EPISTEMOLOGIEPISTEMOLOGI A PEDAGOGICA A PEDAGOGICA E DELLE E DELLE SCIENZE SCIENZE DELLDELL’’EDUCAZIOEDUCAZIO NENE
Prof. Bertagna
1
a.a.
2013/2014
Obiettivi del corsoObiettivi del corso1.
Cogliere le differenze e le analogie esistenti fra epistéme antica, moderna (galileiana) e contemporanea nella pedagogia e nelle scienze dell’educazione
2.
Riconoscere le differenze e le analogie esistenti a livello epistemologico tra il punto di vista della pedagogia e delle moderne scienze dell’educazione (psicologia, sociologia, antropologia, neurofisiobiologia)
3.
Individuare le connessioni esistenti tra differenti visioni dell’uomo e differenti concezioni sulla natura epistemica e metodologica della pedagogia e delle scienze dell’educazione
2
Testi del corsoTesti del corsoG. Bertagna, Dall’educazione alla pedagogia. Avvio al lessico pedagogico e alla teoria dell’educazione, La Scuola, Brescia 2010, pp. 132-247G. Bertagna, Quale identità per la pedagogia? Un itinerario e una proposta, in «Rassegna di pedagogia», nn. 1-4, gennaio-dicembre 2009, pp. 13-36 (disponibile nella biblioteca della sede di S. Agostino)G. Bertagna, Ritorno alla pedagogia. Ma quale?, in «Rassegna di pedagogia», nn. 3-4, luglio-dicembre 2013, pp. 191-209 (disponibile nella biblioteca della sede di S. Agostino)G. Bertagna, Una pedagogia tra metafisica ed etica, in Id. (a cura di), Il pedagogista Rousseau. Tra metafisica, etica e politica, La Scuola, Brescia 2014, pp. 11-66.
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Obiettivo 1Obiettivo 1
Storia dell’epistéme
4
LL’’ESSEREESSERE
L’essere è
tutto ciò che c’è:la natura, il cosmoil linguaggiociascuno di noi MAciò che è nel pensiero ……
è
anche il tutto di questi diversi modi di essere.L’essere è
l’INTERO non solo di tutto ciò che è
esperienza, ma anche di tutto ciò che non è esperienza
5
LL’’essere come Intero essere come Intero delldell’’esperienzaesperienzaSi tratta di indagare tutto ciò che è
esperibile:Che cos’è
la natura, il cosmo?
Che cos’è
il linguaggio?Che cos’è
ciascuno di noi e l’insieme di
tutti noi?Che cos’è
la mente?
Che cos’è
l’arte ……. Ecc.
6
LL’’essere come Interoessere come InteroSi tratta di indagare anche ciò che non è
esperibile,
immediatamente o mediatamente, ma che è pensabile
Che cos’è
questo «Intero»?Perché
non è
riducibile all’Intero dell’esperienza?
7
Le domande sui due InteriLe domande sui due Interi
Come «stanno»? Come si presentano?Si mantengono sempre uguali a se stessi?Perché
sono così
come sono?
Presentano «regole»/«cause»
nel loro mantenimento o nella loro permanenza?
Ecc.
8
La risposta a queste domandeè
offerta grazie alla
RAZIONALITÀ
TEORETICA o EPISTÉME
9
EPISTEPISTÉÉMEMEEtimologia:da epi
= su
histamai
= stare/stabilire
Scopo dell’epistéme
è:
dichiarare delle cose dell’essere dell’esperienza e dell’essere dell’Intero le conoscenze che «stiano dritte», che siano vere, universali e
necessarie per tutti, senza sostegni esterni alla propria evidenza o alla propria struttura
argomentativa
10
Ma è
facile dichiarare queste conoscenze in modo tale che siano
condivise e dichiarate vere?Come possiamo fare?
