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LA FONTANAÈ UN PERIODICO GRATUITO REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI MONZA, REG. N. 1955 DEL 29/07/2009 PERIODICO DELLA COMUNITÀ SAN GRATO DI NOVA MILANESE ANNO VIII NUMERO 28 SETTEMBRE 2015 Comunità in cammino 26 seembre 2015 Michael e Michele Novelli Diaconi 26 seembre 2015 Michael e Michele Novelli Diaconi Comunità in cammino

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Page 1: E PERIODICO DELLA COMUNITÀ SAN GRATO DI NOVA ......2 PAROLA DEL PARROCO Periodico della Comunità S.Grato di Nova Milanese via Giussani, 3 - Nova Milanese Reg. trib. Monza n 1955

“LAFONTANA” ÈUNPERIODICOGRATUITOREGISTRATOPRESSO

ILTRIBUNALE

DIMONZA, REG. N. 1955 DEL29/07/2009 PERIODICO DELLA COMUNITÀ SAN GRATO DI NOVA MILANESE

ANNO VIII - NUMERO 28 - SETTEMBRE 2015

Comunità in cammino26 seembre 2015

Michael e Michele Novelli Diaconi26 seembre 2015

Michael e Michele Novelli Diaconi

Comunità in cammino

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2 PAROLA DEL PARROCO

Periodico della Comunità S.Gratodi Nova Milanesevia Giussani, 3 - Nova MilaneseReg. trib. Monza n°1955 del 29/07/2009e-mail: [email protected]

Direttore responsabile: don Luigi CaimiRedazione: Alberta Beretta, Davide Fermo Danielli, Giuliano Bugatti, Nerella Buggio, Monica Lissoni, Sara Perillo, Francesca Simonazzi, Annalisa Tagliabue, Aurelio Tagliabue, don Vinicio ViolaGra�co: Davide Fumagalli

Gruppo operativo: Luigi CIF Belluschi, Gabriele Maniero, Pino Mazziotta, Mario Militello

Postini: Non ci starebbero mai, ma la redazione vi dice un enorme Grazie!!!

Parrocchia S.Antonino Martiredon Luigi Caimi: 0362-40514don Andrea Cattaneo: 0362-366160don Fabrizio Valtolina: 0362-40070Madri Canossiane: 0362-40518 (no lunedì)

Orari Ss. Messe (Piazza)Prefestivo: 18.00Festivo: 8.00 - 10.00 - 11.30 - 18.00Feriale: 8.30 - 18.15

Orari Ss. Messe (S.Bernardo)Festivo: 9.00 - 11.00Martedì: 20.30

Parrocchia S. Giuseppedon Emiliano Pirola: 0362-44690

Orari Ss. MessePrefestivo: 20.15Festivo: 8.00 - 10.30 - 18.00Feriale: 8.30

Altre informazioni utiliCAF e Patronato ACLI: 0362-364485Centro di ascolto caritas: 0362-366395

Guardia Medica: 840-500148 (n° verde)Pronto Intervento Polizia Locale: 0362-374411Pronto Intervento U�cio Tecnico: 335-1039490Vigili del Fuoco di Desio: 0362-621722Ospedale di Desio: 0362-3831Clinica San Carlo: 02-990381

Parrocchia B. Vergine Assuntadon Vinicio Viola: 0362-42324

Orari Ss. MessePrefestivo: 18.00Festivo: 8.30 - 10.30 - 17.30Feriale: 8.30 (sabato in Chiesetta)

“La Fontana” è distribuita gratis a tutte le famiglie novesi dai 120 postini della comunità.Se non hai ricevuto il numero precedente, avvisaci!

l

P i di dd ll C ità S

Carissimi, eccoci a un nuovo anno pastorale in cuiancora una volta la nostra parrocchia presentavolti nuovi. Il primo volto è quello di Madre Lidiache da Magenta viene a Nova Milanese, in sosti-

tuzione di Madre Tina che va a Tradate.Il secondo volto nuovo è quello di don Giovanni Gola chedalla Parrocchia S. Paolo in Rho viene a S. Giuseppe a so-stituire come vicario referente don Emiliano Pirola che èandato alla Residenza per Anziani S. Francesco.Don Giovanni Gola, nella sua vita sacerdotale ha avutocome primo incarico nel 1963 quello di vicario per la pa-storale giovanile alla parrocchia di Regina Pacis in Milanopoi è passato alla Parrocchia di S. Vittore sempre in Milanonel 1972 e vi rimane fino al 1986 , nel 1986 viene nomi-nato parroco della Parrocchia S. Paolo di Rho, una grossaparrocchia di 10.000 abitanti dove rimane fino ad oggi.Don Giovanni dal 98 al 2000 è stato anche decano del de-canato di Rho.Terzo volto nuovo è quello di don Amos Roncoroni, cheviene come insegnante di religione e incaricato dell’inizia-zione cristiana per l’Oratorio Centrale e lo seguirà neigiorni di mercoledì, giovedì e venerdì. Don Amos è origi-nario di Oltrona S. Mamete dove è nato nel 1977, è statoordinato sacerdote nel 2008, da diacono e nel primo pe-riodo dell’ordinazione rimane a S. Maria alla Fontana aMilano per poi passare dai Padri Oblati Diocesani. Ora hachiesto al Vescovo di fare una esperienza parrocchiale, equindi il Vescovo lo ha affidato alla nostra comunità perriaccompagnarlo nella pastorale parrocchiale.Ultimo volto nuovo quello del diacono che il 29 settembreverrà assegnato alle nostre Parrocchie. Anche questo è unattestato di fiducia per la nostra comunità, come ci ricordail rettore del Seminario, perché l’accompagnare un sacer-dote che inizia è sempre un compito di responsabilità.Volto nuovo, che per la verità potrebbe anche essere unvolto conosciuto, perché noi doniamo alla chiesa MicheleZoani e in questo anno abbiamo accompagnato all’ordina-zione diaconale Michael Pasotto, il quale potrebbe essereil diacono e il sacerdote novello per il prossimo anno. Nonne siamo sicuri, per cui è giusto aspettare la sorpresadella nomina del Vescovo.Dopo aver parlato dei volti nuovi, mi preme ricordare a voie a me che quest’anno la Chiesa affronterà per la secondavolta in due anni in una esperienza sinodale il tema dellafamiglia. Questo tema è stato trattato in moltissimeudienze del mercoledì in S. Pietro da Papa Francesco e trale tante cose belle sulle quali riflettere in ordine alla fami-glia, mi piace ricordare quella in cui il Papa affronta la re-lazione tra famiglia ed educazione.Il Santo Padre dice che caratteristica essenziale della fa-miglia è proprio la cura dell’educazione dei figli.Il rapporto tra genitori e figli deve diventare sempre più unrapporto di grande saggezza e di altrettanto grande equili-brio; per questo motivo l’adulto oggi deve porsi la do-

manda di come educare!E quale tradizioni ab-biamo oggi da trasmet-tere ai nostri figli.Per anni intellettuali “cri-tici” di ogni genere hannozittito i genitori, la fami-glia è stata accusata diautoritarismo di favoriti-smo, di conformismo, direpressione affettiva chegenera conflitti. Di fattocosì si è aperta una frattura fra famiglia e società, tra fa-miglia e scuola e il patto educativo oggi si è rotto. E cosìl’alleanza educativa della società con la famiglia è entratain crisi, perché è stata minata la fiducia reciproca.Nella scuola, si sono intaccati i rapporti tra genitori e in-segnanti, si sono moltiplicati i cosìddetti “esperti”, i qualihanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti piùintimi dell’educazione.Ai genitori è stato chiesto di ascoltare, di imparare e diadeguarsi.Privati del loro ruolo essi diventano spesso eccessivamenteapprensivi e possessivi nei confronti dei figli, fino a non cor-reggerli mai. Essi tendono sempre di più a affidarsi agliesperti. Invece noi siamo certi che i genitori non devonoauto-escludersi dall’educazione dei figli.E noi come Chiesa lavoriamo per favorire la collaborazionetra le famiglie e le altre agenzie educative: le scuole, le pa-lestre, ecc senza contrapporsi, ma in un dialogo costante.Molti genitori “sequestrati” dal lavoro vivono con un certoimbarazzo le nuove esigenze della famiglia dei figli e dellacomplessità della vita attuale.Noi come Chiesa fuggiamo dalla tentazione di un “dialo-ghismo superficiale” che non porta a niente, ma offriamosostegno alla missione educativa della famiglia.Lo stesso Gesù, infatti, è passato attraverso l’educazionefamigliare.Quanti esempi stupendi troviamo anche in mezzo a noi! Èper questo che ognuno di noi deve mettere in gioco i doniche il Signore gli ha dato. Perché tutti noi adulti siamoeducatori e noi come Chiesa siamo una comunità edu-cante. Non desideriamo emettere giudizi sulla famiglia cheeduca, ma solo unire quelle ricchezze e quelle risorseumane che ci permettono, nel dialogo, di aiutarci ad edu-care i ragazzi di questa nostra città. Il Signore aiuti noi come Chiesa e ogni famiglia ad averequesta grazia e certamente a non auto-esiliarsi nell’edu-cazione dei figli, perché noi siamo convinti, come dicevadon Bosco, che l’educazione è fatta di amore di tenerezzae di pazienza: l’educazione è cosa del cuore e la chiave delcuore di ciascuno di noi è nelle mani di Dio.

Cordialmentedon Luigi

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Leggerete questo mio saluto a settembrequando ormai sarò dove il Signore mi aspettae vuole che stia. Lasciando Nova il mio cuoresa che questi tre anni sono stati davvero undono suo e vostro, e quindi un dono partico-larmente importante per me.Sono arrivata in mezzo a voi ai primi di set-tembre del 2012, con molto timore. Sapevo dinon essere adeguata alle vostre attese, ma da’subito mi accorsi che non dovevo temere per-che’ in voi ho travato una vera e bella capacita’di accogliere le suore, di voler loro bene,e difarle star bene indipendemente dalle loro ca-pacita pastorali. Grazie!Ho anche immediatamente capito di avrei tro-vato nel parroco un cuore grande di pastore edifatti e’ stato sempre capace di ascoltarmi edi suggerirmi il modo piu’ opportuno di affon-tare disagi e difficolta’ che non sono mancati.Lavorando prevalentemente alla BVA, ho tro-vato in Don Vinicio e nei parrochiani tantabonta’. Sono stata bene perche’ ho intuito chenon era un dramma per loro la mia incapacita’di gestire l’oratorio perche’ era piu’ impor-tante che io stessi in oratorio con bonta’ e spi-rito di servizio.Un grazie lo devo anche a Michael perche’ lasua presenza in diaconia ha portato serenita’,fratenita’ e nuova collaborazione tra i preti, lesuore, e nuova intesa tra gli educatori e glianimatori.Sono grata alle Madri della mia comunita’ perl’impegno e l ‘attenzione posta alla cura dellavita di preghiera e di fraternita’: nonostante ladiversita’ di vrdtele nostre personali fragilita’abbiamo tentato di superare l’autoreferenzia-lita’ e i bisogni, per ascoltare le necess ita’ pa-storali di ognuna cercando di vedere in esse lavoce del Signore che ci chiama ad uscire danoi stesse per rispondere nel modo piu’ ade-guato possibile. Ai 18 19 enni, al gruppo delle famiglie dicograzie per come mi avete accolto e per la te-stimonianza di servizio e di amore che vivete.Davvero il Signore vi colmi delle sue benedi-zioni.Dalle donne della terza eta’ ho imparato lastima e la fiducia verso ogni sacerdote che laProvvidenza ancora non ci lascia mancare e aservire con discrezione e fedelta’la prpropriaparrocchia senza darsi alcuna importanza.RINGRAZIO CON PROFONDA GRATITUDINE il

Signore per tutto quello che ho ricevuto aNova intravvedendo la mano del Signore checon cura e tenerezza mi ha sostenuta.Con umilta’ posso dire di aver fatto ogni servi-zio con grinta e passione, mossa da Lui e dalvostro amore, ma nonostante questo mi rim-provero e chiedo perdono a chi non si e’ sen-tito voluto bene o non accolto nel suo bisognodi prossimità .Mi spiace tanto e, poiche’ il Signore anche gra-zie alle vostre preghiere, mi ha ridato la vita,non posso non vivere questa nuova opportu-nita,come un dono di conversione personaleda’ offrire dove adesso mi trovo a servire.Possa la sua grazia trionfare sulla mia debo-lezza e fragilita’.Prima di chiudere questo saluto, voglio segna-lare ai Novesi, qualcosa che e’ accaduto al-l’oratorio della BVA. Proprio verso la fine del-l’anno scolastico ho notato un gruppetto digenitori che dopo la scuola portava i propri figlia giocare in oratorio insieme ai loro compagnidi classe. Mentre i ragazzi giocavano tranquilliper la loro presenza, i genitori, papa’ omamme, se ne stavano seduti sulle panchinein cerchio a contarsela. Questa cosa mi ha ral-legrati il cuore perche’ spesso durante questitre anni sono stata tentata di “mollare” l’ora-torio sempre vuoto di ragazzi e di animatori...

