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Corso di Movimentazione Manuale dei Carichi per Operatori dell’Emergenza Territoriale
Modulo per gli operatori dell’Emergenza Territoriale
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LezioneNormativa10.009.30
PraticaMovimentazione Carichi13.0012.00
PraticaSedia da Trasporto *16.0015.00
* Prova con Valutazione
LezioneDebriefing / Test Finale*17.1517.00
PraticaKED *17.0016.00
PraticaAsse Spinale *15.0014.00
Pranzo14.0013.00
LezioneGestione Presidi per Immobilizzazione e Trasporto
11.3011.00
Pausa Caffè11.0010.45
LezioneAnatomia Rachide / Biomeccanica / Analisidelle Movimentazioni
11.0010.45
LezionePresentazione Corso / Pretest9.309.00
MetodoTema AffrontatoOra FineOra Inizio
Programm
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Contenuti
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A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Introduzione 5
Movimentazione Manuale CarichiIntroduzione
Un sistema aziendale che ha come obiettivo la qualità del servizio agli utenti, deve considerare come elemento fondamentale per il suo raggiungimento e mantenimento, il benessere e la sicurezza degli operatori durante il lavoro.Tale aspetto ha assunto una maggiore importanza dopo l’emanazione del D.Lgs.626/94, che va a migliorare gli aspetti di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.Tra i diversi rischi lavorativi, viene preso in esame il rischioderivante da Movimentazione Manuale dei Carichi.All’interno di una realtà lavorativa di tipo sanitario, come la nostra, questa tipologia di rischio si presenta in maniera evidente nelle attività svolte dal personale sanitario assistenziale (infermieri, fisioterapisti ecc), in quanto la “movimentazione di un carico”, rappresenta, nella maggior parte dei casi, la movimentazione di un paziente non autosufficiente.Una scorretta Movimentazione Manuale può comportare, per le sue caratteristiche, o in conseguenza di condizioni ergonomiche sfavorevoli, la possibilità di distorsioni, strappi muscolari, lombalgie, ernie del disco, fino a lesioni dorso-lombari gravi.
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Introduzione 6
Introduzione
Le misure di prevenzione e protezione idonee a ridurre il più possibile il rischio devono essere attuate attraverso:
un’attenta valutazione delle condizioni di salute e sicurezza connesse all’attività con particolare attenzione alle caratteristiche del caricoun’adeguata formazione/informazione agli operatori esposti, con particolare riferimento alle corrette manovre di movimentazione manuale;la dotazione di ausili idonei ;il monitoraggio delle condizioni di salute, svolta dal medico Competente, attraverso l’attuazione della Sorveglianza Sanitaria.L’obiettivo della normativa è anche quello di introdurre, attraverso misure organizzative e strutturali, la capacitàdi utilizzo di tecniche e comportamenti corretti per preservare la salute e la sicurezza dell’operatore.
Movimentazione Manuale CarichiIntroduzione
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Introduzione 7
La movimentazione manuale dei carichi per gli operatori dei Servizi di Emergenza
L’importanza della formazione/informazione e addestramento come misura di prevenzione dai rischi lavorativi è per la nostra Azienda fondamentale.Per questo riteniamo importante, in alcuni casi sviluppare e approfondire gli aspetti prevenzionistici relativi ad alcuni rischi più difficilmente riducibili, in quanto derivanti da attivitàlavorative effettuate in ambienti e situazioni particolari.Gli operatori che effettuano attività di pronto soccorso sul territorio , sono esposti a rischi lavorativi specifici, connessi alla particolare tipologia di attività sul paziente e ai più svariati scenari ambientali in cui si trovano ad operare. In molti casi danno assistenza a pazienti traumatizzati in ambienti altamente pericolosi come, gallerie, ambienti montani,autostrade, e comunque in situazioni complesse e pericolose che comportano una maggiore esposizione ai rischi lavorativi.
Movimentazione Manuale CarichiIntroduzione
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Introduzione 8
Tra tutti si presenta rilevante il rischio derivante da movimentazione manuale dei carichi/pazienti. Con questo corso ci proponiamo di trasferire agli operatori le modalitàcorrette di spostamento del peso statico e dinamico e l’addestramento all’utilizzo delle attrezzature, in un’ottica di miglioramento continuo del benessere degli operatori, dei pazienti e della qualità dei servizi erogati.
Movimentazione Manuale CarichiIntroduzione
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 9
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
Obiettivi
Acquisire le conoscenze teoriche degli elementi che concorrono a determinare il rischio da movimentazione manuale di carichi e pazientiAcquisire le capacità pratiche per l’effettuazione di manovre corrette per la movimentazione di carichi e pazienti, in strutture sanitarie, a domicilio e in esterno anche in situazioni di emergenza con pazienti traumatizzati.Promuovere la salute nella comunitàattraverso una maggior diffusione della cultura della prevenzione, proponendo modelli di comportamento corretti
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 10
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
Indagine sulla riduzione del rischio tramite utilizzo di Ausili e manovre manuali corrette
L’adozione di manovre manuali corretteriduce il carico discale in percentuale variabile dall’1 al 30%.L’utilizzo di ausili riduce il carico discale in percentuale variabile dal 59 all’80%.Con l’utilizzo di ausili e manovre manuali “corrette”, i disturbi a carico del rachide lombare si riducono in percentuale variabile dal 60 al 70%.