11
Non è
facile dichiarare queste conoscenze vere, in modo tale che
siano poi condivise
La razionalità
teoretica (theoréo, osservo/vedo) è
la riflessione intenzionale
che cerca di conoscere l’essere dell’esperienza e l’Intero
in modo vero e quindi intersoggettivo12
LLÓÓGOSGOS E E NONOÛÛSS
La riflessione intenzionale è resa possibile, per noi,
da lógos e noûs
13
LLóógosgos
Aristotele: la definizione di uomo come animale sociale non è
sufficiente a
distinguere l’uomo dagli altri animali, per questo egli aggiunge una qualificazione specifica“l’uomo è
l’unico animale che abbia lógos”
In greco: lógos
= parola / lógos
= dialogo
14
Significati di Significati di llóógosgos 11
la “voce”
è
segno del piacere e del dolore, della paura o della rabbia (e l’hanno anche gli animali)
il “lógos”
va oltre il piacere e il dolore:, la paura o altro, ma indica l’utile e il dannoso, il giusto e l’ingiusto, il vero e il falso, il bello e il brutto, il buono e il cattivo; perciò «giudica»
15
lógos: differenza fra lingua intesa come “voce”
e lingua intesa come “lógos”
1. 2.
Significati di Significati di llóógosgos 22
Quando parliamo con lógos
abbiamo sempre un rapporto/una relazione con «l’Altro»
lógos
come relazione, quindi DIALOGO con…
16
Significati di Significati di llóógosgos 33Lógos
come KRISIS
Dal greco: Krínein = criticare. Rimanda al gesto agricolo di separare il grano dalla pula e dalle altre impurità
Significa: discernere, discriminare una cosa dall’altra, prendere una cosa escludendone un’altra
L’uomo usa il lógos
per distinguere, in ciò che dice, fa o sente o pensa, quanto e perché
è
vero o
falso, bello o brutto, buono o cattivo, fonte di felicità
o infelicità, degno o indegno, utile o
inutile… 17
Significati di Significati di llóógosgos 44
Éthos
(modo di agire comune, nelle relazioni tra uomini)
Polis
(ricerca e condivisione di questo modo di agire con altri uomini che vivono insieme in un luogo)
18
Lógos: ÉTHOS
e
POLIS
Attraverso il lógos, l’uomo dà
e ottiene dall’altro ragione, ovvero avviene il riconoscimento di «dare»
e «aver dato
ragione»
dei suoi giudizi. Dunque, è
attraverso il medio dell’altro che ogni uomo si scopre con lógos. Per questo, il lógos
è:
Il lógos
è
critica, espressione pubblica di ragioni, dialogo e giudizio tra diversi uomini per giungere a visioni condivise
Il legame tra Il legame tra llóógosgos e e nonoûûss
Ciò che subito colpisce del lógos
(della razionalità
umana che permette il discorso
pubblico) è
non soltanto la sua dimensione critico-argomentativa, ma anche
la sua componente intuitiva che non a caso i Greci chiamarono con un nome diverso:
il NOÛS
19
NoNoûûss.1.1Noûs
= intuizione
componente intuitiva (andare dentro, dietro e oltre a come le cose appaiono Immediatamente ai sensi; anche “fiuto”)
Agisce quando:afferriamo il significato unitario e «invisibile» di una
parolacapiamo l’intenzione di un’altra persona prima che
agiscainventiamo creativamente una soluzione ad un
problema che non si era mai presentato prima (Wittgenstein)
20
NoNoûûss. II. IIIl noûs
sembra rimandare al radicamento della
razionalità
nella sensibilità
e nella psichicità, e viceversa:Conosciamo la verità non solo con la ragione, ma anche
col cuoreSulle conoscenze del cuore e dell’istinto la ragione deve appoggiarsi e su di esse fondare il suo ragionamento (Pascal)
Il ruolo della neurofisiologia umana (neuroni specchio)Senza noûs non sarebbe possibile procedere nelle
continue “scoperte” di nuove verità attraverso il lógos
21
per trovare, nel comune sentire, primi principi intuitivi che stiano, per tutti, all’inizio di possibili percorsi logici, tecnici e morali, bisognerebbe ascoltare e interrogare tutti gli uomini, passati, presenti e futuri
nell’esplorazione dell’intenzionalità
umana
non si va molto avanti se ci si accontenta dell’intuizione: è
necessario riflettere razionalmente sui principi e sulle ipotesi intuitive
22
Il noûs
non basta per creare e mantenere un discorso pubblico intersoggettivo critico. Per due ragioni:
NoNoûûss. III. III
1. 2.
