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Percorso didattico di avvicinamento all’opera lirica
Edizione 2014/15 “LA TRAVIATA” di Giuseppe Verdi
MATERIALE DIDATTICO
CORSO DI FORMAZIONE PER DOCENTI
!
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GIUSEPPE VERDI – Biografia
Verdi Giuseppe Fortunino Francesco nacque da
una povera famiglia a Roncole di Busseto il 10
Ottobre 1813. Sviluppatasi in lui molto presto una
vigorosa inclinazione musicale, ebbe come primo
maestro l'organista de paese Pietro Baistrocchi; si
esercitava su una modesta spinetta e aiutava i
genitori nella bottega, una modesta osteria di paese.
A dodici anni si recò a Busseto per aiutare negli
affari il suo futuro protettore Barezzi, e fu a Busseto
che studiò musica con il maestro di banda Provesi e
latino con il canonico Seletti. Fu in seguito a
Milano con una borsa di studio del Monte di Pietà e
con un sussidio del Barezzi: a diciannove anni tentò
di entrare in Conservatorio, ma non vi fu ammesso
per superati limiti di età e decise di proseguire gli
studi con il maestro Lavigna. Tornato a Busseto, venne nominato maestro di musica del
comune e direttore della banda. Nel 1835 sposò la figlia del suo protettore Margherita
Barezzi, da cui ebbe due figli che perirono con la madre a Milano negli anni 1838-1840,
dove la famiglia Verdi si era nel frattempo trasferita. La sua prima opera fu "Oberto Conte
di San Bonifacio"(1839) rappresentata con successo al Teatro La Scala di Milano. La
seconda opera "Un giorno di regno"(1840), a soggetto comico, fu un insuccesso grande e
aggiunse così nuovo dolore alle sciagure familiari. Ma dopo questo periodo di profonda
crisi, Giuseppe Verdi si riprese e scrisse alcune delle pagine musicali più importanti della
storia. La sua instancabile e prodigiosa attività non cedette nemmeno alla vecchiaia che
trascorse prevalentemente nella villa di Sant'Agata a pochi chilometri da Busseto, insieme
alla inseparabile, fedelissima Giuseppina Strepponi, vissuta con lui dal 1849. Giuseppe
Verdi morì a Milano il 27 gennaio 1901 ed è oggi sepolto nella Casa di Riposo dei Musicisti
da lui fondata e che lui stesso definì “l’opera mia più bella”.
Durante il Risorgimento Verdi partecipò attivamente alla vita pubblica del suo tempo, fu
infatti complice del tentativo di colpo di stato organizzato da Garibaldi: il suo compito era
scrivere testi sovversivi, inseriti all'interno delle sue opere tramite messaggi subliminali che
incitassero alla ribellione. Ricordiamo inoltre che l'acronimo W V.E.R.D.I. veniva utilizzato
dai golpisti per riconoscersi tra loro e aveva il significato di: W Vittorio Emanuele Re D'
Italia.
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LA TRAVIATA
La Traviata è una delle opere più famose, note e belle di Giuseppe Verdi. Scritta su libretto
di Francesco Maria Piave, si compone di tre atti ed è tratto dalla pièce teatrale “La signora
delle camelie”, scritta dall’autore francese Alexandre Dumas (figlio); quest’opera verdiana,
assieme a “Il trovatore” e a “Rigoletto“, fa parte della cosiddetta “trilogia popolare”.
In parte composta nella villa degli editori Ricordi a Cadenabbia, nella splendida cornice del
lago di Como, la prima rappresentazione teatrale de La traviata, avvenne al Teatro La
Fenice di Venezia, nel giorno 6 marzo 1853; in tale occasione, tuttavia, a causa soprattutto
di interpreti non di adeguato livello e per i temi “difficili” per la società di allora, la
rappresentazione si rivelò un fiasco totale. Venne ripresa comunque il 15 maggio 1854
quando ottenne il meritato successo.