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 11
Legislazione antecedente il D.Lgs.626/94 relativamente la MMC
LEGGE N° 635/1934:“Tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli”
Definizione dei limiti di peso dei carichi “di cui possono essere gravati i fanciulli, i minori…… e le donne di qualunque età adibiti ai lavori di trasporto e sollevamento di pesi….”Peso massimo sollevabile dalle donne adulte: Kg 20Dette norme non si applicano nei riguardi:H) del personale femminile religioso addetto agli istituti pubblici di assistenza e beneficienza.
LEGGE N° 1204/1971:“Tutela delle lavoratrici madri”
Integrata dal D.Lgs n° 645/96: “ divieto di adibire le lavoratrici durante il periodo di gestazione e fino a 7 mesi dopo il parto: al trasporto, sia a braccia sia a spalle,….. Al sollevamento dei pesi, compreso il carico e scarico e ogni altra operazione connessa.
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 12
D.Lgs. 19 settembre 1994, n° 626 (e successive modifiche e integrazioni)
Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CEE 98/24 e 99/38/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoroTitolo V - Movimentazione Manuale dei Carichi:
art. 47 - Campo di applicazioneart. 48 - Obblighi dei Datori di Lavoroart. 49 - Informazione e Formazione allegato VI - Elementi di riferimento
Titolo III - Uso delle attrezzature di lavoro
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
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Articolo 47 - Campo di applicazione
1. Le norme del presente titolo si applicano alle attivitàche comportano la movimentazione manuale dei carichi con i rischi, tra l'altro, di lesioni dorso - lombari per i lavoratori durante il lavoro.2. Si intendono per:
a) movimentazione manuale dei carichi: le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più` lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l'altro rischi di lesioni dorso - lombari;b) lesioni dorso - lombari: lesioni a carico delle strutture osteomiotendinee e nerveovascolari a livello dorso lombare
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
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Articolo 48 - Obblighi dei datori di lavoro - COMMA 1
Il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie o ricorre ai mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessita` di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori.
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
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Articolo 48 - Obblighi dei datori di lavoro - COMMA 2
Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi appropriati o fornisce ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi, in base all'allegato VI
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 16
Articolo 48 - Obblighi dei datori di lavoro - COMMA 3
Nel caso in cui la necessità di una movimentazione manuale di un carico ad opera del lavoratore non può essere evitata, il datore di lavoro organizza i posti di lavoro in modo che detta movimentazione sia quanto piùpossibile sicura e sana.
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
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Articolo 48 - Obblighi dei datori di lavoro - COMMA 4
Nei casi di cui al comma 3 il datore di lavoro:a) valuta, se possibile, preliminarmente, le condizioni di sicurezza e di salute connesse al lavoro in questione e tiene conto in particolare delle caratteristiche del carico, in base all'allegato VI;b) adotta le misure atte ad evitare o ridurre tra l'altro i rischi di lesioni dorso - lombari, tenendo conto in particolare dei fattori individuali di rischio, delle caratteristiche dell'ambiente di lavoro e delle esigenze che tale attività comporta, in base all'allegato VI;c) sottopone alla sorveglianza sanitaria di cui all'art. 16 gli addetti alle attività di cui al presente titolo
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
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Articolo 49 - Formazione Informazioni
1. Il datore di lavoro fornisce ai lavoratori informazioni, in particolare per quanto riguarda:
il peso di un carico;il centro di gravità o il lato più pesante nel caso in cui il contenuto di un imballaggio abbia una collocazione eccentrica;la movimentazione corretta dei carichi e i rischi che i lavoratori corrono se queste attività non vengono eseguite in maniera corretta, tenuto conto degli elementi di cui all'allegato VI.
2. Il datore di lavoro assicura ai lavoratori una formazione adeguata, in particolare in ordine a quanto indicato al comma 1.
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
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Allegato 6 - Elementi di Riferimento
1.Caratteristiche del carico, La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio tra l'altro dorso - lombare nei casi seguenti:
il carico è troppo pesante (kg 30);è ingombrante o difficile da afferrare; è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi;è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco;può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
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Allegato 6 - Elementi di Riferimento
2.Sforzo fisico richiestoLo sforzo fisico può presentare un rischio tra l'altro dorso - lombare nei seguenti casi:
è eccessivo;può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco;può comportare un movimento brusco del carico;è compiuto con il corpo in posizione instabile.
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
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Allegato 6 - Elementi di Riferimento 3. Caratteristiche dell'ambiente di lavoro
Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio tra l'altro dorso -lombare nei seguenti casi:
il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi;il pavimento o il punto di appoggio sono instabili;la temperatura, l’umidità o la circolazione dell'aria sono inadeguate.lo spazio libero, in particolare verticale, e` insufficiente perlo svolgimento dell’attività richiesta;il pavimento e` ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore;il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in buona posizione;
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Allegato 6 - Elementi di Riferimento
4. Esigenze connesse all’attività. L’attivitàpuò comportare un rischio tra l'altro dorso -lombare se comporta una o più delle seguenti esigenze:
sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati;periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente;distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto;un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore.
