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DI CARLA CRISTINI state e solitudine è un binomio che accompagna spesso le storie di tante persone anziane. Sono però, sempre più diffusi enti e strutture che de- dicano loro numerose attività per renderli ancora pro- tagonisti della propria vita. Lazio Sette ha compiuto un piccolo cammino tra i centri del- la regione per raccontare storie di inclusione. La prima tap- pa è stata presso la Casa per anziani del Divino Amore, ge- stita dalla Nuova Sair, che ospita 24 persone, di età media fra i 90 e i 95 anni, provenienti da Sardegna, Liguria, Lazio e Ca- labria. Le loro giornate sono scandite dalla presenza di atti- vità e laboratori organizzati da una educa- trice professionale e da una insegnante di ginnastica dolce. Qui un laboratorio di pit- tura speciale per gli over 70 libera la loro vena creativa grazie ad una vera e propria “rivoluzione del colore”. Oltre quindici i “nonni e le nonne” che prendono parte a questa iniziativa che sta cambiando il vol- to della struttura che li accoglie. Quello di pittura fa parte di una serie di laboratori dedicati agli anziani per stimolare la loro memoria. Mentre, con l’ausilio della mu- sica è previsto nelle prossime settimane anche un laboratorio sensoriale; verran- no dati agli anziani input per favorire l’at- tivazione della loro immaginazione. La seconda fermata è stata dedicata all’ini- ziativa proposta da Acli Roma. Si chiama “Estate con noi, siamo aperti per ferie” e si tratta di Grest de- dicati ai piccoli e agli anziani per una gioiosa sfida interge- nerazionale, realizzati in collaborazione con l’Unione Spor- tiva delle Acli di Roma e provincia e la Federazione Anziani pensionati, sempre della Acli. Sia per le attività dedicate al- l’infanzia, che per quelle della Terza età, sono previste delle giornate insieme per un vero e proprio incontro fra nonni e nipoti. Nella sede Acli della Capitale, invece, da lunedì 9 lu- glio e fino al 10 agosto è operativo un servizio dedicato alla Terza età. Prevista la misurazione della pressione, un centro di ascolto e sostegno, alcuni momenti di condivisione, un corso gratuito di alfabetizzazione informatica, l’angolo del- la lettura e la possibilità di usufruire del taxi sociale. E «Per l’estate 2018 – spiega Lidia Borzì, presidente Acli Ro- ma – abbiamo ampliato la rete dei Grest gratuiti e con con- tributi minimi per andare incontro alle famiglie, nello stesso tempo abbiamo cercato di creare un ponte tra ge- nerazioni pensando a dei momenti di scambio e di con- tagio positivo tra i più piccoli e gli anziani». «Gli anziani durante l’estate sono spesso soli – sottolineano Borzì e Francesco De Vitalini, segretario Fap Acli Roma – mentre i genitori hanno difficoltà a conciliare lavoro e famiglia e non sempre possono permettersi servizi spesso costosi. Per questo nasce l’idea di mettere insieme questi due aspetti per dare vita ad un circuito virtuoso. Il dialogo intergenerazio- nale e lo stare insieme, infatti, fanno bene a tutti: ai bambi- ni vengono raccontate storie, tradizioni e mestieri del passato, gli anziani ritrovano vitalità ed energia, sconfiggendo la loro malattia più grave: la solitudine». Molteplici anche le iniziative poste in es- sere nella diocesi di Frosinone–Veroli– Ferentino, dove sono previsti soggiorni marini e centri estivi diurni organizzati so- prattutto da Comuni e dalle aggregazioni laicali che si occupano di assistenza ai di- versamente abili; come Siloe ed Unitalsi. Restano aperti il servizio della mensa dio- cesana per i senza fissa dimora e gli anziani soli, i servizi di volontariato presso l’o- spedale del capoluogo e nelle case di ri- poso per anziani. Infine, il servizio domi- ciliare della distribuzione della Comu- nione ad anziani e malati garantisce una prossimità a quanti sono impossibilitati ad uscire. Ultima tappa a Fondi, nella diocesi di Gaeta. Carme- lina Renzitelli è una volontaria nella casa di riposo “Opera Mater Domini”, di cui è responsabile don San- dro Guerriero, nella quale operano quattro suore e do- ve le operatrici socio–sanitarie assistono una quindi- cina di ospiti, tutte donne, dagli 84 ai 95 anni. Car- melina racconta che durante l’estate, grazie al lavoro dei volontari, le ospiti passano il loro tempo nel gran- de giardino della struttura, dove fanno attività fisica passiva, giochi di società, lavori di bigiotteria, pasta di sale; il tutto per farle restare attive soprattutto dal pun- to di vista cognitivo. Con tenerezza accanto ai malati n testo, frutto di un’esperienza pluriennale scritto con l’intento d’aiutare coloro che si adoperano nel servizio ai malati. Si tratta del “Compendio di pastorale della salute. Tutto esordisce con il Vangelo...” di Gian Maria Comolli, (Editoriale Romani, maggio 2018, pagine 400). «Un’esigenza molto percepita oggi è la formazione e l’aggiornamento anche di chi opera nella Pastorale della salute», si legge nel sito www.chiesacattolica.it, dove viene presentato il libro. Per monsignor Paolo Martinelli, il quale ha scritto la prefazione «l’ampio lavoro di don Gian Maria Comolli, molto accurato, profondo e aggiornato sui fondamentali della pastorale sanitaria, si presenta come uno strumento davvero importante per sacerdoti e operatori del mondo della salute. Infatti, lungo le pagine del volume vengono toccati non solo tutti i temi che un operatore della pastorale in tale ambito deve conoscere, ma vengono illustrate anche le questioni rilevanti del nostro tempo che stanno, per molti aspetti, caratterizzando in modo diverso sia il concetto di salute che il lavoro pastorale». Secondo l’autore questo volume dovrebbe interessare e coinvolgere anche le parrocchie, in quanto nel futuro la maggioranza dei malati saranno assistiti nelle loro abitazioni e, quindi, solleciteranno l’attenzione di tutta la comunità ecclesiale. (C.Cor.) U L’altra estate con gli anziani che rimangono da soli in città ALBANO LETTERA DEL VESCOVO PER IL TEMPO ESTIVO a pagina 3 ANAGNI GRANDI E PICCOLI UNITI DAL VOLLEY a pagina 4 CIVITA C. CONCERTO D’ORGANO NEL SANTUARIO a pagina 5 CIVITAVECCHIA PER I MIGRANTI SCOMPARSI IN MARE a pagina 6 FROSINONE LA VISITA IN DIOCESI DI TSCHERRIG a pagina 7 GAETA ECCO I NUOVI ASSISTENTI DI AC a pagina 8 LATINA FESTA E DEVOZIONE PER MARIA GORETTI a pagina 9 PALESTRINA GIOCO D’AZZARDO, LA MOZIONE a pagina 10 PORTO S.RUFINA LA VIA DEL DIALOGO PER L’INTEGRAZIONE a pagina 11 SORA UNA CONCATTEDRALE PER CASSINO a pagina 13 TIVOLI ESTATE, TEMPO DI PELLEGRINAGGI a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI TEMPO DI FESTE PATRONALI a