A cuore aperto, con profonda gratitudine al Signore

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Voglia la divina Madre, la Beata VergineAssunta, patrona della nostra parrocchia, aiu-tare le famiglie a riscoprire l’oratorio come illuogo dove ci si prende cura gli unii degli altri.Ci tengo a ribadire che questi tre anni sonostati molto importanti per me. Auguro tanta passione per Dio, tanta voglia distare al suo servizio e di lavorare in comu-nione con i sacerdoti senza pero’ scartarenessuno, per rispondere meglio al bisogno diamore che gli uomini del nostro tempo.Continuate a pregare per me e per le personeche incontrero’ .

Grazie infinite, M.Tina

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di don Vinicio

Quando si parla di iniziazione cristiana la mag-gior parte della gente la associa al catechismo.Che è giusto. Non è solo quello, ma il catechi-smo è uno dei pilastri dell’IniziazioneCristiana. Il problema è che solitamente il ca-techismo viene ricondotto all’incontro più omeno settimanale cui ogni genitore porta ilproprio pargolo, facendo i salti mortali per in-castrarlo tra un allenamento sportivo, il denti-sta, i compiti e il compleanno dell’amico delcuore. Ma il cammino di un bambino per diventarecristiano non è formato solo da quello. Essonasce da un versetto degli Atti degli Apostoli,quando San Luca racconta che i cristiani“erano assidui nell’ascoltare la parola degliapostoli, nella preghiera, nella celebrazione

della Messa e nel mettere in comunione tuttosé stessi, qualche volta anche i beni terreni”(Cfr At 2,42). Per cui sono quattro i pilastri chesorreggono questo cammino, come sono quat-tro i pilastri che nelle chiese antiche sorreg-gono la volta (o la cupola) che sta sopra l’al-tare: l’ascolto dell’insegnamento degli apostoli(cioè la catechesi), la preghiera, la celebra-zione dell’Eucarestia e lo stare insieme in ma-niera fraterna.Un pilastro senza gli altri non sorregge nulla.Se uno va a Messa, ma non capisce che cosasuccede, dopo un po’ si annoia e non ci va più.E come fa uno a pregare se non sa come fare?Se uno tratta con bontà le persone, si donaanche a loro, ma senza una motivazione chenasce dal Signore, prima o poi si stanca. E seuno va solo a catechismo, questo diventa uninsieme di nozioni, come lo sono la geografiao le scienze.Una volta mi hanno domandato: “Don, ma chedifferenza c’è tra l’ora di religione e l’inizia-zione cristiana? Faccio già religione a scuola,basta quello!”. E io ho risposto; “La stessa chec’è tra sapere le regole del calcio e sapere gio-care a calcio”. Conoscere le regole, infatti nonti fa diventare un campione. Occorre allenarsicon impegno per saper giocare a qualcosa. E,se non conosci le regole è difficile che tu possagiocare!Il cammino per diventare cristiani, allora, deveessere composto da tutti e quattro i pilastri.Già se ne mancasse uno la costruzione nonpotrebbe stare in piedi.

Una grande avventura: diventare Cristiani!

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Il nostro Cardinale, conoscendo tutto questoha varato una riforma che potrà aiutare anchela nostra Comunità a “far gustare” ai piccolicome sia bello diventare cristiani.Essa ha due punti fermi: il coinvolgimentodelle famiglie e il coinvolgimento dellaComunità cristiana.Le novità più salienti sono:• il cammino inizia in prima elementare.

Esso sarà composto da alcuni incontri dome-nicali, che saranno introduttivi all’anno se-guente e coinvolgeranno genitori e bambini.I genitori, in modo particolare saranno invi-tati a “trasmettere la fede”, come è lorocompito, attraverso la preghiera quotidianacon i propri figli e la partecipazioneall’Eucarestia e all’Oratorio domenicale. Lacatechesi di questo anno sarà tenuta pertutti in Oratorio Centrale.

• La catechesi dal secondo anno in poisarà tenuta ciascuno nel proprioOratorio. Il secondo anno avrà dieci incontrialla domenica pomeriggio, anch’essi per ge-nitori e bambini.

• Il terzo anno gli incontri saranno quin-dicinali. Un incontro sarà in settimana euno alla domenica pomeriggio, sempre conil coinvolgimento dei genitori.

• Gli altri anni di cammino che sono già incorso continuano con la scansione set-timanale fino alla celebrazione delSacramento della Cresima, che dalla ri-

forma dell’Arcivescovo, viene anticipata diun anno, all’inizio del cammino della prea-dolescenza.

Per cui l’anno prossimo sarà celebrato ilSacramento della S. Cresima per due annidi catechismo.

Mano a mano che gli anni passano il “metodonuovo” (cioè incontro quindicinale, uno in set-timana e uno di domenica pomeriggio con ilcoinvolgimento dei genitori) sarà esteso a tuttigli anni di catechismo. Perché la catechesi, lapreghiera, la partecipazione alla messa dome-nicale e lo stare insieme nella comunità diven-tino il cammino bello e gioioso per tutti i nostribambini. E per le loro famiglie. Perché a nes-suno manchi l’occasione di diventare cristiano.Perché come dice S. Agostino “Cristiani non sinasce! Lo si diventa!”. Ed è assolutamenteun’avventura bellissima!

di Aurelio Tagliabue

Tra le tante iniziative che caratterizzano la no-stra Comunità Pastorale, quella del Centro diAggregazione Giovanile (CAG) è tra le menoconosciute, nonostante la sua attività sia piùche ventennale. Abbiamo quindi pensato didare spazio ad una presentazione del CAG, in-tervistandone il suo presidente: PiergiorgioTagliabue.

Quando è nato e che cos’è il Centro diAggregazione Giovanile?Il CAG nasce più di vent’anni fa nell’ambitodella Caritas parrocchiale per volere di madreAntonia Vita ed è tuttora parte integrantedelle attività della Parrocchia, come la San

Vincenzo, il 5x500 per l’aiuto alle famiglie indifficoltà di lavoro, la S. Carlo per chi vuolefare sport…Si svolge su autorizzazione certificata presso ilCentro in via Giussani e presso la Parrocchia diS, Giuseppe. Nel corso di tanti anni ci hanno lavorato tantivolontari, giovani e meno giovani, educatoriche hanno così avuto l’occasione di fare qual-cosa di concreto per aiutare i ragazzi .

Di cosa si occupa il CAG?:I due centri di aggregazione operano così: ungruppo di volontari e soci, prima con la coope-rativa IL GIGLIO, oggi con l’associazione SPA-ZIO VITA (nome che rimanda a M. Antonia),aiuta ragazzi delle medie che hanno difficoltà

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L’ASSOCIAZIONE SPAZIO VITA, UNA REALTÀ PARROCCHIALE

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di apprendimento, ma anche quelli che pre-sentano problemi personal o scaturiti dal con-testo famigliare. L’ ha fatto sempre con lapresenza costante e forte di una MadreCanossiana, sino al 2012 madre Eleonora. Ilfatto che oggi si continui senza, ahimè, l’ap-porto di una suora dedicata a tempo pieno, cideve maggiormente stimolare come laici aprendercene carico; è anche un modo per re-stituire con il nostro impegno quanto le madricanossiane fanno e hanno fatto per Nova.

Come individuate i ragazzi a cui offrite ilvostro servizio?Su segnalazione dell’assistente sociale, dellascuola e delle famiglie; si accolgono i ragazzinei pomeriggi per aiutarli a fare i compiti eprendere fiducia in se stessi, con l’affianca-mento di alcuni volontari che gratuitamente siprestano a questo servizio. Tutto ciò ci per-mette di sviluppare un positivo lavoro di coor-dinamento con il Comune e le scuole. Oggi sappiamo quanto è importante la cosidetta emergenza educativa che si presentaspesso proprio all’inizio del percorso scolasticodelle medie. La difficoltà oggettiva nell’operarecon questi ragazzi ha causato una flessione neivolontari; per questo abbiamo appena orga-nizzato un corso per imparare a gestire gruppiproblematici. È difficile dicono alcuni volontari e a volte ri-schiano di scoraggiarsi, ma non è impossibile,e poi come direbbe Papa Francesco, è più fa-cile pettinare le pecore dell’ovile che occuparsidelle pecore scapestrate che rischiano di per-dersi nelle difficoltà della vita .

Fate altro?Si fa anche un percorso di aggregazione perquei ragazzi post medie che non vanno più ascuola oppure scelgono un in-dirizzo frammentario. Gli sipropone di fare esperienza diamicizia, di sostegno alla au-tostima, per evitare che sitrovino senza titolo studio,senza lavoro, senza fiducia inse stessi: è questa la maggiorpovertà che ad un giovaneoggi possa capitare. Non è lamancanza di qualcosa di ma-teriale che attanaglia alcuni diloro, ma la scarsa attenzioneai loro problemi, alle loro dif-ficoltà, o peggio, di fronte ailoro errori, il pregiudizio e

l’esclusione. Oggi stiamo cercando con l’asso-ciazione SPAZIO VITA di allargare il serviziocollaborando con altre cooperative e sul terri-torio e con altri gruppi. Due apprendisti cuochidel gruppo delle superiori, quest’estate hannoaiutato in cucina nelle vacanze del gruppo fa-miglie. E’ stata una bella esperienza che dimo-stra a loro che riuscire nella vita con l’aiuto de-gli altri si può .

Portare avanti e sviluppare questo tipo dicarità non è facile…Bisogna essere preparati professionalmente:oggi operano sui due centri 3+1 operatori re-tribuiti con i requisiti professionali appositi.Abbiamo bisogno del sostegno da partedell’Amministrazione Comunale (l’Assessore aiservizi sociali e il Sindaco non ci hanno fattomancare il loro impegno) e il conseguente par-ziale finanziamento comunale. Un ringrazia-mento particolare va anche al Parroco DonLuigi, che ci ha sostenuti è aiutati, interve-nendo sulle ristrutturazioni necessarie delCentro parrocchiale che ci accoglie e con unconcreto aiuto economico.Avremmo bisogno di donazioni dei privati del5x1000, di tante cose, ma una in particolarenon deve mancare, pena la chiusura delCentro: la presenza dei volontari, siano essistudenti dell’oratorio con i quali ogni tanto sifa qualche stage, o ex insegnanti, o persone dibuona volontà. Spesso i ragazzi che assistiamo hanno solo bi-sogno di una persona in più che voglia loro unpo’ di bene e basta, che li guardi, che li ascolti,o che stia lì a capire i loro mutismi o le loroarrabbiature.Cerchiamo anche apprendisti agricoltori, vistoil terreno in uso ad orto per i CAG, concessodal Comune.