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Allegato 6 - Elementi di Riferimento
Fattori Individuali di rischio, il lavoratore può correre un rischio nei seguenti casi:
inidoneità fisica a svolgere il compito in questione;indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore;insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione.
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 24
Articolo 34 - Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro
Si intende per attrezzatura da lavoro:
Qualsiasi macchina, apparecchio, utensile od impianto, destinato ad essere usato durante il lavoro
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 25
Articolo 35 - Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro
Il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori attrezzature adeguate al lavoro da svolgere ovvero adattate a tali scopi ed idonee ai fini della sicurezza e della salute.All'atto della scelta delle attrezzature di lavoro il datore di lavoro prende in considerazione:
le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro da svolgere;i rischi presenti nell'ambiente di lavoro;i rischi derivanti dall'impiego delle attrezzature stesse;
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Articolo 35 - Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro
Il datore di lavoro prende le misure necessarie affinche` le attrezzature di lavoro siano:
installate in conformita` alle istruzioni del fabbricante;utilizzate correttamente;oggetto di idonea manutenzione al fine di garantire nel tempo la rispondenza ai requisiti di cui all'art. 36 e siano corredate, ove necessario, da apposite istruzioni d'usodisposte in maniera tale da ridurre i rischi per gli utilizzatori e per le altre persone, assicurando in particolare sufficiente spazio disponibile tra gli elementi mobili e gli elementi fissi o mobili circostanti e che tutte le energie e sostanze utilizzate o prodotte possano essere addotte o estratte in modo sicuro. (2)
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 27
Articolo 35 - Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro
Il datore di lavoro si assicura che:a) i lavoratori incaricati di usare le attrezzature di lavoro ricevono una formazione adeguata sull'uso delle attrezzature di lavoro;b) i lavoratori incaricati dell'uso delle attrezzature che richiedono conoscenze e responsabilità` particolari di cui all'art. 35, comma 5, ricevono un addestramento adeguato e specifico che li metta in grado di usare tali attrezzature in modo idoneo e sicuro anche in relazione ai rischi causati ad altre persone
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 28
Titolo III Uso delle Attrezzature di Lavoro –Obbligo dei lavoratori
1. I lavoratori si sottopongono ai programmi di formazione o di addestramento eventualmente organizzati dal datore di lavoro.2. I lavoratori utilizzano le attrezzature di lavoro messe a loro disposizione conformemente all'informazione, alla formazione ed all'addestramento ricevuti.
I lavoratori:a) hanno cura delle attrezzature di lavoro messe a loro disposizione;b) non vi apportano modifiche di propria iniziativa;c) segnalano immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto qualsiasi difetto od inconveniente da essi rilevato nelle attrezzature di lavoro messe a loro disposizione
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Normativa 29
AUSILIAZIONE/INTERVENTI STRUTTURALI
INTERVENTI ORGANIZZATIVI
SORV. SANITARIA/FORMAZIONE
La gerarchia d’azione nelle strutture aziendali - Valutazione del Rischio
Riduzione del Rischio
Movimentazione Manuale CarichiLa Normativa
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 30
Gli Infermieri come i Fisioterapisti appartengono alla più ampia classe degli operatori sanitari per i quali lavorare per la salute (altrui), fa male alla salute (propria).
Movimentazione Manuale Carichi
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 31
EziologiaReumatologica (natura infiammatoria e o infettiva)Alterata statica Alterazione delle strutture vertebrali e sovraccaricoLocalizzazione al rachide di malattie sistemiche ( neoplasie ecc.)Affezioni psicogene
Movimentazione Manuale CarichiMal di Schiena
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 32
EpidemiologiaPatologia più diffusa nei Paesi industrializzatiColpisce dal 60 all’80% degli adulti in un qualche momento della vita (Framer,1988)È la ragione principale di ricorso alle visite presso i medici di base ed è la causa più rilevante di infermitàlavorativa (Deyo,1996)È causa più frequente di disabilità sotto i 45 anni (Bigos, 1994)Il 40 e il 60% degli intervistati ha avuto un episodio di dolore nel mese precedente (Nachemson,1996)In Gran Bretagna ogni anno il 4% dei lavoratori deve cambiare occupazioneNel 1993 in Gran Bretagna costo per il S.S.N. èammontato a 1,4 miliardi di sterline (3000 ml di lire) (Rosen, 1994)
Movimentazione Manuale CarichiMal di schiena
A cura del SPPA USL Bologna area Sud Emergenza Territoriale 33
Dati Italiani
Ausl di Padova 5,3%-6,6% in particolare tra gli infermieri. 8,8% operatori soggetti a M.M.C. almeno un episodio acuto negli ultimi 12 mesi. 9% Maschi 11% Femmine↑ rischi statistici nei reparti di medicina, ortopedia, neurologia, e riabilitazione.550 operatori sanitari – 11,4% dolore lombare.
I.O.R197 allievi infermieri – 22,5% dolore lombare
Sant’ Orsola-Malpighi44% del personale infermieristico e affetto da problemi di rachide19% lombalgia acuta – 17% lombalgia cronica – 8% ernia lombare diagnosticata.
