nicara · dopo 25 anni dalla "cruzada nacional de alfabetización" sono già passati 25...

12
NICARAHUAC 83 - 2005 1 Nicara Bollettino bimestrale della Associazione di amicizia, solidarietà e scambi culturali Italia - Nicaragua - Direttore Responsabile: Bruno Bravetti - Redazione e Amministrazione: Coordinamento Nazio- nale: Via Mercantini, 15 - 20158 Milano - Tel. e Fax 02-33220022 - Autorizzazione Tribunale di Bologna n. 5289 del 5/9/1985 - Spedizione in abb. postale 70% Filiale di Milano - Stampato in proprio - Hanno collaborato a questo numero: Mauro Castagnaro, Federica Comelli, Roberto Cova, Angela Di Terlizzi, Giorgio Trucchi. N. 83 - SETTEMBRE - OTTOBRE 2005 - NUOVA SERIE Alfabetizzando in tutto il paese Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si mobilitarono in tutto il Nicaragua per insegnare a leggere e scrivere a centinaia di migliaia di nicara- guensi abbandonati nell’ignoranza dalla cruenta e sanguinaria dittatura somozista. Questa impresa, che in soli cinque mesi riuscí a diminuire l’indice di analfabetismo dal 52 al 12,9 per cento, venne premiata dalla Unesco con il premio “Nadiezdha Krupskaya” e coinvolse l’intero paese in quello che fu uno sforzo senza precedenti. Secondo il cineasta e membro del Comita- to “Memorie del mondo” dell’Unesco, Artu- ro Zamora “il Nicaragua si trasformò in un’immensa scuola e metà del Nicaragua insegnò a leggere e scrivere all’altra metà. C’erano 600 mila persone coinvolte grazie ai valori della generazione di quell’epoca, che per la prima volta includeva i più poveri nell’agenda nazionale ed esprimeva la propria solidarietà con i dimenticati della società fino a quel momento. Fu la seconda grande mobilitazione come nazione. La prima fu la lotta e l’insurrezione contro Somoza e la seconda fu proprio l’alfabetiz- zazione, in cui tutti i settori, l’intero paese, partecipò a questi eventi ritrovando unità verso un obiettivo preciso”. Una scuola di vita Ognuno insegnò ed apprese dall’altro. I giovani della città insegnarono a leggere e a scrivere agli emarginati della campagna e della montagna, ma allo stesso tempo videro con i loro occhi le condizioni in cui viveva la maggior parte dei nicaraguensi, presero coscienza di quella realtà nasco- sta ed impararono a lavorare i campi, a fare tortillas, a mungere le mucche, a vive- re in modo più semplice. Fu l’incontro tra due realtà nazionali com- pletamente diverse che si unirono e lavo- rarono comunemente imparando recipro- camente. Alla fine, dopo cinque mesi, i ragazzi e le ragazze che tornavano alle loro case sa- pevano di avere ormai due famiglie e fu una vera e propria esperienza di vita. I giovani si prepararono metodologica- mente e anche fisicamente grazie al lavo- ro dell’Associazione degli Educatori del Nicaragua (Anden) e della Juventud San- dinista e raggiunsero i punti più remoti del paese dove un censimento previo aveva rivelato la presenza di oltre un milione e mezzo di analfabeti su tre milioni di abitan- ti. Si iniziarono ad ascoltare le consignas “Puño en alto, libro abierto” e la Cruzada venne ribattezzata come “Insurrección Cultural”, formandosi così l’Ejercito Popu- lar de Alfabetización (EPA), a cui più tardi si aggiunsero anche gli adulti organizzati nelle Milicias Obreras Alfabetizadoras (MOA) e centinaia di stranieri provenienti da tutto il mondo. L’istruzione in Nicaragua “Il mondo dell’alfabetizzazione è il mondo della liberazione. Non ci possono essere libertà e rispetto ai diritti umani senza istruzione e alfabetizzazione” dice con si- curezza il maestro Orlando Pineda, anima della Asociación de Educación Popular “Carlos Fonseca Amador” (Aepcfa) e me- moria storica della Cruzada Nacional de Alfabetización, per il quale l’impegno ad alfabetizzare non si è fermato a quel 23 agosto del 1980, ma è proseguito fino ai giorni nostri con un entusiasmo contagio- so. Con la sua associazione, sorta nel 1990 dopo la sconfitta elettorale del Frente San- dinista per dare una risposta concreta allo sfascio in cui prevedevano sarebbe cadu- ta l’istruzione in Nicaragua, ha continuato per anni a percorrere i paesi e le città nicaraguensi con l’unico proposito di di- chiararle “libere dall’analfabetismo”, con un massiccio intervento culturale per inse- gnare a leggere e a scrivere. (continua in seconda pagina)

Upload: others

Post on 20-Apr-2020

7 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

NICARAHUAC 83 - 2005 1

NicaraBollettino bimestrale della Associazione di amicizia, solidarietà e scambi culturali Italia - Nicaragua- Direttore Responsabile: Bruno Bravetti - Redazione e Amministrazione: Coordinamento Nazio-nale: Via Mercantini, 15 - 20158 Milano - Tel. e Fax 02-33220022 - Autorizzazione Tribunale diBologna n. 5289 del 5/9/1985 - Spedizione in abb. postale 70% Filiale di Milano - Stampato inproprio - Hanno collaborato a questo numero: Mauro Castagnaro, Federica Comelli, RobertoCova, Angela Di Terlizzi, Giorgio Trucchi.

N. 83 - SETTEMBRE - OTTOBRE 2005 - NUOVA SERIE

Alfabetizzando in tutto il paeseDopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización"

Sono già passati 25 anni da quando quasi100 mila persone, la maggior parte giovanidelle scuole superiori, si mobilitarono intutto il Nicaragua per insegnare a leggeree scrivere a centinaia di migliaia di nicara-guensi abbandonati nell’ignoranza dallacruenta e sanguinaria dittatura somozista.Questa impresa, che in soli cinque mesiriuscí a diminuire l’indice di analfabetismodal 52 al 12,9 per cento, venne premiatadalla Unesco con il premio “NadiezdhaKrupskaya” e coinvolse l’intero paese inquello che fu uno sforzo senza precedenti.Secondo il cineasta e membro del Comita-to “Memorie del mondo” dell’Unesco, Artu-ro Zamora “il Nicaragua si trasformò inun’immensa scuola e metà del Nicaraguainsegnò a leggere e scrivere all’altra metà.C’erano 600 mila persone coinvolte grazieai valori della generazione di quell’epoca,che per la prima volta includeva i più poverinell’agenda nazionale ed esprimeva lapropria solidarietà con i dimenticati della

società fino a quel momento.Fu la seconda grande mobilitazione comenazione.La prima fu la lotta e l’insurrezione controSomoza e la seconda fu proprio l’alfabetiz-zazione, in cui tutti i settori, l’intero paese,partecipò a questi eventi ritrovando unitàverso un obiettivo preciso”.

Una scuola di vitaOgnuno insegnò ed apprese dall’altro. Igiovani della città insegnarono a leggere ea scrivere agli emarginati della campagnae della montagna, ma allo stesso tempovidero con i loro occhi le condizioni in cuiviveva la maggior parte dei nicaraguensi,presero coscienza di quella realtà nasco-sta ed impararono a lavorare i campi, afare tortillas, a mungere le mucche, a vive-re in modo più semplice.Fu l’incontro tra due realtà nazionali com-pletamente diverse che si unirono e lavo-rarono comunemente imparando recipro-

camente.Alla fine, dopo cinque mesi, i ragazzi e leragazze che tornavano alle loro case sa-pevano di avere ormai due famiglie e fuuna vera e propria esperienza di vita.I giovani si prepararono metodologica-mente e anche fisicamente grazie al lavo-ro dell’Associazione degli Educatori delNicaragua (Anden) e della Juventud San-dinista e raggiunsero i punti più remoti delpaese dove un censimento previo avevarivelato la presenza di oltre un milione emezzo di analfabeti su tre milioni di abitan-ti.Si iniziarono ad ascoltare le consignas“Puño en alto, libro abierto” e la Cruzadavenne ribattezzata come “InsurrecciónCultural”, formandosi così l’Ejercito Popu-lar de Alfabetización (EPA), a cui più tardisi aggiunsero anche gli adulti organizzatinelle Milicias Obreras Alfabetizadoras(MOA) e centinaia di stranieri provenientida tutto il mondo.

L’istruzione in Nicaragua“Il mondo dell’alfabetizzazione è il mondodella liberazione. Non ci possono esserelibertà e rispetto ai diritti umani senzaistruzione e alfabetizzazione” dice con si-curezza il maestro Orlando Pineda, animadella Asociación de Educación Popular“Carlos Fonseca Amador” (Aepcfa) e me-moria storica della Cruzada Nacional deAlfabetización, per il quale l’impegno adalfabetizzare non si è fermato a quel 23agosto del 1980, ma è proseguito fino aigiorni nostri con un entusiasmo contagio-so.Con la sua associazione, sorta nel 1990dopo la sconfitta elettorale del Frente San-dinista per dare una risposta concreta allosfascio in cui prevedevano sarebbe cadu-ta l’istruzione in Nicaragua, ha continuatoper anni a percorrere i paesi e le cittànicaraguensi con l’unico proposito di di-chiararle “libere dall’analfabetismo”, conun massiccio intervento culturale per inse-gnare a leggere e a scrivere.