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di Aurelio Tagliabue

Il Cineforum del Centro sta diventandouna tradizione. A sostenerla sono co-loro che costituiscono il pubblico: gli

affezionati che lo seguono da anni, cosìcome gli spettatori occasionali attratti dauna particolare pellicola. Anche quest’annoquindi si rinnova l’appuntamento con leserate cinematografiche del giovedì, poi-ché riteniamo ancora valida una simileproposta, in una società che ci porta all’as-suefazione delle immagini e che offretante altre modalità di fruizione dei film.Sono infatti diversi i fattori che rendono ilCineforum un’opportunità di arricchimentopersonale. La proiezione di un film in unasala esalta il fascino della narrazione cine-matografica, provocando un coinvolgi-

mento emotivo che in altre circostanzenon sarebbe possibile, ma nelle nostre in-tenzioni e con la scelta dei titoli da pro-porre, vogliamo andare ben oltre la pur le-cita e necessaria emozione. È nostrodesiderio nutrire lo sguardo dello spetta-tore, per raggiungere anche la mente ed ilcuore. La prima perché i film suscitano ri-flessione, contrariamente alla maggiorparte delle immagini che ci scorrono quo-tidianamente davanti agli occhi. Il secondoperché la visione è collettiva e consente ilconfronto nel dialogo che la conclude.Leggendo il programma dettagliato, quisotto riportato, sarà facile intuire che i ti-toli che lo compongono toccano tematichediverse, ma mai banali, che ci interroghe-ranno e magari ci permetteranno anche diallargare il nostro sguardo sulla realtà.

CINEFORUM AL CENTRO:FILM PER LA MENTE E PER IL CUORE

15 ottobreNON SPOSATE LE MIE FIGLIE! di Philippe De Chauveron

29 ottobreIL GIOVANE FAVOLOSO di Mario Martone

12 novembreDUE GIORNI UNA NOTTE di Jean Pierre e Luc Dardenne

26 novembreLA TEORIA DEL TUTTO di James Marsh

10 dicembreIDA di Pawel Pawlikowski

21 gennaioCORRI RAGAZZO CORRI di Pepe Danquart

4 febbraioI NOSTRI RAGAZZI di Ivano De Matteo

18 febbraioSE DIO VUOLE di Edoardo Falcone

3 marzoMIA MADRE di Nanni Moretti

PrOIezIOnI PreSSO IL CentrO DOn GrASSI ALLe Ore 21.00

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Il bene di tuttiGli affreschi del Lorenzetti parlanoall’uomo moderno. Dal 17 ottobre al1° novembre, in mostra a NovaMilanese sala Gioia.

di Nerella Buggio

“Ogni epoca agogna un mondo più bello”, scri-veva il grande storico Huizinga. Nella Sala deiNove del Palazzo Pubblico di Siena il mondomedioevale ha dipinto il suo ideale di vita co-mune. Giudicare un’epoca è giudicare il suoideale, magari mille volte tradito: un uomo, unpopolo non è ciò che riesce a realizzare – inquesto entrano in scena fattori non determi-nabili dalla volontà –, ma ciò che desidera.Negli affreschi di Lorenzetti si vede l’opposi-zione drammatica tra la ricerca del bene pro-prio – origine di ogni violenza – e la tensioneal bene comune, che mentre realizza una con-vivenza armonica, salva l’io, conservandone ledimensioni proprie, non riconducibili a un pic-colo possesso, sproporzionato al suo animo.

Il bene di tutti è la mostra con cui si cimental’Associazione Felicita Merati.La riproduzione degl affreschi del Lorenzetti,così antichi e così attuali saranno in mostrapresso i locali rinnovati dell’auditoriumComunale di Piazza Gioia 1 a Nova Milanesedal 17 ottobre al 1° novembre.

Negli affreschi di Lorenzetti si vede l’opposi-zione drammatica tra la ricerca del bene pro-prio – origine di ogni violenza – e la tensioneal bene comune, che mentre realizza una con-vivenza armonica, consente all’uomo di viveresecondo il desiderio di bene del suo cuore.Ma non si tratterà solo di una lezione su degliaffreschi del Lorenzetti o sul Medioevo il per-corso ci aiuterà a rispondere ad una domandadi fondo: “ Cosa ha da dire un affresco dellametà del Trecento senese sul tema del benecomune e delle istituzioni pubbliche a uominie donne del XXI secolo ?”.Come sempre la Mostra sarà aperta al pub-blico dalle 21 alle 23 tutte le sere, la domenicaanche il pomeriggio dalle 15 alle 19 e per lescolaresche, i gruppi, anche al mattino su pre-notazione.

Per prenotazioni, per avere materiale per lascuola cell 3468531871

STORIA E TRADIZIONE: INSIEME PER UNA COMUNITÀ

di Annalisa Tagliabue

Venerdì 17 settembre la tradizione e lastoria si sono incontrate al centro par-rocchiale ‘Don Grassi’. La proiezione del

filmato documentario ‘Ul pan gialt da Noa’ rea-lizzato dal progetto sviluppato dall’Ecomuseodel Territorio di Nova Milanese, non ha volutoessere una semplice proiezione. La storia e latradizione si sono incontrate proprio nel luogodove tutto ha avuto inizio. Sono passati qua-rant’anni dalla nascita della Associazione cul-turale ‘Il Cortile’, nata proprio presso il centro

parrocchiale oggi dedicato a don RainaldoGrassi che in quei lontani anni Settanta avevacolto l’importanza e il prezioso contributo cheavrebbe potuto dare l’Associazione. Erano gli anni della grande immigrazione,Nova si trovava ad accogliere persone nuove,nuovi modi di vivere, abitudini diverse, esi-genze dei nuovi arrivati. Erano numerose lenuove sfide legate agli spazi da creare, il la-voro da offrire, una popolazione da accogliere.La diffidenza iniziale è stata subito sostituitadalla solidarietà dei novesi che hanno saputocreare gli spazi per una integrazione, capaci di

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comprendere la situazione ecogliere le necessità deltempo.E proprio l’associazione ‘IlCortile’ ha voluto andare in-contro a queste domande, do-mande che potevano trovareuna risposta innanzitutto inuna associazione culturale.Fare cultura significava racco-gliere le storie di chi arrivava,storie che si intrecciavano conchi a Nova viveva ormai daanni o addirittura da sempre. La grande riflessione fatta dal‘Il Cortile’ aveva portato a ca-pire che era diventato indi-spensabile aprirsi alla novità,senza però dimenticare la propria storia, senzaabbandonare il passato, conservando quindiquelle radici che avevano dato linfa vitale aduna comunità che, forse proprio in virtù diquelle radici così forti e profonde, era in quelmomento capace di accogliere e aprirsi all’altro.Tutto questo attraverso uno scientifico lavorodi recupero, a partire dal territorio valoriz-zando quelle aree che erano segno di una re-altà agricola alla base della vita della comu-nità, passando agli stili di vita, ai canti e allaalimentazione. La vita dei cortili non dovevaandare persa perché quei cortili trasudavanodi storia e di storie; perdere quei cortili signi-ficava perdere le radici di una comunità chesolo stando unita poteva aprirsi al nuovo. Ed ecco che nel corso degli anni poil’Associazione ha preso sempre più forma pro-muovendo poi la realizzazione dell’Ecomuseodel Territorio.

Un attento e curato lavoro di studio, recuperoe conservazione ha permesso di fare incon-trare la storia con la tradizione e salvare quellastoria di una comunità che ancora oggi vive,con usi diversi, tradizioni cambiate, abitudinitrasformate, territori modificati, ma tutto unitodall’identificazione in quel passato. E allora an-che’ Ul pan gialt da Noa’ è e sarà qualcosa inpiù di un semplice pane, qualcosa in più dellasemplice malinconica volontà di gustare an-cora i sapori di una volta. Questo pane è laesplicita volontà di tenere vivo il passato e leorigini per non dimenticare da dove viene lacomunità e quale storia l’ha traghettata fino aigiorni nostri. E in questi quaranta anni ‘IlCortile’ ha saputo far molto e in quei lontanianni Settanta l’allora parroco don RainaldoGrassi aveva intuito che molto l’associazioneavrebbe potuto fare e donare per il territorionovese.

DA DUECENTO ANNI: DON GIOVANNI bOSCO

di Annalisa Tagliabue

In ognuno di questi ragazzi, anche il più di-sgraziato, v’è un punto accessibile al bene.Compito di un educatore è trovare quella

corda sensibile e farla vibrare.” Parole celebri pronunciate dal Santo dei gio-vani e che a duecento anni dalla sua nascita,risuonano ancora attuali e fondamentali perciascun educatore. E l’educatore può trovare questa corda sensi-bile solo se sta con i giovani, vive i loro spazi,sta con loro diventando un padre, un maestro,

un amico. Nellescuole, negli oratorie nelle comunità sa-lesiane, questo mes-saggio nato con donGiovanni Bosco,viene tramandato dadecenni; è diventatoun messaggio, maprima ancora unostile educativo cheha portato gli educa-tori ad avvicinarsi ai

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bisogni dei ragazzi, a farsi interpreti dei loro di-sagi, a farsi compagni di un cammino che devecondurre alla realizzazione del progetto che esi-ste per ciascuno. E tutto questo senza imposi-zione, obblighi o risposte preconfezionate. Tuttoquesto solo con la presenza educativa di chiporta il giovane a diventare protagonista dellapropria vita, capace di individuare le proprie po-tenzialità spesso inespresse, ma esistenti e inattesa di manifestarsi. Per questo a duecento anni dalla sua nascita, leparole di Don Bosco sono ancora così attuali,

perché toccano il cuore della questione educa-tiva, il nodo cruciale che va al di là delle epoche,delle mode, delle generazioni. Tocca quel biso-gno di felicità che è minimo comun denomina-tore di tutte le generazioni di tutte le epoche.“Noi facciamo consistere la Santità nello staresempre allegri e fare sempre e bene il nostrodovere.Allegria e buono svolgimento del proprio do-vere, o ancora più chiaramente “essere buonicristiani e onesti cittadini”: una formula cheapparentemente semplice, potrebbe risultareancora oggi di difficile applicazione, ma checerto costituisce la via della Santità, perché èlì che don Bosco voleva condurre i suoi giovani.Ed è lì che ancora oggi gli oratori e le scuole,toccati dal carisma di don Bosco vogliono con-durre, e lo fanno appellandosi ancora al fa-moso Sistema preventivo che poggia sulle co-lonne portanti della ragione, religione eamorevolezza.Come duecento anni fa, anche nel Duemila igiovani hanno bisogno di una mano amica cheli conduca là dove possono trovare gioia e leparole di don Bosco tracciano la strada perraggiungere quella gioia, perché toccano ilcuore e arrivano al cuore.Ecco perché sono ancora così vive e veritiere.