Prima de La Traviata: locandina del 6 Marzo 1853
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I PERSONAGGI
Violetta Valéry (soprano): è una bellissima ragazza
di giovane età rimasta orfana, che ha deciso di
trasferirsi a Parigi per vivere la sua vita in maniera
spensierata ed allegra. Grazie alla sua bellezza,
riesce a conoscere amici molto ricchi ed amanti delle
belle feste, diventando una delle donne più
corteggiate della città. Ad un ricevimento, nella sua
casa, conosce il giovane Alfredo Germont e se ne
innamora, ma la loro storia d’amore sarà ostacolata
dal Padre di Alfredo, Giorgio Germont, che desidera
per suo figlio un “avvenire diverso”.
Alfredo Germont (tenore): giovane gentiluomo, appartenente ad una famiglia dell’alta
borghesia. Ad una festa conosce Violetta Valéry e se ne innamora. I due decidono di ritirarsi
in campagna e vivono momenti felici, ma il giovane è costretto a tornare a Parigi a causa di
problemi economici. Al suo ritorno non trova più Violetta che gli ha lasciato un biglietto
informandolo di essere tornata alla vecchia vita. Folle di gelosia Alfredo umilia la donna.
Scopre la verità quando ormai è troppo tardi: raggiunge Violetta quando ella è ormai troppo
malata.
Flora Bervoix (mezzosoprano): amica di Violetta Valéry ed assidua frequentatrice della
vita mondana parigina.
Annina (soprano): cameriera di Violetta.
Giorgio Germont (baritono): padre di Alfredo. Approfittando dell’assenza del figlio, fa
visita a Violetta intimandole di lasciare il giovane a causa dello scandalo che lo travolgerà.
Sul letto di morte della donna, si pentirà della sua scelta.
Marchese d’Orbigny (basso): con Flora, il Barone Duphol e Gastone è un assiduo
frequentatore della vita mondana di Parigi.
Barone Duphol (baritono): corteggiatore di Violetta Valéry. Quando Alfredo la umilia di
fronte a tutti gettandole ai piedi una borsa di denaro, il Barone lo sfida a duello.
Gastone (tenore): frequentatore della vita mondana parigina. E' lui a presentare Alfredo a
Violetta portandolo con sé alla festa a casa della donna.
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LA TRAMA
Atto I
Quadro 1° - Salotto in casa di Violetta Valery a Parigi.
Parigi. Metà dell’Ottocento. Violetta Valery ha organizzato un ricevimento presso la propria
abitazione e sono arrivati tutti gli invitati. Durante i festeggiamenti Violetta confida alla sua amica
Flora di essere preoccupata per la propria salute così cagionevole; ella comunque è contenta di
come scorre la sua esistenza, diciamo un po’ “leggera” e dai modi frivoli passando le giornate in
modo divertente, sontuoso e senza pensieri. Tra gli invitati arriva il giovane Gastone, che subito
presenta alla padrona di casa il suo amico Alfredo Germont. Egli è segretamente innamorato di
Violetta e per la prima volta partecipa ad una sua festa. Ad un certo punto lei e i suoi ospiti invitano
Alfredo a improvvisare un brindisi che inneggi alle gioie della vita e dell’amore, ed egli intona
questo celebre brano in tempo di valzer, a cui si uniscono tutti gli altri invitati. In questo clima
festoso già è evidente l’amore che sta nascendo tra i due giovani.
Tutti:
Libiamo, libiamo ne' lieti calici,
che la bellezza infiora;
e la fuggevol fuggevol'ora
s'inebrii a voluttà.
Libiam ne' dolci fremiti
che suscita l'amore,
poiché quell'occhio al core
Onnipotente va.
Libiamo, amore; amor fra i calici
più caldi baci avrà.
Libiam, amor fra i calici
Più caldi baci avrà.
Tra voi, tra voi saprò dividere
il tempo mio giocondo;
tutto è follia follia nel mondo
Ciò che non è piacer.
Godiam, fugace e rapido
è il gaudio dell'amore;
è un fior che nasce e muore
BRANO N.1
né più si può goder.