Movimentazione Manuale CarichiMal di schiena
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 34
Fattori di Rischio
Costituzionali:Patrimonio genetico (Nachemson, 1996)
Età: › rischio tra i 25 e i 55 anni (media 42)Sesso: › rischio nel sesso maschileStatura: › rischio nelle persone alteDimensione del canale spinale: › rischio se è stretto ( Van Wijmen, 1996)
Movimentazione Manuale CarichiMal di schiena
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 35
Fattori di Rischio
Posturali ( Marty, 1984)
Atteggiamento rilassatoAlterazione della lordosi fisiologica) (iperlordosi, rettilineizzazione ecc.)Squilibrio frontale ( asimmetria del bacino, scoliosi)
Movimentazione Manuale CarichiMal di schiena
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 36
Fattori di RischioStile di vita
Fumo ( Deyo,1989; Troussier, 1994)Sedentarietà e sovrappeso ( Battiè, 1989; Troussier, 1994)Scarsa condizione fisica o condizione fisica insufficiente a sostenere sforzi pesanti o lunghi periodi in posizioni statiche del rachideAlcune attività ricreative (giardinaggio, bricolage, ecc.)Alcune attività sportive che possono causare microtraumatismi ripetuti come contraccolpi (equitazione, motocross),rotazioni forzate ( golf, tennis), flessioni ed estensioni ripetute (ginnastica artistica, nuoto a delfino ecc.)Alcuni fattori psicologici, connessi al disagio personale o professionale, a cui vari Autori attribuiscono grande importanza. (Nachemson, 1996)
Movimentazione Manuale CarichiMal di schiena
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 37
Fattori di rischioOccupazionali:
Postura seduta protratta, particolarmente la guida di automezzi ( Wilder,1988; Heliovaara, 1991)Postura eretta protratta, soprattutto se associata a flessione del tronco (Konno, 1994)La movimentazione dei carichi e frequenti sollevamenti ( Heliovaara, 1991;Moore 1996),particolarmente se in flessione e rotazione contemporanee (Nachemson, 1996)Le vibrazioni
Particolari condizioni della vita: durante la gravidanza, per esempio, manifesta il dolore alla schiena il 24% delle donne che hanno avuto almeno un episodio di lombalgia precedente.
Movimentazione Manuale CarichiMal di schiena
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 38
Movimentazione Manuale CarichiAnatomia e Fisiologia
Anatomia del Rachide
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 39
Anatomia del RachideLa movimentazione manuale dei carichi quando non si colloca in realtà industriali, risulta essere un problema di imprecisa definizione e complessa argomentazione. Tuttavia per ciò che concerne gli aspetti anatomo-funzionali e la biomeccanica della colonna , i concetti base rimangono gli stessi e riguardano la struttura del rachide in toto ,le sue caratteristiche di resistenza agli stress meccanici e le capacità di movimento.
Movimentazione Manuale CarichiAnatomia e Fisiologia
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 40
Movimentazione Manuale CarichiAnatomia e Fisiologia
Anatomia del Rachide
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - La Fisiologia 41
Movimentazione Manuale CarichiAnatomia e FisiologiaAnatomia del Rachide
Il rachide è costituito dalle vertebre che sono i suoi elementi base, 33 in tutto di cui
7 cervicali12 toraciche5 lombari5 sacrali4 coccigee
La loro struttura anatomica è caratterizzata da una porzione anteriore, il corpo vertebrale e da una porzione posteriore, l’arco simile ad un ferro da cavallo all’interno del quale scorre il midollo spinale. In questa sede sono presenti, disposti parallelamente rispetto all’asse maggiore del corpo vertebrale due processi trasversi e perpendicolarmente il processo spinoso. Particolarmente importanti sono i processi articolari che mettono direttamente in contatto, mediante le rispettive faccette gli archi delle vertebre sovrastanti e sottostanti. Tali elementi anatomici si sovrappongono gli uni sugli altri come una lunga fila di “dadi”. Fra ogni corpo vertebrale si inserisce il disco intervertebrale che oltre a separare i corpi vertebrali ha una importante funzione di ammortizzato
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Anatomia del RachideLa struttura anatomica del rachide è costituita da vari elementi mobili, distinti gli uni dagli altri e connessi fra loro da numerosi elementi fibro-ligamentosi che le conferiscono una notevole resistenza meccanica e una grande capacità di armonizzazione del movimento.La colonna vertebrale sorregge il capo, protegge il midollo spinale garantendo l’uscita dei nervi spinali, è asse portante nei complessi movimenti del tronco e partecipa ai movimenti di espansione dell’apparato costale nella dinamica respiratoria.Infine ha il compito di ammortizzare i colpi e i contraccolpi che il corpo, nel muoversi, subisce. In questa funzione è aiutata dalla presenza delle curve rachidee, infatti la lordosi lombare, la cifosi dorsale e la lordosi cervicale sono tre curve mobili che conferiscono elasticità al rachide e ne aumentano la resistenza alle sollecitazioni di compressione assiale. La componente delle forze che agiscono sulla colonna viene suddivisa in 80% anteriore e 20% posteriore. I corpi vertebrali e i dischi intersomatici lavorano in distrazione su stress assiali, mentre la colonna posteriore agisce come una catena articolata e tesa subendo sollecitazioni in compressione conseguenti all’azione dei muscoli intervertebrali.
