Parte seconda, capitolo secondo.
Il modello cognitivista: la competenza come mobilitazione di schemi operativi
Esigenza di una
riflessione nuova
sul rapporto tra
pensiero e
azione
Limiti taylorismo
Cedimento tesi
comportamentiste
Dubbi su
pedagogia per
obiettivi e
strategia del
mastery learning
Scopo: ridisegnare i confini della competenza
La seconda fase della ricerca sulla competenza è caratterizzata da uno sforzo epistemologico che va in direzione opposta rispetto alla via finora seguita (behaviourismo)
Si capisce che ciò che appare esteriormente è solo una parte degli apprendimenti che l’uomo ha conseguito in ordine alla competenza
L’assunto di partenza è che il cervello umano sia assimilabile ad un sistema di trattamento dell’informazione, in grado di svolgere una serie di operazioni (discriminare, identificare, produrre relazioni)
Inoltre, ci si rende conto che nell’apprendimento agisce una pluralità di dinamiche
Ora, per spiegare la competenza che sempre si rivela in un comportamento, ci si propone di intercettare le attività mentali effettuate dal soggetto, i concetti, i sistemi simbolici utilizzati
Ma la principale caratteristica delle attività mentali è di costruire rappresentazioni e di operare su di esse
Una parte si riverbera all’esterno
Una parte resta all’interno
Si deve agli psicologi cognitivisti la distinzione in due categorie dei risultati delle attività mentali:
Decisioni d’azione Informazioni memorizzate
Attenzione: Profilo epistemologico non definito
“le rappresentazioni sono costruzioni circostanziali fatte in un contesto particolare e con fini specifici. Si agisce in una situazione data e la costruzione della rappresentazione è finalizzata dal compito e dalla natura delle decisioni da prendere.”
sono precarie è sufficiente che
la situazione, o parte di essa, cambi perché la situazione stessa sia modificata sono transitorie una volta terminato il compito vengono rimpiazzate da altre
Le conoscenze, rispetto alle rappresentazioni, sono più stabili, solo parzialmente influenzate dal compito, stabilmente stratificate nella memoria a lungo termine
La differenza principale tra conoscenze e rappresentazioni riguarda il loro rapporto con l’azione
• Le conoscenze sono depositate nella memoria, quindi sono efficienti solo se attivate
• Le rappresentazioni sono immediatamente efficienti
Identificare le conoscenze e le abilità interne ai comportamenti
Conoscere i pensieri, le intenzioni, i desideri, le attività mentali, mobilitati nel rapporto con la realtà
Restituire all’uomo la sua dignità di essere pensante, messa in discussione dal behaviourismo
Per corrispondere a queste esigenze, Piaget cerca un compromesso tra:
Razionalismo: Innatismo intelletto e armonia prestabilita tra strutture cognitive e ambiente naturale
Empirismo: Spiega il nostro adeguamento alla realtà, ma non la coerenza logica del pensiero
Il compromesso è conseguibile seguendo la via indicata da Kant
La conoscenza non deriva tutta dall’ambiente, ma mette in evidenza anche risorse autonome del soggetto, le categorie a-priori che danno forma alle informazioni provenienti dall’esterno
Piaget supera la rigidità di Kant, arrivando a dire che non sono le categorie che strutturano l’esperienza. Non sono quindi schemi già presenti nella nostra mente, ma esse sono operazioni mentali che traggono la loro origine dalle azioni del soggetto.
La presa di coscienza imprime una modificazione all’azione
Problema: chiarire il rapporto tra pensiero e azione
Piaget dimostra il carattere cognitivo dell’azione.
