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FEBBRAIO 2016TAV. DATA SCALA
COMUNE DI MONASTERACECOMMITTENTE
PROGETTISTI: RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
ELABORATIArchitettonico
COMUNE DI MONASTERACEPROVINCIA DI REGGIO CALABRIA
Nome file: ControllatoRedatto:Descrizione Revisione Approvato:Rev. n.°:Data
APPROVAZIONI
2
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Ing. Marco Arduini (Capogruppo)
Ing. Giuseppe Pennisi
MDA & partners srl
Dott.Cons. Guido Coniglio
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SCALA
ELABORATO
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PROGETTO DEFINITIVO/ESECUTIVO(artt. 15; 24-32 e 33-43 del D.P.R. n°207/2010)
11
PIANO AZIONE GIOVANI “Sicurezza e Legalità” - Linea Intervento 1”Sport e legalità” -
Iniziativa Quadro “Progetto Locride”ex PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO
OBIETTIVO CONVERGENZA 2007 - 2013 “Progetto Locride”
Ristrutturazione, ampliamento ed arredo dell'edificio “ex Q8” da destinare aCentro di aggregazione giovanile ed Osservatorio per la legalità
Dott. Rocco Lombardo in Monasterace Marina (RC).
Arch. Caterina Denisi
Relazioni SpecialisticheRSTav. RS.01 - Relazione geologica.
Tav. RS.02 - Relazione sulla pericolosità sismica di base.
- Relazione Geologica -
RS.01
Tav. RS.03 - Studio di Compatibilità Ambientale.
TAV. DATA SCALA
COMUNE DI MONASTERACECOMMITTENTE
PROGETTISTI: RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
ELABORATIArchitettonico
COMUNE DI MONASTERACEPROVINCIA DI REGGIO CALABRIA
Nome file: ControllatoRedatto:Descrizione Revisione Approvato:Rev. n.°:Data
APPROVAZIONI
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Ing. Marco Arduini (Capogruppo)
Ing. Giuseppe Pennisi
MDA & partners srl
Dott.Cons. Guido Coniglio
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PROGETTO DEFINITIVO/ESECUTIVO(artt. 15; 24-32 e 33-43 del D.P.R. n°207/2010)
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PIANO AZIONE GIOVANI “Sicurezza e Legalità” - Linea Intervento 1”Sport e legalità” -
Iniziativa Quadro “Progetto Locride”ex PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO
OBIETTIVO CONVERGENZA 2007 - 2013 “Progetto Locride”
Ristrutturazione, ampliamento ed arredo dell'edificio “ex Q8” da destinare aCentro di aggregazione giovanile ed Osservatorio per la legalità
Dott. Rocco Lombardo in Monasterace Marina (RC).
Arch. Caterina Denisi
Relazioni SpecialisticheRSTav. RS.01 - Relazione geologica.
Tav. RS.02 - Relazione sulla pericolosità sismica di base.
- Relazione sulla pericolosità sismica di base -
RS.02
Tav. RS.03 - Studio di Compatibilità Ambientale.
FEBBRAIO 2016
Relazione Sulla Pericolosità Sismica di Base _________________________________________________________________________________________________________________
PREMESSA Per conto della MDA & Partners srl, il sottoscritto Geologo Fabio Demasi, regolarmente
iscritto all’Albo Professionale – Sez. A – dell’Ordine Regionale dei Geologi della Calabria con
il n° 1055, ha redatto la presente Relazione sulla Pericolosità Sismica di Base inerente il
progetto definitivo ed esecutivo “Ristrutturazione, ampliamento ed arredo dell’edificio “ex
Q8” da destinare a Centro di aggregazione giovanile ed Osservatorio per la legalità Dott.
Rocco Lombardo in Monasterace Marina (RC)”.
1. OBIETTIVI PRINCIPALI DELLO STUDIO Il presente studio, come previsto dalle normative vigenti, è finalizzato all’analisi della
pericolosità sismica di base relativa ad un sito interessato dalla realizzazione dell’opera in
progetto. Lo studio, oltre ad un breve richiamo alle normative vigenti, ha riguardato
l’inquadramento sismotettonico del territorio calabrese e la ricostruzione della sismicità
pregressa dell’area. In questa prima fase ci si è avvalsi della consultazione telematica di
diversi cataloghi e database sismici, tra i quali:
DISS (Database of Individual Seismogenic Sources); al fine di individuare le principali
sorgenti sismogenetiche regionali capaci di produrre un moto sismico significativo nel
sito di interesse, caratterizzandole in termini di massima magnitudo potenziale e
distanza sorgente-sito;
DBMI11 (Database Macrosismico Italiano) – CPTI04 (Catalogo Parametrico dei
Terremoti Italiani) – CFTI4Med (Catalogo dei Forti Terremoti Italiani); al fine di
ricostruire la sismicità storica e una valutazione dei principali parametri sismici (data
del sisma, area epicentrale, intensità al sito ed epicentrale, magnitudo momento).
Successivamente, in accordo con quanto previsto dalle NTC 2008 si è calcolata la
pericolosità sismica di base necessaria alla determinazione delle azioni sismiche.
2. NORMATIVE DI RIFERIMENTO Tale studio è stato svolto in ottemperanza alle normative vigenti:
D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per Le Costruzioni” TESTO UNICO” (Gazzetta
Ufficiale n. 29 del 04/02/2008 – Supplemento 30 e Gazzetta Ufficiale n. 47 del
26/02/2009 – Supplemento Ordinario n. 27) e Linee Guida sulle Norme Tecniche per le
Costruzioni Circolare del C.S.LL.PP. n. 617 del 02/02/2009 “Istruzioni per l’applicazione
delle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D. M. 14/01/2008”;
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Relazione Sulla Pericolosità Sismica di Base _________________________________________________________________________________________________________________
O.P.C.M. n. 3274 del 20/03/2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la
classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in
zona sismica” pubblicata sul supplemento ordinario 72 della Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’ 8
maggio 2003, con la quale si approvano: “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche –
individuazione, formazione ed aggiornamento degli elenchi nelle medesime zone”;
O.P.C.M. n. 3519 del 28/04/2006 “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche
e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” e ss.mm.ii.;
Regolamento Regionale n. 7 del 28 giugno 2012 "Procedure per la denuncia, il
deposito e l'autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione
territoriale in prospettiva sismica di cui alla legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009
s.m.i." Abrogazione regolamento regionale n. 18 dell'1 dicembre 2009 (testo
coordinato con le modifiche ed integrazioni di cui al R.R. n. 2 del 19 marzo 2013,
approvato con delibera G.R. n° 73 del 08 marzo 2013 pubblicato sul BURC supp.
straordinario del 28 marzo 2013).
3. RISPOSTA SISMICA LOCALE (RSL)
Al fine di determinare le azioni sismiche di progetto, le NTC 2008 stabiliscono che deve
essere valutato l’effetto della risposta sismica locale. L’analisi della risposta sismica locale è
lo studio della risposta del terreno a una determinata sollecitazione sismica, finalizzato alla
previsione del moto sismico atteso in superficie; ovvero la modifica delle caratteristiche di
durata, ampiezza e contenuto in frequenze che il moto sismico subisce nel passaggio dagli
strati rigidi profondi (bedrock sismico) ai terreni più superficiali (depositi di copertura), in
relazione alle caratteristiche meccaniche e stratigrafiche di questi ultimi e alla presenza di
particolari condizioni topografiche (Lanzo e Silvestri, 1999).
Tale studio può essere effettuato attraverso due procedure: analisi numerica o approccio
semplificato.
Il Regolamento Regionale n. 7 del 28/06/2012 “Procedure per la denuncia, il deposito e
l'autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in
prospettiva sismica di cui alla legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009” all’art. 5 dell’Allegato
3 – “Effetti di sito per interventi di tipo edilizio” prevede che per le opere appartenenti alla
Classe d’uso I e II (ad eccezione delle opere ricadenti su terreni di tipo S1 ed S2), il livello
minimo di analisi sia rappresentato dall’approccio semplificato, mentre le opere
appartenenti alle Classi d’uso III e IV invece, sono assoggettate a specifiche analisi di
valutazione degli effetti di sito attraverso analisi numerica della risposta sismica locale. ___________________________________________________________________________________________________
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Relazione Sulla Pericolosità Sismica di Base _________________________________________________________________________________________________________________
Per quanto riguarda l’approccio semplificato, le NTC 2008 al paragrafo 3.2 valutano le
azioni sismiche tramite una categorizzazione del sottosuolo di riferimento a mezzo del
parametro equivalente VS30 nella tabella 3.2.II della normativa (definito sulla scorta di
opportune indagini geofisiche e/o geotecniche). A ciascuna categoria quindi corrisponde un
fattore di amplificazione stratigrafico Ss deducibile dalle tabelle 3.2.V e 3.2.VII, applicabili
direttamente agli spettri di risposta elastici in accelerazione delle componenti
rispettivamente orizzontali e verticali nei diversi stati limite considerati. Questo, sempre
citando le suddette norme, in assenza di specifiche analisi. In alternativa all’approccio
semplificato, si ricorre all’analisi numerica facendo riferimento al punto 7.11.3.2 della stessa
norma in cui viene specificato che "Il moto sismico alla superficie di un sito, associato a
ciascuna categoria di sottosuolo, è definito mediante l'accelerazione massima (amax) attesa in
superficie ed una forma spettrale ancorata ad essa. Il valore amax può essere ricavato dalla
relazione amax= Ss*ag dove ag è l'accelerazione massima su sito di riferimento rigido ed Ss è il
coefficiente di amplificazione stratigrafica. Per categorie speciali di sottosuolo (Tab. 3.2.III), per
determinati sistemi geotecnici o se si intende aumentare il grado di accuratezza nella previsione
dei fenomeni di amplificazione, le azioni sismiche da considerare nella progettazione possono
essere determinate mediante specifiche analisi di risposta sismica locale. Queste analisi
presuppongono un'adeguata conoscenza delle proprietà geotecniche dei terreni, da
determinare mediante specifiche indagini e prove".
