessere collettivo
fallimento del mercato
in alcuni casi il mercato non consente di raggiungere la massima efficienza del sistema economico es. monopolio � il prezzo non rappresenta una meccanismo efficiente �
intervento pubblico
Alcuni fallimenti di mercatoAsimmetria informativa
- negli scambi di beni fra gli agenti economici l’informazione può essere incompleta e asimmetrica � comportamenti opportunistici- ricerca di informazioni svolta dal consumatore sulle caratteristiche qualitative di un prodotto � costi-benefici(Stigler, 1961)
esternalità- esternalità positive � benefici derivanti dall’attività di terzi a vantaggi di soggetti che non hanno sostenuto costi- esternalità negative � disutilità che un soggetto determina per i terzi con l’attività produttiva senza un’adeguata compensazione
beni pubblici- non esclusione- assenza di rivalità nel consumo
costi di transazione
Teorie economiche del coordinamento verticale
• Teoria neoclassica
• Supply chain management
• Approccio organizzativo (New Institutional Economics) razionalità limitata, conoscenza imperfetta e comportamento opportunistico degli individui
New Institutional Economics
• Teoria dell’informazione
• Teoria dei contratti (incompleti, impliciti e d’agenzia)
• Teoria dei diritti di proprietà
• Teoria dei costi di transazione (Transaction CostEconomics) di Williamson (1985, 1996)
Transaction Cost Economics
Obiettivo: scegliere la forma di governo efficiente minimizzazione dei costi di transazione e di produzione
Costi di transazione: costi di informazione, di negoziazione, di monitoraggio
Caratteristiche della transazione:
• grado di frequenza
• grado di incertezza
•grado di asset specificity
Tipologie di transazioni
N on specifico M is to Id ios incra ticoO
ccas
iona
le
A cquisto equ ipaggiam enti standard izzati
A cquisto equipaggiam enti spec ia lizza ti
C ostruz ione im pian to
Ric
orre
nte
A cquisto m ateria li standard izzati
A cquisto m ateria li spec ia lizza ti
T rasferim ento in loco d i prodotti sem ilav orati
Fre
quen
zaC a ratteris tich e d e ll'in ves tim en to
Strutture di controllo
Non specifico Misto Idiosincratico
Occ
asio
nale
Ric
orre
nte
Controllo bilaterale
Controllo unificato
Fre
quen
za
Controllo di mercato (contratazione classica)
Controllo trilaterale (contrattazione neoclassica)
Caratteristiche dell'investimento
Transaction Cost Economics
• Se transazione è certa mercato (buy)
• In condizioni di incertezza delle transazioni dovuta a razionalità limitata degli individui:
– basso livello di asset specificity mercato (buy)
– alto livello di asset specificity integrazione verticale (make)
• Il grado di frequenza viene interpretato in relazione del grado di specificità degli investimenti e del grado di incertezza.
Elementi di economia del benessere e l’intervento
pubblico
L‘ottimo paretiano e la frontiera del benessere
• Ipotesi dell’analisi paretiana --> individui autocentrati, libera concorrenza, determinata quantità di risorse, determinato livello di tecnologia, no esternalità, no economie di scala, determinata distribuzione della ricchezza
• obiettivo dell’analisi paretiana --> max benessere sociale in termini di efficienza
• condizioni:
– max efficienza nella produzione --> ottima allocazione delle risorse (fattori di produzione)
– max efficienza nello scambio di beni fra individui
– max efficienza congiunta nella produzione e nello scambio
• ottimo paretiano --> frontiera del benessere --> libera concorrenza
L’economia del benessere e il principio di compensazione
• Problematiche dei concetti di:
– efficienza
– equità --> redistribuzione della ricchezza
• ruolo della politica economica
• per raggiungere la frontiera del benessere --> max efficienza --> libera concorrenza --> centralità del mercato --> politiche per correggere i fallimenti del mercato (interventi Paretoefficienti)
• per raggiungere una maggiore equità nella distribuzione della ricchezza --> politiche redistributive (interventi Paretoefficienti o non ?)
L’economia del benessere e il principio di compensazione
• valutazione degli effetti della politica economica
– variazioni compensative di Hicks
– principio di compensazione di Kaldor
• la nuova politica economica --> public choice
– la funzione di utilità dei policy makers
– i gruppi di pressione (lobbies)
Elementi di marketing
Definizione di Marketing
• insieme di attività che contribuiscono a migliorare l’economicità dei processi aziendali nel rapporto con il mercato di riferimento
analisi della concorrenza
definizione del sistema di offerta� marketing mix
• prodotto• prezzo• Distribuzione• comunicazione
segmentazione -focalizzazione
analisi delle preferenze del consumatore
Analisi del mercato - Marketing analitico
• analisi della domanda– segmentazione del mercato– andamento dei consumi pro-capite– caratteristiche socio-demografiche – caratteristiche territoriali– stima della domanda potenziale
• analisi dell’offerta– segmentazione del mercato– andamento della produzione– caratteristiche dei flussi di import-export– caratteristiche dei prodotti concorrenti– principali imprese
Marketing mix
Le quattro variabili del marketing operativo ����marketing mix ���� le quattro P
– prodotto (product)
– prezzo (price)
– distribuzione (place)
– promozione (promotion)
• caratteristiche intrinseche � attributi qualitativi del prodotto• caratteristiche estrinseche � etichetta, certificazione, ecc.• marchio
industriale• marchio inviduale
commerciale (private label)• marchio collettivo (DOP, IGP, DOC, DOCG, ecc.)
• pubblicità
fedeltà del consumatorepremium price
Qualità ���� concetto di difficile definizione univoca poiché basato sulla ‘percezione’ soggettiva � considera sia attributi intrinseci(nutrizionali, sicurezza, organolettici, di processo) che estrinseci
Sicurezza alimentare � è un importate attributo del prodotto legato all’assenza di componenti intrinseche cui è associato un
rischio di danno alla salute
Differenziazione del prodotto
Ciclo di vita del prodotto
t
vendite
A B C D
A = introduzioneB = espansioneC = stabilizzazioneD = declino
Elementi del marketing mix
• prezzo– caratteristiche qualitative– costi di produzione ⇒ CMeT– prezzo dei prodotti concorrenti– disponibilità a pagare del consumatore
• distribuzione– scelta dei canali ⇒ GDO, dettaglio tradizionale, HORECA, door to door, e-commerce, ecc.
– scelta delle rete di vendita
• promozione– scelta dei canali pubblicitari– scelta delle tipologie promozionali
Break even pointQuantità minima di produzione
RT = p * q CT = CF + CMeV * q
Π = RT - CT = p * q - (CF + CMeV * q)
nel punto di pareggio (break even point, BEP) ⇒ Π = 0 ⇒ RT = CT
p * qbe - CF - (CMeV * qbe) = 0 qbe * (p - CMeV) - CF = 0
CFqbe =
p - CMeV BEP
q
RT,CT
RT
CT
CF
Parte seconda
Il sistema agro-alimentare
L’analisi economica del sistema agro-alimentare
Attività del sistema agro-alimentare• agricoltura ⇒ attività rivolta alla coltivazione del suolo e
all’allevamento degli animali
• settore primario ⇒ agricoltura, pesca, foreste
• industria alimentare ⇒ attività rivolta alla trasformazione di materie prime agricole e naturali in prodotti finiti destinati all’alimentazione umana
• distribuzione ⇒ attività di servizio rivolta al trasferimento dei prodotti alimentari dal produttore al consumatore, in modo da renderli disponibili nei luoghi e nei tempi desiderati dal consumatore
– funzione logistica e informativa
– distribuzione all’ingrosso e al dettaglio
• ristorazione ⇒ attività rivolta alla preparazione dei pasti per il consumatore
– ristorazione commerciale (canale HORECA)
– ristorazione collettiva
Definizione di sistema agro-alimentare
• Sistema agro-alimentare (SAA): insieme delle attività di produzione e distribuzione dei prodotti agro-alimentari fino al consumatore finale. E’ composto da: le industrie di mezzi tecnici (input) per l’agricoltura, il settore agricolo, l’industria alimentare, il settore distributivo, la ristorazione, il consumofinale
• Il legame fra le diverse componenti del SAA è dato da flussi
– di materie prime e di prodotti finiti
– finanziari
– informativi
• Sistema agribusiness: appare più generale rispetto al SAA comprendendo non solo le attività destinate alla produzione di alimenti (food system) ma anche quelle che utilizzano materie prime agricole per produzioni non alimentari (fiber system) (Davis e Goldberg, 1957)
Inputchimici, biologici, meccanici
agricoltura
industria alimentare
distribuzione distribuzioneal dettaglio all’ingrosso
ristorazione
consumi domestici consumi extra-domestici
prodottifreschi
Il sistema agro-alimentare
farming
processing
distribution
food fiber
Il sistema agri-business
farm supplies
Definizione di filiera agro-alimentare
• Filiera agro-alimentare: individua gli itinerari seguiti dai prodotti agro-alimentari nell'apparato di produzione, trasformazione, distribuzione e i differenti flussi che vi sono
legati (Malassis e Ghersi, 1995)
• Rappresenta una scomposizione del SAA in senso verticale, per per categorie di prodotto. Esempi di filiere sono costituiti da quelle dei cereali, del latte, della carne, del vino, ecc.
• Settore: insieme di imprese che svolgono attività e processi di produzione simili. Rappresenta una scomposizione del SAA in senso orizzontale. Esempi: settore agricolo, industria alimentare, distribuzione, ecc.
agricoltura
industriaalimentare
distribuzione
Filiera 1
Sistemaagro-alimentare
Filiera 2
Settori
cereali latte
panepasta
formaggioburro
Sistema agro-alimentare,filiere e settori produttivi
Un esempio di filiera:La filiera del frumento
FRUMENTO TENERO FRUMENTO DURO
INDUSTRIA MOLITORIA
INDUSTRIA DOLCIARIA
INDUSTRIA PANIFICAZIONEINDUSTRIA PASTARIA
ESPORTAZIONI
IMPORTAZIONI
ESPORTAZIONE
DISTRIBUZIONE
CONSUMATORE
AGRICOLTURA
IND.MANGIMISTICA
Definizione di distretto agro-industriale
• Distretto industriale marshalliano (DIM): considera la variabile spaziale nei sistemi produttivi e le piccole-medie imprese specializzate in un determinato prodotto. Marshall(1927) parla di “concentramento di industrie specializzate in località particolari”. Becattini (1989) parla di “un’entità socio-economica caratterizzata dalla compresenza attiva in un’area territoriale circoscritta, naturalisticamente e storicamente determinata, di una comunità di persone e di una popolazione di imprese industriali”.
