Progetto per la reintroduzione della Starna (Perdix perdix) in provincia di BENEVENTO e
indicazioni per i ripopolamenti di Fagiano (Phasianus colchicus)
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Provincia di Benevento
ATC BENEVENTO
Progetto per la reintroduzione della Starna (Perdix perdix) in provincia di
BENEVENTO 2016-2018
Committente: Ambito Territoriale di Caccia di Benevento data 16-11-2015
Resp. Geographica srl Paolo Varuzza
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PREMESSA
L'art. 37, comma 2 della L.R. Campania n° 26/2012 e s.m.i. elenca tra i compiti dei Comitati
di Gestione, oltre alla "promozione e organizzazione delle risorse ambientali e della
consistenza faunistica e la programmazione degli interventi per il miglioramento degli
habitat", la:
a) la ricostituzione di una presenza faunistica ottimale del territorio anche mediante
lanci di selvaggina da ripopolamento;
b) le coltivazioni per l'alimentazione naturale dei mammiferi e degli uccelli soprattutto
nei terreni dismessi da interventi agricoli, ai sensi del regolamento C.E.E. n.
1094/88 e s.m.i;
c [...]
d) la differenziazione e rotazione delle colture;
e) la ricostituzione di siepi, cespugli ed alberi adatti alla sosta, alla riproduzione ed alla
nidificazione della fauna selvatica;
f) la tutela dei nidi e dei nuovi nati;
g) la collaborazione operativa ai fini del tabellamento, della difesa preventiva delle
coltivazioni passibili di danneggiamento, della pasturazione invernale degli animali
in difficoltà, della manutenzione degli appostamenti e di ambientamento della
fauna selvatica.
Tutte le attività elencate trovano applicazione nel Progetto di reintroduzione della
Starna in provincia di Benevento.
Il progetto vede questo piccolo galliforme come specie bandiera, ma è l'occasione per
far avviare una serie di miglioramenti ambientali a fini faunistici di cui trarranno benefici
altre specie sia di interesse faunistico es. lo stesso fagiano o la quaglia, sia di interesse
conservazionistico presenti in provincia di Benevento come l'Averla piccola, Calandra ed
altri piccoli passeriformi.
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INDICE
PREMESSA ....................................................................................................................................................... 3
INTRODUZIONE ............................................................................................................................................. 5
CENNI DI SISTEMATICA E BIOLOGIA ................................................................................................... 7
IMMISSIONI ................................................................................................................................................... 11
AREE DI REINTRODUZIONE ................................................................................................................... 12
SOGGETTI FONDATORI ............................................................................................................................ 14
MODALITÀ DI RILASCIO .......................................................................................................................... 14
MONITORAGGIO .......................................................................................................................................... 17
TELEMETRIA ................................................................................................................................................ 19
FORMAZIONE ............................................................................................................................................... 21
PROTEZIONE ................................................................................................................................................ 21
MIGLIORAMENTI AMBIENTALI............................................................................................................ 21
INDICAZIONI DI MASSIMA PER I RIPOPOLAMENTI DI FAGIANO .......................................... 24
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INTRODUZIONE
La Starna (Perdix perdix) è un una specie originaria delle steppe erbose temperate ben
si è adattata agli ambienti agricoli aperti ampliando per secoli, il suo areale in Europa di
pari passo con lo sviluppo agricolo. Un'agricoltura basata sulle rotazioni agricole e sul
controllo dei predatori ha accresciuto le popolazioni rendendo la starna una delle specie
più cacciate tra il XIX e XX secoli (Mazzoni della Stella). Il suo drammatico declino è iniziato
alla fine della II Guerra mondiale, nel Regno Unito la riduzione è stata dell'80% in 40 anni.
