Download - I comuni italiani, secc.XII - XIV
Evoluzione dei comuni italiani,
secc. XII - XIV
I comuni in Italia centro-settentrionale
La crescita dei comuni
In Europa i secoli XI – XIII furono un periodo di forte
crescita economica
Questa crescita in Italia centro settentrionale si
verificò soprattutto nei comuni
Le città comunali attirarono una forte immigrazione
proveniente dalla campagne per due motivi:
1. lo sviluppo generale
2. le opportunità di investimento che le città offrivano:
immobili, attività commerciali, attività finanziarie, lavoro
Ampliamento della cerchia muraria
In diverse città l’aumento della
popolazione e degli affari
determinò un ampliamento
dell’area comunale, con la
conseguente costruzione di tre
cerchia di mura concentriche:
la più piccola costruita prima
del XII secolo
la seconda edificata nel XII
secolo
la più recente e ampia
ultimata alla fine del XIII
secolo
Questo sviluppo è ben visibile
osservando la pianta della città di
Bologna qui a lato
II cerchia
I cerchia
III cerchia
Consolato e arengo
Le città fino alla fine del XII secolo furono
governate dal consolato, controllato dai
rappresentanti delle famiglie più ricche e
potenti della città
Esse si accordavano per alternare nel ruolo di
console i loro membri,e in questo modo
stabilirono un dominio stabile sui comuni
In alcune città esisteva l’arengo, l’assemblea
generale di tutti i cittadini maschi adulti, che
votavano sulle decisioni prese dal consolato
per approvarle o respingerle.
Esso poteva avere un suo palazzo, chiamato “della
Ragione” come accade a Bergamo
Il voto dell’arengo era tuttavia solo un fatto
formale, in genere avveniva per acclamazione,
senza che davvero l’assemblea discutesse su
quanto aveva già deciso il consolato
Palazzo della Ragione,
a Bergamo, risale al
1098
La faziosità violenta nella città
L’arrivo nelle città di un gran numero di persone, tra
cui famiglie ricche,
e l’ascesa sociale delle famiglie già residenti in città o di
provenienza rurale
portarono a un ampliamento del numero di coloro
che volevano partecipare alle decisioni consolari e che
furono ammessi alle magistrature consolari
Le famiglie consolari, cioè quelle tra cui venivano
designati i consoli, si divisero in diverse fazioni sempre
più litigiose e in lotta tra loro
La nascita di nuovi consolati
Le lotte interne al ceto consolare si intensificarono
dopo la vittoria della lega lombarda contro
Barbarossa, sancita dalla pace di Costanza (1183)
In molti comuni i cittadini più importanti formarono
nuovi organi di potere, che sostituirono consolato e
arengo
Questi organi di potere erano elettivi, e esercitavano
la loro autorità direttamente, cioè le loro decisioni
erano immediatamente applicate
L’avvento dei podestà
Molto spesso, i comuni chiamarono uomini esperti
di legge e di arte militare provenienti da fuori città
per affidare a questi la responsabilità di “reggere
la città” durante un periodo di tempo variabile, da
pochi mesi a un anno.
essi furono chiamati con il nome di podestà
Tale chiamata nasceva dalla necessità da parte dei comuni
di affidare il governo della città a un’autorità che non
avesse legami con le famiglie cittadine e quindi
fosse super partes
Il podestà firmava un contratto con il comune che lo
chiamava: egli portava con sé i propri giudici, i propri
notai e talvolta anche le proprie guardie
Compiti del podestà
Compiti del podestà:
presidenza del consiglio comunale, che proponeva e votava le leggi
direzione dei tribunali cittadini
conduzione dell’esercito in guerra
mantenimento dell’ordine e della pace interna
Il podestà doveva essere esperto di diritto, amministrazione della giustizia e “arte della parola” (retorica)
Al termine del suo incarico, il podestà veniva sottoposto a un processo amministrativo, una specie di esame con il quale i cittadini decidevano se egli avesse svolto in modo adeguato il suo compito. Solo al superamento di questo esame, il podestà veniva compensato secondo quanto aveva pattuito con il comune che lo aveva chiamato
Scontri tra milites e pedites
In molte città dell’Italia centrale e settentrionale all’inizio
del Duecento si verificarono scontri tra milites
(cavalieri) e pedites (fanti)
I milites erano i capi dell’esercito comunale, di origine
nobile, e godevano di privilegi come esenzione dalle tasse
e rimborso per le spese sostenute in guerra
I pedites appartenevano ai ceti non aristocratici e
non avevano i privilegi dei milites
Quando il gruppo dei milites si ampliò, e le sostanze del
comune cominciarono a diminuire, i popolari chiesero con
forza che le tasse fossero distribuite più equamente e
anche di poter accedere ai consigli che guidavano le città
Società di popolo e capitano del popolo
All’interno delle città sorsero le
corporazioni, cioè associazioni che riunivano
persone che esercitavano lo stesso
mestiere →corporazioni di mestiere e
persone che abitavano nello stesso
quartiere →corporazioni territoriali
I membri di queste corporazioni si riunirono
poi in una società di popolo, che era la loro
rappresentanza politica
La società di popolo avevano un loro
consiglio, e erano presiedute da un magistrato
supremo, il “capitano del popolo”.