Nella sezione sottolineata sopra, trova il campo di applicazione l'analisi di livello 3, in
quanto valuta l'amplificazione stratigrafica specifica del sito, tramite un'accelerazione
attesa al bedrock, scalata da una funzione di amplificazione del sito dipendente dalla
stratigrafia e dai parametri elasto dinamici di ogni strato. Secondo le citate norme tecniche
NTC 2008, l'accelerazione attesa al bedrock deve risultare da una serie di accelerogrammi
(naturali o simulati) che ben approssimano la storia sismica del sito.
Per questo studio è necessario avvalersi di specifici software per l’analisi numerica della
risposta sismica locale in grado di descrivere correttamente il comportamento del terreno
soggetto a input sismico. Questi codici di calcolo utilizzano modelli lineari e non lineari,
monodimensionali, bidimensionali e tridimensionali. I dati di input che devono essere forniti
in ingresso a questi modelli, in relazione alla complessità e alla raffinatezza del modello
stesso, devono essere il più possibile affidabili. In linea di massima queste prescindono dalla
presenza dell’edificato (condizioni di free-field) e quindi non tengono conto dell’interazione
terreno-struttura.
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4. INQUADRAMENTO SISMICO DELLA CALABRIA La Calabria è considerata una tra le regioni a più elevata attività sismica d’Italia che ha
raggiunto in epoca storica livelli energetici anche molto elevati, a testimonianza di un
campo di sforzi sempre attivo. Anche se negli ultimi anni non si sono registrati eventi
particolarmente energetici, l’elevata attività sismica della regione testimonia la rapidità dei
processi di evoluzione geologica in atto nella regione legati all’evoluzione geodinamica
dell’Arco Calabro all’interno del Mediterraneo. Poiché i processi geologici durano milioni di
anni, è evidente che terremoti distruttivi che hanno gravemente interessato gran parte dei
comuni della regione continueranno a scuotere la Calabria ancora per un lungo periodo.
Così è altrettanto evidente che più ci si allontana dall’ultimo forte evento sismico, più
aumentano le probabilità del suo ripetersi.
Dall’analisi dei diversi cataloghi e database sismici dell’INGV si ricava che la quasi totalità
dei sismi in Calabria sono di tipo superficiale e localizzati in un intervallo sismogenetico
compreso tra gli 8 e i 18 Km, uniformemente attivo su tutto il territorio regionale. I tempi di
ritorno per i sismi crostali con Intensità MCS 9 risultano essere di circa 90 anni per il
territorio calabrese a Nord della Stretta di Catanzaro, di circa 80 anni per il territorio
calabrese compreso tra la Stretta di Catanzaro e la Piana di Gioia Tauro e di circa 110 anni
per la Calabria meridionale. I sismi con Intensità MCS 9 presentano tempi di ritorno molto
differenti variando per la Calabria settentrionale tra 10-15 anni, per la Calabria centrale tra
4-25 anni e per la Calabria meridionale tra 8-37 anni.
4.1. Zonazione sismogenetica Negli ultimi anni e fino al 2002, il punto di riferimento per la valutazione della pericolosità
sismica nell'area italiana è stata la zonazione sismogenetica ZS4 (Scandone et al., 1996). Gli
sviluppi più recenti in materia di sismogenesi (Galadini et al., 2000, DISS Catalogo sorgenti
sismogenetiche Valensise e Pantosti 2001) hanno però evidenziato alcune incoerenze con il
catalogo CTPI. Per tale motivo, al fine di ottenere un modello più coerente con i nuovi dati e
con il quadro sismotettonico oggi disponibile, è stata sviluppata una nuova zonazione
denominata ZS9.
La ZS9 propone la suddivisione del territorio nazionale in fasce che presentano al loro
interno requisiti di omogeneità in relazione alle caratteristiche geo-strutturali, cinematiche
e sismiche. In particolare ZS9 è costruita facendo riferimento al modello sismotettonico di
Meletti et al., 2000, rivisto ed integrato negli anni successivi alla sua formulazione.
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Relazione Sulla Pericolosità Sismica di Base _________________________________________________________________________________________________________________
L'elemento di novità della ZS9 è rappresentato dall'impiego di un catalogo sismico più
aggiornato (CPTI2) e dall'introduzione delle conoscenze più recenti sulla geometria delle
sorgenti sismogenetiche (database DISS).
Il territorio Calabrese nella vecchia zonazione sismogenetica (ZS4) era compresa nelle
zone 65, 66, 67, 68, 69, 70 , 71, 72. Tali aree, nella zonazione sismogenetica ZS9, sono state
raggruppate in due nuove zone (Fig. 4.1.); una sul lato tirrenico della regione (zona 929) ed
una sul ionico (zona 930).
Fig. 4.1. Zonazione sismogenetica ZS9 (da www.ingv.it).
Un'altra importante novità inserita nella ZS9 è l'introduzione dello strato sismogenetico
che è stato definito convenzionalmente come l'intervallo di profondità che ha generato il
90% degli eventi che ricadono all'interno di ogni zona. I limiti superiore e inferiore dello
strato sismogenetico sono individuati alle profondità che includono un numero di eventi
cumulato pari rispettivamente al 5% e al 95% del totale. ___________________________________________________________________________________________________
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La profondità alla quale avviene la maggior parte degli eventi è stata identificata con la
moda principale della distribuzione di frequenza degli eventi. Per tener conto di tutte le
incertezze e del fatto che un valore unico di profondità può non essere rappresentativo
dell'intero strato sismogenetico, viene proposta la seguente suddivisione delle profondità
efficaci nelle seguenti 4 classi di profondità: 1-5 km, 5-8 km, 8-12 km, 12-20 km.
Ad ogni zona è stata dunque associata una classe di profondità in base al valore che
assume la profondità efficace corrispondente. La classe di profondità rappresenta dunque la
maggior parte degli eventi, considerando anche gli errori associati, e contiene al suo interno
il valore di profondità efficace.
Infine, altra importante novità è la determinazione del meccanismo di fagliazione
prevalente da associare alle diverse zone sismogenetiche. Con questo termine si intende
quello che ha la massima probabilità di caratterizzare i futuri terremoti significativi.
Concordemente alla classificazione utilizzata da Sadigh et al., (1997) tale meccanismo è
stato espresso secondo tre tipologie: Diretto, Inverso e Trascorrente destro o sinistro. A tali
categorie va aggiunta la tipologia "Indeterminato" per i casi in cui l'insieme dei dati non è
sufficiente per una determinazione univoca. L'assegnazione della tipologia è stata
effettuata in funzione dell'angolo di rake. Per quanto riguarda le zone 929 e 930 si hanno
rispettivamente i meccanismi di fagliazione, normale e indeterminato.
4.2. Sorgenti sismogenetiche Le sorgenti sismogenetiche sono quelle strutture tettoniche ritenute responsabili dei
forti terremoti (M > 5,5) che avvengono sul territorio italiano. La loro individuazione richiede
studi di carattere multidisciplinare ed elaborazioni piuttosto complesse. Pertanto, il numero
e la localizzazione delle strutture attualmente note non deve intendersi definitivo ed
esaustivo della complessità associata alla sismicità italiana. Tuttavia, si deve considerare
che ormai i dati presenti nel DISS (Database of Individual Seismogenic Sources - Gruppo di
Lavoro DISS, 2010) risultano dotati di una certa robustezza ed affidabilità scientifica per
molte aree del territorio nazionale.
Per quanto riguarda l’area in esame, le sorgenti sismogenetiche più vicine cosi come
individuate nel DISS sono riportate in Tabella 4.1., mentre l’ubicazione geografica è
mostrata in Figura 4.2..
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CODICE SORGENTE DENOMINAZIONE Mw MASSIMA ATTESA
(Wells & Coppersmith, 1994) DISTANZA (km)
MINIMA MASSIMA MEDIA lTIS011 Upper Mesima Basin 6,6 31 43 37
ITIS012 Gioia Tauro Plain 6,6 44 56 49 ITIS044 Nicotera-Rosarno 6.0 43 55 49
Tab. 4.1. Sorgenti sismogenetiche più vicine all’area di studio (da DISS version 3).
Fig. 4.2. Ubicazione delle sorgenti sismogenetiche più vicine all’area di studio (da DISS version 3).
La sorgente sismogenetica più vicina è la ITIS011 (Upper Mesima Basin), distante tra 32 e
43 km dal centro abitato di Monasterace (mediamente 38 km), è caratterizzata da un
lunghezza di 22 km, larghezza 13.5 km, 30° di inclinazione e da una magnitudo potenziale di
6.6. Secondo il DISS a tale sorgente è dovuto il terremoto del 7 Febbraio 1783 (Mw=6.6 da
CPTI11). A sud della ITIS011 è presente la sorgente ITIS012 (Gioia Tauro Plain), distante dal
sito tra 44 e 56 km (mediamente 49 km). Tale sorgente presenta una lunghezza di 25 km,
larghezza 15 km, 30° di inclinazione e una magnitudo potenziale di 6.6. Il DISS associa a tale
sorgente il terremoto del 5 Febbraio 1783 (Mw=7.0 da CPTI11). Infine, tra le due sorgenti
sismogenetiche è presente la ITIS044 (Nicotera-Rosarno). Essa dista dal centro abitato di
Monasterace tra i 43 e 55 km (mediamente 49 km). Presenta lunghezza di 12.5 km,
larghezza di 8.8 km, inclinazione di 70° e una magnitudo potenziale associata pari a 6.0. Il
DISS associa a tale sorgente il terremoto del 7 Marzo 1928 (Mw=5.80 da CPTI11). ___________________________________________________________________________________________________
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4.3. Sismicità storica di Monasterace Il territorio del Comune di Monasterace (RC) è stato soggetto, come tutti i comuni della
Calabria a diverse crisi sismiche che hanno prodotto danni e vittime.
