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Mantova e Sabbioneta
Milano-Brescia22-23 novembre 2017
MANTOVA E SABBIONETA
Due città, un solo sito
Ufficio Mantova e Sabbioneta
Patrimonio Mondiale UNESCO
DICHIARAZIONE DI
VALORE
Mantova e Sabbioneta offrono una testimonianza eccezionale delle realizzazioni
urbane, architettoniche e artistiche del Rinascimento, collegate tra loro attraverso le idee e le ambizioni della famiglia regnante, i
Gonzaga. Esse rappresentano le due principali forme urbanistiche del Rinascimento: la città di nuova fondazione e la trasformazione di una
città esistente.
Mantovala trasformazione di una città
esistente
Mantova in una foto da satellite così come appare oggi, ma non è sempre stata così!
La parte più antica della città è il
nucleo di formazione etrusco-romano
che corrisponde all’incirca all’area
circostante Piazza Sordello.
Alcune tracce degli antichi
abitanti della città di
Mantova, di chi fossero e
di come vivessero, si
possono trovare al Museo
Archeologico di Mantova in
Piazza Castello.
E nei resti dei raffinati pavimenti a mosaico di epoca romana ritrovati in Piazza
Sordello.
Possiamo capire che molti anni fa questa non era una piazza, ma uno spazio abitato
con Domus, ricche case urbane delle famiglie patrizie dell’antica Roma.
1° CERCHIA
1 Porta di Guglielmo (ora porta San Giorgio)
2 Porta di San Pietro3 Porta di San Damiano4 Porta del Vescovado
(o Porta sant’Agnese)
2° CERCHIA
5 Porta dei Mulini6 Porta Nuova7 Porta Leona8 Porta dei Monticelli9 Porta degli Arlotti
3° CERCHIA
10 Porta Belfiore o Porta Pradella
11 Porta Pusterla12 Porta Cerese
PRIMA CERCHIA
Una prima cerchia di mura fu eretta in epoca
imprecisata, probabilmente intorno all’anno
Mille, a seguito ad un processo di rinascita
delle città legato all’inurbamento. Le mura
erano protette da fossati (fossatum bovum e
fossatum porcorum). L’accesso in città
avveniva attraverso quattro porte: la Porta di
San Pietro, la Porta di San Damiano (o della
Trinità), la Porta di Guglielmo e la Porta del
Vescovado.
La stratificazione nel tempo della città di
Mantova è già visibile dall’architettura del
Duomo: Il campanile è
romanico
Il fianco destro conserva la facciata in stile
gotico lombardo progettata dai fratelli dalle
Masegne nel 1401.
Nel 1545 l’interno del Duomo fu
ristrutturato su progetto di Giulio
Romano.
La facciata è stata realizzata tra il
1756 e il 1761 dal romano Nicolò
Baschiera, ingegnere dell'esercito
austriaco.
La stratificazione è ancora più evidente
se osserviamo la cronologia degli edifici
che si affacciano alla piazza:
Palazzo Ducale è la
residenza della
famiglia Gonzaga dal
1328 al 1707, quando
l'ultimo duca
Ferdinando Carlo è
costretto all'esilio. Il
governo austriaco
modifica alcuni
ambienti del palazzo
per renderli luoghi di
rappresentanza.
Ca’ degli Uberti
conserva al suo
interno affreschi
del Quattrocento
e del
Cinquecento.
Palazzo Bianchi,
realizzato tra il 1756 e
il 1786 dai marchesi
Bianchi.
Dal 1823 è il palazzo
vescovile.
Palazzo Bonacolsi fu
edificato alla fine del
XIII secolo da
Pinamonte, che ne
fece la dimora della
sua potente famiglia.
Le mura della prima cerchia
vennero progressivamente a
perdere di ruolo difensivo e nel
tempo furono distrutte o
inglobate in altri edifici. Nel
corso del XVI secolo, infine, il
fossato fu interrato dando
origine ad assi stradali ancora
oggi esistenti (via Accademia e
via Cavour).
Il voltone di San Pietro
corrisponde alla porta
d’accesso alla prima
cerchia muraria;
l’aspetto attuale si deve
però all’intervento
dell’architetto Bertani
nel 1574.
SECONDA CERCHIA
Dal 1190, grazie agli interventi per la
regolamentazione delle acque dell’ingegnere
Alberto Pitentino, alla fortuna della città
comunale e ad un notevole incremento
demografico, la città si espande fino al Rio,
lungo il quale si aprirono nuove porte che
collegavano la città con il nuovo suburbio. Le
mura, oltre a svolgere una funzione
difensiva, identificavano lo spazio del potere
comunale.