pagina 12 Dall’assistenza, ai laboratori creativi, alle attività culturali, ma anche di gioco e svago, realizzate per fare in modo che i mesi caldi siano più spensierati DI MAURIZIO DI RIENZO e il diacono deve prendersi cura dei piccoli, dei poveri e degli ammalati, tuttavia questo è un compito che porta avanti insieme alla sua sposa. Sono tante le “coppie diaconali” che si spendono con passione nelle parrocchie, tra queste Rodolfo Di Principe e Maria Verrico che vivono a Marina di Minturno, in provincia di Latina. Sposati dal 1966 con due figli e tre nipoti, Rodolfo ha 81 anni ed è ex maresciallo dei Carabinieri, mentre Maria ha 69 anni. Hanno scoperto il movimento dei Cursillos di Cristianità negli anni Novanta e, segnati da questa esperienza, hanno preso l’impegno di servire Cristo e i fratelli. Tra i doni ricevuti, l’ordinazione di Rodolfo avvenuta il 21 dicembre 1996 per le mani del vescovo di Gaeta Vincenzo Maria S Farano. «Il nostro compito è ascoltare le loro problematiche e difficoltà – afferma Rodolfo – spesso i malati, in assenza dei familiari si confidano perché trovano qualcuno che li ascolta, una parola che li consola e dà speranza nel Signore e nel tempo che rimane da vivere. Si instaura un rapporto di fiducia: la richiesta frequente è di essere trattati meglio, anche dai familiari». Un ministero di coppia che si fa servizio per la cura delle persone sole: su quarantaquattro ammalati assistiti dalla loro parrocchia, Maria e Rodolfo ne visitano quattro ogni settimana portando l’Eucarestia. «Attendono con grande gioia l’incontro settimanale con il Signore – dice Maria – hanno la gioia negli occhi che si trasmette anche a noi. Quel che diamo loro è poco o niente, mentre siamo noi a riempirci di tanto affetto e amore». La storia di due sposi che si spendono ad ascoltare le persone che visitano, per regalare una parola che dà speranza nel Signore creando relazioni autentiche L EDITORIALE QUELL ISOLAMENTO SINONIMO DI FUGA DALLA SOCIETÀ GIUSEPPE IONTA * i solitudine bisogna parlarne al plurale perché sono esperienze individuali che possono essere imposte dalla storia personale, familiare o da condizioni esterne. «Spesso il male di vivere ho incontrato» scrisse il poeta Eugenio Montale. Un male di vivere impersonato dalla solitudine. Può essere come avvertire un limite invalicabile legato ad una miriade di situazioni diverse. Quante volte, ad esempio, all’origine della solitudine troviamo la paura? Una paura di ripetere cattive esperienze del passato, avvertire emozioni negative. Prendersi cura delle solitudini significa avvicinarsi alle persone, cercare di cogliere la loro unicità, senza invadere. È un discorso che si declina in base all’età, il luogo, la condizione sociale e la cultura. Spesso sono gli anziani a rimanere soli. Siamo in una società che tende a stare lontano dalla vecchiaia. D’altra parte bisogna fare attenzione alla modalità solipsistica della tecnologia imperante. Un bambino, una persona ed il suo gadget in unione solitaria. Ne consegue che la società promuove modalità individualistiche o al limite di frammentazione delle relazioni. Se parliamo invece di isolamento, si intende una modalità attiva di allontanamento dalle persone e dalla società. L’isolamento va al di là della solitudine, la rende patologia. Possiamo citare a tal fine una condizione attuale dei giovani che deriva dagli adolescenti giapponesi. Il fenomeno viene definito hikikomori. Si tratta della rinuncia all’adesione agli standard conformistici della società. Per far ciò questi giovani vanno incontro ad una chiusura, molto spesso nella propria camera. Non si tratta di persone con grave patologia psichiatrica, ma non è facile ottenerne il ritorno in società. Nei paesi occidentali queste forme di ritiro, più che in Giappone, paiono essere correlate alla dipendenza da Internet. Come in altre forme di isolamento, sono due le modalità di intervento: anzitutto ripristinare la socializzazione e prevedere interventi psicoterapeutici. In ogni caso il dosaggio più importante è quello del cuore che mettiamo nell’avvicinarci alle persone. La nostra epoca vive il paradosso dell’invasione di socialità. Ciò fa pensare alla solitudine come Giano bifronte. Infatti, spesso si parla anche della solitudine come ricerca di una dimensione interiore, altrimenti resa impossibile dai ritmi della vita moderna. Non è l’essere soli che bisogna temere, ma va dato un senso a ciascuna delle nostre esperienze. * psichiatra, Comunità Marica di Marina di Minturno D Coordinamento: cooperativa Il Mosaico via Anfiteatro Romano, 18 00041 Albano Laziale (Rm) tel. 06.932684024 e-mail: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano tel. 02.67801 - fax 02.6780483 www.avvenire.it e-mail: [email protected] DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA e-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 Domenica, 15 luglio 2018 generazione giovani iego, ma oggi non l’hai messa la maglia ros- sa?» gli dicevano i suoi amici. Lui neanche capì bene, aveva altri pensieri per la testa. Il suo amico, I- liam, lo aveva chiamato perché si era sentito male e non aveva nessuno che lo accompagnasse in ospedale. Co- sì mentre gli dicevano questa cosa, stava ragionando a come organizzarsi per andare subito. Avrebbe portato la spesa a casa e poi sarebbe andato da Iliam. Di quei ragazzi senegalesi che lavoravano nei campi, Diego e- ra l’unico amico italiano. Ai suoi amici ne aveva parla- to tante volte, ma poi quando li invitava ad andare a trovarli o stare un po’ con loro, trovavano sempre cose più necessarie da fare. Quando arrivò, Iliam era solo, a letto, febbricitante. Gli altri erano a lavorare. Non era proprio semplice prenderlo di peso. Scorse la lista dei suoi amici e non trovò nessuno che potesse venire a dar- gli una mano. Chiamò Rosa, perché il papà era medi- co. Un pò conservatore, ma medico. Glielo passò: «Mi- ca può venire a visitare un mio amico malato?», «Dove sta?» disse sbrigativo il papà di Rosa. Andò, lo visitò e prescrisse alcuni farmaci. «Non deve stare troppo tem- po al sole». «Mi scusi se l’ho disturbata» gli disse Diego. Il medico gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla: «A lui le medicine non le danno. Prendile tu». Francesco Guglietta D « Quando l’umanità va oltre le differenze È con il Servizio civile che i giovani crescono come cittadini attivi a pagina 2 Supplemento di Un tempo utile per favorire anche esperienze d’incontro generazionale tra nonni e nipoti I nonni pittori, ospiti della struttura al Divino Amore Cursillos. Il diaconato vissuto in coppia