I dati di sintesi dei terremoti che hanno interessato l’intero territorio comunale sono stati
ricavati dalla consultazione del DBMI11, Database Macrosismico Italiano (Locati et al., 2011)
con riferimento alla località Monasterace (RC).
I dati cosi ottenuti sono riportati nella tabella 4.2. e diagrammati nella figura 4.3. Per ogni
evento sismico, nella tabella sono indicati: numerazione dell’evento; data del sisma (giorno,
mese, anno e ora); area epicentrale; intensità al sito Is (valori in scala MCS e moltiplicati per
10); intensità epicentrale Io (valori in scala MCS e moltiplicati per 10) e magnitudo momento
Mw ricavata sulla base di correlazioni empiriche o misurata.
NUMERO EVENTO
DATA AREA EPICENTRALE
Is
(MCS x 10)
Io
(MCS x 10) Mw
GIORNO MESE ANNO ORA
1 05 11 1659 22:15 Calabria centrale 9-10 10 6,55
2 28 03 1783 18:55 Calabria 8-9 11 6,98
3 08 09 1905 01:43 Calabria meridionale 6-7 7,04
4 23 10 1907 20:28 Calabria meridionale 6 8-9 5,87
5 28 12 1908 04:20 Calabria meridionale-Messina 7 11 7,10
6 11 05 1947 06:32 Calabria centrale 7 8 5,70
7 23 11 1980 18:34 Irpinia-Basilicata 3-4 10 6,89
Tab. 4.2. Eventi sismici che hanno interessato la località di Monasterace dall’anno 1000 al 2006 (da DBMI11, Database Macrosismico Italiano (Locati et al., 2011)).
Fig. 4.3. Rappresentazione grafica degli eventi sismici che hanno interessato la località di Monasterace dall’anno 1000 al 2006 (da DBMI11, Database Macrosismico Italiano (Locati et al., 2011)).
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Relazione Sulla Pericolosità Sismica di Base _________________________________________________________________________________________________________________
Dalla ricerca effettuata nel DBMI11, nell’intervallo temporale che va dall’anno 1000 al
2006, si evince che la storia sismica di Monasterace si compone di 7 eventi sismici con
intensità macrosismica storicamente osservata al sito maggiore o uguale al VII° della scala
MCS, ad eccezione di un evento che ha prodotto intensità macrosismiche al sito del III-IV°
della scala MCS.
Questo dato è peraltro confermato dall’analisi degli eventi sismici censiti nel Catalogo
Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI04).
Tra i terremoti storici più forti che hanno interessato l’intero territorio comunale e/o più
prossimi a Monasterace si segnalano quelli riportati nella Figura 4.4.. Tale figura è tratta dal
Catalogo dei Forti Terremoti Italiani dell’INGV (CFTI4Med; Guidoboni et al., 2007) che copre
un intervallo temporale dal 461 a.C. fino al 1997, e raccoglie tutti i risentimenti per i centri
abitati italiani dovuti a terremoti di magnitudo superiore a 5,5.
Con ogni probabilità questi eventi hanno prodotto un risentimento nel centro abitato, se
non addirittura un modesto danneggiamento dell’edificato.
Dall’analisi della sismicità storica di Monasterace se ne deduce come le informazioni sono
scarse. Ciò potrebbe essere dovuto da un lato alle piccole dimensioni dell’abitato e quindi
alla sua scarsa importanza politica ed economica, per cui le fonti bibliografiche storiche
trascurano gli eventuali effetti dei terremoti, come spesso avviene per centri abitati minori;
dall’altro lato potrebbe evidenziare la scarsa sismicità locale e l’assenza di terremoti che
possano produrre danneggiamenti consistenti dell’abitato. Con ogni probabilità, queste due
motivazioni coesistono.
Fig. 4.3. Rappresentazione grafica degli eventi sismici che hanno interessato la località di Monasterace dall’anno 1000 al 2006 (da DBMI11, Database Macrosismico Italiano (Locati et al., 2011)).
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Relazione Sulla Pericolosità Sismica di Base _________________________________________________________________________________________________________________
5. PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE Secondo le NTC 2008, la pericolosità sismica di base costituisce l’elemento di conoscenza
primario per la determinazione delle azioni sismiche. Essa rappresenta una caratteristica
fisica del territorio, e viene definita come la probabilità di superamento del valore relativo
ad un parametro descrittivo dello scuotimento prodotto dal terremoto (intensità
macrosismica, picco di accelerazione, valori spettrali, ecc.) in un dato territorio e in un
determinato intervallo di tempo, espresso come frequenza annua di eccedenza ( ) o
periodo di ritorno (Tr = 1/ ). La pericolosità sismica di base viene calcolata in condizioni di
sottosuolo rigido e senza irregolarità morfologiche, cioè non tiene conto dei possibili effetti
di amplificazione o deamplificazione sismica dovuti alle caratteristiche topografiche e
litostratigrafiche di sito.
La finalità di questi studi è la classificazione sismica a larga scala del territorio finalizzata
alla programmazione delle attività di prevenzione e pianificazione dell’emergenza.
Le normative (O.P.C.M. n. 3274/2003, O.P.C.M. n. 3519/2006, D.M. 14/01/2008) hanno
introdotto un nuovo elemento metodologico nella stima della pericolosità sismica di base,
la quale non risulta più associata alla zona sismica di appartenenza (approccio zona
dipendente, ex D.M. 14/09/2005), ma alla presenza di aree sismogenetiche attive, ossia al
valore di accelerazione massima orizzontale attesa su base probabilistica su uno specifico
sito (approccio sito dipendente). Questo strumento normativo, ha portato per la prima volta
a valutare la classificazione sismica del territorio secondo parametri sismologici svincolati
dal solo criterio politico del limite amministrativo prima utilizzato.
Il più recente studio di pericolosità disponibile per l’intero territorio nazionale è quello
condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (GdL MPS, 2004:
http://zonesismiche.mi.ingv.it). Dai risultati ottenuti dall’analisi di pericolosità sismica
condotta nel 2004 dal Gruppo di Lavoro istituito dall’INGV è stata redatta la mappa di
pericolosità (Fig. 5.1.), denominata anche MPS04, presente nell’Allegato1b dell’O.P.C.M. n.
3519 del 28/04/2006 “criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la
formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”.
In seguito a questo studio il territorio italiano è stato suddiviso in aree omogenee da un
punto di vista di rischio sismico individuando 10751 nodi di riferimento. Ad ogni nodo è
associato un valore di accelerazione massima attesa definita ag, amax, o PGA (Peak Ground
Acceleration) in condizioni di campo libero, su substrato di riferimento rigido (categoria di
suolo A con Vs,30 > 800 m/s), con superficie topografica orizzontale e con probabilità di
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eccedenza del 10% in 50 anni (ovvero tempo di ritorno di 475 anni) calcolato in
corrispondenza di ciascun punto costituente la griglia di riferimento scelta con passo di
0.05° di latitudine e longitudine, e per ciascuno dei 9 valori di TR in anni (30, 50, 72, 101, 140,
201, 475, 975, 2475).
Fig. 5.1. Mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale, e particolare del territorio regionale calabrese con localizzazione del Comune di Monasterace (modificata). Le aree a diverso PGA sono contrassegnate in base a differenti colorazioni corrispondenti alle rispettive classi (da www.ingv.it).
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Il valore di pericolosità sismica del territorio Comunale di Monasterace, così come
individuato dall’INGV è riproposto nell’estratto della mappa di pericolosità riportato in
figura 5.2..
Fig. 5.2. Mappa della pericolosità sismica del territorio Comunale di Monasterace. Il punto di incontro degli assi tratteggiati indica la localizzazione dell’area di studio (da http://esse1-gis.mi.ingv.it/).
Secondo tale cartografia il territorio del Comune di Monasterace ricade in una zona con
accelerazione massima al suolo ag con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a
suoli rigidi (Vs,30>800 m/s; cat. A), compresa tra 0.125 e 0.150 g.
5.1. Disaggregazione della pericolosità sismica
La disaggregazione (o deaggregazione) della pericolosità sismica (McGuire 1995;
Bazzurro & Cornell 1999) è un’operazione che consente di valutare i contributi di diverse
sorgenti sismiche alla pericolosità di un sito.
L'analisi della disaggregazione dei valori di ag riporta, per ogni nodo della griglia di
calcolo, la valutazione del contributo percentuale alla stima di pericolosità fornita da tutte le
possibili coppie di valori di magnitudo e distanza. Questa informazione è riportata sia in
forma di grafico 2D e 3D (Fig. 5.3. e Fig. 5.4.) che in forma tabellare (Tab. 5.1.). Inoltre per
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La forma più comune di disaggregazione è quella bidimensionale in magnitudo e
distanza (M-R) che permette di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche a distanza R
capaci di generare terremoti di magnitudo M.
Espresso in altri termini il processo di disaggregazione in M-R fornisce il terremoto che
domina lo scenario di pericolosità (terremoto di scenario) inteso come l’evento di
magnitudo M a distanza R dal sito oggetto di studio che contribuisce maggiormente alla
pericolosità sismica del sito stesso.
Dall’elaborazione dei dati forniti dall’INGV (http://esse1-gis.mi.ingv.it/) secondo le
procedure del Deliverable D14 “Disaggregazione della pericolosità sismica in termini di ”M –
R –
comunale di Monasterace è stata scelta, come riferimento, la disaggregazione eseguita in
corrispondenza del punto più vicino (ID 43671).