Attualmente in tutte Europa la specie è considerata a rischio estinzione a medio e lungo
termine. La specie è inclusa nell’Annesso II della Convenzione di Berna e nell'Allegato II/1 e
III/I della Direttiva 79/409/CEE conosciuta come “Direttiva Uccelli”. La normativa europea
indica che il prelievo della starna deve essere regolamentato ed allo stesso tempo vanno
attuate specifiche misure di protezione degli habitat in cui vive. Secondo il sistema SPEC
(Specie europee di Interesse Conservazionistico Birdlife International) la Starna è
classificata come SPEC3 (A2b in Unione Europea) vulnerabile con status di conservazione
sfavorevole a livello di Unione Europea e a livello continentale con un Piano d'Azione
Internazionale. Tuttavia la specie è ancora considerata cacciabile in Italia (L.N. 157/92). La
popolazione europea è stimata in 720.000 - 1.700.000 coppie (Birdlife International, 2004).
Nel nostro Paese le stime indicano 2.000-4.000 coppie (Birdlife International 2004) con un
areale di distribuzione maggiore di 20000 km2 (Boitani et al, 2002).
In Italia popolazioni completamente selvatiche sono da considerare estinte, recenti
ricerche sulla popolazione del Gran Sasso non indicano chiaramente se si tratta di una
popolazione naturale e non contaminata geneticamente (Peronace et al. 2011 Lista rossa
degli uccelli nidificanti in Italia).
L’attuale distribuzione della specie è frutto di continue operazioni di reintroduzione o
di ripopolamento. La distribuzione e le densità risultano essere ben al di sotto delle
potenzialità del nostro Paese anche in relazione ai cambiamenti sociali e ambientali del
territorio.
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Tabella 1 - Status della Starna in Italia. Rapporto sull’applicazione della Direttiva 147/2009/CE in Italia: dimensione, distribuzione e trend delle popolazioni di uccelli (2008-2012)
Le cause che hanno portato la scomparsa della Starna sono da ricondurre alle mutate
condizioni ambientali frutto delle moderne tecniche agricole. La fine delle rotazioni, l'uso
massiccio di erbicidi ed insetticidi, la scomparsa dei margine erbosi, calanchi e siepi hanno
inciso drasticamente sulle fonti alimentari e sui siti idonei alla nidificazione. Allo stesso
tempo un prelievo eccessivo e liberazioni sempre crescenti di fagiano hanno contribuito a
far estinguere questo galliforme in tutta Italia. La perdita degli insetti legati
all'alimentazione dei pulcini con conseguente aumento della mortalità è la causa più
importante del declino della specie.
La reintroduzione della Starna rimane un'operazione estremamente difficile e costosa
che ha visto fallire diversi progetti in Italia anche in Aree Protette.
La provincia di Benevento presenta una grande varietà ambientale ed una vocazione
potenzialmente molto favorevole alla specie. Nel corso del programma di reintroduzione
bisognerà coinvolgere al massimo componente agricola e venatoria, attuare il controllo
conservativo dei predatori almeno nelle ZRC e mettere a punto adeguate tecniche di
liberazione degli animali sul territorio. Il fulcro del progetto dovrà essere l'aumento della
disponibilità alimentare e di rifugio con la messa a punto di un serio programma di
miglioramenti ambientali a fini faunistici, migliorando le condizioni anche di specie di
interesse conservazionistico.
