Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della RicercaUfficio Scolastico Regionale per la Toscana
Ufficio XII - Ambito territoriale della provincia di Siena
Clara Rossi, Carla Toninelli
Corso di formazione per docenti neoassunti e con passaggio di ruolo
a.s. 2016/2017
INTEGRAZIONE SCOLASTICA, DISABILITÀ, BISOGNI EDUCATIVI
SPECIALI E INCLUSIONE SOCIALE
L’ETICA DEL CIGNO NERO
“TRATTANDO I FENOMENTI
ECCEZIONALI COME DEVIAZIONI
DALLA NORMA (…) COMPRENDIAMO
CHE LE DEVIAZIONI DALLA NORMA
SPESSO DETERMINANO LE
DINAMICHE NATURALI E SOCIALI”
Nassin Nicholas Taleb “Taleb Il Saggiatore” 2008
I CIGNI NERI A SCUOLA
• non sono alunni “minori”
• non sono “sbagliati”
• non sono “fuori posto”
• non sono “incidenti”
• non sono “ imprevisti, casualità, sfortune”
• non sono qualcosa che riguarda qualcun altro
Possono insegnarci:• come essere più efficaci• come migliorare la
didattica• come far nascere la
motivazione, la speranza• come rendere
competente qualcuno che sembrava non poterlo diventare
«ESSERE NELLA MEDIA È UNA VIRTÙ SOLO SE NON SI DIVENTA MEDIOCRI»
Stefano Versari«La disabilità intellettiva e la scuola» 2014
ATTENZIONE A…
non sbiancare i cigni neri, non ingrigire i bianchi
MA
aiutare ciascuno ad essereal meglio se stesso
DALL’INTEGRAZIONE ALL’INCLUSIONE:
Alcuni passaggi significativi
• L. 118/71, limitata all’affermazione del principio dell’inserimento art.28 L'istruzione dell'obbligo deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica
• 1975, Commissione Falcucci, “documento Falcucci”, l'effettiva integrazione di alunni con deficit passa prima di tutto attraverso la convinzione che essi sono i veri protagonisti della propria crescita. La scuola ha il compito e la responsabilità di individuare in loro le potenzialità per poterne favorire lo sviluppo e permettere di maturarsi al meglio sotto il profilo sociale, culturale e civile e prevenire l'emarginazione. La grande innovazione è che non esistono più bambini considerati non educabili
È inutile che l’asino vada a scuola; egli è un asino, non sarà mai un cavallo.” Bruegel il Vecchio (1525/1530-1569)
• Legge 104/92 “Legge- quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.”
• Legge 517/77 che sancisce il diritto alla frequenza scolastica di tutti i portatori di handicap. Viene inoltre stabilito che le classi in cui viene inserito un portatore di handicap, non devono avere più di 20 alunni ed inoltre devono essere assicurati la necessaria integrazione specialistica, il servizio socio- psico- pedagogico e forme particolari di sostegno (art. 7)
DPR 275\99 Regolamento Autonomia scolastica
Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell'articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.
…. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune
Legge 53/2003 (Personalizzazione degli apprendimenti)
Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010 (DSAp)
Direttiva MIUR del 27 dicembre 2012STRUMENTI D’INTERVENTO PER ALUNNI CON
BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA
Circolare MIUR n. 8 del 6 marzo 2013
DPR 122/2009, Regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la
valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia
..LA VALUTAZIONE È RIFERITA AL PIANO EDUCATIVOINDIVIDUALIZZATO ….
UNESCO (1994), The Salamanca Statement and Framework for Action on Special Needs Education, Salamanca, Spagna)
è il manifesto della scuola inclusiva, l’applicazione del modello dell’Inclusiveeducation; richiede che i sistemi educativi sviluppino una pedagogia centrata sulsingolo alunno (child-centred pedagogy), rispondendo in modo flessibile alleesigenze di ciascuno
La Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità 2006 (ratificata con Legge dello Stato italiano n.18/09)
«la disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri”.
UNESCO, Policy Guidelines on Inclusion in Education, Paris 2009.