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Page 1: e-mail: speciali@avvenire.it e-mail ... · tiva delle Acli di Roma e provincia e la Federazione Anziani pensionati, ... corso gratuito di ... spedale del capoluogo e nelle case di

DI CARLA CRISTINI

state e solitudine è un binomio che accompagnaspesso le storie di tante persone anziane. Sonoperò, sempre più diffusi enti e strutture che de-

dicano loro numerose attività per renderli ancora pro-tagonisti della propria vita. Lazio Sette ha compiuto un piccolo cammino tra i centri del-la regione per raccontare storie di inclusione. La prima tap-pa è stata presso la Casa per anziani del Divino Amore, ge-stita dalla Nuova Sair, che ospita 24 persone, di età media frai 90 e i 95 anni, provenienti da Sardegna, Liguria, Lazio e Ca-labria. Le loro giornate sono scandite dalla presenza di atti-vità e laboratori organizzati da una educa-trice professionale e da una insegnante diginnastica dolce. Qui un laboratorio di pit-tura speciale per gli over 70 libera la lorovena creativa grazie ad una vera e propria“rivoluzione del colore”. Oltre quindici i“nonni e le nonne” che prendono parte aquesta iniziativa che sta cambiando il vol-to della struttura che li accoglie. Quello dipittura fa parte di una serie di laboratoridedicati agli anziani per stimolare la loromemoria. Mentre, con l’ausilio della mu-sica è previsto nelle prossime settimaneanche un laboratorio sensoriale; verran-no dati agli anziani input per favorire l’at-tivazione della loro immaginazione. La seconda fermata è stata dedicata all’ini-ziativa proposta da Acli Roma. Si chiama“Estate con noi, siamo aperti per ferie” e si tratta di Grest de-dicati ai piccoli e agli anziani per una gioiosa sfida interge-nerazionale, realizzati in collaborazione con l’Unione Spor-tiva delle Acli di Roma e provincia e la Federazione Anzianipensionati, sempre della Acli. Sia per le attività dedicate al-l’infanzia, che per quelle della Terza età, sono previste dellegiornate insieme per un vero e proprio incontro fra nonni enipoti. Nella sede Acli della Capitale, invece, da lunedì 9 lu-glio e fino al 10 agosto è operativo un servizio dedicato allaTerza età. Prevista la misurazione della pressione, un centrodi ascolto e sostegno, alcuni momenti di condivisione, uncorso gratuito di alfabetizzazione informatica, l’angolo del-la lettura e la possibilità di usufruire del taxi sociale.

E«Per l’estate 2018 – spiega Lidia Borzì, presidente Acli Ro-ma – abbiamo ampliato la rete dei Grest gratuiti e con con-tributi minimi per andare incontro alle famiglie, nellostesso tempo abbiamo cercato di creare un ponte tra ge-nerazioni pensando a dei momenti di scambio e di con-tagio positivo tra i più piccoli e gli anziani». «Gli anziani durante l’estate sono spesso soli – sottolineanoBorzì e Francesco De Vitalini, segretario Fap Acli Roma –mentre i genitori hanno difficoltà a conciliare lavoro e famigliae non sempre possono permettersi servizi spesso costosi. Perquesto nasce l’idea di mettere insieme questi due aspetti perdare vita ad un circuito virtuoso. Il dialogo intergenerazio-nale e lo stare insieme, infatti, fanno bene a tutti: ai bambi-

ni vengono raccontate storie, tradizioni emestieri del passato, gli anziani ritrovanovitalità ed energia, sconfiggendo la loromalattia più grave: la solitudine». Molteplici anche le iniziative poste in es-sere nella diocesi di Frosinone–Veroli–Ferentino, dove sono previsti soggiornimarini e centri estivi diurni organizzati so-prattutto da Comuni e dalle aggregazionilaicali che si occupano di assistenza ai di-versamente abili; come Siloe ed Unitalsi.Restano aperti il servizio della mensa dio-cesana per i senza fissa dimora e gli anzianisoli, i servizi di volontariato presso l’o-spedale del capoluogo e nelle case di ri-poso per anziani. Infine, il servizio domi-ciliare della distribuzione della Comu-nione ad anziani e malati garantisce una

prossimità a quanti sono impossibilitati ad uscire. Ultima tappa a Fondi, nella diocesi di Gaeta. Carme-lina Renzitelli è una volontaria nella casa di riposo“Opera Mater Domini”, di cui è responsabile don San-dro Guerriero, nella quale operano quattro suore e do-ve le operatrici socio–sanitarie assistono una quindi-cina di ospiti, tutte donne, dagli 84 ai 95 anni. Car-melina racconta che durante l’estate, grazie al lavorodei volontari, le ospiti passano il loro tempo nel gran-de giardino della struttura, dove fanno attività fisicapassiva, giochi di società, lavori di bigiotteria, pasta disale; il tutto per farle restare attive soprattutto dal pun-to di vista cognitivo.

Con tenerezza accanto ai malatin testo, frutto di un’esperienza pluriennale scritto con l’intentod’aiutare coloro che si adoperano nel servizio ai malati. Si trattadel “Compendio di pastorale della salute. Tutto esordisce con il

Vangelo...” di Gian Maria Comolli, (Editoriale Romani, maggio 2018,pagine 400). «Un’esigenza molto percepita oggi è la formazione el’aggiornamento anche di chi opera nella Pastorale della salute», silegge nel sito www.chiesacattolica.it, dove viene presentato il libro. Permonsignor Paolo Martinelli, il quale ha scritto la prefazione «l’ampiolavoro di don Gian Maria Comolli, molto accurato, profondo eaggiornato sui fondamentali della pastorale sanitaria, si presenta comeuno strumento davvero importante per sacerdoti e operatori delmondo della salute. Infatti, lungo le pagine del volume vengono toccatinon solo tutti i temi che un operatore della pastorale in tale ambitodeve conoscere, ma vengono illustrate anche le questioni rilevanti delnostro tempo che stanno, per molti aspetti, caratterizzando in mododiverso sia il concetto di salute che il lavoro pastorale». Secondo l’autore questo volume dovrebbe interessare e coinvolgereanche le parrocchie, in quanto nel futuro la maggioranza dei malatisaranno assistiti nelle loro abitazioni e, quindi, solleciterannol’attenzione di tutta la comunità ecclesiale. (C.Cor.)

U

L’altra estatecon gli anzianiche rimangono da soli in città

◆ ALBANOLETTERA DEL VESCOVOPER IL TEMPO ESTIVO

a pagina 3

◆ ANAGNIGRANDI E PICCOLIUNITI DAL VOLLEY

a pagina 4

◆ CIVITA C.CONCERTO D’ORGANONEL SANTUARIO

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIAPER I MIGRANTISCOMPARSI IN MARE

a pagina 6

◆ FROSINONELA VISITA IN DIOCESIDI TSCHERRIG

a pagina 7

◆ GAETAECCO I NUOVIASSISTENTI DI AC

a pagina 8

◆ LATINAFESTA E DEVOZIONEPER MARIA GORETTI

a pagina 9

◆ PALESTRINAGIOCO D’AZZARDO, LA MOZIONE

a pagina 10

◆ PORTO S.RUFINALA VIA DEL DIALOGOPER L’INTEGRAZIONE

a pagina 11

◆ SORAUNA CONCATTEDRALEPER CASSINO

a pagina 13

◆ TIVOLIESTATE, TEMPODI PELLEGRINAGGI

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETITEMPO DI FESTEPATRONALI

a pagina 12

Dall’assistenza, ai laboratori creativi,

alle attivitàculturali,

ma anche di gioco e svago, realizzateper fare in modo che i mesi caldi

siano più spensierati

DI MAURIZIO DI RIENZO

e il diacono deve prendersi curadei piccoli, dei poveri e degliammalati, tuttavia questo è un

compito che porta avanti insiemealla sua sposa. Sono tante le “coppiediaconali” che si spendono conpassione nelle parrocchie, tra questeRodolfo Di Principe e Maria Verricoche vivono a Marina di Minturno, inprovincia di Latina. Sposati dal 1966 con due figli e trenipoti, Rodolfo ha 81 anni ed è exmaresciallo dei Carabinieri, mentreMaria ha 69 anni. Hanno scoperto ilmovimento dei Cursillos diCristianità negli anni Novanta e,segnati da questa esperienza, hannopreso l’impegno di servire Cristo e ifratelli. Tra i doni ricevuti,l’ordinazione di Rodolfo avvenuta il21 dicembre 1996 per le mani delvescovo di Gaeta Vincenzo Maria

SFarano. «Il nostro compito èascoltare le loro problematiche edifficoltà – afferma Rodolfo – spessoi malati, in assenza dei familiari siconfidano perché trovano qualcunoche li ascolta, una parola che liconsola e dà speranza nel Signore enel tempo che rimane da vivere. Siinstaura un rapporto di fiducia: larichiesta frequente è di essere trattatimeglio, anche dai familiari». Un ministero di coppia che si faservizio per la cura delle personesole: su quarantaquattro ammalatiassistiti dalla loro parrocchia, Mariae Rodolfo ne visitano quattro ognisettimana portando l’Eucarestia.«Attendono con grande gioial’incontro settimanale con il Signore– dice Maria – hanno la gioia negliocchi che si trasmette anche a noi.Quel che diamo loro è poco oniente, mentre siamo noi a riempircidi tanto affetto e amore».