Il Papa nel Tempio valdese «La Chiesa chiede perdono»

“La piena unità fra i cristiani non èuniformità”

di Gianni Cardinale

«Da parte della Chiesa cattolica vi chiedo per-dono. Vi chiedo perdono per gli atteggiamentie i comportamenti non cristiani, persino nonumani che, nella storia, abbiamo avuto controdi voi. In nome del Signore Gesù Cristo, per-donateci! ». È questa la storica frase che papaFrancesco ha pronunciato nell’altrettanto stor-ica visita al Tempio valdese che ha chiuso laparte ufficiale del viaggio a Torino. Visita cheha segnato il primo ingresso in un luogo diculto valdese di un Pontefice in otto secoli distoria della comunità evangelica.Nel suo discorso Francesco ha ricordato illegame che unisce cattolici e valdesi nonos-tante le differenze. «Uno dei principali frutti che

il movimento ecumenico ha già permesso diraccogliere in questi anni – ha spiegato – è lariscoperta della fraternità che unisce tutti col-oro che credono in Gesù Cristo e sono stati bat-tezzati nel suo nome». «Si tratta – ha aggiunto– di una comunione ancora in cammino, e l’u-nità si fa in cammino che, con la preghiera, conla continua conversione personale e comuni-taria e con l’aiuto dei teologi, noi speriamo,fiduciosi nell’azione dello Spirito Santo, possadiventare piena e visibile comunione nella ver-ità e nella carità». Ma «l’unità, che è frutto delloSpirito Santo non significa uniformità».«Purtroppo – ha osservato il Pontefice – è suc-cesso e continua ad accadere che i fratelli nonaccettino la loro diversità e finiscano per farsila guerra l’uno contro l’altro». Così «riflettendosulla storia delle nostre relazioni, non possiamoche rattristarci di fronte alle contese e alle vio-lenze commesse in nome della propria fede, echiedo al Signore che ci dia la grazia di ri-

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conoscerci tutti peccatori e di saperci per-donare gli uni gli altri». Ed è proprio in questocontesto che è seguita l’accorata richiesta diperdono del successore di Pietro.Il Papa nel suo applauditissimo discorso ha poiaffermato che fra cattolici e valdesi si aprono«ampie possibilità di collaborazione».Nell’evangelizzazione, ma anche nel «servizioall’umanità che soffre, ai poveri, agli am-malati, ai migranti». «Le differenze su impor-tanti questioni antropologiche ed etiche, checontinuano ad esistere tra cattolici e valdesi –ha chiarito il Pontefice – non ci impediscono ditrovare forme di collaborazione in questi altricampi». Infatti «se camminiamo insieme, ilSignore ci aiuta a vivere quella comunione cheprecede ogni contrasto».Il Papa è stato accolto nel Tempio dal saluto delpastore Paolo Ribet a nome della comunità tori-nese, del “moderador” della “mesa valdense”del Rio della Plata Oscar Oudri e del modera-tore della Tavola valdese Eugenio Bernardini,che ha espresso la «gioia» per la visita.Bernardini ha manifestato di condividere dueaffermazioni dell’Evangelii gaudium«sul mododi intendere e vivere l’ecumenismo», e cioè lavisione dell’unità cristiana come «diversità ric-onciliata » e il pensiero di «cercare nelle Chiesediverse dalla nostra non i difetti e le man-canze», ma «ciò che lo Spirito Santo vi ha sem-inato “come un dono anche per noi”». Il mod-eratore della Tavola, pur segnalando i progressinel cammino ecumenico, non ha mancato disegnalare due questioni teologiche che stannoparticolarmente a cuore ai valdesi: essere ri-conosciuti come Chiesa e non come “comunitàecclesiali” secondo la definizione del Vaticano II(con la speranza questo possa avvenire entro il2017, 500° anniversario della Riforma), el’ospitalità eucaristica. Bernardini ha comunquericonosciuto le «importanti collaborazioni » nelcampo della promozione per la libertà di reli-gione e di coscienza, e in quello del dialogo in-terreligioso» e ha espresso «l’urgenza di pros-

eguire e intensificare la testimonianza – taloracomune ed ecumenicamente ispirata – a favoredei profughi che bussano alla nostra porta». Lavisita al Tempio valdese è stato l’ultimo mo-mento pubblico della due giorni torinese diFrancesco. Prima di rientrare a Roma ilPontefice ha incontrato i parenti piemontesi (seicugini carnali con le proprie famiglie, unatrentina di persone in tutto) con i quali si è in-trattenuto a pranzo dopo aver celebrato laMessa, e poi ha salutato i membri del Comitatodell’ostensione, Vittorio Emanuele ed EmanueleFiliberto di Savoia con famiglie, gli organizzatoridella visita e un gruppo di profughi. Proprio iprofughi hanno consegnato al Papa una letteraintitolata «Siamo tutti migranti, siamo tutti per-sone». Nel testo si sottolinea che le parole diBergoglio «sono per noi ossigeno ». Durantel’incontro nell’arcivescovado il Pontefice si èsoffermato a parlare con ciascuno di loro.«Questo momento per noi è molto importante– prosegue la lettera – perché sappiamo di rap-presentare molte, troppe persone che oggi sitrovano lontane dalle loro terre e dai loro af-fetti». Ognuno in poche righe ha descritto lapropria storia. «Le chiediamo – spiega la mis-siva – di continuare ad avere pensieri e paroleper tutti coloro che hanno sete di giustizia quie nel resto del mondo. Grazie di cuore».

Il temaEntrerà in vigore il prossimo 8 dicembre all’apertura del Giubileo della misericordia, la verae propria rifondazione del processo matrimoniale canonico presentata ieri Una riforma cheinveste in primis i vescovi diocesani Prevista l’abolizione della doppia sentenza conforme

Motu proprioCon le lettere “Mitis Iudex Dominus Iesus” e “Mitis et misericors Iesus” (la seconda relativaal Codice dei canoni delle Chiese orientali), Bergoglio cambia il processo matrimonialecanonico. Nel segno di una maggiore semplicità e di una minore burocrazia

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Nullità, il tribunale della misericordia

La riforma del Papa: procedure più snelle,processo breve, vescovi protagonisti

di Luciano Moia

Un «enorme numero di fedeli» soffre per la finedel proprio matrimonio. Queste persone, chespesso stanno vivendo un nuovo rapporto sen-timentale, non si rassegnano a considerarsifuori dalla Chiesa e quindi interrogano dolorosa-mente la propria coscienza sull’opportunità dirivolgersi a un sacerdote per scoprire se il mat-rimonio fallito fosse più o meno valido. Talvoltaquesto desiderio si scontra con la complessità econ la lentezza delle strutture giuridiche dellaChiesa «a causa – spiega il Papa – della dis-tanza fisica o morale; la carità dunque e la mis-ericordia esigono che la Chiesa stessa comemadre si renda vicina ai figli che si consideranoseparati». È un obiettivo soprattutto pastoralequindi quello che ha indotto papa Francesco apubblicare le due lettere Motu proprio MitisIudex Dominus Iesus,e Mitis et misericorsIesus che riguarda il codice dei canoni delleChiese orientali. I documenti riformano ilprocesso per la nullità matrimoniale sullaspinta, da una parte, di una rinnovata esigenzadi misericordia nei confronti dei fedeli, e dall’al-tra dalle indicazioni emerse dai lavori del Sinodostraordinario sulla famiglia dello scorso anno epoi confermate dall’Instrumentum laboris, ildocumento preparatorio in vista del Sinodo or-dinario che prenderà il via il prossimo 4 ottobre.Ma il Papa ha deciso di non attendere l’assem-

blea dei vescovi sulla famiglia. Per lui era ur-gente dare quanto prima possibile un segnaleinequivocabile alle persone separate in nuovaunione nell’ottica della mitezza e della miseri-cordia di Cristo (che è poi il titolo delle due let-tere). Un provvedimento che non risolve evi-dentemente tutti i problemi vissuti alle famigliespezzate. Da questo punto di vista rimane im-mutato il carico di responsabilità su cui i padrisinodali saranno chiamati a fornire proposteconvincenti, coerenti con la dottrina ma fanta-siose nella prassi. Anche il Papa ha avvertito lanecessità di precisare che il nuovo testo non fa-vorisce la nullità dei matrimoni, bensì la celeritàdei processi e la «giusta semplicità» degli stessi,affinché, «il cuore dei fedeli che attendono ilchiarimento del proprio stato non sia lunga-mente oppresso dalle tenebre del dubbio». Lapreoccupazione del Papa – e nel testo l’obiettivoè sottolineato per due volte – è la «salvezzadelle anime » e quindi, trattandosi spesso diseparati in nuova unione, la reintegrazione diqueste persone nella comunità ecclesiale. Daqui l’esigenza di abbreviare, semplificare, maanche di investire i vescovi di nuove respons-abilità, compresa quella – come avveniva nellaChiesa delle origini – di essere «giudice tra ifedeli a lui affidati». Ma cosa cambia concreta-mente, con il Motu proprio reso noto ieri, per lepersone che, dopo il fallimento del matrimonio,decidono di verificarne la nullità? Finora per ar-rivare alla sentenza di nullità servivano duegiudizi concordi, un primo grado e un appello.Se non c’era accordo si ricorreva alla Rota ro-mana. Da oggi in poi – se il caso non presenta

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particolari difficoltà interpretative – sarà invecesufficiente la «certezza morale» raggiunta dalprimo giudice. Quindi tempi molto più rapidi.Rimane invariata la possibilità di ricorrere in ap-pello e, in caso di ulteriore dissonanza tra igiudizi, al terzo grado presso la Sede apostolica.Il processo però, in caso di situazioni partico-larmente evidenti di nullità, può essere abbre-viato e il vescovo può decidere di costituire ungiudice unico. Oggi invece, com’è noto, eranonecessari tre giudici, di cui due chierici. Nelcaso in cui il processo si svolga comunque conil rito ordinario, il Papa ha disposto che due giu-dici su tre potranno essere laici. Piccola ma sig-nificativa svolta. Altra importante novità, al-meno dal punto di vista operativo, il maggiore

coinvolgimento del vescovo diocesano: «Siauspica che nelle grandi come nelle piccole dio-cesi lo stesso vescovo offra un segno della con-versione delle strutture ecclesiastiche e nonlasci completamente delegata agli uffici dellacuria la funzione giudiziaria ». Ciò vale special-mente nel “processo più breve” dove il vescovostesso è chiamato a vigilare per evitare chel’auspicata celerità rischi di diventare approssi-mazione o trascuratezza. Strettamente colle-gato al nuovo ruolo del vescovo, è quello dellemetropolie, investite dal Papa per il “secondogrado di giudizio” (se necessario), quando ilprimo grado viene pronunciato da un tribunaleinterdiocesano. Anche in questo caso gli obiet-tivi sono semplicità e rapidità del giudizio.

Le novitàFrancesco anticipa il Sinodo e interviene per dare sollievo all’«enorme numero di fedeli»che soffre per la fine del proprio matrimonio

di Stefania Falasca

«Bisogna sempre ricordare che dichiarare la nul-lità di un matrimonio non è decretare l’annulla-mento del matrimonio. Il processo di nullità delmatrimonio consiste nel vedere se esista in uncerto matrimonio qualcuno dei motivi che lorenda nullo. Si tratta di constatare e non di in-ventare l’eventuale esistenza di qualche motivodi nullità. Il processo di nullità è, in altre parole,un processo pro rei veritate ». L’ha voluto subitomettere in chiaro per i giornalisti in Vaticano ilcardinale Francesco Coccopalmerio, presidentedel Pontificio Consiglio per i testi legislativi emembro della Commissione speciale istituita dapapa Francesco il 27 agosto 2014 per lo studiosulle possibilità di riforma dei processi di nullità.«Chiarire è sempre utile – ha sottolineatoCoccopalmerio – perché il pubblico non facciaconfusione sulla prassi dei processi di nullità delmatrimonio, che possono ora essere velocizzatima sempre nel pieno rispetto della loro naturadi indagine della verità».Il cardinale ha quindi messo in rilievo i cambi-amenti più significativi introdotti dalla nuovanormativa che entrerà in vigore l’8 dicembrecon valore non retroattivo sia in merito allacomposizione del tribunale che all’abolizionedella doppia sentenza conforme, e al processobrevior,( più breve n.d.r.) «struttura molto ag-ile e perciò veloce che la prassi giudiziaria ren-derà più precisa e definitiva».La nuova normativa, per quello che

riguarda l’abolizione della“doppia conforme”, disponeche la sentenza con la qualeper la prima volta è statadichiarata la nullità del mat-rimonio «trascorsi i terministabiliti diventa esecutiva»(canone 1679). Non è per-tanto più obbligatorio appel-lare ex officio a un secondo grado.Tuttavia, spiega il canonista, non è negata lapossibilità di appellare la sentenza, perché lanuova normativa al contempo dispone che «allaparte che si ritenga onorata e parimenti al pro-motore di giustizia e al difensore del vincolo ri-mane il diritto di interporre querela di nullitàdella sentenza o appellare contro la medesimasentenza» (canone 1680.1). Coccopalmerio hafatto notare però anche una grossa novità: sel’appello risulta manifestamente dilatorio «il tri-bunale collegiale può confermare con propriodecreto la sentenza di prima istanza » (canone1680.2). Nel delineare le prospettive di lavorofuturo il cardinale ha infine sottolineato che itemi della famiglia sono costantemente all’at-tenzione dei dicasteri romani, in particolare delPontificio Consiglio per i testi legislativi, con in-terventi auspicabili per quanto concerne i canonisul matrimonio nel Codice latino che, secondoCoccopalmerio, dovrebbe dare spazio non soloal sacramento del matrimonio ma anche allafamiglia, alla sua identità e alla sua missionetenendo conto delle problematiche attuali.