“La scuola inclusiva è un processo di fortificazione delle capacità del sistema di istruzionedi raggiungere tutti gli studenti. ...Un sistema scolastico ‘incluso’ può essere creatosolamente se le scuole comuni diventano più inclusive. In altre parole, se diventano
migliori nell’educazione di tutti i bambini della loro comunità»
La normativa suiBisogni Educativi Speciali
� Perché l’educazione e l’apprendimento devono essere opportunità per tutti.
� Perché dopo la legge 170/10, si è creata nelle classi una situazione paradossale con studenti maggiormente inclusi/ “tutelati”, se certificati e studenti meno “tutelati” se non certificati, anche in situazione di compromissione maggiore.
� Perché tra PEI e PDP restava un’area di rischio rilevante per gli studenti con Funzionamento Intellettivo Limite.
� Perché sono consistenti i problemi posti dagli alunni non italiani, con difficoltà socio-economiche, con povertà culturale e affettivo-relazionale
Bisogni Educativi Speciali
ALUNNI CON DISABILITÀ
(certificata in base alla L.104/1992)
Disabilità intellettiva
Disabilità Motoria
Disabilità Sensoriale
Pluridisabilità
Disturbi neuropsichici
ALUNNI CON DISTURBI SPECIFICI
DELL’APPRENDIMENTO(DSA certificati in base alla
L.170/2010)
Dislessia evolutiva
Disortografia
Disgrafia
Discalculia
ALUNNI CON ALTRI BISOGNI EDUCATIVI
SPECIALI(DM 27/12/2012 e CM 8/2013)
Altre tipologie di disturbo non comprese nella L.170/2010
Alunni in fase di diagnosi di DSA
Alunni con svantaggio socioeconomico
Alunni con svantaggio socio culturale
Altro
Piano Educativo
Inclusivo
Piano Educativo
Personalizzato
Piano Educativo
Personalizzato(se deliberato dal Consiglio di classe)
chi sono gli alunni con
Bisogni Educativi Speciali
ALUNNI CON DISABILITÀ
(certificata in base alla L.104/1992)
ALUNNI CON DISTURBI SPECIFICI
DELL’APPR.(DSA certificati in base
alla L.170/2010)
ALUNNI CON ALTRI BISOGNI EDUCATIVI
SPECIALI(DM 27/12/2012 e CM 8/2013)
Disabilità e DSA
formalmente certificate in base
ad un criterio clinico
Percorsi di apprendimento
personalizzato formalizzati
dalla scuola in base ad un
criterio pedagogico
INTEGRAZIONE
ASSIMILAZIONE
Adattamento del disabile all’organizzazionescolastica pensata per i «normali»attraverso una didattica speciale
PARADIGMA DI NORMALIZZAZIONE
Index per l’inclusione
INCLUSIONE
ACCETTAZIONE
Riconoscimento della rilevanza della pienapartecipazione alla vita scolastica da parte di tutti isoggetti
Fornisce una cornice al cui interno gli alunni possono essere ugualmentevalorizzati, trattati con rispetto e forniti di uguali opportunità a scuola
Index per l’inclusione
INTEGRAZIONE
Si fa riferimento all’ambito educativo
Il focus è sul singolo alunno
L’azione si indirizza prima sull’alunno e poi sul contesto
Si concretizza in una risposta speciale
INCLUSIONE
Si fa riferimento all’ambito educativo e sociale
Il focus è su tutto il gruppo
L’azione si indirizza prima sul contesto e poi sull’alunno
La risposta speciale diviene risposta ordinaria
Passare dal concetto di INTEGRAZIONE
a quello di INCLUSIONE significa:
INTEGRAZIONE
È legata alla situazione specifica della disabilità
Ha un approccio compensatorio
Favorisce atteggiamenti di delega al docente di sostegno
INCLUSIONE
È un PROCESSO
Si riferisce alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica
Favorisce atteggiamenti di presa in carico globale da parte di tutto il team docente
I.C.F.
