Giuseppe Ungaretti
Vita d’un uomo
" insomma, la poesia, l'uomo in tutte le sue imprese anche quando crede di essere arrivato in porto, sí ci arriva, ma ci arriva da naufrago, ci arriva dopo aver lasciato molte illusioni se non aver subito dei veri disastri.”
Introduzione a L’Allegria
“ Ma il fatto di essere comunque arrivato in porto anche dopo un naufragio, dà un certo piacere, no?, dà un'allegria. Ecco: Allegria di naufragi." Il faro di Alessandria
d’Egitto
Introduzione a L’Allegria
“ Ci ripugnava fino alle radici del sangue, il Decadentismo,
quella scuola i cui maestri…si consideravano come gli ultimi superstiti di una società da esaltare, come la stessa vita, con atteggiamenti neroniani.”
Introduzione a L’Allegria
“ Ci ripugnava fino alle radici del sangue, il Decadentismo,
quella scuola i cui maestri…si consideravano come gli ultimi superstiti di una società da esaltare, come la stessa vita, con atteggiamenti neroniani.”
Introduzione a L’Allegria
.“Ci si renda ben conto di questo: era giusto che i giovani sentissero allora che il discorso fosse da riprendere dall’abbicì, e che tutto fosse da ricuperare.”
Introduzione a L’Allegria
“ I futuristi in un certo senso avrebbero potuto non ingannarsi se non avessero rivolto la loro attenzione ai mezzi forniti all’uomo dal progresso scientifico, invece che alla coscienza dell’uomo che quei mezzi avrebbe dovuto moralmente dominare. ”
Introduzione a L’Allegria
“ S’ingannavano soprattutto perché avevano fatte proprie le più assurde illusioni derivate dal Decadentismo, immaginando che dalla guerra e dalla distruzione potesse scaturire qualche forza e qualche dignità. ”
Introduzione a L’Allegria
“ Così immaginarono che anche la lingua fosse da mandare in rovina, per restituirle qualche attività e qualche gloria”
Introduzione a L’allegria
“ Ma fu durante la guerra, fu la vita mescolata all’enorme sofferenza della guerra, fu quel primitivismo: sentimento immediato e senza veli; spavento della natura e cordialità rifatta istintiva dalla natura; spontanea e inquieta immedesimazione nell’essenza cosmica delle cose; ”
Introduzione a L’Allegria
“ fu quello stato d’estrema lucidità e d’estrema passione a precisare nel mio animo la bontà della missione già intravista, se una missione avessi dovuto attribuirmi…nelle lettere nostre. ”
Introduzione a L’allegria
“ fu quanto d’ogni soldato alle prese con la cecità delle cose, con il caos e con la morte, faceva un essere che in un lampo si ricapitolava dalle origini stretto a risollevarsi nella solitudine e nella fragilità della sorte umana; faceva un essere sconvolto a provare per i suoi simili uno sgomento e un’ansia smisurati e una solidarietà paterna. ”
Introduzione a L’Allegria
“ La parola che fosse travolta nelle pompose vuotaggini da un’onda oratoria o che gingillasse in vagheggiamenti decorativi e estetizzanti o che fosse prevalentemente presa dal pittoresco bozzettistico o da malinconie sensuali; o scopi non puramente soggettivi ed universali; mi pareva che fallisse al suo scopo poetico. ”
Introduzione aL’Allegria
“Se la parola fu nuda, se si fermava a ogni cadenza del ritmo, a ogni battito del cuore, se si isolava momento per momento nella sua verità, era perché in primo luogo l’uomo si sentiva uomo, religiosamente uomo, e quella gli sembrava la rivoluzione che necessariamente dovesse in quelle circostanze storiche muoversi dalle parole. ”
Introduzione aL’Allegria
La guerra, dunque, mettendo l’uomo senza protezione e senza diaframmi di fronte al suo destino, lo rivela nella sua nudità primordiale, nella sua fragilità, nella sua solitudine, nella sua innocenza.