RatioRatio//llóógosgosIl noûs
non basta, quindi serve il lógos
I latini tradussero lógos
con il termine ratio, che significa “conto”, “calcolo”, usato in espressioni come: “render conto” agli altri (rendere controllabile agli altri
ciò che si dice) “regolare qualcosa su qualcos’altro” che funge da unità di
misura (contare, enumerare, misurare…)Il lógos/ratio
e il noûs/intelligere
(intus
ire)
costituiscono
quindi le condizioni per ragionare, dimostrare, dialogare, confutare, argomentare, difendere (una tesi) ecc.
23
RazionalitRazionalitàà (relazionalit(relazionalitàà) come ) come unione di unione di llóógosgos e e nonoûûss
Lógos
e noûs
(mai separabili) sono perciò le condizioni per impostare il discorso pubblico della ragione tra gli
uomini e per renderlo sempre più critico, trasparente e intersoggettivo
24
Secondo il modello di conoscenza teorizzato dalla filosofia greca il sapere autentico si raggiunge solo quando, dopo aver appurato la verità, si è
anche
in grado di darne la ragione, ossia di darne il perché
I Greci introducono «l’invenzione del perché»
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I Greci: I Greci: ««ll’’invenzione del invenzione del perchperché»é»
1. 1. EPISTEPISTÉÉMEME ANTICAANTICAI primi che hanno cercato di rispondere alle domande sull’essere dell’esperienza e sull’Intero sono stati i GRECIIl termine greco epistéme oggi viene di solito tradotto
solo con «scienza», ma per i Greci non era solo scienza/riflessione sull’Intero dell’esperienza, ma anche sull’Intero che lo superava e lo comprendeva I Greci non distinguevano tra scienza e filosofia
(riflessione sull’Intero dell’esperienza e sull’Intero), nonchésui loro rapporti i primi filosofi furono fisiciScienza e filosofia miravano a pronunciare discorsi
epistemici che fossero certi e affidabili per tutti
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I Greci: I Greci: aitaitííaaLa razionalità
teoretica scopre le cause intellegibili (aitías, da cui
etiologia o eziologia) delle cose sensibili e ne dà
le ragioni a chiunque
AITÍA
Non solo la causa, piuttosto la ragione per cui una cosa esiste: talvolta tale ragione può essere fatta risalire a una causa conosciuta, talvolta è la casualità, talaltra il destino (necessità) o un progetto preordinato (téchne)
La teoresi vuole andare oltre l’accidentalità cogliendo quanto èuniversale e per questo indaga una pluralità di cause:
1.
Causa formale la forma o essenza delle cose
2.
Causa materiale ciò di cui è fatta una cosa, la sua materia
3.
Causa efficiente ciò da cui provengono il mutamento e il movimento delle cose
4.
Causa finale il fine delle cose e delle azioni (compimento)
27
I GreciI GreciIn che cosa consiste il
«dare le ragioni/cause»/etiologia/eziologia per giungere ad affermazioni affidabili e
certe?
I Greci giunsero a definire queste affermazioni con quattro metodi della conoscenza:1.Metodo dimostrativo (assiomatico-deduttivo)2.Metodo ipotetico-deduttivo3.Metodo dialogico-confutativo4.Metodo induttivo
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Deduzione sillogistica:Conoscenza dimostrata in base a principiUtilizza passaggi logici controllati e
controllabili da tuttiRicava da premesse intellettualmente evidenti e
quindi vere per tutti (assiomi), conseguenzealtrettanto vereLe conseguenze sono conoscenze vere che
29
1. Metodo dimostrativo 1. Metodo dimostrativo ((assiomaticoassiomatico--deduttivodeduttivo))
Aristotele: esempio di sillogismo Aristotele: esempio di sillogismo
Premessa maggioreTutti gli uomini sono mortali
Premessa minoreSocrate è
un uomo
ConclusioneSocrate è
mortale
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2. Metodo 2. Metodo ipoteticoipotetico--deduttivodeduttivo
Si riduce un problema di cui non si conosce ancora la soluzione ad un altro problema analogo di cui, invece, si possiede già
una
soluzione evidente/dimostrata
Si spiega una situazione nuova che eccede quelle già
spiegate da
una teoria condivisa dagli esperti con una teoria diversa ma più
comprensiva, che dà ragione della nuova e
delle vecchie situazioni
31
È
riassumibile in due alternative:
1. 2.