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Disco Intervertebrale
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Disco IntervertebraleE’ a diretto contatto dei corpi vertebrali e ha la funzione di ammortizzatore idraulico.E’ formato da due parti distinte:
Una parte centrale, il nucleo polposo formato da una sostanza gelatinosa costituita per oltre l’88% di acquaUna parte anulare esterna, l’anello fibroso, caratterizzato da strutture fibro-cartilaginee disposte in strati concentrici attorno al nucleo centrale. La parte anteriore diretta verso l’addome èabitualmente più spessa e forte della corrispondente parte posteriore.
La funzione del nucleo polposo è quella di ridistribuire le forze di compressione nei vari segmenti del rachide, permettendo alle vertebre significativi micro-movimenti in ogni direzione che sommandosi si traducono in quei movimenti di grande ampiezza che caratterizzano la nostra colonna vertebrale.L’anello fibroso, invece, ha funzione di mantenere a stretto contatto i corpi vertebrali, di contenere il nucleo polposo e diresistere alla tensione.
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Mentre il carico, comprimendo il nucleo polposo, produce la fuorMentre il carico, comprimendo il nucleo polposo, produce la fuoriuscita di liquidi iuscita di liquidi e le l’’espulsione di cataboliti, lo scarico produce la condizione inverespulsione di cataboliti, lo scarico produce la condizione inversa (imbibizione sa (imbibizione del nucleo e ingresso di sostanze nutritizie). (da Kapandji, 197del nucleo e ingresso di sostanze nutritizie). (da Kapandji, 1974).4).
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Nutrizione del Disco
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Nutrizione del discoPoiché, a differenza della parte periferica (porzioni periferiche dell’anulus), la parte centrale del disco è completamente sprovvista di vasi , il nutrimento di quest’ultima avviene per processi di osmosi , di diffusione e, soprattutto, grazie a un meccanismo di pompa per il quale una diminuzione di pressione facilita l’ingresso di sostanze nutritizie e rallenta l’espulsione di cataboliti mentre il suo incremento determina la condizione inversa (Caillet,1973; Kapandji,1974; Kroemer,1985) Per garantire la salute del disco, l’ optimum del processo nutritivo è determinato dal costante alternarsi di condizioni di carico e scarico attorno a un valore soglia che si aggirerebbe intorno agli 80 Kg. di pressione intradiscalelombare (il valore soglia è l’ elemento discriminante tra condizioni di sovraccarico e condizioni di sottocarico). Per contro, condizioni prolungate di sovraccarico e sottocarico, quali sono quelle che possono realizzarsi nelle posture fisse prolungate, ostacolano il ricambio nutritizio e possono a lungo termine favorire processi di degenerazione discale (Grieco, 1986, Kapandji, 1974).Quando si applica una pressione sul disco (es. movimento in flessione del rachide) si ottiene una fuoriuscita dei liquidi di nutrimento e una riduzione dello spessore del disco stesso. Per meccanismo inverso se si toglie pressione ( es. durante il sonno) avviene un richiamo di liquidi verso l’interno del disco e un ripristino della sua struttura. La deformazione del disco è legata essenzialmente alla deformazione della sua matrice solida se il tempo di applicazione del carico è inferiore ai due secondi, alla fuoriuscita di acqua se il tempo di applicazione del carico è superiore ai due secondi (Turek, 1977). Nel primo caso il cambiamento di forma del disco non è accompagnato da un cambiamento di volume, e alla rimozione del carico il recupero della forma originaria è immediato, o quasi (comportamento elastico); nel secondo caso si ha sempre una riduzione di volume del disco, proporzionale alla quantità di acqua spremuta all’esterno, e il recupero della forma originaria alla rimozione del carico richiede sempre un certo tempo. Gli studi di Adams et al. (1994) hanno evidenziato che il disco, mantenuto sotto un carico compressivo di 1000 Newton per due ore, si riduce in altezza di circa mm.2 .
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Disco Disco intervertebrintervertebrale nei ale nei movimenti di movimenti di flessoflesso--estensioneestensione
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Il rachide compie nel suo tratto dorso-lombare 6 movimenti elementari: FlessioneEstensioneRotazione destraRotazione sinistraInclinazione destraInclinazione sinistra
Le due ultime sono anche dette flessioni laterali.Estensione
E’ eseguita dalla contrazione dei muscoli posteriori: gli erettori spinali. Durante questo movimento il nucleo polposo del disco intervertebrale viene spinto in avanti sollecitando la porzione anteriore dell’anello fibroso.
FlessioneIl movimento di flessione inizia da una breve contrazione dei muscoli della parete addominale, ma effettivamente è svolto dagli erettori spinali che,allungandosi a poco a poco,contrastano la forza di gravità evitando che il tronco cada bruscamente in avanti.Durante questo movimentosi tendono i legamenti e i muscoli posteriori,il nucleo polposo viene spinto indietro provocando una sollecitazione della porzione posteriore dell’anello fibroso fino a fissurarlo e a romperlo con conseguente migrazione del nucleo.
Rotazione e InclinazioneQuesti movimenti sono effettuati dalla muscolatura addominale e da alcuni muscoli dorsali in sinergia con gli erettori spinali, il lavoro di questi ultimi sarà tanto più intenso quanto la colonna sarà flessa in avanti proprio per la loro funzione antigravitaria.
