direttore: franco mondini ‘società lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. se così...

14
1 Periodico gargnanese di informazione, attualità e cultura Edito da: ASSOCIAZIONE CULTURALE “ULISSE 93” www.enpiasa.it [email protected] Direttore: Franco Mondini Autorizzazione Tribunale di Brescia n.10-1994 del 18/4/94 - Stampato da Tipolitografia GARDESANA - Tormini di Roè Volciano - BS Fiorenzo Andreoli La Redazione segue in seconda pagina ...certo che i l’ha mèsa per la sicürèsa... i völ èser sicür che no vedòm fin al’ültim le asenàe che i farà sö! on è difficile esprime- re un giudizio forte- mente critico sul piano estetico circa la pesante bar- riera che delimita l’area di cantiere del “Complesso Francescano ed ex Oleificio Società Lago di Garda”. Ciò che è stato fatto è perfetta- mente legittimo e chi lo ha realizzato ha pienamente ot- temperato a precise disposi- zioni di legge, come impone il Testo Unico in materia di sicurezza. La barriera realiz- zata, completamente oscuran- …E IL LAGO NON C’E’ PIU’! te, priva colui che giunge a Gargnano, paese turistico, di uno dei più bei panorami del lago, e ci sembra assoluta- mente inopportuna. Infatti, se la norme in tema di sicurezza sono chiare e non ammetto- no deroghe, vi sono ben altri mezzi e criteri per attuarle, come ad esempio l’impiego di materiali che non tolgano la vista sul lago (in commer- cio sono disponibili, ad esempio, reti robuste a ma- glie larghe che potrebbero benissimo far convivere que- sta esigenza con la necessaria sicurezza). Se si volesse opta- re per una soluzione parziale, si potrebbero creare finestre che lascino vedere Gargnano, alternate con l’assito cieco, magari arricchito da fotogra- fie, oppure da murales artisti- ci. La barriera, che resterà per almeno tre anni, (nel- l’ipotesi migliore), è stata eseguita da poco. Preferiamo pensare che si tratti di una svista. Ci auguriamo che l’Amministrazione Comuna- le intervenga per rimediare. N NUMERO SESSANTAQUATTRO PRIMAVERA 2010 . o scorso 8 febbraio, percorrendo la Gar- desana nel territorio di Gargnano ho visto i pannelli di copertura per l’inizio dei lavori dell’ex Società Lago di Garda. Non ho potuto non sentire la rabbia e la disperazione dell’impotenza personale: ancora una volta vince la speculazione. Il 2010 an- no internazionale della biodiversità non può guari- re questa malattia che tro- va terreno fertile nel de- grado dello sradicamento culturale delle nostre tradi- zioni, facendoci perdere sempre più il senso di un’identità culturale. E chi macina qualche nozione di Turismo, e non solo slo- gan, sa cosa vuol dire IDENTITA’ CULTURALE di una realtà locale, è co- me la farina per il pane. I nostri sindaci dovrebbero essere i pilastri portanti di un’importantissima realtà turistica con proposte in- novative, coraggiose, che guardano verso il futuro, per uno sviluppo “sosteni- bile”. In realtà queste per- sone di sviluppo non ne hanno mai fatto, né soste- nibile né altro, non vedo- no che la speculazione; al massimo sanno rendersi “popolari” vantandosi di conoscenze con qualche politico più in alto per otte- nere qualche soldino per qualche opera pubblica nel proprio paese, e que- sto garantisce loro l’alibi per l’inazione. La società Lago di Garda più di cento anni di storia, una sala con macchinari per l’estra- zione dell’olio di alloro uni - ca al mondo. L’olio d’alloro, dalle molte- plici applicazioni in co- smetica, igiene, farma- ceutica, perfino nell’ippi- ca, come essenziale per riscaldare i muscoli dei cavalli da corsa. Si obiet- terà che l’estrazione del- l’olio d’alloro sia cosa di un passato irripetibile: ne siamo sicuri? Oggi con pochissima produzione avremmo forse il miracolo della rinascita. La storia, la tradizione, la cultura, le nostre radici sono ancora li, non nel cemento. Gar- gnano, sul Garda, nella provincia di Brescia, nella regione Lombardia: l’uni- ca realtà nel mondo inte- ro, dove si produce l’olio di alloro estratto dalle bac- che; in più crescono an- che i capperi, la zona più a nord del mondo per questa produzione, i limo- ni, i tartufi, si produce l’olio extravergine e c’è pure il carpione, endemismo itti- co del Garda. Il regno della biodiversi- tà. Di questa miniera d’oro attorniata dalle limonaie, anch’esse nella loro unici- tà di architettura rurale, ne ha parlato e scritto con generoso impegno una saggia docente del poli- tecnico di Milano dove in- segna. Ma si sa, oggi il mondo è governato dai commercianti, non dai sag- gi. La Trota lacustre non può più risalire i fiumi e ri- prodursi (è in via di estin- zione), pure il Carpione è in via di estinzione; le trote fario dei nostri torrenti di montagna hanno ridotto il loro sviluppo perché nei torrenti manca la manu- tenzione e la pulizia dai detriti, problema letale per la riproduzione di questa specie autoctona esisten- te (ancora per poco). De- triti accumulati negli anni di meticolosa attenzione alla crescita e allo svilup- po del cemento. Con le ‘trote fario’ pure i nostri gamberi d’acqua dolce di- venteranno un ricordo. Vale la pena rinunciare a questo, che è l’ultimo sot- tile filo che ci lega alla no- stra storia, per qualche parcheggio in più? La difesa dell’ambiente e la conservazione della biodiversità non sono rea- lizzabili quando i temi e gli aspetti di sviluppo del no- stro territorio sono conce- piti da una visione passi- va alle innovazioni. Ispira- ti alla semplice imitazione di politiche speculative, al- l’obbedienza, agli ordini di ‘Società Lago di garda’ e biodiverSità: un’occaSione mancata L

Upload: others

Post on 14-Jun-2020

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

1

Periodico gargnanese di informazione, attualità e cultura

Edito da: ASSOCIAZIONE CULTURALE “ULISSE 93” www.enpiasa.it [email protected] Direttore: Franco Mondini

Au

torizza

zio

ne

Trib

un

ale

di B

rescia

n.1

0-1

99

4 d

el 1

8/4

/94

- S

tam

pa

to d

a T

ipo

lito

gra

fia

GA

RD

ES

AN

A -

To

rmin

i d

i R

Vo

lcia

no

- B

S

Fiorenzo Andreoli

La Redazione

segue in seconda pagina

...certo che i l’ha mèsa per la sicürèsa...i völ èser sicür che no vedòm fin al’ültim le asenàe che i farà sö!

on è difficile esprime-re un giudizio forte-mente critico sul piano

estetico circa la pesante bar-riera che delimita l’area dicantiere del “ComplessoFrancescano ed ex OleificioSocietà Lago di Garda”. Ciòche è stato fatto è perfetta-mente legittimo e chi lo harealizzato ha pienamente ot-temperato a precise disposi-zioni di legge, come imponeil Testo Unico in materia disicurezza. La barriera realiz-zata, completamente oscuran-

…E IL LAGO NON C’E’ PIU’!

te, priva colui che giunge aGargnano, paese turistico, diuno dei più bei panorami dellago, e ci sembra assoluta-mente inopportuna. Infatti, sela norme in tema di sicurezzasono chiare e non ammetto-no deroghe, vi sono ben altrimezzi e criteri per attuarle,come ad esempio l’impiegodi materiali che non tolganola vista sul lago (in commer-cio sono disponibili, adesempio, reti robuste a ma-glie larghe che potrebberobenissimo far convivere que-

sta esigenza con la necessariasicurezza). Se si volesse opta-re per una soluzione parziale,si potrebbero creare finestreche lascino vedere Gargnano,alternate con l’assito cieco,magari arricchito da fotogra-fie, oppure da murales artisti-ci. La barriera, che resteràper almeno tre anni, (nel-l’ipotesi migliore), è stataeseguita da poco. Preferiamopensare che si tratti di unasvista. Ci auguriamo chel’Amministrazione Comuna-le intervenga per rimediare.

N

NUMERO SESSANTAQUATTRO PRIMAVERA 2010

.

o scorso 8 febbraio,percorrendo la Gar-desana nel territorio

di Gargnano ho visto ipannelli di copertura perl’inizio dei lavori dell’exSocietà Lago di Garda.Non ho potuto non sentirela rabbia e la disperazionedell’impotenza personale:ancora una volta vince laspeculazione. Il 2010 an-no internazionale dellabiodiversità non può guari-re questa malattia che tro-va terreno fertile nel de-grado dello sradicamentoculturale delle nostre tradi-

zioni, facendoci perderesempre più il senso diun’identità culturale. E chimacina qualche nozionedi Turismo, e non solo slo-gan, sa cosa vuol direIDENTITA’ CULTURALEdi una realtà locale, è co-me la farina per il pane. Inostri sindaci dovrebberoessere i pilastri portanti diun’importantissima realtàturistica con proposte in-novative, coraggiose, cheguardano verso il futuro,per uno sviluppo “sosteni-bile”. In realtà queste per-sone di sviluppo non nehanno mai fatto, né soste-nibile né altro, non vedo-no che la speculazione; almassimo sanno rendersi“popolari” vantandosi diconoscenze con qualchepolitico più in alto per otte-nere qualche soldino perqualche opera pubblicanel proprio paese, e que-sto garantisce loro l’alibiper l’inazione. La societàLago di Garda più di centoanni di storia, una salacon macchinari per l’estra-zione dell’olio di alloro uni-ca al mondo.L’olio d’alloro, dalle molte-plici applicazioni in co-smetica, igiene, farma-ceutica, perfino nell’ippi-ca, come essenziale perriscaldare i muscoli deicavalli da corsa. Si obiet-terà che l’estrazione del-l’olio d’alloro sia cosa diun passato irripetibile: nesiamo sicuri? Oggi conpochissima produzioneavremmo forse il miracolodella rinascita. La storia,

la tradizione, la cultura, lenostre radici sono ancorali, non nel cemento. Gar-gnano, sul Garda, nellaprovincia di Brescia, nellaregione Lombardia: l’uni-ca realtà nel mondo inte-ro, dove si produce l’oliodi alloro estratto dalle bac-che; in più crescono an-che i capperi, la zona piùa nord del mondo perquesta produzione, i limo-ni, i tartufi, si produce l’olioextravergine e c’è pure ilcarpione, endemismo itti-co del Garda. Il regno della biodiversi-tà. Di questa miniera d’oroattorniata dalle limonaie,anch’esse nella loro unici-tà di architettura rurale, neha parlato e scritto congeneroso impegno unasaggia docente del poli-tecnico di Milano dove in-segna. Ma si sa, oggi ilmondo è governato daicommercianti, non dai sag-gi. La Trota lacustre nonpuò più risalire i fiumi e ri-prodursi (è in via di estin-zione), pure il Carpione èin via di estinzione; le trotefario dei nostri torrenti dimontagna hanno ridotto illoro sviluppo perché neitorrenti manca la manu-tenzione e la pulizia daidetriti, problema letale perla riproduzione di questaspecie autoctona esisten-te (ancora per poco). De-triti accumulati negli annidi meticolosa attenzionealla crescita e allo svilup-po del cemento. Con le‘trote fario’ pure i nostrigamberi d’acqua dolce di-venteranno un ricordo.Vale la pena rinunciare aquesto, che è l’ultimo sot-tile filo che ci lega alla no-stra storia, per qualcheparcheggio in più? La difesa dell’ambiente ela conservazione dellabiodiversità non sono rea-lizzabili quando i temi e gliaspetti di sviluppo del no-stro territorio sono conce-piti da una visione passi-va alle innovazioni. Ispira-ti alla semplice imitazionedi politiche speculative, al-l’obbedienza, agli ordini di

‘Società Lago di garda’ e biodiverSità:un’occaSione mancata

L

Page 2: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

2

segue dalla prima pagina

partito per qualche equili-brio di potere. Questa vi-sione è completamentel’opposto che innovare. Ilcancro della speculazioneedilizia che sta divorandoalcuni paesi del Garda ri-lascia le sue cellule im-pazzite che fanno semprepiù danni nel tessuto so-ciale ed economico deinostri paesi. Più di milleseconde case in venditanella sola Toscolano. Ogginella nostra realtà l’impor-tanza vitale dell’ambientein un processo di sviluppoinnovativo mirato al futuroè una necessità assoluta.Deteriorando le nostre di-versità distruggiamo la no-stra risorsa principale e ne

‘Società Lago digarda e biodiver-Sità: un’occaSionemancata

rispondiamo tutti. Non ren-dersi conto della “diversi-tà” del nostro territorio ri-spetto alla periferia di unacittà per lasciare spazio almercato immobiliare, cheper natura tende ad egua-gliare ogni situazione, ècome far brillare della di-namite nella miniera d’orosu cui siamo seduti. Dob-biamo avere il coraggio dicambiare pagina e aprirele porte per la gestione delnostro futuro a personeche vogliano usare a fin dibene la loro intelligenza,preparazione e conoscen-za profonda del territorio;che, lontani dagli ambientidi partito, non abbianoamici da accontentare,non si inginocchino davan-ti agli appetiti delle immo-biliari, ma sappiano lavo-rare al servizio della co-munità, per costruire unvero sviluppo sostenibile.