«L’intento è sempre indagare la verità Nella famiglia il faro»

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L’intervistadi Luciano Moia

Rendere più snello il processo di nullità, sot-tolineare con più forza il ruolo decisionale delvescovo diocesano per un obiettivo specifica-mente pastorale, eliminare inutili lungagginiche finivano per ripercuotersi sui fedeli. Eccoi tre obiettivi che hanno indotto il Papa ad ab-breviare i tempi, pubblicando a circa tre set-timane dall’inizio del Sinodo la riforma delprocesso canonico. Lo osserva da Gaeta,dove è in corso il convegno annualedell’Associazione canonistica italiana, il pro-fessor Paolo Moneta, che da molti anni ne è ilpresidente, docente all’Università di Pisa. Diprocesso di nullità, in questi mesi, si è occu-pato molto, perché ha fatto parte della com-missione incaricata dal Papa per predisporrelo schema della riforma.Perché il doppio giudizio obbligatorio èstato considerato ormai inutile?Era una garanzia decisa tre secoli fa daBenedetto XIV con l’obiettivo di frenare gliabusi e custodire l’indissolubilità del matrimo-nio. Oggi con una migliore organizzazione deitribunali si è considerata superflua. In questomodo abbiamo allineato le cause di nullità adaltri procedimenti che si concludono con unprimo giudizio favorevole. Era una novità chetutti noi addetti ai lavori auspicavamo datempo e che il Papa ha condiviso.Giusto attribuire al vescovo un ruolo cosìcentrale anche dal punto di vista opera-tivo?Sì, giustissimo, perché si è voluto sottolineareil carattere pastorale dei giudizi di nullità, rib-adendo come la Chiesa abbia un diretto inter-esse spirituale in queste procedure. Prima ilvescovo delegava completamente il suo potere– comunque sempre presente – al vicariogiudiziale. Ora si è voluto mostrare che laChiesa non considera i processi di nullità comepratiche burocratiche, ma che c’è sempre sullosfondo una sollecitudine pastorale.era proprio indispensabile uscire conquesti documenti a tre settimane dalSinodo?Era una decisione attesa. D’altra parte l’auspi-cio per uno snellimento era largamente condi-

viso. E sia il Sinodo dell’ottobre scorso, sial’Instrumentum laboris si erano pronunciati inquesto senso. Il Papa ha ritenuto che fosse in-utile attendere ancora.Come mai si è inteso ribadire il ruolo cen-trale della metropolia?Una sottolineatura in diretta dipendenza con ilruolo riassegnato ai vescovi. Quando il primogrado viene espresso da un tribunale inter-diocesano è giusto che l’appello tocchi alvescovo metropolita. Quando invece il primogrado arriva dalla sede metropolitana ed ènecessario andare in appello non cambia nullarispetto all’esistente. Non abbiamo stravoltol’ordinamento giudiziario attuale.Come mai la mancanza di fede tra lecause per arrivare al rito abbreviato?Ma no, quello del Papa è solo un esempio perspiegare che la mancanza di fede può esserepropedeutica a un motivo di nullità. Di per séinfatti la mancanza di fede non era causa dinullità prima e non lo è neppure oggi.Ma come si fa a condividere i fondamentidel matrimonio cristiano se non si crede?È da tempo che si discute sul fatto che la man-canza di fede possa pregiudicare la validità delmatrimonio. Ma il matrimonio è anche un isti-tuto naturale ed è sempre prevalsa l’idea chela mancanza di fede non possa essere da solamotivo di nullità. Certo, l’indissolubilità delmatrimonio è più difficile da accettare se unonon ha fede. Diciamo che la mancanza di fedeprovoca un rischio, un substrato particolar-mente favorevole alla nullità. Ma nulla più. IlPapa insomma non è intervenuto sulla casis-tica della nullità, che rimane tale e quale.Qualcuno ha fatto notare un rischio cleri-calizzazione del processo di nullità?Ma no, anzi c’è una maggior valorizzazione deilaici che ora possono essere due in un collegio,sempre comunque presieduto da un chierico.Prima nel collegio c’erano due chierici e unsolo laico.

«Neo processi i vescovi più pastori che giudici»

Cosa cambiaIntrodotto anche un “rito abbreviato”se, a giudizio dell’ordinario, sonoevidenti le ragioni per sciogliere ilvincolo matrimoniale

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Già possibile per gli interessati fis-sare incontri nelle tre sedi diMilano, Lecco e Varese. Ne parla ilVicario episcopale monsignor Lucabressan

di Luciano Moia

«La logica in cui situare l’Ufficio che si occu-perà dell’accoglienza dei fedeli separati èquella del cammino che stiamo compiendo,come Diocesi - anche attraverso la lettera pa-storale per il nuovo anno -, volta ad aiutare lefamiglie a vivere il proprio ruolo, passando daoggetto a soggetto dell’evangelizzazione. Uncambiamento di paradigma cruciale al quale ilcardinale Scola, come l’intera Chiesa ambro-siana, tiene in modo particolare». MonsignorLuca Bressan, Vicario episcopale per laCultura, la carità, la missione e l’azione so-ciale, definisce così l’orizzonte di riferimentoper interpretare in modo corretto l’istituzioneappunto, dell’«Ufficio per l’accoglienza dei fe-deli separati», che è entrato in vigore, ad ex-perimentum per un triennio, l’8 settembre .Un organismo che, continua monsignorBressan, «vuole essere negli auspici e nellavolontà dell’Arcivescovo, un aiuto pastorale epaterno per tutti coloro che si trovano in unacondizione di unione familiare problematica,sostenendo, al contempo, la loro vocazionecristiana da vivere anche in un momento didifficoltà».Si può «leggere» questa nuova artico-lazione diocesana anche alla luce delSinodo sulla famiglia che si terrà a otto-bre? Certamente. L’Ufficio vuole proprio indicare laprospettiva del Sinodo in cui la Chiesa intenderiflettere sulla capacità di interpretare la fami-glia come dono offertoci dalla Grazia e comepresenza che ci permette di vivere i rapporti diogni giorno alla luce del Vangelo.Insomma, l’Ufficio sarà un ausilioprezioso, ovviamente, per chi si trova nellasituazione di separazione, ma permetteràa tutti i fedeli di considerare meglio e piùin profondità l’istituto familiare?Il nuovo organismo di Curia, che si va ad af-

fiancare a quelli giàesistenti e operanti,come il Tribunale ec-clesiastico regionalelombardo, il Serviziodiocesano per la fami-glia e le Commissionidecanali e zonali per laPastorale familiare,sarà uno strumento diaccoglienza e di soste-gno. Con questo speci-fico ruolo credo cheproporrà un valido aiuto per incarnare, nelquotidiano, la testimonianza evangelica.Infatti, è appunto in virtù dell’esperienza fami-liare che la fede si fa carne, anche in un sensomolto concreto, tanto che senza questo le-game, la fede stessa rischia di rimanereastratta. L’attenzione che l’Arcivescovo ha po-sto nell’istituire il nuovo Ufficio, dice quantotale aspetto sia uno dei pilastri che edificanouna Comunità e una vita buona.La famiglia come protagonista della soci-età, indispensabile «corpo intermedio» eappunto soggetto, chiede, pur tra tanteseparazioni e unioni non matrimoniali,una sollecitudine a 360° da parte dellaChiesa?Come scrive il cardinale Scola nella lettera in-viata ai fedeli della Diocesi di Milano in occa-sione del Decreto di costituzione dell’Ufficio,“la Comunità cristiana è impegnata, in mododel tutto particolare, ad accompagnare le fa-miglie ferite. A questo cammino della Chiesauniversale, la Chiesa ambrosiana intende par-tecipare con spirito di comunione e di partico-lare riguardo nei confronti degli sposi che sof-frono a causa della loro condizione di separatio di divorziati”. La questione è chiedersi cosasignifichi davvero che la famiglia è un soggettodi evangelizzazione. Lo spiega bene - come giàaveva fatto la lettera dell’Arcivescovo “Allascoperta del Dio vicino” - la nuova lettera pa-storale. Se l’evangelizzazione è la compren-sione consapevole della trasfigurazione cheuna vita secondo Cristo opera nel quotidiano,la famiglia ne è il primo attore. Pensiamo alnutrimento: chi meglio della famiglia incarnala valenza simbolica della crescita umana nu-trita dai rapporti affettivi che in essa sicreano?.

Al via il nuovo ufficio che accoglierà i separati

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Il Vicario generale monsignor MarioDelpini sottolinea i tratti fondamen-tali della nuova Lettera pastoraledell’Arcivescovo: «La constatazionedi una separazione tra fede e vita èuno dei temi che più stanno a cuoreal Cardinale»

di Annamaria Braccini

La Chiesa in uscita in un mondo, come il no-stro, segnato da tragedie e migrazioni bibliche.I sentieri sempre più “interrotti” tra la vita e lafede, come fossero due dimensioni separate.La mancanza di una vera cultura, non nelsenso dell’approfondimento delle conoscenzeintellettuali (che, forse, non farebbe comunquemale), ma in quello, assai più decisivo, diun’esistenza davvero ispirata dal Signore edalla sua sequela. Sono molti e diversi i motividi preoccupazione e le ragioni che il cardinaleScola non ha mancato di sottolineare fin dalgiorno del suo ingresso in Diocesi, nel settem-bre di quattro anni fa. A partire dalle paroleprofetiche del beato Giovanni Battista Montini,scritte nel 1934 - «Cristo è un ignoto, un di-menticato, un assente in gran parte della cul-tura contemporanea» - che fecero dire al neo-Arcivescovo: «Un cristianesimo che noninvesta tutte le forme di vita quotidiana degliuomini, cioè che non diventi cultura, non è piùin grado di comunicarsi».

E torna proprio sullaquestione della cultura,la Lettera pastoraleEducarsi al pensiero diCristo, che è stata pre-sentata martedì 8 set-tembre e che accompa-gnerà il cammino dellanostra Chiesa per glianni 2015-2017. «Laconstatazione di unatale separazione trafede e vita, che ilCardinale ha raccolto in molti anni di ministerosacerdotale ed episcopale, è uno dei temi cheegli ha più a cuore», spiega il Vicario generaledella Diocesi, monsignor Mario Delpini.È questo un problema anche per la soci-età nel suo complesso?È chiaro che tale aspetto sia divenuto un veroe proprio nodo problematico in un contesto incui, da un lato, la società si è allontanata dalsuo riferimento a Dio, trovando, addirittura in-gombrante la presenza della Chiesa, mentre,dall’altro, i cristiani spesso non riescono a svol-gere un ruolo significativo nella comunità civile.Come si intrecciano questi due fenomeni,che si ritrovano al centro della Lettera,come pure delle precedenti?È evidente che i fedeli praticanti frequentino laChiesa per convinzione. Poi, però, nel tempodel lavoro, dell’ufficio, camminando per lestrade o in Parlamento, pare che siano co-stretti a usare altri criteri di giudizio e diffe-renti stili di comportamento. Questo è obietti-

Delpini: «Più coscienti di essere cristiani pertestimoniarlo concretamente nella società plurale»

e, naturalmente, questo vale anche perchi si trova in un passaggio difficile dellapropria vita familiare…La Chiesa non esclude nessuno. Il rischio èsemmai che il momento di crisi oscuri la fon-damentale dimensione simbolica della fami-glia. Lo scopo dell’Ufficio è dimostrare che laGrazia di Dio è così forte che continua ad abi-tare la vita dei suoi figli, qualsiasi ne sia lacondizione. Di fronte a ciò il compito delVescovo è appunto aiutare a ritrovare il senso,pur nelle difficoltà, di questa Presenza.