Il capitano del popolo era molto simile al
podestà: proveniva da fuori città e aveva
un incarico a termine Stemmi della corporazioni
(città di Orvieto)
Le corporazioni
«Le corporazioni erano chiamate nel Medioevo Arti o Mestieri (in Italia) e
Gilde (in Germania)
La corporazione è l’associazione di tutti coloro che in una città
esercitano lo stesso commercio o lo stesso mestiere. Solo i
padroni dell’attività fanno parte della corporazione , non gli
apprendisti e i salariati.
La corporazione è soggetta al controllo dell’autorità politica, ma è a
sua volta incaricata di regolamentare l’esercizio del traffico, del
commercio o del mestiere in condizioni di monopolio;
vale a dire che nessuno, senza essere iscritto all’arte può esercitare
un’attività.
Essa stabilisce prezzi, salari e condizioni di lavoro, consentendo ai
mercanti e artigiani di escludere la concorrenza straniera. sia di sfruttare la
manodopera, cui è negato il diritto di associazione e di sciopero»
(Barbero – Frugoni)
Le corporazioni a Firenze
La potenza delle società di popolo
Il popolo aveva così creato una sorta di comune parallelo
rispetto a quello ufficiale
In questo modo esso partecipava alle istituzioni comunali e
aveva anche istituzioni proprie
Nelle città come Bologna, Firenze e Perugia, il “popolo”
diventò molto potente attraverso la sua «società», un consiglio
alternativo a quello che governava il comune
Essa emanò leggi che proteggevano i magistrati del popolo
e i membri del consiglio alternativo
Chi portasse danno a questi veniva punito molto severamente, se
riconosciuto come magnate
Magnati e partes.
I magnati erano i cittadini più potenti
e più ricchi che il popolo accusava di
mettere in pericolo la pace cittadina con i
loro comportamenti violenti rivolti contro i
cittadini più deboli
Con l’inizio del 1200, all’interno delle città
comunali sorsero associazioni di milites, i
cui membri giuravano reciprocamente di
essere fedeli e di combattere le
rivendicazioni del popolo
Dopo la metà del 1200 i milites costituirono
le partes, associazioni che guidavano le
città secondo gli schieramenti politici
contrapposti: filo – imperiale
(ghibellini) o filo – papale (guelfi)
Guelfi e ghibellini si affrontano
in armi
Lotte nelle partes cittadine in Toscana
Nei comuni toscani, in particolare a Firenze, le
partes si rafforzarono a tal punto da costituire un
comune parallelo come era accaduto al popolo
con la sua società
Le partes in questi comuni dominavano la politica cittadina
e quando una fazione aveva il sopravvento
sull’altra, cacciava i membri dello schieramento
perdente dalla città.
A questi venivano confiscati i beni e erano privati del
diritto di cittadinanza.
L’avvento dei signori
In alcune città, nel corso del Duecento il
comune conferì funzioni politiche
importanti a membri dell’aristocrazia
cittadina, che assunsero il ruolo di
“signori” per mettere ordine nei
contrasti interni alle città
Nel Trecento la situazione cambiò: i signori
che dominavano le città vollero ottenere
un’investitura ufficiale del proprio potere
anche dall’imperatore, con la concessione
del titolo di “vicario”
I signori più stabili riuscirono a trasmettere la
propria carica ai propri figli e a estendere
il loro controllo a città confinanti o vicine
In alcune città, in cui non si era consolidato il
potere di un signore, congiure e colpi di stato
portarono comunque alla nascita di un governo
monocratico (cioè esercitato da un solo uomo)
Cangrande della Scala, signore
di
Verona, governò la città
dal1311
al 1329, ponendo sotto il suo
controllo anche Padova,
Vicenza e Treviso, ed è noto
per essere stato uno dei grandi
protettori
di Dante Alighieri
Consolidamento delle istituzioni comunali
Un’evoluzione ulteriore si verificò nel corso del
Trecento,quando le istituzioni nate all’interno dei
comuni, “società di popolo” e partes, furono organizzate
in un nuovo ordine gerarchico
Questo significava che il movimento sociale che aveva
creato quelle istituzioni all’interno dei comuni non era più
capace di creare nuove istituzioni, ed era quasi esaurito
Rimaneva un unico ceto ancora insoddisfatto, quello
del cosiddetto “popolo minuto,” cioè i lavoratori
manuali, che non si sentivano rappresentati
adeguatamente dal comune di popolo
Le città in Francia e Germania
In Francia, le cittadinanze attuarono lotte per ottenere dal re o
dal signore territoriale una condizione giuridica diversa e
privilegiata rispetto a chi abitava e viveva in campagna
Solo nel XII secolo lottarono per potersi autogovernare
Da queste lotte nacquero pochi comuni, a cui il re o il signore
territoriale riconosceva l’autonomia con un diploma (charte de
commune) ; e molte città “di franchigia”, che avevano solo
alcuni diritti, ma continuarono a essere governate da funzionari
regi
Le città tedesche rimasero sottoposte al potere dei vescovi,
prima, e delle dinastie ducali, dopo la lotta per le investiture (XII
secolo).
In alcune i cittadini crearono delle assemblee, ma non ottennero
mai una vera autonomia da principati e signorie territoriali
Bibliografia
E. Artifoni, “Città e comuni”, in Aa.Vv., “Storia medievale”,
Roma, Donzelli, 1998
A.Barbero – C. Frugoni, Dizionario del Medioevo, Roma –
Bari, Laterza, 1993
M.Montanari, Storia medievale, Laterza, Roma – Bari, 2002