Transitività: i concetti d’azione, non solo provengono dall’esperienza, ma ritornano nel suo circuito influenzando le azione successive
L’effetto della concettualizzazione sull’azione è un rafforzamento delle proprie capacità di previsione e la possibilità, di fronte a una determinata situazione, di aprirsi un piano di utilizzazione immediata
Il pensiero è attività umana ed è strumento che consente all’uomo di adattarsi all’ambiente
Per Piaget, il soggetto che interagisce con l’ambiente modifica i propri schemi di azione che egli definisce per via di assimilazione: così facendo l’uomo inventa, produce nuove conoscenze
Le conoscenze si costruiscono attraverso interazione del soggetto con l’oggetto, c’è assimilazione ogni volta che un individuo incorpora un dato sensibile nei suoi schemi personali
• riproduttrice (ripetizione di un’azione) • ricognitiva (riconosce per discriminazione gli oggetti da assimilare nello schema) • generalizzatrice (prova ad estendere l’applicazione di uno schema a un massimo di oggetti)
Qual è quindi il significato di schema operatorio?
“la competenza non è un’attività, ma ciò che sottende un’attività. Si può definire una competenza come uno ‘schema operatorio’” (Le Boterf)
“lo schema operatorio è la struttura generale di un’azione, che si conserva nel corso delle sue ripetizioni, consolidandosi con l’esercizio e l’applicazione a situazioni che variano in funzione delle modificazioni dell’ambiente” (Piaget)
Il concetto di schema non è assimilabile a quello di abitudine: ogni abitudine è uno schema semplice e rigido, ma non ogni schema è un’abitudine
Nella concezione piagetiana lo schema come struttura invariante di un’operazione o di un’azione permette di far fronte a una varietà di situazioni in cui si presenta la stessa struttura
Lo schema, rispetto all’abitudine, è più flessibile e si acquisisce con la pratica (ma non è esente dalla teoria)
Secondo Piaget, disponiamo fin dalla nascita di qualche schema ereditario e molti ne costruiamo nel corso della nostra esperienza
Lo psicologo Vergnaud riprende le tesi di Piaget, ponendo al centro della sua riflessione il fenomeno della rappresentazione
Attenzione al gesto, come prototipo fondamentale dell’attività umana
seppur espresso a diversi livelli di complessità e di conoscenze, è organizzato in base a 4 componenti: scopo, sequenzialità, identificazione degli oggetti materiale e delle loro proprietà, calcolo continuo delle azioni da effettuare e delle informazioni da ricavare
È importante rilevare che le azioni non si ripetono, ma presentano caratteristiche proprie e variano, pur avendo una struttura simile
L’attività umana nella sua specificità mette in luce la sua natura cognitiva proprio perché essa non è mai semplice ripetizione di azioni analoghe già sviluppate in contesti diversi si ha una nuova interpretazione nello schema d’azione, attraverso l’assimilazione di nuovi dati e l’adattamento dello schema alla situazione
Definizioni di schema (Vergnaud):
A. Una organizzazione invariante dell’attività per una classe di situazioni date. Tre idee importanti:
- si rivolge a una classe di situazioni che ne definiscono portata e limiti
- non produce gli stessi comportamenti: stessa struttura ma esiti diversi
- organizza la condotta osservabile, ma anche l’attività di pensiero soggiacente
B. Formato da 4 componenti (scopo, regole d’azione, invarianti operatorie, possibilità di inferenze in situazione)
Richard valorizza il concetto di schema, sotto l’aspetto cognitivo, per 4 funzioni principali:
1. Rappresenta un blocco di conoscenze
2. È un oggetto complesso (si compone di concetti e elementi semplici)
3. È una struttura generale e astratta, che si applica a un certo numero di situazioni concrete differenti e può contenere per questo un certo numero di variabili
4. Esprime conoscenze dichiarative
Sotto il profilo pratico il concetto di schema, soprattutto quello di Piaget, ha invece queste caratteristiche:
1. È riproducibile: consente di riconoscere le condizioni a cui è applicabile
2. È assimilatore: si applica a situazioni nuove 3. Ha carattere teleologico: contiene
informazioni sullo scopo