La storia di due sposiche si spendono ad ascoltare le persone che visitano, per regalare una parola che dà speranza nel Signorecreando relazioni autentiche

L ’ E D I T O R I A L E

QUELL’ISOLAMENTOSINONIMO DI FUGA

DALLA SOCIETÀ

GIUSEPPE IONTA *

i solitudine bisogna parlarne alplurale perché sono esperienzeindividuali che possono essere

imposte dalla storia personale, familiare oda condizioni esterne. «Spesso il male divivere ho incontrato» scrisse il poetaEugenio Montale. Un male di vivereimpersonato dalla solitudine. Può esserecome avvertire un limite invalicabile legatoad una miriade di situazioni diverse.Quante volte, ad esempio, all’origine dellasolitudine troviamo la paura? Una pauradi ripetere cattive esperienze del passato,avvertire emozioni negative. Prendersi curadelle solitudini significa avvicinarsi allepersone, cercare di cogliere la loro unicità,senza invadere. È un discorso che si declinain base all’età, il luogo, la condizionesociale e la cultura. Spesso sono gli anziania rimanere soli. Siamo in una società chetende a stare lontano dalla vecchiaia.D’altra parte bisogna fare attenzione allamodalità solipsistica della tecnologiaimperante. Un bambino, una persona ed ilsuo gadget in unione solitaria. Ne consegueche la società promuove modalitàindividualistiche o al limite diframmentazione delle relazioni. Separliamo invece di isolamento, si intendeuna modalità attiva di allontanamentodalle persone e dalla società. L’isolamentova al di là della solitudine, la rendepatologia. Possiamo citare a tal fine unacondizione attuale dei giovani che derivadagli adolescenti giapponesi. Il fenomenoviene definito hikikomori. Si tratta dellarinuncia all’adesione agli standardconformistici della società. Per far ciòquesti giovani vanno incontro ad unachiusura, molto spesso nella propriacamera. Non si tratta di persone con gravepatologia psichiatrica, ma non è facileottenerne il ritorno in società. Nei paesioccidentali queste forme di ritiro, più chein Giappone, paiono essere correlate alladipendenza da Internet. Come in altreforme di isolamento, sono due le modalitàdi intervento: anzitutto ripristinare lasocializzazione e prevedere interventipsicoterapeutici. In ogni caso il dosaggiopiù importante è quello del cuore chemettiamo nell’avvicinarci alle persone. Lanostra epoca vive il paradosso dell’invasionedi socialità. Ciò fa pensare alla solitudinecome Giano bifronte. Infatti, spesso si parlaanche della solitudine come ricerca di unadimensione interiore, altrimenti resaimpossibile dai ritmi della vita moderna.Non è l’essere soli che bisogna temere, mava dato un senso a ciascuna delle nostreesperienze.

* psichiatra, Comunità Marica di Marina di Minturno

D

Coordinamento: cooperativa Il Mosaicovia Anfiteatro Romano, 1800041 Albano Laziale (Rm)tel. 06.932684024e-mail: [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanepiazza Carbonari, 3 - 20125 Milanotel. 02.67801 - fax 02.6780483www.avvenire.it e-mail: [email protected]

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLAe-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084

Domenica, 15 luglio 2018 generazione giovani

iego, ma oggi non l’hai messa la maglia ros-sa?» gli dicevano i suoi amici. Lui neanche capì

bene, aveva altri pensieri per la testa. Il suo amico, I-liam, lo aveva chiamato perché si era sentito male e nonaveva nessuno che lo accompagnasse in ospedale. Co-sì mentre gli dicevano questa cosa, stava ragionando acome organizzarsi per andare subito. Avrebbe portatola spesa a casa e poi sarebbe andato da Iliam. Di queiragazzi senegalesi che lavoravano nei campi, Diego e-ra l’unico amico italiano. Ai suoi amici ne aveva parla-to tante volte, ma poi quando li invitava ad andare atrovarli o stare un po’ con loro, trovavano sempre cosepiù necessarie da fare. Quando arrivò, Iliam era solo, aletto, febbricitante. Gli altri erano a lavorare. Non eraproprio semplice prenderlo di peso. Scorse la lista deisuoi amici e non trovò nessuno che potesse venire a dar-gli una mano. Chiamò Rosa, perché il papà era medi-co. Un pò conservatore, ma medico. Glielo passò: «Mi-ca può venire a visitare un mio amico malato?», «Dovesta?» disse sbrigativo il papà di Rosa. Andò, lo visitò eprescrisse alcuni farmaci. «Non deve stare troppo tem-po al sole». «Mi scusi se l’ho disturbata» gli disse Diego.Il medico gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla:«A lui le medicine non le danno. Prendile tu».

Francesco Guglietta

Quando l’umanitàva oltre le differenze

È con il Servizio civile che i giovani crescono come cittadini attivi a pagina 2

Supplemento di

Un tempo utile per favorire anche esperienze d’incontro generazionale tra nonni e nipoti

I nonni pittori, ospiti della struttura al Divino Amore

Cursillos. Il diaconato vissuto in coppia

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
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La presidenza del Consiglio dei ministri ha approvato tutti i 332 progetti presentatidalla Regione che per un anno occuperanno2.661 giovani volontari in tutto il territorio

Con l’Unitalsi pellegrini e precursori di pace in Egitto

DI SIMONA GIONTA

er la prima volta nella storia dellaChiesa nel monastero ortodosso dellaVergine Maria di Wadi al Natrun in

Egitto è stata celebrata la Messa in ritolatino. Una strada importante quella apertadall’Unitalsi regionale che dal 15 al 21giugno si è recata in pellegrinaggio sulleorme della sacra famiglia in Terra Santa edin Egitto. Quarantasette i partecipanti delLazio tra pellegrini, malati e disabili,insieme alla delegata nazionale PreziosaTerrinoni ed al responsabile dell’Unitalsisezione romana–laziale don Gianni Toni.

