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Maurizio Boscarol
Apologia e critica dei nuovi media - 2
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La stampa
• Sulla stampa la rappresentazione delle nuove tecnologie informatiche di rete oscilla fra alcuni elementi costanti, che dipendono dallo scopo dell’articolo e ricordano alcune posizioni filosofiche costanti1. Una posizione di utopico e incondizionato entusiasmo,
perché le reti e l’”always on” (il sempre connessi) ci porteranno verso una “nuova vita”
2. Una posizione di timore di alienazione e isolamento, così come di perdita di umanità e socialità indotta dalle nuove tecnologie
3. Si va affermando anche una terza via, dell’”uso ragionevole”, non messianico, delle nuove tecnologie
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Posizione “tutto internet”
• La posizione ottimistica “vende” le nuove tecnologie, è figlia di un’ideologia libertaria che si sposa benissimo con il liberalismo che è dottrina economica dominante
• Alcuni vedono un incrocio di interessi (ideologici) fra i teorici delle reti come utopia e gli interessi economici delle telecom e dei monopolisti e dei governi
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L’ideologia delle reti
• È una versione attualizzata di un pensiero socio filosofico in realtà tutt’altro che nuovo, che si è espresso varie volte nel corso dei secoli con accenti e sfumature diverse
• Postula la società dell’informazione, perché tutto ciò che conta è informazione e scambio
• Poiché la società è fatta di scambi, tutto ciò che conta è favorire il passaggio di informazioni attraverso nuove tecnologie
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I profeti del “Tutto internet”• McLuhan (non c’era internet, ma le sue
idee hanno inciso su molti dei suoi allievi nel senso di una società iperconnessa dai media: il “villaggio globale”)
• DeKerchove• Pierre Lévy• Nicholas Negroponte• Bill Gates
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Pierre Lévy
• “Siamo appena usciti dalla preistoria. Le separazioni costituiscono la parte oscura del nostro retaggio, in via di progressiva liquidazione. L’autentico fine dell’uomo è quello di diventare un essere planetario, che partecipi attivamente all’intelligenza collettiva della sua specie”
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Noosfera
• Usano nei loro discorsi un afflato quasi religioso, riattualizzando vecchie visioni mistiche secondo le quali lo scopo dell’umanità è passare dalla biosfera alla noosfera, sorta di “coscienza collettiva”:
• Teilhard DeChardin(1881-1955) – teologo francese• Norber Wiener – padre della cibernetica, scienza
che aveva la pretesa di vedere relazioni fra fenomeni diversissimi dove ciò che contava era informazione, il pensiero, lo scambio, la comunicazione, contrapposta all’entropia della materia
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Antiumanisti
• Alcuni definiscono queste posizioni “antiumaniste”, perché negano l’importanza dell’uomo, dell’individuo, e mirano alla sua dissolvenza in un’entità collettiva
• È una delle tante incarnazioni del mito collettivistico (il comunismo è un altro, la globalizzazione un altro ancora…)
• Alcuni critici (Philippe Breton) lo vedono come regressivo e conservatore
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Società umaniste
• Per Breton la nostra società è fondata da secoli su una triade– Legge – di derivazione ebraica. La torah, la legge, uguale per tutti e
scritta– Parola – di derivazione greco-ateniese: la parola nella discussione
pubblica, nell’agorà, luogo di confronto e di risoluzione delle tensioni in uno spazio politico
– Individuo – di derivazione cristiana: uomo dotato di un’interiorità• Questi concetti si laicizzano e penetrano nelle culture occidentali,
modellando le loro società• L’individuo è destinatario della legge e solo lui è responsabile di
fronte ad essa; essa lo supera ma è lui che la crea, grazie all’azione della parola collettiva e dell’assemblea degli individui liberi; l’individuo esiste grazie alla propria parola, originata dalla memoria e dall’incontro con la parola dell’altro
• Il XX sec ha visto una crisi di fiducia nell’umanesimo
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Società olista
• Prima dell’avvento dell’umanesimo (Louis Dumont, antropologo francese)
• Si distingue per l’assenza di legge scritta, di parola come scambio tra individui, ed è caratterizzata da:– Credenza nel destino– Riproduzione ciclica (eterno presente)– Disuguaglianze organiche– Vendetta privata– Sistemi di caste
• Tentazioni sociali sempre presenti, opposte ai valori dell’umanismo
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I timorosi
• L’idea è che dietro alla mistica del tutto internet e del sempre connessi ci sia il pericolo di una riduzione di spazi di libertà, concessi dagli utenti liberamente in cambio di un egoistico vantaggio iniziale
• Della dissoluzione della distinzione fra privato e pubblico