Fiorenzo Andreoli

i sarà capitato di re-carvi in pieno invernoo ad inizio primavera

in un paese della rivieraAdriatica, uno dei tanti, co-me Lido di Savio, Gatteo aMare, Pinarella di Cervia,Gabicce, Cattolica: negozichiusi, spiagge senza om-brelloni, nessuno per strada eappartamenti in fila indiana,uno dopo l’altro, con le tap-parelle abbassate. Paesi mor-ti, che attendono il bacio delprincipe - che è il mese di

giugno - per svegliarsi e tor-nare vivi. Paesi che in estatediventano formicai. Genteovunque: si fa la coda per ladoccia in spiaggia, in pizze-ria, così come alla gelateria.A metà settembre gli om-brelloni vengono riposti neimagazzini, le tapparelle dellecase si abbassano e i negozichiudono. Anche il Garda fa-rà questa fine? La tendenzasembra questa. Basti passareda Manerba e Toscolano pervedere sempre più case disa-bitate e anche molti negozichiudono per non riaprirepiù, come sta accadendo aGargnano. Il negozio dellaFrancesca e quello del Fer-ruccio non hanno trovatonuovi esercenti. Chiusi quellia lato dell’università e qual-cuno persino davanti al por-

to. Chiuse decine di case, inattesa dei turisti estivi che,come spesso accade, sono“ospitati da amici” che in re-altà sono proprietari che af-fittano la casa in nero; quantisono i tedeschi che concedo-no case e ville facendosi pub-blicità anche in internet ascapito di chi vive sul turi-smo? Inoltre a Gargnano e a Bo-gliaco sono decine le casesfitte. Si calcola che tra Li-mone e Gavardo, contando

anche i paesi e le frazioni dimontagna, quest’estate eranoalcune migliaia (si dice 5 mi-la contro i 3.500 del 2008), leabitazioni da vendere o affit-tare, quindi vuote. Basta girare per Bogliaco perintuire anche il destino diGargnano, se continuerà “lapolitica dei mini appartamen-ti”. Abitazioni che portanoben poco ai commerciantidel paese. Basti guardare la Gladys aBogliaco: un cimitero, in in-verno. Sarà così anche al-l’edificio dell’Ex SocietàLago di Garda? Molti temo-no di si. Mentre l’ex Ricove-ro riconvertito in apparta-menti per residenti con fami-glie che ci vivono 12 mesil’anno, portano ricchezza alpaese, lo fanno rivivere e co-

me si spera accada nella pa-lazzina in via Don Adami invia di rifacimento. I politici locali devono rico-noscere che il turismo delleseconde o terze case e deimonolocali è fallimentare,basti vedere come ha ridottole dolci colline della Valtene-si, i bellissimi oliveti sopraCecina e quella che era laselvaggia Tremosine; per nonparlare della snaturazione diTignale che sembrava unpresepe e ora invece è cir-

condato da orrende case aschiera (vuote). Non si sa cosa succederà aCampione: speriamo che lacrisi che stiamo attraversan-do in Italia e in Europa noncostringa a lasciare i lavoriincompiuti e trasformi anchequesto piccolo lembo di terrain un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe statomeglio lasciare intatta la fab-brica del vecchio cotonificio:un reperto di archeologia in-dustriale che i nostri giovaninon hanno potuto conoscere eche ha dato vita e sviluppo aquesta parte dell’Alto Garda.E a Gargnano? Visto quello che si prospetta,non siamo tanto meglio. Secontinuiamo ad imitare i paesilimitrofi ci troveremo un pae-se semi-deserto e snaturato.

CONTRO IL TURISMODELLA DESOLAZIONE

Franco Mondini

V

Gargnano, di recente, anche se in maniera tardiva e tutto-ra incompleta, è stata scoperta e apprezzata non solo peril lago, ma anche per il bellissimo e variato entroterra.Sempre più numerose, sia nel capoluogo che nelle frazio-ni, si notano comitive o coppie di escursionisti o con zainoe racchette da camminata. E’ un turismo di qualità, che oltre tutto è attratto dai nostriposti nelle mezze stagioni, andando ad allungare conside-revolmente la limitata stagione turistica legata alla balnea-zione. Spiace constatare che, nonostante questa sia una eviden-te risorsa anche dal punto di vista economico, da partedell’amministrazione comunale, ma anche dei gargnanesiin genere, non si presti attenzione alla pulizia di punti sen-sibili, percorsi dagli escursionisti, che andrebbero monito-rati e curati. Via dei Dossi versa in uno stato pietoso, le val-li del Triol, di Formaga, del Sant de le Laff, di Sisengla, del-la Costa, per citarne solo alcune, attraversate da bei per-corsi ciclabili o pedonali, sono ingombre di rifiuti, perfinoelettrodomestici. Per apprezzare veramente Gargnano bisogna lasciarel’auto e muoversi a piedi. Lo sanno bene i turisti. Certoche, in alcuni casi, che figuracce…!

GARGNANO DA CAMBIARE

ELEZIONI REGIONALICOME ABBIAMO VOTATO

i gargnanesi confermano il voto, nessuna sorpresa alle regio-nali di fine marzo. L’elettorato resta di centro destra però,rispetto alle ultime consultazioni e alle Regionali di 5 anni fa,aumenta il numero di chi alle urne non c’è andato. Su 2.560aventi diritto al voto, solo 1.555, pari al 60% dei gargnanesi,si è recato ai seggi, meno della media nazionale. Popolo dellalibertà e Lega hanno conquistato il maggior numero di con-sensi, ossia 6 elettori su 10 hanno votato verso il centrodestra.Ha stravinto il governatore Formigoni, di conseguenza nessu-na sorpresa rispetto alle previsioni. Nel dettaglio, seguendo lagriglia sulla scheda elettorale, ecco i risultati: 2 voti al PSI,465 al Popolo della Libertà , 85 a Di Pietro (Italia deiValori), 66 all’Udc di Casini, 30 ai Pensionati, 216 al PD, 34al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, 392 alla Lega nord,15 voti ai Verdi, 7 a Forza Nuova, 17 alla Federazione diSinistra e 38 a Sinistra Libertà ed Ecologia. Tredici le sche-de bianche e 21 quelle nulle.

Franco Mondini

PiccoLe PreciSazioni e rettifichereLative aL numero ScorSo:

Nell’articolo “Gargnano multietnica”, il nomignolo “Bomba”è stato attribuito a Mario Zanini. In realtà questo soprannomeda ragazzo è da conferire a Mario Bommartini.

Nell’articolo a pagina 8, là dove si fa riferimento alle fontanedi Liano, le notizie che ci erano state fornite parlavano di unatrasformazione in bar. Precisazioni giunteci in seguito parlanoinvece di bar-con negozio di alimentari annesso. Questa desti-nazione giustifica meglio le intenzioni dell’amministrazionecomunale e rende più plausibile l’intervento. Rimane però, daparte nostra, la critica alla trasformazione delle vecchie fonta-ne. Si cancella così una pagina di storia. Possibile che tra Lia-no e Formaga non si possano utilizzare uno dei tanti fondaci?Al limite anche un nuovo piccolo edificio appare maggior-mente giustificabile.

Un immagine di Monte Maderno

Discarica a cielo aperto, nella valle del Triol

Page 3: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

3

ÈL NÒS DIALÈT

a cura d i Giacomo Samuel l i

Chi non conosce la Vilanèla? È la traduzione dialettale di Villanella, la mitica bissa da corsa di Gargna-no…pardon…di Villa. Nominare la Vilanèla significa proprio evocare un mito, una bissa che prima dellaguerra creò la sua leggenda sbaragliando tutte le imbarcazioni rivali, da Portese, a Sirmione, aLazise,…comprese le altre due bisse locali alternatesi nel tempo: la Giacomina di Bogliaco e la Gioia pu-re di Villa. Con quest’ultima la rivalità in certi anni fu da autentico derby e l’eco di quel tifo, fatto natural-mente anche di discussioni accese ed esasperate, è ancora forte nei ricordi dei più anziani.Allora le competizioni di barche a remi, tra cui le bisse da corsa, erano un momento di svago veramente at-teso e vissuto con passione dalla totalità della gente rivierasca: del resto non c’erano tanti diversivi…I nomi dell’equipaggio allora vincente (detti simpaticamente Quàter Nasù) sono ancora ricordati con ri-

spetto e ammirazione: i fratelli Scarpetta Nino e Pietro (Murì), Bortolo Capelli (Saia), Capelli Umberto (Sabiöla) o Domenico Capelli (Mènech).Né sono dimenticati altri giovani, pescatori soprattutto, che si avvicendarono sulla Vilanèla anche con meno successo. Anche i costruttori di queste bis-se sono ricordati con riconoscenza per aver fatto rivivere una tradizione che risale a secoli lontani: Domenico Capelli (Mènech), Giacomo e Bortolo Ber-tolotti (Gioia) e i fratelli Patucelli con il papà Carlo. Dal 1968, grazie anche all’iniziativa dei nostri Castellani Andrea e Badinelli Giovanni, si disputa re-golarmente l’annuale Palio delle Bisse, una specie di campionato a punti in cui si confrontano le imbarcazioni di molti paesi gardesani; in palio la Ban-diera del Lago, simbolico trofeo assegnato alla bissa vincente. Ebbene la Vilanèla lo vinse per ben tre volte (’73 - ’74 - ’76) con un equipaggio che si ri-corda fortissimo: i fratelli Bruno e Berto Dominici (Frans), Gianni Tonoli (Gianù) e Gianpiero De Franceschi. Da allora, e sono più di trent’anni, la Vi-lanèla non è più vincente. Ma che importa? Non è questo che conta. Conta invece che ogni anno alcuni giovani del paese si “imbarcano” in questa av-ventura fatta di impegno, fatica e sudore: si allenano duramente ogni sera, dopo il lavoro e gareggiano spingendo ancora in acqua la Vilanèla. E mi pia-ce pensare che ad ogni loro uscita si affaccino misteriosamente a seguirli e a sostenerli i vecchi campioni che non ci sono più e dicano loro: “Bravi gna-ri!..Forsa!...Avanti!...E no ste a molàr!!!”

CHE MAI SARÀL?Vinasöi

1- Semini dell’uva contenuti negli acini2- Sostanze per la fermentazione del vino3- Tappi per imbottigliare vini frizzanti

ENDUÌNA CÖL CHE L’ÈLa se ’mpinìs töt èn d’èn colpo, ma per vöàrla ghe völ tant tep.

(soluzioni in fondo alla pagina)

PROVÈRBIO DE STAGIÙSe ’l piöf sö le poleno ’l piöf söi öf(Se piove alle Palme non piove a Pasqua)

Avrìl, nüt en fil; magio, svèstete adagio; giügno, fa’ cöl che te völ(In aprile scoprirsi quasi niente, in maggio svestirsi con prudenza e in giugnospogliarsi senza problemi)

CHE VÖLÈL DIR?Vinsèl: fascina di cime e ramaglie (soprattutto di rovere) raccolte con le foglieverdi sul primo autunno e lasciate seccare per darle poi come foraggio lungo

l’inverno a pecore e capre.Vis-cète: sottili e corte verghe di ferro su cui sispalmava del vischio, sostanza appiccicosa, in cuifiniscono per essere catturati piccoli uccelli, qualilucherini, pettirossi, cince…lì appositamente atti-rati da richiami vivi in gabbiette.Valdràpa: probabilmente una storpiatura del termi-ne “baldracca”. Si intende così una donna genero-sa, di facili costumi…na poch de bu insomma.Senz’altro era così la moglie di quel tale alloccoche sosteneva: mi so sücür che i è tüc’ me fiöi, made mia fonna no ’l so, perché la va ‘n po’ contüc’…Vach o revèrs: luogo a tramontana, ad ovest, nongradito per abitarci perché appunto poco solatìo.Nemmeno la legna che vi cresce è buona: l’è lègnavagùsa! Più favorito invece perché più umido, perla crescita dei funghi.Visigànt: specie di arcaico cerotto, consistente incarta da zucchero rivestita di una resina (oio deavès) ricavato dal abete bianco; un tempo si appli-

cava come medicinale su parti del corpo dolenti per botte, reumatismi o quan-t’altro.Vi pisèn: il “vino” ottenuto dalla spremitura delle vinacce col torchio (torclà),(separato dal fiur, cioè dal mosto ottenuto dalla prima fermentazione nellabotte) e allungato con acqua. Per via della sua leggerezza alcolica veniva usa-to come bevanda dissetante durante i lavori campestri dell’estate, senza danniallo stato psico-fisico dei bevitori. Permetteva inoltre di risparmiare del vinobuono che veniva per lo più venduto.Visinèl: vortice, turbine, movimento tempestoso delle nubi in cielo o della su-perficie dell’acqua del lago.Vansòc’ o vanseròc’: gli avanzi del cibo, così definiti spregiativamente quan-do vengono riciclati, magari per altri. Me fötö magnàr i to vanseròc’?Végher: terreno incolto, non lavorato né con aratro né con vanga o zappa. Me-taforicamente si dice végher colui che non si è sposato e non ha fatto famiglia.

MÒDI DE DIRLe vache a mès no le fa mai lat: le proprietà e gli affari che si condividonocon altri non rendono mai come dovrebbero.Tör vaca e vedèl: curioso e un po’ irriverente modo per definire chi prendemoglie già con un figlio.Götö le varöle?: (vaccinazione antivaiolosa). Si apostrofa così chi è coperto inmodo esagerato rispetto alla temperatura del posto; questo perché la vaccina-zione antivaiolosa provocava malessere, febbre e brividi relativi.Nar de vita: è riferito a qualcosa che piace, che è gradito, che si desidera, peresempio nel campo del lavoro o del cibo. Gh’è i gnoch? Bene, ghe vo de vita!!Menàr la viöla: (strumento musicale). Si dice così di chi sul lavoro non si ap-plica, non si impegna ma, al contrario, si barcamena in qualche modo cercan-do di tirar sera senza sudare e fare più di tanto.Enviar èl föch co i custù de vers: cioè accendere il fuoco con i gambi delleverze. Si allude con ciò a cosa molto difficile, assai problematica, pressochéimpossibile.

ENTURÈN A GARGNÀVolta. 695 metri. Luogo a nord di Formaga dove la vecchia stradina per la Co-sta faceva una svolta,portandosi verso ‘l Sant dal Già (Santo di Liano). AllaVolta da alcuni decenni c’è la panoramica trattoria della Ca Vècia.Verselìna. (Verzellina). La bocchetta di Verselìna si trova a circa 500 metri dialtitudine, a nord ovest di Navazzo, sulla strada che introduce nella Val Vesti-no, proprio sotto il Dòs dèla Baràta. Forse il nome deriva dalla voce trentinaverzèl che significa vigna, vigneto; in effetti lì questa coltivazione esisteva fi-no a pochi decenni fa. Potrebbe anche derivare da verde perché nei documen-ti più antichi viene detta Verdelìna.Vertenàghe. Località situata lungo la vecchia mulattiera che da Formaga por-tava in Dusìna,quindi verso Fàidol e la Val Vestino.Vèsta. Zona montuosa che arriva ai 1400 metri a nord ovest di Gargnano, aiconfini con la Val Vestino. Si distingue in Vèsta di Cima, di Mezzo e di Fon-do.Il toponimo deriva forse dalla voce bèsta che significa pascolo o forse davestag che indica via ripida per la discesa della legna.Vilù. Luogo un tempo coltivato a vite e a olivi nei pressi del tornante di Mu-saga. Probabile un collegamento tra il nome del sito e il soprannome Vilù de-gli Scarpari di Sasso.Valesèi. Prato con cascinale, di fronte a Lama, sotto Tarèle. Luogo al revèrs,umido e fresco d’estate,gelido in inverno.Valsàna. Zona prativa e boschiva oltre i mille metri a est del monte Denervoe sopra Buldìs. Il nome forse significa proprio valle sana cioè salubre per lasua posizione favorevole.