L’ affresco della prima metà del Quattrocento casualmente scoperto durante i lavori di restauro del ristorante-pizzeria La Masseria in piazza Broletto, mostra un’immagine ben riconoscibile di
Mantova, con i ponti sui laghi e le porte delle città.
Il quadro rappresenta il duello del 1328 in cui Luigi Gonzaga fece uccidere Rinaldo, detto Passerino, Bonacolsi insieme ai suoi seguaci e prese il potere in città.
L’artista ha dipinto la piazza con l’aspetto che aveva alla fine del Quattrocento, fornendoci un’immagine molto precisa di com’era l’odierna Piazza Sordello.
1494- Domenico Morone, La cacciata dei Bonacolsi
Dal 1328 al 1707 Mantova fu governata dalla Signoria dei Gonzaga.
In questi anni di grande splendore, alla corte mantovana operarono
importanti artisti come Pisanello, Leon Battista Alberti, Luca Fancelli, Andrea
Mantegna, Giulio Romano, Giovan Battista Bertani.
Agli occhi del visitatore la città esterna si mostrava completamente circondata
dall’acqua, fortificata e ricca di torri e cupole; all’interno vi erano grandi
palazzi e case con le facciate dipinte.
LA SIGNORIA DEI GONZAGA
L’ampliamento della città comprende anche l’insula cornu (l’attualequartiere di San Leonardo), che viene inserita all’interno delle mura, el’area che arriva fino al Rio. Lungo la nuova cinta muraria si aprono quattronuove porte: Porta Leona, Porta del Monticello, Porta dell’Ospedale e PortaNuova.
Questa immagine ci mostracome doveva apparire PortaLeona.
Dal X-XI secolo le attività
commerciali cominciano
ad accentrarsi nella zona
di Piazza Erbe, la piazza
del mercato. Sulla piazza
si affacciano infatti le
tipiche case-bottega.
Nell’ambito
dell’operazione di
rinnovamento della città
voluto da Ludovico II
Gonzaga, la piazza
venne fornita della torre
con l’orologio
astronomico-astrologico,
punto di riferimento
importante per tutti i
mercanti.
La casa del
mercante Boniforte
da Concorezzo
La famiglia, d’origine
milanese, si stabilì a
Mantova col benestare
del marchese Ludovico
che vedeva di buon
occhio l’insediarsi nella
sua città di mercanti
forestieri.
L’edificio, che era al
tempo stesso bottega al
piano inferiore e
abitazione al piano
superiore, fu costruita dal
1455 rispettando le
precise volontà del
mercante.
Boniforte fece costruire
una prestigiosa bottega
specializzata nel
commercio di tessuti. Al
suo interno si potevano
trovare le stoffe, le lane e
le tele più raffinate
importate da Venezia.
Alcuni esempi di casa-bottega:
La Casa Dipinta di piazza Marconi
Secondo il parere di chi ha lavorato ai restauri, la
facciata del palazzo potrebbe essere stata
affrescata da Andrea Mantegna. La decorazione
della facciata faceva certamente parte di un
programma voluto da Francesco II Gonzaga: si
trattava di opere pittoriche realizzate dal Mantegna
e dalla sua scuola, che puntavano a paragonare le
qualità personali del Principe con le virtù di grandi
personaggi del passato. Attualmente, questa che è
l'unica casa con la facciata interamente dipinta che
si può ammirare in una città che nella metà del '500
era interamente affrescata.
TERZA CERCHIA
All’inizio del XV secolo, Francesco I Gonzaga decretò
il definitivo ampliamento della città, includendo
ufficialmente anche tutta l’area del suburbio a sud del
Rio. La città occupa così tutta l’area insulare con la
conseguente definitiva configurazione dei limiti della
terza cerchia di mura, completata nel corso del XVI
secolo. Nel corso del XVI secolo Francesco II e il figlio
Federico II Gonzaga promuovono una ristrutturazione
generale del sistema fortificato cittadino attraverso la
ricostruzione e il potenziamento della cinta esistente.
Il Concilio di Mantova venne convocato da papa Pio II che entrò a Mantova il 27 maggio con
un lungo corteo fino al luogo dell'assemblea che assomigliò ad una processione. Il Concilio si
aprì il 1 giugno Ludovico II Gonzaga ospitò i rappresentanti dei vari sovrani fino a settembre
dello stesso anno.
Ludovico II Gonzaga chiama Leon Battista Alberti a Mantova, per realizzare progetti di
abbellimento della cittàin occasione del Concilio, attuando la Renovatio Urbis.