(continua in seconda pagina)

Page 2: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

2 NICARAHUAC 83 - 2005

“Quest’anno – continua Pineda – festeg-giamo i 25 anni di quell’impresa eroica efondamentale anche per il Nicaragua d’og-gi. C’è molto da celebrare e ricordare,come ad esempio i 58 giovani caduti du-rante la Cruzada, ma anche molto da fare.Dal 1990, quando consegnammo il gover-no a Violeta Barrios de Chamorro con unindice di analfabetismo intorno al 17 percento, la situazione è enormemente peg-giorata ed attualmente tocca il 35 per cen-to.In 15 anni il tasso d’analfabetismo è diven-tato il triplo di quello esistente dopo laCruzada de Alfabetización.Quest’anno sono ancora circa un milionei bambini che non andranno a scuola e cheformeranno un esercito di analfabeti. Aquesti si aggiungono almeno 750 milapersone che hanno raggiunto la terza ele-mentare e che per vari motivi hanno ab-bandonato la scuola.Anche questi nel giro di poco tempo perde-ranno il poco che avevano imparato ecorrispondono al 15 per cento della popo-lazione.Se lo aggiungiamo al 35 per cento dianalfabetismo riconosciuto dallo stessogoverno, stiamo parlando di un potenziale50 per cento di analfabetismo nel giro didieci anni”.

La celebrazione dell’anniversarioPer questo motivo, la celebrazione del 25°anniversario si è trasformata nell’inizio diuna nuova Cruzada.Dopo lo svolgimento di un Seminario alivello centroamericano sulla situazionedell’analfabetismo in Nicaragua, decine dimigliaia di persone si sono concentrate aNiquinhomo, terra natale di Sandino.

In testa alla sfilata che ha attraversatol’intero paese si sono posizionati gli alfa-betizzatori e alfabetizzatrici degli anni 80che hanno rispolverato le loro cotonasgrigie con lo stemma della Cruzada.Dietro di loro migliaia di giovani che neigiorni successivi inizieranno una nuovaopera di alfabetizzazione in 14 capoluoghidi Dipartimento, dopo che durante i mesi diluglio ed agosto studenti delle universitàhanno girato casa per casa per organizza-re un censimento delle persone che nonsanno né leggere né scrivere.L’obiettivo è quello di alfabetizzare tra le150 e le 200 mila persone in un anno,utilizzando il metodo “Yo sì puedo” di origi-ne cubano e già sperimentato con succes-so in Venezuela.

Vicenza, Sabato 12 Novembre 2005, ore 10-17Casa San Bastiano Via Tiepolo, 24

Seminario di analisi centroamericana

promosso da: Envío - bollettino mensile centroamericanoedito dall’associazione Alternativa Nord/Sud per il XXIsecolo (ANS-XXI)

Politica: vigilia elettorale in México e Nicaragua e nuoviscenari nella regione.Economia: cosa cambia dopo l’accordo di “libero” com-mercio con gli Stati Uniti.Società: movimenti popolari e alternativi di donne, indi-geni, contadini, ambientalisti.

Ne parliamo con:

María López Vigilcaporedattrice di Envíomensile dell’Università Centroamericanadi Managua, Nicaragua.

Per informazioni:Tel.0444-531443Email: [email protected]

Il governo cubano regalerà 5 mila televiso-ri e videoregistratori e 87 mila videocas-sette, con la speranza di poter incrementa-re nei prossimi anni il numero di comuniche si aggregheranno a questa importanteazione.Un altro importante risultato è stata lafirma di un accordo tra l’Università di Gero-na in Catalunya, la Unan di Managua e laAepcfa per poter inaugurare una facoltàuniversitaria che formi le persone che vo-gliono lavorare nell’educazione popolare.Durante le celebrazioni dell’anniversario,migliaia di persone hanno cantato le can-zoni che hanno segnato quella memorabi-le impresa ed hanno ricordato le personemorte durante la Cruzada attraverso leparole di alcune delle loro madri.

(dalla prima pagina)

Page 3: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

NICARAHUAC 83 - 2005 3

Un altro 19 de Julio ha visto circa 200 milanicaraguensi riempire la Plaza de la Fe(l’antica Plaza de la Revolución, oggi ribat-tezzata Plaza de la Republica, non è piùagibile) per festeggiare un nuovo anniver-sario di quella storica impresa che attiròl’attenzione e l’entusiasmo del mondo in-tero.Secondo lo storico Aldo Díaz Lacayo “com-memorare il 19 Luglio del 1979 non è soloun gesto di simpatia politico-ideologica,ma soprattutto una responsabilità storica.Il Nicaragua è cambiato radicalmente apartire da quella data e la RivoluzionePopolare Sandinista è il fatto storico piùrilevante della storia nicaraguense delventesimo secolo.Tutti gli avvenimenti storici trascendentalidella storia del nostro paese hanno avutoa che vedere con la riaffermazione dellavocazione nazionalista del popolo nicara-guense e hanno riaffermato la sovranitànazionale e la volontà di lotta del popolonicaraguense a favore dei principi del dirit-to internazionale, che garantiscono la so-vranità nazionale stessa”.La volontà dei popoli, però, non sempre ècondivisa da chi considera questa partedel mondo come il proprio “giardino”.“In tutti i casi – continua Daz Lacayo – incui il popolo ha avuto l’opportunità di espri-mere la sua vocazione nazionalista, laminaccia alla propria sovranità è statarelazionata direttamente con la vocazionecontraria del governo degli Stati Uniti.Dal 1893, con la Dottrina Monroe, Washin-gton ha continuato a relazionarsi con ilNicaragua come fosse uno stato dipen-dente o peggio ancora un protettorato”.

L’ingerenza nordamericanaProprio in prossimità dell’anniversario del-la Rivoluzione, il governo nordamericanoha intensificato la propria azione di inge-renza in Nicaragua.L’arrivo dell’ex ambasciatore Oliver Gar-za, con il manifesto proposito di impedireuna possibile vittoria elettorale del FrenteSandinista nel 2006 e riunire le forze didestra escludendo la figura di ArnoldoAlemàn, e le dichiarazioni dell’ambascia-trice uscente Barbara Moore, che ha sve-lato la richiesta espressa del governo ni-caraguense di un intervento diretto degliStati Uniti per risolvere la crisi istituzionaleattuale, hanno incrinato maggiormente lerelazioni tra i principali partiti politici delpaese (Plc e Fsln) e l’amministrazioneBush.Díaz Lacayo non dubita minimamente chedietro la escalation della pressione norda-mericana nel paese ci sia la richiesta del-l’oligarchia nazionale e l’interesse direttodel governo statunitense.

“L’abbattimento della dittatura somozistafu il primo passo per la costruzione diun’identità nazionale e l’aver rotto la di-pendenza dagli Stati Uniti fu un passoancora più importante e senza di esso nonci sarebbe mai stata rivoluzione, nono-stante la violenza che fu necessaria utiliz-zare.Oggi però, a 26 anni di distanza, né gli StatiUniti, né la destra locale e centroamerica-na accettano che la sconfitta elettorale del1990 significò la ratificazione del FrenteSandinista come una forza politica legitti-ma, l’esistenza di un esercito come l’unicaforza armata del paese e la permanenzadelle così dette istituzioni della Rivoluzio-ne come quelle relative all’istruzione, allasanità e alla proprietà.Questi tre elementi rimasero plasmati ne-gli Accordi di Transizione, che non venne-ro mai accettati da Washington né dalladestre locali e centroamericane e da qui sigenera l’instabilità politica attuale”.

La speranza di oggiAnche per il giornalista Fredy Franco, laRivoluzione Sandinista viene ancora fe-steggiata non solo per la vicinanza storica,ma soprattutto per l’impronta alternativache ha rappresentato e rappresenta anco-ra oggi per un significativo conglomeratodi nicaraguensi, che aspettano ansiosa-mente un cambiamento e delle soluzioniche beneficino la maggioranza della popo-lazione.Per molti, la rivoluzione è ancora una spe-ranza e un’alternativa perché i governi dal1990 ad oggi non hanno minimamenterisolto i problemi che colpiscono la mag-gior parte della popolazione. Si sono inve-ce acutizzati, conducendo la popolazionea una situazione di disoccupazione e sot-toccupazione intorno al 60 per cento e dipovertà di quasi l’80 per cento, a unamaggior dipendenza dall’estero che impe-

disce loro di cercare unapropria alternativa di svi-luppo.Dopo 16 anni, se l’opzionedella destra nazionale fos-se stata realmente capacedi annebbiare ciò che hadato la rivoluzione e di offri-re qualcosa di veramentesignificativo, il sandinismosarebbe già stato annullatopoliticamente e ridotto aiminimi termini. Al contrario,le forze vincolate alla rivo-luzione sandinista si sonomantenute vive e nel casospecifico del Fsln, si è tra-sformato nella prima forzapolitica del paese durante

le ultime elezioni amministrative del no-vembre 2004.I governi formati da alleanze di partiti didestra che si sono succeduti fino ad oggi,hanno sviluppato governi antipopolari eantinazionali e l’unico partito che non è piùtornato al governo è proprio il Frente San-dinista che mantiene questa possibilitàlatente.La celebrazione di un fatto storico come iltrionfo della Rivoluzione Popolare Sandi-nista deve servire non solo per ricordare,ma soprattutto per trarre delle conclusionifondamentali che possano servire alla tra-sformazione del presente e del futuro.Il paese ha bisogno di un’amministrazionepubblica onesta e con sacrificio come du-rante gli anni 80, in cui gli alti funzionariguadagnavano non più di cento dollari e sipromosse un atteggiamento di austerità emistica che oggi non esiste.Il paese ha bisogno di risposte collettive, dimigliorare la ridistribuzione della ricchez-za dando precedenza all’aspetto sociale,con un sistema tributario realmente pro-gressivo e con la diminuzione degli esage-rati esoneri fiscali.I vari condoni sul Debito estero si dovreb-bero canalizzare per promuovere progettisociali ed economici per ridurre la povertàe non solo per pagare il Debito interno cheè a vantaggio dei grandi gruppi di potereeconomico del paese.Con queste e altre soluzioni si farebbe giàun grande passo.Molte di queste misure furono attuate du-rante il governo degli anni 80 e dobbiamoriprendere questo cammino ritrovando lamistica, promuovendo la solidarietà socia-le e costruendo un nuovo modello di svi-luppo che venne solo accennato durantela rivoluzione e di cui abbiamo bisognooggi per superare il modello neoliberistache ci ha portato maggiore povertà e unaprofonda arretratezza e sottosviluppo.