• classifica la salute e gli stati di salute ad essa
correlati attraverso il ricorso ad un linguaggio
Universale
• concepisce il funzionamento e la disabilità in relazione
con l’ambiente di vita dell’interessato
(Classificazione Internazionale del Funzionamentodella salute e della disabilità dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, 2001)
I.C.F.• prende in considerazione tutti gli aspetti della persona e
permette la correlazione tra stato di salute ed ambiente
arrivando così alla definizione di disabilità come ad una
condizione di salute in un ambiente sfavorevole
• fornisce modalità per descrivere l’impatto dei fattori
ambientali, in termini di facilitatori o di barriere, rispetto
alle attività ed alla partecipazione di quella persona
con una condizione di salute
PARTE 1:FUNZIONAMENTO E
DISABILITA’
PARTE 2:FATTORI CONTESTUALI
FUNZIONICORPOREE
STRUTTURECORPOREE
ATTIVITA’ EPARTECIPAZIONE
FATTORIAMBIENTALI
FATTORIPERSONALI
I.C.F.
Funzionifisiologiche dei sistemi
corporei (es. f.sensoriali,f.mentali,..)
Parti anatomiche
del corpo (es. organi, arti, ..)
Esecuzione di un compito,
coinvolgimento in una
situazione di vita (es.
comunicazione, mobilità,...)
Ambiente fisico e
sociale in cui si vive
Variabili personali
ICF e SCUOLANuova concezione
della persona, del suo funzionamento, della
sua educazione
Sinergia tra famiglia,
operatori socio-sanitari e scuola
Maggiore attenzione al
contesto
� Prospettiva che consente la costruzione di un Piano Educativo Inclusivo relativo ad un possibile Progetto di Vita.
� Coinvolgimento di una molteplicità di attori: famiglia, scuola, servizi sanitari, risorse del territorio.
Nell’ottica dell’ICF, ma, più in generale prendendo in considerazione la vita di ogni persona, possiamo dire che il livello di disagio, di difficoltà, così come anche la disabilità non dipendono dalla «difficoltà», ma dal rapporto tra due fattori…
ELEMENTI DI FRAGILITÀ
ELEMENTI DI PROTEZIONE
Le problematiche dell’individuo
Le caratteristiche
proprie dell’individuo
(temperamento, resilienza, ecc.)
La famiglia
La societàLA
SCUOLAaltro
L’intreccio tra i due fattori (fragilità e protezione) determina il livello di integrazione, emarginazione, disadattamento ecc.
IL CONTESTO FA LA DIFFERENZA
Tutto il contesto ha effetti:
l’handicap, a differenza del deficit, non appartiene al soggetto, lo incontra nel rapporto con gli altri e attraverso le esperienze che fa. (“Non portatore di h” ma in situazione di..)
La scuola ha un ruolo fondamentale :
ha la responsabilità di scegliere se far incontrare
FACILTATORI BARRIERE.. a partire dalla costruzione del senso di appartenenza..
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Se l’handicap partecipa alla strutturaglobale della persona, questa non si riduce e
non è definita dalle sue mancanze bensìdalla sua struttura originale:
quest’ultima non dipende esclusivamentedall’oggettività delle sue deficenze.
Essa dipende dal contesto e soprattutto dalle attitudini e comportamenti dell’entourage.
Charles Gardou
La classe si presenta come una realtà complessa che si
compone attraverso l’intrecciarsi di diversi fattori di
contesto, fra i quali il numero degli alunni, la presenza di
diverse etnie, di Bisogni Educativi Speciali, ma anche di
diversi stili di apprendimento, provenienza socio – culturale,
ecc. .
È NECESSARIO RIPENSARE IL MODO DI FARE SCUOLA
SCUOLA INCLUSIVASi basa su un PROCESSO attraverso il quale tutti i
protagonisti contribuiscono a costruire le caratteristiche di
un ambiente educativo e di apprendimento che cerca di
rispondere ai bisogni di tutti.
RIPENSA necessariamente le scelte metodologiche,
didattiche educative quotidiane.