Dopo una prima visita nel mese difebbraio con quattro delegati e ottogiornalisti, a giugno è stato concretizzatoun pellegrinaggio che ha aperto nuove“rotte” di dialogo e di cammino: «Siamostati dei precursori come Unitalsi regionaledi questo percorso che speriamo anchealtri faranno. Abbiamo già saputo che dalladiocesi di Milano partiranno 100 sacerdoti.Inoltre, grazie a noi da settembre in Egittoci sarà il primo bus per disabili. Abbiamoaperto la strada a quello che poi è accadutoa Bari, settimana scorsa, con l’incontro dipapa Francesco sulla tomba di San Nicoladi Myra con i capi delle Chiese del MedioOriente», racconta don Gianni. Dopo letappe in Terra Santa tra Tel Aviv,Gerusalemme e Betlemme ed il saluto delvescovo Marcuzzo, i pellegrini sono volatiin Egitto accolti dal governo egiziano con ilsuo primo ministro e vice ministro alturismo oltre ai media nazionali edinternazionali, «una grande emozione

di questo viaggio è stata l’accoglienzafuori da ogni immaginazione»,afferma don Gianni.Una visita al Cairo e nei luoghi dove è natala Chiesa orientale fondata da san Marco,testimone di un’unità possibile: «Unpellegrinaggio che ha dimostrato che sipossono abbattere le barriere», continua ilsacerdote. Un’idea di comunione che haben sottolineato il capo della Chiesa coptacattolica Ibrahim Isaac Sidrak: «Musulmanie cristiani possono essere un solo popolo,superando tante sfide, tante difficoltàgrazie anche al vostro aiuto, non soloeconomico, ma umano e sociale». Erano,infatti, quasi 500 i cristiani ed i musulmaniche hanno accolto i pellegrini laziali nelmonastero ortodosso dedicato alla Vergineda dove la sacra famiglia si sarebbeimbarcata per fuggire e andare verso l’altoEgitto. Il vescovo di Viterbo, LinoFumagalli ha celebrato la Messa allapresenza del vescovo della diocesi copto–

ortodossa di San Giorgio a Roma, AnbaBarnaba El Soriani che ha commentato:«Un evento quasi storico, abbiamodimostrato che siamo tutti cristiani». AncheTawadros II, papa della Chiesa ortodossacopta, ha accolto con gioia i pellegriniricordando l’impegno della preghiera peruna comunione sempre più fraterna. Ilnunzio apostolico Bruno Mussarò si èrivolto all’Unitalsi con parole importanti:«Voi portate avanti la devozione popolaredella gente della sacra famiglia edell’incarnazione di Dio», una devozioneche ha aperto strade non immaginate. «La delegazione del Lazio ha dato unapossibilità di riflessione: l’incontro tra iluoghi di Pietro e la sede di Marco,evangelizzatore della terra orientale. Setenessimo conto di questo avremmotantissime difficoltà in meno. E’ stato unvero pellegrinaggio di pace e siamo giàpronti a tornare in Egitto tra febbraio emarzo», conclude don Gianni Toni.

P

«Fare esperienza in Caritasper migliorare se stessi»

Negli ultimi tre anniil numero degli entiaccreditati è salitoa 331 unità che offronoagli under 28 del Laziola possibilità di aderirea un progetto studiatosui propri interessie anche in zone remote

DI MONIA NICOLETTI

aranno 2.661 i ragazziimpegnati quest’anno nelservizio civile sul territorio

laziale. La presidenza delConsiglio dei ministri, infatti, haapprovato tutti i 332 progettipresentati dalla Regione. «Questo risultato – ha dichiaratol’assessore alle Politiche sociali e

Swelfare della regione Lazio,Alessandra Troncarelli – mi rendeparticolarmente orgogliosa esoddisfatta del lavoro svolto edell’impegno mostrato anche dagliuffici regionali che, coadiuvando isoggetti proponenti nellaredazione dei progetti, hannofavorito l’ammissibilità e lafinanziabilità degli stessi».A questi numeri vanno aggiuntiquelli che rientrano nei percorsidi “Garanzia Giovani”: per ilLazio si parla di altri centoprogetti per 814 volontari. Negli ultimi tre anni il numerodegli enti di servizio civileaccreditati all’albo di competenzaregionale è cresciuto oltre leaspettative: si registrano 331 realtàche raggiungono anche luoghi chenon offrono molto ai giovani intermini di formazione e accesso aun’occupazione lavorativa. Unabella opportunità, quindi, per chivuole mettersi in gioco e avere unacarta in più da spendere sulmercato del lavoro. Nonostante,infatti, un anno di servizio

volontario non forniscaautomaticamente un agganciodiretto col mondo del lavoro, il70% dei volontari che ha aderito aiprogetti degli ultimi due annidichiara che si è trattato diun’esperienza fondamentale perl’orientamento e la maturazione dicompetenze per la propria attivitàprofessionale attuale o futura. I dati raccolti dal 2016 a oggi,attraverso l’attività di monitoraggioeffettuato dalla regione Lazio suiprogetti realizzati dai vari enti,rileva un 46,9% di partecipanti cheha acquisito competenze specifichee un 29,3% che ha potutoimparare l’utilizzo di strumenti etecnologie innovative. Per quel che riguarda invece unasuccessiva occupazione il 41,7%ritiene di «essersi fatto conoscere»,ovvero di aver fatto rete esviluppato delle buone prospettive,mentre un 47,4% ha sfruttato, o haintenzione di farlo, le competenzee le capacità acquisite per portareavanti un proprio progettoprofessionale. Insomma, imparata

l’arte, largo all’intraprendenza. Requisito fondamentale percandidarsi è avere un’età compresatra i 18 e i 28 anni. E poi bisognaavere le idee ben chiare sulleproprie aspettative future e i propriinteressi. Il servizio civile attuale,infatti, è molto distanteconcettualmente da quello che sifaceva fino a qualche anno fa inalternativa al servizio militare. Nonsi viene assegnati a un progetto, maè il volontario stesso, al momentodella domanda, a scegliere quelloche più lo interessa. Come si fa? Il bando dell’ufficioper il Servizio civile nazionale dellaregione Lazio contiene l’elenco ditutti i progetti disponibili, divisiper ambito di interesse: iprincipali sono ambiente,protezione civile, patrimonioartistico e culturale, educazione,assistenza ed estero. Se ne sceglieuno solo, pena l’esclusione, siriempiono tutte le domande e imoduli a questo relativi, daconsegnare poi all’enteproponente.

ra gli enti più scelti dai giovaniper il servizio civile c’è la

Caritas. Chi rivolge qui la propriaattenzione non vuole soltantotrovare un canale di accesso almondo del lavoro, ma ha anche unaforte propensione alla solidarietà.Lo spiega Barbara Nardone,referente del Servizio civile delLazio per la Delegazione regionale,con un ruolo anche nel Nucleoregionale servizio civile, la strutturadi collegamento tra le diocesi e laCaritas italiana. Qual è l’apporto che i ragazzi delservizio civile danno alla Caritas? Rappresentano un valore aggiuntoche arricchisce e qualifica il quadrodei servizi già presenti. Il supportodei volontari non è consideratosostitutivo di compiti e mansioniattinenti al nostro personale,quanto piuttosto un valido aiutonella realizzazione dei servizi. Quali sono le competenze che siacquisiscono in un anno diservizio civile in Caritas? Sono svariate a seconda dei progettisvolti: minori, disagio adulto,immigrati, anziani, donne vittime diviolenze, doposcuola con minori arischio e altro. Tra le tante possiamoindicare competenze nell’ambitosocio–assistenziale enell’acquisizione di unametodologia di lavoro nel settoresociale, come il lavoro in équipe odi rete. Si acquisiscono anche abilitàe competenze in ambito statistico edi lettura dati, attraverso percorsiformativi di utilizzo dellapiattaforma utilizzata perl’inserimento dei dati dei centri di