I muscoli erettori spinali essendo coinvolti in tutti i movimenti del rachide subiscono col tempo, un accorciamento con conseguente aumento della pressione sui dischi intervertebrali.
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Degenerazione del disco intervertebrale
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Degenerazione del discoIl disco, così come l’osso, può andare incontro a lesioni progressive da fatica a seguito di carichi cumulativi inferiori al carico di rottura o a seguito di carichi mantenuti nel tempo. Queste consistono essenzialmente in
fissurazioni all'interno dell'anulus, specie nella sua porzione posteriore, più sottile e meno robusta, o a livello dei piatti vertebrali, con penetrazione al loro interno di materiale nucleare; questo fenomeno èmolto frequente nelle persone giovani e di mezza etàmentre è raro nell’anziano a causa della bassa pressione intranucleare penetrazione delle lamelle interne dell’anulus nel nucleo (fenomeno frequente nell’anziano).
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Ernia del Disco
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Ernia del DiscoUn’azione eccessiva e prolungata del carico discale, sommata al naturale invecchiamento di queste strutture, può provocare un progressivo deterioramento dell’anello fibroso che tende a fissurarsi e a rompersi con conseguente discopatia e fuoriuscita del materiale nucleare (ernia del disco), e di interessamento delle strutture adiacenti.Per i suoi stretti rapporti anatomici con le strutture ligamentose tale fuoriuscita è molto rara a livello anteriore mentre è più probabile a livello posteriore o postero-laterale.
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Ernia del DiscoSi può quindi definire la disfunzione discale come una anomalia anatomica e funzionale del disco intervertebrale, tale da poter essere identificata come causa prevalente della lombalgia o lombosciatalgia.La disfunzione discale può essere reversibile (dislocazione, bulging o protrusione) o irreversibile (ernia estrusa o sequestrata)
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Disturbi alla Colonna
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Strutture Sensibili al dolore
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Strutture sensibili al doloreSi può considerare l’anulus fibroso un punto chiave nella patogenesi del prolasso discale e quindi della sintomatologia dolorosa lombare, proprio per le sue caratteristiche meccaniche e i rapporti con le adiacenti strutture anatomiche che sono a questo livello altamente rappresentate dal punto di vista nocicettivo.La maggior parte delle protrusioni discali avviene nella regioneposteriore del disco intervertebrale causando un dolore centrale rispetto alla colonna che deriva dalla stimolazione meccanica e\oinfiammatoria delle terminazioni nervose presenti nell’anulusesterno e nel legamento longitudinale posteriore.Un conseguente blocco antalgico dell’estensione del rachide accompagnato da un aumento dei movimenti in torsione e flessione sviluppano una progressione della lesione che ostacolata dal massiccio legamento longitudinale posteriore si sposta lateralmente. Ne consegue una sintomatologia dolorosa laterale rispetto al rachide spesso associata ad un interessamento della dura madre e dei manicotti della fibra nervosa. Si verifica, quindi, la comparsa di un dolore riflesso extra-segmentale percepito a livello del gluteo e\o della coscia omolaterale.
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Sciatalgia
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Sciatalgia
La progressione della lesione discale nella zona postero-laterale può andare a comprimere direttamente le radici nervose che rispondono, allora, all’irritazione con una reazione infiammatoria e il dolore si propaga in tutto il territorio corrispondente ai filamenti nervosi coinvolti.A livello lombare, per esempio, è tipica l’irritazione del nervo sciatico (radice L4, L5).
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Considerazioni generali di equilibrioBaricentro o centro di gravità:
punto di applicazione della risultante delle forze parallele verticali dall’alto verso il basso
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EquilibrioNel corpo umano l’equilibrio è un insieme di aggiustamenti automatici ed inconsci che ci permettono, contrastando la forza di gravità, di mantenere una posizione o di non cadere durante l’esecuzione di un gesto.L’unico momento in cui il corpo umano non resiste alla forza di gravità è quando si è sdraiati.
Il baricentro, o centro di gravità, è il punto di applicazione di tutte le forze peso su un corpo, la verticale passante per ilbaricentro è detta linea di gravità.La posizione del baricentro cambia in relazione alla forma e alla posizione di tutte le parti che compongono un corpo.Questo avviene anche nel corpo umano che è paragonabile ad una struttura formata da più segmenti sovrapposti; nell’uomo fermo in piedi è situato davanti al terzo superiore dell’osso sacro (ombelico).
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Q: linea di gravità
B: baricentro
Condizioni di equilibrioCondizioni di equilibrio
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Condizioni di Equilibrio
Il baricentro si proietta sul terreno all’interno di una zona detta base d’appoggio.Fino a quando la proiezione del centro di gravità si mantiene all’interno della base di appoggio si è in una condizione di equilibrio, quando tale proiezione si sposta verso la sua periferia si perde progressivamente stabilità e si è costretti, per mantenere l’equilibrio, ad un aumento di lavoro muscolare o a una veloce variazione della base di appoggio.La grandezza e la forma della base di appoggio sono fattori che influenzano la stabilità.Quando siamo in piedi con base instabile possiamo aumentare la base di appoggio:
allargando le gambecon l’uso di un supporto esterno ( es. un bastone)appoggiando un ginocchio su una superficie (es. sul letto).