• Distretto agro-industriale (DAI): deriva dal DIM e considera la variabile spaziale nel sistema agro-alimentare, esaminando sistemi territoriali locali specializzati in un determinato prodotto agro-alimentare.
Definizione di distretto agro-industriale
•Elementi fondamentali del distretto agro-industriale:– area territoriale delimitata e specializzata in una produzione agro-alimentare
– concentrazione territoriale di imprese di piccole e medie dimensioni operanti nelle diverse fasi della filiera
– scomposizione del processo produttivo e forti relazioni fra imprese operanti nelle diverse fasi della filiera
– significativa quota produttiva dell’area nel mercato nazionale o internazionale (competitività) e importanza dell’area nell’economia locale
– particolare atmosfera sociale e disponibilità all’innovazione
•Esempi di DAI: parmigiano-reggiano, carni suine in provincia di Modena, riso, ecc.
Input Agricoltura Industriaalimentare
Distribuzione
funzione fornire input
produrrematerieprime e
prodotti finiti
trasformare lematerie primeagricole in
prodotti finiti
offrire un serviziologistico einformativo
tipo diprodotto
differenziato omogeneo differenziato differenziato
numerositàdelle imprese
bassa alta media media
dimensionidelle imprese
grandi piccole piccole egrandi
piccole e grandi
influenzasulla
quantità dimercato
si no si si
influenza sulprezzo
si price maker
no price taker
si price maker
si price maker
barriereall’entrata
alte basse medie medie
importanzadella
pubblicità
si no si si
forma dimercato
oligopolio liberaconcorrenza
concorrenzamonopolistica
concorrenzamonopolistica
Caratteristiche sintetichedei settori del SAA
Importanza del sistema agro-alimentare
• Variabili per valutare l’incidenza del SAA nel sistema economico nazionale: valore aggiunto, occupazione, consumi
• Valore aggiunto del SAAVASAA = VA input+VAagr + VAia + VAdistr+ VAristor
VASAA
IVASAA = *100PIL
• Occupati del SAAOCSAA = OCinput+ OCagr + OCia + OCdistr+ OCristor
OCSAA
IOCSAA = *100OC TOTALI
• Consumi alimentari
Importanza del sistema agro-alimentare
Valore aggiunto ai prezzi di base del SAA italianonel 2003
mio euro %consumi intermedi agricoli 15.602 7,7%investimenti agro-industriali 16.440 8,1%contributi alla produzione (1) 1.185 0,6%imposte indirette settori agro-ind. 10.716 5,3%VA agricoltura (2) 30.882 15,2%VA industria alimentare (3) 26.631 13,1%VA commercio e distribuzione 69.924 34,5%VA servizi di ristorazione 31.561 15,6%
totale 202.941 100,0%
PIL 1.300.926 15,6%Fonte: elaborazioni su dati INEA(1) Solo altri contributi (calamità, ecc.) ed extra agricoli(2) Agricoltura, silvicoltura e pesca(3) Compreso il tabacco
Le caratteristiche dell’agricoltura
Caratteristiche specifiche dell’agricoltura
• Attività destinata alla produzione di alimenti
⇒ bisogno primario
• attività più tradizionale e antica
• attività legata ai cicli biologici
• attività legata alle condizioni climatiche e pedologiche
• attività legata al territorio
• attività legata all’ambiente
Funzioni dell’agricoltura
agricolturagestione delterritorio
produzionedi input
produzione di materie prime
no food
produzionedi alimenti
industria alimentare
serviziambientali
servizituristici
industria tessile
industria del legno
industriedegli input
Agricoltura multifunzionale
prodotti
multifunzionalità
esternalità / beni pubblici
– quantità– qualità
– ambiente– territorio– paesaggio– benessere animale
servizi
– turismo
Le caratteristiche dell’industria alimentare
Produzione e occupati nell'industria alimentare dell'UE, per paese
Produzione Valore aggiunto Occupati Impresemld euro mld euro migliaia numero
Europa 15 626 144 2.737 29.635 Francia 115 (2) 21 392 (2) 3.604 Germania 110 27 597 6.035 Regno Unito 98 (1) 30 506 (1) 2.319 Italia 98 24 268 (3) 6.800 (3)Spagna 67 14 371 (1) 3.040 Olanda 39 (1) 6 147 (1) 855 Belgio 24 (1) 5 62 723 Danimarca 17 (1) 4 87 (1) 450 Irlanda 15 4 47 687 Svezia 13 3 53 344 Austria 11 (1) 2 79 (1) 1.264 (1)Portogallo 10 (1) 2 104 (1) 1.916 (3)Finlandia 8 2 34 336 Grecia 5 1 43 1.036 (1)Lussemburgo 1 - 4 226 (1) Imprese con più di 1 addetto(2) Imprese con più di 2 addetti(3) Imprese con più di 9 addettiFonte: elaborazioni CIAA su dati Eurostat
Imprese per classi di addetti nell'industria alimentare italianaClasse di addetti var % 91-01
< 10 55.161 89,1% 60.026 89,7% 8,8%10--19 3.850 6,2% 4.224 6,3% 9,7%20--49 1.938 3,1% 1.825 2,7% -5,8%50--99 493 0,8% 445 0,7% -9,7%
100--499 393 0,6% 365 0,5% -7,1%> 500 68 0,1% 51 0,1% -25,0%Totale 61.903 100,0% 66.936 100,0% 8,1%
Fonte: elaborazioni su dati Istat
20011991
Imprese per classi di addetti nell’industria alimentare italiana
89,1%
6,2%3,1% 0,8% 0,6% 0,1% 0,1%0,5%0,7%2,7%
6,3%
89,7%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
< 10 10--19 20--49 50--99 100--499 > 500
classe di addetti
1991 2001
Addetti per classi di addetti nell'industria alimentare italianaClasse di addetti var % 91-01
<10 171.979 36,9% 168.464 37,7% -2,0%10--19 51.089 11,0% 56.233 12,6% 10,1%20 -- 49 57.222 12,3% 53.845 12,1% -5,9%50 -- 99 33.700 7,2% 30.520 6,8% -9,4%100--499 75.369 16,2% 69.997 15,7% -7,1%> 500 76.787 16,5% 67.726 15,2% -11,8%Totale 466.146 100,0% 446.785 100,0% -4,2%
Fonte: elaborazioni su dati Istat
20011991
Addetti per classi di addetti nell’industria alimentare italiana
36,9%
12,3%
7,2%
16,2% 16,5%
11,0%
15,2%15,7%
6,8%
12,1%12,6%
37,7%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
<10 10--19 20 -- 49 50 -- 99 100--499 > 500
classe di addetti
1991 2001
Imprese e addetti nell'industria alimentare italiana per comparti
15.1 Carne 3.672 5,5% 57.769 12,9%15.2 Pesce 415 0,6% 6.640 1,5%15.3 Frutta e ortaggi 1.933 2,9% 30.317 6,8%15.4 Oli e grassi 4.416 6,6% 16.216 3,6%15.5 Lattiero-caseario 3.927 5,9% 54.936 12,3%15.6 Molitorio 1.966 2,9% 12.310 2,8%15.7 Mangimi 607 0,9% 9.097 2,0%15.81 Panett. e pasticc. fresca 36.269 54,2% 130.422 29,2%15.82 Biscotti e pasticc. cons. 1.207 1,8% 23.914 5,4%15.83 Zucchero 14 0,0% 4.360 1,0%15.84 Cacao 471 0,7% 14.544 3,3%15.85 Pasta 5.250 7,8% 22.407 5,0%15.86 Te e caffè 936 1,4% 7.787 1,7%15.87 Condimenti e spezie 119 0,2% 1.150 0,3%15.88 Omogeneiz. e dietetici 59 0,1% 1.474 0,3%15.89 Altri prod. alim.n.c.a. 2.670 4,0% 15.584 3,5%15.9 Bevande 3.005 4,5% 37.858 8,5%Totale industria alimentare 66.936 100,0% 446.785 100,0%Fonte: elaborazioni su dati Istat
Imprese Addetti2001
Imprese e addetti nell’industria alimentare italiana per comparti
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
CarnePesce
Frutta e orta
ggi
Oli e grassi
Lattiero-caseario
Molitorio
Mangimi
Panett. e pasticc. fr
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Biscotti e pasticc. cons.
ZuccheroCacao
Pasta
Te e caffè
Condimenti e spezie
Omogeneiz. e dietetici
Altri prod. alim
.n.c.a.
Bevande
Imprese
Addetti
Imprese, unità locali e addetti nell’industria alimentare italiana per regioni - 2001
02468
1012141618
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%impreseunità localiaddetti
Modello del bipolarismo strutturale
struttura dell’industria alimentare italiana
modello bipolarecoesistenza - equilibrio
piccole e medie imprese• mercati locali (opportunità interstiziali)
• elevata qualità (processi artigianali)
• private label• distretti industriali
grandi imprese e gruppi industriali
• economie di scala• differenziazione dei prodotti
• processi di concentrazione
Le caratteristiche della distribuzione alimentare
Tipologie distributive• Dettaglianti tradizionali (normal trade)
– superficie < 200 mq– specializzati– basso numero di referenze– vendita assistita– area geografica del vicinato
• Minimarket o superettes– superficie fra 200 e 400 mq– despecializzati– vendita self-service– area geografica del quartiere
• Supermercati– superficie fra 400 e 2500 mq– despecializzati– alto numero di referenze– vendita self-service– area geografica del quartiere
Tipologie distributive• Ipermercati
– superficie > 2500 mq– despecializzati– altissimo numero di referenze– vendita self-service– area geografica della città
• Discount – superficie di 400-500 mq– despecializzati– basso numero di referenze– politiche di prezzo aggressive– vendita self-service– basso livello di servizio– area geografica del quartiere
• Centri commerciali• Convenience store• Cash and carry
• E-commerce• Door to door
Distinzione in base allaforma societaria
• Imprese a succursali
• Cooperative di consumo
• Unioni volontarie
– rappresentano una forma di integrazione verticale tra 1 o piùgrossisti e dettaglianti. Il grossista fornisce la propriacapacità di centralizzare gli acquisti, a lui fanno capo le attività comuni dei pdv (A&O Selex, Despar, ..)
• Gruppi d’acquisto (o cooperative di dettaglianti)
– sono associazioni tra grossisti o tra dettaglianti. La strutturaserve per centralizzare gli acquisti, sviluppare e promuoverel’insegna comune, gestire le proprie marche ecc. (Végé, Conad, Crai, ..)