Godiam c'invita, c'invita un fervido
accento lusighier.
Ah! Godiamo, la tazza, la tazza e il cantico
la notte abbella e il riso,
in questo in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.
Violetta: La vita è nel tripudio...
Alfredo: Quando non s'ami ancora...
Violetta: Nol dite a chi l'ignora,
Alfredo: È il mio destin così...
Tutti:
Godiamo, la tazza la tazza e il cantico
la notte abbella e il riso,
in questo in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì. (4 volte)
La festa prosegue: in un altro salone si aprono le danze a cui si uniscono anche altri invitati.
Violetta conduce i suoi ospiti al ballo ma all’improvviso ha un mancamento che la costringe a
restare sola. Alfredo però rimane con lei per assisterla e, accompagnato dall’eco dei valzer della
sala da ballo, trova l’occasione per manifestarle la sua ammirazione ed il suo amore. Violetta gli
chiarisce d'esser disposta solo ad una amicizia e gli fa dono di una camelia dicendo di riportarla
quando sarà appassita. I due vengono interrotti dagli amici che vogliono ringraziare la padrona di
casa per il magnifico ricevimento.
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BRANO N.2
Tutti: Si ridesta in ciel l'aurora, E n'e' forza di partir;
merce' a voi, gentil signora,
di si' splendido gioir.
Maschi: Si ridesta in ciel l'aurora,
Femmine: si ridesta in ciel l'aurora,
Maschi: e n'e' forza di partir;
Femmine: e n'e' forza di partir;
Maschi: merce' a voi, gentil signora,
Femmine: merce' a voi, gentil signora,
Maschi: di si' splendido gioir,
Femmine: di si' splendido gioir,
Maschi: la citta' di feste e' piena
Femmine: la citta' di feste e' piena
Maschi: volge il tempo dei piacer;
Femmine: volge il tempo dei piacer;
Maschi: nel riposo ancor la lena
Femmine: nel riposo ancor la lena
Tutti: nel riposo ancor la lena,
si ritempri per goder,
ah! Si ritempri, si ritempri per goder,
sì, nel riposo ancor la lena si ritempri,
si ritempri per goder. (per 3 volte)
Si, per goder, sì nel riposo ancor la lena,
si ritempri per goder.
È ormai l’alba e Violetta, rimasta sola, medita turbata sull’effetto che le parole amorose di Alfredo
hanno avuto su di lei, pensando che sia giunto il giorno del suo primo vero amore. L'atto si chiude
sulla romanza “Sempre libera degg’io /folleggiare di gioia in gioia”, che chiarisce la decisione della
Traviata di voler rimanere sola e indipendente. Da lontano si sente l’eco di Alfredo “palpitante
d’amore” per la giovane donna.
BRANO N.3
Tutti: Amore, amor è palpito
dell'universo, dell’universo intero
Misterioso, misterioso, altero,
croce, croce e delizia,
croce, croce e delizia,
croce e delizia, delizia al cor.
Atto II
Quadro 1° - Casa di campagna presso Parigi.
Alfredo e Violetta Valéry vivono adesso felici in una villa di campagna. Alfredo scopre dalla
cameriera Annina che la “signora” si era recata a Parigi per vendere i suoi gioielli ed altri beni,
questo per poter prolungare la loro permanenza distanti da Parigi. Egli si sente offeso e decide
all’istante di partire per la capitale francese, per cercare, con la sua presenza, di aggiustare queste
spiacevoli questioni economiche. Ignara di tutto, Violetta rientra nella casa di campagna e riceve la
visita inattesa del padre di Alfredo, Giorgio Germont che l’accusa di condurre il figlio alla miseria.