Come mostrato nel diagramma in figura 5.3., il contributo più alto percentuale alla
pericolosità (compreso tra il 9 e il 11%) è fornito da eventi sismici caratterizzati da
magnitudo comprese tra 4.5-6.0 e distanze epicentrali comprese tra 10 e 20 km.
Fig. 5 .3. Grafico rappresentante la disaggregazione di ag con 10% di probabilità di eccedenza in 50 anni per il territorio Comunale di Monasterace (da http://esse1-gis.mi.ingv.it/).
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Ai fini progettuali l’evento sismico più significativo è quello più frequente, caratterizzato
da valori modali della magnitudo e della distanza epicentrale.
Analogamente alla disaggregazione in M-R è possibile definire la disaggregazione
tridimensionale in M-R- ard per cui lo
scuotimento (logaritmico) devia dal valore mediano predetto da una data legge di
attenuazione dati M ed R.
In particolare, sono stati disaggregati i valori mediani di scuotimento (relativi a suolo
rigido), espresso in termini di accelerazione orizzontale di picco (PGA), corrispondenti a 9
periodi medi di ritorno: 30, 50, 72, 100, 140, 200, 475, 1000 e 2500 anni.
Per il sito esaminato, i risultati sono stati restituiti in termini di distribuzioni M-R-
sono stati ricavati i valori medi e modali di tali parametri.
Tab. 5.1. Valori di magnitudo e distanza per ogni nodo della griglia di calcolo che forniscono un contributo percentuale alla stima di pericolosità (da http://esse1 -gis.mi.ingv.it/).
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Fig. 5.4. Rappresentazione tridimensionale dei valori di disaggregazione, in cui i colori nelle barre
5.2. Categoria di sottosuolo e condizioni topografiche Le sollecitazioni agenti sulle strutture di fondazione sottoposte ad azioni dinamiche non
sono direttamente determinabili una volta note le caratteristiche sismologiche di un
terremoto. Ciò è dovuto al fatto che il comportamento di una fondazione soggetta a
scuotimento tellurico dipende in larga misura dalle caratteristiche dell’azione sismica, dalle
proprietà dinamiche della sovrastante struttura e dal modo come esse interagiscono. In
particolare l’azione sismica di un generico sito sulla superficie terrestre è fortemente
influenzata, oltre che dalla posizione relativa tra la sorgente tellurica e il sito stesso, anche
dalle condizioni locali del terreno sottostante, come le proprietà morfologiche, litologiche,
stratigrafiche, idrogeologiche e geotecniche dei terreni attraversati dalle onde sismiche
durante il percorso di propagazione. Le condizioni locali di un terreno definiscono, in
particolare, la sua suscettibilità a fenomeni di amplificazione dinamica locale. Per l’analisi
dell’amplificazione locale è necessario valutare il costipamento dinamico dei terreni
prevalentemente sabbiosi non interessati da falda o parzialmente saturi, la generazione e
dissipazione di sovrappressioni neutre nei terreni granulari e/o coesivi, la degradazione dei
parametri elastici iniziali del terreno e la liquefazione dinamica dei terreni granulari.
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Le oscillazioni cicliche indotte dalla propagazione delle onde sismiche attraverso il
terreno hanno infatti l’effetto di modificare le caratteristiche. Queste modifiche possono
riguardare aspetti tra loro molto diversi, ed essere all’origine di pericolose conseguenze per
le strutture coinvolte. In particolare queste alterazioni possono interessare variazioni della
capacità portante e della deformabilità, dar luogo a incrementi di spinta sulle opere di
sostegno, ovvero causare veri e propri fenomeni di instabilità particolarmente pericolosi nei
terreni suscettibili di liquefazione o posti in pendio.
Le rocce lapidee in genere non subiscono variazioni apprezzabili, eccetto che per
formazioni molto fessurate e alterate nelle quali i fenomeni vibratori possono favorire
l’insorgere di superfici di rottura. I terreni coesivi manifestano alterazioni costitutive che
frequentemente determinano una diminuzione della resistenza. I cedimenti causati
dall’incremento di deformabilità sono comunque molto modesti. I terreni non coesivi sono i
più suscettibili a subire alterazioni di rilievo. Se sono poco addensati possono venire
compattati dalle azioni cicliche del terremoto, dando luogo a cedimenti spesso importanti.
Ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto le tipologie del suolo di fondazione
vengono suddivise in due gruppi: il primo gruppo è definito da 5 categorie di profili
stratigrafici (A, B, C, D, E), mentre il secondo gruppo comprende 2 categorie (S1, S2) per le
quali sono richiesti studi speciali.
In base ai risultati ottenuti dalla prospezione sismica MASW, la categoria di terreno sul
quale verrà edificata la struttura oggetto dell’intervento in progetto è di tipo C (Tab. 5.2.).
CATEGORIA DESCRIZIONE DEL PROFILO STRATIGRAFICO
A Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs,30 superiore a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m.
B
Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o di terreni a grana fine molto consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero Nspt,30 > 50 nei terreni a grana grossa e Cu, 30 > 250 KPa nei terreni a grana fina).
C
Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15< Nspt,30 < 50 nei terreni a grana grossa e Cu, 30 < 250 KPa nei terreni a grana fina).
D
Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 inferiori a 180 m/s (ovvero Nspt,30 < 15 nei terreni a grana grossa e Cu, 30 < 70 KPa nei terreni a grana fina).
E Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato di riferimento (con Vs,30 > 800 m/s).
S1 Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs,30 inferiori a 100 m/s (ovvero 10 < Cu, 30 < 20 KPa), che includono uno strato di a lmeno 8 m di terreni a grana fina di bassa consistenza, oppure che includono almeno 3 m di torba o di argille altamente organiche.
S2 Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argille sensitive, o qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei tipi precedenti.
Tab. 5 .2. Classificazione delle categorie dei terreni di fondazione (da N.T.C. 2008). In giallo è evidenziata la categoria del suolo di fondazione relativo alla sezione analizzata.
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I terreni classificati nelle categorie elencate sono caratterizzati da parametri sismici (VS30,
velocità media di propagazione delle onde di taglio entro 30 m di profondità) e da parametri
geotecnici (NSPT, Standard Penetration Test e CU, coesione non drenata).
Trattandosi di zona pianeggiante, l’area in esame ricade nella categoria T1, a cui non è
attribuibile alcun fenomeno di amplificazione sismica legato alle condizioni topografiche.
Categoria Caratteristiche della superficie topografica
T1 Superficie
T2 Pendii con inclinazione media > 15°
T3
T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media i > 30°
Tab. 5.3. Categorie topografiche. In giallo è evidenziata la classe di appartenenza dell’area di studio (da N.T.C. 2008).
Per tener conto delle condizioni topografiche e in assenza di specifiche analisi di risposta
sismica locale, si utilizzano i valori del coefficiente topografico ST, forniti dalla normativa
vigente (N.T.C. 2008) e riportati nella tabella 5.4., in funzione delle categorie topografiche
precedentemente descritte, e dell’ubicazione dell’opera o dell’intervento.
Categoria topografica Ubicazione dell’opera o dell’intervento ST
T1 - 1,0
T2 In corrispondenza della sommità del pendio 1,2
T3 In corrispondenza della cresta del rilievo 1,2
T4 In corrispondenza della cresta del rilievo 1,4
Tab. 5.4. Valori massimi del coefficiente di amplificazione topografica ST. In giallo è evidenziato il valore di riferimento dell’area di studio (da N.T.C. 2008).
5.3. Calcolo delle azioni sismiche Secondo le “Norme Tecniche per le Costruzioni” (D.M. 14/01/2008), le azioni sismiche di
progetto in funzione delle quali deve essere valutata la verifica dei diversi stati limite
considerati, si definiscono a partire dalla “pericolosità sismica di base” del sito in progetto e
dalle relative forme spettrali. La pericolosità sismica di base, come visto in precedenza, è
definita mediante un approccio “sito dipendente” e non più tramite un criterio “zona
dipendente“. Essa costituisce l’elemento di conoscenza primario per la determinazione delle
azioni sismiche.
La pericolosità sismica del sito è descritta dalla probabilità che, in un fissato lasso di
tempo VR (periodo di riferimento), in un determinato sito si verifichi un evento sismico di
entità almeno pari ad un valore prefissato. Il periodo di riferimento VR di una costruzione si
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valuta moltiplicando la vita nominale VN (numero di anni nel quale la struttura deve potere
essere usata per lo scopo al quale è progettata) per il coefficiente d’uso CU della costruzione,
che definisce l’importanza della costruzione stessa.
VR = VN × CU
Esso riveste notevole importanza in quanto è utilizzato per valutare il periodo di ritorno
TR dell’azione sismica cui fare riferimento per la verifica, una volta fissata la probabilità di
superamento corrispondente allo stato limite considerato.
Vita Nominale VN
(in anni)
VALORI DI VR CLASSE D’USO
I II III IV 10 35 35 35 35
50 35 50 75 100
100 70 100 150 200
Tab. 5.5. Intervalli di valori attribuiti a VR al variare di VN e CU. In giallo è evidenziata il valore di riferimento del sito studiato (da N.T.C. 2008).
La vita nominale di un’opera strutturale VN è intesa come il numero di anni nel quale la
struttura, purché soggetta alla manutenzione ordinaria, deve potere essere usata per lo
scopo al quale è destinata.
TIPI DI COSTRUZIONE Vita
Nominale
VN (in anni)
1 Opere provvisorie – Opere provvisionali - Strutture in fase costruttiva 10
2 Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali e dighe di dimensioni contenute o di importanza normale 50
3 Grandi opere, ponti, opere infrastrutturali e dighe di grandi dimensioni o di importanza strategica 100
Tab. 5.6. Parametri per il calcolo della Vita Nominale VN per diversi tipi di opere. In giallo è evidenziata la categoria di appartenenza dell’edificio in progetto(da N.T.C. 2008).