NOM COGNOM E SCOTÖM- valenti. Famiglia benestante presente a Villa già agli inizi del 1500. Da ri-cordare certo Marco Valenti che nel 1716 “per suffragare l’anima sua” lasciaai Frati Francescani di Gargnano una notevole somma per Messe quotidiane e,oltre ad altri benefici, dispone un lascito perpetuo e annuale a vantaggio deipoveri di Villa e di quattro “oneste” ragazze da maritare.- venturelli. Già nel 1600 sono presenti nel Comune in due ceppi distinti:quelli di Muslone e quelli di Zuino.- Nel 1800 arrivano i viale da Ronco Canavese, a Navazzo i veronesi prove-nienti da Verona, i ventura originari di Serniga di Salò.- I villaretti da Brescia, i vettore da Gazzo Padovano, i viviani da Vobarno,i vedovelli da Torri e i villani da Preseglie sono presenze recenti, qui solo daalcuni decenni.

(Collaborazione d’archivio di Ivan Bendinoni)

enduìna cöl che l’è: la vèsa, cioè la botte che mai saràl?:n° 1, semini dell’uva contenuti negli acini

.

SOLUZIONI

v come... viLanÈLa

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

Page 4: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

Manuela Bariletti

La squadra della Pro Loco

4

iao Presidente…ciracconti da chi èformata la nuova

“squadra”? Siamo in dieci: io, BarilettiEzio (Presidente), FugaStefania (Vice Presiden-te), Amantea Luigi (Segre-tario), Bazzoli Andrea(contabile), Centonze An-drea (consigliere), PacePaolo (consigliere), Taver-nini Enrico (consigliere),Villaretti Angelo (consiglie-re), Giambarda Giuseppe(consigliere).Il vostro è stato un in-contro casuale o vi “sie-te scelti” consapevol-mente?Consapevolmente….cisiamo trovati una sera,convocati dall’assessoreMarco Mascher, e ci sia-mo subito piaciuti, tutticoncordi a fare qualcosaper far conoscere allagente il Comune di Gar-gnano.Quali convinzioni e ideevi accomunano?Ci accomuna la voglia difare, mettendo a disposi-zione il nostro tempo libe-ro, seppur poco, per il be-ne del Comune, dei resi-denti e degli ospiti chevengono a trascorrere leloro vacanze da noi. Lanostra idea è quella di aiu-tare le associazioni giàpresenti e ben radicate sulterritorio con quel pocoche abbiamo a disposizio-ne, senza contropartite dinessun genere. Attraverso

l’ufficio che apriremo inPiazza Feltrinelli vogliamoanche dare un contributoalla riscoperta di Gargna-no e del suo Comune aitantissimi turisti che arriva-no fin qui, a cominciaredalla frazione di Costa egiù giù, fino al lago, pas-sando dal bellissimo en-troterra che rende Gar-gnano unica. Per questovorrei invitare tutte le real-tà turistiche, e non, a farcipartecipi delle loro idee ea portarci i loro opuscoli inmodo da poterli distribuirein visione ai turisti.Un passaggio di testi-

mone all’insegna dellacontinuità con il lavorosvolto dalla precedentePro Loco o un cambia-mento radicale?Il cambiamento radicale lofacciamo fare a quelli piùesperti di noi. Ci poniamocon umiltà, pronti a riceve-re i consigli dalla gente. Leidee non ci mancano, matante volte un’idea in più oin meno fa la differenza.Porsi con troppa arrogan-za non porta da nessunaparte. Continueremo il la-voro della vecchia Pro Lo-co e, se saremo in grado,vorremmo migliorarlo. Se

riuscissimo in questo in-tento sarebbe già un buonrisultato, pur consapevoliche accontenteremo qual-cuno e scontenteremo al-tri, ma questo è in preven-tivo.Quali sono le iniziativeche prevedete di portareavanti a breve termine?Ci stiamo organizzandoper creare delle manife-stazioni di piazza per coin-volgere la gente in feste dipaese, senza fare nulla dieccezionale, riportando al-la luce i vecchi ritrovi che,col passare degli anni, sisono persi per strada: fe-

sta per i bambini a Boglia-co, festa dell’ospite a Gar-gnano, festa della birra aBogliaco, festa in spiaggiaalle Fontanelle, due seratedi musica a Villa e Navaz-zo e la ben nota Cara Vec-chia Gargnano. Lavoro ar-duo e difficile che possia-mo realizzare con l’aiutodi molti amici e simpatiz-zanti.Cos’è, o meglio, cosadeve essere per voi laPro Loco? Lo dice il nome stesso.Valorizzare il territorio nelquale viviamo, organiz-zando eventi e facendo ri-scoprire a noi, e agli ospitiche ci fanno visita, le bellerealtà che ci circondano.Spero anche che nel no-stro gruppo non manchimai il divertimento, ingre-diente fondamentale perportare avanti un “lavoro”fine a se stesso, intendodire….”non pagato”Come intendete mettereil vostro operato a servi-zio di Gargnano?Penso di aver già rispostoa questa domanda…se in-tendete…”che fine faran-no i soldi delle feste a fineanno”…beh…vorremmoacquistare le attrezzatureche ahimè… sono sparitenel corso degli anni.

Auguriamo dunque un se-reno e proficuo lavoro aquesta simpatica squadrache fin d’ora si mette aservizio di Gargnano!

interviSta aL nuovo PreSidente deLLa Pro Loco ezio bariLetti

c

LADRI CORTESI IN QUEL DI NAVAZZO

entili come il PassatorCortese, bandito nu-mero uno in terra di

Romagna, come da noi fuZanzanù. Ma queste sonostorie d’altri tempi, spessoromanzate, con episodi che sitramandano di generazionein generazione e che è im-possibile verificare storica-mente. La storia d’oggi è simile amolte altre: case violate dauna malavita che si senteprotetta da leggi troppo per-missive. La certezza dellapena, tanto evocata, resta unachimera.Luogo Navazzo, frazione di

Gargnano. Vittima FaustinoScotuzzi, carrozziere in pen-sione che abita in via AngeloFeltrinelli in località Posere.Una villetta isolata, circon-data da cipressi e ulivi, che il9 marzo è stata presa di miraalle 22.30 da due ladri galan-tuomini.Scotuzzi era nella docciaquando il vetro di una fine-stra è andato in frantumi,rotto dai malviventi e non siè accorto dei ladri. I ladri - forse stranieri del-l’est dicono i carabinieri –non si sono accorti che il pa-

drone di casa …era in casa esono entrati per rubare. Nel-l’uscire dalla doccia se li ètrovati davanti e lo hannoimmobilizzato e legato perportargli via la Mercedes Cdi270 che hanno abbandonatosubito dopo e il telefono cel-lulare. Un furto che si trasforma inrapina perché c’è violenza fi-sica e psicologica. Storie dicasa in tutti i paesi del Bre-sciano. Neppure le picole frazioni diun piccolo paese possono ri-tenersi isole felici. Si vivenella paura e di notte sisprangano porte e finestre.Ma ecco il fatto che finisceper interessare anche i tg na-zionali. Che accade? Il povero Sco-tuzzi si sente male. Il suocuore inizia a battere a millee lui, sapendo che bisognafare in fretta, chiede aiuto aduno dei malviventi di darglila pillola per il cuore. E’ le-gato e quindi deve chiedereun favore a chi lo sta rapi-nando.Il ladro gentile lo fa, sa chese la vittima della rapina do-vesse stare male sarebberomolti anni in più da dover

scontare. Consegna la pastic-ca alla vittima che è costrettaa rimanere seduta sul divanoe con il complice fugge versoGargnano.Il carrozziere, che ha 69 an-ni, chiama i carabinieri quan-

LADRI GENTILUOMINI

Èco la pastiglia per èlcör...e adès ciamóme èl 118!

...Dato che se isi premurus,feme ’n ultim piasér... ciamémeaca i carabignér e diséghe chego i làder èn ca!!

..

GFranco Mondini

do i ladri stanno già percor-rendo i tornanti. E ai militaridi Gargnano e di Salò rac-conterà poi di quella rapina,della gentilezza dei ladri.Una brutta avventura finitasostanzialmente bene, grazie

alla pasticca che ha evitato ilmalore e per la Mercedes cheè stata ritrovata lungo la stra-da per Gargnano. Chi erano,non lo si saprà mai: ladri sen-za nome, come tanti altri, maalmeno gentili.

Page 5: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

5

Milena Rodella

Perché muore LaScuoLa d’arte? interviSta a mariano fuga.Mariano Fuga è ceramista difama nazionale, i suoi “cu-chi”* sono personaggi piccoli,paffuti e simpatici un po’ co-me lui, che si muovono in unmondo fantastico sempre pie-ni di entusiasmo pronti per de-collare da un trampolino o daun’altalena, in punta di piedi,in bilico verso il vuoto o versol’alto, su piedistalli troppo altiper far parte della nostra bana-le natura terrena. E’ stato inse-gnante dell’Istituto Stataled’Arte per ben 38 anni, cioèfin dal lontano 1972; certa-mente a Gargnano e alla scuo-la d’arte ci ha lasciato il cuore.Fuga nasce a Nove in provin-cia di Vicenza dove studiaproprio ceramica, poi succes-sivamente frequenta sculturaall’Accademia della Belle Ar-ti a Venezia. Mi spiega che itempi sono cambiati e che lamorte della scuola d’arte eradel tutto prevedibile. Lui conaltri colleghi l’aveva capitoancora negli anni novanta chesarebbe finita così nel 2008,ultimo anno d’insegnamentodi Mariano, aveva classi di 5/9allievi. “La cosa era un po’ avvilente.Era chiaro che non potevacontinuare. Una scuola diquel genere ha costi enormi digestione e venendo a mancarele iscrizioni la chiusura erainevitabile. Ma perché, sichiede, la scuola muore?” Le ragioni sono evidenti perFuga, e ne individua due inparticolare. “Il primo, fonda-mentale, era che la scelta diGargnano come sede per unistituto di quel genere (con lesezioni di ceramica e decora-zione plastica) era sbagliatafin dal suo nascere, troppo de-centrata rispetto alla città. Ilsecondo motivo,” ci raccontacon rammarico Mariano, èche i tempi sono cambiati perquesto tipo di istituto. Ma par-tiamo dal secondo motivo. Ini-zialmente quel tipo di scuolasi chiamava Istituto d’Arti eMestieri, erano scuole moltodiffuse dalle quali emergevala figura dell’artigiano-artistache in Italia è venuta semprepiù a mancare. Si pensi chenel mio paese di origine (No-ve n.d.n), c’erano 65 fabbri-che di ceramica, si produce-vano ceramiche d’uso e di ar-redamento e sono state chiusetutte. Mio padre era operaio elavorava al tornio in una diqueste fabbriche e io nel tem-po libero, lo aiutavo, ogni tan-to mi buttava un pezzo d’ar-gilla e mi diceva: dai fai un“cuco”. Io sono cresciuto in

questa realtà, ma il settoredella ceramica artistico-arti-gianale è ormai scomparso.Per questo si vedono chiuderetanti istituti di questo genere,è stata chiusa prima di Gar-gnano la scuola di Nove, men-tre Faenza e Castelli sono incrisi, e questi erano gli istitutiartistici più vecchi e prestigio-si d’Italia. Come dicevo, ilprimo motivo che vede lachiusura dell’istituto di Gar-gnano parte da una scelta ini-ziale che voleva decentrare lescuole superiori per distri-buirle sul territorio; ma per ilterritorio gardesano, più a vo-cazione turistica, una scuoladi questo generenon interessava.Infatti la scuolaera frequentanegli anni set-tan ta /o t tan tanella stragrandemaggioranza dastudenti che pro-venivano daBrescia e hinter-land, dove man-cava una scuolapubblica perl’insegnamentoartistico. Sì,c’era il Foppa eil Caravaggio,ma erano scuoleprivate direttedai preti che nontutti potevanop e r m e t t e r s i .Questi ragazziche venivano daBrescia e din-torni affrontava-no notevoli sa-crifici per rag-giungere Gar-gnano e quandonegli anni no-vanta è nato aBrescia il liceoartistico Olivie-ri, si è verificato un calo nettodelle iscrizioni. Anche la na-scita a Salò di altri istituti perla scuola superiore ha contri-buito nel far ridurre le iscri-zioni a Gargnano.Tutto ciò non toglie comunquenulla a questa scuola che si èdistinta a livello nazionale,vincendo numerosi concorsicon opere degli alunni, alcunedelle quali ancora in giacenzaalla scuola. Mi auguro contutto il cuore che il Comune siimpegni a dedicare almenouno spazio a queste opere,una piccola galleria perma-nente che ricordi più di qua-rant’anni di attività. Per me èstato un privilegio poter inse-gnare in questa scuola, hoavuto enormi soddisfazioni alavorare con tanti giovaniche ancora oggi ricordano laloro esperienza all’ISA di

Gargnano con entusiasmo.Non dobbiamo dimenticareche numerosi sono i ragazziche hanno intrapreso attivitàartistiche e raggiunto tra-guardi notevoli in questo cam-po a livello internazionale. Mipiacerebbe nominarli, ma sa-rebbe un elenco troppo lungoe sicuramente rischierei ditralasciarne qualcuno. Ma sela scuola chiude, insiste Fuga,chi ci ha lavorato non puòsentirsi responsabile.

*cuchistrumenti popolari a fiato inceramica con una lunga storiache risale all’antica Grecia;inventati per imitare gli uccel-li, come oggetto di richiamo oal contrario per allontanare glispiriti cattivi, come oggettoscaramantico e magico.