Violetta replica di non avere mai chiesto nulla ad Alfredo, ma Germont padre non rinuncia al suo
proposito di separare i due innamorati e le fa notare che quando il tempo avrà cancellato la sua
bellezza Alfredo si stancherà di lei. La donna fa quello che crede essere il bene del suo innamorato
e accetta di lasciarlo. Alfredo rientra improvvisamente e vede Violetta intenta a scrivere una lettera;
intuisce che deve essere successo qualcosa di grave; ma Violetta dissimula la sua disperazione e
cerca di rassicurarlo. Prima di fuggire a Parigi, si congeda da lui con un ultimo canto di addio e di
amore “Amami Alfredo, amami quant’io t’amo!” Pochi minuti dopo il giovane riceve la lettera che
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la sua amata stava scrivendo e leggendola cade disperato fra le braccia del padre, rimasto nei
paraggi per cogliere l’attimo più propizio alla riconquista del figlio. Padre Germont cerca di
convincerlo sullo sbaglio di aver lasciato la famiglia e la Provenza, e a considerare quanti problemi
son venuti a crearsi con la sua partenza.
BRANO N.4
Tutti: Di Provenza il mar, il suol chi dal cor ti cancello?
Chi dal cor ti cancellò? Di Provenza il mar, il suol?
Al natio fulgente sol qual destino ti furò?
Qual destino ti furò? Al natio fulgente sol?
Oh, rammenta pur nel duol ch'ivi gioia a te brillò;
E che pace colà sol su te splendere ancor può.
G. Germont: E che pace colà sol su te splendere ancor può. Dio mi guidò!
Tutti: Ah! il tuo vecchio genitor tu non sai quanto soffrì,
tu non sai quanto soffrì il tuo vecchio genitor!
Te lontano, di squallor il suo tetto si coprì,
il suo tetto si coprì, di squallore, di squallore…
Ma se alfin ti trovo ancor, se in me speme non fallì,
Se la voce dell'onor in te appien non ammutì,
G. Germont: Ma se alfin ti trovo ancor, se in me speme non fallì, Dio m'esaudì!
Dopo la discussione fra i due, Alfredo, che non riesce a trovare una valida ragione all’improvviso
ripensamento della giovane donna, vede sul tavolo l’invito dell'amica Flora a una festa in casa sua a
Parigi. Egli si convince del tradimento di Violetta e decide che a quella festa si vendicherà
dell'abbandono.
Quadro 2° - palazzo di Flora a Parigi
La scena cambia: ora siamo nella sala da ballo e da gioco in casa dell’amica di Violetta, Flora
Bervoix, dove si sta svolgendo un ballo mascherato. Alcune dame arrivano vestite da zingarelle e si
mettono a danzare, a suonare i tamburelli e a leggere la mano ai padroni di casa.
BRANO N.5
Femmine:
Noi siamo zingarelle venute da lontano;
d'ognuno sulla mano leggiamo l'avvenir.
Maschi:
Se consultiam le stelle null'avvi a noi d'oscuro,
no, null’avvia a noi d’oscuro
Femmine:
oscuro,e i casi del futuropossiamo altrui predir.
Tutti:
Se consultiam le stellenull'avvi a noi d'oscur,
e i casi del futuro possiamo altrui predir
e i casi del futuro possiamo altrui,
possiamo altrui predir.
Femmine:
Su via, si stenda un velo sui fatti del passato;
già quel ch'è stato è stato, badate all'avvenir.
Tutti:
Su via, si stenda un velo sui fatti del passato;
già quel ch'è stato è stato, badate all'avvenir;
badate all'avvenir,
badate, badate all'avvenir;
badate all'avvenir,
badate, badate all'avvenir,
ah si, badate all’avvenir,
sì, sì, badate all’avvenir
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Arrivano poi alcuni signori insieme a Gastone vestiti da mattadori e iniziano a raccontare la storia di
Piquillo, un toreador che per conquistare la sua bella ha ucciso ben cinque tori nell’arena.
BRANO N.6
Maschi:
Di Madride noi siam mattadori,
siamo i prodi del circo dei tori,
testé giunti a godere del chiasso
che a Parigi si fa pel Bue grasso;
È una storia se udire vorrete,
quali amanti noi siamo saprete.
Femmine:
Sì, sì, bravi; narrate, narrate:
con piacere l'udremo.