Introduzione aL’Allegria
Da qui la frantumazione della metrica tradizionale, la soppressione di ogni segno di interpunzione, l’inserzione degli spazi bianchi che creano l’impressione di un emergere della parola dal silenzio: l’uso accentuato, infine , dell’analogia.
Introduzione aL’Allegria• E la parola nuda e
scavata per ritrovare una propria verginità è l’espressione di questa condizione umana. La parola è pronunciata fuori dal discorso normale, isolata e scandita in modo tale in maniera tale da evidenziare la carica di significati di cui ciascuna di esse è portatrice
Vita d’un uomo
Soldati
Si sta come
D’autunno
Sugli alberi
Le foglie
San martino del carso
Di queste caseNon è rimasto che qualcheBrandello di muro
Di tantiChe mi corrispondevanoNon è rimasto neppure tanto
Ma nel cuoreNessuna croce manca
E’ il mio cuoreIl paese più straziato
Bombardamento di Hiroshima 1946
Sono una creaturaCome questa pietradel S. Michelecosì freddacosì duracosì prosciugatacosì refrattariacosì totalmente disanimata
Come questa pietraè il mio piantoche non si vede
La mortesi scontavivendo
Veglia
Un’intera nottataButtato vicinoA un compagnoMassacratoCon la sua boccaDigrignataVolta al plenilunioCon la congestioneDelle sue maniPenetrata nel mio silenzioHo scrittoLettere piene d’amore
Non sono mai statoTantoAttaccato alla vita
PellegrinaggioIn agguatoin queste budellaDi macerieore e oreho strascicatola mia carcassausata nel fangocome una suolao come un semedi spinalba
Ungarettiuomo di penati basta un’illusione per farti coraggio
un riflettoredi làmette un marenella nebbia
In dormivegliaAssisto la notte violentata
L’aria è crivellata
come una trina
dalle schioppettate
degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache nel loro guscio
Mi pare
che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
delle mie strade
ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia
In quest’oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso
Mi vedo
abbandonato nell’infinito
Un’altra notte
La pace
La pace non è soltanto
Il contrario di guerra:
Pace è più.
Pace è la legge della vita umana.
Pace è quando noi agiamo
In modo giusto
E’ quando tra ogni singolo essere umano
Regna la giustizia
La pace
NohaWh (indiani Irochesi)
Allegria di naufragi
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare
U. Savino, I re magi
Le tre fasi della
poesia ungarettiana
1. La poetica della parola
La prima fase, che coincide in gran parte con la poesia del tempo di guerra ed è compiutamente documentata nella raccolta che ha per titolo L’allegria, è caratterizzata da un lavoro di isolamento e di esaltazione della parola singola, sia nei suoi valori di sonorità e di ritmo che nei suoi valori di intensità emotiva e di significato.
Distacco
Eccovi un uomo
Uniforme
Eccovi un’anima
Deserta
Uno specchio impassibile
…
L’allegria e la poetica della parola
Nelle liriche de L’allegria questa tendenza è evidente anche da un punto di vista, per così dire, visivo: si tratta quasi sempre, infatti, di poesie brevissime, composte di versi a loro volta assai brevi -spesso persino di una sola parola- e costruite per lo più su un’unica immagine-frase
nel ci respiro il poeta concentra il massimo di sincerità e di pathos.
Notte di maggio
Il cielo pone in capo
Ai minareti
Ghirlande di lumini
L’allegria e la poetica della parola
• Ciò è giustificato e valido contemporaneamente su due piani: su un piano esistenziale, giacchè riflette la riscoperta dei valori essenziali e umili della vita contro la magniloquente retorica imperante in quegli anni, riscoperta favorita dalla concreta esperienza di trincea vissuta da “soldato semplice”;
L’allegria e la poetica della parola
su un piano stilistico perché costituisce un rilancio di valori originari e profondi in contrasto con forme ormai abusate ed inerti.Per quanto riguarda la metrica, essa è, nelle poesie de L’allegira, affidata quasi esclusivamente al ritmo interno delle singole parole, ritmo reso evidente dal silenzio- cioè, visivamente dallo spazio bianco- che le circonda nella pagina.