SaLviamo un Patrimonio. interviSta aLLaPreSide mireLiaScudeLLari.L’istituto d’arte ha dei labora-tori specialistici dotati di stru-menti e attrezzature aggiorna-te per la lavorazione della ce-ramica al primo piano e la la-vorazione del legno al secon-do piano. La scuola conservaun centinaio di opere fra lequali molte vincitrici in presti-giosi concorsi nazionali. C’èun bellissimo orologio in le-gno intagliato e la preside sipreoccupa della fine che possafare tutto questo materiale pre-zioso:….”La cosa più giusta,da fare” propone la preside,“sarebbe quella di mantenereuno spazio all’interno dellascuola, una specie di atelier, odi galleria permanente apertaal pubblico e di mantenere an-che i laboratori creando ma-gari una cooperativa fra gliex docenti, artisti e gli artigia-ni del settore che possa pro-porre dei corsi, per i pensio-nati al pomeriggio o per gliadulti alla sera a scadenzebrevi e perché no, se si trovaun insegnante disposto a farlo,anche in estate per i turisti.L’arte e l’artigianato potreb-bero avere una funzione deci-siva anche sui nostri bambinie lo abbiamo già verificato

grazie alla collaborazione conla scuola materna ed elemen-tare di Limone, di Gargnano etutti i plessi della nostra scuo-la. Insiste la preside, i bambi-ni di oggi mancano di manua-lità e di capacità logiche; usa-re le mani e la testa potrebbeessere un’ occasione per impa-rare la matematica. Se deviimpiantare dei chiodi o fareuna cornice devi misurare ledistanze, devi fare dei ragio-namenti e trovare delle solu-zioni pratiche, mani e testa de-vono funzionare insieme. Lamancanza di manualità ogginei bambini e nei ragazzi po-trebbe avere in futuro delleconseguenze negative sullanostra società che perde ilsenso dell’ordine pratico e sisente sopraffatta da mille teo-rie e nozioni. Io sto aspettandoche qualcuno mi propongadelle idee concrete che aiutinoa salvare questo patrimonio.” Mentre da un lato ci sono leaccuse che la scuola non hafatto nulla per farsi conosceresul territorio, dall’altro c’è ilcollegio dei docenti, compresala preside, che hanno fatto ditutto per difendere la scuola.Le proposte alternative sonostate tante, maturate anche in-sieme all’amministrazione co-munale: dal progetto Miche-langelo, che introduceva duenuovi indirizzi di disegno in-dustriale e di grafica pubblici-taria, all’ultimo tentativo diaprire un istituto ad indirizzoagro-ambientale o all’idea diistituire delle scuole di forma-zione professionali, nel settoreedile o termo-idraulico. Variesono state le proposte quindiche hanno anche coinvolto ilComune di Gargnano e comu-ni del Garda Bresciano, mache non sono decollate sopra-tutto per mancanza di iscrizio-ni. Cercare delle colpe ora,sottolinea la preside, non servea niente: tentiamo almeno disalvare un patrimonio che si èconsolidato negli anni e chepuò essere ancora utile sia perla scuola che per il territorio.

CANTO DEL CIGNO PER L’ISTITUTO D’ARTEL’Istituto Statale d’Arte sta vivendo i suoi ultimi giorni, ma si potrebbe conti-

nuare una linea artistico-artigianale a Gargnano. Manca forse l’interesse?

Istituto Statale d’Arte di Gargnano chiude i battenti un po’, per l’in-differenza di chi non ha forse capito per tempo l’importanza e lapresenza significativa di questo tipo di scuola superiore, un po’

per l’impossibilità di tener testa all’avanzare di altre scuole a partire dal2000. Dopo gli esami di stato, alla fine di questo anno scolastico l’istitutoverrà chiuso definitivamente. Rimane comunque un edificio con i suoi la-boratori e le sue attrezzature e le centinaia di lavori prodotti. Ormai l’isti-tuto ha un destino segnato. Si potrebbe però pensare di salvare questopatrimonio che puo diventare un polo culturale artistico e artigianale e ma-

gari anche turistico. Mariano Fuga nell’articolo qui riportato, oltre a raccon-tarci la storia dell’Istituto, si preoccupa delle opere in giacenza alla scuola,mentre la Preside Mirelia Scudellari, e il collegio docenti, si preoccupanodei laboratori che vorrebbero mantenere attivi per attuare corsi di cerami-ca e di lavorazione del legno. L’idea è bella e piace a tutti. Perché noncreare anche dei corsi per adulti o per anziani in estate e perché no, comefanno da altre parti, anche per i turisti. Sulle attrezzature la scuola può di-sporre, ma sull’edificio, sottolinea la preside, spetta al Comune la deciso-ne finale.

L’

19

67

’6

8

19

75

’7

6

19

82

’8

3

19

91

’9

2

19

99

’0

0

20

01

’0

2

20

02

’0

3

20

03

’0

4

20

04

’0

5

20

05

’0

6

20

06

’0

7

20

07

’0

8

20

08

’0

9

20

09

’1

0

180170

136

113 10185 80 85

73

43

7

19

100118

dal 1967 fino al 2006 la scuola ha mantenuto i due indiriz-zi poi dal 2006 si è tenuto con le prime classi solo un cor-so e dagli ultimi 3 anni c’era solo la ceramica.

AN

NO

ISC

RIT

TI

IStItUtO StataLe d’arte dI GarGNaNO UN meteOra CON 43 aNNI dI vIta:

daL 1967 aL 2010

Page 6: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

6

ltre sei milioni di euronel 2010 per opere pub-

bliche. Il piano è stato appro-vato dal Consiglio Comunaledi Gargnano, ma la cifra po-trebbe ridimensionarsi alme-no del 50% se la piscina pub-blica dovesse saltare (ne par-liamo qui sotto). Metà spesadella piscina potrebbe esserecoperta da finanziamento afondo perduto ma la parte re-stante da restituire sarebbeancora troppo elevata. Percui, assicura il sindaco Gian-franco Scarpetta “in assenzadi altri finanziamenti, il pro-getto già elaborato potrebbevenire accantonato”. L’elenco degli interventi ènutrito ed ha sollevato le per-plessità delle Minoranze, cheparlano di navigazione a vi-sta, senza programmazione esenza alcun obiettivo, eccet-tuato quello di cogliere al vo-lo le occasioni di finanzia-mento che si presentano. Ri-sposta del sindaco: “La genteha confermato noi e dimez-zato i voti a voi. Meditate suquesto”. Le spese da affrontare fannoin buona parte conto su fi-nanziamenti di almeno il50% a fondo perduto. Per ilresto si ricorrerà a mutui oagli oneri di urbanizzazione,ma anche a contributi di altri

e alcuni mesi orsono lacostruzione della pisci-na comunale a Gar-gnano veniva data

quasi per scontata, adessonon appare più cosa certa.L’argomento, infatti, è statoaffrontato a più riprese neiconsigli comunali e qualco-sa di più chiaro è emerso il23 febbraio.Nell’ambito della discussio-ne sul bilancio e sulle operepubbliche, le Minoranzehanno sollevato molte per-plessità. L’edificio, infatti,era stato inserito nel pro-gramma elettorale dellaGiunta di Gianfranco Scar-petta ed un progetto è giàstato elaborato in modo dapotere partecipare al bando.Imponente l’investimento: 3milioni e 145.000 euro, ol-tre il doppio di quello che ècostato il rifacimento dell’in-

enti. Nel frattempo sono statiapprontati i progetti e lagiunta spera nei relativi fi-nanziamenti. Nel corso di quest’annol’amministrazione punteràalla riqualificazione di Forni-co per una spesa di 390.000euro (richiesto il finanzia-mento di metà della cifra afondo perduto, mentre l’altrametà verrà restituita senzainteressi) e Navazzo(330.000 euro, con le stessemodalità di Fornico) oltreche per il completamentodella fognatura di Muslone(200.000 euro, di cui 80.000con finanziamento a fondoperduto e 120.000 attraversoun mutuo). In questo caso sideve prima attendere l’inne-sto della fognatura di Tignalesulla condotta, prima di ve-dere partire i lavori a Muslo-ne. Un magazzino interrato ed ilsoprastante parcheggio pres-so lo storico edificio dellascuola elementare di via Fel-trinelli nel capoluogo coste-ranno 370.000 euro (metàcon finanziamento gratuito el’altra a tasso zero) e circamezzo milione (con la solitamodalità del 50% a fondoperduto e 50% senza interes-si) dovrebbe essere speso aBogliaco per la rotatoria sul-

la statale all’altezza della de-viazione per Villavetro ed ilprimo tratto della stradinache porta alla frazione stessa.Interrogativi sono stati solle-vati anche in questo caso acausa del problematico tran-sito di camion in entrata euscita dai capannoni artigia-nali, che si trovano a duepassi. “Liano e Formaga –ha dettol’Assessore Giacomo Villa-retti- non hanno negozi dialimentari, per cui abbiamopensato alla realizzazione diun nuovo bar-bottega a metàstrada, per un costo di160.000 euro”.Altri 110.000 euro serviran-no a prolungare il molo edabbattere le barriere architet-toniche al Corno di Bogliacoed una spesa di 600.000 euro(420.000 con contributo re-gionale e 180.000 con mu-tuo) è programmata a Costa,per trasformare la ex scuolain ostello. Nella sistemazio-ne del Rio Guandalini e alGas verranno investiti420.000 euro. Ancora bloccata invece la si-tuazione per la realizzazionedi un altro bar (questa volta al-l’imbarcadero di Bogliaco) vi-sto che il progetto dovrà esse-re modificato in base ai rilieviche sono stati sollevati.

GARGNANO: OPERE PUBBLICHE NEL 2010

Bruno Festa Lino Maceri

O

La PiScina comunaLe? mah, Si vedrà…

Bruno Festa

S tero centro storico del ca-poluogo. La nuova costru-zione, se realizzata, sorge-rebbe tra le scuole medie el’Istituto d’Arte. Per metà della cifra (1 mi-lione e 600.000 euro) è sta-to richiesto un finanziamen-to a fondo perduto mentrela parte restante (di identicoimporto) dovrebbe essererestituita senza interessi.Anche in questo caso, pe-rò, dalle casse comunaliuscirebbero 80.000 euro al-l’anno per 20 anni, che an-drebbero ad aggiungersi ainotevoli costi di gestionedella struttura. Luciano Galloni (suo figliopratica nuoto a livello ago-nistico) è entrato nel detta-glio, parlando di un costoannuo che si colloca tra i250.000 e i 350.000 euro.“Il che si traduce nella ne-

cessità –spiega Galloni-che la piscina gargnanesevenga frequentata da alme-no 2.000 persone all’annodisposte a spendere alme-no 180 euro ciascuna. Sen-za contare che le piscinequi in giro appaiono tutte indifficoltà e in ogni caso an-che la nostra dovrà essereservita da un nuovo par-cheggio”. Anche gli altri due gruppi diMinoranza sono apparsisulle stesse posizioni. Mau-ro Bommartini, preoccupatoper il notevole investimen-to, ha chiesto se ci sia ade-guata copertura finanziariaper un’opera così pesante.Dal canto suo, Marcello Fe-sta, ha confermato i rilievidei colleghi, ma andandopiù in profondità rispetto alsistema di procedere diScarpetta. Per Marcello fe-sta, “il sindaco sta proce-dendo per spot e noi, comesempre, non gli contestia-mo cosa fa ma come sta fa-cendo le cose”. Il sindaco Scarpetta ha of-ferto l’impressione di inne-stare un po’ la retromarcia:“La piscina è un’opera utile,ma non è primaria per Gar-gnano. Era uscito un bandoe noi abbiamo cercato diprenderlo al volo ma non cibasterà avere il 50% a fon-do perduto, attendiamo altrifinanziamenti per la parterestante, altrimenti la realiz-zazione della piscina po-trebbe venire accantonata”.

er trent’anni consecutivi laguida Michelin, specializ-

zata nel segnalare i migliori ri-storanti, ha assegnato al Tortu-ga la “stella”, simbolo chel’autorevole pubblicazione hascelto come indicatore di quali-tà. In molti anni d’attività, ilpiccolo ristorante gargnanese,di premi e riconoscimenti neha ricevuti molti e tra questi,il Prix Pommery nel 1996,forse il più prestigioso. Inquell’anno La Tortuga fu rite-nuto il ristorante che più diogni altro in Italia si era di-stinto per il deciso balzo inavanti della sua qualità. Seianni orsono la gestione, con-dotta per tanti anni da Maria eDanilo Filippini, è passata al-la figlia maggiore Orietta; conlei (come sostengono gli stes-si genitori, che continuano acollaborare in cucina), la spin-ta innovativa che ha contrasse-gnato fin dall’inizio la loro at-

briLLa da 30 anni LaSteLLa deL tortuga

tività, si è ulteriormente accen-tuata ed è questo uno dei moti-vi del loro continuo successo.A commento dell’ennesimo ri-conoscimento, da parte dellaGuida Michelin, Orietta dice:“Ricevere i premi fa semprepiacere, ma il risultato che ri-tengo più importante è il con-solidamento dell’affezionataclientela che da tanti anni cisegue e inoltre, constatare chetra i nuovi frequentatori è au-mentata la presenza di Gargna-nesi. Ci piace inoltre ricordareche molti giornali italiani edesteri hanno dedicato al risto-rante articoli di elogio per l’ec-cellente cucina e la straordina-ria cantina, associando ognivolta il nome del Tortuga aquello del nostro paese. Perquesto auguriamo, anche nel-l’interesse di Gargnano, che la“stella” di questa prestigiosarealtà enogastronomica conti-nui a brillare.