Evoluzione della distribuzione
• La fase storica – diffusione dei dettaglianti tradizionali– porzionatura e confezionamento dei prodotti effettuati
dal dettagliante– qualità garantita dal dettagliante
• la fase di despecializzazione– diffusione dei supermercati– diffusione di prodotti alimentari confezionati– competizione di prezzo intra-tipo e inter-tipo
• la fase di differenziazione del servizio e di fidelizzazionedel consumatore
– introduzione nel supermercato di aree a vendita assistita– introduzione delle private labels (prodotti a marchio del
distributore
Evoluzione della distribuzione• la fase delle alleanze e dell’informatizzazione
– creazione delle centrali di acquisto– gestione informatica degli ordini– gestione delle informazioni sul consumatore (EPOS,
Electronic Point of Sale)– Supply Chain Management: vengono analizzate tutte le
attività associate con la trasformazione ed il trasferimento dei beni, dalla materia prima fino al consumatore finale. E’ una forma di integrazione, basata sulla collaborazione lungo la catena.
• L’obiettivo è riorganizzare l’insieme delle attività così che vengano svolte in modo complementare e collaborativo, eliminando quelle che non creano valore per il consumatore --> creare un vantaggio competitivo
• Il progetto ECR (Efficient Consumer Response)
Il progetto ECR
• Aziende della distribuzione e della produzione condividono esperienze e conoscenze dei mercati e dei consumatori e migliorano i processi --> si migliora la soddisfazione del consumatore e si minimizzano i costi
• La gestione delle attività avviene:– dal lato dell’offerta (ottimizzazione del
processo di rifornimento dei pdv)– dal lato della domanda (category
management, promozione di prodotti, introduzione di nuovi prodotti)
Evoluzione dei punti vendita in Italia
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50.000
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Numero di esercizialimentari
Evoluzione dei supermercati in Italia
Da 609 nel 1971 i supermercati divengono 7.209 nel 2003Le superfici medie passano da 690 a 862 mq
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1000numero punti di vendita
superficie media (mq)
Presenza di supermercatinelle regioni italiane
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1200numero punti di vendita
superficie media (mq)
Evoluzione del numero di addetti neisupermercati in Italia
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addetti
Evoluzione degli ipermercati in Italia
- Gli ipermercati passano da 182 a 388 dal 1991 al 2003- Il numero di ipermercati nei paesi UE è molto più elevato:Francia: 1.200 - Gran Bretagna: 1.100 - Germania: 1.600
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superficie media (mq)
Presenza degli ipermercatinelle regioni italiane
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-1.0002.0003.0004.0005.0006.0007.0008.0009.00010.000
numero unità di vendita
superficie media (mq)
Evoluzione del numero di addetti negliipermercati in Italia
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addetti
Evoluzione dei discount in Italia
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470numero
Superficiemedia (mq)
Le caratteristiche della ristorazione
Tipologie della ristorazione
consumi non organizzati in una comunità
ristorazione veloce(es. bar, fast food, ecc.)
ristorazione tradizionale(es. ristoranti, trattorie, ecc.)
commerciale
collettiva
ristorazione
ristorazione commerciale
ristorazione collettiva
consumi organizzati in comunita’
autoproduzione produzione esterna
fornitura indiretta
(impresa “rete” buoni pasto)fornitura diretta
cucina tradizionale
(es. mense “fresche”, cucine “centralizzate”, ecc.)
pasti precucinati
(es. surgelati, refrigerati, ecc.)
Tipologie della ristorazione
DATORE DILAVORO
DIPENDENTE PUBBLICIESERCIZI
IMPRESA DI RISTORAZIONECOLLETTIVA
buoni pasto
1buoni pasto
2
Rete dei buoni pasto
Fornitura indiretta del pasto
Tecniche di preparazione del pasto
• massimo di lavoro nelle ore di erogazione del pasto• possibilità di distribuire i carichi di lavoro
1. cucina tradizionale - pasto erogato in loco- pasto veicolato
2. pasto precucinato- tecniche di refrigerazione- tecniche di surgelazione- tecniche di sterilizzazione- tecniche del sottovuoto
Fornitura diretta del pasto
• ristorazione aziendale- settore industriale e settore terziari- segmento saturo, variabile prezzo
• ristorazione scolastica- variabile prezzo, qualità, tecnologia del veicolato
• ristorazione ospedaliera- cucina tradizionale
• ristorazione in altre comunità• caserme, istituti di prevenzione, istituti religiosi,
colonie, congressi, banqueting
Segmentazione della ristorazione collettiva
Imprese nella ristorazione commerciale in Italia
0
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Ristoranti,trattorie,pizzerie,ecc. Bar, caffè,gelaterie,ecc. Alberghi con ristorante
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19912001
Addetti nella ristorazione commerciale in Italia
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Ristoranti,trattorie,pizzerie,ecc. Bar, caffè,gelaterie,ecc. Alberghi con ristorante
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19912001
Imprese nella ristorazione collettiva in Italia
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Mense Fornitura di pasti preparati
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19912001
Addetti nella ristorazione collettiva in Italia
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Mense Fornitura di pasti preparati
n. a
ddet
ti
19912001
• Settore poco concentrato � ristorazione organizzata 10% del totale
• settore con diversi gruppi strategici � multinazionali, cooperative, gruppi nazionali, piccole imprese
• committenti pubblici � capitolato di appalto � concorso per assegnazione fornitura � variabile critica è il prezzo (soprattutto se capitolato molto dettagliato)
• committenti privati � offerta con politiche di prodotto-servizio
• costi � lavoro è quello principale (fino al 60% del costo totale) seguito dal costo degli approvvigionamenti dei prodotti alimentari e dai trasporti
Caratteristiche strutturali della ristorazione collettiva
L’analisi economica dei consumi alimentari
Domanda aggregata• Domanda individuale --> Σ yi• incremento demografico
• distribuzione del reddito nella popolazione
• distribuzione della popolazione per classi di età
domanda di beni alimentari
consumi extra domestici• risorazione commerciale -->
canale Horeca• ristorazione collettiva
consumi domestici• acquisto di prodotti alimentari
per uso domestico
caratteristiche• molto dinamici• in aumento rispetto al
totale dei consumi• elevata elasticità al reddito
caratteristiche• stabili in termini fisici• in calo rispetto al totale
dei consumi• ridotta elasticità al reddito
La dinamica dei consumi alimentariLa dinamica dei consumi alimentari
Dinamica dei consumi alimentari a prezzi correnti2003=178.622 Meuro
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Milioni di euro
Servizi di ristorazione
Bevande alcoliche
Bevande non alcoliche
Alimentari
Consumidomestici121.14868%
Consumiextra
domestici57.47332%
Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat
La spesa media delle famiglie italiane per consumi fuoricasa è un terzo della spesa alimentare complessiva
La dinamica reale dei consumiLa dinamica reale dei consumi
Dinamica dei consumi alimentari a prezzi 1995
-
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2002
Milioni di euro
Servizi di ristorazione
Bevande alcoliche
Bevande non alcoliche
Alimentari
Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat
Spesa delle famiglie per prodotti alimentari e tabacco dal 1970 al 2000 (in miliardi di lire)
Fonte: Istat, Conti economici nazionali
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1994
1996
1998
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a prezzi correnti a prezzi 1995
La dinamica relativa dei consumiLa dinamica relativa dei consumi
% di spesa delle famiglie per alimentazione
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9820
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% sulla spesa delle famiglie
% Servizi di ristorazione
% Bevande
% Alimentari
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40% -
35% -
30% -
25% -
20% -
15% -
10% -
5% -
Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat
CONSUMI ITALIANI DEI PRINCIPALI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI (Kg/anno per persona)
1951 1961 1971 1981 1990 2000
Frumento 161,2 159,6 174,2 168,7 160 162,3Risone 7,8 8 6 6,8 7,2 8,8Frutta fresca 56,7 90,3 119,3 110,7 132,1 152,7Ortaggi 106,6 169 192,6 204 218,4 215,3Carni 16,5 30,7 66,8 74 83,3 79,8 -bovine 6,6 14 25,2 25,2 26,2 - -suine 4,4 6,4 11,9 21,2 26,9 -Latte 48,1 61,6 69,5 83,5 79,4 82,9Formaggi 6,4 9 10,6 14,5 16,1 18,6Grassi vegetali 7 13,2 21,5 21,1 25,6 27Olio d'oliva 5 9 11,2 10,6 12,1 -Olio di semi 2 4,2 10,3 10,5 13,5 -Vino (000 hl) 141,6 108,2 112,4 92,5 60,5 55,1Birra (000 hl) 3 6,1 12,1 17,6 23,5 25fonte: Istat, Annuario Statistico
Le relazioni verticali fra i settori del sistemaagro-alimentare
Strutture di mercato
Borsa merci (agricoltura - industria alimentare)
- prodotti non deperibili
- prodotto non è fisicamente presente
- contrattazione - quotazioni
- futures markets
Mercato ortofrutticolo (agricoltura - distribuzione)
- prodotto deperibile
- fisicamente presente
- contrattazione - quotazioni
- trasferimento del prodotto
Contratti• Accordo tra due parti (produttore agricolo e produttore industriale) per l'acquisto del bene agricolo, viene stipulato prima che il prodotto sia realizzato e spesso prima che inizi ilprocesso produttivo
• i comparti in cui sono diffusi i contratti sono:
- lattiero-caseario
- barbabietole da zucchero
- pomodori per inscatolati
- ortaggi surgelati
- soia
• il contratto prevede una serie di condizioni --> prezzo, quantità, caratteristiche qualitative, tempi e modalità di consegna, costi del trasporto, tempi di pagamento, penali
Accordi interprofessionali
• Accordi non vengono effettuati tra singoli imprenditori, ma tra le diverse organizzazioni dei produttori agricoli e degli industriali alimentari
• non sono obbligatori
• sono diffusi in diversi comparti e in particolare nel comparto del latte e dei semi oleosi
Soccida
• Riguarda il comparto zootecnico
• una parte cede il bestiame, mentre l’altra parte svolge la funzione di allevatore, fornendo i fabbricati e le strutture per l'allevamento; la parte che ha fornito il bestiame si impegna a riacquistare il bestiame, pagandolo in funzione dell'incremento ponderale raggiunto
• stretto contatto tra agricoltura e industria
Cooperative agro-alimentari
• Le cooperative di trasformazione hanno la funzione di valorizzare le materie prime conferite dai soci
• i comparti in cui le cooperative sono maggiormente diffuse risultano essere quelli in cui si ha un maggiore collegamento fra agricoltura e industria, come: viti-vinicolo (cantine sociali), lattiero-caseario (caseifici sociali), oleario, ortofrutticolo, carni
• giudizio di convenienza per la trasformazione dei prodotti --> Valore di trasformazione
Vt = Rv – Ct
Vtu = put = Vt / qu
Associazioni di produttori
• Obiettivo di concentrare l’offerta --> migliorare potere contrattuale dei piccoli produttori
• in Italia le associazioni dei produttori non risultano particolarmente diffuse, anche se vi sono alcune importanti realtà come ad esempio nel comparto ortofrutticolo
• L’integrazione verticale in senso stretto si ha quando un’impresa opera in diverse fasi della filiera produttiva. Pertanto sia la fase agricola che la fase di trasformazione industriale vengono compiute all’interno della stessa impresa
• esempi più significativi: comparto viti-vinicolo, lattiero-caseario
Integrazione verticale
strutture di mercato
(contratti, accordi,ecc.)