Le Boterf utilizza queste analisi per tentare di definire la competenza (rif. slide 13)
Attraverso il concetto di schema, possono essere affrontate e discusse alcune questioni specifiche a proposito della competenza:
* Differenza tra azione e competenza
Lo schema operatorio è un “modello d’azione”, che sopravvive all’azione in cui è espresso e può quindi orientare altre azioni. Il contributo del concetto di schema alla definizione della competenza può essere apprezzato solo evitando due equivoci: •non confondere competenza con obiettivo (lo schema è la concettualizzazione dell’azione) •opposizione tra la competenza e performance (la distinzione tra competenza e performance è valida quando non si radicalizza, ma serve a cogliere attraverso il concetto di schema)
* Natura variabile e invariabile della competenza
Lo schema conferisce stabilità all’azione particolare in cui si manifesta; via via esso ha potuto arricchirsi di informazioni, senza tradire la struttura essenziale del gesto da cui esso deriva
Il concetto di schema svolge quindi anche una funzione epistemologica: rappresenta la parte di durata, continuità, oggettività della competenza
Per esso, la persona competente offre la garanzia dell’eccellenza delle proprie prestazioni non solo nel presente, ma anche nel futuro e perfino in situazioni diverse da quelle finora affrontate; La variabilità è invece data dal suo inevitabile rapporto con l’esperienza di cui ha bisogno per confermarsi.
* Natura complessa della competenza
Uno schema operatorio può essere costituito da una combinazione di schemi più elementari. Sicuramente esso è formato da un insieme di elementi, apparentemente eterogenei tra loro, quindi tenuti insieme non dalle loro caratteristiche intrinseche, ma dal fine della azioni che rappresentano rispetto a contesti adeguati
Da’altra parte, l’idea di competenza non rimanda solo a conoscenze né a conoscenze di un solo tipo, ma anche a capacità e abilità: si tratta di un integrazione di saperi multipli, presente anche in attività apparentemente non complesse
* Mobilizzazione delle risorse
La competenza non risiede nelle risorse (conoscenze, capacità,…) da mobilizzare, ma nella mobilizzazione stessa di queste risorse.
Perché ci sia competenza, bisogna che sia messo in gioco un repertorio di risorse (conoscenze, capacità cognitive, capacità relazionali…) che sono la condizione della competenza.
MA in cosa consista questa mobilizzazione è il mistero che la competenza si porta con sé, in quanto noi la constatiamo ma non siamo in grado di identificarne le dinamiche sottese
* Trasferibilità delle competenze
Se si pensa alla competenza come possibilità di muovere i saperi da un posto all’altro, allora mobilizzare è trasferire. Se invece, trasferibilità significa interrogarsi sull’uso autonomo del sapere acquisito in formazione e domandarsi come, dalle conoscenze archiviate, produrre competenze, allora mobilizzare NON è trasferire. La mobilizzazione è un’attivazione; la trasferibilità invece designa l’interferenza di un secondo apprendimento in rapporto al primo.
Qui torna il concetto di schema che consente la trasferibilità in quanto consente di individuare componenti analogiche tra una situazione e un’altra.
* Possibilità di aggregare conoscenze
Lo schema è lo strumento con cui affrontiamo l’esperienza e assimiliamo nuova conoscenza, non senza adattamenti, mediante flessibilità e apprendimento
Per questo lo schema aggrega nuove conoscenze, si amplia, si estende
* Lo schema è personale Altro tipo di approccio al tema della competenza, che potremmo definire personalistico
Utilizzando la distinzione tra genere e stile operata da Vygotski, è possibile distinguere la generalità e la singolarità di uno schema operativo, oggettività e soggettività in una competenza reale
Il genere è il modo di agire condiviso da una categoria professionale in un determinato ambiente
Lo stile è il modo personale di interpretare quella prassi comune, di interpretare cioè uno schema e riferirsi al genere
Dialettica positiva tra genere e stile nella professione, che consente di arricchire il patrimonio comune di competenze e di garantire una forma di controllo della libertà richiesta da ogni forma di competenza