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Decio Trodichetti
SE MI CERCHI NON CI SONO
Dentro una cornice appesa una gio-vane donna è seduta in un angolo. Ha un megafono spento e una mela non destinata ad alcun morso. Improvvi-samente si alza e mi abbraccia. Silenziosa, impercettibile si scioglie tornado a presiedere il vuoto di que-sto ritratto.Tra me e lei il perimetro della corni-ce delimita lo spazio teso nella spinta dell’abbraccio, dondola ricercando la sua stasi.
malædizioni
© 2013 malædizioni S.p.A. Finisterre
Decio Trodichetti
SE MI CERCHI NON CI SONO
TITOLO ORIGINALE
con n° disegni originali di Francesco Calcagnini
©2013 DECIO TRODICHETTIAll rights reserved
All adaptations of the Work for film, theatre, television and radio are strictly prohibited
© 2013 malædizioni S.p.A. Finisterre
INDICE
PARTE PRIMA. Il dissipato 11
PARTE SECONDA. Le scarpe nuove 21
PARTE TERZA. La festa della sincope 35
PARTE QUARTA. Il cucchiaino sinistro 43
PARTE QUINTA. Un colpo di fortuna 51
PARTE QUINTA.2 Un colpo di fortuna 59
PARTE SESTA. L’amazzone indecente 69
PARTE SETTIMA. Senza fine 81
SE MI CERCHI NON CI SONO
PARTE PRIMA IL DISSIPATO
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Delitto o miracolo:
Innegabilmente, tra noi e il fiume ormai in piena si frappon-
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gono
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mentre procedevano distrattamente.
Non avrei sopportato né un incurante saluto né una vibran-te apologia sulla mia assenza.
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Davanti ad ogni angolo
anche
: sicuramente.
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...il falsario della grammatica e il suo mal di denti
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e poi riguardati.
PARTE SECONDA
LE SCARPE NUOvE
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Avvenne così.
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...la macchina del fango
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da traslare il simbolico,
in un’andatura che ridisegna altri spazi.
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... Fufi Schrödinger
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...il cantante afono.
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Questa notte ho finito.
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PARTE TERZA
LA FESTA DELLA SINCOPE
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Hai fatto tardiL’allenamento è finito in ritardo.Mi presti il tuo tailleur arancione?
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PARTE QUARTA
IL CUCCHIAINO SINISTRO
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... lost and found
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Nulla non si farà nulla.
PARTE QUINTA
UN COLPO DI FORTUNA
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Mi vestirò d’arancione.
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... è così piacevole occuparsi di qualcosa che si conosce solo a metà.
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inevitabilmente.
e probabilmente assopiti.
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Senza rendersi immediatamente conto della
PARTE QUINTA.2
UN COLPO DI FORTUNA
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... è così spiacevole occuparsi di qualcosa che si conosce solo a metà.
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La voglia contagiosa di costruirsi il miglior luogo possibile
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... ma se io muoio prima?
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Tanto la giovinezza si inventa la geografia?No.
PARTE SESTA
L’AMAZZONE INDECENTE
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restando ritta, solo un po’ ingobbita.
mi permetto di disturbarla per un puro invito d’affezione, al quale non posso collaborare in nessuna maniera materia-le date le distanze che ci separano, tranne che con la biz-zarra promessa di un posto all’opera.
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... la fontanella
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PARTE SETTIMA
SENZA FINE
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... non c’eri
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Il complemento predicativo del soggetto ...
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Dicono che durante la costruzione della torre di Babele qualcuno non capisse bene cosa e come. Ci fu naturalmente lo sciopero delle maestranze. Eiffel disse: Parigi val pure una messa. Ci furono incomprensioni grossolane, cattiverie precise come la febbre e dure come una spina di pesce nel palato. Mio padre non c’era e nemmeno mio nonno, ma qualcuno c’era e forse c’erano tutti anche io, ma posso giurare che ero molto piccolo. Credo che l’eredità del disastro li tenti ancora di notte tutti e due quando si chiedono le giustificazioni per le assenze. Gravi. Suppongo da sempre che dicessero questo tanto per dire in-fatti nessuno dei due mangiava pesce, ed erano uomini tutti di un pezzo che non dormivano quasi niente. Proprio come me che non dormo mai. Si racconta anche che a metà dell’o-pera, credo fosse un giovedì afoso con l’aria intasata di mo-scerini e zanzare e il silenzio turbato da una radiolina accesa, uno con gli occhi finti e uno zigomo sporgente sputò per ter-ra convinto che fosse il momento di darsela a gambe. Subito. Di quei pensieri possiamo solo immaginare.Ma non sappiamo più nulla, solo che aveva previsto la fine con mezz’ora di anticipo. Una buona media! Il tempo che la mia nonna impiegava per spinare un piatto di triglie. Lavoro con i miei concetti che ho acquistato mercanteggian-doli con il caos, del tutto per mio conto.
MAI FINITO DI STAMPARE NEL NOvEMBRE 2013
Dicono che durante la costruzione della torre di Babele qualcuno non capisse bene cosa e come. Ci fu na-turalmente lo sciopero delle mae-stranze. Eiffel disse: Parigi val pure una messa. Ci furono incomprensioni grossolane, cattiverie precise come la febbre e dure come una spina di pe-sce nel palato. Mio padre non c’era e nemmeno mio nonno, ma qualcuno c’era e forse c’erano tutti anche io, ma posso giurare che ero molto pic-colo. Credo che l’eredità del disastro li tenti ancora di notte tutti e due quando si chiedono le giustificazioni per le assenze. Gravi. Suppongo da sempre che dicessero questo tanto per dire infatti nessuno dei due mangiava pesce, ed erano uo-mini tutti di un pezzo che non dormi-vano quasi niente. Proprio come me che non dormo mai. Si racconta an-che che a metà dell’opera, credo fosse un giovedì afoso con l’aria intasata di moscerini e zanzare e il silenzio turbato da una radiolina accesa, uno con gli occhi finti e uno zigomo spor-gente sputò per terra convinto che fosse il momento di darsela a gambe. Subito. Di quei pensieri possiamo solo immaginare.Ma non sappiamo più nulla, solo che aveva previsto la fine con mezz’ora di anticipo. Una buona media! Il tempo che la mia nonna impiegava per spi-nare un piatto di triglie. Lavoro con i miei concetti che ho acquistato mercanteggiandoli con il caos, del tutto per mio conto.