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Proiezioni del Baricentro corporeo in alcune posizioni di lavoro
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Principi di Stabilità
Più basso è il baricentro maggiore è la stabilitàdel corpo. Si guadagna stabilità quando la base di appoggio è orientata nella direzione del movimento. Più è ampia la base di appoggio maggiore è la stabilità del corpo. Maggiore è l’attrito fra le superfici di supporto e le parti del corpo a contatto con esso più il corpo è stabile. Da questo principio si desume l’importanza delle calzature, fra i fattori che influenzano la stabilità.
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Fp
Carico sul fulcro
br bp
Fr
Condizione di equilibrio:Fr * br = Fp * bp
Se br = bp Fr = Fp
Legenda:Fp Forza Peso
bp Braccio forza peso
Fr Forza Resistente
br Braccio forza Resistente
Fr
Carico sul fulcro
bpbr
Fp
Se bp/br = 2 Fp = 2 Fr
Forza peso
Forza resistente
Fulcro Leva
Le Leve
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Le LeveNella “Macchina Umana” i singoli movimenti dei diversi segmenti articolari si basano sui meccanismi fisici delle leve.Nella forma più tipica e conosciuta la leva è una barra rigida che ruota attorno ad un asse, il Fulcro, e alla quale vengono applicate due forze antagoniste:
la Potenza la Resistenza
La distanza della Potenza dal fulcro viene definito Braccio della Potenza.La distanza della Resistenza dal Fulcro viene definita Braccio della Resistenza.
La leva è in equilibrio quando:Potenza x Braccio della Potenza = Resistenza x Braccio della Resistenza
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Forze applicate alDisco Intervertebrale
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Movimentazione Manuale CarichiBiomeccanicaForze applicate al Disco Intervertebrale
Nel corpo umano il segmento osseo è l’asse della leva, l’articolazione è il fulcro , la forza peso è la potenza e la forza muscolare è la resistenza,quindi la leva articolare è in equilibrio quando:
forza muscolare x distanza dei muscoli dall’articolazione
=Peso x distanza del peso dall’articolazione
A livello del fulcro della leva, se la applichiamo alle vertebrelombari ,si sommano il peso sollevato, la forza necessaria per svolgere il compito, il peso delle strutture sovrastanti (capo, torace , arti superiori e visceri) e la tensione generata dai muscoli e legamenti che agiscono a questo livello.Tale somma prende il nome di sovraccarico discale
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Distanza dei muscoli
dall’articolazioneBP
Equilibrio della leva
Potenza x braccio della Potenza=
Resistenza x braccio della Resistenza
FulcroArticolazione
10Kg
RDistanzadel peso dall’articolazione
BR
FM
P
Perché tenere un peso più vicino al corpo?Minore è la distanza del peso sollevato dall’articolazioneminore sarà la forza muscolare necessaria a sollevarlo, quindi minore sarà il sovraccarico discale
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Pressione sui dischi intervertebrali
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Nell’arco della vita non esiste persona che non venga colpita almeno una volta da dolore al rachide.Sofferenza che colpisce persone di tutte le età ed occupazioni, sia che svolgano attività fisica pesante, sia che siano dediti a lavoro sedentario.Mantenere in maniera prolungata una stessa posizione o eseguire particolari movimenti in modo scorretto ( come sollevare pesi ) possono essere causa di dolore.Il disco intervertebrale è una delle strutture maggiormente esposte ad alterazioni strutturali, in quanto deve sostenere carichi importanti ogni qual volta si debbano sollevare o trasportare pesi.Un peso di 10 Kg sollevato in maniera corretta grava sui dischi intervertebrali lombari con un carico di 227 Kg.Quando il carico discale è pari a 350 kg, il disco è a rischio di frattura.
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Postura
Adattamento del corpo all’ambiente fisico in relazione al compito da svolgere
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Movimentazione Manuale CarichiStrategia per una Corretta Movimentazione
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Le attività a rischio per la colonna, in particolare nel tratto dorso-lombare, per il personale sanitario sono costituite prevalentemente dal sollevamento, dal trasferimento del paziente e da tutte le operazioni sussidiarie (traino, spinta e movimentazione di materiale).La movimentazione manuale non è eliminabile: il paziente ha peso variabile, a volte è difficile da raggiungere o da afferrare, spesso è distante dal tronco dell’operatore.E’ importante, quindi, adottare strategie utili a prevenire o comunque a ridurre i danni da sovraccarico dell’apparato muscolo-scheletrico.E’ indicato quindi utilizzare in maniera corretta i dispositivi per l’immobilizzazione ed il trasporto in dotazione al 118, applicando le corrette strategie posturali che fanno riferimento ai presupposti anatomo-funzionali e biomeccanico-ergonomici di cui abbiamo parlato in precedenza.
Movimentazione Manuale CarichiStrategia per una Corretta Movimentazione
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Movimentazione Manuale CarichiStrategia per una Corretta Movimentazione
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Consigli utili per prevenire il Mal di Schiena
Se devi alzarti da letto:ruotati sul fianco a gambe piegate. Appoggia le mani sul letto il più vicino possibile al corpo, facendo leva sulle mani, fai scendere dal letto le gambe.