Tra i progetti di
risistemazione
urbana troviamo
l’edificazione di
Sant’Andrea,
collocata in
posizione centrale
rispetto allo
sviluppo cittadino,
la ripavimentazione
delle piazze e la
creazione della
Torre dell’Orologio.
Basilica di Sant’Andrea
Venne eretta su commissione dei Gonzaga insostituzione di una chiesa preesistente di cuiresta solo il campanile.
L'Alberti creò il suo progetto più capace piùeterno più degno più lieto ispirandosi al modellodel tempio etrusco ripreso da Vitruvio.
La chiesa a croce latina, iniziata nel 1472, è anavata unica coperta a botte con lacunari, concappelle laterali a base rettangolare. Il tema èripreso dall'arco trionfale classico.
La grande volta della navata e quelle deltransetto e degli atri d'ingresso si ispiravano amodelli romani.
La facciata è inscrivibile in un quadrato e tutte lemisure della navata, sia in pianta che in alzato,si conformano ad un preciso modulo metrico.
La tribuna e la cupola, comunque previstadall’Alberti, vennero completate nei secolisuccessivi, secondo un disegno diversodall’originale.
Secondo la tradizione il soldato romano
Longino, che trafìsse con la propria lancia
il costato di Cristo, raccolse e trasportò la
terra imbevuta del sangue del Salvatore
nel luogo ove ora sorge la città di
Mantova.
Longino muore martire della fede nel 37
d.C. Al fine di preservare la sacra reliquia,
la stessa viene sotterrata in un'urna e per
lunghi secoli non se ne ha più notizia.
Nell'804 avviene il primo ritrovamento
dell'urna contenente la reliquia autenticata
da papa Leone III. A seguito dell’invasione
degli Ungari nel 923, la reliquia viene
nuovamente interrata perdendone le
tracce per alcuni anni.
Nel 1048, alla presenza di Beatrice di
Canossa, avviene il secondo ritrovamento
della reliquia e delle ossa di S. Longino.
L’evento spinge all'ampliamento della
chiesa originaria di Sant'Andrea ed alla
costruzione della cripta sul luogo della
seconda "inventio". Della chiesa non
rimane alcuna traccia, così come della
cripta, completamente rifatta alla fine del
sec. XVI.
La Basilica di Sant’Andrea si
trova su quella che è stata
chiamata La via del Principe, un
itinerario che congiunge l’area di
Palazzo Ducale, la monumentale
reggia gonzaghesca, all’area di
Palazzo Te, quella più
intimamente collegata alla
famiglia Gonzaga.
La facciata di questo edificio si
rispecchia in quella del Tempio
di San Sebastiano, progettato
per diventare sacrario privato dei
Gonzaga. L’asse viario era
funzionale all’esaltazione della
famiglia regnante e a collegare i
luoghi pubblici della città a quelli
privati gonzagheschi.
Il Tempio di San
Sebastiano
Progettato da Leon
Battista Albertinel 1460
e terminato da Luca
Fancelli. L'edificio ha
pianta centrale a croce
greca e si sviluppa su
due livelli. Il restauro
della prima metà del
Novecento ha aggiunto
le scalinate laterali,
scalinata di accesso era
unica sul lato sinistro, e
le cinque aperture in
facciata. L’edificio
richiama direttamente la
classicità fino a
somigliare più ad un
tempio pagano che ad
una chiesa.
Palazzo di San
Sebastiano
Porta Pusterla e le
mura della terza
cerchia
La fossa magistrale
1945
OGGI
Porta Pusterla e le
mura della terza
cerchia
La fossa
magistrale
Palazzo di San
Sebastiano
Con l’annessione al Regno d’Italia e la
graduale perdita del ruolo strategico-
militare della città, le antiche e
moderne fortificazioni vengono
dismesse e demolite. Restano
presenti solo le porzioni murarie verso
i laghi, esaurita, infatti, la loro
funzione militare divennero importanti
elementi per la difesa della città dalle
inondazioni dei laghi.