cooperative
integrazione verticale
Coordinamento verticale
-
+
L’importanza dell’agricoltura e dell’alimentazione a livello
mondiale
Il problema della fame nel mondo
• 840 milioni di persone sottonutrite
• India e Cina rappresentano il 40% della popolazionemondiale sottoalimentata ma stanno rapidamenteriducendo questi numeri, mediante politiche di:
– aumento della produzione di alimenti
– disincentivi alla procreazione (Cina) e forte controllodelle nascite (India)
Undernourished Population (2000 - 2002)
Popolazione sottonutrita
Il problema della fame nel mondo
• La disponibilità di alimenti pro capite è cresciuta nel tempo, nonostante il fortissimo aumento della popolazione nei PVS
• Ciò si è verificato perché la produzione agricola mondiale ècresciuta ad una velocità maggiore di quella alla quale ècresciuta la popolazione
• Ancora oggi il 15% della popolazione dei PVS è cronicamente malnutrito: il problema sta nei vincoli che impediscono l’accesso agli alimenti
• Il problema è prevalentemente un problema di povertà– il 20% della popolazione mondiale vive con meno di 1 dollaro al
giorno
– più della metà vive con meno di 2 dollari al giorno
– nel 1960 il reddito medio pro-capite nei paesi industrializzati era pari a 9 volte quello medio dei paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Oggi è 18 volte!!
Principali cause di emergenza alimentare• Siccità e fenomeni naturali in genere rappresentano ancora la
principale causa di emergenza alimentare
• Cresce la responsabilità dei conflitti (in numerosi paesi africani le guerre civili in atto rendono difficile sia la produzione che l’accessoal cibo)
• Nei PVS l’agricoltura rappresenta mediamente il 9% del GDP e piùdel 50% degli occupati totali
• I paesi in cui la popolazione sottonutrita supera il 35%, il valoredella produzione agricola costituisce più del 30% del GDP
Parte terza
L’analisi economica della sicurezza e della qualità
alimentare
La percezione del consumatore della sicurezza alimentare e della qualità
Qualità esicurezza alimentare
Qualità: concetto di difficile definizione univoca poiché basato sulla ‘percezione’ soggettiva. Considera sia attributi intrinseci (nutrizionali, sicurezza, organolettici, di processo) che estrinseci
Sicurezza alimentare: è un importate attributo del prodotto legato all’assenza di componenti intrinseche cui è associato un rischio di danno alla salute
Attributi del prodotto alimentare
Sicurezza alimentarePatogeniMetalli pesanti e tossinePesticidi e residui di medicinaliContaminanti di acque e terreniAdditivi e conservantiBotulismo e altre sporeIrradiazioni e fumigazioniGeni di altra specie
Attributi nutrizionaliCalorieGrassi e colesteroloSodio e altri mineraliCarboidrati e fibreProteineVitamine
Attributi intrinseci di qualitàAttributi organolettici/sensoriali
GustoColoreFreschezzaMorbidezzaOdore/aroma
Attributi di funzioneIntegrità della confezioneDimensioneStileFacilità di preparazioneMateriali di confezionamentoConservabilità
Attributi di processoBenessere degli animaliAutenticità del processo/origine del prodottoRintracciabilitàBiotecnologie/biochimiciImpatto ambientale/biologicoSicurezza dei lavoratori
Fonte: Caswell, Noelke, Mojduszka (2002)
Attributi del prodotto alimentareAttributi estrinseci di qualitàIndicatori
Sistemi di gestione di qualitàCertificazioneEtichettaturaStandard minimi
SegnaliPrezzoMarcaNome del produttore Nome del distributoreConfezionamentoPubblicitàPaese di origineAssortimentoGaranzie ReputazioneEsperienze di acquisto passateAltre informazioni disponibiliFonte: Caswell, Noelke,
Mojduszka (2002)
Attributi del prodotto
asimmetria informativa --> ricerca di informazioni svolta dal consumatore sulle caratteristiche qualitative di un prodotto --> costo-beneficio (Stigler, 1961)
classificazione degli attributi del prodotto sulla base della ricerca di informazioni e delle caratteristiche qualitative:
− attributi search/ricerca --> si possono rilevare prima dell’acquisto
− attributi experience/esperienza --> si possono rilevare dopo il consumo
− attributi credeance/fiducia --> non si possono rilevare anche dopo il consumo
Attributi del prodottoProdotti ‘ricerca’
Le caratteristiche del prodotto sono note ai consumatori prima della decisione di acquisto (simmetria informativa): i consumatori, dati i prezzi, scelgono la qualità che preferiscono -> non esiste alcun problema.
Prodotti ‘esperienza’Le caratteristiche del prodotto sono note ai consumatori solo dopo il consumo: se si tratta di prodotti ad acquisto ripetuto, le imprese hanno un incentivo ad offrire beni di buona qualità ad un prezzo adeguato alla qualità ed a fornire ai consumatori informazioni corrette circa le caratteristiche del prodotto -> poiché i consumatori, dopo il consumo, acquisiscono piena informazione sulle caratteristiche del prodotto, si può creare una “reputazione” del prodotto
Attributi del prodottoProdotti ‘fiducia’
Le caratteristiche del prodotto e del processo di produzione non sono note ai consumatori neanche dopo il consumo: i produttori conoscono tutte le caratteristiche di ciò che offrono, i consumatori neanche dopo il consumo-> esempi di caratteristiche qualitative dei prodotti agro-alimentari che li rendono beni ‘fiducia’
Caratteristiche del prodotto:- prodotto a “denominazione di origine controllata o protetta”- prodotto che “non arreca danni alla salute”- prodotto che “fa bene alla salute”- prodotto che “non contiene OGM”
Caratteristiche del processo di produzione:- prodotto da “agricoltura biologica”- prodotto “rispettando la natura”- prodotto “senza impiego di bambini”- prodotto “rispettando il benessere animale”
Attributi del prodottoProdotti ‘fiducia’Alcuni consumatori saranno disponibili a pagare di più un prodotto che abbia una o più di queste caratteristiche.
-> l’asimmetria informativa, in presenza di differenze qualitative del prodotto, nei costi di produzione e di una disponibilità a pagare dei consumatori per caratteristiche non osservabili, determina un forte incentivo per le imprese ad offrire ai consumatori prodotti di qualità inferiore come prodotti di più alta qualità
Il mercato per un prodotto ‘fiducia’ può svilupparsi:- sulla base di un atto di fiducia del consumatore (nel produttore)- grazie ad una ‘garanzia’ fornita da terzi sulle caratteristiche del prodotto o del processo che il consumatore non è in grado di verificare da sé.
L’analisi economica della sicurezza alimentare
Valore economico della sicurezza alimentareValore economico della sicurezza alimentare
fallimento del mercato della sicurezza alimentare» asimmetria informativa» costi “sociali” della sicurezza alimentare» divergenze fra rischio percepito e rischio reale» bene pubblico?
il prezzo e altri attributi estrinseci dei prodotti non sono un mezzo efficiente per regolare domanda e offerta
efficienza del sistema economico --> intervento pubblico --> politiche per la sicurezza alimentare
Valore etico della sicurezzasicurezza alimentareSicurezza alimentare come attributo etico del prodotto
diritto per i consumatori
all’alimentazione all’alimentazione sicura
food security food safety
equità del sistema economico --> intervento pubblico--> politiche per- food security
- food safety
Strumenti dell’intervento pubblico per la sicurezza alimentare
Politiche per la sicurezza alimentarePolitiche per la sicurezza alimentare(food (food safetysafety) )
informazione - etichettatura
di prodottostandard di processo
di prodotto e di processo
HACCP
rintracciabilità
Obiettivi dell’intervento pubblico:− ridurre l’asimmetria informativa tra produttori e consumatori− garantire la salubrità degli alimenti
La politica comunitaria per la sicurezza alimentare
L’evoluzione della politica comunitaria per la L’evoluzione della politica comunitaria per la sicurezza alimentaresicurezza alimentare
• la nascita della Comunità– la creazione di in mercato comune � area di libero scambio
�barriere tariffarie e non tariffarie– il principio di libera circolazione delle merci � concorrenza
• gli anni ’60 e ’70– le direttive di carattere verticale � standard comuni per la
composizione e le produzioni– scarsa efficacia �unanimità del voto e tipologie alimentari molto
elevate• gli anni ’80
– le sentenze della corte di giustizia �1979 il caso “Cassis de Dijon”– il principio del mutuo riconoscimento �i prodotti che rispettano i
requisiti del paese in cui sono stati fabbricati devono essere ammessi anche negli altri paesi membri
• gli anni ’90– le direttive di carattere orizzontale– la crisi BSE
• gli anni duemila ���� il nuovo approccio
Politica comunitaria per la sicurezza alimentarePolitica comunitaria per la sicurezza alimentareBase giuridica
– Libro bianco sulla sicurezza alimentare del 2000– Regolamento 178/2002
Finalità
garantire un livello elevato di tutela della salute umana e degli interessi dei consumatori in relazione agli alimenti
Principi generali
– libera circolazione dei beni e concorrenza– principio di precauzione– strategia integrata � approccio sistemico � considerare l’intero sistema agro-alimentare (dai campi alla tavola) � i diversi operatori hanno una responsabilità primaria nella sicurezza alimentare
– analisi del rischio– autorità sulla sicurezza alimentare
Sicurezza alimentare eanalisi del rischio
o risk assessment --> valutazione del rischio� analisi dell’informazione� Autorità alimentare
o risk management --> gestione del rischio� principio di precauzione� normativa� Commissione, Parlamento, Consiglio
o risk comunication --> informazione sul rischio� dialogo con gli interessati� etichettatura e pubblicità� Autorità alimentare
Politica comunitaria sulla sicurezza alimentare
Misure orizzontali ���� regolamento 178/2002 ���� generalfood law
– applicazione del libro bianco– finalità: garantire un livello elevato di tutela
della salute umana in relazione agli alimenti– istituisce l’analisi del rischio– istituisce l’Autorità europea per la sicurezza
alimentare– introduce la rintracciabilità
Misure verticali o specifiche
Politica comunitaria per la sicurezza alimentarePolitica comunitaria per la sicurezza alimentare
Etichettatura – direttive 2000/13/CE, 2001/101/CE, 2003/89/CE– regolamento 1830/2003 sugli organismi geneticamente
modificati– regolamento 1924/2006 sui nutritional claims
Standard– igiene --> regolamenti 852/2004, 853/2004, 854/2004,
882/2004– additivi --> direttiva 89/107/CEE– residui e contaminanti --> regolamento 315/93– ecc.