ascolto. Tutte le competenze sonoriconosciute mediante il rilascio diun attestato da parte dell’enteterzo, Cgm – Consorzio Nazionaledella Cooperazione di SolidarietàSociale “Gino Mattarelli”. La formazione offre sbocchilavorativi? Dopo un anno davolontari di solito cosa accade,quanti restano in Caritas? La Caritas non può offrire lavoro atutti i ragazzi, ma sicuramente nonsi lascia sfuggire chi ha la sensibilitàgiusta per operare in questoambito. Se molti giovani hannotrovato da noi la loro stradalavorativa, altri ci chiedono dirimanere per continuare a svolgerel’attività come volontari. Dal punto di vista umano cosalascia un’esperienza in Caritasa un giovane, considerandoche di solito il servizio civile èil primo vero contatto con ilmondo del lavoro? Quella della Caritas vuole essereuna proposta di Servizio civilenazionale come esperienza diformazione globale della persona.Ai giovani si chiede di pensare aquesto anno non come a unasemplice parentesi della propriavita, ma come a un periodo cheraccoglie le memorie del passatoe produce orientamenti per lescelte future. Un anno permettersi alla prova, per conoscerese stessi, fare nuove amicizie,accrescere le proprie conoscenzee competenze. L’intento è quellodi proporre un’esperienza checambi se stessi e gli altri.

Monica Nicoletti

T

i è di fronte ad una rivoluzioneculturale. Così Raffaele De Cicco,

già direttore dell’Ufficio nazionale delservizio civile, autore del volume “Ilservizio civile universale. Una politi-ca «con» e «per» i giovani” (Aracne e-ditore, anno 2017, pagine 212), sin-tetizza la portata dell’introduzionedel servizio civile universale. Il testo è agile e scorrevole, si fa leg-

gere con piacere anche nelle parti piùtecniche. «Il cambiamento è epocalee investe le dinamiche che hanno ret-to il servizio civile nazionale fino al-la riforma», scrive Giovanni Bastiani-ni nella presentazione al libro. Ba-stianini sottolinea anche l’importan-za del «consolidare i legami tra le per-sone, recuperare il senso spesso per-duto del bene comune, attuare in

concreto in ogni angolo del paese lalezione di solidarietà e di buona con-vivenza che la Costituzione ci chieded’imparare e mettere in opera» edaggiunge che «senza tradire il para-digma originario della difesa dellaPatria, il servizio civile universale po-ne al centro della riforma i giovani,offrendo delle chance in più per il lo-ro futuro». (C.Cor.)

SIl racconto di una storia che guarda al futuro

L’impegno di custodire la natura per accogliere l’altro

DI SIMONE CIAMPANELLA

tica ecologica: un diritto e undovere. È questo l’orizzonteoperativo della “Fattoria solidale

del Circeo” immersa nel verdedell’Agro pontino a Pontinia. Lafattoria è una cooperativa sociale che sioccupa di agricoltura biologica e diinserimento nel mondo del lavoro dipersone svantaggiate, oltre che operarein altri ambiti educativi. Con il suoprogetto propone un interventofinalizzato a migliorare la qualità dellavita dei più fragili creando posti dilavoro protetti e dando loro la

possibilità di conoscere e vivere lacampagna. Con l’obiettivo di inseriregli ospiti nei normali cicli produttivi.Ma, cosa permette di fare l’agricolturanell’inclusione sociale? Molto. Accudiregli animali o dedicarsi alla coltivazionediventano formidabili azioni educativeper generare un senso di responsabilitàanche nelle persone con importantidisturbi cognitivi. Se non viene dato damangiare a quell’animale, questo soffre,così come non annaffiare le piante le faseccare. Causa ed effetto sono immediatie sono facilmente comprensibili da tutti.In più, il contatto con la natura insegnal’attesa e il rispetto di tempi lunghi edistesi, gli stessi di cui hanno bisogno lepersone con fragilità psichiche perentrare in relazione con loro stessi e congli altri. Cresce cioè una nuovaconsapevolezza di sé e del proprio ruolo,

unico ed essenziale in un gruppo.Però, la fattoria non è solo sociale èanche economia; anzi è su questo chepunta la bontà del suo progetto. Lacooperativa di Pontinia oggi haun’importante produzione, e dopo annidi duro lavoro (e di capacità di sognare)è riconosciuta come un centro diriferimento nazionale per le fattoriesociali. Non è un caso che il presidentedella cooperativa, Marco Berardo DiStefano, sia presidente nazionale dellaRete fattorie sociali e responsabilenazionale per Confagricolturadell’agricoltura sociale.«L’ultima avventura avviata incollaborazione con altri soggetti è“Latterie solidali” con il sitowww.latteriesolidali.it», spiega DiStefano a Lazio Sette. Il progetto assumei valori etici ed ecologici delle fattorie

sociali innestandoli nella produzione evendita del latte, oggi distribuito a Roma.Il personale impegnato è stato formatograzie ad un corso finanziato dal fondointerprofessionale For.agri. «Con l’associazione “Salva mamme” –continua il presidente – ed unaimportante torrefazione romana si stalavorando alla possibilità di realizzaredei corsi destinati alle donne vittime diviolenza per diventare banchiste di bar».Le competenze professionali acquisitepossono dare loro la possibilità ditrovare un’occupazione che garantiscal’autonomia economica, così da poteriniziare una nuova vita. Fattoria Solidale del Circeo è nellaTenuta Mazzocchio a Pontinia inprovincia di Latina. Per informazioni c’èil sito www.fattoriasolidaledelcirceo.com(14. segue)

E

Nel viaggio della sezione regionale è stata celebrata la prima Messa in rito latino nel monastero ortodosso dedicato alla Vergine

La mensa della Caritasdiocesana di Aquino(Frosinone)

il libro

Il presidente della «Fattoria solidaledel Circeo», Di Stefano, presentail progetto latte, che punta ad aiutarele donne vittime di violenza

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 15 luglio 2018

Tawadros II e don Gianni Toni

Non solo fattorie

Il servizio civile è un’opportunità

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 3: e-mail: speciali@avvenire.it e-mail ... · tiva delle Acli di Roma e provincia e la Federazione Anziani pensionati, ... corso gratuito di ... spedale del capoluogo e nelle case di

Nella sede del «Cara» di Castelnuovo di Portoil vescovo Reali dialoga con i richiedenti asilo

«Il volto di Dioè nei fratellida incontrare»

Un momento di comunione con il mondo

DI SIMONE CIAMPANELLA

ccogliere, proteggere e inte-grare», così Akram Zubaydiha presentato al vescovo

Reali il Centro accoglienza richieden-ti asilo di Castelnuovo di Porto, di cuiè direttore, durante la visita di merco-ledì scorso, in occasione della festa disan Benedetto, patrono d’Europa. Ilpresule ha così potuto incontrare gliospiti della struttura alle porte di Ro-ma. Erano presenti con il vescovo, pa-dre José Manuel Torres Origel, parro-co di Pontestorto nel cui territorio hasede il Cara; Riccardo Travaglini, sin-daco di Castelnuovo di Porto e Ago-stino Miozzi della Protezione civile.Nella struttura gestita da Auxilium,cooperativa fondata e presieduta daAngelo Chiorazzo, sono ospitate 600persone di 38 nazionalità differenti.Assistenza legale, sostegno socio–psi-cologico, lingua, mediazione, scree-ning sanitario. Sono solo alcuni deiservizi erogati, una parte dei quali incollaborazione con il comune. Ca-stelnuovo d’altronde ha imparato aconoscere le persone ospitate in car-ne e ossa. Il sindaco Travaglini parla in proposi-to di buona relazione e di occasioneper sperimentare l’integrazione. Il can-to di alcune ragazze egiziane ha ac-compagnato l’ingresso del vescovo nelsalone dove lo attendeva una rappre-