Le ipotesi non sono già contenute nel problema sono solo condizioni per la soluzione del problema stessoDunque, possono esistere anche più condizioni (modelli)Le ipotesi possono variare nel tempo, nello spazio e nelle circostanze, alla luce di determinati metodi di indagine Le verità sono verità per quel problema o quella cosa considerati sotto determinate e ben precise condizioni di tempo, luogo, circostanze, oltre che di metodo e di strumenti di indagine; non sono verità assolute (ab-solute: sciolte dal vincolo delle condizioni date)
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2. Metodo 2. Metodo ipoteticoipotetico--deduttivodeduttivo
3. 3. Metodo Metodo dialogicodialogico--confutativoconfutativoAvviato da Zenone, esaltato da Socrate-Platone, formalizzato da AristoteleNon è sufficiente, anche se lo si potesse, dedurre in maniera rigorosa le conseguenze di una certa premessa ritenuta veraPer essere sicuri della verità di una tesi serve dedurre in maniera rigorosa le conseguenze della tesi opposta, cosicché la premessa le cui conseguenze risultassero contraddittorie rispetto al punto di partenza sarà dimostrata falsaQuesto metodo comporta una radicale metabolé(trasformazione) non solo delle pretese veritative rivendicate dalle «teorie» degli altri, ma anche nondimeno dalle proprie
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4. 4. Metodo induttivoMetodo induttivoL’induzione è una inferenza ampliativa, che obbedisce a precise regole logiche universali e necessarie, dal particolare al generale all’universaleSecondo Aristotele, l’induzione apparteneva al regno della dialettica e della retorica, non della scienza, perchépuò solo argomentare o suggestionare e non ha valore epistemico-dimostrativoOgni generalizzazione previsione ricavata da casi particolari, qualunque sia il numero di questi casi, può soltanto offrire conoscenze probabili
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Il tacchino Il tacchino induttivistainduttivista di di Bertrand Russell Bertrand Russell «Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell'allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E
da buon
induttivista
non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì
altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì
e di giovedì,
nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così
arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in
condizioni più
disparate. Finché
la sua coscienza induttivista
non fu soddisfatta ed elaborò un'inferenza induttiva come questa: "Mi danno il cibo alle 9 del mattino". Purtroppo, però, questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla
vigilia di Natale, quando, invece di venir
nutrito, fu sgozzato»Bertrand Russell, cit. in A. F. Chalmers,
Che cos'è
questa scienza?, 1979
35
I Greci: lI Greci: l’’atteggiamento nei confronti atteggiamento nei confronti della conoscenza epistemicadella conoscenza epistemica
L’epistéme era il prodotto della forma «superiore»
della razionalità
umana, il perseguimento e la scoperta di uno
stato puro, stabile ed autosufficiente
«Non bisogna seguire quelli che consigliano che, essendo uomini, si attenda a cose umane ed, essendo mortali, a cose mortali, bensì, per quanto è
possibile, bisogna farsi immortali e
far di tutto per vivere secondo la parte più
elevata di quelle che sono in noi.»
Aristotele, Etica Nicomachea
X
36
La fortuna del pensiero grecoLa fortuna del pensiero greco
Fino alla modernità, la distinzione tra scienza (riflessione sull’essere
dell’esperienza) e filosofia (riflessione sull’intero) se fu contemplata non giunse
mai alla separazione.
37
2. EPIST2. EPISTÉÉME MODERNAME MODERNA
Nella modernità
ci fu una svolta epistemologica:
con la «rivoluzione scientifica», nel 1600
38
GalileoGalileoLa svolta avvenne con
Galileo Galilei (1564-1642). Egli fu uomo religioso, filosofo, letterato, tecnologo, tecnico,
scienziato.
Con la scienza moderna si lascia da parte l’ambizione di cogliere l’essenza
della cosa stessa, ovvero ciò che sta sotto quanto appare agli occhi e rende possibile la cosa
stessa39
PerchPerchéé
Galileo propose questa Galileo propose questa svolta? svolta?
L’ambizione di cogliere le quattro cause delle cose dell’essere dell’esperienza e dell’intero (dare le ragioni certe ed affidabili) era:Difficile eccessivamente impegnativo anche
per ottenere piccoli risultatiSterile impossibile arrivare ad una conoscenza
condivisa Pleonastica costringeva a spiegare le «cose»
con le «cose» stesse
La disputa metafisica dà
origine ad opinioni sempre aperte,
inconcludibili40
Erasmo da RotterdamErasmo da Rotterdam
Già
Erasmo da Rotterdam (1466-1536) nell’Elogio della stoltezza si beffava dei filosofi che si sono susseguiti nella storia sottolineandone la loro follia.