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CENNI DI SISTEMATICA E BIOLOGIA
La starna appartiene all’ordine dei Galliformi ed alla famiglia dei Fasianidi. La specie è
distribuita con diverse sottospecie in tutta Europa e in gran parte dell’Asia prediligendo gli
ambienti aperti con graminacee intramezzati da arbusti, incolti erbacei o siepi. La specie è
politipica a corologia eurasiatica (Brichetti e Fracasso, 2004), si contano 7-8 sottospecie a
seconda si consideri o meno la sottospecie italiana:
Perdix p.hispaniensis - Spagna e Portogallo settentrionali e Pirenei;
Perdix p. sphagnetorum - Olanda e Germania nord occidentale;
Perdix p. lucida - Europa orientale, Finlandia;
Perdix p. armoricana - Bretagna, Normandia e Francia centrale e Nord orientale;
Perdix p. canescens - Turchia, Caucaso, Iran e zona transcaucasica;
Perdix p. perdix - Scandinavia, Isole Britanniche ed Europa centrale fino ai Balcani;
Perdix p.robusta - dal fiume Ural alla Siberia nord occidentale, Kazakhstan;
Perdix perdix italica in Italia anche se considerata probabilmente estinta (Brichetti e
Gariboldi 1997: LIPU e WWF a cura di Calvario et al., 1999, Gustin M., Brambilla M
Celada C. (a cura di) 2010 Valutazione dello stato di conservazione dell’avifauna
italiana). La sottospecie italica descritta nel 1917 da Hartet è considerata
leggermente più piccola delle altre, con minor ruggine nelle parti superiori,
barrature meno castane e le macchie nelle copritrici alari più brune e meno
rossastre della starna centro europea.
I due sessi hanno dimensioni pressoché simili con l’apertura alare di 45-48 cm, la
lunghezza del corpo pari a 29-33 cm ed il peso di 350-450 grammi. Maschi e femmine
possono distinguersi per la presenza nei maschi adulti di una macchia castano scuro a
forma di ferro di cavallo, che si può riscontrare anche in molte femmine, ma con toni più
chiari e di forma incompleta. Maschi e femmine si distinguono bene per la differente
forma e colorazione delle striature delle penne scapolari e copritrici mediane: nei primi è
presente una stratura longitudinale, mentre nelle femmine sono visibili anche due
striature trasversali rispetto all’asse della penna.
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Figura 1 - Copritrici mediane di un’ala di femmina (a sin.) e di maschio di Starna (a des.)
Figura 2 - Differenze tra testa del maschio (a sx) e femmina ( a dx) di starna
Gli adulti subiscono una muta pre-riproduttiva parziale tra maggio e giugno ed una
muta post riproduttiva completa tra luglio e novembre. I giovani hanno una muta
incompleta tra 24 giorni e 90 giorni di età, ed è possibile determinarne l’età basandosi
sull’evoluzione della muta fino a 116 giorni di età.
La starna è una specie gregaria che vive per gran parte dell’anno in piccoli gruppi
composti da 10 fino ed oltre 30 individui e chiamati “brigate”. I gruppi invernali si
disgregano alla fine di febbraio, a marzo le coppie sono stabilizzate. La nidificazione
avviene a partire dalla fine di aprile. La femmina depone in media 15 uova ( estremi 4 -27)
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ad intervalli di 1-2 giorni. Le uova vengono covate soprattutto dalla femmina per 23-25
giorni in un piccolo nido che non è altro che una depressione nel terreno rivestita di foglie,
erba e qualche piuma. Il nido è nascosto lungo una siepe o nella bordure erbacee lungo i
capi. I pulcini sono nidifughi e subito in grado di nutrirsi da soli, nel corso delle prime tre-
quattro settimane di vita hanno un regime alimentare basato su alimenti di origine
animale (insetti, lombrichi, ecc). Progressivamente la dieta diventa vegetariana e già all’età
di un anno è quelle tipica degli adulti: foglie, semi e germogli costituiscono la maggior
parte del nutrimento.
Il gruppo familiare rimane separato fino a quando i pulcini non hanno compiuto i 60
giorni, per poi unirsi agli altri gruppi o a individui che non si sono riprodotti. Le dimensioni
dei territori sono in funzione della disponibilità alimentare, in Italia sono stati registrati
territori di coppie tra 2,1 e 25,5 ha, aree vitali delle nidiate di 6,5 ha, aree vitali dei gruppi
invernali di 7,9 ha.