A«sentanza degli ospiti. «L’accoglienzanon è di nessuno: riguarda tutti», hadetto il vescovo spiegando il motivodella sua visita, «sono venuto a tro-varvi per ribadire la fraternità dellaChiesa verso di voi. Tutti abbiamo bi-sogno di aiuto e di rispetto perché tut-ti facciamo parte di una famiglia». Certo in questa famiglia umana alcu-ni portano sulle spalle un passato do-loroso, da cui non è facile liberarsi.«Qui ho ritrovato la vita», ha raccon-tato un ragazzo diciannovenne del Se-negal che gioca con la squadra del Va-ticano e con la Castelnuovese. C’è neè un altro che fa il sagrestano e il giar-diniere: la sua è una fede seria eprofonda ha spiegato padre José cheha parlato per lui. Ancora un altro mo-mento di musica con Il mio canto libe-ro di Lucio Battisti cantato da un ra-gazzo che ha partecipato al “Sanremoitaliano”, una gara in cui concorronogli ospiti dei centri gestiti dall’Auxi-lium. Infine, il dono del ritratto delvescovo fatto dalle due ragazze egi-ziane, ospitate con i genitori e altredue sorelle più piccole. Venite e ve-drete, verrebbe da dire, l’umanità co-sì ricca e fragile che abita questo luo-go per ascoltare, riconoscersi, capire,progettare assieme. «Siamo spesso ten-tati di dare un volto a Dio, ma il vol-to che Dio ci dà di sé è quello dei fra-telli che incontriamo», ha concluso ilvescovo nella preghiera per la pace.

le compatrone. Con il coraggio di Rufina e Secondaper essere giovani che annunciano la speranza

trigesimo. In tanti all’Auxiliumper suor Maria Franca Tricarico

Una bambina accolta nel Cara

devozione.Ecco la chiesa dedicata a Santa Marina

DI MARINO LIDI

l parroco di SanGiuseppe, SalvatoreRizzo, durante la messa

di domenica scorsa, hadato lettura del decretodel vescovo Gino Realisecondo cui l’attualechiesa di fronte al CastelloOdescalchi, conosciutafino ad oggi come SanGiuseppe al porticciolo,assume il nome di “chiesa

I

di Santa Marina”.La donna cui è oratitolato il luogo diculto è la santaeponima delcomune di SantaMarinella il cui

culto fu introdotto nellacittà litoranea, intornoall’anno 1000 da unacomunità di monacibasiliani, provenienti dalMedio Oriente. Nelmedioevo con lospopolamento dell’Agroromano la memoria disanta Marina si è andataaffievolendo. Poi lerecenti ricerche sulle sueorigini, iniziate alcunidecenni fa da Silvio

Caratelli, sindaco di SantaMarinella dal 1966 al1968, e proseguite daAngela Carlino Bandinellie Livio Spinelli, hannofatto sì che si sia potutirisalire al luogo di originedi santa Marina, che è ilLibano.Marina aveva trovatosepoltura sul monteLibano, nella grotta e nelmonastero diQannoubine. Il suo corpoincorrotto fu traslatodapprima aCostantinopoli, poi arrivòa Venezia, dove oggiriposa in urna di cristallo,custodita nella chiesa diSanta Maria Formosa.

Santa Marina, che è consan Marco la compatronaminore della città veneta,viene festeggia il 17luglio. Da quest’anno ifedeli della cittadinalaziale potranno iniziarea pensare a come onorarequesta testimone di fedesu cui è nata la comunitàdi Santa Marinella perdiffonderne laconoscenza e ladevozione tra la gente.Per approfondire la storiadi santa Marina e vederealcune delle immaginiriguardanti i suoi luoghisi può visitare il sitohttp://italyunzipped.blogspot.com.

anti gli amici raccolti martedì scorso all’universitàAuxilium di Roma con il vescovo Reali per il trigesimodi suor Maria Franca Tricarico. Le figlie di Maria

Ausiliatrice e i cooperatori salesiani, gli insegnanti direligione e i catechisti passati per la scuola “BeataMaddalena Morano”. La celebrazione di suffragio si è apertacon le parole di suor Maria Luisa Mazzarello, compagna ditanti progetti culturali e formativi, oltre che amica e sorellacarissima di suor Maria Franca: «Nella limpidezza dellaricerca costante della verità che ti ha sempre distinto non tisei risparmiata nella fatica della ricerca di Dio che andavivia via scoprendo nel fulgore della sua bellezza».La cura nella relazione con ogni persona, nel rispetto e nellaschiettezza, è stata centrale nella vita della salesiana, hadetto il vescovo durante l’omelia. Così come pieno d’affettoil rapporto con la Chiesa diocesana per la quale nutriva unvero senso di appartenenza. Il presule ha riletto la storiadella salesiana nel segno della discrezione e dell’umiltà, conl’atteggiamento di chi non si sente necessario, ma condividecon sincerità i suoi doni con gli altri.

Fulvio Lucidi

T

opo l’incontro con gli ospiti del Cara di Castel-nuovo di Porto, mercoledì scorso il vescovo Reali

ha concluso la sua visita nella comunità di Santa Luciaa Pontestorto con la Messa in parrocchia. Il vescovo èstato accompagnato anche da giovani ospitati nellastruttura di accoglienza. D’altronde alcuni di loro fre-quentano abitualmente la parrocchia. La familiaritàcon cui due di loro si sono recati in sagrestia per servi-re all’altare assieme ai sacerdoti rivela un’appartenen-za a un luogo sentito come casa. Così come è accaduto durante le offerte dei fedeli:altri due giovani sono andati sicuri a prendere i ce-sti per la questa. Vedere anziane accanto a ragazzidi altri paesi in ginocchio per la consacrazione mo-stra cosa sia la fraternità cristiana.

All’altare hanno concelebrato il parroco padre JoséManuel Torres Origel e il vice parroco padre CarlosMario de Jesus Ortiz Figueroa. Nel giorno della festa di san Benedetto durante l’ome-lia il vescovo ha voluto condividere il senso del suomotto episcopale, tratto dalla regola benedettina: “nul-la anteporre all’amore di Cristo”. È questa, ha spiega-to il presule, la guida sicura per seguire il Vangelo, inun percorso che il santo di Norcia invita a vivere attra-verso la “stabilitas”, ovvero, con la costanza nel perso-nale progetto di vita, nella propria fede e nella capa-cità di saper accogliere l’altro. «L’originalità di questaparrocchia – ha concluso il vescovo – è la sua identitàcattolica, cioè universale, perché qui c’è l’incontro trapersone che vengono da ogni dove». (S.Cia.)