Le discussioni sull’essenza delle cose erano interminabili e aprivano un ventaglio di risposte che finivano per negarsi a vicenda.
41
In che cosa consiste la svolta In che cosa consiste la svolta galileianagalileiana
Galileo preferisce accontentarsi di sapere cose certe sulle «affezioni» (proprietàempiriche) delle sostanze, che sono gli aspetti misurabili ed osservabili delle cose, piuttosto che cose incerte e controverse sulle sostanze stesseAnche per Galileo, come per i Greci, lascienza è sinonimo di sapere, ma deve limitare il proprio raggio d’azione alle proprietàempiriche delle sostanze se vuole ottenere risultati intersoggettivi ed evidenti
42
GalileoGalileo
«Io stimo più
il trovare un vero, benché
di cosa leggiera, che ‘l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità
niuna»
G. Galilei, Nota autografa al p(adre) Campanella, 1610
43
Dimostrazioni logico- matematiche il cui modello
è
fornito dalla geometria
Proposizioni che si rifanno all’esperienza, ma “assediata”
con
l’esperimento che ne permette la matematizzazione
44
Nelle dispute sui problemi dell’essere dell’esperienza si deve fare riferimento alle «sensate esperienze»
e alle
«dimostrazioni necessarie». Attraverso:
Galileo: il Galileo: il metodo metodo ipoteticoipotetico-- deduttivodeduttivo--sperimentalesperimentale 11
1. 2.
L’unione di queste due tipologie porta al metodo ipotetico-deduttivo-sperimentale
Galileo: il Galileo: il metodo metodo ipoteticoipotetico-- deduttivodeduttivo--sperimentalesperimentale 22Metodo:Si argomenta che le cose stiano in un certo modo A partire da questa ipotesi si dimostrano molti “accidenti”Se l’esperimento mostra che tali “accidenti” si verificano in
natura l’ipotesi è accertata empiricamente Diversamente, le ipotesi restano valide solo
matematicamente, cioè restano ipotesi
Strumenti:Osservazione strumentale della realtà: osservazione
scientifica non più basata sui sensi, ma attraverso strumenti
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Galileo: la legge di caduta dei Galileo: la legge di caduta dei gravigravi
Ipotesi: la velocità della caduta di un corpo è proporzionale non al peso (Aristotele) ma al tempo trascorso nella cadutaEsperimento del piano inclinato: Nella scanalatura ben levigata del piano, Galileo faceva scendere una sferetta registrando mediante un orologio ad acqua i tempi impiegati per percorrere distanze progressivamente crescenti. Confrontando gli spazi e i tempi di discesa, Galileo si rese conto che in tempi eguali successivi gli spazi percorsi stavano tra di loro come laserie dei numeri dispari (1,3,5,7,9 e così via)Conclusione: Questo dato non solo confermò a Galileo che il moto naturale di caduta è costantemente accelerato, ma gli consentì anche di stabilirne matematicamente la proporzione. Nel moto naturale gli spazi percorsi sono dunque proporzionali al quadrato dei tempi
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Galileo: fortuna e limiti 1Galileo: fortuna e limiti 1Il cammino euristico di tutte le scienze moderne è
improntato sul paradigma galileiano.
Nasce il rischio di assolutizzare questo paradigma epistemico.