La starna è una specie con dinamiche di popolazione estremamente fluttuanti. Le
densità di coppia sono in funzione dell’ambiente con densità medie tra 1,7 e 4 coppie per
km2.
In zone collinari il 59-87% delle coppie si riproduce. La percentuale di schiusa delle
uova è molto alta fino al 92,4%, ma percentuale di nidi portata a termine risulta molto
bassa anche meno della metà a causa soprattutto della predazione o delle pratiche
agricole. La perdita dei piccoli è molto alta nei primi 90 giorni di vita, specie nei primi 30
giorni, quando carenze alimentari, predatori, malattie, condizioni meteorologiche
sfavorevoli o altri fattori, possono decimare i pulcini.
Le densità a fine estate sono strettamente correlate all’andamento della riproduzione.
In Italia si registrano densità di 3,9-17,9 individui per km2 con punte fino a 45 starne per
km2. L’incremento medio accertato nel nostro Paese rispetto alle densità pre-riproduttive
è del 231,9% con variazioni marcate dall’83,7 fino a 533,3%. Anche la mortalità invernale
registra valori estremi, dal 8,3% fino al 91,3%.
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IMMISSIONI
La Starna è oggetto di un forte interesse venatorio che porta ATC e Province ad
immettere migliaia di animali sul territorio, raramente o mai supportate da veri progetti di
reintroduzione. Nel caso della Provincia di Benevento nell'ultimo trentennio (29 anni) sono
state liberate poco meno di 33.000 starne con una media annua di 1135 animali.
Purtroppo mancando la lettura dei tesserini venatori non si conoscono i dati sul prelievo e
se esiste una correlazione tra immissioni e abbattimenti.
Grafico 1 - Numero di starne immesse in provincia di Benevento negli ultimi 29 anni
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
7.000
n°
star
ne
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AREE DI REINTRODUZIONE
In provincia di Benevento esistono attualmente sei zone di ripopolamento e cattura
per una superficie di 6.175 ha.
Figura 3 - ZRC in provincia di Benevento ZRC Superficie ZRC ha
Apice 855 Apollosa 950
Circello 1.072
Montefalcone - San Giorgio la Molara 907 San Bartolomeo in Galdo 1.050 Morcone 1.343
totale 6.175 Tabella 2 - Superfici delle ZRC
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Uso del suolo
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S. G
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in G
ald
o
Ambiente urbanizzato e superfici artificiali
4,1 0,9 0,0 9,6 0,6 2,1
Aree a pascolo naturale e praterie di alta quota
0,0 0,0 0,0 0,0 23,7 0,0
Aree a ricolonizzazione artificiale (rimboschimenti)
0,0 0,0 0,0 5,3 0,0 0,0
Aree con vegetazione rada 0,0 0,0 0,0 2,9 0,0 3,4
Aree degradate da incendi e per altri eventi
6,9 0,0 0,0 0,0 0,0 2,0
Boschi di conifere 12,6 0,0 0,0 41,4 0,0 0,0
Boschi di latifoglie 91,1 402,5 154,1 72,7 804,7 72,9
Castagni da frutto 0,0 0,0 0,0 0,0 16,5 0,0
Cespuglieti e arbusteti 23,9 79,9 0,0 0,0 0,0 0,0
Colture temporanee associate a colture permanenti
16,4 0,0 0,0 0,0 8,9 56,9
Erbai 1,7 0,0 0,0 0,0 13,2 0,0
Frutteti e frutti minori 0,0 3,1 1,0 0,0 0,0 0,0
Oliveti 282,0 51,6 51,0 0,0 24,1 3,7
Pascoli non utilizzati o di incerto utilizzo
9,9 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Prati avvicendati 0,0 41,1 48,6 0,0 61,7 0,0
Prati permanenti, prati pascoli e pascoli
7,0 0,0 3,0 127,6 292,7 0,0
Seminativi autunno vernini - cereali da granella
328,9 195,2 801,6 640,2 81,6 838,5
Seminativi primaverili estivi - cereali da granella
0,0 52,9 0,0 0,0 0,0 0,0
Seminativi primaverili estivi - colture industriali
11,1 0,0 11,9 7,8 0,0 70,8