La data più importante della storia del NicaraguaCelebrato il XXVI anniversario della Rivoluzione Sandinista

Page 4: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

4 NICARAHUAC 83 - 2005

E’ difficile immaginare come si articolaval’attività. Mi riferisco a una notizia che èapparsa la scorsa settimana.Apparentemente una donna e il suo com-pagno offrivano sette bambine come pro-stitute. L’informazione era un po’ contrad-dittoria, ma sembra che alcune fosseroanche loro figlie.E mi chiedo come avveniva la contratta-zione. Per caso la donna andava dai pos-sibili interessati e gli diceva “guarda, houna bambina fatta in questo modo” oppureerano i clienti ad andare da lei con i soldi inmano.E le bambine? Qualcuno vedeva cosastava succedendo? Qualcuno le vedevauscire con uomini sconosciuti? Qualcunole avrà viste girarsi indietro per vedere sequalcuno le avrebbe aspettate al loro ritor-no?Se ci si ferma un attimo a pensare èdavvero orribile. Non esiste disperazionepeggiore né follia più grande come quelladi cadere così in basso da vedere unessere umano come una merce e giustifi-carsi con il bisogno impellente di denaro.Ma…vendere anche i figli? Offrirli affinchéabusino di loro in cambio di un guadagno?Se si arriva a tanto è perché la pazzia e ladisperazione ha raggiunto l’ultima frontie-ra e questo fa capire a che punto siamoarrivati in questo paese.Nei quartieri di Managua si vive nello stes-so modo e molto spesso peggio di cin-quant’anni fa.Nelle campagne è lo stesso. Questa stati-stica non può essere nascosta dalle stati-stiche elaborate dal governo di turno chepassa e lascia solo speranze frustrate.E di fronte alla disperazione si cerca unqualsiasi salvagente (leggi Cafta) per con-vincersi che ci porterà nuovamente allasoglia del progresso.

Chi beneficerà?Di tutti i settori che possono essere bene-ficiati dal Cafta, quello che viene maggior-mente segnalato è quello della maquila.Le zone franche sarebbero le prime bene-ficiate.Questo è il futuro per il Nicaragua neiprossimi dieci anni e su cui tutti scommet-tono.Chi si beneficia dell’esistenza delle zonefranche? Si può dire che beneficiando ilavoratori della zona franca si beneficia lapopolazione nicaraguense?Questo potrebbe essere vero se si produ-cessero miglioramenti nell’assistenza sa-nitaria, nei salari, nelle condizioni di vita.Ma in questo paese la popolazione nicara-guense continua ad essere abbandonataa sé stessa e le maquilas non risolvono iproblemi di fame e povertà che esistono.

Le lavoratrici della zona franca (la maggio-ranza sono donne) passano la giornatafacendo le donne delle pulizie, poi vanno afare le operaie e infine restano fino a tardia fare le donne delle pulizie.Con meno di cento dollari al mese, nelNicaragua di oggi, non si può sopravviveree nemmeno mantenere una parte dellafamiglia. Ma questo, come dicono i politici,è quello che la gente vuole ed ha bisogno:altre zone franche. Le campagne non dan-no più al Nicaragua il suo pane.Bisogna tornare agli inizi e cioè comehanno negoziato il Cafta.

Cafta per chi?Non dubito della buona volontà dei tecniciche sono stati presenti nelle negoziazioni,però immaginatevi che al tavolo delle ne-goziazioni a Washington o negli hotel cen-troamericani si parlava di quote di merca-to, di cifre, di leggi, di regolazioni, di trattati,di accordi, di montagne di documenti.E’ chiaro che questo è quello che si fa inquesto tipo di riunioni tecniche, ma non sipossono mascherare le cose.In una delle pubblicazioni che promuove-va il Ministero del commercio nicaraguen-se per “attrarre gli investimenti stranieri”(una delle frasi che più piacciono e in basealla quale giustificano qualsiasi cosa), sidiceva che una delle cose più attrattive perfar investire nelle zone franche era che nelnostro paese c’era la manodopera più abuon mercato di tutto il Centroamerica.Ho avuto l’occasione di chiedere all’alloraMinistro del commercio, signor Arana, sepensava fosse giusto usare questo modoper vendere l’immagine del Nicaragua elui mi rispose che sarebbe stato megliodire che avevamo la manodopera “piùconcorrenziale” e rimase soddisfatto peressere riuscito a vestire con un altro abitoquello che chiaramente significava vende-re un popolo al libero mercato.Il Cafta avrà quindi aspetti positivi? Li avràper alcuni, ma a cosa potrà servire quandosi è già rotto il principio basilare dell’esi-stenza di alcune cose che non si possononegoziare e che invece non sono statenemmeno messe sul tavolo di negoziazio-ne?Ci stavano già vendendo quando le auto-rità di questo paese, preposte alle nego-ziazioni, sapevano che il prezzo che sipaga per un operaio in Nicaragua è consi-derabilmente inferiore al resto del Centro-america e lo hanno accettato ed offertosapendo che crea solo miseria.Se questo è lo sviluppo che si sta propo-nendo per il Nicaragua vuol dire che siamodavanti a un grave problema economico esociale.Se uno visita la pagina web del USTR

(ente commerciale degli Stati Uniti) vedechiaramente perché gli Stati Uniti hannonegoziato il Cafta.Vogliono avere una zona libera per i propriprodotti, camuffata da libero commerciocon una zona del mondo che non produceloro nessun interesse (a meno che non siastrategico).Lo dicono chiaramente, mentre noi imma-giniamo che beneficerà entrambe le parti.La realtà comincia però a vedersi.Il riso a stelle e strisce comincia a vendersimeno caro di quello nazionale. Chi potràcompetere? Dov’è la libertà?Il rafforzamento del sistema dei brevettipotrà solo pregiudicare il Nicaraguaperché…di quanti brevetti gode il Nicara-gua negli Stati Uniti?Quanti ne hanno gli Stati Uniti in Nicara-gua?Non si può vendere la nostra gente aimprese che sfruttano, abusano e che poise ne vanno o come nel caso del Nema-gón, venti anni dopo una fitta lista di soffe-renza e morte, non è ancora stata ricono-sciuta l’ingiustizia commessa contro i la-voratori e lavoratrici delle bananeras.Non ho nemmeno sentito, in tutti questianni, una sola autorità nicaraguense chie-dere perdono per la mancanza di interes-se dimostrata nei confronti di queste per-sone.Un paese è altrettanto forte quando a voltedice di NO con semplicità e dignità.Non si tratta di chiudere le porte ad accordicommerciali più umani, né di escludersidal mondo attuale, ma nemmeno di accet-tare il discorso verticale ed uniforme che ilCafta è l’unica alternativa possibile.Ci sono dei limiti e non possiamo conse-gnare il futuro del Nicaragua in mano al-l’amministrazione Bush. Non ci sono pre-cedenti per potersi fidare di loro.A volte un No rende più forti, soprattuttoquando si tratta di vendere ciò che è piùnostro, ciò che più amiamo, il futuro diquesta terra di tutti.

La forza di un NOdi Francisco Javier Sancho Más

Page 5: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

NICARAHUAC 83 - 2005 5

Secondo il Governo nicaraguense, il col-pevole della crisi economica e sociale delpaese è l’accelerato aumento dei prezzidel petrolio, circostanza che manipola persviare l’attenzione dell’opinione pubblica,cercando sempre colpevoli per occultarela propria incapacità nella gestione del-l’economia nazionale.Per lo sviluppo industriale l’energia è im-portante, ma il Nicaragua non ha industriee i suoi bisogni vengono destinati perquasi il cento per cento al consumismo ead altri servizi. Senza industrie le prospet-tive di sviluppo sono nulle.Il petrolio è una fonte antica di energia e siconosce benissimo come si crea l’offertamondiale ad opera di un cartello di paesiproduttori e di altri paesi indipendenti.Nessun paese che non produce petroliopuò vivere tranquillo o cullarsi nella politi-ca o pianificazione economica senza pren-dere in considerazione questa realtà.Il prezzo del petrolio è stato e sarà sempreun enigma.Se l’Organizzazione dei Paesi Esportatoridi Petrolio (OPEC) decide di limitare laproduzione si genera una escalation deiprezzi e l’economia mondiale comincia asoffrirne.A partire dall’anno 2000 si è pronosticatauna tendenza all’aumento del prezzo delbarile fino a 50 dollari. E’ da idioti allarmar-si per il fatto che il costo del petrolio au-menta, perché quello che bisogna fare èprepararsi.Così come aumenta il petrolio, abbiamoanche aumenti o diminuzioni nei tassi d’in-teresse, avvengono recessioni ed altri fe-nomeni economici a livello mondiale chela pianificazione deve prevedere, soprat-tutto in paesi arretrati la cui vulnerabilità afattori esogeni provoca seri squilibri.Il Governo invece sta sostenendo che “lacosa più cara è quella che non si ha o nonsi può comprare”, come a dire che bisognapagare l’energia al prezzo che si trovaperché sarebbe peggio non averla.