P

La famiglia Filippini

bbiamo ricevuto una lettera da parte del Gruppo Campa-nari di Gargnano, da circa un anno costituitisi in Asso-

ciazione Culturale e, della quale, possono far parte, oltre acoloro che si dedicano, quasi per professione, al suono ma-nuale di questo antichissimo strumento, tutti quei cittadini le-gati alle nostre tradizioni locali, al sostegno ed alla salvaguar-dia delle stesse. E’ pertanto con piacere che pubblichiamo laloro lettera con lo scopo di relazionare i nostri lettori circal’attività svolta sino ad oggi, i futuri programmi della Asso-ciazione ed invitando altre persone ad aderirvi, considerandoil prezzo irrisorio della quota associativa in rapporto agliobiettivi minimi, ma importanti, che i nostri amici campana-ri si propongono. E poi…lasciateci dire: non vi sembra un po’strano e singolare che nella altera ed, a volte, saccente Gar-gnano, alcuni volonterosi siano costretti a “mendicare” qual-che spicciolo per acquistare in pezzo di canapa o per evitareche una campana che da 300 anni scandisce le azioni della no-stra vita, finisca in pezzi?

Cari soci sostenitori,dopo un anno dalla costituzione della nostra AssociazioneCulturale, segnato dal repentino ed immaturo ritorno alla ca-sa del Padre dei nostri amici campanari Paolo e Giorgio, chericordiamo con grande affetto, pensiamo sia cosa buona fareil “punto della situazione”: I soci suonatori sono di fatto 5,numero giusto giusto, ma appena sufficiente, per le nostre 5campane di San Martino. I suonatori sono quindi costretti aduna continua presenza, pur grazie alla disponibilità di uno diloro, passato dalla quarta campana (Kg. 800) alla prima (Kg.1.200). Abbiamo assoluto bisogno di suonatori: giovani ogiovanissimi per il suono di allegrezza; adulti, uomini o don-ne per il suono solenne, per poter condividere passione, ami-cizia, piacere e difficoltà del suono. Le quote di adesione peril 2009 sono servite per l’acquisto del nostro principale mate-riale di consumo: le corde in canapa per le tre piccole (cam-pane). Il futuro ci riserva qualche altra piccola spesa: il bat-tente della 4° batte basso; va regolato, per evitare la rotturadella campana. E poi……fantasia! Si potrebbe organizzareun corso per ragazzi e relativa festa sul campanile; si potreb-bero proporre visite ai campanili storici…ecc.. Ci aspettiamoidee e proposte anche dai lettori di “En Piasa” e, soprattut-to….nuove adesioni alla nostra Associazione: quota invaria-ta anche per il 2.010, solo 5 euro!!! Basta telefonare al 333- 80. 24. 271

CAMPANARI: SEMPRE POCHI MA BUONI

A

Un’immagine della Scuola d’Arte. La nuova piscina è stata proget-

tata di fianco a questo edificio

Page 7: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

7

Giacomo Samuelli

Siamo convinti che la Storia non si coniuga solo attraverso gli atti dei grandi protagonisti ma anche con la vita individuale di tutti gli uomini e sappiamo che di essa ne sono depositari, con la loro esperienza vissuta, soprattutto gli anziani.

Per tale ragione, iniziando da questo numero, presenteremo ogni volta la “storia” raccontataci da qualche persona, vècio o vècia, di Gargnano, e leggeremo insieme la Grande Storia che un po’ vi si riflette.

LA STORIA SOME NÓTER

franceScotonoLi

Francesco Tonoli, detto sem-plicemente Cèsco, è uomoconosciuto da tutti a Gargna-no e da molti nei paesi vicini,sia per il lavoro di imbian-chino che lo ha portato in di-versi posti, sia per la passio-ne della pittura con l’allesti-mento di molteplici mostre.Di statura alta, dal fisicoasciutto, il volto scarno e bendisegnato con baffetti grigi,Cèsco è ancora adesso ottan-taseienne, un bell’uomo cuisi aggiunge una certa elegan-za di portamento che lo con-traddistingue.Tipo estroverso, è facile in-contrarlo al bar a Villa, pri-ma di cena, a scambiar paro-la con gli occasionali amici einterloquire con lui è altret-tanto facile per via del suocarattere aperto.Interessanti sono sempre isuoi discorsi, pieni di ricordilucidi di un passato lontano espesso anche curiosi e diver-tenti per via di quell’innataarguzia e quella sottile ironiache li accompagna.Cèsco, dicevo, è uomo cono-sciuto da tutti ma forse la suavita non lo è altrettanto, unavita segnata spesso dalle ri-strettezze, toccata più voltedal dolore familiare, provatadalle difficoltà dell’emigra-zione, sempre distinta dal sa-crificio e dall’impegno per lacrescita propria e della fami-glia.

gLi anni deLLa fanciuLLezzaNato nel 1924, ultimo di cin-que fratelli, ha vissuto unafanciullezza povera, comedel resto la quasi totalità deisuoi coetanei. La famiglia disette unità come poteva vive-re bene con l’unica entrataconsistente nella modesta pa-ga del papà, operaio alla “So-cietà Lago di Garda”?“L’era propio magra!” ri-corda Cèsco con serietà.Del periodo scolastico alleelementari di Gargnano, Cè-sco si sofferma e indugia sudue ricordi che gli procuranociascuno sentimenti forti econtrastanti.

Sorride divertito quando ri-corda che, per via di fichilanciati per gioco contro i ve-tri di un’aula, fu con il suocompagno Giani Giambardìspedito per punizione dalla3a alla 2a classe: “Eh, i eraseveri alùra a scöla, no comeadès!...”Un’evidente amarezza, uncerto rimpianto invece turbaancora il ricordo di quellamaestra, la Del Pedro, cheinvitava inutilmente i suoigenitori a farlo studiare e acoltivare la sua naturale ca-pacità nel disegno. “Ma i me,no i ghe n’aséa gna ü!!Bisognava allora diventaregrandi in fretta, superare dicorsa i pochi anni della scuo-la e lasciare presto i giochi ei passatempi infantili.Com’era bello invece gioca-re per le strade col sércol o aceche! Quanto era buonaquella colazione dai Frati diVilla dopo aver servito laMessa Prima alle 6 del matti-no!Che divertente tuffarsi nel-l’acqua del porto con gliamichetti!

neLLa bufera deLLaguerra: due frateLLi cadutiVennero avanti invece conanticipo gli anni della giovi-nezza con i primi impegni la-vorativi: un po’ di pesca conla bissa di famiglia, un po’nel campo che il papà avevain mezzadria a Castèlveder,solo saltuariamente quellopreferito, cioè l’imbianchinocon un certo Zuradelli:gh’era poch da sbianchesàren cöi tep là…Anche gli anni ‘30 finironopresto e con loro le esperien-ze del diverso inquadramen-to della gioventù Fascista fi-no al Premilitare alla caser-ma Magnolini. Nel 1940scoppiò la guerra e per la fa-miglia Tonoli fu veramenteuna tragedia. I fratelli Pietroed Angelo che avevano appe-na finito il servizio di leva inMarina (36 mesi!) furono ri-chiamati alle armi ed ebberoentrambi crudele destino.Angelo perse la vita nel di-cembre 1941: l’incrociatore“Alberigo da Barbiano” sucui era imbarcato con altri750 marinai fu affondato allargo della Tunisia in unoscontro con la flotta inglese;i sopravvissuti furono pochedecine ma non lui. Pietroperse la vita nel giugno del1942: in servizio sul draga-mine RD7 al porto del Pireoad Atene, saltò in aria con lasua nave e i suoi compagniurtando una mina vagantenel mare in burrasca; dellaquarantina di marinai a bor-do non si seppe più niente.Anche l’altro fratello Giaco-mo fu richiamato alle armi,pure lui marinaio, e solo ilcaso lo salvò: la sua nave fu

affondata in un bombarda-mento mentre lui era mo-mentaneamente a terra. Finìperò prigioniero in Siciliadegli Angloamericani e perun certo periodo anch’egli fucreduto morto dalla famiglia.Cèsco, avendo due fratellicaduti e un terzo sotto le ar-mi, aveva il diritto di esen-zione ma i soliti complicatipercorsi burocratici glielonegarono così nel febbraiodel 1943 dovette partire an-che lui, sempre in Marina.Rifece nel frattempo nuovadomanda per l’esenzione ma,prima del giusto e doverosocongedo illimitato, arrivò in-vece l’8 Settembre che losorprese a La Spezia dove laflotta presente dovette arren-dersi ai Tedeschi. Eccolo al-lora in treno verso Verona,ma non in direzione del Gar-da, bensì verso un campo diconcentramento nei pressi diNorimberga, in Germania. Lìdovette passare 22 mesi ascavar trincee verso il fronterusso. Superfluo è dire delduro trattamento in prigioniadei Tedeschi, senz’altro unadelle pagine più difficili del-la sua vita che ognuno di noipuò immaginare: l’è staapropio düra, commenta Cè-sco.

iL difficiLe doPoguerraFinalmente arrivò l’aprile del1945 con la resa della Ger-mania ai Russi e agli Alleati:la pace e il ritorno a casa, colcuore in gola verso la fami-glia lacerata.Due fratelli non ci sono più,la mamma naturalmente an-gosciata e il papà, dopo tantidolori e dispiaceri, colpitopresto da paralisi che con ri-petute ricadute lo porterà do-po pochi anni alla morte.C’è inoltre un forte debito al-le botteghe, circa 13.000 Li-re.

vita da emigranteChe fare allora? Occorrerimboccarsi le maniche maqui a Gargnano il lavoromanca allora…via…in Bel-gio, a Cargnon presso Char-leroy, in una miniera di car-bone.“Pès dèla prigionìa!” ricor-da Cèsco. Umidità fortissi-ma, polvere insana, faticaprolungata e rischio mortaleper crolli o scoppi di grisou.Fortuna che la paga è buonae, raggranellato un certogruzzolo, dopo un anno ri-torna.Lì, da qualche tempo, c’è unamore che è sbocciato, Leti-zia, di Tignale, operaia allostabilimento di Campione ecosì, dopo un po’ si va almatrimonio: è il 1950.Dopo tanti anni difficili, lavita sta cambiando in bene:nascono i primi figli e nelcontempo arrivano dei lavo-

ri più graditi, prima a Mila-no (qui potrà frequentareuna scuola serale di pitturadai Frati Francescani) e poiin Francia, non lontano daParigi.Lontano ancora dal propriopaese ma, spiega il Tonoli,“in Francia ho passato annisereni e proficui”. Un lavorogratificante di capo seghe-ria, la moglie e i tre figli in-sieme, buoni risparmi per unfuturo ritorno. Ma ecco unacrisi finanziaria si abbattesulla moneta francese conforte inflazione che riducenotevolmente il guadagno,così Cèsco è costretto arientrare anzitempo in Italia.Siamo ormai nel 1957.

Dopo aver lavorato qui co-me imbianchino con il Ma-sciullo, il nostro riprese lavaligia, questa volta per laSvizzera, presso Bellinzona,nel Canton Ticino dove, per12 anni, una ditta gli assicu-rò un lavoro stagionale diimbianchino. Anche il perio-do svizzero fu, nel comples-so, positivo: un buon guada-gno, incontri periodici conla famiglia, due nuovi figli(5 maschi in totale!) e so-prattutto il lavoro più gradi-to.

a gargnano PerSemPreArrivò così il momento deldefinitivo ritorno ed anche,negli anni ’70, l’avverarsi di

una vecchia ambizione: lacreazione di una piccola im-presa familiare cui passarecol tempo il testimone.Qualcosa però negli anni se-guenti andò in senso contra-rio e nuove tempeste lo col-pirono: prima la mortenell’83 di Paolo, quartogeni-to, vittima della droga e poinel ’96 della cara moglie.Cèsco però non si è abbattu-to, non si è lasciato andarema con tenacia si è dedicatototalmente alla sua grandepassione, la pittura, cui delresto si era accostato più in-tensamente già dopo il pen-sionamento.Circa quattro ore di lavoro algiorno, un po’ il mattino e

un po’ il pomeriggio el’estate, puntualmente l’alle-stimento di una nuova mo-stra in cui regolarmente ven-de molte delle sue opere,paesaggi soprattutto, angolicaratteristici dei nostri paesie vedute suggestive del no-stro bel territorio. Di questosuccesso il Tonoli ne è con-sapevole ed orgoglioso, mane parla con naturale mode-stia, come di chi conoscesaggiamente le proprie qua-lità e insieme i propri limiti.Così come è consapevoledella particolarità della pro-pria vita, per molti versi sin-golare, con i sui risvolti dol-ci e amari, i suoi momentigioiosi o difficili, mai co-munque insignificanti.

Autoritratto

Francesco Tonoli

.

. .

Page 8: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

8

LA POSTA DEI LETTORI

Riteniamo necessario fare alcune precisazioni all’articolo“Babbo Natale o Santa Lucia” pubblicato su “En Piasa”n°63. Ci riferiamo in particolare alla critica mossa ai ragaz-zi che hanno aperto il corteo con tamburi e bandiere indos-sando un cappellino di Babbo Natale. Ci teniamo a spiegareche tutto quello che è stato proposto durante la manifestazio-ne ha un unico filo conduttore; l’ambizione di mantenere vivauna tradizione a cui i gargnanesi sono molto legati avendoperò l’attenzione di proporre una festa coinvolgente e allostesso tempo spendibile per i bambini e i genitori di oggi. E’seguendo quest’obiettivo che abbiamo aggiunto al tradizio-nale tiro delle latte alcune varianti: la merenda in piazza, lospettacolo di giocoleria e l’incontro con alcune signore chehanno raccontato la loro esperienza di bambine di Gargnanosapendo creare nella sala dell’ex municipio un ambiente sug-gestivo in cui grandi e piccoli hanno vissuto incantati la ma-gica attesa della Santa. Tutto questo è stato possibile graziealla collaborazione di ben cinque enti/ associazioni che ope-rano sul territorio -Associazione Progetto Genitori Gargna-no, Associazione culturale “Tanto per cambiare”, Biblioteca,Oratori e Proloco – che hanno unito le loro forze e hannorealizzato un evento che ha visto la partecipazione di numero-si bambini accompagnati dai loro genitori. I volti felici deibambini alla fine della giornata ci hanno dato la certezza checiò che avevamo proposto era stato apprezzato. Questo eratutto ciò che speravamo e per cui abbiamo lavorato.