MA
in realtà
esso non può esaurire tutto l’uomo e tutta la verità. Quindi non può funzionare per spiegare, ad esempio, Dio, il senso delle cose, la libertà, il dover essere, il bello, …
47
Galileo: fortuna e limiti 2Galileo: fortuna e limiti 2Né Galileo né i suoi immediati successori pensarono che questo modello di scienza dovesse applicarsi a tutti i campi dell’essere dell’esperienza e a maggior ragione dell’interoErano consapevoli che andava bene per le «affezioni» ma non per spiegare l’essenza (la sostanza, la forma, il fine) delle cose, incluso DioQuesta consapevolezza epistemologica venne diluendosi man mano che si sviluppò la cultura moderna
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Una scienza della natura orientata alle caratteristiche quantitative dell’essere dell’esperienza era destinata a dire cose vere circa la realtà e a raggiungere quella certezza che l’antico ideale di scienza esigevaMa portava in sé il rischio di arrivare allo «scientismo»
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Galileo: fortuna e limiti 3Galileo: fortuna e limiti 3
Antichi:1.Causa formale2.Causa materiale3.Causa efficiente4.Causa finale
Moderni:Causa efficiente
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Lo scientismo determinista Lo scientismo determinista L’espansione conoscitiva della scienza moderna (meccanica newtoniana) presuppone un nuovo principio di causalità:
• Gli antichi riconoscevano la causalità delle cose, ma non avevano la pretesa di esaurirla
• I moderni, invece, per avere una conoscenza completa, riducono il principio di causalità a una sola delle cause, la causa efficiente, che è il fondamento del determinismo
Moderni:a.Ogni causa ha un solo e ben determinato effetto (versione ontologica del principio di causalità)
b.Ogni causa ha un solo e ben determinato effetto e viceversa (versione ontologica del principio di causalità)
c.La conoscenza delle cause consente la previsione esatta dei loro effetti (versione gnoseologica del principio di causalità)
Antichi:a.Ogni causa ha un effetto, ma esso non è
necessariamente determinato,
conoscibile (non dicevano quale)
b.La conoscenza delle cause consentiva solo di dire che una causa ha un effetto, senza dire esattamente quale e senza immaginare che da un solo effetto si potesse risalire all’unica sua esclusiva causa
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Lo scientismo determinista Lo scientismo determinista Il nuovo principio di causalità
è
diverso da quello degli antichi:
L’indeterminismo
sostiene che noi non siamo in grado di conoscere con la precisione necessaria
lo stato iniziale di
tutte le cose, su cui poi poter applicare la nostra deduzione matematica deterministaQuesta concezione non nega il determinismo, perché
non è la disconferma del presupposto ontologico deterministico per cui ad ogni causa segue un effetto e viceversa Ma esprime soltanto il nostro limite gnoseologico,
perché siamo noi che non riusciamo a padroneggiare tutte le condizioni che ci permetterebbero di giungere alla padronanza del determinismo esistente
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Indeterminismo: variabile del Indeterminismo: variabile del determinismodeterminismo
Si rafforza il principio per cui «scienza»
è
scoprire e fissare matematicamente ed empiricamente i nessi deterministici di causa-effetto esistenti tra i fenomeni.
Da qui, ad esempio, anche certe ossessioni giornalistiche contemporanee che annunciano ogni volta con titoli gridati l’individuazione, perfino nell’uomo, del gene A della malattia A¹, del gene B causa del comportamento B¹, del gene C all’origine della propensione C¹, dando anche ben più
dell’impressione
che, quando si rilevasse A¹, B¹, C¹, chiunque sarebbe sicuro di doverli far risalire specificamente alla causa dei geni A, B, C.
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Lo scientismo determinista Lo scientismo determinista
3. EPIST3. EPISTÉÉME CONTEMPORANEAME CONTEMPORANEA
Scienza:si interessa solo di una
classe particolare di oggetti (concetto di scienza regionale)pretendere un’estensione
del suo campo di indagine significherebbe cadere nel riduzionismo scientista
Filosofia:si occupa della scienza in
quanto tale (regione scientifica in quanto tale)riflette sulla dimensione
dell’essere in quanto essere (regioni empiriche e del meta empirico)si interessa di dare le ragioni di
arte, religione, storia,... che non sono «scienze»
Nell’epistéme contemporanea scienza e filosofia sono completamente distinte
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Il riduzionismo scientistaIl riduzionismo scientistaIl determinismo scientista cade nel riduzionismo quando si attribuisce una validità
anche metafisica
Questa è
un’operazione indebita:l’uomo viene ridotto solo alla sua componente
misurabile secondo i canoni dell’epistéme modernal’uomo non padroneggia perfettamente il
determinismo non può conoscere con precisione lo stato iniziale delle cose su cui poi applicare la deduzione matematica deterministica
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Il riduzionismo scientistaIl riduzionismo scientistaQuali alternative ci lascia il riduzionismo?Rassegnazione a ricavare dalla condizione iniziale
solo previsioni sullo stato finaleRiproposizione in termini aggiornati della teosofia
rinascimentaleRiduzione della scienza a una finzione letteraria
Resta solo la TECNOLOGIAnon epistemicamente giustificata,
ma pragmatica56