L’intervento esternoL’ex Direttore generale del Fon-do Monetario Internazionale(FMI), Michael Camdessus, dopola sua visita in Nicaragua nel 1994ha detto che “il risparmio internoe non gli aiuti internazionali, è lachiave dello sviluppo. Non si puòcontinuare a dipendere dagli aiutiesterni. Il Nicaragua è il paese piùdipendente del mondo dagli aiutiesterni e bisogna trovare la for-mula per ridurre questa dipen-denza riattivando l’economia. Leistituzioni sono molto importanti ebisogna creare istituzioni che aiu-tino lo sviluppo, ma questo non è

il problema di fondo. Il vero problema è lamancanza di risparmio nazionale, che ètotalmente insufficiente e fa sì che l’econo-mia nicaraguense sia totalmente dipen-dente dall’esterno.Il poco risparmio che genera il settoreproduttivo è trasferito al settore pubblicoche lo consuma in funzioni improduttive.Quello che bisogna fare è trasferire il ri-sparmio alle strutture che in Nicaragua sioccupano di agricoltura e allevamento,affinché queste generino ulteriore rispar-mio e l’economia nazionale abbia menobisogno di aiuti esterni ”.Alzando la voce ha poi aggiunto “cerchia-mo di essere seri, per favore, e non conti-nuiamo a dire a questo paese che si puòridurre la povertà senza cambiare nulla”.La cosa più triste della dipendenza è chesono stranieri quelli che stanno governan-do il Nicaragua e che ordinano ciò chebisogna fare o non fare.Sono responsabili di quanto accaduto apartire dagli anni 90, con un paese semprepiù arretrato e in completa anarchia.

Un po’ di storiaIn un’analisi generale, l’economia è di fa-cile comprensione nel suo schema di pro-duzione-consumo-risparmio-investimento.La cosa complicata è quando si tratta dianalizzare il suo funzionamento che di-pende dalle condizioni di sviluppo di ognipaese, dalla sua gente, dalla conduzioneeconomica e sociale e dallo sviluppo cul-turale di ogni società.I paesi non sono uguali e non si puòapplicare la stessa ricetta a tutti.Dopo il 1978, sono spariti dal Nicaraguaconcetti elementari di economia e di ri-sparmio, ideologizzando la società.A partire dal 1990 ognuno si è dedicato apescare dove poteva, in molti arraffando earricchendosi in tutti i modi senza lavora-re.In questo ambiente è affluita la coopera-zione esterna che ha spinto l’attitudine

consumistica e non quella del risparmioperché ha dato l’immagine che tutto sareb-be stato facile, abbondante e sicuro per ilresto del secolo XXI.Una distorsione mentale nei cittadini e undanno al paese.La cooperazione esterna non è stata com-plementare perché in Nicaragua non sonoesistiti piani nazionali che indicassero lepriorità su cui intervenire.Quando il governo ha bisogno di soldi,l’unica cosa che propone è di aumentare letasse.Riprendendo il tema del petrolio, bisognaquindi partire da un elemento concretoche è un paese arretrato e povero e michiedo se possiamo darci il lusso di consu-mare qualsiasi quantità ed a qualsiasi prez-zo.All’arrivo di quella che hanno chiamato la“democrazia”, parola che ognuno interpre-ta in base ai propri interessi, il paeseviveva in un caos politico, un’economiadisastrata, in bancarotta, con molta pover-tà e con un debito estero stratosferico.Un paese in bancarotta, come un’impresasull’orlo del fallimento, ha bisogno all’ini-zio di un piano di ristrutturazione e non didenaro.Il compito della transazione economica esociale sembrava essere molto dura ec’era bisogno di molto lavoro, disciplina,sforzi e sacrifici, ma disgraziatamente hadominato il criterio che per la transizionec’era bisogno di denaro per pagare imme-diatamente il debito accumulato, impo-nendo in questo modo la necessità di unintervento finanziario, motore del consu-mismo, basato sul concetto del “viverel’oggi e stare bene perché il domani nonimporta”.Il chiedere la carità all’estero si è conver-tito in Nicaragua in una droga e se questoè l’esempio che il Governo dà alla gente, sicade nell’irrazionalità senza speranza diun cambiamento.Non si può credere che la ricostruzioneeconomica e sociale del Nicaragua passidal Fmi e dagli altri organismi di coopera-zione internazionale senza un piano na-zionale previo.Il concetto di risparmio non si deve inter-pretare solo come concetto unico del de-naro, perché è un concetto più amplio esolido. Si tratta di risparmiare petrolio,acciaio, ferro, macchinari e tutto ciò che èbasilare per l’economia nazionale, chenon si produce e che si deve importare aprezzi imprevedibili.La dipendenza generata dagli organismicooperanti è una bomba a tempo cheesploderà nei prossimi anni, una tutelamolto dannosa che ci ha impedito di impa-rare a farci valere da soli.

Petrolio: l’irresponsabilità di un paese dipendentedi Francisco Laínez, economista (da El Nuevo Diario)

Page 6: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

6 NICARAHUAC 83 - 2005

Carlos Fonseca Terán, primogenito delfondatore del Frente Sandinista CarlosFonseca Amador, ha presentato il suolibro intitolato “El poder, la propiedad,nosotros…” durante una partecipata se-rata presso i locali della Unan Managua.

Il processo storico configurato nella na-scita, sviluppo e consolidamento del san-dinismo come opzione politica in Nica-ragua costituisce una delle epopee piùricche ed originali nell’affanno dell’es-sere umano per trasformare il mondo incui vive, compito che ha cercato per piùdi due secoli e che ha avuto nell’ultimosecolo appena concluso l’esperienza piùimportante e i suoi più grandi trionfi,accompagnati anche dalle sue più ama-re frustrazioni e sconfitte.Questo processo irruppe nella storia delNicaragua quando un piccolo gruppo dicontadini, peones de hacienda e artigia-ni, diretti da un bracciante carismatico diestrazione contadina chiamato AugustoC. Sandino, decisero di lanciare un pro-gramma politico che rispondesse agliinteressi delle classi popolari e diversoda quelli esistenti all’epoca che rispon-devano solo agli interessi dell’oligarchiae dei latifondisti.Per la prima volta si organizzò una forzapolitica indipendente dai partiti tradizio-nali che, adottando la forma di un eser-cito guerrigliero, stupì il mondo affron-tando e scacciando le truppe invasoredegli Stati Uniti.

Fu l’anticamera di quello che si intrave-deva come un progetto di trasformazio-ne rivoluzionaria della società nicara-guense e di unità latinoamericana con-tro la dominazione dell’imperialismo nor-damericano che fu interrotto solo conl’assassinio di Sandino e la disarticola-zione del suo movimento.Il seme era però stato piantato ed ilsandinismo era nato.Mancava ancora mezzo secolo primache questa storia arrivasse al suo culmi-ne con il trionfo della seconda rivoluzio-ne di orientamento socialista nell’emi-sfero, contro i pronostici, schemi e scet-ticismi e toccandogli poi una nuova resi-stenza con il sandinismo nel potere perdieci anni, contro la guerra devastatricee l’embargo economico imposto dagliStati Uniti negli anni 80.Subito dopo venne la sconfitta elettoraledel Fsln nel 1990 e la conseguente con-segna pacifica di un potere che era statoconquistato dopo vent’anni di lotta edifeso durante dieci anni di guerra.A seguito della sconfitta più grande sof-ferta dal sandinismo dall’omicidio di San-dino nel 1934, si scatenò l’attuale pro-cesso di decomposizione sociale, politi-ca e morale della società nicaraguensecon tutte le sue conseguenze, accom-pagnato da un arretramento storico ge-nerale.Sia la sconfitta elettorale che il processodi decomposizione sociale in atto, han-no origine non solo dalla guerra imposta

dalla strategia statunitense dell’ammini-strazione Reagan, ma anche dalla virataa destra del processo rivoluzionario apartire dal 1985.E dalla nuova situazione di egemoniaideologica e politica che riuscì a imporrela destra a livello mondiale a seguitodella crisi e scomparsa della UnioneSovietica e del crollo del socialismo neipaesi dell’Europa dell’Est.Come conseguenza di tutto questo, dal1990 scoppiò una profonda crisi all’in-terno del sandinismo, impegnato a iden-tificare la linea giusta nelle circostanzestoriche posteriori alla perdita del poteree la prematura caduta del Muro di Berli-no.E’ importante rimarcare che, nonostantele evidenti distanze tra il modello delsocialismo reale europeo e lo schemasocioeconomico e politico della Rivolu-zione Sandinista, tanto la sconfitta elet-torale del Fsln nel 1990 quanto il crollodel socialismo nell’Unione Sovietica si-ano stati strettamente legati a quello chequi si chiama “il problema del potere”,che per i rivoluzionari consiste nell’eser-citarlo in modo che la sua essenza rea-zionaria non finisca con deformarli, alnon disegnarsi e svilupparsi nella su-perstruttura della società un’istituziona-lità che garantisca il possesso del pote-re per le classi popolari e non per l’avan-guardia, la cui ragione d’essere non è ilpotere, ma la trasformazione rivoluzio-naria della società, assumendo per que-sto scopo la missione di condurre, orien-tare, educare e riunire il resto della po-polazione nel resto del processo rivolu-zionario, attuando certi metodi di condu-zione politica, stile di lavoro e meccani-smi di partecipazione che assicurino cheil potere vada perdendo il proprio carat-tere come strumento di dominazione equindi, smetta di essere potere per con-vertirsi in autogestione politica.