Progetto Genitori Gargnano

Ci perviene dalla Associa-zione culturale “CoraleSan Martino” di Gargnano,un forte ed accorato ap-pello per la ricerca di nuo-vi elementi di rincalzo insostituzione di chi, a volteper motivi di età, a volteper ragioni di salute, a vol-te perché, purtroppo, ci la-scia per sempre, possasostituire coloro che ven-gono meno nell’organicodel gruppo, con il rischio,sempre più evidente, difarne cessare l’attività.Necessitano in prevalen-za, voci maschili ma l’invi-to è rivolto a tutti ed a tuttecoloro che hanno un mini-mo di interesse e di pas-sione per il canto ma an-che per le tradizioni localidelle quali la Corale “SanMartino” è espressione esegno tangibile ed eviden-te. Il gruppo attuale èl’erede di una più antica“Schola Canthorum” loca-le che già era attiva neglianni ‘30 del secolo scorso(unitamente ad una bandamusicale) e che si è tra-mandata, tra alterne vi-cende e naturali avvicen-damenti, sino ai giorni no-stri. Dispone di un ricco e va-sto repertorio che spazia

tIrO deLLe Latte …ma NON SOLO

un S.o.S. daLLa coraLedi gargnano:

riSchio eStinzione

Venerdì 16 APRILI ore 20,30Sala “CASTELLANI”

Importante relazione sul tema:

“ARCIPELAGO DROGA NUOVE FORME DIDISTRIBUZIONE E PSICOPATOLOGIE”

Relatori:prof. maSSImO CLerICI dell’Università di Milano

Padre BrUNO dUCOLI Presidente Centro Europeo (S:TOMMASO)coordina

Prof. GIOrGIO maX

dai canti gregoriani aglispirituals, dalle armoniebarocche alle corali diBach, dai motivi lirici aicanti popolari tradizionali.La richiesta di entrare afar parte della Corale èestesa anche a coloroche, per ragioni diverse epersonali, non intendesse-ro esibirsi in occasione dicelebrazioni liturgiche: laloro presenza è utile e de-terminante per la soprav-vivenza del gruppo anchein occasione di tutte quelleesibizioni che vengono ri-chieste, specie nel perio-do estivo, nei luoghi pub-blici, negli alberghi e resi-dences e tutte le volte chela Corale è richiesta daenti pubblici e da privati,anche fuori dai confini delnosrto Comune. L’appello ai nostri lettori siconclude con l’espressio-ne: “Non lasciateci morire,come molte cose ed ini-ziative, che purtroppo nondurano a Gargnano, inquesto paese tanto belloma, spesso, altrettanto ri-nunciatario e così pocovolitivo”.

Per informazioni piùprecise tel. 0365-71254oppure: 338 20 66 107

gargnano muLtietnicaFaccio parte della comunitàmultietnica ma per fortunaho imparato anche la vostralingua. Ho scoperto questoluogo nel 1982 e sono sem-pre venuta in vacanza, orasono residente da 14 anni aGargnano. Lavoro e pago letasse come tutti quanti. Nel2010 trovo inutile scrivere sudi noi e quanto sono stati in-tegrati gli stranieri anche nelpalazzo ex Casa di Riposo.Trovo bello quando sentoparlare diverse lingue oltre alvostro dialetto e al tedescoparlato in estate.

Il rapporto tra Gargnano edil mondo europeo, e soprat-tutto tedesco è così vecchio estretto che facciamo fatica aritenere una persona dallaGermania (o dalla Francia,o dalla Spagna) come appar-tenente ad una etnia diversa.La vostra integrazione nondeve più stupire, effettiva-mente. Ma l’articolo si riferi-sce a persone di provenienzeo costumi, molto più distanti.Un tedesco o un inglese aGargnano sono normali; uncurdo,... un po’ meno. In ognicaso lo scopo degli articolipubblicati sul numero scorsoera quello di migliorare ildialogo e l’integrazione, nondi rimarcare le differenze. La redazione.

a ProPoSito di areacamPerL’idea la trovo veramente as-surda. Se mi ricordo bene aGargnano mancano da sem-pre i parcheggi. Cosi è statodetto quando qualche anno favenne costruito il parcheggio

La nostra lettrice Vera Göttker non ha apprezzato alcuni dei nostri articoli pubblicatisul numero scorso di En Piasa. Ecco le sue osservazioni.

alla Fontanella. Oggi addirit-tura si parla dell’idea di crea-re un area di sosta per i cam-per su questo parcheggio osul parcheggio di Bogliaco.Proprio a Bogliaco bisognacreare una zona per i cam-per? Forse l’idea si sposa be-ne con il parcheggio barchein piazza Bogliaco? Laspiaggia del Corno è com-pletamente abbandonata,senza un servizio igienico eoggi ulteriormente ridotta daun enorme scivolo. Inoltremi sembra che le nuove ope-re a lago stiano facendo ero-dere una bella fetta di spiag-gia….

Dalla chiusura del CampingRucc, i camper non possonopiù fermarsi vicino alla nostraparte di lago, e i camperistisono un tipo di turismo molto,molto interessante, economi-camente. Il parcheggio di Bo-gliaco è pieno solo durante laCentomiglia (che è in calo...):perché non sfruttarlo così, edare a Bogliaco un minimo diimpulso con un turismo di fa-scia alta?

Gian Scanferlato

babbo nataLe o Santa Lucia?Mi chiedo quale GarganeseDOC abbia potuto criticareuna iniziativa che vive sol-tanto per merito di un gruppodi giovani volonterosi, cheseppure col cappello di Bab-bo Natale mantengono co-munque viva una così bellatradizione.

L’iniziativa del gruppo geni-tori e l’impegno dei giovaniè encomiabile. Però le tradi-zioni, lo dice il significato

stesso del termine, sono taliperché ripetono, senza modi-ficarle, abitudini del passa-to. Inserire elementi estra-nei, che nulla hanno a chefare con la nostra storia,vuol dire, di fatto, farle mori-re. Non è un fatto campanili-stico: la ricchezza culturalegarantita dalla tradizioni edalla diversità dovrebbe es-sere un bene d’interesse ditutti, non solo dei nativi di unluogo.

Vera Göttker segnala anchealtre mancanze, che giriamoall’amministrazione comu-nale:

Non abbiamo una strada si-cura per i pedoni fra Villa eBogliaco, non abbiamo ne-anche un semplice Bancomate certi eventi importanti co-me la Centomiglia stannomorendo ogni anno di più. Anche a Gargnano si nota ilvandalismo (vedi parcheggioPiazza Boldini), siringhe ingiro e furti, forse questo favedere che i giovani non san-no cosa fare o dove andare.In effetti c’è ben poco per igiovani. Colgo occasione diringraziare quelli che dedica-no del loro tempo per orga-nizzare qualcosa per i nostriragazzi.

Vera Göttker (residente a Bogliaco)

Numerosi sono i gruppi che operano a Gargnano. Nell’immagine un momento del carnevale organizzato, in questocaso dall’oratorio e dal gruppo Pro Loco

Ecco un’immagine recen-te della spiaggia del Cor-no, a Bogliaco. La piùgrande e bella spiaggia diGargnano, purtroppo con-siderevolmente ristrettada un nuovo scivolo fun-zionale al Circolo Velaper il rimessaggio dellederive. Oltre alla signoraVera Gottker anche altrilettori ci hanno segnalato,alquanto contrariati, lanuova opera che va a ce-mentificare la zona piùsoleggiata e piacevoledella spiaggia. Gargnanooffre già pochissimi spaziper la balneazione. Perchénon sfruttare, eventual-mente ingrandendolo,l’altro scivolo già esisten-te di lato alla bocca delnuovo porto, di uso priva-to, se proprio era necessa-ria questa nuova opera?

Page 9: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

9

C’ERA UNA VOLTA NEL PAESE DI GARGNANO...

aceva la barba come undio. Si chiamava Ballari-ni ed era un ballerino del

rasoio. La sua mano era diven-tata esperta rasando gli ufficia-li di due Guerre Mondiali. Maiprima, e mai dopo di allora,qualcuno mi avrebbe fatto labarba con tale perfezione e contale riguardo, lasciandomi lapelle del mento morbida comeil culetto di un bambino.Amava il suo mestiere e pote-va raccontare la storia della ra-satura. Quando ero diventatoun cliente fisso del suo salonevicino al porto, un giorno, edoveva essere intorno al 1980,mi aveva regalato una confe-zione grande di Proraso, invendita solo ai barbieri. Nelledrogherie si trovava solo il ba-rattolino più piccolo, per usoprivato. Adesso, dopo trent’an-ni, quel Proraso regalato si staesaurendo e il profumo cheemana togliendo il coperchionon punge più come in passa-to, ma la pomata rinfresca an-cora la pelle piacevolmente, econ quel suo lieve profumo fariaffiorare figure e luoghi di al-lora, scomparsi da molto tem-po. La pensione si chiama Julia esi trova alla fine delle galleriesul lato occidentale del Lago diGarda, nel primo paese, moltoromantico! Era stato il consi-glio di un’amica per una gitadi fine settimana. Il nome delprimo paese era Gargnano e ilnome della pensione era Giu-lia, non Julia. La maggior par-te degli ospiti erano avventoriabituali di una certa età, le ca-mere meravigliose non dispo-nevano di bagno e gabinetto.La stanza da bagno era sul cor-ridoio, una per ogni piano. Ilgiardino era un parco selvag-gio con palme e rose, senza pi-scina, e c’erano cosi pochi po-sti letto che lo spazio del barera più che sufficiente per tuttii pranzi. A proposito di letti:erano talmente molli che lamaggior parte degli ospiti

metteva i materassi per terraper evitare deformazioni dellaschiena. Questo posto quasimistico, con la bella figuradella signora Bombardelli el’intero paese di Gargnano era-no qualcosa di molto speciale:un po’ come nel libro la Mon-tagna Incantata di ThomasMann, luogo di villeggiaturadell’infanzia degli anni 50 pie-no di ispirazione. C’era, anche il Bortolòt de leRavere che abitava in monta-gna con le sue capre che stavaseduto al porto con dei secchidi plastica pieni di spaghetti, emangiava. C’erano due fratelli che gesti-vano con amici il Teatro del-l’Acqua, in un angolo buio diuna caserma semidistrutta emettevano in scena un Sofoclesensazionale. Un oste prestante, che sembra-va Friedrich Nietzsche, nel ri-storante al Vicolo, era specia-lizzato nella trota del lago allabrace. Mi ricordo delle galline e deglialtri animali domestici nelgiardino di Villa Giulia, e delfratello della proprietaria, Lui-gi, che cucinava in modo ec-cellente l’anguilla e mi invita-va a bere un bicchiere di vinobianco ogni volta che passavoaccanto alla sua cucina. Se siarrivava tardi la notte, perchèla Gardesana era chiusa e si do-veva fare il giro lungo per lastrada del Ponale fino al Lagod’Idro e quindi venire da Salò,non c’era nessuno che apriva laporta e per entrare si dovevascalare la camera della Signoraal primo piano, passando dallacucina. Qualche casa più in làc’era una bellissima villa sullago, dove ogni giorno un si-gnore in sedia a rotelle venivaportato in terrazza dalla sua in-fermiera, e passava tutto ilgiorno lì. Nella casa accantoabitava la signora Bertola chein tardo autunno, nella suaunica stanza riscaldata, suona-va per noi con cappotto e

guanti i concerti per pianofortedi Tchaikovsky. Per sentieriselciati e incantati si arrivava aMuslone, dove Anna Magnani(la signora Candida le assomi-gliava molto e aveva la stessavoce) serviva merende eccezio-nali con vino freddo color lillà.In estate non c’era nessuno nelpiccolo giardino del Dopolavo-ro, stavano tutti nella sala,meravigliosamente piena di fu-mo, con un bicchiere di vinoda 250 lire. Lì si poteva trova-re il Ninetto o il Bruno, se sivoleva attraversare il lago conuna barca per poi camminaresul Monte Baldo. Col bruttotempo, si arrivava dal bar nonancora rimodernato nel portodi Villa, al Palazzo Bettoni,dove il Conte Federico espone-va le sue storie e i suoi tesori eaccompagnato da un bicchieredi Limoncino, riferiva sui rap-porti del suo casato con gliAsburgo. Al rientro si potevaacquistare l’olio alla SocietàLago di Garda e seguire lespiegazioni sul processo pro-duttivo fino al magazzinaggionei grandi orci rivestiti di ve-tro. Dopo cena si tornava vo-lentieri al vecchio Caffè Nuo-vo, per un Punt e Mes, doveuna graziosa signora di nomeFede assisteva premurosamen-te tutti i clienti. Il giovane si-gnor Gandossi aveva il suo ne-gozio vicino a San Francesco evendeva con una classe insupe-rabile meravigliosi costumi dabagno e tutta l’attrezzatura perle vacanze sul lago. Ancor og-gi ho nostalgia di un certo co-stume di bagno di una morbi-dezza fantastica. Le mutande invece si compra-vano in salita San Martino, dauna signora che ogni anno in-traprendeva, con le sue ami-che, un viaggio in roulotte inqualche lontano paese europeo.Camice e camicette si compra-vano nella boutique accanto al-l’Università. Tutti i prodottitipici di Gargnano si acquista-vano da Ferruccio e ce li porta-

vamo a Innsbruck per prolun-gare il senso di felicità italia-na, tranne la frutta e la verdurache ci veniva fornita dalla si-gnora Francesca, che ci procu-rava anche le uova delle suegalline o funghi rari comeovuli e che sapeva tutto delpaese. Nel tardo autunno Villa Giuliachiudeva e noi potevamo rima-nere ancora alcuni giorni, finoal termine delle pulizie e lachiusura definitiva della porta.La stagione si concludeva conuna gita nel giardino del dott.Hruska, a Gardone Riviera,con un pirlo nel bar del GrandHotel allora non ancora ristrut-turato. Quanto ho invidiato quegli an-ticonformisti, per lo più di lin-gua tedesca, che avevano com-

prato qui un rustico o una pic-cola limonaia e potevano ri-manere in questo angolo di pa-radiso, al Lago di Garda.Gargnano rimane un paese ec-cezionale e particolarmentebello, come prima, probabil-mente il più bello sul Lago diGarda. Che continui cosi! Ma moltedelle sue figure e dei suoi luo-ghi straordinari si sono persiper sempre. E molti cambia-menti piccoli e grandi soprat-tutto per quanto riguarda la co-struzione edilizia e l’architettu-ra danno motivo di preoccupa-zione per l’atmosfera particola-re di quell’angolo di terra in-comparabile. Nomen estomen: Viva il Viale Rimem-branza.