Seminativi primaverili estivi - ortive
18,1 89,1 0,0 0,0 0,0 0,0
Sistemi colturali e particellari complessi
27,1 26,5 0,0 0,0 9,9 0,0
Vigneti 14,1 7,6 0,8 0,0 0,0 0,0
Totale complessivo 854,7 950,4 1072,1 907,5 1337,7 1050,4
Tabella 3 - Uso del suolo delle sei ZRC della provincia di Benevento Le aree di reintroduzione saranno scelte tra le diverse ZRC in funzione dell’uso del
suolo, ma anche della collaborazione della componente venatoria e agricola. Una buona
rete di volontari è indispensabile per la buona riuscita del progetto, con il loro contributo
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sarà possibile controllare i richiami, rifornire le mangiatoie e favorire la realizzazione dei
miglioramenti ambientali a fini faunistici. Questo progetto può costituire un punto di
incontro tra cacciatori ed agricoltori con esperienze da estendere poi nel territorio a
caccia programmata.
SOGGETTI FONDATORI
Le Starne saranno acquistate dall’ATC dietro specifico bando e privilegiando
allevamenti con ceppi aventi caratteristiche simili alla sottospecie “italica” e certificati
geneticamente. Dovrà essere garantito il rapporto paritario tra i sessi. Si sconsiglia
vivamente l'uso di ceppi esteri.
MODALITÀ DI RILASCIO
In ogni ZRC saranno liberate 200 starne con rapporto sessi paritario. Tutti gli animali
saranno dotati di un contrassegno con anello alla zampa con codice univoco in modo da
associarli ad luogo di rilascio e di un eventuale ritrovamento.
Si potrà procedere con due metodologie di rilascio con animali di differente età
(Mazzoni della Stella, G. Ferrara, 2014):
1. gruppi di giovani dell'anno, o giovani dell'anno accompagnati da una madre
adottiva (chioccia di piccola taglia);
2. liberazione di coppie di riproduttori nel periodo preriproduttivo, o in
alternativa coppia riprodotta in voliera liberata con tutto il gruppo familiare.
La liberazione avverrà in maniera graduale dopo una fase di ambientamento in piccole
voliere (parchetti) poste all'interno di recinti di ambientamento, o se possibile in ampi
recinti a cielo aperto. I parchetti di dimensioni 5x10x2 m ospiteranno le starne con una
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densità di 1 individuo ogni 2 m2,
costruite in rete morbida e dotate di
mangiatoie e abbeveratoi.
All'interno delle volierette e nel
recinto devono essere predisposti
abbeveratoi e mangiatoie e, nel
recinto, è bene seminare piccoli
appezzamenti di cereali. Le strutture
vanno costruite in zone dove vi siano
cespugli e vegetazione che offra riparo
dai rapaci e che siano già di per sé
luoghi di "rimessa" naturali. L'esposizione dovrebbe essere sud-ovest oppure sud-est. È
meglio evitare le esposizioni nord che possono avere un'umidità eccessiva che può favorire
l'insorgere di alcune malattie. Gli animali vanno immessi nelle volierette dal 1° di agosto al
15 di settembre in misura di 15-20 individui per voliera. Dopo una permanenza di 7-10
giorni, durante i quali vengono trattati con anticoccidici e con prodotti contro le verminosi,
vengono liberati a gruppi di 2-4, voliera per voliera, ogni 2-3 giorni fino a lasciare una
coppia per ogni volieretta fino alla primavera per ottenerne la riproduzione in cattività e
liberare successivamente tutta la nidiata. La funzione del recinto è quella di proteggere le
volierette dai predatori terrestri e di costituire un punto sicuro di rifugio dove gli animali
liberati possono trovare cibo e acqua a sufficienza durante il periodo di esplorazione
dell'ambiente circostante. L'intera liberazione va distribuita in un periodo di 3-4 settimane.