Il problema del “potere”Quello del potere, anche dopo averloperso, ha continuato ad essere il princi-pale problema per il Fsln, che quando lostava esercitando non ha saputo istitu-zionalizzarlo affinché all’interno del plu-ripartitismo potesse essere esercitatodalle classi popolari indipendentementeda chi fosse al governo e che quando loha perso si è visto imprigionato dall’in-terrogante di quale dovesse essere l’as-se del suo contenuto di lavoro comeforza politica e cioè la scelta tra gli spazidi potere dentro un’istituzionalità che sipretende sostituire con un’altra o la cre-azione di nuovi spazi di potere dal senodella società civile (intendendo con que-

Il potere, la proprietà, noi…di Carlos Fonseca Terán

Page 7: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

NICARAHUAC 83 - 2005 7

sto termine tutte le espressioni, organiz-zate o no, della società la cui natura nonè politica né statale).La risposta cominciò a intravedersi apartire dalla metà degli anni 90 con untentativo di approcciarsi alla secondaopzione, ma a partire dal 1998 il Fslnriassunse la prima opzione, cosa cheaveva già fatto dalla metà degli anni 80,pagando il costo politico del deteriora-mento dei partiti all’interno della cosìdetta democrazia liberale e rappresen-tativa.In modo particolare è da segnalare l’ac-cordo politico tra il Fsln e il Partido Libe-ral Constitucionalista (Plc) nel 2000, lacui finalità fu quella di stabilire uno sche-ma politico con spazi esclusivi per que-sti due partiti, salvo poi cercare di garan-tirne alcuni per il Partido Conservadorper dividere il voto della destra, mano-vra poi fallita clamorosamente come l’in-tera linea politica di questi accordi.Il fallimento di questa politica di accordocon il Plc, impedì al Frente Sandinista dicapeggiare la lotta contro la corruzionee ridusse quasi a zero le sue possibilitàdi convocazione per le lotte popolari eciò portò a una discesa verticale dellestesse, accompagnato dalla disarticola-zione del movimento sindacale comeprodotto della dispersione e disorganiz-zazione della forza lavorativa come ef-fetto inevitabile delle politiche neoliberi-ste con le sequele di disoccupazione eavanzamento della globalizzazione.Nonostante questo, il Fsln si è confor-mato come una potente ed influente for-za politica in Nicaragua.Nuovi cambiamenti sono spinti oggi dalsandinismo contrastando le politiche pro-mosse dai governi di turno a partire dal1990. Per promuovere però i cambia-menti rivoluzionari che oggi la realtàsociale ed economica richiede, il sandi-nismo gode di spazi che senza il trionfodel 1979 non sarebbero mai potuti esi-stere per la sinistra, i settori popolari e lasocietà civile nicaraguense.Tale forma non è però utilizzabile soloper l’opposizione, ma dovrà trasformar-si in nuovi stili di governo e di conduzio-ne politica della nazione.Dopo aver sprecato una prima storicaopportunità nel 2000, il Fsln si trova oggidavanti a una nuova situazione favore-vole a causa della divisione della destragenerata dalla rivalità tra le sue dueespressioni storiche (quella dell’oligar-chia parassitaria ed entreguista oggi algoverno e quella della borghesia corrot-ta e debole rappresentata dai fedeli diArnoldo Alemàn) e ai cambiamenti a cuiè sottoposta dalla nuova politica statuni-tense anticorruzione, che insiste nel rag-gruppare la stessa destra intorno allafigura del presidente Enrique Bolaños.Gli errori del passato e la politica adotta-ta di voler priorizzare gli spazi politiciacquisiti e gli accordi tra cupole di partitoal di sopra del lavoro con la popolazione

e la mobilitazione di massa, hanno peròportato il Fsln ad essere percepito dallagente come simile ai partiti tradizionali,mentre dovrebbe essere l’antitesi di que-sta forma.Il Fsln, per entrare in un processo diaccumulazione di credibilità, dovrebbeassumere una condotta politica diversa,presentandosi davanti all’opinione pub-blica dal seno stesso della società, in-terpretando i suoi sentimenti e interessicon un discorso chiaro, coerente, crea-tivo, con idee concrete in relazione aiproblemi della gente e alle bandiere chela stessa società assume come proprie.Solo così riceverebbe un appoggio mas-siccio e il consenso che hanno bisognogli appelli che può fare il sandinismocontro le politiche neoliberiste.Questo libro è il tentativo di dare unapporto al rafforzamento ideologico delmovimento rivoluzionario nicaraguensein momenti in cui prevalgono imposta-zioni regressive e glorificatrici dei dogmiche salvaguardano un ordine di cose alivello mondiale, tra le cui principali ca-ratteristiche ci sono la concentrazionedella ricchezza, il potere e i mezzi dicomunicazione e generazione di opinio-ne pubblica ed idee, l’annullamento del-l’identità culturale delle nazioni attraver-so un processo economico e politicoavvolgente ed imprevedibile, fuori daqualsiasi controllo, che si manifestacome una globalizzazione che non in-clude il reddito procapite, il benessere ela libera circolazione della manodoperacome circola la merce, e ancora meno ilcontrollo dei giganteschi mezzi di pro-duzione e di speculazione finanziariaattualmente in mano a ridotti gruppi dipersone, il cui capitale e i guadagnihanno acquisito tali dimensioni che su-perano anche di quindici volte quelle diintere nazioni.Non si globalizza nemmeno l’uso deimeccanismi attraverso i quali si esercitaun potere politico, economico e militaremai visto prima e che per l’esclusivitàdel suo esercizio da parte di coloro checontrollano e ostentano le ricchezzeaccumulate e usurpate nel mondo inte-ro, acquisisce caratteristiche totalitarie,anche se in apparenza democratiche.

Chi esercita questo potere globale non èstato eletto da nessuno, come invece loesercitano i loro gerenti generali attraver-so enormi show politici, turnandosi a cari-co dell’amministrazione politica degli Sta-ti Uniti e delle altre nazioni potenti e gliamministratori delle succursali costituitedagli altri governi del pianeta, i governan-ti del Terzo Mondo, impiegati di secondacategoria in questa grande impresa capi-talista che è il mondo d’oggi.Se questo fosse poco, l’Organizzazionedelle Nazioni Unite si è convertita pocoa poco in uno strumento dell’imperiali-smo nordamericano e lavora in base aprincipi obsoleti e antidemocratici, comeil diritto al veto dei cinque paesi chehanno vinto la Seconda Guerra Mondia-le, cosa che non ha la benché minimagiustificazione nel mondo d’oggi.Si esige l’eliminazione delle armi di di-struzione di massa a certi paesi (Iraq eCorea del Nord), mentre ad altri chepossiedono queste armi (Israele, India,Pakistan) o che le hanno usate (StatiUniti) non gli esigono nulla.Si parla di democrazia e globalizzazio-ne, ma non si globalizza la democrazia eal contrario si accentuano le tendenzaegemoniche che ispirano proprio il pro-cesso in causa.In questa situazione, la capacità peraffermare ed arricchire i punti di vista ele convinzioni a partire dalla controver-sia è indispensabile in un rivoluzionario,affrontato da una mentalità e a un’opi-nione pubblica delineate in base agliinteressi delle classi che si beneficianocon l’ordine delle cose che si pretendo-no cambiare con la trasformazione rivo-luzionaria della società.L’analisi del processo rivoluzionario ni-caraguense come parte indispensabileper la sistematizzazione del sandinismocome opzione politica e dottrina rivolu-zionaria è altamente necessaria, soprat-tutto in tempi poco atti all’improvvisazio-ne.Il sandinismo è la più autentica e rivolu-zionaria dottrina politica che sia esistitain Nicaragua.La più autentica per essere la più nica-raguense e la più rivoluzionaria per es-sere la più autentica.

Page 8: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

8 NICARAHUAC 83 - 2005

Sono partiti il 20 febbraio di quest’annoda Chinandega ed hanno percorso 140chilometri a piedi (ancora una volta) perraggiungere la capitale Managua, istal-landosi nei pressi della Asamblea Nacio-nal.Hanno costruito tende con teli di plasticaed hanno ridato vita a quella che ormaitutti conoscono come la “Ciudadela delNemagón”.Con la loro presenza hanno attirato lasimpatia e la solidarietà di gran parte deinicaraguensi ed anche la rabbia di chi havisto in loro l’esempio delle ingiustizieche si vivono in questo paese.Oltre a dover lottare contro lo strapoteredelle multinazionali, che li hanno avve-nelati quando lavoravano come schiavinelle piantagioni di banane in cambio dipochi miseri cordobas, hanno dovuto vi-vere anche l’insensibilità delle istituzioninicaraguensi e soprattutto dei deputati,che per mesi li hanno fatti aspettare fuoridai cancelli della Asamblea Nacional inattesa di essere ricevuti.Hanno inscenato proteste estreme, mi-nacciando di interrarsi vivi e di darsi fuoco,bloccando il traffico con in mano bottigliepiene di benzina, non per usarle comebombe molotov, ma per immolarsi davantiai mezzi di comunicazione.Fin dall’inizio hanno scelto la via pacifica,la strada più difficile nel Nicaragua d’oggidove sembra che le istituzioni ascoltino esi muovano solo quando viene messa aferro e a fuoco la città.Forse è anche per questo che, dopo quasisette mesi, sono ancora accampati a Ma-nagua in attesa di risposte concrete alleloro proposte, ma non gli si può negare diavere dimostrato un coraggio, una forza,una lucidità e un’organizzazione invidiabi-le.Hanno saputo lottare per la vita mettendoin piazza la loro condizione di morte, unacondizione estrema per chi sa, come lamaggior parte di loro, che probabilmentenon vedrà nemmeno il risultato finale ditanti sforzi e tante sofferenze.La loro lotta ha coinvolto decine di migliaiadi persone a livello nazionale ed interna-zionale, molti di loro in modo diretto epartecipativo, molti altri solo a livello emo-tivo, ma nemmeno questo sforzo e questoesempio è servito a sprigionare quellascintilla di rabbia popolare che inspiega-bilmente resta ancora spenta e che s’ac-cende solo a sprazzi di fronte al disastro diquesti ultimi 15 anni di neoliberismo sfre-nato e di povertà sempre più accentuata.