In presenza di Azioni Sismiche, le costruzioni sono suddivise in quattro classi d’uso, la cui
definizione viene riportata nella tabella di seguito.
CLASSI D’USO Classe I Costruzioni con presenza di solo occasionale di persone, edifici agricoli
Classe II Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, industrie con attività non pericolose per l‘ambiente, ponti e reti viarie la cui interruzione non provochi situazioni di emergenza, dighe il cui collasso non provochi conseguenze rilevanti
Classe III Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi, industrie con attività pericolose per l‘ambiente, ponti e reti viarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza, dighe il cui collasso provochi conseguenze rilevanti
Classe IV
Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, industrie con attività particolarmente pericolose per l‘ambiente, reti viarie di tipo A o B (come definite nel D.M. 5 Novembre 2001 n. 6792) importanti per il mantenimento delle vie di comunicazione, dighe connesse al funzionamento di acquedotti e a impianti di produzione di energia elettrica
Tab. 5.7. Suddivisione delle classi d’uso per diversi tipi di opere (da N.T.C. 2008).
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La pericolosità sismica di base per il sito oggetto di studio viene espressa in termini di
ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione orizzontale massima attesa ag, in
condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido (categoria di suolo A con Vs,30 > 800
m/s), con superficie topografica orizzontale, per una prefissata probabilità di eccedenza
PVR, nel periodo di riferimento VR e per un prefissato tempo di ritorno TR.
Ai fini della normativa vigente le forme spettrali sono definite, per ciascuna delle
probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVR, a partire dai valori dei seguenti
parametri su sito di riferimento rigido orizzontale:
ag accelerazione orizzontale massima del terreno;
F0 valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione
orizzontale;
TC*periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione
orizzontale.
Questi tre parametri sono definiti in corrispondenza dei punti del reticolo di riferimento, i
cui nodi non distano fra loro più di 10 km, per diverse probabilità di superamento in 50 anni e
per diversi periodi di ritorno TR (variabili tra 45 e 1462 anni).
Dalla posizione relativa del sito in esame rispetto ai nodi di riferimento si risale
all’accelerazione massima attesa per il sito stesso, effettuando una media pesata dei valori
di ag di ciascun nodo.
Per l’attribuzione dei valori ai tre suddetti parametri si è fatto riferimento a sistemi
automatizzati per l’interpolazione dei parametri spettrali e l’acquisizione dei dati necessari
al tracciamento dei diagrammi degli spettri elastici. Nel caso specifico, sulla base delle
coordinate geografiche del sito in esame (Lat. 38,432347° - Long. 16,573596°), le azioni
sismiche di riferimento in termini di spettri di risposta in accelerazione (smorzamento
strutturale =5%) sono state calcolate utilizzando il foglio di calcolo ministeriale "Spettri
NTC ver.1.0.3". Al fine di determinare tali parametri, per l’opera in esame è stata considerata
una Vita Nominale VN=50 anni, una Classe d’uso III, un Coefficiente d’uso CU =1,5 e una Vita
di Riferimento VR=75 anni come indicato nelle Tabelle 2.4.1 e 2.4.2 del D.M. 14/01/2008
riportate nella pagina precedente.
Ne segue che per le verifiche agli Stati Limite di Esercizio di operatività (SLO) e di Danno
(SLD) ai quali corrisponde un valore di Probabilità di superamento PVR=81% e PVR=63%
rispettivamente occorre valutare l’azione sismica per un tempo di ritorno TR=45 anni e
TR=75 anni rispettivamente. Mentre per lo Stato Limite Ultimo di Salvaguardia della Vita
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(SLV) e di Collasso (SLC) corrisponde un valore di Probabilità di superamento PVR=10% e
PVR=5% rispettivamente, ed occorre valutare l’azione sismica per un tempo di ritorno di
TR=712 anni e TR=1462 anni (Vedi tabella Azioni Sismiche).
La procedura di calcolo è stata integrata con i parametri sismici che tengono conto delle
condizioni particolari del sito esaminato, come la tipologia di suolo su cui insiste il fabbricato
(suolo di tipo A, B, C, D, E, S1, S2) e le condizioni morfologiche (suolo pianeggiante, pendio
variamente inclinato, cresta). Questi dati, per il caso in oggetto sono stati ricavati con le
indagini geotecniche e geofisiche, nonché con un rilievo geologico di dettaglio. Questi
aspetti sono ampiamente trattati nella Relazione Geologica che accompagna la presente.
I dati utilizzati nel calcolo sono riassunti di seguito.
NOTE GENERALI
Sito in esame: Località Via Nazionale Ionica, Comune di Monasterace (RC)
Latitudine (ED 50): 38,432347° Longitudine(ED 50): 16,573596° Classe d’uso: 3 Vita Nominale (anni): 50 Tipo di interpolazione Media ponderata
PARAMETRI SISMICI Categoria sottosuolo: C Categoria topografica: T1 Periodo di riferimento: 75 anni Coefficiente cu: 1,5
SITI DI RIFERIMENTO
ID Latitudine
(°) Longitudine
(°) Distanza
(m) Sito 1 43671 38,442110 16,548640 2429,6 Sito 2 43672 38,440300 16,612320 3486,8 Sito 3 43894 38,390330 16,609990 5646,5 Sito 4 43893 38,392140 16,546370 5061,2
Fig. 5.5. a) Ubicazione dell’opera e dei siti di riferimento sulla mappa (da GeoStru-PS); b) Identificazione di ciascuno dei 4 vertici del reticolo di riferimento (da Spettri NTC ver. 1.0.3).
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AZIONI SISMICHE
Stato Limite Probabilità di superamento
PVR (%)
TR (anni)
ag (g)
Fo (-)
Tc* (s)
Operatività (SLO)
81 45 0,049 2,385 0,307
Danno (SLD)
63 75 0,062 2,431 0,330
Salvaguardia della vita
(SLV) 10 712 0,146 2,542 0,438
Prevenzione dal collasso
(SLC) 5 1462 0,185 2,577 0,455
Analogamente alle azioni sismiche di progetto è necessario determinare l’effetto della risposta sismica locale tenendo in considerazione la possibile amplificazione stratigrafica e topografica.
Le Norme Tecniche per le Costruzioni NTC 2008 evidenziano la necessità di definire sia il profilo stratigrafico del terreno di fondazione al fine di calcolare il parametro Ss che rientra nelle espressioni per la definizione degli spettri elastici di progetto, sia la categoria topografica a cui fare riferimento per la stima del fattore St.
Utilizzando i parametri sopra menzionati si ottengono, ai fini dei calcoli per le fondazioni, i coefficienti sismici sotto riportati.
COEFFICIENTI SISMICI
Stato Limite Ss (-)
Cc (-)
St (-)
Kh (-)
Kv (-)
Amax (m/s2)
Beta (-)
SLO 1,500 1,550 1,000 0,015 0,007 0,723 0,200 SLD 1,500 1,510 1,000 0,019 0,009 0,907 0,200 SLV 1,480 1,380 1,000 0,052 0,026 2,119 0,240 SLC 1,410 1,360 1,000 0,063 0,031 2,561 0,240
Monasterace (RC), Agosto 2015 Il Geologo
Geol. Fabio Demasi
Il Progettista Strutturale
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TAV. DATA SCALA
COMUNE DI MONASTERACECOMMITTENTE
PROGETTISTI: RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
ELABORATIArchitettonico
COMUNE DI MONASTERACEPROVINCIA DI REGGIO CALABRIA
Nome file: ControllatoRedatto:Descrizione Revisione Approvato:Rev. n.°:Data
APPROVAZIONI
2
4
Ing. Marco Arduini (Capogruppo)
Ing. Giuseppe Pennisi
MDA & partners srl
Dott.Cons. Guido Coniglio
3
5
6
7
8
9
10
12
1
SCALA
ELABORATO
13
14
15
PROGETTO DEFINITIVO/ESECUTIVO(artt. 15; 24-32 e 33-43 del D.P.R. n°207/2010)
11
PIANO AZIONE GIOVANI “Sicurezza e Legalità” - Linea Intervento 1”Sport e legalità” -
Iniziativa Quadro “Progetto Locride”ex PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO
OBIETTIVO CONVERGENZA 2007 - 2013 “Progetto Locride”
Ristrutturazione, ampliamento ed arredo dell'edificio “ex Q8” da destinare aCentro di aggregazione giovanile ed Osservatorio per la legalità
Dott. Rocco Lombardo in Monasterace Marina (RC).
Arch. Caterina Denisi
Relazioni SpecialisticheRSTav. RS.01 - Relazione geologica.
Tav. RS.02 - Relazione sulla pericolosità sismica di base.
- Studio di Compatibilità Ambientale -
RS.03
Tav. RS.03 - Studio di Compatibilità Ambientale.
FEBBRAIO 2016
Studio di Compatibilità Ambientale _________________________________________________________________________________________________________________
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PREMESSA
Il presente studio di compatibilità dell’intervento è stato redatto - per come richiesto
dall’art. 9, comma 3, e dall’art. 10 , commi 2 e 3, per gli interventi pubblici ricadenti in aree a
livello di pericolosità P3 e P2. - a corredo del progetto definitivo ed esecutivo:
“Ristrutturazione, ampliamento ed arredo dell’edificio “ex Q8” da destinare a Centro di
aggregazione giovanile ed Osservatorio per la legalità Dott. Rocco Lombardo in
Monasterace Marina (RC)”.