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vamente un problema che l’Arcivescovo vuoleaiutare ad affrontare.Il cardinale Scola lega la ricerca della cul-tura della fede ad ambiti specifici, comel’apertura verso l’umano e un nuovomodo di essere Chiesa. ne avete parlatoa livello di Consiglio episcopale Milanese?Sì, abbiamo discusso la questione in diverseoccasioni, anche in riferimento propriamentealla Lettera. Benché siano ancora moltissimicoloro che coltivano una visione cristiana dellavita, occorre notare che questo «essere se-condo il pensiero di Cristo» è poco rilevante eincisivo nel sentire comune. Ci sembra che,pur essendo ancora presente, la cultura dellafede non sia attraente nemmeno per molticredenti.Questo obbliga a un nuovo coraggio e allafranchezza della testimonianza per unaChiesa aperta a 360°?I drammi planetari cui assistiamo e chel’Arcivescovo ha potuto constatare personal-mente nel campo profughi di Erbil, implicano

la necessità di una risposta unitaria, laddovela comunità internazionale e le istituzioni ma-nifestano invece la loro impotenza. Gli appellidel Papa ci chiedono, allora, un dovere dellatestimonianza che deve essere nutrito da unapiù chiara coscienza della fede per essere tra-dotto in azioni concrete. La mentalità cri-stiana, che è all’origine dei valori europei, haancora tanto da dire e deve farlo senza timori.tra i grandi eventi che ci attendono abreve c’è l’Assemblea Ordinaria delSinodo dei Vescovi dedicata alla famiglia.Una cura da rinnovare?È un tema caro al Cardinale, che si traducenell’indicazione offerta alle famiglie stesse diproporsi come soggetto dell’evangelizzazione,in un contesto di crescita condivisa. Ci atten-diamo molto da questo nuovo e sano protago-nismo, così come da iniziative come i “Dialoghidi vita buona”, concepiti laicamente e ai qualisi sta lavorando. Sarà uno dei momenti cru-ciali del dibattito pubblico per costruire in-sieme percorsi comuni nella società plurale.

«Entrare nel pensiero di Gesù esigeconversione, cambiamento di men-talità, rinnovamento del cuore edella mente», sottolinea il Vicarioepiscopale riflettendo sulla figuradell’Apostolo che l’Arcivescovo hascelto quale modello nella suaLettera pastorale

di Luisa Bove

C’è attesa in Diocesi per la nuova Lettera pa-storale che sarà disponibile dall’8 settembre,quando in Duomo l’Arcivescovo celebrerà ilPontificale inaugurando il cammino 2015-2016della Chiesa ambrosiana. Il cardinale Scola hapreso spunto dall’apostolo Paolo per dare il ti-tolo alla sua Lettera, Educarsi al pensiero diCristo (1 Cor 2,16); tuttavia ha scelto la figuradi Pietro come modello di sequela a Gesù. Neparliamo con monsignor PierantonioTremolada, biblista e vicario episcopale per

l’Evangelizzazione ei sacramenti.Che tipo di disce-polato è quello diPietro?Vorrei anzitutto sot-tolineare il valore diquesta scelta. A mepare molto oppor-tuna. Permette in-fatti di capire inmodo molto chiaroche il pensiero di Cristo non coincide con il suoinsegnamento e neppure semplicemente con ilsuo modo di ragionare. Il pensiero di Cristonon è la sua dottrina. È piuttosto il suo mododi vedere le cose, di stare nel mondo, di porsidi fronte alla realtà. È quindi anche il suomodo di sentire, di reagire, di valutare, di giu-dicare. Così inteso, il pensiero di Cristo sta allabase di ogni suo comportamento e ne renderagione. Il discepolato ha permesso a Pietro dientrare nel pensiero di Cristo perché lo ha po-sto nella condizione di condividerne la vita.Non dunque una semplice istruzione, ma unaprofonda esperienza.

Tremolada: «Pietro, fatica e bellezza della sequela di Cristo»

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eppure Pietro non ha sempre capito ilpensiero del Maestro...È vero. Pietro ha dovuto compiere un lungocammino per assumere la mentalità di Gesù.Quante fatiche e resistenze! Lo si vede benedai Vangeli. In questa Lettera pastorale il no-stro Arcivescovo ha scelto di descrivere l’espe-rienza di Pietro a partire dal Vangelo diGiovanni: la prospettiva è suggestiva e moltoistruttiva. Nel quarto Vangelo, infatti, si notauna tensione: da un lato Pietro è affascinatodalla persona di Gesù e dal suo mistero; dal-l’altro, seguendolo rimane perplesso, disorien-tato e addirittura spaventato. Succede quandoGesù parla del Pane della vita, quando gli lavai piedi nell’ultima cena, quando deve rispon-dere a chi lo riconosce come discepolo e pertre volte nega. Entrare nel pensiero di Cristoesige conversione, cambiamento di mentalità,rinnovamento del cuore e della mente. Tuttoquesto non è indolore.Ma come possono i cristiani di oggi as-sumere in sé gli stessi sentimenti diCristo?Se poniamo la domanda alla Parola di Dio ri-ceviamo questa risposta: facendo l’esperienzadella grazia. Non si tratta di moltiplicare glisforzi per adeguarsi a come Gesù vede lecose, ma di credere che c’è una potenza dibene all’opera nel mondo. È la forza d’amorescaturita dal cuore trafitto di Cristo. Occorresuperare un’idea della imitazione di Cristo chelo consideri semplicemente un modello. Il mo-dello infatti sta di fronte, mentre Cristo è in noie noi siamo in Lui. Privilegiamo dunque tuttociò che ci fa sentire vivi in lui e lasciamo chesia l’esperienza della grazia a plasmare la no-stra mentalità.La vicenda di Pietro ci insegna anche

come, dopo il rinnegamento, Gesù l’abbiaaddirittura scelto e forse preferito ad altriapostoli affidandogli grandi responsabil-ità...L’essenza del pensiero di Cristo è la misericor-dia. Il modo in cui Gesù guarda il mondo de-riva dal suo grande amore per tutti gli esseriviventi. Pietro ne è una dimostrazione. Per trevolte Gesù gli chiederà se lo ama e per trevolte gli affiderà la sua Chiesa. Un modo deli-cato per dirgli: «So bene che mi hai rinnegatotre volte, ma non temere, l’amore vince sututto». La Lettera pastorale sul pensiero diCristo ci viene consegnata mentre si sta peraprire il Giubileo straordinario della misericor-dia: tra questi due eventi non c’è diversità diprospettive. Dice il Salmo: «Alla tua luce ve-diamo la luce». Questa luce che consente diguardare nella verità tutte le cose è la miseri-cordia di Dio>.Gesù ha detto a Pietro: «Seguimi». Aquali condizioni è possibile anche per gliuomini e le donne di oggi rispondere allostesso invito di fronte alle tante sol-lecitazioni del mondo?Credo che la condizione indispensabile per ri-spondere a questo invito sia quella di percepireo anche solo intuire la bellezza di ciò in cui sicrede. Tutti i grandi testimoni sono stati abba-gliati dalla luce del Cristo crocifisso e risorto:Paolo sulla via di Damasco, Agostino entrandoin se stesso, lo stesso Pietro sul Monte della tra-sfigurazione. Quando - come oggi - l’orizzontetende globalmente ad oscurarsi, diventa ancorapiù forte il desiderio della luce. Siamo staticreati a immagine di Dio e portiamo in noi latensione verso la vita vera. Laddove per la forzadella grazia questa vita si manifesta nella suabellezza, nessuno può resisterle.

Affamati di vita buona!estate in Oratorio

L’estate in Oratorio è ricca di proposte e piena di vita. L’Oratorio feriale, le vacanzeal mare e in montagna, i corsi per gli animatori, il pellegrinaggio sulla viaFrancigena per arrivare al soglio di Pietro… ed essere salutati da Papa Francesco!Emozioni indescrivibili che solo chi ha provato può comprendere! Parlano i numeri:circa 900 ragazzi iscritti all’Oratorio feriale; più di 100 animatori; quasi 400 ragazzie giovani nelle varie proposte estive; più di 200 adulti impegnati per cucinare, farele pulizie, gestire la segreteria e tenere i laboratori nei vari oratori… e tutti volon-tari! Un impegno grandioso e una macchina organizzatrice complessa che però dàfrutti di felicità. Ecco infatti foto e testimonianze...

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bATTESIMIbEATA VERGINE ASSUNTARACCOSTA CLARISSA di Natalino e VirginiaBIANCHI SOFIA e SIMONE di Daniele e CristinaTERMINE EMANUELE di Stefano e MichelaPOVEDA GIORGIA di Santiago e MarisaDAGOSTINO EROS di Antonio e DorettaSANCHEZ CARDENAS DANIELA di Fernando e JessicaTUFARO LUNA di Mirko e VeronicaSANSARO GIUSEPPE di Vincenzo e Alessandra

S. ANTONINOFORNATARO ANDREA di Francesco e LorenaPETRONZI ALESSANDRO di Manuel e ErikaGASPARETTO MARCO di Alessandro e SilviaQUADRI CARLOTTA di Riccardo e SilviaDEL VECCHIO NICCOLO’ di Giovanni e AnnarosaRUSSO MICHELE E ALESSANDROdi Andrea e MarilenaZANELLA GIACOMO di Daniele e LauraVISIGALLI MATILDE di Ermes e ChiaraVACCHIANO GABRIELE di Giuseppe e AntoniaPAGANI CAROLINA di Marco e LauraPREZIOSO CHIARA di Marino e BarbaraPIROVANO EUGENIO di Roberto e RamonaMARIANI SOFIA di Andrea e IlariaPOZZI FRANCESCO di Christian e ChiaraGERMINALE LORENZO di Pasquale e MichelaFABBRICA GIANLUCA di Davide e AntoniettaVRUNA SEBASTIAN di Andrea e SilviaMANDALARI SOFIA di Domenico e CorinneMAFLIN GRACE AMBER di Simon James e AngelaANDREOTTI ADELE di Davide e MichelaGEROSA MARTINA di Federico e ValentinaGALLUCCIO AURORA ELENA di Vincenzo e MihaelaQUISPE VILLANUEVA GRAZIA MARIANAdi Neri Cuer e EstherPIGLIAFREDDO ALICE ADI Giuseppe e ElenaCALI GIORGIA di Redion e Anna MariaMERLINO GABRIELE di Roberto e SilviaVEZZONI ALESSANDRO di Gianluca e GiuseppinaTROTTA MICHELE DIEGO di Luca e RossellaLOMBARDI MICHELE di Pietro e SaraARIENTI GABRIELE di Cristian e BarbaraRIVA REBECCA di Edoardo e GiuliaRICCHETTI GRETA di Emanuele e MariaDAMATO GIULIA e DAVIDE di Giuseppe e Roberta DE DUONNI BEATRICE di Roberto e RositaCANALI GIULIA di Luca e AmbraCATTARUZZA REBECCA di Gabriele e MonicaPROSERPIO TOMMASO di Martino e SaraROSSETTI LETIZIA di Stefano e LauraABRUZZO ANDREA di Cristian e VanessaNICOLETTI DALILA di Andrea e Irene

SAUTA LAURA di Tindaro e KatiaCRAVANA ANDREA di Cristian e IsabellaTAGLIENTE DIEGO MASSIMO di Simone e EleonoraSCURATTI MATILDE di Cristian e LauraGOBBATO SARA di Denis e Maria RosariaRASSATI SILVA THOMAS di Leonardo e FrancescaFACCHINETTI GABRIELE JESUS di Gianni e ArisvelPOLA MATTEO di Massimo e LoredanaLAUDANO GRETA di Yuri e AnnalisaCEREGHETTI THOMAS di Luca e AlessandraMINERVA MICHAEL MATTIA di Massimo e Viola

S. GIUSEPPE SILINI SAMUELE FIORENZOMASTROPIETRO ANTONIOIMPAGNATIELLO ANGELOBUGARDECI RICCARDOREGA EMMAGUGLIANDOLO DANIELEAUREMMA LORENZOD’AVOLIO SARAGATTO ARIANNAGATTO SARAGATTO YLENIALUCCHESE ALESSIOPAVANI FABRIZIO