Gli sfondi integratori necessari per un efficace progetto inclusivo
� La persona non è la sua malattia
� Ogni soggetto ha il suo funzionamento
� La presenza di un deficit fa sì che il
funzionamento si strutturi e si
organizzi in modo originale
� Ogni persona ha la sua storia
� Il funzionamento e la disabilità sono
in relazione con l’ambiente di vita
dell’interessato
� Non si può leggere il comportamento
e\o le difficoltà fuori dal contesto che è
variabile e soprattutto intreccio di
relazioni
La presenza di alunni disabili non è una
emergenza da presidiare, ma un evento che
richiede una riorganizzazione del sistema:
� Flessibilità organizzativa e metodologica
� Disponibilità a modificare la didattica
� Corresponsabilità (NO alla delega)
� Condivisione
� Capacità di osservazione
� Capacità di progettazione rigorosa, quindi
flessibile (flessibilità non è improvvisazione)
� Insegnante riflessivo (conoscere sé e la propria cultura, modalità, pregiudizi , paure ecc è fondamentale per confrontarsi con la diversità)
ICF INCLUSIONE IN CLASSE
COSTRUIRE UN PROCESSO INCLUSIVO SIGNIFICA:
� Abituarsi a pensare la classe come sistema, come insieme di elementi interdipendenti e non separati, intrecciati dalle relazioni, per i quali si costruisce un unico progetto
� Analizzare i bisogni, le specificità, i limiti e le risorse.
� Differenziare il progetto educativo nelle metodologie, strategie, nei tempi coerenti con le caratteristiche del gruppo classe
� Costruire occasioni di rispecchiamento tra pariattraverso scelte metodologiche/didattiche/organizzative
� Progettare percorsi personalizzati che costruiscano retidi apprendimento
DEVE ESSERE
COERENTE
RICHIEDE CONTINUITÀ
VERTICALE E ORIZZONTALE
LASCIA SPAZIO AGLI IMPREVISTI, MA POCO ALL’IMPROVVISAZIONE
RICHIEDE LA CONDIVISIONE E
L’ATTIVAZIONE DI TUTTO
IL TEAM DOCENTE
PROGETTO INCLUSIVO
L’inclusione si costruisce in progress; è un processo in itinere mai del tutto concluso.
QUALI OPERAZIONI? È necessario…
RIPENSARE LA DIDATTICA
Scegliere la SCUOLA DEL FARE come condizione privilegiata
per l’apprendimento di tutti
(una scuola cartacea, verbale, che non costruisce competenze a partire
dall’esperienza, esclude tanti allievi, non solo il disabile)
RIPENSARE L’ORGANIZZAZIONE
FLESSIBILITÀ negli orari, nell’uso degli spazi, nella
suddivisione di compiti e responsabilità, nella disponibilità a
fare, nella disponibilità a uscire dalle proprie “cornici”, nella
disponibilità a pensare e ripensarsi
FARE ATTENZIONE ALLA PROFESSIONALITÀ DOCENTE
ipotizzando un INSEGNANTE RIFLESSIVO con forti
competenze nell’osservazione, capace di analizzare
continuamente percorsi e processi, capace di riposizionare se
stesso e se stesso rispetto agli altri, ma soprattutto che fa
proprio il concetto di normalità come pluralità e non come
uniformità
LE PAROLE CHIAVE DELL’INCLUSIONE
La DIDATTICA INCLUSIVA
- NON È UNA DIDATTICA SPECIALE
- MODIFICA LA STRUTTURA E LE MODALITÀ, TRASFORMA,
ADATTA, NON NECESSARIAMENTE SOSTITUISCE
ORGANIZZAZIONE DELLA CLASSE
- SCELTA DELLA MODALITÀ DI INSEGNAMENTO (frontale,
laboratoriale, ecc.)
- SCELTA DEI MATERIALI/ STRUMENTI DA UTILIZZARE
(restituzione delle conoscenze)
- SCELTA DEGLI SPAZI
- UTILIZZO DELLA RISORSA COMPAGNI (tutoring)
- EDUCAZIONE DEI PARI
- SOSTEGNO VS SOSTEGNI
NO al Laboratorio dei disabili ed ai percorsi esclusivamente paralleli. Si è inclusi in un contesto quando si effettuano esperienze e si attivano
apprendimenti insieme agli altri, quando si condividono obiettivi e strategie di lavoro e non quando si vive, si lavora, si siede soltanto gli uni accanto agli altri.