Maschi:
Ascoltate.
È Piquillo un bel gagliardo
biscaglino mattador:
forte il braccio, fiero il guardo
delle giostre egli è signor.
D'Andalusa giovinetta
follemente innamorò;
ma la bella ritrosetta
così al giovane parlò:
"Cinque tori in un sol giorno
vo' vederti ad atterrar;
e, se vinci, al tuo ritorno
mano e cor ti vo' donar."
Sì, gli disse, e il mattadore,
alle giostre mosse il piè;
cinque tori, vincitore,
sull'arena egli stendé.
Tutti:
Bravo, bravo il mattadore,
ben gagliardo si mostrò,
se alla giovane l'amore
in tal guisa egli provò!
Maschi:
Poi, tra plausi, ritornato
alla bella del suo cor,
colse il premio desiato
tra le braccia dell'amor.
Tutti:
Con tai prove i mattadori
san le belle conquistar!
Maschi:
Ma qui son più miti i cori;
a noi basta folleggiar.
Tutti:
Sì, allegri. Or pria tentiamo
della sorte il vario umor;
la palestra dischiudiamo
agli audaci giuocator.
Ad un certo punto della festa Violetta entra nel salone accompagnata dal barone Duphol, suo
corteggiatore, e vede Alfredo al tavolo da gioco. Egli, colmo di gelosia, vuole sfidare il barone e
Violetta cerca di quietare gli animi implorandogli di lasciare la casa; se ne andrà, dice lui, solo se
lei lo seguirà. La ragazza a questo punto è costretta a mentire al suo amato per non rivelare il
colloquio con suo padre, e gli racconta di aver giurato al Barone Duphol che non lo avrebbe più
incontrato. Cieco di rabbia e gelosia per quello che considera un vile tradimento, Alfredo la insulta
ed umilia, non sapendo che Violetta ha agito così proprio per amor suo, anche sapendo di attirarsi il
suo disprezzo. Arriva padre Germont che lo rimprovera per questo comportamento, ma non gli
svela la verità.
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Atto III
Quadro 1° - Camera da letto di Violetta
La salute di Violetta è molto peggiorata e non può più alzarsi dal suo letto. Giorgio Germont le ha
scritto una lettera in cui le spiega che ha detto tutta la verità ad Alfredo: lo ha messo al corrente del
sacrificio che lei ha fatto, e ora lui sta tornando a Parigi per chiederle perdono. Alfredo finalmente
raggiunge Violetta; i due innamorati, che il destino ha diviso, possono riabbracciarsi e sperare di
ricominciare la loro vita insieme proprio da dove è stata interrotta: lasciare Parigi, tornare in
campagna, dove la salute di Violetta rifiorirà.
BRANO N.7
Tutti:
Parigi, o cara, noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo.
De’ corsi affanni compenso avrai,
la tua salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
Parigi, o caro, noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo.
De’ corsi affanni compenso avrai,
la mia salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
I due innamorati continuano a pensare ad un futuro “ancora felice“ e a ricordare il loro primo
incontro ma una nuova crisi aggredisce la giovane. Arriva anche Giorgio Germont, ma è troppo
tardi; egli voleva stringerla come una figlia. Violetta è morente e dopo un estremo sussulto, spira tra
le braccia di Alfredo.