D

Secondo alcune ricercheil nome che è stato dato alla città di Santa Marinellatrae origine dal Libano

Chiesa di Santa Marina

«Tutti abbiamo bisogno di aiuto e di rispetto perchétutti facciamo parte di una famiglia», ha detto il presule agli ospiti. All’incontro erano presentianche il direttore Zubaydi, il parroco Torres Origel,il sindaco Travaglini e Miozzi della Protezione civile

DI ELISABETTA ROMANO

entre essi aspetta-vano dal Vangelogiustizia e carità, gli

altri, gli uomini del potere, eb-bero paura di perdere ogni pri-vilegio cogliendo la forza rivo-luzionaria dell’insegnamento diun oscuro maestro della perife-ria orientale dell’Impero». È lastoria di fede all’origine di Por-to–Santa Rufina. La tratteggia ilvescovo Reali durante l’omeliaper la festa delle sante Rufina eSeconda, compatrone della dio-cesi assieme a sant’Ippolito. Do-menica scorsa la comunità dio-cesana ha fatto ricordo di que-ste giovani martiri la cui me-moria liturgica cade il 10 luglionella parrocchia loro dedicataa Casalotti. Qui nella chiesa diSanta Gemma sono custodite leloro spoglie. Accanto a questoluogo centrale per la tradizione

M«diocesana, i fedeli, assieme alparroco padre Aurelio D’Intinoe ad altri sacerdoti, si sono ra-dunati per una processione incui è stato rievocato il raccontodella loro passione. La vicenda,così antica, parla di coraggio eresponsabilità, gli stessi atteg-giamenti con cui i giovani an-cora oggi possono costruire i lo-ro percorsi di vita: «Rufina e Se-conda erano – continua il ve-scovo – due ragazze e non esi-tarono a giudicare le propostedei persecutori e fecero la loroscelta, una scelta che impres-sionò quanti le conoscevano ei loro stessi familiari».L’impegno dei giovani delle dio-cesi può trovare nelle due mar-tiri un fondamento alla diffu-sione della verità e della caritàdel Vangelo da loro difeso conla vita. Questa convinzione le-ga la festa diocesana alle espe-rienze che in estate, ma non so-

lo, i volontari vivono in mis-sione. Ed è così che il vescovoReali in questa occasione dà ilsuo mandato perché alcuni sia-no il cuore e la mente di tuttala Chiesa portuense nelle altrediocesi particolari. Quest’annoi volontari del VolEst (Volonta-riato estivo dell’ufficio missio-nario) sono inviati in Italia alCara di Castelnuovo di Porto(durante la celebrazione eranopresenti alcuni ospiti della strut-tura per richiedenti asilo) e inRomania nell’orfanotrofio del-le suore assunzioniste di Bara-ti, vicino alla città di Bacau; in-vece in Tanzania andranno i ra-gazzi del Vev di Santa Marinel-la. Assieme a loro si sono ag-giunti i partecipanti all’incon-tro dei giovani con papa Fran-cesco organizzato al Circo mas-simo di Roma.Questi ragazzi che si preparanoa impegnarsi nei loro servizihanno ascoltato poi in serata latestimonianza dell’attore, Si-mone Riccioni. Nato in Ugan-da nel 1988, entrato in Italia aotto anni. Un arrivo non facile:proveniva da una terra di libertàin cui, come racconta Riccioni«ciò che tuo è mio e ciò che mioè anche tuo». Ma, la vita e i so-gni portano sempre più lonta-no di quanto si può immagi-nare, basta crederci davvero elui l’ha fatto; come fosse una bi-cicletta, non importa quale o-stacoli si trovano sul suo per-corso lei va se non si smette dipedalare. Voleva fare l’attore econ tutto se stesso è riuscito aconciliare lavoro e studio, crear-si la sua casa di produzione conla quale attraverso i suoi filmcondivide messaggi di speran-za e futuro.

Da trentotto nazioniel Cara di Castelnuovo di Portoci sono attualmente ospiti pro-

venienti da 38 nazioni differenti perun totale di 667 persone. La componente più rilevante è rap-presentata dai 190 nigeriani, seguitida 71 eritrei. Ci sono poi 55 richie-denti della Costa d’Avorio, 46 dalGambia, 45 dal Bangladesh, 44 dalMali. In 34 provengono dalla Guineae in 33 dal Senegal.

N

DI MONICA PUOLO

l 2018 è l’anno in cui ricorre il quintoanniversario della morte di Julitta

Machan. Per tutti i volontari di Ladispoliera la “dentista della Caritas”. Per seianni ha curato i più poveri, coloro chenon potevano permettersi in nessunmodo le cure odontoiatriche. Nel 2012 lascoperta della malattia e nell’aprile 2013il momento di arrendersi alla lottaimpari contro il cancro.Seguendo le sue orme e il suo esempio, ècresciuto un team di volontariodontoiatri (Gianluca Scognamiglio,Marta Crespi, Ilaria Pellicciotta, PatrycjaDaszkilewicz, Paolo Fantozzi) che ha

proseguito illavoro di Julitta, alcui nome oggi èintitolatol’ambulatorio delCentro “SantiMario, Marta efigli” di Ladispoli.In linea conquanto si registrain Italia negliultimi anni, in cuila povertà di tiposanitario è in

crescita costante, ogni anno aumentasempre di più il numero delle personeche si rivolgono alla Caritas diocesanaper richiedere cure odontoiatriche eprotesi. Si tratta di tutti quei pazienti chenon possono accedere all’odontoiatriaprivata né a quella pubblica e chetrovano presso l’ambulatorio Caritas curecompletamente gratuite, a fronte di costidi gestione elevati, dovuti ai materialisanitari utilizzati, alle manutenzionitecniche delle apparecchiature e allosmaltimento dei rifiuti speciali.È per questo motivo che il personalemedico dell’ambulatorio Caritas havoluto organizzare una cena dibeneficenza che si è tenuta il 10 lugliopresso il cortile del centro, conl’obiettivo di raccogliere fondi perl’acquisto di forniture sanitarie destinatealle cure odontoiatriche.La cena ha visto la partecipazione dicirca 150 persone. Un vero successoanche per la grande solidarietàdimostrata dalla gente che ha donatocirca 2900 euro. Questa somma saràtotalmente devoluta alla Caritas perl’acquisto di alcune apparecchiatureormai usurate e che vannourgentemente sostituite per consentireai dentisti volontari di proseguire nellacura dei pazienti.L’evento ha avuto tra gli ospiti RobertoPegoraro, marito di Julitta, il sindaco diLadispoli, Alessandro Grando conalcuni rappresentantidell’amministrazione, assieme ad altridel vicino comune di Cerveteri. Unaserata di solidarietà e di festa allietatada “Gli stornellatori” di Fabrizio Masci,che hanno con generosità messogratuitamente a disposizione dellacausa benefica la loro professionalità.Il fantasioso duo, nel pieno rispetto delfolklore, con le sue rime baciate hastrappato più di un sorriso ai presenti,partecipanti e volontari che hannoprofuso tutto il loro impegno per lariuscita dell’evento, in un clima diamicizia e di instancabile operosità.«L’evento di questa sera è la prova dicome sia facile fare del bene – hasottolineato il direttore Caritas donEmanuele Giannone nel suo saluto –Basta infatti un sì detto da ognuno di noia compiere un piccolo gesto per creareun grande aiuto per il prossimo. E vistal’aria di allegria che si respira, è propriovero che basta un piccolo gesto perregalare un sorriso».

I

Durante la cena

OGGIIl vescovo celebra la Messa a Fiumicinoin omaggio alla “Madonna fiumarola”nella chiesa di Santa Maria porto dellasalute, alle otto.Memoria dei santi Eutròpio, Zòsima eBonosa, martiri di Porto.

DOMANIFesta patronale della parrocchia diSanta Maria del Carmelo a SantaMarinella.

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PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 15 luglio 2018

Un piccolo gestoper un sorriso

L’agenda

Figueroa, Origel e Reali

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