• O anche che si arrivi alla distruzione delle relazioni sociali tradizionali, secondo alcune distopie diffuse nelle narrazioni fantascientifiche (Asimov: Il sole nudo)
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Spazi di libertà
• In realtà i governi hanno potere di controllo su ciò che passa in internet– Caso delle censure cinesi– Caso della recente legge francese– Discussioni sulla net neutrality
• La regolazione può cambiare e nuove tecnologie come la geolocalizzazione facilitano il tracciamento dei navigatori
• Il problema è come è nata internet (con la cultura libertaria). Ci siamo abituati a condividere tutto e ad avere in cambio alcune cose, ma gli spazi di libertà potrebbero ridursi, mentre i governi e le aziende potrebbero trarre vantaggio da quello che spontaneamente mettiamo in rete
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Trasparenza asimmetrica
• È la tendenza a non preoccuparci, anzi, a trovare normale mettere online informazioni su di noi, ma non ad avere altrettante informazioni e trasparenza da parte di governi e organizzazioni anche commerciali
• Come utenti della rete questa consapevolezza è però sempre meno centrale, man mano che ci abituiamo ad usare la rete
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Dal quinto stato all’individualismo
• Il filone neomarxiano delle teorie sulla rete, dopo un iniziale entusiasmo nel potere delle nuove tecnologie di coagulare una nuova classe sociale (quinto stato) che fondesse il vecchio proletariato con i lavoratori intellettuali, si è reso conto che questo non sarebbe avvenuto, e che tendenze liberiste, individualiste stavano prendendo il sopravvento, favorendo un isolamento delle persone che favorisce i poteri tradizionalmente dominanti (si veda Formenti, 2008, per una trattazione estesa)
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Scomparsa del confine pubblico/privato
• Inoltre le nuove tecnologie non fanno nulla per controbilanciare una tendenza alla scomparsa di separazione fra sfera pubblica e sfera privata
• Nelle società aristocratiche, i costumi pubblici servivano a definire dei ruoli che mostrassero competenze distinte
• Dalla società borghese i ruoli sono progressivamente pubblici: l’intimo è criterio di giudizio per il pubblico, anche quando non ha senso
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Richard Sennett
• “I mass media accrescono in misura esponenziale la conoscenza che la gente ha di quanto accade nella società, ma inibiscono drasticamente la capacità di tradurre questo sapere in azione politica”
• Il popolo si comporta come un pubblico che osserva lo spettacolo privato del politico/attore, come se non li riguardasse
• I media elettronici impongono pubblico e privato come spettacolo e riducono la capacità di agire
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I media moderni
• Favoriscono l’emergere di leader carismatici moderni• Ma creano l’aspettativa di una democratizzazione
fondata su valori personali, di intimità e cordialità, di abbattimento di distanza fra governante e governato, e non sul bene comune
• In tal senso, anche i leader che arrivano dal popolo devono possedere virtù carismatiche
• In generale, valutando il pubblico con criteri di personalità, diventa più difficile lottare per bisogni collettivi
• Gli stessi valori collettivi scompaiono dal centro del discorso; si lotta per affermare il sé (e il pubblico si identifica con i personaggi carismatici), non per il bene comune
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I blog e la scomparsa del confine pubblico/privato
• La posizione di Sennett può essere associata nei nuovi media alle critiche portate ai blog, da Metitieri e Levink
• Dietro l’illusione di un movimento, di una blogosfera, si combatte per diventare amici di, per essere riconosciuti ed emergere nella classifica di Google
• Il blog (ma anche il SN) è proprio la confusione di pubblico e privato, di professionale e personale
• Uno simpatico non necessariamente è bravo, o competente in un dato settore: ma tutto si confonde
• Continua a prevalere un individualismo delle motivazioni giustificato con la mistica della collettività, della rete, della blogosfera
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Oltre la democrazia rappresentativa
• Come i nuovi media, e in particolare internet, possano giocare un ruolo nel superamento delle forme di democrazia rappresentativa, è tutto da definire
• Già il rapporto carismatico leader-masse è un superamento dei partiti e una risposta all’inevitabile burocratizzazione delle democrazie occidentali
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La visione di Lévy
• Pierre Lévy vede nella rete lo strumento di democrazia diretta tanto sognato, dove non conta più l’appartenenza geografica, ma virtuale
• E dove non sarà più possibile ignorare i cittadini, che avranno nella rete uno strumento di controllo e di dominio
• Al tempo stesso, modera la sua visione in un recupero dei professionisti della politica a gestire la cosa pubblica, mentre la rete controlla