MATRIMONIbEATA VERGINE ASSUNTACESARIO SAVINO E ANDOLFATTO DEBORA

S. ANTONINOMENI MANUELE - BRESCIA CINZIATROIANO NICOLA - BRESSAN ELISAVRUNA ANDREA – STERZA SILVIA ARIENTI FEDERICO – BIANCHINI PATRIZIASCUMACI CARMINE – PALMIERI SIMONARIVA GUIDO – MOLINARI LUANASALERNO MASSIMILIANO – GUGLIOTTAMARIANGELASPELTA ENRICO – RABOSIO CRISTINA SILVIASALVATORE CHRISTIAN PUGLIANO ALICEGENCHI ANDREA – BIONDI JESSICASCALISE ANTONIO – CURATI STEFANIA PIERA MARIABOVE SAVINO – STEFANONI JESSICALA MARCHINA SEBASTIANO – CAIMI GIORGIACOSTA DANIELE – BOSISIO ELENABORDIGATO ANDREA - CONCIO MARIANNATODARO LEONARDO – RICUCCI FRANCESCALA ROCCA NICOLA – RINALDI MARIAWANGYAO PANYAWAT – NOVATI VALENTINACARVELLI LUCA – BATTISTELLO ELISAELLI STEFANO – ANSELMINI SARAGUERRA MARCELLO – ARENA VALENTINA

ANAGRAFE

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DEFUNTIbEATA VERGINE ASSUNTAFALCI MARIA di anni 86CASTOLDI MARIA di anni 80CUCCIONE GIUSEPPE di anni 79COLUZZI VINCENZA di anni 76NARO BIAGIO di anni 47NOTARNICOLA ROSA di anni 95DE LUCA CONCETTA di anni 84ITALIANO ANTONIO di anni 74MONTRONE GERARDO di anni 64CIANCI PAOLO di anni 80MINGOTTO MARIA di anni 81ARMILLOTTA ANGELA di anni 68TURRA NELLO di anni 88

S. ANTONINOTAGLIABUE ALESSANDRA di anni 85SAPORITO SALVATORE di anni 66BRUNELLO ANTONIO CLAUDINO di anni 75TRIPODI MICHELE di anni 74PARPAGIOLA ORIETTA MARIA di anni 91QUAGLIARELLA GIUSEPPE di anni 53FALCONI DOMIZIA di anni 84SAPORITO SALVATORE di anni 67TIMPANO ILVA di anni 52COLUSSO LUIGIA di anni 97ROZZATO MARI di anni 79BERETTA LUCIANO ERMINIO di anni 76COMUNIAN SEVERINO di anni 89BIELLA LUIGI di anni 74GASPARETTO GIANPAOLO di anni 78DAL MOLIN GIANANTONIO di anni 70FORNASIERO BRUNA di anni 92ERBA CESARINA di anni 95ZACCHETTI DOMENICO di anni 85CIOCI GUIDO di anni 86SAGATO PASQUA di anni 89GRAZZI SANTINA di anni 85CORRADO ROSA MARIA di anni 76TAGLIABUE ZITO di anni 84BOFFI CARLO di anni 87DEL RIO GIOVANNI di anni 78MILANI GINA CLAUDIA di anni 60MARCAZZAN ANTONIO di anni 74RAIA IGNAZIO di anni 51MIGLIORINI UMBERTO di anni 79LA TORRE MICHELE SANTO di anni 73ZANAGA ATTILIO di anni 79FUMAGALLI EMILIO di anni 87

ZAZA DOMENICO di anni 78CASALICCHIO FRANCO di anni 74TAGLIABUE LUIGI di anni 78CONTICELLO GIUSEPPA di anni 94CROTTI ANTONELLA LUIGIA di anni 75ALDEGHI PIETRO di anni 76BIANCHI CESIRA di anni 89ZACCHETTI ERNESTO di anni 82LAVELLI OSCAR di anni 86MACCIANTELLI MENICHINA di anni 95VANZATI TERESINA di anni 80GATTI PIERA di anni 77GIOSO GIOVANNI di anni 71LITAME’ MARIAROSA di anni 64BORGHI VIRGINIA di anni 80AZZARA GIUSEPPE di anni 75PORZIONATO ELISA di anni 82LAROCCA GIUSEPPA di anni 81VINCOLETTO VIRGINIA di anni 92SERUGGIA GIANCARLO di anni 87CECCATO ANGELO di anni 80PELLICO SAVERIA di anni 89ANCORA DOMENICO di anni 58COLOMBO EMILIA di anni 96TRIGGIANI MARIA di anni 99DORETTO MARIA di anni 88ANCONA MARIA di anni 89CARDILLO ANTONIO di anni 24SORBARA LUIGI di anni 56STERZA CARLO di anni 78GUALTIERI GIUSEPPE MARIO di anni 83TROTTA PASQUALE di anni 60BOSELLI LEA di anni 58UBERTI VALENTINO di anni 89ELLI SERAFINA di anni 89PELLIELO OTTORINA di anni 84RIZZI DOMENICA di anni 59BUSSINI GIUSEPPINA di anni 80

S. GIUSEPPE DIMUCCIO ANGELABASAGLIA ROSINACUSIMANO PIETROVESCOVO MARINABACCO ENZOMANIERO GUERRINOBARZAN GEMMARESTELLI ANNAMARIABOFFA IOLEGERVASONI CECILIA

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NON è FACILE...

di Gabriella Pozzi

Non è facile scrivere qualcosa su un’espe-rienza che hai vissuto e che ti ha toccatodavvero. “Ma come - si potrebbe obiet-

tare - dovrebbe essere più semplice, dovrestisapere con facilità cosa scrivere, cosa raccon-tare...”. Invece no, perché ogni cosa che dicevoagli altri, ogni cosa che presa dall’entusiasmo hoprovato a raccontare, che cercavo di trasmet-tere subito dopo la fine del cammino, mi appa-riva all’improvviso riduttiva, senza senso, pic-cola rispetto a quello che ho provato e sentito. Ma Michael ci ha chiesto “di non fare i lavativi”(la mia amica Elisa avrebbe da obiettare suquesto punto, ma tralasciamo), e quindi ciprovo.Ci provo a raccontare che prima di partire avevonel cuore solo una cosa: PAURA, una paurafolle. Una paura che non provavo da tempo:paura di non essere in grado, di non farcela, diquello che sarebbe successo. Sono riuscita adavere la prima crisi di pianto già preparando lozaino, perché era troppo pesante, troppogrande, troppo scomodo, e poi... quante cosedovevamo portare? Tornavo da una bellissimasettimana al mare con gli adolescenti, bellis-sima ma stancante, e non sapevo se sarei riu-scita a reggere quello che mi aspettava. Ma alla fine siamo partiti, e in un modo inspie-gabile e straordinario siamo anche arrivati aRoma. Ricordo che l’ultimo momento in cui ho avutopaura è stato la sera a Montefiascone, la mat-tina dopo sarebbe cominciato tutto ed io ero apezzi ancora prima di partire... sarebbe stato undisastro.Invece tutto quello che è venuto dopo quellacena, dopo quel momento in cui sono crollata aletto senza rendermi conto di ciò che c’era in-torno a me, ha trasformato la mia paura inDono, Forza, Preghiera, Grazia e Gioia. È stato Dono il cammino che abbiamo com-piuto, il silenzio all’alba nel bosco, la preghiera,il sole, le stelle che vedevamo ogni sera, la con-vivenza con tutti, i legami che si sono approfon-diti.È stata Forza il cammino, il caldo, gli arrivi chemanco a farlo apposta erano sempre in salita(“Non è finita fino a quando non è finita”), legambe che facevano male, ma anche il mo-mento in cui Davide ha annunciato che ave-

vamo percorso 100 km e la consapevolezza chemancava davvero poco. È stato Preghiera e Grazia tutto il resto: il rosa-rio delle undici di mattina, le riflessioni sulle re-lazioni che mi hanno messa in difficoltà, il mo-mento di silenzio a La Storta, tra un acquazzonee un arcobaleno; è stata Grazia soprattutto lavolontà di portare un’intenzione sulla tomba diPietro e la gioia di credere che proprio per quel-l’intenzione lì, sulla quale avevo faticato, pre-gato e sperato per tutto il cammino, non sareipiù stata sola. Sono stati Gioia l’emozione e il silenzio di en-trare in piazza San Pietro, lo sciogliersi in la-crime, gli abbracci, le telefonate e i messaggi acasa, il saluto (inaspettato?) del Papa, l’emo-

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zione della Silvia che non ci credeva e il crollarea letto stanca dopo la bellissima mattina di do-menica.Dopo tutto questo è stato difficile tornare: staretra gli amici e in famiglia e sentire di dover te-stimoniare ciò che avevamo vissuto, e non riu-scirci. Ho chiuso tutto in un cassetto e pianopiano lo sto riaprendo. Mi serve del tempo percapire tutto, un tempo che sta scorrendo e cheora mi porta a scrivere queste righe, nelle qualii ricordi mi vengono in mente così, alla rinfusa:qualche maledizione a Michael, l’arrivo del pul-lmino proprio quando non ce la facevi più, etanta tanta felicità.

La felicità che nasce solo quando hai sperimen-tato e respirato la vera libertà: libertà dai pro-blemi, dai pensieri, dalle altre persone che disolito riempiono la tua vita e la rendono bella,ma a volte la occupano troppo. Felicità che na-sce dall’aver sperimentato che sopra tuttoquello che è la mia vita normale c’è Qualcosa dipiù grande e bello, che mi ama. Felicità eLibertà che mi impegnerò a non perdere, per-ché ho provato davvero che, come cantavamoinsieme: “Quando cado e non so più sperare,lottare, amare cammino a vuoto ma ci sei Tu,che mi consoli, mi rialzi Tu, che dai Parola aipassi miei, Luce sicura ai passi miei”.

è qUALCOSA DI STRORDINARIO!

di Sara Riva

NSono partita per la Francigena scom-mettendo su me stessa e sul Signore,mi sono resa conto invece che Lui aveva

già scommesso tutto su di me...Il tre agosto ho preparato lo zaino con tutto ilnecessario: tre magliette, tre calze e tre mu-tande, ma soprattutto tanta fiducia e così èiniziata questa avventura!Ricordo bene il conto alla rovescia, non sapevocosa mi aspettasse e più passava il tempo, piùmi chiedevo assiduamente cosa mi avesseportato a dire quel sì, ci sto!Me lo sono chiesta, specialmente, quando hoiniziato a percepire la fatica del cammino, ilpeso dello zaino e di quella canotta portata inpiù per sicurezza.Come dicevo tutto é partito da una scom-messa, ma ciò che mi ha realmente mosso éstata una domanda che mi interpellava sem-pre più spesso e che tutt’ora non mi lasciatranquilla: qual è il tuo progetto su di me?È stato questo il “carburante” del mio cammi-nare che giorno dopo giorno mi portava a sco-prire più aspetti del pellegrinaggio con unosguardo diverso dal semplice passeggiare per-ché era uno sguardo in cerca di verità.Ho scoperto che nonostante la fatica del silen-zio iniziale, durante il cammino, era proprio inquel momento che riuscivo a godere di tutta labellezza che mi circondava, lì quei pensieri chenormalmente trascuri e soffochi con i mille im-pegni della giornata vengono a galla e non siscappa, tocca pensarci!Ho scoperto la gioia di camminare insieme eche non c’è bisogno di conoscersi da una vita

per volersi bene, anche con chi non ci avrestiscommesso tutto l’oro del mondo. A volte neimomenti di difficoltà bastava uno sguardo perandare avanti perché negli occhi dell’altro ri-conoscevo la mia stessa fatica ma allo stessotempo la determinazione di raggiungere lametà.Ho scoperto che é importante lasciarsi gui-dare.Mi sono sentita provocata più volte sulla vitadi tutti i giorni, guidata dalla Bibbia, in parti-colare dalla storia di un uomo che la sua vital’ha vissuta milioni di anni fa: Abramo.Durante le riflessioni ho scoperto che nono-stante questa lontananza di tempo la suaesperienza c’entra a pieno con la mia vita oggiperché le stesse domande che hanno toccatoil suo cuore muovono anche il mio.Domande presenti nella realtà di tutti i giorniche mi hanno portato a riflettere su come lerelazioni o un sentimento come la paura cen-trino con la mia fede in Dio.