HACCP– Regolamenti 852/2004 e 853/2004
Rintracciabilità– Regolamenti 178/2002, 1760/2000
La nuova disciplina comunitaria sull’igiene dei prodotti alimentari
• Regolamento 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari
• regolamento 853/2004 che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale
• regolamento 854/2004 che stabilisce norme specifiche per l’organizzazione dei controlli ufficiali sui prodotti di origineanimale destinati al consumo umano
• regolamento 882/2004 relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali
• direttiva 2004/41/CE che abroga alcune direttive recanti norme sull’igiene dei prodotti alimentari e le disposizioni sanitarie per la produzione e la commercializzazione di determinati prodotti di origine animale destinati al consumo umano e che modifica le direttive 89/662/CEE e 92/118/CEE e la decisione 95/408/CE
La nuova disciplina comunitaria sull’igiene dei prodotti alimentari
Considerazioni sul regolamento 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari
• stabilisce i principi generali in materia di igiene dei prodotti alimentari (strutture, locali, trasporti, ecc.)
• prevede l’adozione delle procedure del sistema HACCP
• è basato sulla strategia integrata per la sicurazzaalimentare, ma esclude l’applicazione dell’HACCP alla produzione primaria (agricoltura)
• sostituisce la direttiva 93/43/CEE con il regolamento --> armonizzazione delle legislazioni nazionali
• rende obbligatoria l’adozione dei requisiti di igiene e dell’HACCP nell’intero mercato comunitario allargato --> Peco
RintracciabilitàRintracciabilità
•• Prima definizione (D. Prima definizione (D. LgsLgs. 189/1992 e 155/97). 189/1992 e 155/97)Legata alle norme di sicurezza dei prodotti alimentari
•• Seconda definizione (art. 18 del Seconda definizione (art. 18 del Reg.Reg. CE 178/2002) CE 178/2002) È disposta in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione la rintracciabilità degli alimenti e dei mangimi destinati alla produzione alimentare e di qualsiasi altra sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime
•• Terza definizione (Norma UNI 10939)Terza definizione (Norma UNI 10939)È la capacità di ricostruire la storia e di seguire l’utilizzo di un prodotto mediante identificazioni documentate, relativamente ai flussi materiali ed agli operatori di filiera;
•• altri esempi: AFNOR V01 020, BSI 85:2000, ISO 22005:2005altri esempi: AFNOR V01 020, BSI 85:2000, ISO 22005:2005
SistemiSistemi didi traccabilitàtraccabilità nell’Uenell’Ue
Libro Bianco
(COM(719)1999)
Politica UE
tracciabilità obbligatoria
Reg. 1760/2000
Reg. 178/2002
Standards nazionali/internazionali
tracciabilità volontaria
ISOUNIBSIAFNOR
diverse tipologie di sistemi di rintracciabilià in base a (Golan et al., 2005):• ammontare di informazioni registrate• settori e soggetti coinvolti• la dimensione dell’unità tracciata
sistemi di rintracciabilitànell’Unione europea
Tracciabilità di filiera obbligatoria
Reg. 178/2002 registra i flussimateriali lungo la filiera attraversouna specifica procedura documentale
Tracciabilità di filiera e di prodotto
ObbligatoriaReg. 1760/2000
VolontariaUNI 10939
SistemiSistemi didi traccabilitàtraccabilità nell’Uenell’Ue
Tracciabilità a livello sia degli operatori dellafiliera (supply chain traceability) e sia dellasingola impresa (product traceability) � èpossibile ricostruire la storia di un prodotto �
rintracciare le singole materie prime agricole
Obiettivi della Obiettivi della tracciabilitàtracciabilità
• tracciabilità obbligatoria
– migliorare la sicurezza alimentare • distribuzione della responsabilità e possibilità di individuazione delle responsabilità in caso di non conformità
• aumentare il grado di informazione nella filiera• ritirare dal mercato, gli eventuali prodotti non conformi �solo per reg. 1760/2002
• tracciabilità volontaria
– migliorare la sicurezza alimentare � come visto in precedenza– migliorare la qualità del prodotto
• adozione di disciplinari di produzione– valorizzare l’immagine aziendale– differenziare il prodotto– ottenere un premium price– migliorare la chain management
Organizzazione della Organizzazione della tracciabilitàtracciabilità
• Gestione dei lotti nei processi � lotti discontinui• Azienda leader della filiera• Adozione di una nuova governance nelle transazioni di
filiera � supply chain agreement � contratti e disciplinari di produzione
• Definizione della filiera di base• Ruolo della certificazione di parte terza
Italian voluntary traceability
The economic effects of UNI 10939
• Food safety --> better risk management
• Food quality --> better standards management
• Vertical coordination
• Supply chain agreements • information flow• trust• liability
Theoretical frameworkTheoretical frameworkTransaction Cost Economics (Williamson 1985, 1996)
Minimization transaction costs (information, negotiating, monitoring costs)
Governance transaction structure
Transaction structure- degree of asset specificity (bilateral dependency of agents)- degree of uncertainty (information asymmetry and opportunistic behaviour)- degree of frequency
Theoretical frameworkTheoretical framework
Williamson contracting scheme
economic incentives (p>0)
contractual support (s>0)
The implementation of VT leads:• An increase of asset specificity• A variation of relative degree of uncertainty• A variation of transaction costs (monitoring costs)
Incentive to promote new transaction governance based on supply chain agreements
Possibili effetti della rintracciabilità e delle Possibili effetti della rintracciabilità e delle politiche per la sicurezza alimentarepolitiche per la sicurezza alimentare
Valutazione degli effetti in termini di rapporto costi-benefici
Mercato comunitario
effetti sui produttori alimentari
– costi di adeguamento alla nuova normativa• per i prodotti a marchio industriale e per i prodotti a
marchio del distributore (private label)• per l’intero mercato comunitario “allargato” --> nei Peco
consistenti costi di adeguamento– benefici
• maggiore protezione del mercato rispetto ai grandi competitori internazionali
• maggiore fiducia del consumatore
effetti sul consumatore
– costi • possibile incremento “orizzontale” dei prezzi• possibile incremento della spesa pubblica per i costi dei
controlli– benefici
• maggiore food safety per l’applicazione della normativa e per controlli più efficienti
effetti sul sistema
– costi• costi per l’organizzazione dei controlli
– benefici• maggiore efficienza del sistema• maggiore integrazione nelle filiere
Possibili effetti della rintracciabilità e delle Possibili effetti della rintracciabilità e delle politiche per la sicurezza alimentarepolitiche per la sicurezza alimentare
Mercato internazionale
• effetti sulle esportazioni dei prodotti comunitari
• effetti sulle importazioni dai paesi in via di sviluppo– difficoltà di adeguamento alle normative – barriere non tariffarie (barriere tecniche) alle importazioni
• effetti sulle importazioni comunitarie dai paesi industrializzati
Possibili effetti della rintracciabilità e delle rintracciabilità e delle politiche per la sicurezza alimentarepolitiche per la sicurezza alimentare
– Contrapposizione fra la crescente domanda di sicurezza alimentare e di attributi di qualità e il processo di liberalizzazione dei mercati
– le nuove istanze rappresentano nuove potenziali barriere di natura non tariffaria (NTB)
Attualmente gli accordi GATT-WTO che regolamentano questa complessa materia sono:
– accordo sulle misure Sanitarie e Fitosanitarie(SPS)
– accordi sulle Barrire Tecniche (TBT)– accordo sui diritti di proprietà intellettuale legati al commercio (TRIPS, art. 22-24)
Problematiche internazionali
Politiche per la sicurezza alimentare
Misure per il mercato interno
• informazione / etichettatura
• standard
• HACCP
• rintracciabilità
Misure per gli scambiinternazionali
import
• barriere tecniche
Accordo SPS
Regola la legittimità di misure SPS finalizzate a tutelare la vita e la salute dell’uomo, degli animali e delle piante. Una misura è legittima quando: i) si basa su criteri scientifici (art. 2);ii) si basa su uno standard internazionale (art. 3); iii) in mancanza di questo, si basa su una valutazione scientifica del rischio (art. 5.1); ii) ha un effetto distorsivo minimo sul commercio; iii) è introdotta su base temporanea, quando le prove scientifiche rilevanti sono insufficienti (art. 5.7).
Accordo TBT
Disciplina la regolamentazione tecnica, gli standard di qualità e le procedure di certificazione di conformità. Legittimità delle misure (art. 2): i) i prodotti importati devono subire lo stesso trattamento dei prodotti simili di origine nazionale; ii) ricorso a misure con impatto minimo sugli scambi; iii) la legittimità delle misure non è esclusivamente basata su informazioni scientifiche. In ambito agroalimentare, l’Accordo regolamenta gli standard nutrizionali, di qualità, di etichettatura e di packaging
L’analisi economica della qualità nel sistema agro-
alimentare
Definizione di qualitàQualità: concetto di difficile definizione univoca poiché basato sulla ‘percezione’ soggettiva. Considera sia attributi intrinseci (nutrizionali, sicurezza, organolettici, di processo) che estrinseci
Qualità --> scelta strategica --> posizionamento sul mercato
Differenziazione del prodotto− caratteristiche intrinseche (nutrizionali,
organolettiche, funzionali, ecc. ) ed estrinseche− marchio privato e marchio collettivo− certificazione− pubblicità− premium price
strumenti per la qualità agro-alimentare
Classificazione delle politiche per la qualità agro-alimentare
regolamentati da politiche comunitarie e nazionali
regolamentati da organismi internazionali(ISO, UNI, EMAS, ecc.)
cogenti
volontari
– etichettatura– classificazione dei prodotti
con standard (es. olio di oliva, uova, ecc.)