Perimetro e zona buffer: Mantova
All’interno del perimetro riconosciuto come sito dal Centro del Patrimonio
Mondiale è presente l’area della città rinascimentale esclusa al zona bombardata
e distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dopo la caduta dei Gonzaga, a Mantova si susseguirono alcune dominazioni straniere:
• 1707/1797 1° DOMINAZIONE AUSTRIACA • Maria Teresa d’Austria dal 1740 al 1780
• Giuseppe II d’Asburgo dal 1780 al 1797
• 1797/1814 DOMINAZIONE FRANCESE (Napoleone I)
creazione di Piazza Virgiliana (1797-1801)
• 1814/1866 2° DOMINAZIONE AUSTRIACA
• 1866 ANNESSIONE AL REGNO D’ITALIA( 5 anni più tardi dell’unità d’Italia avvenuta nel 1861)
1865- fortificazioni della città di Mantova
Dopo il 1848, sotto il
comando degli Austraci,
le fortificazioni di Verona,
Peschiera, Legnago e
Mantova cominciarono
ad essere viste non più
solo come punti estremi
di due linee difensive,
ma come vertici di
un’area all’interno della
quale le armate
austriache potessero
riorganizzarsi in tutta
sicurezza. Nasce così
l’idea del Quadrilatero,
una regione fortificata
con vantaggi strategici
difensivi uniti ad sistema
di fortezze in
collegamento tra loro.
Il profilo di Mantova mostra perfettamente la stratificazione delle epoche diverse
in cui la città è stata abitata, sottolineandone la caratteristica di città trasformata
nel tempo.
Sabbioneta città di nuova fondazione
La creazione di Sabbioneta si deve a
Vespasiano Gonzaga che la progettò
interamente.
Vespasiano nacque da Luigi
Rodomonte e da Isabella Colonna a
Fondi, nel 1561.
Dopo la prematura morte del padre e
le seconde nozze della madre con
Carlo di Launay, principe di Sulmona,
fu cresciuto dalla zia Giulia Gonzaga,
e dal cardinale Ercole.
Seguendo l'usanza del tempo
d'inviare i rampolli delle famiglie nobili
presso le corti europee allo scopo di
perfezionare la loro educazione e
come atto di sudditanza alla corona,
Giulia colse l'occasione di mandare
Vespasiano a Madrid, alla corte di
Carlo V d’Asburgo, dove Vespasiano
venne scelto come paggio d'onore al
servizio dell'infante, il futuro re di
Spagna, Filippo II.
Giulia segue l’educazione di
Vespasiano, si impegna a
difendere le sue terre in
Lombardia, vorrebbe indirizzarne
anche la carriera, ma il giovane
di testa sua si schiera con gli
spagnoli e ottiene il titolo di duca
di Traetto e principe di
Sabbioneta. Giulia ne è fiera. Gli
lascerà tutti i suoi beni in eredità.
Tiziano – Ritratto di Giulia
Gonzaga
Filippo fu accompagnato da Vespasiano, nel ruolo di
paggio, nel viaggio in Europa del 1549. In questa
occasione la corte viene accolta nella reggia
gonzaghesca di Mantova. Questo dipinto ci mostra
l’arrivo di Filippo in piazza Castello con il suo seguito;
tra di loro riconosciamo Vespasiano ragazzino.
Nel 1550 Vespasiano tornò in Italia e prese possesso dei propri beni ed iniziò ad
abitare a Sabbioneta dove, a partire dal 1554, avviò quella grandiosa opera di
rinnovamento urbanistico che lo avrebbe impegnato per tutta la vita.
Nel 1568, dopo la morte della moglie Anna d’Aragona, si trasferì
nuovamente in Spagna dove nel frattempo era salito al trono Filippo.
Questo soggiorno si prolungò dieci anni.
Filippo II era a quel
tempo impegnato
nella realizzazione di
fortezze che
potessero
proteggere i suoi
ampi possedimenti.
Nel 1568 Vespasiano e l’ingegnere Giovanni Battista Antonelli compirono un
viaggio di perlustrazione lungo la costa e verso il confine col Regno di Francia
per comprendere quali e quanti interventi dovevano essere realizzati sulle
opere di fortificazione.
Il primo intervento
che compì
Vespasiano e la sua
carica politica sono
ricordati da una
lapide posta sopra la
Porta Principale della
Cittadella di
Pamplona:
AÑO 1571 SIENDO BISORREY Y CAPITAN GENERAL EN NAVARRA Y LA PROVINCIA
VESPASIANO GONZAGA COLONNA, DUQUE, MARQUES Y CONTE
Le fortificazioni in epoca moderna
cambiano il loro aspetto per poter meglio
resistere ai colpi inferti dalle armi da
fuoco.
Dopo il XIV sec. i cannoni erano in grado
di sparare colpi con traiettoria tesa e
utilizzavano proiettili di metallo, capaci di
demolire le mura alte e cave.
La soluzione per la difesa comportò un
aumento dello spessore delle mura, che
diventano basse e supportate da
terrapieni, in grado di assorbire la forza
dei colpi. Anche la forma dei bastioni
cambia da circolare a punta, per facilitare
la possibilità di colpire, anche a spari
incrociati, e per eliminare i punti ciechi.