Dieter Tausch

F

el chiostro di S. Francesco di Gargnano, è presenteun’opera scultorea di grande pregio che ben pochi visi-tatori hanno avuto modo di vedere e quindi di apprezza-

re per la sua collocazione in posizione elevata e scarsamen-te illuminata. Si tratta di un fregio posto al disopra dell’architrave del porta-le che immette nella sacrestia. Eseguito in bassorilievo, esso raffigura la Natività come de-scritta nei Vangeli di S.Luca e di S. Matteo, in una sequenzadi sei scene: 1. - l’annuncio ai pastori da parte degli angeli; 2.- Gesù posto nella mangiatoia tra Maria e Giuseppe; 3. - il ba-gno (o la circoncisione?) di Gesù; 4. - la visita dei Re Magi; 5.- la fuga in Egitto. La sesta ed ultima scena rappresenta Gerusalemme, la san-ta città che racchiude i simboli delle tre religioni monoteisti-che: la sinagoga, la chiesa cristiana e la moschea. Molti sono i simboli presenti nella composizione che rimanda-no a racconti medievali. Per stile e contenuto, il fregio della Natività si stacca in modonetto dalle altre decorazioni dell’intero portale datato alla me-tà del XV secolo, il che fa pensare ad una operazione di recu-pero di un’opera preesistente. Su questo fregio è in corso uno studio approfondito che verràpubblicato in una delle prossime edizioni del nostro giornale,a cura di Ursina Dietrich & Rosetta Bastoni.

chioStro di S. franceScoNON SOLO PROTEGGERE, MA ANCHE FAR CONOSCERE

Giacinto Bortolotti (Bortolot)

Particolare del bassorilievo del portale

Rosetta Bastoni

n

Page 10: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

10

a pubblicazione di Ali-do Cavazzoni, unarassegna di immagini

di alcuni tra i più popolaripersonaggi gargnanesi, èun documento importante,che si segnala per gliaspetti artistici, ma rappre-senta anche un’importanteoccasione di riflessione. Al-l’interno di una società incontinua evoluzione, con-servare uno spazio per lamemoria rappresenta algiorno d’oggi un dovere…,più che in passato. Sfogliando le pagine del li-bro e paragonando la Gar-gnano del giorno d’oggi conquella di solo pochi anni fa,grande è il senso di rim-pianto e di “perdita” che sicoglie. Sotto i nostri occhiscorrono immagini intense,incisive, cariche di espres-sività, raccontate con gran-de coinvolgimento. I piùgiovani resteranno stupitiper la singolarità delle figureritratte, per la varietà dei per-sonaggi, per la naturalezza ela ricchezza delle situazioni. I più maturi certamente ri-conosceranno le sembian-ze note di tante persone erivivranno, in un percorsoparallelo, un tratto significa-tivo della loro esistenza. Ecco il Guido, il Fedregòt,la Dorì, il Nineto, il Dottore:è proprio così che ce li ri-cordavamo.E guarda quella faccia as-

immagini neL temPo…Franco Ghitti

L sorta, quell’atteggiamento,quello sguardo fiero, quellaposa compiaciuta o natural-mente scomposta, quegliocchi sfuggenti oppure im-ploranti. Non sono personequelle fissate sui ritratti, so-no personaggi. I personag-gi di una Gargnano vissutain piazza, portatori di unaoriginalità, di una espressi-vità, di una presenza cheben poche, tra le figure delgiorno d’oggi, possono van-tare. I nostri giovani, gene-ralmente, vestono tutti allostesso modo, ripetono at-teggiamenti assimilati dallatelevisione, mentre noiadulti siamo troppo intenti afar parte di quell’ingranag-gio che ci manovra nella ri-cerca continua del sovrap-più. Il ritratto dei suoi perso-naggi della vecchia Gar-gnano è, sotto tanti aspetti,naif, in altri drammatica-

mente povero o degradato,ma, nonostante tutto, quan-to vero, sentito. Più istruitoalla base, più dotato di benimateriali, ma quanto menoricco di umanità e di perso-

nalità, quello delle personeche incontriamo oggi perstrada. Discorrendo di que-sto con l’autore è netta lasua preferenza per “quella”Gargnano, il rimpianto per

l’atmosfera di cui era perva-so il nostro paese. E’ una storia che viene rac-contata da quelle figure, maanche da quegli scorci chesi aprono alle loro spalle.Rispetto ad allora, purtrop-po, tante di quelle case vis-sute, sfondi significativi nel-la rappresentazione della“gargnanesità” dei perso-naggi, risultano ormai vuo-te, ma non perché disastra-te o inabitabili, tutt’altro. Leporte chiuse, le impostesbarrate, le luci dei caseg-

giati spente, nascondonoall’interno appartamentiperfettamente arredati econfortevoli ma perenne-mente non occupati, o almassimo abitati solo perqualche settimana d’estate.In mancanza di quella vitain comunità, di quelle battu-te salaci che i personaggidelle fotografie ritratti da Ali-do ci fanno tornare allamente, di quegli incontri inpiazza dove, anche nonparlandosi, si creano i pre-supposti per instaurare unaquotidianità con tante per-sone che ci diventano fami-liari, il mondo perde semprepiù colore. Nelle considera-zioni più volte espresse neicolloqui con l’autore, preva-le una visione pessimista.Per sua stessa ammissio-ne, Alido non è interessatoa questo mondo semprepiù impersonale e chiuso,memore di un tempo nelquale si muoveva per lestrade di Gargnano comefosse partecipe di un’unicafamiglia. Sta a noi, nel ri-prenderci gli aspetti miglioridi un vivere in comunità enel non abbandonare ulte-riormente le nostre peculia-rità, sia che esse siano le-gate alle persone e al pae-saggio, che alla cultura lo-cale, la possibilità di salvar-ci e non finire annegati nel-la banalità e nella perditad’identità generale.

l Settimo Cerchio, ilnuovo romanzo dellagargnanese Mara Castel-

lini, si colloca nella fasciadei romanzi introspettivi-psicologici. La storia è chia-ramente di fantasia, i perso-naggi sono volutamente sur-reali, eppure traspare la vo-lontà di trasmettere una vi-sione particolare dell’esi-stenza. Tutto è governato daun senso del destino, dallafatalità che diviene opportu-nità di cogliere possibilità dicompimento dello stesso, inmaniera ciclica e per pochiattimi. Sta a noi riconoscer-ci e tuffarci nella particolaresituazione favorevole che civiene offerta, ma tutto deveavvenire lasciando da parte laragione, ascoltando l’istinto,il cuore, senza riflessioni checoprirebbero il messaggio eche sarebbero un fardello, unostacolo al raggiungimento diquanto è stato predisposto pernoi: l’altra metà che ci è stataassegnata e con cui dobbiamoricongiungerci per raggiun-gere il compimento, la perfe-zione. Eliel, un personaggioestremamente “impersonale”,senza memoria del suo passa-to, si trova calato in un mon-

do a lui sconosciuto e a svol-gere un lavoro di fatica, di su-dore, con scarsi contatti conla società che lo circonda.Non ha radici e non ha unacultura da trasmettere, il suonome ha un significato cheverrà svelato solo al terminedel romanzo. Per stessa am-missione dell’autrice, voluta-mente non è ancorato alla re-altà. E’ una presenza che pianpiano si forma e prende cor-po, acquisisce informazioni ecoscienza, in questo aiutatodal vecchio Folco, il suo

IL SETTIMO CERCHIOIl romanzo-enigma di Mara Castellini

Franco Ghitti

maestro spirituale, e daun libro-oracolo, che glilancia misteriose istruzio-ni.La storia, che si conno-ta di aspetti magici, comedi una religione pagana,è, al contrario, ambientatain una vallata alpina“reale”, della quale l’au-trice si sofferma a raccon-tare in maniera minuziosai dettagli. In diversi pas-saggi si rivela il coinvol-gimento dell’autrice perquesti luoghi che, proba-bilmente, hanno avuto unruolo importante per sol-lecitarne l’inventiva e lafantasia. Eliel, condottodai fili del destino, si tro-

va ad un certo punto combat-tuto tra due presenze femmi-nili, le due facce dell’amore,una semplice, completa, piùcarnale, l’altra più misteriosae introspettiva. La soluzionedell’enigma sta nelle singoleparole, per questo al lettore èrichiesta una particolare at-tenzione. E’ come un oracoloche parla, un messaggio dadecifrare, per il quale soprat-tutto il pubblico femminileavrà impostazioni ed emoti-vità favorevoli per carpirne ilsignificato.

I

Fabio Grasselli, trasferitosi da qualche anno a Gar-gnano, e più precisamente nella frazione Formagacon la famiglia per una precisa scelta di vita, oltre adessere un nostro valido collaboratore mostra ancheuna notevole sensibilità poetica. Recentemente hapubblicato la sua seconda raccolta, dal titolo OmbreDeformi. Le sue poesie, oltre ad un linguaggio rare-fatto ed essenziale, hanno una costruzione in alcunicasi estremamente creativa e fuori dagli schemi, chenon è facile riprodurre sul nostro giornale. General-mente sono poesie d’amore. Ne pubblichiamo una,dedicata alla sua compagna.

amartI (IN UN aLtrO temPO)

Sono come suonosinuoso nel ventodenso come suntodelle mie esistenze

sintesi dei sensisenza alcuno sforzonel buio della stanzati sfioro lentamente

sostanza d’un momentoe sono così certo

di averti già vissutain un altro tempo

le anime si cercanonel cerchio delle vite

lo sento, sono convinto:ne abbiamo già passatotutto ciò che riesco a dirti

è che in questo nostro scorrerequalcosa resti intatto,

leggero e rarefattopuro, è sempre in viaggio

si trasforma ma è se stessoaldilà di ogni passaggio

nei tuoi occhi il suo riflessonei tuoi occhi il suo riflesso.

Costante Comincioli (Margiansa) e Giovanni Tonoli (Gianù)

Lucia Dominici (Cia Tüter)

L’amico Alido Cavazzoni ha raccolto in un libro le immagini della mostra tenutasi al chiostro di S. Francesco qualche anno fa, con l’aggiunta di altre fotografie inedite. La pubblicazione, intitolata “Immagini nel tempo”, sarà disponibile nelle edicole e nella libreria di

Giancarla Sinibaldi, oltre che presso l’autore, a partire dal mese prossimo.

Page 11: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

11

Questo giornale si prefigge di far parlare la gente edi dar voce ai problemi del paese. La sua sopravvivenza dipende solo da Voi, lettori.

Sottoscrivete subito la quota per il 2010 a: associazione Culturale Ulisse 93C/C postale n. 12431250

*Quota minima per chi vuol ricevere il giornale per posta

SOSTENITORE TIEPIDO15€SOSTENITORE CALDO20€*

SOSTENITORE BOLLENTE25€

nna è nata in un pic-colo paese di monta-gna, circa cinquan-

t’anni fa in un paese dell’Estall’epoca sotto il controllodell’unione sovietica; ha per-so il padre a soli 12 anni e,trasferitasi in una grande cit-tà, ha dovuto ben presto ab-bandonare gli studi ed inizia-re a lavorare per mantenersi.Ha vissuto durante la sua in-fanzia sotto il comunismo.Poi, nell’91 la svolta, a se-guito dello scioglimento del-l’U.R.S.S. Da qui inizia ilracconto della sua avventu-ra…che l’ha portata dal-l’Ucraina fino a Gargnano…

Che differenza hai notato trail comunismo e la situazioneattuale? Che cosa è cambiatoda allora?Tutto, è cambiato. Sotto ilcomunismo la parte positivaè che c’era lavoro per tutti ele città erano sicure. Manca-va però la libertà di espres-sione e di movimento. Otte-nere, ad esempio, un vistoper andare all’estero erapraticamente impossibile.Adesso la situazione si è ro-vesciata: negli anni ‘90-’91(allora in Russia c’era El-tsin) l’Unione Sovietica si èdisgregata ed il regime co-munista è caduto. Abbiamoacquistato così la libertà,siamo informati da unastampa libera, c’è la demo-crazia, ma sono venute a ca-dere le protezioni sociali edè crollata l’economia.L’Ucraina è uno stato cusci-netto, tra la Russia e l’Euro-pa. Ciò non ha permesso chesi avviasse un libero svilup-po economico. E poi, dopouna situazione nella quale loStato è dappertutto, la men-talità imprenditoriale non siinventa dal nulla. Si fa faticaa camminare da soli. La situazione economicaadesso è molto difficile.Manca il lavoro, ma, nono-stante questo, tutto costa ca-ro. Prima, ad esempio, le ca-se costavano poco, personal-mente avevo l’automobile;negli ultimi anni i prezzi so-

PROFESSIONE BADANTEanna racconta la sua storia

Franco Ghitti

no come quel-li italiani, conla differenzache lo stipen-dio medio diun operaio èdi soli 100,massimo 200Euro.Tantissimi so-no i disoccu-pati. Nei pri-mi anni, conmio marito,abbiamo dap-prima decisodi trasferirciin Russia, ad-dirittura inSiberia, doveabbiamo avviato un’attivitànel commercio al minuto. Cisiamo fermati dieci anni, poiabbiamo deciso di tornare inpatria. A fronte di grandi ri-sparmi e di sacrifici (abbia-mo dovuto vendere anchel’automobile), ci siamo com-prati un appartamento. Manon ho potuto fermarmi permolto. Con mio marito disoc-cupato e due figli studenti, acarico, ho dovuto ben prestoemigrare. Prima sono statain Polonia, poi ho chiesto divenire in Italia, ma non mi èstato concesso. Per dareun’idea della situazione nelnostro paese, nella cittadinadove abito, circa la metà del-le famiglie che abitano nelmio quartiere ha una donnache lavora all’estero, soprat-tutto in Italia.

E’ stato facile venire da noi ohai dovuto entrare clandesti-namente? Il visto per entrare in Italiami è stato rifiutato per bendue volte. Ho dovuto così in-ventarmi uno stratagemma.Essendo nel commercio, hofatto domanda di andare inFrancia per acquistare vinoper bar e ristoranti. Una vol-ta partita, ho cambiato desti-nazione e, con il treno, sonogiunta in una città italiana.