– tutela dell’origine dei prodotti (DOP, IGP, STG, VQPRD, DOCG, DOC, IGT)
– prodotti biologici
– certificazione di processo– certificazione di prodotto– rintracciabilità– certificazione ambientale– certificazione etica
volontari
Tutela dell’origine dei prodotti
• Tipicità di un prodotto agro-alimentare � prodotto legato ad una specifica area di produzione:– origine delle materie prime– processo produttivo tradizionale dell’area
• Regolamenti 2081/92 e 2082/92– DOP --> materie prime e processo produttivo legati all’area di origine del prodotto (Parmigiano reggiano)
– IGP --> materie prime o processo produttivo sono fatti nell’area
– STG --> fa riferimento a un processo (mozzarella)
• Una DOP o IGP deve essere richiesta da un’associazione di produttori e/o di trasformatori interessati al prodotto specifico (l’istruttoria sulla richiesta dura al max. 6 mesi ed è condotta dallo stato membro)
• Procedura per ottenere una denominazione: – delimitazione dell’area– istituzione di un consorzio di tutela– disciplinare di produzione– pratiche inviate al ministero il quale invia la richiesta a Bruxelles– autorizzazione del marchio (DOP, ecc.)
Tutela dell’origine dei vini
Tutela dell’origine dei prodotti
normativa italiana:DOCG (VQPRD europeo)DOC (VQPRD europeo)IGT (indicazione geografica tipica)Vini da tavola (senza indicaz. geografiche)
normativa comunitaria:VQPRD (vini di qualità prodotti in regioni determinate)Vini da tavola con denominazione geograficaVini da tavola (senza indicaz. geografiche)
Denominazione di Origine Protetta DOP
• Per poter ricevere l’appellativo di denominazione d’origine devono sussistere 3 condizioni:– Il prodotto deve essere originario di una regione, di un determinato luogo, di un paese
– La produzione e/o elaborazione delle materie prime e la loro trasformazione fino al prodotto finito devono essere effettuate nell’area delimitata
– Le particolari qualità e caratteristiche del prodotto devono derivare essenzialmente dall’ambiente geografico del luogo di origine
Indicazione Geografica Protetta IGP
• Il legame con una specifica area geografica è garantito da almeno una delle fasi della sua preparazione. Condizioni necessarie perché ad un prodotto venga apposta la denominazione sono:– Il prodotto deve essere originario di una regione, di
un determinato luogo, o di un paese; tuttavia le materie prime possono provenire anche da un’altra regione
– Almeno una delle fasi di produzione e/o trasformazione e/o elaborazione devono essere effettuate nell’area delimitata
– Deve esistere un collegamento tra la qualità e/o la reputazione del prodotto e la regione da cui prende il nome
Il panorama comunitario delle DOP e IGP (dic.2002)
22% 17%
66% 34%
La produzione vinicola nell’Unione Europea
Campagna 2001/2002
Le produzioni biologiche– Il Regolamento CEE 2092/91 definisce le condizioni da rispettare perché un prodotto agricolo o un prodotto alimentare possano essere offerti facendo riferimento al metodo di produzione biologico
– il Regolamento CEE 1804/99 considera i prodotti dell’allevamento biologico
– i regolamenti definiscono i disciplinari per la produzione biologica
– iscrizione a un pubblico registro– controlli da parte di enti accreditati dal Ministero delle politiche agricole
Politiche per la qualità
Misure per il mercato interno
• informazione / etichettatura
• tutela dei prodotti tipici (DOP, IGP, STG, VQPRD, DOCG, DOC, IGT)
• certificazione
• tracciabilità
• agricoltura biologica
Misure per gli scambiinternazionali
import
• barriere tecniche
export
• tutela dei prodotti tipici a livello internazionale
Parte quarta
Recenti problematiche economiche del mercato
alimentare
L’internazionalizzazione del sistema agro-alimentare
Definizione di
internazionalizzazione• Per internazionalizzazione delle imprese si considera
che l’ambito di azione dell’impresa non si limita a una sola realtà nazionale, ma si estende a più paesi --> la presenza dell’impresa all’estero avviene mediante i prodotti dell’impresa stessa, mediante investimenti e altre modalità --> le diverse modalità possono essere attivate nel medesimo tempo
• per internazionalizzazione del mercato ci si riferisce a un sistema economico aperto --> paese in cui si realizzano scambi internazionali (in entrata e in uscita) di beni e di capitali, con barriere commerciali nulle o molto ridotte
• la globalizzazione dei mercati rappresenta un’estensione del concetto di internazionalizzazione
Modalità di internazionalizzazione
• commercio internazionale CI
• investimento diretto estero IDE
• accordi AC
presenza estera limitata al prodotto
flussi di import - export
filiali commerciali
filiali produttive
acquisizioni
crescita interna
crescita esterna
Internazionalizzazione nel sistema agro-alimentare
Agricoltura Ind alim Distribuzione
• commercio internazionale si si no
filiali commerciali no si si
• IDE filiali produttive no si no
acquisizioni (si) si si
• accordi no si si
Finalità dell’internazionalizzazione
• espandere l’area di mercato• approvvigionamenti materia prima
• espandere l’area di mercato• approvvigionamenti di materie prime• ridurre i costi del lavoro• ridurre i costi di trasporto• evitare politiche protezionistiche• evitare fluttuazioni monetarie• conoscere aspetti sociali, istituzionali, ecc
CI
IDE
AC• ridurre costi di approvvigionamento• ridurre costi distribuzione• ridurre costi di R&S, logistici, ecc.
Ipotesi: prodotti non differenziati, mercati concorrenziali
dotazione di fattori produttivi di ciascun paese
risorse abbondanti risorse scarsefattori poco costosi fattori costosi
costo comparato
vantaggio comparato
specializzazione produttiva di un paese
export
una nazione esporta i prodotti realizzati con i fattori più abbondanti ed importa i prodotti che devono essere realizzati con i fattori più scarsi e quindi più costosi (Venturini, 1989)
Modello di Heckscher-Ohlin
Paese importatore Paese esportatore
SD
Pw
Pi
Qs Qd
SD
Pw
Qd’ Qs’
P
Q Q
P
Pi
Modello di Heckscher-Ohlin
Qi Qi
barriere tariffarie strumenti di protezione dei mercati
barriere non tariffarie
General Agreement on Tariff and Trade (Gatt)World Trade Organisation (Wto)
Protezione dei mercati
Internazionalizzazione, protezionismo e politiche di sostegno dei prezzi
Paese importatore Paese esportatore
SD
Pw
Pi
Qs QdQs’ Qd’
a b dc
(-) ∆CS = area (a + b + c + d)
(+) ∆PS = area a
(+) ∆TS = area b
Perdita netta (dead weight loss) = area c + d
SD
Pw
Pi
Qd’ Qs’Qd Qs
a b dc
P
Q Q
P
(-) ∆CS = area (a + c)
(+) ∆PS = area (a + c + b)
(-) ∆TS = area (c + b + d)
Perdita netta (dead weight loss) = area c + d
Valutazione degli scambi commerciali • Saldo assoluto Saldo normalizzatoSAi = Exporti - Importi EXPi - IMPi
SNi = dove i = prodotto o settore EXPi + IMPi
valore min -1 --> solo import
valore max +1 --> solo exp
• Incidenza dell’import e dell’export sul valore della produzioneIMP EXP
Iimp = * 100 Iexp = * 100 VdP VdP
• Quota di mercato delle esportazioni (Export Market Share)
dove i = prodotto o settore j = paese n = paesi totali
100
1
∗
=∑
=
n
jij
ijij
EXP
EXPEMS
Scambi commerciali agro-alimentari italiani
Fonte:Inea
2002 - Mio euro
Scambi commerciali agro-alimentari italiani
Fonte:Inea
2002 - Mio euro
La competitività nel sistema agro-alimentare
Definizione di competitività
Il concetto di competitività è collegato alla capacità delle imprese e dei settoriindustriali di raggiungere e di mantenere un determinato posizionamento sui mercati nazionali e internazionali, relativamente ai competitori che operano nei medesimi mercati (Pitts e Lagnevik, 1998; Drescher e Maurer, 1999)
Definizione di competitività
• competitività a livello di
– imprese
– settore
– filiere
– sistema agro-alimentare
– sistema economico nazionale
• posizionamento
• ambito di analisi
– mercato nazionale
– mercato internazionale
• competizione e competitività
Strategie competitive
strategie competitive
price competition costo
non price competition
differenziazione
qualità marchio pubblicità
premium price
price non price competition competition
libera concorrenza si no agricoltura
concorrenza monopolistica si si industr. alimentare
concorrenza monopolistica si si distribuzione
oligopolio si si comparti ind. alim.e distribuzione
Strategie competitive nel sistema agro-alimentare
mercato
nazionale internazionale
imprese si si
settore
– agricoltura si si
– industria alimentare si si
– distribuzione no si
filiere si si
sistema agro-alimentare no si
sistema economico no si
Analisi della competitivitànel sistema agro-alimentare
bassi costi differenziazione
efficienza qualità, marchio, pubblicità innovazione
bassi prezzi premium price
vantaggio competitivo
imprese settori sistema economico
competitività nei mercati internazionali
export investimento diretto estero
Modello di Porter
Modello di Porter
Strategia, struttura e rivalità delle imprese
Settori correlati e di supporto
Condizioni dei fattori
Condizioni della domanda
chance
governo
Porterdiamond
Competitività e politiche economiche generali
• politiche monetarie
• politiche fiscali
• politiche sociali e del lavoro
• aiuti di stato
• politiche per il supporto del settore agricolo
• politiche per la sicurezza alimentare
• politiche per la qualità
Valutazione della competitività
Misure della performancecompetitiva
Misure del potenziale competitivo
Misure del processo competitivo
• EMS - quote di mercato dell’export• RCA• NEI - saldo normalizzato• Valore Aggiunto• BCG matrix• Indici adattati per IDE
• approccio del diamante di Porter
• approccio dei distretti industriali
• quota di mercato delle esportazioni (Export Market Share)
Valutazione della performance competitiva
dove:i = settore j = paese n = paesi totali
100
1
∗
=∑
=
n
jij
ijij
EXP
EXPEMS
( )100
1
∗
+
+=∑
=
n
jijij
ijijij
PEEXP
PEEXPPEMS
• quota di mercato delle esportazioni adattata con IDE (P Export Market Share)
dove:PEij = produzione estera realizzata dalle imprese del paese considerato operanti nel settore i
• Vantaggio comparato rivelato di Balassa (Revealed Comparative Advantage - RCA)
Valutazione della performance competitiva
100
/
/
1 11
1 ∗
=
∑∑∑
∑
= ==
=
m
i
n
jij
m
iij
n
jijij
ij
EXPEXP
EXPEXP
RCA
dove:i = prodotto j = paese n = paesi totali m = prodotti totali
• Vantaggio comparato rivelato di Balassa adattato con IDE (Porter-adapted index of Revealed Comparative Advantage - PRCA)
( ) ( )
( ) ( )100
/
/
1 11
1 ∗
++
++
=
∑∑∑
∑
= ==
=
m
i
n
jijij
m
iijij
n
jijijijij
ij
PEEXPPEEXP
PEEXPPEEXP
PRCA
dove PEij = produzione estera realizzata dalle imprese del paese considerato operanti nel settore i
• saldo normalizzato (Net Export Index - NEI)
Valutazione della performance competitiva
dove i = settore
( )( )ii
iii IMPEXP
IMPEXPSN
+−=
• saldo normalizzato adattato con IDE (Dunning-adapted net competitive advantage index - DNCA; Adapted Net Export Index -NEI)
( ) ( )( )( )iiii
iiiii PIPEIMPEXP
PIIMPPEEXPDNCA
−+++−+=
dovePEi = produzione estera realizzata dalle imprese del paese considerato operanti nel settore iPIi rappresenta la produzione realizzata nel paese da imprese estere operanti nel settore i
Valutazione della competitività nelmercato comunitario agro-alimentare
FN
BL
S
DK
IR
GR
G
I
UK
P
FI
A
SW
0
50
100
150
200
250
300
350
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0quote di mercato agro-alim
RC
A
Relazione fra RCA e quote di mercato agro-alimentari nei paesi UE (1997)
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat
Valutazione della competitività nelmercato comunitario agro-alimentare
P SWA
F
N
BL
S
DK
IR
GI
UKGR
FI-0,60
-0,40
-0,20
0,00
0,20
0,40
0,60
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0
quote di mercato agro-alim
sald
o no
rmal
izza
to a
gro-
alim
Relazione fra saldo normalizzato e quote di mercatoagro-alimentari nei paesi della UE (1997)
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat
La concentrazione nell’industria alimentare
Definizione di concentrazione• Concentrazione di un settore: quota rilevante delle attività economiche del settore posseduta da una parte ridotta del complesso di imprese operanti nel settore.