Movimentazione Manuale CarichiConsigli Utili per Prevenire Mal di Schiena
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Movimentazione Manuale CarichiConsigli Utili per Prevenire Mal di Schiena
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Evita di sollevare oggetti troppo pesanti da solo; se non puoi evitarlo, NON PIEGARE LA SCHIENA,ALLARGA UN POCO LE GAMBE E FLETTI LE GINOCCHIA. TIENI IL PESO “ABBRACCIATO”. Adotta questa strategia per qualsiasi cosa raccolta da terra!
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Evita tutte le posizioni ferme mantenute a lungoSe devi stare “SEDUTO”cerca una sedia di altezza giusta e metti un sostegno lombare (èsufficiente un golfino arrotolato), appoggia i gomiti su braccioli o sul bordo del tavolo.In ogni caso ALZATI SPESSO!
Se devi guidare, usa un sostegno lombareRicorda che la distanza dai pedali deve consentire al bacino di appoggiarsi allo schienale e di mantenerele ginocchia leggermente flesse.
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Movimentazione Manuale CarichiConsigli Utili per Prevenire Mal di Schiena
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Mantieniti in movimento con costanza Se riesci fai dello sport Evita il SovrappesoEvita il FumoImpara a rilassarti, a ridurre lo stress, per evitare tensioni inutili che rischiano di scaricarsi sulla schiena
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Presidi di immobilizzazione:
1. Collare cervicale2. Steccobende3. Materasso a
depressione4. KED5. SCOOP “Ferno
65exl”6. Tavola spinale
Presidi per la mobilizzazione:
1. Telo portaferiti2. Sedia “Ferno F40”3. SCOOP “Ferno
65exl”4. Tavola spinale5. Barella toboga6. Barella
autocaricante
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SCENARIO 1
La sedia da trasporto “Ferno
40”
Movimentazione Manuale Carichi Scenari
dell’Emergenza
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Scenario 1: la sedia da trasporto
Utente collaborante, anche se non completamente autosufficienteun presidio di trasferimentospecifico addestramentopreparazione dell’UtenteOk in piano, attenzione alle scale!
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
Scenario 1: la sedia da trasporto
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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Scenario 1: la sedia da trasporto
Dalla sedia alla barella autocaricante: 1. Grado di collaborazione dell’Utente;2. Il peso dell’Utente;3. Il numero degli operatori disponibili;4. Dall’alto al basso.
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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Scenario 1: la sedia da trasporto
Dall’autocaricante all’ambulanza:1. Il peso dell’Utente;2. Il numero degli operatori;3. Dal basso verso l’alto;4. Il terreno;5. L’ingresso in ambulanza
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SCENARIO 2
Il “KendrikExtrication Device”
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dell’Emergenza
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Scenario 2: il KED
Spazi limitati;Solo apparato scheletrico assiale;Rischio evolutivo e funzioni vitali;Tempo e manualità, lavoro di squadra;Non è un’imbragatura di sollevamento;Deve scivolare sulla spinale
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Scenario 2: il KED
Un ambiente angusto per i 3 operatori:1. Testa;2. Gambe;3. Traslazione
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Scenario 2: il KED
Dal KED alla tavola spinale:1. Traslazione2. Non sollevare, ma trascinare!3. Il peso dell’Utente, le condizioni ambientali4. Accogliere il KED sulla spinale5. Dalla spinale all’autocaricante
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Scenario 3
Barella Scoop “Ferno 65exl”
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Scenario 3: barella Scoop “Ferno 65exl”
Protezione termicaRadiocompatibilitàImmobilizzazioneCaricamentoTrasporto
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Scenario 3: barella Scoop “Ferno 65exl”
I rischi:A terra
Le variabiliPeso dell’UtenteNumero degli OperatoriAmbiente
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Scenario 3: barella Scoop “Ferno 65exl”
Postura corretta:1. Schiena dritta2. Gambe flesse3. Piedi distanziati4. Trazione durante il sollevamento5. Baricentro vicino al carico
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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Scenario 3: barella Scoop “Ferno 65exl”
Le cinghie:1. Sicurezza dell’Utente (percepita e reale)2. Costante distribuzione dei pesi 3. Sicurezza degli Operatori
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Scenari dell'Emergenza 124
Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Scenari dell'Emergenza 125
Conclusioni:
1. Conoscenza dei presidi, indicazioni del costruttore
2. Comunicazione3. Sicurezza4. Applicazione di corrette strategie
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Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Scenari dell'Emergenza 126
Scenario 4Barella Toboga Protezione termica
Protezione contenitiva ImmobilizzazioneCaricamentoTrasporto
Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Scenari dell'Emergenza 127
Scenario 4: Barella Toboga I Rischi: 1. A terra 2. Ambienti confinati . 3. Terreni impervi.4. Numero degli operatori.
Le Variabili:1. Peso dell’utente
Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Scenari dell'Emergenza 128
Scenario 4: Barella toboga
Postura corretta:Schiena dirittaGambe flessePiedi distanziatiTrazione durante il sollevamentoBaricentro vicino al carico
Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
A cura del SPPA USL Bologna area Sud MMC - Scenari dell'Emergenza 129
Scenario 4: Barella Toboga
Le cinghie:1. Sicurezza dell’utente (percepita e reale)2. Costante distribuzione dei pesi3. Sicurezza degli operatori
Movimentazione Manuale CarichiScenari dell’Emergenza
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