Alcuni risultati e ancora protestaIl 13 maggio 2005 i bananeros hannofirmato i primi accordi con il Governo,

istituzione con la quale hanno continuato adialogare e negoziare all’interno di unaCommissione Interistituzionale.Tematiche più ampie rispetto alla proble-matica del Nemagón, come la riforestazio-ne, il controllo sull’inquinamento delle fal-de acquifere, il divieto di bruciare i campi dicanna da zucchero prima della raccolta,l’approfondimento e la preparazione dimanuali per adottare metodi di coltivazio-ne biologici, l’eliminazione dei 12 pesticidiche appartengono alla “dozzina maledet-ta”, alcuni programmi produttivi e l’assi-stenza sanitaria per gli ammalati, sonostate accordate con il governo e si è inprocinto di firmare gli accordi finali con lapartecipazione diretta della società civilenicaraguense ed internazionale (Associa-zione Italia-Nicaragua).Molto più difficile è stato il rapporto con laAsamblea Nacional che fino all’ultimo harifiutato qualsiasi contatto concreto ed àstata necessaria un’ulteriore azione dimo-strativa dei bananeros per ottenere la fir-ma di accordi che si dovranno concretiz-zare durante le prossime settimane.Durante il mese di agosto, 12 ex lavoratorie lavoratrici delle bananeras hanno inizia-to uno sciopero della fame e della sete cheha portato tre di loro in ospedale in gravicondizioni.Hanno inoltre bloccato il flusso delle dona-zioni di sangue occupando i locali dellaCroce Rossa nicaraguense ed hanno de-sistito dalla loro protesta solo quando tuttii membri della Giunta Direttiva della Asam-blea Nacional hanno firmato degli accordiin cui s’impegnano, davanti all’intero pae-se, a passare a votazione i quattro puntidelle richieste che li riguardano.In modo particolare la risoluzione che im-

pedisce derogazioni e variazioni alla Leg-ge speciale 364 sul Nemagón, la creazio-ne di una Legge speciale per le Pensionivitalizie agli ammalati, la riforma dellaLegge 456 che permette il riconoscimentodell’insufficienza renale cronica comemalattia professionale e l’approvazionedella riforma al Bilancio della Repubblicaper inserire i fondi accordati con il Gover-no per l’assistenza medica agli ammalatiper il 2005 e 2006.Ancora una volta hanno quindi dovutomettere a repentaglio la loro vita per avereciò che spetta loro di diritto, dopo tuttoquello che hanno sofferto e che è costatoquasi mille vittime.

I processi alle multinazionaliRispetto agli indennizzi e ai processi con-tro le multinazionali, i bananeros legatialla Asotraexdan e presenti da mesi aManagua hanno nuovamente dovuto ri-cominciare tutto da zero.L’avvocato nordamericano Juan JoséDominguez, che da alcuni anni seguiva illoro caso e che aveva sostituito il buffet“Ojeda-Gutierrez-Espinoza”, ha improvvi-samente rotto i rapporti con i principalileader dei bananeros discreditandoli da-vanti agli associati alla Asotraexdan, so-spendendo qualsiasi tipo di aiuto econo-mico e cercando di convincere le migliaiadi soci a seguire solo le sue direttive.Attualmente i bananeros stanno revocan-do il mandato all’avvocato Dominguez esono iniziate le prime riunioni per potersiavvalere del sostegno giuridico di avvocatinominati dalla Procura della Repubblica edi organizzazioni nordamericane legate alCentro Nicaraguense de Derechos Huma-nos (Cenidh), che fin dall’inizio ha soste-nuto la loro lotta.

Sentenza favorevoleParallelamente, un altro gruppo di ex lavo-ratori ammalati per il Nemagón, legati albuffet di Jacinto Obregón e a quello norda-mericano Provost-Humphrey, ha vinto unacausa nel Tribunale civile e del lavoro diChinandega.Nella sentenza, la giudice Socorro Toruñoordina alle imprese Dole Food CompanyInc., Occidental Chemical Corporation,Shell Oil Company, Standard Fruit Com-pany e Dow Chemical Company di pagare97 milioni di dollari a 150 bananeros rima-sti sterili e con vari tipi di malattie nervose.Di particolare rilevanza sono state alcunecopie di lettere inviate durante la fine deglianni 50 dalle imprese produttrici a quelleche hanno utilizzato il pesticida, in cuivenivano informate dei gravi danni allasalute che il Nemagón stava provocandonegli esseri umani.

Bananeros: dopo quasi sette mesi continua la lottadi Giorgio Trucchi

Page 9: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

NICARAHUAC 83 - 2005 9

Genocidio. Quello che è accaduto in Gua-temala tra il 1978 e il 1983 – il denominatoquinquennio nero all’interno del conflittocivile che ha martirizzato il paese centroa-mericano tra il 1962 e il 1996 – non ha altronome.Questa è la qualificazione giuridica che dàl’ONU alla repressione perpetrata dall’eser-cito del Guatemala sulle comunità mayadurante questo periodo.Questa è l’idea inequivocabile che le cifreoffrono nella loro crudeltà. Il bilancioascende, secondo l‘ONU, a circa 200mila vittime tra morti e scomparsi. Il 93per cento di esse furono causate dalleforze della Sicurezza dello Stato e per lamaggior parte, appartenevano alla popo-lazione maya.In misura minore, la repressione militareha colpito oppositori dei violenti regimi didestra che si sono alternati al poteredurante i 35 anni di durata del conflitto.Se le definizioni giuridiche e le cifre sonosignificative, le confessioni di alcuni milita-ri tracciano con una nitidezza raccapric-ciante il disegno di un’aberrante barbariecompiuta nel mezzo del più completo di-sinteresse a livello mondiale.Un massacro del quale nessuno ha volutoo potuto sentire le grida e per il quale,ancora oggi, nessuno ha compiuto un sologiorno di carcere. Un genocidio rimastonell’impunità.“Quelli dei servizi segreti erano gli incari-cati di tirar fuori la verità alla gente. Glimettevano un cappuccio sulla testa con unadditivo chimico, gli strappavano gli occhicon un cucchiaio, gli tagliavano la lingua,li appendevano per i testicoli...Io ho strap-pato le unghie dei piedi e poi li hoimpiccati...punzecchiavo il petto agli uo-mini con una baionetta e la gente mi sup-plicava affinché non gli facessi male...mapoi arrivava il tenente e il commissario e miobbligavano quando vedevano che avevocompassione di loro...”.

Un massacronell’ombraQueste rabbrividentidichiarazioni – insie-me a quelle di mi-gliaia di testimoni –furono raccolte du-rante la secondametà degli anni 90 epubblicate nel 1999dalla Commissioneper il ChiarimentoStorico (Ceh) sulGuatemala dellaOnu.Di questa commis-sione faceva parte ilricercatore Pruden-

cio García, colonnello ritirato dell’esercitospagnolo ed esperto in materia di dirittiumani e sociologia militare.Come frutto di quella esperienza, Garcíaha pubblicato un libro intitolato “El genoci-dio de Guatemala”, un’analisi di quantoaccaduto in questo paese centroamerica-no nelle ultime decadi, una riflessione sul-la violenza brutale “diretta fondamental-mente dallo Stato contro gli esclusi, i pove-ri e soprattutto, contro la popolazione maya”per conservare “una struttura economicacaratterizzata dalla concentrazione in po-che mani dei mezzi produttivi e animata daelementi della cultura razzista” come riflet-tono le conclusioni della Ceh.“Il caso del Guatemala rimane in grandemisura sconosciuto all’opinione pubblica”osserva Prudencio García. “Senza dubbiogli eccessi in Argentina e in Cile, con le loroforti ripercussioni mediatiche, hanno pro-iettato un’intensa ombra sugli orrori, moltopiù gravi, che simultaneamente si stavanosviluppando in Guatemala, contribuendoa far sì che tali orrori passassero inosser-vati a livello internazionale”. “In Guatema-la – prosegue – si sono commesse atrocitàche risulterebbero incredibili se non fosse-ro abbondantemente documentate.Casi di persone impalate, terribilmentemutilate, casi di antropofagia...So che èmolto duro descrivere queste cose con idettagli apportati dai testimoni, ma sono diquelli che credono che nei casi di graviatrocità e genocidi è necessario far cono-scere al mondo ciò che è successo nellarealtà. Conoscere quello che è successo eapprofondire le sue cause crea un certoeffetto vaccinazione che rende difficile unasua ripetizione”. Il bisogno di verità risultarafforzata dalla scandalosa ed impenetra-bile impunità che protegge ancora oggi iresponsabili di quelle barbarie.“E’ sempre difficile castigare gli alti re-sponsabili di questo tipo di crimini. In Gua-temala il problema è che, a differenza di