Tale studio, realizzato sulla base delle analisi biblio-cartografica e storica dell’evoluzione
della linea di costa nel tratto di spiaggia prospiciente l’abitato di Monasterace Marina, è
finalizzato a dimostrare che l’intervento pubblico in progetto, rientra nelle “esclusive
eccezioni” di cui all’art. 9, comma 1 ed in particolare lett.f). Lo sviluppo dello studio
dimostra, infatti, come il sito di futura edificazione non sia interessato da processi di
erosione costiera, e la realizzazione dell’opera in progetto non comporta in nessun modo
variazioni di alcun tipo sul litorale costiero in esame, sia a scala locale sia globale.
Nello specifico, l’analisi bibliografica si è basata sui dati riportati nel recente “Master Plan
degli interventi di mitigazione del rischio di erosione costiera in Calabria” redatto dall’Autorità
di Bacino Regionale nel 2013, e sui risultati del progetto definitivo “Ricostruzione e
stabilizzazione della spiaggia prospiciente il lungomare del Comune di Monasterace (RC)”
redatto nel 2006 dall’RTP capogruppo mandatario Prof. Guido Benassai.
1. NORMATIVE DI RIFERIMENTO Tale studio è stato svolto in ottemperanza alle normative vigenti:
Decreto Legge n. 180 dell’11/06/1998 “Misure urgenti per la prevenzione del rischio
idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione
Campania”, testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 134 del 11/06/1998 e
convertito in legge n. 267 il 03/08/1998;
Delibera del Consiglio Regionale n. 115 del 28/12/2001 e successive modificazioni
“Piano stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI)” e le relative Norme di
Attuazione e Misure di Salvaguardia (NAMS), testo aggiornato con Delibera del
Comitato Istituzionale dell’ABR n. 27 del 02/08/2011;
Delibera del Comitato Istituzionale n. 2 del 22/07/2014 “Piano di Bacino Stralcio per
l’Erosione Costiera” e le relative Norme di Attuazione e Misure di Salvaguardia
(NAMS), testo pubblicato sul BURC n. 54 del 3 Novembre 2014;
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L.R. n. 19 del 16/04/2002 e relative Linee Guida - Norme per la tutela, governo, ed uso
del territorio – Legge urbanistica della Calabria.
2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE Il sito analizzato si trova nel settore Sud-orientale dell’abitato di Monasterace marina
(Fig. 2.1.). Esso affiora ad una quota altimetrica di circa 4 m s.l.m., ed è caratterizzato da una
morfologia pianeggiante.
Fig. 2.1. Stralcio corografico della Carta Topografica d’Italia (IGMI), Foglio n. 584 – Sezione II – scala 1:25.000, denominato “Monasterace”, con ubicazione dell’area oggetto di studio.
Le coordinate geografiche del sito oggetto di studio, sono riportate di seguito nella
tabella 2.1., dove sono espresse nei sistemi di riferimento WGS 84 e ED50.
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WGS 84 ED 50
Latitudine: 38,431316° Latitudine: 38,432347°
Longitudine: 16,572805° Longitudine: 16,573596°
Tab. 2.1. Coordinate geografiche del sito oggetto di studio.
Fig. 2.2. Ortofoto a colori con veduta panoramica da Sud, e ubicazione dell’area di studio nel settore Sud-orientale del tratto della Frazione Marina del Comune di Monasterace.
Come si può osservare dall’estratto dell’ortofoto a colori riportata in figura 2.2., il sito in
esame si colloca in un’area urbanizzata e di completamento edilizio non esposta a particolari
processi erosivi che destano preoccupazione in relazione all’opera in progetto.
3. PRESCRIZIONE DEL PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)
Dall’analisi della cartografia, PAI RISCHIO EROSIONE COSTIERA, nell’area in esame si ha la
seguente situazione:
“Piano di Bacino Stralcio per l’Erosione Costiera – Mappa della pericolosità” Tav.
584151_P (scala 1:5.000): l’area in esame è interessata dal passaggio del limite di
pericolosità P2 (Aree a pericolosità media) e P3 (Aree a pericolosità elevata) (Fig. 2.3.).
“Piano di Bacino Stralcio per l’Erosione Costiera – Mappa del rischio” Tav.
584151_R (scala 1:5.000): il lotto di terreno interessato dalla realizzazione dell’opera
in progetto è stato classificato secondo la classe di rischio R4 (aree/elementi a
rischio molto elevato) (Fig. 2.4.).
In seguito all’analisi sopra esposta, al fine di verificare la fattibilità dell’intervento edilizio
in progetto - che ricade in gran parte in area P2 e marginalmente in area P3 - si sono
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consultate le norme di attuazione del Piano di Bacino Stralcio per l’Erosione Costiera,
approvate con Delibera del Comitato Istituzionale n. 2 del 22/07/2014, e pubblicate sul
BURC n. 54 del 3 Novembre 2014. Gli Articoli 9 “Disciplina delle aree con alta pericolosità di
erosione costiera (P3)” e 10 “Disciplina delle aree con media pericolosità di erosione
costiera (P2)”, definiscono il divieto o la fattibilità degli interventi.
Fig. 2.3. Stralcio della carta Piano di Bacino Stralcio per l’Erosione Costiera “Mappa della Pericolosità” Tav. 584151_P, e ubicazione dell’area di studio.
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Fig. 2.4. Stralcio della carta Piano di Bacino Stralcio per l’Erosione Costiera “Mappa della Rischio” Tav. 584151_R, e ubicazione dell’area di studio.
4. DESCRIZIONE DEL LITORALE COSTIERO
Il litorale di Monasterace marina è collocato sulla costa ionica della Calabria, orientato
da Nord-Est a Sud Ovest.
Secondo il recente “Master Plan degli interventi di mitigazione del rischio di erosione
costiera in Calabria”, redatto dall’Autorità di Bacino Regionale nel 2013, la Macro-Unità
Fisiografica nella quale si inserisce il litorale oggetto di studio è l’Area 9 (Punta Stilo – Foce
Fiumara Torbido). Essa ha una estensione longitudinale di 32,1 km, e si estende dalla foce
della Fiumara Assi a Nord-Est, fino alla foce della Fiumara Torbido a Sud-Ovest (Fig. 4.1.).
La Macro-Unità Fisiografica appare lunga ed aperta, non delimitata da promontori, e si
sviluppa con morfologia regolare da Sud-Ovest verso Nord-Est fino a Punta Stilo
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Fig. 4.1. Settore costiero nel quale rientra la Macro-Unità Fisiografica Area 9 (da Regione Calabria, Autorità di Bacino Regionale – Master Plan Erosione Costiera –Area 9, modificata).
L’Aarea 9 comprende i comuni di Monasterace (RC) e Caulonia (RC) e gli interi territori di
Stilo (RC), Camini (RC), Riace (RC), Stignano (RC), Caulonia (RC) e Marina di Gioiosa Ionica
(RC) (Tab. 4.1. – 4.2.).
MACRO-UNITÀ
FISIOGRAFICA
TRATTO COSTIERO
CONFINI TERRITORIALI
SUB-UNITÀ FISIOGRAFICHE
COMUNI INTERESSATI
AREA 9
24 Punta Stilo-
Fiumara Amusa
23 – 24 Monasterace 24 Stilo 24 Camini 24 Riace 24 Stignano 24 Caulonia
25 Fiumara Amusa- Fiume Torbido
25 Roccella Ionica
25 Marina di Gioiosa Ionica
Tab. 4.1. Comuni facenti parte della Macro-Unità Fisiografica Area 9 (da Regione Calabria, Autorità di Bacino Regionale – Master Plan Erosione Costiera – Area 9, modificata).
Il litorale in esame è stato ulteriormente suddiviso in 8 sotto-tratti (Tab. 4.1. – 4.2.):
AREA9
TRATTO MASTER PLAN
Lunghezza (m)
TRATTO Indag.conoscitiva 2003
Limiti tratto
9-1 Litorale di Monasterace Marina 5.000 24 Punta Stilo
9-2 Litorale di Stilo 550 24
9-3 Litorale di Camini 2.900 24
9-4 Litorale di Riace 4.000 24
9-5 Litorale di Stignano 3.700 24
9-6 Litorale di Caulonia 4.800 25 Fiumara Amusa
9-7 Litorale di Roccella Jonica 8.300 25
9-8 Litorale di Marina di Gioiosa Jonica 2.850 25 Fiume Torbido
TOTALE 32.100
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Tab. 4.2. Suddivisione della Macro-Unità Fisiografica Area 9 (da Regione Calabria, Autorità di Bacino Regionale – Master Plan Erosione Costiera – Area 9).
Nel complesso la costa si presenta bassa, di natura sabbio-ghiaiosa e mostra diffuse
morfologie dunali interrotte da vaste aree urbanizzate, nonché da immissioni di corsi
d’acqua che riforniscono l’ambiente costiero di apporti di materiale solido. Si tratta di
sedimenti terrigeni recenti, provenienti dalle retrostanti aree collinari, e da sedimenti
grossolani di natura granitica, carbonatica e metamorfica, di vario grado, provenienti dalle
aree sorgenti dei rilievi montuosi.
Per quanto riguarda la fascia costiera sulla quale insiste l’abitato di Monasterace marina,
essa fa parte della sub-unità 23-24 (Tab. 4.1. – 4.2.). Questa è compresa tra la Fiumara Assi, a
Sud e la Fiumara Stilaro a Nord, estendendosi per una lunghezza complessiva di circa 5 Km.
Come già descritto in precedenza, il sito interessato dalla realizzazione dell’opera in
progetto si colloca in un tratto di litorale nel settore Sud-orientale dell’abitato di
Monasterace marina, in prossimità della foce della Fiumara Stilaro.