– Numero di imprese– distribuzione delle imprese in funzione della dimensione
- libera concorrenzaconcorrenza monopolisticaoligopolio
+ monopolio
• Processi di concentrazione delle imprese: crescita delle dimensioni (scala) delle imprese
• Fattori determinanti nel settore per la concentrazione:– struttura del settore --> livello di concentrazione– ciclo di vita del prodotto --> domanda– internazionalizzazione del mercato– livello di concentrazione nei settori a monte e a valle– politiche pubbliche
Modalità dei processi di concentrazione
• Crescita delle imprese:– interna (endogena) --> nuova capacità produttiva– esterna (esogena) --> acquisizione di unità produttive già in essere.
Fattori determinanti: tempo, costo, valutazione del rischio, opportunità di acquisizioni, valore delle imprese e disponibilità finanziaria, perdite di efficienza, perdite di immagine dei prodotti.
• Acquisizione:– impianto– quote di partecipazione al capitale
– totale– di maggioranza– di minoranza
• Fusione:– fusione per incorporazione e per concentrazione– operazioni intra-gruppo e operazioni extra-gruppo
Finalità dei processi di concentrazione
Finalità reali --> vantaggi economico-produttivi per la dimensione crescente
1. Vantaggi collegati all’espansione nei mercati– miglioramento posizione concorrenziale --> maggiori quote di mercato ed eliminazione di concorrenti
– nuovi mercati geografici --> internazionalizzazione– diversificazione intra-settoriale ed extra-settoriale– differenziazione dei prodotti --> innovazioni– integrazione verticale– maggiore potere contrattuale con la distribuzione
2. Vantaggi collegati alla riduzione dei costi– economie di scala– economie di apprendimento– potenziamento nella R&S– potenziamento dei sistemi di approvvigionamento e di distribuzione --> sinergie logistiche e commerciali
Modelli sui processi di concentrazione
• Modello strutturalista– approccio di impostazione neoclassica, analisi della concorrenza imperfetta– paradigma struttura-comportamento-performances (Bain, 1959)– la struttura del mercato determina il comportamento (le strategie) delle imprese e soprattutto le performances (redditività, prezzi, ecc.)– indici di concentrazione
• Modello industrialista– approccio alla concorrenza come “processo evolutivo”, possibiliinfluenze delle performances sul comportamento e del comportamento sulla struttura (Jacquemin, 1989) (nuova economia industriale)– analisi degli effetti delle acquisizioni sulla redditività delle imprese --> motivazioni legate ai vantaggi operativi e di mercato– non si verifica spesso l’incremento di redditività atteso --> altre motivazioni, teoria manageriale– metodi econometrici
Modelli sui processi di concentrazione
• Modello evolutivo e strategico– approccio all’analisi della concorrenza basato sulle strategie delle imprese e sull’evoluzione dei rapporti impresa - ambiente – motivazione della crescita dimensionale dell’impresa basata sulvantaggio competitivo (Porter, 1987)– strategie di costo, di differenziazione e di focalizzazione– case studies
• Modello finanziario– approccio ai processi di acquisizione e fusione come creazione di valore per le imprese a seguito dei vantaggi operativi e di mercato – crescita dei valori azionari delle imprese coinvolte– mercato borsistico– metodo quantitativo “abnormal stockmarket return
Valutazione della concentrazione • Rapporto di concentrazione
mΣ i=1 fi
CRm = * 100FT
dove fi = fatturato della i-esima impresa fra le m imprese maggiori del settoreFT = fatturato totale del settore
• Indice di Herfindahl
dove Ai / A = quota di mercato della i-esima impresa N = è il numero totale delle imprese del settorese si utilizza una distribuzione per classi di addettiAi / A = rapporto fra il numero di addetti della classe i (Ai) e il numero di addetti totali (A)N = numero delle classi e Ni = numero di imprese della classe i Valore minimo = 1 / numero di imprese, Valore max = 1 max concent.
2
1
1∑
=
=N
i
i
i A
A
NH
2
1∑
=
=N
i
i
A
AH
Processi di concentrazione nell’industria alimentare italiana
• Intensità dei processi di concentrazione nella seconda metà degli anni ‘80 e nei primi anni ‘90 --> l’industria alimentare comunitaria ed italiana è uno dei settori più dinamici per numero di acquisizioni, dopo il chimico e il meccanico. Rallentamento e dismissioni nella seconda metà degli anni ‘90 e nei primi anni 2000• Fattori determinanti a livello di settore per i processi di concentrazione:
– internazionalizzazione dei mercati (mercato interno europeo, globalizzazione, Wto, ecc.) --> competizione orizzontale
– bassa concentrazione nell’industria alimentare italiana– stabilizzazione dei consumi alimentari e modificazioni qualitative– forte espansione della distribuzione --> potere controbilanciante;
sviluppo delle private labels --> competizione verticale.• Evoluzione delle caratteristiche competitive delle imprese e del settore --> gruppi alimentari nazionali, gruppi alimentari internazionali,gruppi cooperativi, gruppi di natura finanziaria, piccole e medie imprese.• Differenziazione delle strategie di adattamento ai cambiamenti delle caratteristiche competitive, soprattutto fra piccole imprese e grandi imprese.
Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 1983 (milioni di eurolire)
Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di1983 fatturato concentrazione
CRn
1 Ferruzzi I 1.027 1.027 3,3%2 SME-IRI I 660 1.687 5,5%3 Galbani I 483 2.170 7,0%4 Barilla I 395 2.564 8,3%5 Ferrero I 347 2.911 9,4%6 Unilever NL, UK 317 3.228 10,4%7 Parmalat I 301 3.529 11,4%8 Nestlè CH 279 3.808 12,3%9 Buitoni I 272 4.079 13,2%10 Star I 268 4.348 14,1%
(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi
Fonte: elaborazioni su dati R&S, Mediobanca e Inea
Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 1993 (milioni di eurolire)
Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di1993 fatturato concentrazione
CRn
1 Danone F 2.309 2.309 3,5%2 Eridania B.S. I 1.818 4.127 6,3%3 Barilla I 1.807 5.934 9,0%4 Ferrero I 1.299 7.232 11,0%5 Cremonini I 1.288 8.520 12,9%6 Unilever NL, UK 1.234 9.754 14,8%7 Nestlè CH 1.187 10.941 16,6%8 Parmalat I 1.035 11.977 18,2%9 Philip Morris USA 978 12.955 19,7%10 Veronesi I 840 13.795 20,9%
(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi
Fonte: elaborazioni su dati R&S, Mediobanca e Inea
Principali imprese alimentari controllate da gruppi esteri - 1993
Gruppo Imprese principali Marchi principali
Danone (F)
Danone, Galbani, Saiwa, Star, Agnesi, Riserie Gariboldi, Italaquae, Birra Peroni
Bel Paese, Santa Lucia, Certosa, Oro Saiwa, Premium Saiwa, Tuc, Ritz, Liebig, Flora, Ferrarelle, Boario
Unilever (UK, NL)
UnilitFindus, Dante, Bertolli, San Giorgio, Maya, Friol, Calvé, Algida, Sorbetteria di Ranieri, Eldorado, Lipton
Nestlé (CH)
Nestlé, Pezzullo, Sogeam, San Pellegrino
Locatelli, Vismara, Surgela, La Valle degli Orti, Berni, Olio Sasso, Motta, La Cremeria, Perugina, Alemagna, Buitoni, Nescafé, Vera
Philip Morris (USA)
Kraft G.F., Fattorie Osella, Jacobs Suchard, Jacobs Caffè
Simmenthal, Negroni, Fini, Vallé, Invernizzi, Philadelphia, Jocca, Gim, Robiola Osella, Milka, Toblerone, Cote d'Or, Splendid
Fonte: Elaborazioni su dati R&S, Databank e altre fonti
Principali imprese alimentari controllate da gruppi nazionali - 1993
Gruppo Imprese principali Marchi principali
Eridania B.S.