Nelle voliere va lasciata una coppia con funzione di richiamo fino all'inizio dell'inverno, da
gennaio in poi possono essere liberati in quanto con lo scioglimento dei gruppi familiari e
la formazione delle coppie hanno svolto la loro funzione. La posizione ideale delle voliere è
lontana da aree boscate e di potenziale rifugio di predatori e collocata ai margini di diverse
colture erbacee o meglio ancora tra erbaio e stoppie. La distanza delle voliere deve
superare i 500 metri per evitare la formazione di brigate troppo numerose.
L'uso di richiami permette la formazione di legami più stabili tra gli le starne liberate e
territorio, garantendo anche una minore dispersione ed un migliore monitoraggio degli
Figura 4 - Parchetto di ambientamento commercializzato da Ziboni
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animali. Sotto ogni voliera, in uno spazio protetto da rete a maglia larga sufficiente a far
passare le sole starne, si allestiranno delle mangiatoie per tutto il periodo autunno-
invernale. Nelle ZRC sarà creata una rete di mangiatoie a tramoggia e degli abbeveratoi
per permettere agli animali di
abituarsi in maniera graduale al
nuovo ambiente e di sopperire
nei periodi di maggiore
difficoltà a trovare cibo ed
acqua. I punti di foraggiamento
dovranno essere almeno 1 ogni
200 ha e riforniti costantemente
con granaglie e miscugli di semi ,
evitando mangimi industriali.
Il recinto a cielo aperto presenta
sicuramente costi maggiori, ma
permette una maggiore
gradualità di ambientamento
degli animali che trovano rifugio
e cibo nel recinto.
Il Progetto di reintroduzione
sarà graduale e dovrà durare al
massimo 4-5 anni, con la
liberazione a scalare degli animali
per capire se la neoformata
popolazione è in grado di autosostenersi.
Figura 5 - I bagni di cenere o polvere sono indispensabili per la buona salute delle starne (Mazzoni della Stella 2014)
Figura 6 - Esempio di una mangiatoia a tramoggia estremamente capiente
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MONITORAGGIO
Il progetto di reintroduzione prevede un monitoraggio costante delle brigate liberate
con diversi metodi, tra i quali anche l'uso della telemetria e dei cani da ferma.
I censimenti saranno effettuati con il metodo del mappaggio (Blondel 1969, Pepin
1983, Gibbons et al. 1996), in primavera saranno censite le coppie, per aumentare la
contattabilità delle coppie si farà uso di richiami registrati, in particolare nei mesi di marzo
e aprile quando è massima l'attività dei maschi. Per conoscere invece l’andamento delle
nidiate i censimenti vanno svolti quando le covate si sono schiuse e gli starnotti hanno
dimensioni tali da renderli facilmente osservabili. Ciò si verifica in genere tra la metà di
agosto e metà settembre. In questo caso il metodo da adottare consiste nel percorrere dei
percorsi campione ed ispezionare con cannocchiale o binocolo i luoghi di alimentazione al
mattino ed alla sera quando le Starne sono più facilmente osservabili.
L’età delle nidiate e stata determinata dallo stato della muta e i giovani sono stati
classificati come :
< di 30 giorni di età,
tra i 30 e i 60 giorni di età,
tra 60 e 90 giorni di età,
intorno a 90 giorni di età
I censimenti con i cani da ferma serviranno ad estendere il monitoraggio al di fuori
delle ZRC coinvolgendo nel progetto anche la componente cinofila del mondo
venatorio.