Entrambe le aste fluviali costituiscono importanti elementi regolatori per la spiaggia di
Monasterace garantendo un apporto di materiale solido sull’intero litorale costiero. La
Fiumara Assi, durante le mareggiate di levante, alimenta da Nord la fascia costiera di
Monasterace con circa 30.000 metri cubi potenziali/anno. Mentre la Fiumara Stilaro,
durante le mareggiate di mezzogiorno, alimenta da Sud la fascia costiera di Monasterace
con circa 80.000 metri cubi potenziali/anno.
La spiaggia emersa è caratterizzata da sedimenti di granulometria medio-grossa
ricadenti mediamente nel campo delle sabbie, con cospicue presenze di ghiaia; il D50
risulta variabile tra 0,8 mm a 3 mm. Mentre la spiaggia sommersa presenta granulometrie
minori caratterizzate da un D50 variabile tra 0,2 mm a 3 mm.
La morfologia dei fondali appare generalmente regolare, senza punti singolari o
complesse discontinuità, con batimetriche che si sviluppano parallelamente alla linea di
costa. Il fondale fino alla batimetrica –5 m s.l.m. è caratterizzato dalla presenza di barre e
cordoni di frangimento con ampiezza compresa tra i 50 e i 70 mcirca. Il sistema di barre ha
dimensioni maggiori in prossimità delle foci fluviali dove si connette direttamente a
depositi sabbiosi-ghiaiosi di foce.
Le superfici immerse risultano sostanzialmente poco acclivi, infatti la batimetrica –5 m
s.l.m. è situata ad una distanza di circa 150-250 m dalla linea di riva e la batimetrica –10 m
s.l.m. mediamente a 400-500 m.
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Nel tratto litoraneo oggetto di intervento le caratteristiche morfologiche dei fondali
sono state acquisite tramite rilievi batimetrici e sono illustrate nello specifico allegato
grafico. I rilevi sono stati eseguiti relativamente alla fascia compresa tra la linea di riva e la
batimetrica –10 m s.l.m..
5. RISULTATI DELLO STUDIO METEOMARINO In questo paragrafo si è proceduto al reperimento e all’analisi dei dati del moto ondoso
disponibili nel litorale di Monasterace marina. Tali dati sono stati ampiamente trattati nel
progetto definitivo “Ricostruzione e stabilizzazione della spiaggia prospiciente il lungomare
del Comune di Monasterace (RC)”, redatto nel 2006 dall’RTP capogruppo mandatario Prof.
Guido Benassai.
Tale progettazione si è basata sui dati ondametrici registrati, nell’intervallo temporale
1989-2007, dalle boe ondametriche della RON ubicate al largo di Crotone, che oltre ad
essere molto vicine al sito in esame (circa 85 km) dispongono di una popolazione di dati
ondametrici opportunamente lunga (è in funzione dal 1989) e presentano la stessa
esposizione. Al litorale in esame La stazione di Crotone fa parte della Rete Ondametrica
Nazionale gestita dall’ISPRA.
I risultati dello studio meteomarino hanno evidenziato che il settore di traversia del
paraggio oggetto di studio risulta limitato a Nord-Est dalla direzione che si appoggia a Punta
Stilo (40°N) e a Sud-Ovest dalla direzione che si appoggia a Capo Spartivento (220°N). I fetches
geografici interni al settore di traversia (40°N-220°N) sono limitati a Nord-Est dalla penisola
Balcanica (250-350 km), ad Est dalla penisola greca (350-450 km), a Sud dalle coste dell’Egitto
e della Libia (600-1000 km), a Sud-Ovest dalle coste della Libia e della Tunisia (600-700 km).
La distribuzione dei fetches geografici individua un settore di traversia del moto ondoso
molto esposto a mareggiate intense di Scirocco e Grecale (Fig. 4.1.).
Il paraggio sotto costa si restringe alquanto, in seguito al fenomeno della rifrazione.
Infatti i mari provenienti dai sub-settori 40°N – 50°N e 160°N – 220°N vengono deviati per
effetto della rifrazione e quindi non raggiungono, in corrispondenza dei bassi fondali, il
litorale in questione. Pertanto si fa riferimento, ai fini della propagazione sottocosta, alle
direzioni comprese tra 60°N e 160°N, e sono connesse ai venti del I° e II° quadrante (Grecale
e Scirocco) (Fig. 4.1.).
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Fig. 5.1. Valori dei fetches geografici ed efficaci ottenuti per il paraggio in esame (da progetto definitivo: “Ricostruzione e stabilizzazione della spiaggia prospiciente il lungomare del Comune di Monasterace (RC)”).
La risultante energetica del clima ondoso di largo è orientata secondo la
direzione di 130°N circa. I fenomeni evolutivi connessi alla propagazione dei flutti
verso costa determinano una rotazione della direzione di propagazione che, in
prossimità della batimetrica –10 m s.l.m., è orientata pressoché parallelamente alla
direzione 120°-125°N e quindi sostanzialmente presenta una componente
prevalente ortogonale alla linea di riva ed una di entità minore parallela alla riva e
diretta verso Nord.
I risultati esposti circa il clima meteomarino, unitamente alla morfologia del
litorale, inducono a ritenere che il litorale sia soggetto ad un regime di
modellamento governato da un debole flusso longitudinale, diretto verso Nord.
6. EVOLUZIONE STORICA DEL LITORALE COSTIERO DI MONASTERACE E OPERE DI DIFESA
Per il litorale costiero di Monasterace marina è stata effettuata l’analisi
storiografica della linea di costa sulla base del materiale foto-cartografico e delle
fonti bibliografiche disponibili, al fine di valutare la tendenza evolutiva del litorale.
0
200
400
6000°
10°
20°
30°
40°
50°
60°
70°
80°
90°
100°
110°
120°
130°
140°
150°
160°
170°180°
190°
200°
210°
220°
230°
240°
250°
260°
270°
280°
290°
300°
310°
320°
330°
340°
350°
Fetch geografici (Km)Fetch efficaci (Km)
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La fascia costiera in esame è in fase di arretramento fin da tempi antichissimi.
Infatti, il processo di erosione era già noto ai greci, che più di 2000 anni fa
popolavano le coste calabresi.
Nel corso dei secoli, il trasporto solido, fornito dalle fiumare Assi a Nord e Stilaro a
Sud di Monasterace, ha determinato una situazione di equilibrio dinamico fino alla fine
degli Anni '50 del secolo scorso. Dopo tale periodo, la diminuzione delle precipitazioni
meteoriche, le azioni antropiche di regimazione idraulica/forestale e l'uso urbanistico
delle dune vegetate, hanno contribuito in modo significativo ad un forte arretramento
degli arenili di Monasterace così come in altre parti della costa calabrese.
Solo nel corso degli ultimi 20 anni, il litorale antistante l’abitato di Monasterace
marina ha subito un arretramento della linea di riva di circa di circa 20 m (Fig. 6.1.).
Fig. 6.1. Stralcio della carta “Perimetrazione aree a rischio Erosione Costiera – Comune di Monasterace” Tav. 080-052/0, scala 1:10000. Ubicazione dell’area di studio, mentre in rosso è riportato l’arretramento della linea di costa (da PAI Calabria).
Dapprima l’azione erosiva ha interessato in modo incisivo la porzione
meridionale/centrale dell’abitato, e solo marginalmente il settore Nord.
Detti fenomeni hanno determinano problematiche di difesa degli insediamenti
civili, per le quali, nel “recente” passato (1980-1990), sono state eseguite delle opere
di difesa, consistenti in un muro di altezza di circa 3 m, eseguito sul lungomare di
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Monasterace marina, e successivamente protezioni dello stesso con scogliere radenti
in massi naturali disposti alla rinfusa, posta sul limite centrale e meridionale del
suddetto lungomare. L’ulteriore arretramento della linea di riva ha successivamente
indotto fenomeni di instabilità per sifonamento delle fondazioni dell’esistente muro.
Tali opere hanno avuto una funzione negativa di accelerazione dei fenomeni
erosivi e la spiaggia è sprofondata davanti al lungomare a causa della riflessione
sulle opere rigide presenti.
In seguito a tali eventi, nel 2006 è stato redatto, dall’RTP capogruppo mandatario
Prof. Guido Benassai. il progetto definitivo “Ricostruzione e stabilizzazione della spiaggia
prospiciente il lungomare del Comune di Monasterace (RC)”. Tale progetto è stato realizzato
nel 2009-2010 nell'ambito dell'APQ “Difesa del Suolo – Erosione delle Coste”
Tale intervento è consistito in:
Risagomatura e ricollocamento in opera dei massi naturali della prima opera
di difesa radente;
Costruzione di una nuova scogliera aderente con massi di II categoria a
protezione delle fondazioni del muro di lungomare;
Realizzazione di opere sperimentali a forma di T (scogliera + pennelo) soffolte
(-0,50 m s.l.m. per tutto il loro sviluppo) in massi naturali innestati a riva;
prelievo di circa 10000 metri cubi di inerti (sabbie e ghiaie) dalla vicina
Fiumara Stilaro e realizzazione di un ripascimento con materiale di
granulometria media D50=10 – 50 mm;
Anche se le opere realizzate dal suddetto intervento hanno subito uno stravolgimento
dalle varie mareggiate, la loro realizzazione ha avuto una funzione mitigatrice degli
effetti di riflessione delle onde, impedendo la distruzione del lungomare e
conseguente protezione delle abitazioni le quali non hanno mai riportato
problematiche di stabilità. Inoltre, in seguito alla loro messa in opera si è registrato un
lento ma costante ripascimento naturale dell’intero litorale costiero prospiciente
l’abitato di Monasterace marina, cosi come testimoniato dal recente rilevamento
(settembre 2015) condotto dai tecnici-progettisti dell’opera in premessa (Fig. 6.2.).
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Fig. 6.2. Stralcio della planimetria catastale, Foglio di Mappa n. 17 scala 1:1000, con rilievo della linea di battigia riferito a settembre 2015 e relative distanze rispetto al sito interessato dall’intervento in progetto.