BRANO N.8
Tutti:
coro a bocca chiusa
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& bbbb c πÓ . œ œSi ri
jœ ‰ jœ ‰ Jœ ‰ œ œde staIin ciel l'au
Jœ ‰ œ œ jœ ‰ œ œro ra, e n'è
jœ ‰ jœn ‰ jœ ‰ Jœ ‰for za di par- - - - - -
& bbbb5 œ. œ. œ. œ. jœ ‰ œ. œ.ti re; mer cèIa
jœ ‰ jœ ‰ Jœ ‰ œ œvoi, gen til si
Jœ ‰ œ œ jœ ‰ œ œgno ra, di sì- - - - -
& bbbb8 jœ ‰ jœn ‰ jœ ‰ Jœ ‰splen di do gio
œ œ. œ. œ. œ. œ. œ.ir. Si ri des taIin ciel l'au
œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ.ro ra, Si ri des taIin ciel l'au- - - - - - - - - -
& bbbb11
œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ.ro ra, e n'è for za di par
œn . œ. œ. œ. œ. œ. œ.tir, e n'è for za di par
œn . œ. œ. œ. œ. œ. œ.tir, mer cèIa voi gen til si- - - - - - - -
& bbbb14
œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ.gno ra, mer cèIa voi gen til si
œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ.gno ra, di sì splen di do gio
œn . œ. œ. œ. œ. œ. œ.ir, di sì splen di do gio- - - - - - - - - - -
& bbbb17
œn . œ. œ. œ. œ. œ. œ.ir. La cit tà di festeIè
œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ.pie na, la cit tà di fe steIè
œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ.pie na, vol geIil tem po dei pia- - - - - - - -
& bbbb20
œ# . œ. œ. œ. œ. œ. œ.cer, vol geIiltem podei pia
œ# . œ. œ. œ. œ. œ. œ.cer; nel ri po soIan cor la
œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ.le na, nel ri po soIan cor la- - - - - - - - -
Si ridesta in ciel l'auroraTutti
Maschi
M. M.
M.
M. M.
M.
Femmine
F.
F. F.
F.
F. F.
cresc.
BRANO N. 2
M. = Maschi F. = Femmine
!
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œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ. œ.le na si ri tem pri per go- - - - - - - -
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cro ce, cro ceIe de
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li zia, cro ceIe de
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li zia, de li ziaIal.œ
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Amore e palpito
Tutti
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BRANO N. 3
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Noi siamo zingarelle
Femmine
Maschi
Femmine
Tutti
Tutti
= colpi di tamburello
BRANO N. 5
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Associazione Musicale Europa InCanto sede Associazione Musicale Europa InCanto | Via Ancona n. 20/C – 00198 Roma T. 06 89 71 86 99 / 334 102 4116 | [email protected] | www.europaincanto.it!
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Femmine
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Associazione Musicale Europa InCanto sede Associazione Musicale Europa InCanto | Via Ancona n. 20/C – 00198 Roma T. 06 89 71 86 99 / 334 102 4116 | [email protected] | www.europaincanto.it!
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3Tutti
ISTRUZIONI PER ACCEDERE ALL’AREA RISERVATA A partire da quest’anno Europa InCanto ha inaugurato il suo nuovo sito www.europaincanto.com. All’interno troverete una sezione denominata AREA SCUOLE, che vi farà accedere, attraverso l’inserimento di una password, nel settore riservato ai partecipanti dell’edizione 2014/2015 – La Traviata DI G. Verdi. Una volta effettuato l’accesso si potranno scaricare i materiali cartacei forniti durante il corso di formazione per i docenti, le basi musicali e trovare tutte le promozioni che Europa InCanto in collaborazione con Teatro di Roma ha dedicato agli iscritti al progetto. Con pochi click avrete a disposizione tutto ciò che è necessario per iniziare la nuova avventura di quest’anno…. 1. Entrate nella pagina www.europaincanto.com/scuola-in-canto/ In centro a destra dello schermo troverete l’AREA SCUOLE e dovrete cliccare sul tasto ACCEDI
per poter entrare nella vostra area riservata 2. Sarete indirizzati nella sezione protetta dove sarà necessario inserire la password e cliccare il tasto
INVIA. Una volta entrati nella vostra area riservata potrete scaricare in ogni momento tutti i materiali didattici, le basi musicali e scoprire tutte le novità a voi dedicate.
La password da inserire con carattere tutto maiuscolo e senza interruzioni è: EDIZIONE2015
A QUESTO PUNTO NON CI RIMANE CHE AUGURARVI BUON LAVORO E BUON DIVERTIMENTO CON LE MELODIE DEL
GRANDE MAESTRO GIUSEPPE VERDI!!