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Condividendo scopro che queste domande e riflessioni non sono solo mie,che c’è qualcuno disposto a confrontarsi con me e a riflettere mettendosi ingioco, scopro che non sono lasciata da sola. E Soprattutto riscopro mestessa, fragile ma forte allo stesso tempo. Forte di qualcosa che non viene solo dai muscoli, è una forza che percepiscimentre reciti il rosario, dopo le lodi e nella parola al momento giusto di unamico.Tutto si é concluso con l’arrivo a Roma dove ho scoperto la bellezza di unIncontro, portando quel bisogno, quella domanda che mi aveva messo incammino fino in San Pietro; lì mi sono sentita accolta non da qualcosa mada Qualcuno che era lì per me e mi ascoltava ed io in quel momento a cuoreaperto ho respirato questa libertà.(tutto ciò ovviamente non era preventivabile!) Ahaha

#RESPIRAqUESTALIbERTÀ

di Marta Sironi e Davide Bianchi

………………mmmh scrivere una testimonianzasul cammino…aiuto! Davvero difficile trovarele parole per comunicare ciò che abbiamo vis-suto in quei giorni insieme! Forse ci piacerebbe iniziare col ringraziare an-cora una volta tutti! Michael per la proposta el’accompagnamento (“Michael, vai pianoo-oooo!!”), Francesca e Michele per il supporto el’accoglienza ad ogni arrivo (e per le levataccealle 4.30 di mattina!!), per l’amicizia e l’entu-siasmo dimostrato nonostante la fatica; graziea tutti coloro che ci hanno ospitato per lanotte, grazie a Don Lorenzo per l’accompagna-mento anche spirituale e il bene che ci ha di-mostrato…e grazie a tutti gli amici con cui ab-biamo condiviso davvero tutto, forse comemai avevamo fatto: le fatiche del cammino, legioie di ogni arrivo, la preghiera silenziosa e leriflessioni, gli incoraggiamenti e gli sconforti, ilsudore, l’acqua (!!!), i riposini e qualche la-crima…beh direi GRAZIE per ogni passo fattoinsieme agli amici di sempre, agli amici nuovi,ai più piccoli con i quali si cammina sempre in-sieme e ai più grandi che sono un esempio, achi conoscevamo forse un po’ a modo nostro eabbiamo avuto l’occasione di scoprire e ap-prezzare, perché in tutto questo abbiamo sco-perto un po’ di più anche noi stessi.Tutto è iniziato con una proposta un po’ azzar-data e la paura di starci dentro e mettere tuttosé stessi; e poi l’entusiasmo del partire in-sieme, in silenzio, col rumore dei passi che ciaccompagnava e i suoni della natura e dellacittà; le fatiche dei passi che diventavano tantie del peso sulla schiena (ognuno il suo, pro-prio come nella vita vera!) sempre più difficile

da portare, e la condivisione di ogni attimo, diogni emozione impossibile da nascondere. E poi la gioia dell’arrivo a Roma, in piazza SanPietro, dove qualche lacrima (dentro o fuorinon importa) è scappata, non perché final-mente avevamo finito di camminare e si avvi-cinava una settimana di completo relax (beh,forse un pochino anche per questo!), ma per-ché quel traguardo è stata una nuova par-tenza, perché entrati in quella piazza e du-rante tutto il cammino, qualcosa in ognuno dinoi è cambiato, forse bisognava ancora capirecosa, come e perché, ma sapevamo che erasuccesso, si poteva proprio vedere negli occhie nei sorrisi di ognuno! Fondamentale è stata la Sua parola, che haguidato ogni nostro passo. Abbiamo scoperto(o ri-scoperto) che Gesù davvero può parlarealla nostra vita, ed è stato ancora più forteperché lo abbiamo condiviso con i nostri amici,ogni giorno, e abbiamo visto la sua parola con-cretizzarsi in me, Marta, in me, Davide, in noiinsieme e attraverso gli altri. E sulla tomba di

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Pietro abbiamo portato e pregato per unaGrazia che un po’ ha pesato nel nostro cuoredurante i sei giorni precedenti, e che abbiamolì avuto la certezza di poter affidare al Signore. In questo cammino abbiamo scoperto laFelicità vera, quella con la F maiuscola, quellache ci è donata, quella per cui basta davveropoco, l’essenziale (o quasi!!) che portavamonel nostro zaino, quella che non possiamo noncondividere con chi ci sta accanto, ma che anzidiventa insieme sempre più bella e vera. Proprio come è successo con la fatica, che ab-biamo visto rispecchiata nei volti degli altri, ecosì ognuno di noi ha portato su di sé ancheun pezzettino delle fatiche dei compagni dicammino, e allora ci siamo sentiti davveroparte di una comunità. Una comunità in cam-mino, proprio come lo siamo stati in queigiorni e come lo si è durante tutta la vita, contante soddisfazioni e traguardi, fatiche e diffi-

coltà, gioie e amici con cui condividerle… È stato un cammino di fede, profondo e con-sapevole, a cui non si poteva sfuggire perchécostantemente richiamati a Gesù e alla SuaParola, fondamento e vero punto di partenza(e di arrivo!) di questa esperienza e dei rap-porti nati e rafforzati passo dopo passo, e cheora non possiamo far altro che testimoniarecon la vita di ogni giorno.Abbiamo respirato quella Libertà vera (#respi-raquestalibertà), abbiamo preso decisioni piùo meno importanti, siamo partiti chiusi per poiaprirci e affidarci, abbiamo assaporato quellaFelicità che viene solo da Lui e che non vo-gliamo e non possiamo più lasciarci sfuggire,e abbiamo raggiunto un traguardo, emozionatianche dal saluto di Papa Francesco (“Non suc-cede, ma se succede… È successo!!), che èstata la vera partenza!

reSPIrA QUeStA LIBertA’

“Con la stanchezza cadranno tutte le vostrebarriere”.

All’ inizio pensavo fosse una frase priva disenso.Ma solo dopo l’ avrei capita.

Zaini in spalla, carichi di pensieri e speranze,magari anche qualche dubbio da risolvere.Iniziò così, una sfida con se stessi.Eravamo un gruppo sfalzato, età diverse, inte-ressi diversi e all’ apparenza forse poco eniente in comune. Iniziammo la prima tappa,i primi km, e già lì la stanchezza iniziò a farsisentire, la testa piena di pensieri, quel groppoin gola che ti impediva di parlare.Avevamo i nervi a fior di pelle tanto che ba-stava un niente per farci sbottare.I Km mancanti sembravano non diminuiremai, le occhiaie erano sempre più evidenti e l’unica barriera che avevamo, il silenzio, iniziòa crollare. Eravamo tutti nella stessa situa-zione, che senso aveva starsene zitti?Iniziammo semplicemente a parlare,a farciforza l’ un l’ altro. Eravamo un gruppo.Avevamo tutti deciso di partecipare a questaesperienza ed eravamo tutti spinti da qualcosadi più grande. E quel qualcosa ci ha guidatoper 130 km, ci ha guidati nei pensieri, neidubbi e nelle relazioni.Se eravamo tutti lì era per la fede. Iniziammoa non contare più i km che mancavano, ma aguardare quanti ne avessimo già fatti e ad es-serne orgogliosi.

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“ECCOMI”

di Andrea Orsenigo

Tre agosto ore 6.50, salgo sul treno perOrvieto. Meno di 20 ore prima scendevo dalpullman che mi riportava a Nova dopo un’in-tensa settimana a Pinarella di Cervia con gliadolescenti.La proposta del cammino mi ha subito colpitoe non ci ho messo molto a dare il nome perpartecipare. Perché? Forse perché nel 2014non ho partecipato alle vacanze estive, forseperché (come qualcuno mi ha suggerito) erala cosa più simile al campeggio che tantoamavo o forse perché a certe chiamate biso-gna semplicemente rispondere “Eccomi”!Direi che quella settimana per me si può sin-

tetizzare con tre parole: Fatica, Fede,Francesco.Fatica. E’ inutile negarlo. Nella prima metà diogni nostra giornata era la protagonista as-soluta. Fare più o meno venti chilometri algiorno, gran parte dei quali sotto il sole ro-mano di agosto, non è uno scherzo. Ma la fa-tica non è solo negativa, anzi! La fatica inse-gna molto. Insegna che per arrivare allameta bisogna sudare (anche parecchio) eche nulla ci è dovuto. Direi che è utile per noigiovani che viviamo in un mondo molto riccorispetto a pochi decenni fa, che siamo abi-tuati ad avere tutto subito e che spesso,troppo spesso forse, schiviamo gli impegniper pigrizia.

Lì subentrò la forza, la voglia di farcela e il so-stegno che ci si dava a vicenda. Le cantate, glischerzi, le risate e i catini con l’ acqua freddaper i piedi. La nostra meta era sempre più vi-cina. Roma era lì a pochi passi.La corsa per piazza San Pietro, i pianti e la fe-licità di esserci riusciti.In fine il saluto del Papa.Tutto questo. Tutto questo è libertà. Non avrei mai immaginato di potermi mettere

così tanto in gioco, di scoprire cosa significa laparola “Insieme”, o anche semplicemente di fi-darmi. E’ stata la sfida più dura, ma anche piùbella che io abbia affrontato.E quando mi chiedono com’ è stato l’ unica ri-sposta che riesco a dare è Provatelo.Che non succede.. Ma se succede.. E’ suc-cesso.

Noi abbiamo respirato quella libertà.

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Fede. All’inizio della mia testimonianza scri-vevo che ci sono chiamate a cui si deve solo ri-spondere presente. Ecco in quei centoventichilometri di chiamate ce ne sono state parec-chie. Cellulari, radioline, grida. Ma la verachiamata a cui abbiamo risposto è stata quelladi Gesù. Ci siamo messi in cammino verso lacittà eterna. Abbiamo attraversato diversipaesi e diverse bellissime strade in mezzo allacampagna. La prima ora e trenta di camminoin silenzio era molto interessante e sentita, al-meno per me. Solo il rumore dei tuoi passi equello dei tuoi compagni di viaggio. Il rumoredei passi, la natura e noi. Ognuno con una sto-ria diversa, ma che abbiamo risposto allastessa chiamata. Questa è una di quelle espe-rienze che riaccende la fiamma della fede e lafa bruciare. La speranza è che riusciamo a tra-smettere le emozioni di quella settimana aglialtri. Un mio caro amico mi ha detto che biso-gna condividere il più possibile perché nonsiamo soli in questo mondo e ci dobbiamodare una mano tutti insieme. Ecco con questepagine vorremo fare proprio questo. Vorremocondividere il cammino con voi, perché siamotutti in cammino sulla stessa strada.

Francesco. Beh, poi c’è stato lui ovviamente.“Un saluto ai pellegrini di Nova Milanese”.Non avevo ancora visto questo Papa e comeinizio non è stato male devo dire. Arrivare inpiazza S. Pietro è sempre bello, ma arrivarcida lontano è bellissimo. La nostra meta eral’Angelus del Papa, non il selfie in piazza (inogni caso fatto perché non poteva mancare).Le sue parole poi erano proprio riguardanti lafede. La fede come relazione.“Invece la fede, che è come un seme nel pro-fondo del cuore, sboccia quando ci lasciamoattirare dal Padre verso Gesù, e andiamo a Luicon il cuore aperto, senza pregiudizi”. Ecco di-rei che in quella settimana quel seme è sboc-ciato o ri-sbocciato per me e per molti.Concludo dicendovi che è stata una delleesperienze più belle della mia vita.Un’esperienza che lascia un segno indelebile(no non le vesciche!) nel cuore di ognuno dinoi. Un’esperienza che rifarei domani e chemagari ricapiterà di poter fare. Un’esperienzache non potevamo vivere se nessuno l’avesseorganizzata.Un grande grazie a (Don) Michael e a tutti gliorganizzatori!

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