Figura 7 - Esempio di figure di riferimento per la stima dell'età dei pulcini
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Figura 8 - Valutazione dell'età delle starne dalla muta primaria - Bureau 1911
TELEMETRIA
Una parte degli animali sarà dotata di radiocollare con sensore di attività e frequenza
univoca che oltre a permettere la localizzazione del soggetto, fornirà informazioni sulla
sua attività (fermo, in movimento, deceduto) senza interferire con la biologia dell’animale.
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Il modello individuato e già sperimentato in progetti analoghi è il TXE 124N tipo
Necklace della ditta Telenax, di peso 11,98 grammi offre un ottimo rapporto qualità-prezzo
ed ha una vita media di attività stimata in sei mesi. La possibilità di recuperare l’animale
morto oltre ad essere un deterrente contro il bracconaggio, può tramite l’analisi della
carcassa di individuare le cause di morte (predazione, bracconaggio, malattie, denutrizione
ecc.).
I radiocollari possono portare,
in talune condizioni,
all’osservazione dell’animale
permettendo in questo caso di
localizzare con precisione
l’animale e nel caso della fase di
raggruppamento di caratterizzare
l’intera brigata.
I segnali dei radiocollari
saranno seguiti tramite una
ricevente ed un antenna
direzionale, una combinazione
tipo può essere: radio ricevente
Modello R1000 della ditta e un
antenna direzionale (es. Yagi 3 elementi) che permette di estendere l’intervallo di
ricezione del segnale fino a 4-5 km di distanza.
La spesa per la telemetria è stimabile il 3.500 euro per il primo anno e in 1.500-2.000
per il secondo anno. Le cifre comprendono 12-15 radiocollari, una radio ricevente ed
un'antenna direzionale, quest'ultime da acquistare solo il primo anno.
Figura 9 - Radiocollare TXE 125N specifico per
galliformi
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FORMAZIONE
Tutti i volontari coinvolti a vario titolo saranno formati con specifici incontri sul progetto e
sulle varie fasi di attuazione.
PROTEZIONE
Un ulteriore grado di protezione della specie dovrà essere attuato intervenendo sul
calendario venatorio con la chiusura per almeno tre anni della caccia alla starna in
provincia di Benevento. La Starna è cacciabile in Campania dal 1° ottobre al 30 Novembre,
anche se solo compatibile con i Piani di prelievo pubblicati dagli ATC, al contrario non è
cacciabile la Coturnice (Alectoris graeca) per le diminuite consistenze faunistiche. Di fatto
la specie è assente sul territorio provinciale pertanto un provvedimento di questo tipo non
andrebbe ad incidere sui carnieri, ma garantirebbe protezione agli animali in uscita dalle
ZRC.
MIGLIORAMENTI AMBIENTALI
L’ecosistema agricolo fornisce luoghi di rifugio, di riproduzione e alimentazione a molte
specie selvatiche. Negli ultimi 50 anni l’evoluzione della gestione del territorio dal punto di
vista sociale, agricolo e forestale ha generato diversi cambiamenti ambientali con
ripercussioni sulle specie selvatiche. Alcune di queste hanno beneficiato delle mutate
condizioni, altre sono state fortemente penalizzate. I piani di miglioramento ambientale
costituiscono uno strumento finanziario predisposto dalla Provincia e dall’A.T.C.,
finalizzato a incentivare interventi di creazione, ripristino o mantenimento di condizioni
ambientali idonee alla vita della fauna selvatica, nonché di riduzione dell’impatto
ambientale, causato dalle attività agricole negli agroecosistemi, soprattutto nei riguardi
della distribuzione, della densità e della biodiversità delle popolazioni.