Dormire
Vorrei imitare
Questo paese
Adagiato
Nel suo camice
Di neve
L’allegria e la poetica della parola
In questa prima fase la lingua usata da Ungaretti è una lingua parlata, sommessa, la lingua di tutti gli uomini e di tutti i giorni resa significativa e vibrante dalla straordinaria tensione con cui viene pronunciata. Lo stesso si può dire per le immagini, il cui fascino consiste nella maggior parte dei casi proprio nella loro voluta e raffinata povertà.
Dolina notturna
Il volto
Stanotte
È secco
Come una
pergamena
…
L’interminabile tempo
Mi adopera
Come un
fruscio
Cenni biografici
Giuseppe Ungaretti nasce il 10 febbraio 1888, da genitori italiani di origine lucchese, a Alessandria di Egitto. Già in questo primissimo dato biografico sono presenti, si può dire, in modo simbolico quelle che saranno le caratteristiche fondamentali di Ungaretti poeta: da un lato la capacità di partecipare alle esperienze più vive della letteratura mondiale; dall’altro la tendenza a rivivere, inventando per essa una nuova attualità, la grande tradizione della poesia lirica italiana.
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Cenni biografici
Gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi ad Alessandria d’Egitto lasciano certo una traccia nella formazione e nella sensibilità di Ungaretti. Ma ancora più determinante è il soggiorno a Parigi, dove Ungaretti si trasferisce nel 1912 e dove frequenta alcuni dei personaggi più illustri della cultura francese: il poeta Apollinaire, Breton, teorico e maestro del movimento surrealista, i pittori Derain, Braque, Picasso
Cenni biografici
All’inizio della guerra del 1815-18 Ungaretti è in Italia; e parte soldato semplice di fanteria, per il fronte del Carso. La vita di trincea, lo strazio per le creature prese nel cieco ingranaggio della distruzione, il senso, ritrovato come per miracolo in tanta violenza, della fraternità umana, rappresentano un’esperienza decisiva per Ungaretti, che scopre compiutamente in quei mesi la propria vocazione di uomo e di scrittore.
Cenni biografici
Il porto sepolto, la raccolta di liriche che rappresenta una delle testimonianze più alte e più sofferte della poesia italiana sulla prima guerra mondiale, esce ancora prima che la guerra abbia fine. Una raccolta caratterizzata da una “semplicità” legata alla scoperta di un nuovo linguaggio, privo di retorica e ricco di una fulminea intensità.
Cenni biografici
La seconda raccolta di poesie di ungaretti, Allegria di naufragi, è del 1929. Quattordici anni dopo, nel 1933, esce Sentimento del tempo, il volume che segna un secondo tempo più elaborato e complesso, dell’esperienza poetica ungarettiana. In quel periodo Ungaretti compie numerosi viaggi in Italia e all’estero. Nel 1936 accetta di insegnare letteratura italiana all’università di S. Paolo e si stabilisce per alcuni anni in Brasile, dove lo colpisce la prematura morte del figlio Dante la cui esperienza trasferirà in alcune liriche pubblicate nel volume Il dolore, del 1947.
Cenni biografici
Nel frattempo Ungaretti è tornato in Italia, dove nel 1942 ha iniziato l’insegnamento di letteratura italiana moderna e contemporanea all’università di Roma. A Roma continua a vivere a insegnare, a scrivere dopo la fine della guerra, ai cui ultimi atti il poeta assiste con un senso di angoscia e di dolore la cui testimonianza è lasciata in altre sezioni de Il dolore.
Cenni biograficiNel 1950 esce La terra promessa, nel 1952 Un grido e paesaggi, nel 1960 Il taccuino del vecchio: tappe fondamentali nell’evoluzione della terza fase espressiva iniziata da Ungaretti con Il dolore. Nel 1966 esce l’edizione definitiva di tutte le sue opere dal titolo Vita d’un uomo. Il poeta muore a Milano nel 1970. In conclusione mi pare che la cifra più autentica della lirica ungarettiana stia In tutte le poesie dove emerge un grido soffocato di pace