Relazione fra clima di classe e successo formativo
“È la relazione a generare formazione e non il contrario”. (Demetrio 1997)
Un buon clima di classe è in grado di favorire gli apprendimenti e contribuisceal benessere dello studente e dell’insegnante.(Wentzel 1997)
Esiste un forte legame tra apprendimento e gratificazione emotiva.
Una buona RELAZIONE EDUCATIVA risponde al BISOGNO
di
APPARTENENZA
BENESSERE
ESPLORAZIONE
COMUNICAZIONE
SOCIALIZZAZIONE
Una buona RELAZIONE EDUCATIVA si configura come elemento di protezione e promozione della persona.
ABBANDONO
BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
BULLISMO
FORME DIDISAGIO SOCIALE
SCARSA AUTOSTIMA
Una buona RELAZIONE EDUCATIVA SOSTIENE LA MOTIVAZIONE e si configura come elemento di
protezione della persona:
COSTRUIRE UN BUON CLIMA DI CLASSEobiettivo forte per l’insegnante che vuole promuovere inclusione
• Facilitare , promuovere, costruire abilità e competenze necessarie,attuando progetti specifici per il raggiungimento di competenze da parte deipari:
- relazioni di aiuto- sviluppo delle abilità prosociali
• Attuare progetti formativi che prevedano attività specifiche e trasversali,anche disciplinari, che perseguano l’obiettivo di abituare a:
- evitare giudizi- non leggere la parte per il tutto- non definire la persona dietro la difficoltà- mettere in atto buone relazioni di aiuto e non aiuto\sostituzione
• Utilizzare metodologie e strategie per:- creare spazi di condivisione di esperienze- favorire in classe i lavori cooperativi- “controllare” il gruppo e le sue dinamiche ( circle time, testi , interviste,- sociogrammi, osservazioni proiettive, dialogo ecc)
IL RUOLO DELL’INSEGNANTE SPECIALIZZATO
• Forte intreccio e COLLABORAZIONE con il team docente
• Ruolo di COORDINAMENTO E PROMOZIONE del processo diinclusione
• Ruolo PROPOSITIVO PER LA DIDATTICA DELLA CLASSE e nonsolo per gli alunni in difficoltà
• Forte presenza nella PROGRAMMAZIONE e nelle scelte generalidella classe e dell’istituto
• Ruolo di controllo\mediazione\ gestione delle DINAMICHE e delCLIMA DELLA CLASSE
• Ruolo di promotore della CULTURA DELLA DIVERSITÀ con i pari econ con i genitori della classe
STRUMENTI E AZIONI PER L’INCLUSIONEa livello di Istituto
G.L.I. Gruppo di Lavoro per l’Inclusività.
P.A.I. Piano Annuale per l’Inclusività.
È parte integrante del Piano Tirennale dell’Offerta Formativa
(PTOF); prevede l’utilizzo delle risorse per aumentare il grado
di inclusività della scuola, individuando percorsi e buone
pratiche da sviluppare, oltre al monitoraggio e alla valutazione
delle azioni messe in atto.
P.T.O.F. Piano Triennale per l’Offerta Formativa.
Pervede un impegno programmatico per l’inclusione e la
gestione trienale delle risorse che la garantiscono.
STRUMENTI E AZIONI PER L’INCLUSIONEa livello di Consiglio di Classe
BisogniEducativiSpecialiL.104/92
- G.L.H.O. : gruppo di lavoro operativo. È composta da scuola, famiglia, ASL; prende in carico I bisognidell’alunno.
- Profilo Dinamico Funzionale
- Piano Educativo Inclusivo
BisogniEducativiSpecialiL.170/2010
- Piano Didattico Personalizzato: redatto dal team docente e condiviso per accettazione con la famiglia.Individua gli strumenticompensative e dispensativi.
AltriBisogniEducativiSpeciali
- Piano Didattico Personalizzato: redatto dal team docentesulla base di una relazione del gruppo stesso o certificazione esterna. È sottoscritto per accettazione dallafamiglia.