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Ma…
• Altri vi vedono tendenze all’abolizione degli spazi di rappresentanza per un intervento diretto del cittadino
• Con la controindicazione di:– mancanza di competenze specifiche sui temi
tecnici– confusione pubblico/privato– una certa asimmetria informativa– una spettacolarizzazione della vita pubblica– eccesso di individualismo
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Digital divide
• Navigare in rete richiede accesso: divisione fra have e have not
• La qualità tecnica della rete (ad esempio la banda larga) cambia qualitativamente l’uso della rete
• L’accesso non è sufficiente: le capacità di navigazione dipendono dalle condizioni socioculturali, dagli strumenti cognitivi
• Importanza di un’information literacy: capacità di trovare attivamente le informazioni e di valutarne attendibilità e correttezza
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Dieta mediale
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Opinioni a confronto
• Esistono in definitiva due grandi polarità su cui si distribuiscono le diverse opinioni:1. Da una parte, coloro che ritengono che le reti porteranno verso una
nuova utopia, modificando in senso collaborativo ed egualitario i rapporti di forza, e che il web 2.0 sia una perfetta espressione di questa tendenza ottimistica e progressiva, dove l’intelligenza collettiva sia il punto centrale
2. Dall’altra c’è chi ritiene che le nuove tecnologie abbiano in radice gli stessi difetti delle vecchie, e in più pongano problemi che non sono in grado di contribuire a risolvere, perché incoraggiano un atteggiamento conformistico e non meritocratico, dove ad un’apertura di facciata si contrappone un comportamento adattivo di comodo, che premia i più dotati di capitale sociale e non di argomenti. L’intelligenza collettiva sarebbe dunque solamente un pretesto per sfruttare l’utente mantenendo il potere. Le aziende si avvarrebbero della grande motivazione ad emergere, senza offrire nulla in cambio
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Gli apologetici
• Spinge verso una partecipazione ampia e incondizionata alla vita di rete
• Vede la rete come il luogo dell’intelligenza collettiva e della partecipazione ad un’entità collettiva nella quale gli individui potranno “sciogliersi”
• Spinge verso il superamento della democrazia rappresentativa (già in crisi a causa di un eccesso di burocrazia fisiologico) verso una democrazia diretta
• Nessun confine fra pubblico e privato
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Gli scettici
• Vedono una società dove il consumatore sarà mesmerizzato dai pochi centri che deterranno ancora il potere produttivo
• Desiderosi di emergere, accetteranno condizioni inaccettabili pochi anni prima
• Contemporaneamente la qualità dell’informazione si deteriorerà a causa dell’insostenibilità del tutto gratis e del ricorso a tecniche scandalistiche e triviali per mantenere l’attenzione
• La capacità di cercare e trovare attivamente le informazioni importanti sarà appannaggio di pochi “information literate”
• La società in rete sarà meno mediata, più interconnessa, ma senza garanzie di approfondimento sui temi
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Il problema
• …è che in parte hanno probabilmente ragione entrambi. Come dice Castells, ”non c'è alcun giudizio di valore in questo cammino verso la network society: essa non è la terra promessa dell'età dell'informazione. È semplicemente, una nuova e specifica struttura sociale, i cui effetti sul benessere dell'umanità sono ancora indefiniti. Tutto dipende dal contesto e dalle modalità."(Manuel Castells)
• Sta a noi costruire un modello di società di rete migliore del precedente. Il primo passo è rendersi conto delle opportunità e dei rischi, ed evitare di distorcerli per scopi opportunistici.
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Approccio ragionevole
• La rete offre strumenti e possibilità, ma con essi crea anche nuovi problemi
• La soluzione non è necessariamente la più ovvia, la più intuitiva, la più popolare
• L’individuo e i suoi diritti non dovrebbero essere sacrificati agli interessi di una comunità indistinta, anche se i beni comuni online dovrebbero non essere privatizzati
• La tecnologia non è neutra, ma nemmeno deterministica• L’approccio culturale che adottiamo per regolare i
fenomeni conta eccome, così come ha contato nella creazione di questa rete.
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Come parlano di internet i giornali e gli altri media?
• Quale approccio prevale?• Vi si riconosce un afflato utopistico• Vengono presentati aspetti problematici?• Vi si riconosce un intento critico?• Quale idea di uomo e di società è sottesa?• Vi è un atteggiamento di realismo
strumentale?• I dati sono corretti e padroneggiati dall’autore?• Di cosa sta tentando di convincerci, e perché?
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Fine