Il diffondersi dell’agricoltura biologica ha generato un’inversione di tendenza favorevole
alle specie selvatiche. Con specifici bandi si dovranno favorire le seguenti pratiche:
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sull’aumento dell’offerta alimentare, specie per il tardo inverno es. strisce di stoppie
di mais non raccolto fino all'aprile successivo;
sugli incentivi per l’introduzione di pratiche agricole ecocompatibili (tra semina, set-
aside);
sull’aumento delle colture a perdere;
sulla realizzazione di margini campestri e boschivi;
sull’aumento delle siepi e/o di piccoli corpi di bosco;
divieto assoluto di uso di erbicidi e insetticidi;
favore la semina di erbe perenni;
controllare il carico di bestiame a pascolo;
programmare piani di taglio conservativi.
Nei bandi si dovranno privilegiare le ZRC e a seguire le aree di collegamento tra di esse
in modo da avere dei corridoi ecologici per le diverse specie.
Lo stesso controllo delle specie antagoniste (volpe, cornacchia grigia e gazza)
all'interno delle ZRC se in densità eccessive può essere considerata come un'azione
migliorativa ai fini della buona riuscita del progetto.
Figura 10 - Il Cavolo da foraggio (a sx) è una pianta rustica in grado di fornire alimentazione diretta ed indiretta, ma soprattutto rifugio a pulcini e adulti; a dx Trappola di Larsen ad apertura laterale con una cornacchia grigia con funzione di richiamo
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Figura 11 - Esempi di strisce realizzate in una ZRC della provincia di Pisa
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INDICAZIONI DI MASSIMA PER I RIPOPOLAMENTI DI FAGIANO
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INDICAZIONI DI MASSIMA PER I RIPOPOLAMENTI DI FAGIANO
Il fagiano è una delle specie che desta il maggior interesse venatorio, tuttavia stiamo
assistendo negli ultimi 20 anni ad un declino costante delle sue popolazioni. Molteplici
sono le cause. É dimostrato ad esempio che popolazioni di fagiano difficilmente tollerano
tassi di prelievo superiori al 20-30% della consistenza. Inoltre se il tasso di reclutamento
dei giovani scende sotto il 24% la popolazione cala drasticamente. Sono tutte condizioni
che si verificano normalmente negli ATC del centro sud Italia. In provincia di Benevento
non esiste una popolazione autosufficiente di fagiani, pertanto si ricorre a ripopolamenti
con una media negli ultimi 30 anni che supera i 4.600 fagiani annui.
Grafico 2 - Andamento storico delle immissioni di fagiani in provincia di Benevento
L'Ambito Territoriale di Caccia di Benevento sta cercando di mettere in atto azioni di
ripopolamento differenziate volte a cercare di far emergere quali sono le difficoltà che i
fagiani incontrano nel territorio beneventano.
0
2.000
4.000
6.000
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14.000
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cap
i
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Intanto vanno perseguite strategie
differenti nel caso si operi in Zone di
Ripopolamento e Cattura o in territorio libero
e a seconda si liberino animali di cattura o di
allevamento.
Nelle ZRC si potrà procedere con animali di
cattura riproduttori da liberare senza strutture
di ambientamento a fine inverno in modo che
gli animali possano riprodursi. I fagiani
dovranno trovare una rete di mangiatoie e
abbeveratoi sparsa in tutta l'area.
Al contrario fagiani di allevamento
richiedono una liberazione graduale in voliere
di ambientamento a cielo aperto, meglio se nel
periodo estivo e con fagianotti di età compresa
tra 50 e 90 giorni. Per la buona riuscita del
ripopolamento la collocazione, dimensione e
complessità del recinto giocano un ruolo
fondamentale.
In entrambi i casi i programmi di ripopolamento nelle ZRC dovranno avere una
programmazione a scalare distribuita in un periodo al massimo di tre anni. Neopopolazioni
di fagiani non dovranno essere inquinate da nuove liberazioni, che potranno invece essere
programmate nel territorio libero se supportate da un adeguato programma di
miglioramenti ambientali.
Figura 12 - Esempio di mangiatoia a caduta
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Figura 13 - Recinto a cielo aperto realizzato per l'ambientamento di fagianotti, si noti il filo
elettrificato per la protezione da cinghiale