altri paesi dell’America latina, l’esercitonon ha ancora riconosciuto i grandi criminicommessi e allo stesso tempo, continua amantenere un incredibile grado di control-lo sulla società civile, includendo gli appa-rati giudiziari.Nonostante si sia ottenuta qualche sen-tenza in altri tipi di casi, continua ad essereimpossibile processare e castigare i col-pevoli del genocidio” segnala l’analista.“Di fronte al fallimento della giustizia gua-temalteca, la Corte Penale Internazionaleè impotente dato che non può occuparsi inmodo retroattivo dei delitti commessi pri-ma del luglio 2002, data della sua entratain vigore. Nemmeno la Corte Interameri-cana (che dipende dalla Organizzazionedegli Stati Americani – Oea) ha questipoteri dato che non ha le funzioni percondannare un individuo, ma solo gli Stati.Di fatto ha già condannato il Guatemala incasi di grande importanza, ma i criminalicontinuano a rimanere in libertà”.“Da qui sorge – continua García – la rile-vanza fondamentale del ruolo che potreb-be e dovrebbe avere la giustizia spagnola,come nel caso dei fatti avvenuti in Argen-tina e Cile. Per il momento, però, il pronun-ciamento del Tribunale Supremo nel 2003ha negato (otto voti contro sette) alla Spa-gna di poter applicare in questi casi lagiurisdizione universale per processare idelitti di genocidio, tortura e terrorismoavvenuti in Guatemala”.La decisione del Tribunale Supremo haquindi confermato una decisione prece-dente della Audiencia Nacional che nel-l’anno 2000 si era afferrata al fatto che ilrapporto della Commissione per il Chiari-mento Storico (Ceh) fosse troppo recentee che era necessario concedere più tempoalla giustizia guatemalteca.Oggi è però fin troppo chiara l’incapacitàdella giustizia guatemalteca per romperequel muro d’impunità che continua a pro-teggere i responsabili”.L’elezione di Oscar Berger come presi-dente del Guatemala nel 2004 non haportato a grandi cambiamenti.Non solo l’impunita continua, ma è anchecresciuta l’insicurezza cittadina.Nel 2004 in Guatemala si sono prodotte4.346 morti violente e la Polizia Nazionaleha espulso 542 agenti per aver commessodelitti.Il generale ed ex dittatore Efraín RíosMontt – nel potere tra il 1982 e 1983 – hapotuto presentarsi alle elezioni presiden-ziali nonostante esistesse la proibizionecostituzionale per quei candidati che sonostati fautori di colpi di stato, ma in Guate-mala la legge non è imperativa per tutti.

(articolo di Andrea Rizzi – El Pais)

Il genocidio impunito del GuatemalaDuecentomila persone uccise o “scomparse”

Page 10: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

10 NICARAHUAC 83 - 2005

Tra la fine del 2005 e quella del 2006,avverranno elezioni presidenziali nellamaggioranza dei paesi dell’America Lati-na, definendosi così il profilo politico dellaregione per la seconda parte del decen-nio.Il programma comincia in novembre con leelezioni presidenziali in Honduras e adHaiti, continua in dicembre con Bolivia eCile, in febbraio del 2006 con il Costa Rica,in aprile con il Perù ed in maggio con laColombia.Successivamente sarà il turno dei duepaesi più importanti dalla regione, il Mes-sico in luglio e il Brasile in ottobre, percontinuare con il Nicaragua in novembresempre del 2006 e chiuderà il ciclo ilVenezuela in dicembre.Si realizzeranno quindi elezioni presiden-ziali in tutti quei paesi dell’America Latinache hanno un sistema presidenzialista eche insieme rappresentano approssimati-vamente l’85 per cento della popolazione,del territorio e del Prodotto Interno Lordo(Pil) della regione.Nelle ultime decadi, i fenomeni politici nel-la regione latinoamericana si sono svilup-pati come “ondate”.Guerriglie e governi militari negli anni set-tanta, democratizzazione socialdemocra-tica negli anni ottanta, modelli neoliberistinegli anni novanta ed ora con una presen-za di governi di centrosinistra, sia nellasua versione più pragmatica come quelladi Lula o quella con una tendenza mag-giormente populista come quella di HugoChávez.Per questa ragione, la sequenza di elezio-ni presidenziali e l’eventuale effetto “con-tagio” può acquisire una grande importan-za.A ciò si deve aggiungere il fatto che ben-ché il Messico preveda un periodo presi-denziale di sei anni e il Brasile di quattroanni, nel 2006 i due paesi - che in comples-so costituiscono i due terzi dell’AmericaLatina - realizzeranno le elezioni presiden-ziali con solo tre mesi di distanza l’unodall’altro.In Messico, in tre paesi dell’America Cen-trale e ad Haiti non sorge per adesso unatendenza omogenea.L’elezione presidenziale in Messico saràin luglio del 2006 e i sondaggi mostranoche il candidato del PRD, Andrés ManuelLópez Obrador che rappresenta parte del-la sinistra messicana, si mantiene al primoposto delle preferenza, ma il PRI continuaa mostrare nelle elezioni locali che il suotrionfo non può essere scartato.Nonostante il presidente Vicente Fox man-tenga una buona immagine nei sondaggi,il suo partito (PAN) è per ora al terzo postoe con molte poche possibilità di vincere.

CentroamericaPer quello che riguarda il Centroamerica,il 27 novembre di quest’anno si svolgeran-no le elezioni presidenziali in Honduras, il5 febbraio del 2006 in Costa Rica ed il 5novembre in Nicaragua.La possibilità che il sandinismo ritorni alpotere attraverso la via elettorale non è dascartare e questa situazione genera moltapreoccupazione al governo degli Stati Unitie nel resto della regione.Il 13 novembre di quest’anno sarà la voltadi Haiti, che vive una situazione istituzio-nale fragile e dove la violenza può compli-care il processo elettorale.

La regione andinaNella regione andina si realizzeranno ele-zioni presidenziali tra dicembre del 2005 edicembre del 2006 in tutti i paesi menol’Ecuador.La Bolivia è giunta ad un fragile accordoper realizzare le elezioni il 4 dicembre.I sondaggi mostrano che l’ex vicepresi-dente di Hugo Banzer, Jorge “Tuto” Quiro-ga, è al primo posto, l’imprenditore DoriaMedina al secondo ed il leader cocaleroEvo Morales al terzo.L’unica cosa che sembra ormai chiara èche nessuno riuscirà a raggiungere unamaggioranza assoluta e quindi sarà il Con-gresso a decidere.Per l’elezione di aprile in Perù, i sondaggimettono ai primi posti dei favori gli expresidenti Alberto Fujimori ed Alan Garcíae la dirigente sociale Lourdes Flores, sen-za che nessuno dei tre abbia un chiarovantaggio.In maggio, in Colombia, lo scenario proba-bile è la rielezione dell’attuale presidenteÁlvaro Uribe, che dovrebbe riuscire a rifor-mare la Costituzione per poter sperare inun secondo mandato.In dicembre del 2006, nelle elezioni presi-denziali del Venezuela, la cosa più proba-bile in base alla situazione attuale è larielezione di Hugo Chávez, che in questomodo si manterrebbe per più di una deca-de nel potere.Se si complicasse la situazione in Ecua-dor, il presidente Alfredo Palacio - desi-gnato dal Congresso a causa della rinun-cia di Lucío Gutiérrez - potrebbe arrivaread anticipare le elezioni per gli ultimi mesidel 2006.

Il cono sudFuori dalla Regione andina, il Cile realizzale elezioni presidenziali in dicembre del2005 ed è probabile il trionfo della candi-data filo governativa, la socialista MichelleBachelet.L’elezione presidenziale del Brasile acqui-sisce in questo contesto un’importanza

singolare, non solo perché questo paeserappresenta un terzo dell’America Latinae la metà dell’America del Sud nei princi-pali indicatori, ma anche perché è l’unicopaese della regione con vocazione di “at-tore globale” nello scenario mondiale.La crisi politica che colpisce Lula noninterromperà il suo mandato come accad-de con Collor de Mello, ma può complicarela sua rielezione.I sondaggi mostrano che se si votasseoggi sarebbe rieletto, ma la crisi ha comin-ciato a colpirlo.L’opposizione - il cui leader reale è l’expresidente Fernando Henrique Cardoso -non ha un candidato chiaro.La cosa più probabile è che Lula si man-tenga nel potere (ha ancora la possibilitàdi essere rieletto), ma durante il tempo chegli resta fino all’elezione di ottobre saràsicuramente un governo sulla difensiva econ poca capacità di azione.La caduta dei mercati evidenza che la crisipolitica ha cominciato a colpire l’economiae ciò porterà conseguenze per tutta laregione.Nel campo della politica estera, la posizio-ne unita di Messico ed Argentina contro ilprogetto del Brasile di essere membropermanente del Consiglio di Sicurezza perl’America Latina, mostra che alcuni aspettidella politica estera brasiliana generanopreoccupazione in paesi della regione.