Cereol, Carapelli, Cerestar, Eridania Z.N., I.S.I., Interzuccheri
Carapelli, Eridania
Barilla
Buralli, Panem, Barilla Dolciaria, Unione Laboratori, Barilla Alimentare, Barilla Alimentare Sud, Voiello, Quinto & Manfredi
Barilla, Mulino Bianco, Pavesi, Tre Marie, Voiello, Braibanti
Ferrero FerreroKinder, Mon Chéri, Pocket Coffee, Rocher, Nutella, Tic Tac, Brioss, Fiesta, Fiesta, Duplo, Estathè
Cremonini Cafin (*)
Inalca, Europork, Icar, Ultrocchi, Montorsi Blasi, Acsal, Marr, Agape
Montana
ParmalatParmalat, Giglio, Centrale del latte di Genova, Centrale del latte Brianza, Talat, Panna Elena
Santàl, Pomì, Bonlat, Dietalat, Chef, Mister Day
VeronesiAgricola Tre Valli, La Pellegrina, Aia, Montorsi Francesco & figli, Veronesi Verona, Meridionalmangimi
Aia, Veronesi, Montorsi, La Buona Salumeria,
(*) Nel 1996 Cremonini ha ceduto le attività nel fast food (Foodservice System Italia, insegna Burghy) al gruppo McDonald's Fonte: Elaborazioni su dati R&S, Databank e altre fonti
Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 2000/2003 (milioni di euro)
2000 2001 2002 2003
Barilla (3) 2.104 2.202 2.475 2.512Unilever Italia (4) 1.628 1.842 1.999 2.028Nestlè italiana (2) 1.715 1.676 1.756 1.760P. Ferrero & C. (3) 1.531 1.603 1.692 *962Veronesi Finanziaria (3) 1.272 1.544 1.675 1.670Cremonini (5) 1.367 1.341 1.571 1.762Egidio Galbani (6) 1.079 1.107 781 1.133Luigi Lavazza (3) 707 741 767 766Fin. San Benedetto (9) 440 546 581 760Arena Holding (8) - 148 436 757
Parmalat (1) 1.969 1.953 - -Eridania B.S. (7) 1.634 1.709 - -Fonte: elaborazioni su dati R&S e Mediobanca(1) Sommatoria dei fatturati netti delle principali società italiane costituenti il gruppo.(2) Fatturato consolidato. Non sono comprese le partecipazioni nelle attività delle acque minerali. La San Pellegrino ha fatturato 784 milioni di euro nel 2002 e 867 milioni di euro nel 2003. (3) Fatturato consolidato. (4) Fatturato relativo ai prodotti alimentari (Sagit e Unilever Bestfoods)(5) Fatturato consolidato comprese attività distributive.(6) Nel 2002 Egidio Galbani è stata ceduta dal Groupe Danone per cui non si riporta il fatturato dell'intero gruppo(7) Sommatoria dei fatturati netti delle principali società italiane costituenti il gruppo.Nel 2002 Montedison ha ceduto tutte le attività alimentari facenti capo al Gruppo Eridania Begin-Say. (8) Fatturato consolidato. Dal 2002 consolida integralmente il gruppo Garbini, il Salumificio Marsilli e la Interfin.(9) Nel 2001 consolida integralmente Européenne d'Embouteillage e Acqua di Nepi.Dal 2002 consolida integralmente la Dasambe, la Magyarvìz, la Polska Woda e la Servizi Tecnici Avanzati.(*) Il fatturato del 2003 si riferisce ad un esercizio di 8 mesi.
Importanti acquisizioni nell’industria alimentare italiana nel periodo 2000-2004
Il gruppo Eridania Begin-SayNel 2001 suddiviso in 4 società (Cerestar, Cereol, Begin-Say e Provimi). Nel 2002 Begin-Say ha ceduto Eridania-ISI a Finbieticola-Coprob e Sadam ed è stata a sua volta ceduta ad un consorzio di imprese francesi (Union BS e Union SDA), Cereol ha ceduto Carapelli a investitori guidato da B&S Private Equity Group e Monte dei Paschi di Siena e a sua volta è stata ceduta a Bunge Ltd., Cerestar è stata ceduta a Cargill.
Impresa acquirente
Impresa acquisita
Impresa acquirente
Impresa acquisita
Bc Partners (Uk) Galbani (Danone) GranaroloCentrale Latte Milano; Yomo
Lgr Holding Italacquae (Danone) GranMilano (Barilla) Sanson; Sinpa; Gelit
(Ferrarelle, Boario) Ilva Saronno Corvo vini
Colussi Agnesi (Danone) Campari Sella e Mosca
Colussi Riso Eurico (Cereol) Star Monini; Ponti; Paren
Besnier Locatelli (Nestlè) Chiari & FortiInvernizzi (salumi); Fini (Kraft)
Ferrarini Vismara (Nestlè) Lactalis (F) Invernizzi (Kraft)
Minerva Agricola Olio Sasso (Nestlè) VeronesiNegroni (Kraft; Chiari & Forti)
Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 2003 (milioni di euro)
Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di2003 fatturato concentrazione
CRn
1 Barilla I 2.512 2.512 2,4%2 Unilever NL, UK 2.028 4.540 4,4%3 Cremonini I 1.762 6.302 6,1%4 Nestlè (1) CH 1.760 8.062 7,8%5 Veronesi I 1.670 9.732 9,4%6 Galbani I 1.133 10.865 10,5%7 Ferrero (2) I 962 11.827 11,5%8 Lavazza I 766 12.593 12,2%9 San Benedetto I 760 13.353 13,0%10 Arena I 757 14.110 13,7%
(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi
(1) Non sono comprese le partecipazioni nelle attività delle acque minerali. La San Pellegrino
ha fatturato 867 milioni di euro nel 2003.
(2) Il fatturato corrisponde all'esercizio di 8 mesi.Fonte: elaborazioni su dati R&S e Mediobanca
La concentrazione nella distribuzione alimentare
Evoluzione delle tipologie distributive alimentari in Italia
0
50
100
150
200
250
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
GDO (super+iper)
dettaglio tradizionale
La distribuzione italiananel contesto europeo
Austria 8,0 0,8 71,0Belgio 10,2 1,0 89,1Danimarca 5,3 0,6 82,3Finlandia 5,2 0,8 75,6FRANCIA 59,2 0,6 87,4Germania 82,0 0,8 79,8Gran Bretagna 59,0 0,6 88,3Grecia 10,5 1,7 67,2Irlanda 3,8 2,4 58,3ITALIA 57,6 2,5 59,5Paesi Bassi 15,7 0,3 90,0Portogallo 9,9 2,6 82,2Spagna 39,4 1,6 69,1Svezia 8,8 0,6 85,2
Quota mercato Iper e Super (%)
Nazione Abitanti (mln)Punti
vendita/1000 ab.
Quote di mercato dei prodotti a marchio del distributore - 2002
Italia Germania Francia Spagna Gran Bretagna
Caseari - 39,2 - 17,4 61,2Surgelati 17,6 39,4 36,4 36,9 44,8Specialità alimentari 13,2 - 30,4 19,0 80,8Alimentari secchi 11,2 36,4 25,0 28,4 32,7Dolciari - 28,0 12,3 11,0 18,4Bevande calde 5,4 27,0 - 18,3 22,1Analcolici 10,3 23,9 15,7 11,4 35,2Alcolici 2,6 20,8 15,2 12,4 28,5
TOTALE 11,5 25,4 20,9 19,4 38,5Fonte: ACNielsen
Quote di mercato dei discount - 2002Italia Germania Francia Spagna Gran Bretagna
6,6 37,4 8,6 10,4 5,6
Fonte: ACNielsen
I primi 10 gruppi della Grande Distribuzione nel mondo - 2002Paese Tipologia Vendite % vendite
(mio euro) estere1 Wal-Mart Stores USA misti 259.455 16,702 Carrefour Francia iper/super 68.729 47,503 Koninkliike Ahold Olanda iper/super 62.706 85,904 Kroger USA super 54.921 0,005 Metro Germania iper/super 51.526 46,006 Tesco Gran Bretagna iper/super 41.934 18,207 Albertson's USA super 37.801 0,008 Rewe Germania iper/super 37.430 22,709 Aldi Germania super 35.772 36,40
10 Safeway USA super 34.060 13,80
I primi 15 gruppi della Grande Distribuzione alimentare nell'UE - 2002Paese Vendite Addetti % vendite
(mio euro) estere1 Carrefour Francia 68.729 396.662 47,52 Koninkliike Ahold Olanda 62.706 254.279 85,93 Metro Germania 51.526 245.164 46,04 Tesco Gran Bretagna 41.934 188.182 18,25 Rewe Germania 37.430 187.185 22,76 Aldi Germania 35.772 nd 36,47 Intermarché Francia 33.500 nd 29,38 Edeka Gruppe Germania 30.537 nd 8,49 Sainsbury Gran Bretagna 27.752 108.700 15,5
10 Auchan Francia 27.562 68.133 42,011 Tengelman Germania 25.903 183.396 55,212 Leclerc Francia 23.500 84.000 4,113 Schwarz (Lidl) Germania 22.971 nd 36,914 Casino Francia 22.857 115.757 41,715 Wal-Mart USA 21.271 142.345
I primi 20 gruppi della Grande Distribuzione alimentare in Italia - 2002Vendite Addetti Tipologia Punti
(mio euro) vendita1 Coop 9.860 46.700 Cooperativa 1.2652 Interdis (Vegé, La Centrale) 6.174 nd Unione volontaria 3.3983 Auchan-La Rinascente (SMA) 6.146 30.108 A succursali 4654 Conad 6.008 24.876 Gruppo d'acquisto 2.7205 Carrefour-Gs 5.900 23.000 A succursali 1.0746 Selex (A&O, Alì, Famila, ecc.) 5.450 22.130 Unione volontaria 2.3597 Esselunga 3.727 12.744 A succursali 1148 Sisa 2.961 11.208 Unione volontaria 1.5549 Despar 2.840 13.946 Unione volontaria 1.85310 Consorzio C3 (D'Ambros,ecc.) 2.800 11.000 Unione volontaria 64011 Pam (inclusa Superal) 2.170 9.805 A succursali 42012 Metro C+C 2.100 4.500 A succursali 3913 Finiper (Iper) 1.895 6.132 A succursali 2014 Crai 1.842 11.950 Gruppo d'acquisto 2.54915 Sigma 1.780 16.000 Gruppo d'acquisto 2.66516 Lombardini (Grosmarket) 1.360 4.020 A succursali 63017 Rewe (Billa, Penny, Standa) 1.195 nd A succursali 16418 Bennet 1.145 5.558 A succursali 3919 Il Gigante 712 2.651 A succursali 2720 Lidl Italia 631 nd A succursali 300
TOTALE 66.696 256.328 22.295
Le principali centrali di acquisto in Italia - 2003Aderenti Quota % Cumulata
Coop Italia Coop Italia 19,6in Europa con Euroski(E) e Intermarché(F)
Intermedia Auchan,Pam,Lombardini,Bennet 17,4
Esd Italia Esselunga,Selex,Agorà(Iperal,Sogegross,Seven) 15,6In Europa con EMD leader nelle centrali d'acquisto
Carrefour Carrefour,GS,Finiper,Unes,Gigante,Algro,Gdm 15,6
Mecades Metro,Sintesi,Sisa,Interdis,Aligros,Despar,Crai 14,0
Conad Conad 9,2In Europa con Leclerc(F) e SistemU
Fonte:Cermes-Bocconi
19,6
37,0
52,6
68,2
82,2
91,4