Oltre all’intervento di mitigazione di erosione costiera, il ripascimento è da
ricondursi ad un maggiore apporto del materiale solido da parte della Fiumara
Stilaro, oltre che ad una probabile variazione verso Nord del trend erosivo.
Infatti, una situazione ben diversa si registra nell’area archeologica ubicata
immediatamente a Nord dell’abitato di Monasterace marina. Qui, a partire dagli
anni 2005-2006, si è registrato un intensificarsi del processo erosivo che ha
raggiunto il picco massimo nel 2013 con lo scalzamento al piede e il conseguente
crollo parziale della duna sulla quale sorge l’importante sito archeologico
dell’antica città magnogreca di Kaulon.
Nel 2013 è stato eseguito un primo intervento di emergenza con una scogliera
radente emergente e distaccata, lunga 60 metri a protezione dell’area,
successivamente nel 2014 è stata realizzata una parete di gabbioni volta a
consolidare la duna erosa e impedirne ulteriori crolli.
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7. DESCRIZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO E INTERAZIONE CON IL CONTESTO GEOLOGICO
7.1. Progetto architettonico L’intervento in progetto sarà realizzato in un lotto di forma poligonale attualmente parzialmente
occupato da un impianto sportivo comunale e da tre costruzioni di varia dimensione, di cui quello più
emergente è ad un piano rialzato f.t. in c.a. Detti fabbricati sono sostanzialmente dismessi da diversi anni
ed oggi risultano totalmente degradati ed irrecuperabili, in quanto è impossibile adeguarli alle norme.
Pertanto, verranno integralmente rinnovati in una più ampia costruzione che saturerà l'area del lotto
d'intervento.
Gli interventi previsti dal presente progetto definitivo/esecutivo, seppur configurando la
completa rinnovazione e inglobazione di superficie e volume di quanto esistente (peraltro non
conforme e non adeguabile alle norme), rientrano comunque nella categoria “Ristrutturazione
edilizia” per come definita all’art. 3, comma 1, lett. d) e all’art.10, comma 1, lett.c) del D.P.R.
380/01 "Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. (Testo A)".
Per come modificato dal d.lgs. n. 301 del 2002, dalla legge n. 98 del 2013 (conversione
“decreto del fare”) e dalla legge n. 164 del 2014 (conversione decreto “sblocca Italia”).
Il Lay-out dell’edificio, propone un edificio ad un unico piano f.t., con struttura in c.a e
copertura in legno (sala polifunzionale), con involucro opaco principale rifinito ad intonaco
bianco (azzurro per l’involucro secondario) con impianto di forma rettangolare regolare ad
occupare l’intero lotto ex area a servizio dell’impianto Q8, la cui composizione architettonica è
essenziale nelle linee e compatta nei volumi.
All’interno dell’edificio si è riusciti a rendere spazio sufficiente per le seguenti funzioni:
Sala polifunzionale/conferenze di mq 222,10, capace di ospitare circa 90 posti a sedere.
A servizio della sala è stato previsto uno spazio ingresso/foyer di mq 37,85, nonché mq
24,90 per i servizi igienico-sanitari (anche per portatore di handicaps);
Uffici e laboratori (mq 98,15), collocati in adiacenza al lato sud della sala polifunzionale e
prospettanti sullo spazio aperto in cui è già esistente un impianto sportivo (basket/pallavolo);
Servizi e spazi connettivi.
La composizione volumetrica si articola sfruttando la naturale conformazione del consolidato
piano di campagna (con l’accesso principale dall’innesto del lungomare alla S.S.106 a quota 6,70
m s.l.m e lo spazio scena sulla opposta strada di collegamento con il Lungomare). Una differenza
di quota di circa 1,00 m opportunamente sfruttata ha consentito di limitare l’impatto delle
altezze (soprattutto della sala polivalente centrale di hmax 5,65 m) che s’imposta ad un livello più
basso rispetto alla quota d’imposta degli spazi destinati a ingresso/foyer, scena, uffici e
laboratori, servizi (hmax 4,20 m).
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Il nuovo edificio da realizzarsi, si comporrà quindi di un corpo edilizio ad unico livello f.t. di mq
complessivi 496,80 (di cui 425,05 mq nell’area ex deposito e 71,75 mq occupando porzione dell’area
adiacente ad uso sportivo). Avrà forma regolare assimilabile ad un rettangolo di mt 28,80*mt 17,25
ed altezze contenute (hmin 4,20/ hmax 5,65). La nuova copertura (di mq 496,80), sarà in parte
laterocementizia (uffici, laboratori, foyer, palcoscenico, servizi, portici, ecc.) ed in parte in legno
lamellare (sala polivalente).
7.2. Opere strutturali La struttura portante dell’edificio in progetto avrà le seguenti caratteristiche:
Struttura a telaio in c.a. ordinario con pilastri e travi
orditi su entrambe le direzioni principali parallele con un solo impalcato di
copertura, in parte piano e in parte curvo;
Fondazioni su due livelli (quota 0,00 e +0,80) costituite da graticcio di travi in c.a;
Solai sulle fondazioni in c.a. in lastre prefabbricate alleggerite del tipo Predalles di
altezza finita pari a 24 cm (20+4);
Solaio di copertura di uffici e servizi del tipo piano misto latero-cementizio spessore
cm 24;
Copertura della sala polifunzionale realizzata in legno lamellare con travi principali
curvilinee di dimensioni 180x400 mm appoggiate, con appositi ancoraggi metallici,
alle travi di bordo in c.a.;
Travi secondarie in legno lamellare di dimensioni 140x240mm;
Pacchetto di copertura sul tetto in legno costituito da perline in legno di abete dello
spessore di 30mm e pannello coibentato, in lamiera preverniciata, da 60mm e sul
soalio laterocementizio in guaina bituminosa coibentata.
7.3. Contesto geologico Il piano fondale della struttura in progetto insisterà su un terreno costituito da depositi
alluvionali e di spiaggia recenti rappresentati da strati con diverso spessore di sabbie a
diversa granulometria con ghiaie e ciottoli. Tali sedimenti si depositano sulle sottostanti
argille siltose di età pliocenica che costituiscono il substrato argilloso dell’intera zona e che
raggiunge mediamente spessori di qualche centinaio di metri.
Per quanto concerne il settore strettamente interessato dalla realizzazione dell’opera in
progetto, dal punto di vista morfologico esso è caratterizzato da una morfologia pianeggiante,
con una pendenza massima oscillante tra 0,5 e 1 % circa. Tale zona ricade all’interno dell’unità
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morfologica costituita dalla pianura costiera del Mar Jonio, la quale prograda dolcemente
verso le retrostanti aree collinari che bordano a occidente la medesima pianura.
Come si può osservare dall’estratto dell’ortofoto a colori, riportata in figura 2.2. a pag. 3, il
territorio costiero si presenta fortemente urbanizzato e modificato nei suoi lineamenti
morfologici dall'intervento antropico. Il sito studiato, affiora ad una quota altimetrica di
circa 4 m s.l.m., e si colloca in un’area urbanizzata e di completamento edilizio non esposta a
particolari processi erosivi che destano preoccupazione in relazione all’opera in progetto.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Nel presente elaborato, sono stati riportati i risultati di un’analisi biblio-cartografica e
storica dell’evoluzione della linea di costa nel tratto di spiaggia prospiciente l’abitato di
Monasterace marina.
Nello specifico, l’analisi bibliografica si è basata sui dati riportati nel recente “Master Plan
degli interventi di mitigazione del rischio di erosione costiera in Calabria” redatto dall’Autorità
di Bacino Regionale nel 2013, e sui risultati del progetto definitivo “Ricostruzione e
stabilizzazione della spiaggia prospiciente il lungomare del Comune di Monasterace (RC)”
redatto nel 2006 dall’RTP capogruppo mandatario Prof. Guido Benassai.
Da tale analisi e sulla base degli approfondimenti effettuati, è emerso che:
Secondo il recente “Master Plan degli interventi di mitigazione del rischio di erosione
costiera in Calabria”, redatto dall’Autorità di Bacino Regionale nel 2013, il litorale
costiero di Monasterace marina rientra nella Macro-Unità Fisiografica Area 9, sub-
unità 23-24;
L’intera fascia costiera prospiciente l’abitato di Monasterace marina è stata
interessata da un’intensa azione erosiva, con un’intensificazione negli ultimi 20
anni, che ha indotto fenomeni di instabilità per sifonamento delle fondazioni
dell’esistente muro di lungomare, ma non ha determinano problematiche di
stabilità degli insediamenti civili;
Il tratto di litorale oggetto di studio, allo stato attuale non è interessato da
significativi processi di erosione costiera, ma bensì si trova in fase di ripascimento
naturale dovuto anche alla recente realizzazione di alcune opere di protezione del
litorale costiero prospiciente l’abitato di Monasterace marina;
La realizzazione del nuovo manufatto non costituirà condizione di innesco o di
accelerazione del processo di erosione nel tratto di costa analizzato, in quanto esso è
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stato progettato rispettando il criterio di non alterare l’equilibrio dell'unità
fisiografica costiera.
Monasterace (RC), gennaio 2016 I Progettisti
BIBLIOGRAFIA
Benassai G., Linguiti F., Procida Mirabelli di Lauro G. (2006). Progetto definitivo
“Ricostruzione e stabilizzazione della spiaggia prospiciente il lungomare del Comune di
Monasterace (RC)”.
Amato A., Bencivinni G., Mollica L. M., Tripodi E. (2013). Master Plan Erosione Costiera –Area
9. Regione Calabria, Autorità di Bacino Regionale. Regione Calabria (2013). Master Plan degli interventi di mitigazione del rischio di erosione
costiera in Calabria. Regione Calabria, Autorità di Bacino Regionale.