I bastioni delle mura di Sabbioneta hanno infatti la forma punta di freccia e
l’orecchione, la rientranza che permette di aumentare l’area di tiro e di
colpire gli eventuali nemici che si fossero avvicinati.
Bastioni a punta di frecciaOrecchioni
Le mura sono dotate di fossati e
hanno basi scarpate.
L’interno delle mura non è cavo ma
presenta un terrapieno per attutire
i colpi dell’artiglieria.
Vespasiano progetta Sabbioneta con un impianto viario ortogonale, che la divide in
36 isolati quadrangolari regolari. L’assetto urbanistico di Sabbioneta nasce dallo
studio dei trattati di urbanistica e ingegneria militare del XV secolo con la
consulenza di esperti nell’ingegneria militare e civile.
Progettata secondo l’antico
impianto dei castra
(accampamenti) romani, presenta
un asse viario principale che
collega in direzione est-ovest le
due porte d'accesso alla città e
che viene spezzato in prossimità
delle porte.
L’intento di Vespasiano era di
manipolare visivamente lo spazio
per disorientare un eventuale
nemico, in caso di attacco, e per
far apparire la città più grande di
quanto veramente fosse.
Le due piazze della città, Piazza
d’Armi e Piazza Ducale, sorgono
in posizione decentrata.
Piazza d’Armi raccoglie gli edifici della sfera privata di Vespasiano: il Castello,
antica piazzaforte oggi perduta; la Galleria degli Antichi, che conservava trofei di
caccia e marmi antichi e Palazzo Giardino, il palazzo signorile, la villa che in
questo caso resta ascritta al contesto urbano.
Ecco Piazza d’Armi come appariva fino alla fin del Settecento. Si vedono la
Galleria degli Antichi a destra e la colonna con la Minerva ancora nella posizione
originale. Da notare è la presenza del Castello, ereditato dal nonno di Vespasiano
di cui sono rimasti solo i due torrioni inseriti nelle mura cittadine.
Il castello venne abbattuto dai francesi nel 1794.
Palazzo Giardino
Galleria degli Antichi
Nel 1587 Vespasiano contatta l'architetto vicentino Vincenzo Scamozzi, che
l'anno seguente giunse a Sabbioneta con il progetto del teatro di corte.
L'edificio costituisce il primo esempio di teatro dell'epoca moderna edificato dal
nulla e non vincolato nelle struttura ad edifici preesistenti.
Il teatro era fornito di una scena fissa urbana, come si vede nell’immagine.
All’interno e
all’esterno del
Teatro sono
moltissimi i
riferimenti alla
romanità: le
statue degli dei
olimpici intorno
alla cavea, le finte
architetture, le
finte statue di
imperatori romani
e la forma stessa
dello spazio
teatrale con la
cavea
semicircolare.
In facciata leggiamo l'iscrizione latina "ROMA QVANTA FVIT IPSA RVINA
DOCET“, quanto fu grande Roma lo dicono le sue rovine, che sottolinea quanto
Roma fosse modello per tutta la città di Vespasiano.
Dalla parte opposta si trova Piazza Ducale, su cui si affacciano i portici delle case-
botteghe, la Chiesa dell’Assunta e sul fondo Palazzo Ducale. La piazza è il cuore
politico, economico e religioso della città, il luogo pubblico per eccellenza da
contrapporre a Piazza d’Armi.
Piazza Ducale come appariva più di un secolo fa..
Nella statua che era posta al
centro di Piazza Ducale,
Vespasiano si racconta:
Poggia i piedi sulla
sabbia… da cui nasce
SABBIONETA.
Ha i pantaloni alla
spagnola, infatti ha
vissuto per molti anni
alla corte di Filippo II
di Spagna.
Indossa armatura e
calzari alla romana;
anche lo scranno
dove siede ricorda i
troni da viaggio
romani e persino la
posizione ricalca
quella dei grandi
imperatori… Roma
è proprio la sua
fonte d’ispirazione!
Sabbioneta ha
conservato
pressoché invariata
la sua struttura dalla
sua fondazione fino
ai giorni nostri. Le
modifiche più
significative sono:
L’abbattimento di alcuni tratti di mura.
L’abbattimento del castello.
Lo spostamento della colonna con la statua di Minerva.
Perimetro e zona buffer: SabbionetaAll’interno del perimetro riconosciuto come sito dal Centro del Patrimonio
Mondiale ritroviamo tutta la città murata.
Il profilo di Sabbioneta risulta omogeneo, infatti la città è stata realizzata
nell’arco di una quarantina d’anni e non ha subito significativi interventi di
ricostruzione.