Il prossimo ciclo elettorale in America Latinadi Rosendo Fraga

[email protected]

Page 11: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

NICARAHUAC 83 - 2005 11

Salviamo i murales della Chiesa di San-ta María de los Angeles

Quando si pensa alla partecipazione deicristiani latinoamericani alle lotte popolari,la mente va subito alla Teologia dellaliberazione, alle Comunità ecclesiali dibase, agli innumerevoli preti, religiose,catechisti, vittime della repressione, in-somma alla riflessione di fede, ai nuovimodelli di Chiesa e al martirio che questoimpegno ha prodotto.Il Nicaragua, che negli anni ’70-80 haconosciuto la prima rivoluzione di orienta-mento socialista cui i cristiani abbianopartecipato massicciamente, offre dueesempi in tal senso: la Misa campesinanicaraguense e i murales della chiesa diSanta María de los Angeles, nel barrioRiguero, a Managua. Ambedue le operesono fortemente contestualizzate nel tem-po e nello spazio, ma evocano sentimentied eventi di portata universale che conser-vano grande attualità. La comunità cristia-na del quartiere Riguero, di cui era parrocoil francescano Uriel Molina, ha partecipatoattivamente negli anni ’70 alla lotta controla dittatura di Anastasio Somoza, tantoche molti suoi membri furono uccisi e altrientrarono nella guerriglia, divenendo diri-genti rivoluzionari.Spiega p. Molina: “In Italia avevo imparatoche gli affreschi del Medioevo erano laBibbia dei poveri e al trionfo della rivoluzio-ne ho pensato di fare una chiesa nellaquale la pittura riflettesse la nostra storia diliberazione”. Così, tra il 1982 e il 1985,un’équipe di artisti professionisti italiani(tre pittori, un architetto e un ceramista) euna trentina di studenti nicaraguensi dellaScuola nazionale di arti plastiche, sotto ladirezione di Sergio Michilini, realizzano un“ciclo pittorico di integrazione plastica”,cioè di un complesso di pitture murali,altorilievi e sculture in ceramica intitolato“Storia del Nicaragua”. Il linguaggio plasti-co moderno si coniuga con un espressio-nismo spesso realista e un classicismorinascimentale.

All’interno della chiesa, dietro l’altare, c’è ilmurale centrale, detto “La risurrezione”, incui gli elementi tipici della natura (la vege-tazione tropicale, il caffè, il cotone, il mais),della realtà sociale (la raccolta della cannada zucchero, l’allegria dei bambini, le po-polazioni indigene della Costa atlantica) edella storia politica (le madri degli eroi e deimartiri della rivoluzione, la colomba dellapace, l’emancipazione della donna) delNicaragua fanno corona al popolo cheporta la croce dell’oppressione imperiali-sta e da cui ascende al cielo un Cristo dailineamenti tipicamente nicaraguensi.Nei murales che occupano le pareti lateralisi ripercorre la storia del paese, rilettaattraverso le figure e gli eventi della “Chie-sa dei poveri”. Si inizia così con la rappre-sentazione, alla sinistra del portale, delloscontro tra Gil González Dávila, il conqui-stador che nel 1523 prese possesso delpaese per conto del re di Spagna, e Dirian-gen, cacique protagonista della prima ri-volta indigena, e, a destra, di Nicarao, ilprincipale capo indigeno al momento del-l’arrivo degli spagnoli, subito convertitosial cristianesimo, ma poi ribellatosi agliinvasori e da loro ucciso.Scorrono poi le immagini dei due profetidifensori degli indios nel XVI secolo: fra’Bartolomé de las Casas, che rimase qual-che anno in Nicaragua denunciando gliabusi cui i colonizzatori sottoponevano gliindigeni nelle miniere, fino a essere espul-so dal governatore Rodrigo de Contreras,e fra’ Antonio de Valdivieso, terzo vescovodi Leon, la cui predicazione a favore dellalibertà dei nativi gli valse nel 1550 la morteper mano dei figli dello stesso Contreras.Quindi, inframmezzati dai murales dedica-ti al “Cristo contadino”, dal trittico intitolato“San Francesco costruisce la chiesa deipoveri” e da un’Annunciazione, sono di-pinti mons. Simeón Pereira y Castellón,primo vescovo autoctono e autore nel 1912di una lettera al cardinale di Baltimora,James Gibbons, in cui chiedeva la finedell’intervento militare statunitense nelpaese e il rispetto dell’autodeterminazio-

ne dei popoli centroamericani, e p. AzariasPallais, precursore della “opzione per ipoveri” nella prima metà del XX secolo ecritico vigoroso della dittatura della fami-glia Somoza; quindi si arriva ai personaggipiù rappresentativi della lotta di liberazio-ne, da Augusto Cesar Sandino, vero “pa-dre della Patria” e protagonista dal 1926 al1933 di una rivolta che costrinse i marinesad abbandonare il Nicaragua, a CarolsFonseca, fondatore nel 1961 del Fsln,caduto in combattimento nel 1976, daipreti guerriglieri Camilo Torres, promotoredell’Esercito di liberazione nazionale inColombia, ucciso nel 1966, e Gaspar Gar-cía Laviana, entrato nell’Fsln nel 1977 emorto l’anno dopo in uno scontro a fuococon la Guardia nazionale somozista, re-sponsabile nel 1979 anche dell’assassi-nio di Luis Alfonso Velázquez, un bambinodi 9 anni simbolo della resistenza civile.Vengono, infine, ricordati mons. OscarRomero, arcivescovo di San Salvador,ammazzato sull’altare dagli “squadronidella morte” dell’oligarchia locale, e i co-niugi Maria e Felipe Barreda, agenti dipastorale assassinati dai gruppi armatiantisandinisti nel 1983 e simbolo dellapossibilità di essere cristiani e rivoluzio-nari.

Raccolta fondi per restaurare i murales

Le infiltrazioni d’acqua dal tetto rischianodi danneggiare irreversibilmente i muralesdella chiesa di Santa María de los Ange-les, dichiarati “Patrimonio culturale dellanazione”.Per evitarne il definitivo deterioramento,alcuni italiani, attraverso l’Associazioneper la cooperazione rurale in Africa e Ame-rica latina (Acra), un organismo non gover-nativo di cooperazione allo sviluppo daanni presente in Nicaragua, hanno defini-to, insieme ai frati francescani che reggo-no la parrocchia e a Sergio Michilini, unprogetto di recupero che prevede, in parti-colare, il totale rifacimento del tetto, ormaiindifferibile, la pulizia e il restauro dei mu-rales, la ricostruzione del complesso del-l’altare in legno e del pavimento in cerami-ca, la predisposizione di pannelli esplica-tivi e di una guida divulgativa, per un totaledi circa 33.000 dollari.

I contributi possono essere versati sulconto corrente postale n. 14268205 osul conto corrente bancario n. 8183presso la Banca popolare di Milano (Abi05584 – cab 01706), entrambi intestatiad Acra Onlus, Via Breda 54, 20126Milano, sempre indicando la causale“Taller Gaudì Nicaragua per restaurochiesa”.

Progetto di restauro di muralesPer recuperare una testimonianza di "Cristianesimo e Rivoluzione"

Page 12: Nicara · Dopo 25 anni dalla "Cruzada Nacional de Alfabetización" Sono già passati 25 anni da quando quasi 100 mila persone, la maggior parte giovani delle scuole superiori, si

12 NICARAHUAC 83 - 2005

Prossimamente in libreria e in tutti i riferimenti dell'Associazione

NovitàIl libro che vi racconta 25 anni disolidarietà con il Nicaragua

Da metà ottobre "Que linda Nicaragua! " raccoglie testimonianze auto-revoli e riflessioni di personalità - italiane e nicaraguensi - del mondopolitico, sindacale, sociale, culturale ed intellettuale, che hanno dato ilproprio contributo in forme diverse alla solidarietà con il popolo delNicaragua in questi 25 anni di attività

Il libro verrà presentato in varie città, il programma delle iniziative verràriportato sul nostro sito www.itanica.org

In breveSei donne nicaraguensi candidate alPremio Nobel per la Pace

La storica iniziativa di nominare mille don-ne in tutto il mondo come candidate alPremio Nobel per la Pace è stata promos-sa già dal 2003 da parte della Unesco-Svizzera, il Fondo delle Nazioni Unite perlo sviluppo della donna (Unifem) e il Pro-gramma delle Nazioni Unite per lo Svilup-po (Pnud).Quest’anno all’interno di tale iniziativahanno trovato posto sei donne nicara-guensi che per anni si sono contraddistin-te per il proprio impegno in vari settori dellasocietà nicaraguense.Esperanza Cruz, di 78 anni, è stata laprincipale fautrice della riconciliazione tramadri di membri della contra e madri diappartenenti ai settori legati al sandini-smo, che per anni si sono combattuti du-rante la guerra degli anni 80.Tra le altre candidate sono state nominateVilma Nuñez de Escorcia, presidentessadel Centro Nicaraguense de DerechosHumanos (Cenidh) e impegnata da anninella lotta per la difesa dei diritti umani,Auxiliadora Talavera che svolge da anniun fitto lavoro sociale sul territorio di Gra-nada, Hazel Law per il suo instancabilelavoro a favore delle popolazioni indigenenicaraguensi, Violeta Delgado per il lavorosvolto a favore delle donne ed al rispettodei loro diritti ed Eulalia González, per ilsuo lavoro di Facilitatrice Giudiziaria Rura-le e di mediazione nei conflitti tra le fami-glie contadine del nord del Nicaragua.Un comitato appositamente nominato hadovuto scegliere sei donne delle venti cheerano state proposte da vari organismi eassociazioni nazionali.

Enorme danno economico e ambienta-le della Texaco

La stazione di servizio della Texaco situa-ta lungo la Carretera Norte di Managua èsolo uno degli esempi dell’irresponsabilitàdelle compagnie petrolifere nordamerica-ne in Nicaragua. Circa un anno fa, circa 19mila litri di benzina sono stati versati nelsottosuolo a causa di una fuga incontrolla-ta dai serbatoi sotterranei e ad oggi ildanno non è ancora stato riparato.Il Centro Humboldt, organizzazione impe-gnata sulle tematiche ambientali, ha effet-tuato gli studi del caso ed ha fissato in circa160 milioni di dollari la cifra necessaria perriparare il danno causato all’ambiente ealla popolazione che vive nella zona.Tale calcolo comprende lo studio, la piani-ficazione e l’opera di bonifica, i danni pro-vocati, la svalutazione degli immobili dellazona, le spese sostenute dallo Stato edalla società civile, i danni alla salute pub-blica ed anche la penale per negligenza emala fede.