Conoscevi già la lingua? Co-me hai fatto a inserirti?Mi aspettava qui una ragaz-

za che conoscevo. Certo chei primi momenti sono statimolto duri. Non conoscevoneanche una parola di italia-no e alla stazione nella qualesono scesa ero da sola e nonsapevo come muovermi. Misono guardata attorno percercare di scoprire, dai li-neamenti, qualche connazio-nale oppure un russo, linguache parlo abbastanza bene.Una ragazza sembrava chefacesse al caso mio e l’ho av-vicinata per chiedere aiuto.Era in realtà italiana, però ilrusso lo parlava davvero: unvero colpo di fortuna…peròche tensione!

Quanto tempo è passato daallora? Quali e quante occu-pazioni hai svolto? Come titrovi?Sono in Italia da due anni emezzo e, tra occupazioni sal-tuarie e vere e proprie, ho la-vorato presso una decina difamiglie. L’incarico che hosvolto più a lungo è duratoun anno, sempre come ba-dante. Il lavoro che faccio èmolto pesante, soprattuttosotto l’aspetto psicologico. Iprimi tempi non facevo chepiangere. Naturalmente di-pende dalle situazioni e dallepersone che devi assistere.Se sono gentili si lavora vo-lentieri…ma non sempre ècosì.

Adesso sei regolare? E’ cam-biato qualche cosa dopo lasanatoria dello scorso set-tembre?Personalmente, visto che ilmio datore di lavoro si è av-valso della sanatoria, ho ilpermesso di soggiorno, an-che se sto aspettando lachiamata della Questura perconfermarlo. Adesso sonopiù tranquilla, non ho pauradi essere fermata, posso pas-seggiare per strada tranquil-lamente…

I controlli sono frequenti?Hai saputo di casi di tue ami-che che sono state rimpatria-te?I controlli ci sono. Adessoper le persone non regolari èdiventato difficile rimanere.Anche trovare lavoro è di-ventato più difficile, perchégli italiani non vogliono cor-rere rischi. In ogni caso, senon sono persone che ruba-no o commettono reati, nonsono frequenti i casi di mieconnazionali che siano state

effettivamen-te rimandatenel loro pae-se.

Quante sonole ore di lavo-ro? Di quelloche guadagniquanto riescia risparmiareper mandarloal tuo paese?In questo mo-mento assistodue coniugianziani e hosolo due orelibere al po-meriggio. La-

voro tutti i giorni, anche ilsabato e la domenica. E’molto impegnativo. In casinormali avrei il giovedì po-meriggio libero e tutta la do-menica. Di quello che gua-dagno riesco a mandare lametà a casa. Ma non sonomai abbastanza. Recente-mente ho dovuto sostenere lespese del matrimonio di miafiglia, adesso mi è nato unnipotino. L’altro mio figlio èammalato, solo di recentemio marito ha trovato un la-voro, ma la paga è di soli100 Euro. Oltre ai soldi, inUcraina mando di tutto, dalcibo, al vino, ai vestiti, aiprodotti per casa. C’è unpullman che ogni settimana,da Brescia o da Desenzano,compie il viaggio fino allamia città.

Quando perdi il lavoro dovevivi? E come fai a trovarnedi nuovo?Abitualmente c’è un’amicache mi ospita, con lei e altredonne dividiamo l’affitto dicasa. Per trovare nuovi lavo-ri conta il passa parola. Sia-mo tutte in contatto e ci in-formiamo a vicenda se ci so-no delle richieste di impiego.

Che differenze di vita ti han-no più colpito in Italia? Cosarimpiangi dell’Ucraina?L’Italia è molto bella. Peròda quello che ho potuto ve-dere (sono sempre stata in

provincia di Brescia), da noic’è più natura e più spazio.Quello che mi sorprende èche qui è tutto privato. Ancheil cibo da noi è più naturale efresco. Qui ci sono tanti pro-dotti confezionati.Per quanto riguarda la gen-te, trovo che gli italiani ingenere siano molto gentili, ehanno più cultura.I maschi da noi sono quasitutti senza lavoro e non san-no come passare il tempo eduscire da questa situazionesenza speranza, tanti siubriacano. Nelle nostre cittàc’è molta delinquenza. Un’altra cosa che mi ha col-pito dell’Italia è che ci sonotante persone sole. Da noi ungiovane abitualmente si spo-sa presto, una donna va insposa già a 16 anni e subitosi fanno figli, anche se non cisono famiglie numerose. Unacoppia senza figli dopo qual-che anno di matrimonio è ri-tenuta una cosa anomala,come pure una donna o unuomo di 30 anni non sposati.Per contro, la vita media danoi è molto più bassa. Moltiuomini, se hanno 60 anni,sono già molto invecchiati,come se ne avessero più diottanta. Molto più alta è lamortalità.Un’altra cosa che mi ha col-pito è la cordialità degli ita-liani in genere e la gentilezzadegli uomini: fanno molticomplimenti alle donne, piùdei nostri… che sono menoespansivi.

Conti di rimanere in Italia? Dopo che sono partita miafiglia si è sposata e sono di-ventata nonna, certamentemi piacerebbe tornare inUcraina a visitare i miei fa-miliari. Ma la mia situazio-ne, al momento, non me lopermette. Guardando versoil futuro, non escludo cherientrerò tra qualche anno,ma può anche essere che mifermi definitivamente in Ita-lia. Dipende dalle opportuni-tà che mi si presenterannoe…dalle necessità della miafamiglia.

A

SOGNI GarGNaNeSIPassava silenziosa una vela

sopra una tavolozza smeraldosotto il bianco mantello del Baldoriavvolgeva un ragno la sua tela.

Un carpione tallonava invanoun vapore lungo l’orizzonte,fuggiva la lepre sul monte

come ali veloci di gabbiano.

Correva una nube sfilacciataarrossata da un tramonto stancosu un lembo del Benàco, biancocome lama di spada sguainata.

Dagli amanti della notte invisauna tacita luna apriva il viaggio

sui lecci e boschi d’abete e faggioarcuata come un’unghia recisa.

Ora, più non vedo il vaporettola luna e la scia che l’inseguivail carpione il lago e la sua riva

solo il mio cuore batte nel petto.Oreste Cagno

Page 12: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

12

a Parietaria Officina-lis, nota anche comevitriola (vedriöla en

dialèt), è una pianta dellafamiglia delle Urticacee, lastessa delle ortiche, le suefoglie, tuttavia, non sono or-ticanti. La pianta cresce abitual-mente negli anfratti dei mu-ri di pietre, da cui il nome,fino a circa 700 metri diquota. Le sue proprietà medicinali:Questa pianta rappresentaun diuretico molto efficace.Due o tre infusioni al giornocon un paio di cucchiai difoglie secche in un litro di

acqua sono utili per elimi-nare i liquidi dal corpo, cheaiutano a combattere pro-blemi come la cellulite e ildiabete.La vitriola è un depurativofantastico, ed è molto effi-cace nel trattamento deicalcoli renali, dal momentoche, aumentando la portatadelle urine, impedisce lostagnamento dei minerali ela possibile formazione deidolorosi sassolini. La piantaè ugualmente utile per iltrattamento di infiammazio-ni renali (nefrite), o di quelledella vescica urinaria (cisti-te), in quanto questa piantaesercita un effetto emollien-

te sui tessuti del corpo; inol-tre è un valido aiuto controle malattie del sistema cir-colatorio.Oltre alle sue proprietà diu-retiche, emollienti e depura-tive, è necessario citare lesue proprietà espettoranti,lenitive (calmanti) e antin-fiammatorie: se strofinatasulla cute irritata dalla pun-tura di un’ortica, ne allevia ilbruciore e ne diminuisce ilrossore.

Per combattere le forti al-lergie che il suo polline pro-voca durante tutto il perio-do della fioritura (primave-ra-estate) è utile berne in

infuso le foglie o mangiarnele sue tenere foglioline.L’impiego in cucina:Della parietaria si raccogliela parte aerea, le sommitàpiù tenere dei germogli, e siconsuma come verduracotta. Se consumata diret-tamente ha una consisten-za un po’ pastosa ed èquindi preferibile unirla adaltre verdure di stagionecome cicoria e tarassaco.Per cuocerla si lavano le fo-glie raccolte lessandole inacqua bollente per 5-10 mi-nuti e quest’acqua di cottu-ra può essere usata comeottimo brodo vegetale.Curiosità:Le galline vanno letteral-mente matte per la vedriö-la, la quale peraltro stimolaloto la produzione di uova.

IL Proverbio:“la vedriöla l’è l’ünica robache taca a Gargnà”... Nelsenso che, secondo il pro-verbiale disfattismo dei gar-gnanesi, si ha poca fiducianelle nuove iniziative, chesono destinate a fallire. Ec-cetto la vedriola, che a Gar-gnà, “la taca dapertöt”

eLogio deLLa vedriÖLaMartina Terraroli

Manuela Bariletti

L

GNOCChI dI ParIetarIaINGREDIENTI

150 gr di vetriola - 3 panini secchi gratuggiati - 80 gr for-maggio grana grattugiato - 2 pugni di farina - 2 patatelesse - 1 uovo grande (o 2 piccoli) - Sale e pepe q.b.

PREPARAZIONELessare in abbondante acqua salata le foglie (anche gliarbusti più teneri si possono utilizzare) per circa 10 mi-nuti, scolarle e passarle nel passaverdura.In una ciotola aggiungere gli altri ingredienti e lavorarli fi-no a raggiungere un impasto morbido, ma non colloso.Con le mani sporche di farina formare delle piccole pal-line e cuocere come si usa per gli gnocchi fino a quandovengono a galla. Rosolare in una padella con burro fusoe salvia fresca.

Buon appetito!

LA RICETTA

i rinnova al CvGar-gnano l’atteso e parte-cipato appuntamento

di ogni anno. Avranno inizionel mese di aprile i corsi pro-pedeutici alla vela per ragaz-zi, la prima proposta di unarticolato percorso sportivo eformativo promosso dal Cir-colo Vela Gargnano.Si tratta

di uscite gratuite per bambinidai 6 ai 10 anni che desidera-no fare l’esperienza dellosport della vela. Il program-ma prevede una breve parteteorica, che si propone di av-vicinare i più piccoli al “lin-guaggio” marinaresco, e unaparte pratica durante la qualei partecipanti saliranno abordo delle imbarcazioniOptimist e diverranno “veli-sti” attivi in acqua, seguitidai nostri istruttori. Referen-te dell’iniziativa è l’instanca-

S

CIRCOLO VELA GARGNANO:USCITE IN BARCA

GRATUITE PER BAMBINI DAI 6 AI 10 ANNI

bile e apprezzato istruttoreGiancarlo Ballarini, veteranodella vela e gargnanese docche ha accompagnato interegenerazioni di bambini e ra-gazzi nell’affascinante av-ventura della vela. Il CircoloVela Gargnano sosterrà perciascun bambino i costi rela-tivi al tesseramento alla Fe-

derazione Italiana Vela, cheinclude anche la coperturaassicurativa a terra e in ac-qua, all’acquisto del materia-le didattico e dell’attrezzatu-ra necessaria (salvagentiecc.). I corsi propedeutici al-la vela verranno attivati alraggiungimento di un nume-ro minimo di partecipanti. Per informazioni (entro fineaprile): circolo vela gargnano0365 71433 – 338 9101163(emanuela)

Gli optimist del CVG in navigazione

Sorgente di PeSé

Nasce sopra la località Pesé(la zona che presenta un evi-dente slargo lungo la stradaprovinciale per Navazzo, acirca 1Km dall’imbocco diGargnano) per scendere inlocalità Ansaldo, passando dilato all’Hotel Livia. Da qui,con un tratto intubato, attra-versa la strada gardesana evia Colletta scendendo a latodell’Hotel Gardenia per im-mettersi nel lago.

vaL da mut

Nasce dalla Preéra del Meol,sopra la località Maerne; di-venta la val da Blach (zona aovest di Sasso), si rinforzacon la Pisàcla (oggi ribattez-zata “Grotta della tartaruganera” – posta all’interno delparco del Lefay Resort), pas-sa dal Sant de le Laff, attra-

versa la zona di Posére e piùsotto la zona dell’ImperialPark. Superata per l’ultimavolta la provinciale, creal’avvallamento a est del Con-vento di S. Tomaso, prenden-do il nome di Val dei Frà.Attraversata la strada statale,passa di lato all’officina No-bile e sfocia alla spiaggettadi Gamberera. Questo nomeha origine dalla presenza, nelruscello, di gamberi di fiu-me, rilevati anche di recente,indicatori di particolare inte-grità biologica e di assenzadi sostanze inquinanti.

vaL dei muLì

Parte dal Valesù, di lato al ci-mitero di Sasso, prende le ac-que della sorgente Turba,sotto Musaga, e scende inVal Zenevrina. Da lì passa dilato a vari edifici anticamen-te adibiti a mulino, a cui ga-

rantiva il movimento per lemacine o le fucine, tra cui, inalto, quelli di proprietà Zani-ni e del fabbro Aldrighetti.Attraversata in più punti lastrada provinciale, scende difianco a via Mulini, passa dilato al mulino del Norge,scorre sotto il ponticello diTorrione e scende a fianco al-la limonaia Gandossi, pertuffarsi nel lago presso l’asi-lo di Gargnano.

Errata Corrige – Nel numeroscorso, nella descrizione delpercorso dalla sorgente diBernach, si è fatto cenno al-l’Orgaa, un laghetto artifi-ciale che in realtà è alimen-tato dalla Val del Triol e nonc’entra niente con questo rioche sfocia al lido di Villa. Ciscusiamo e ringraziamo i let-tori più attenti che ci hannosegnalato la svista.

Prosegue la descrizione dei corsi d’acqua gargnanesi rivolti verso il lago, effettuata dal nostro lettore Oliviero Bertella “dalle origini alla foce”. Dopo la sorgente del Bernàch ci spostiamo più a est, per prendere in esame la zona che attraversa “le Posére”.

I PERCORSI DELLE SORGENTI

La sorgente Pisàcla

.

.

.

Page 13: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

13

ricco di storia e memorie che ilprogetto sopra descritto per lamaggior parte cancellerà irre-versibilmente. So che alcuni evidenzierannocome tale straordinario com-plesso sia di fatto abbandonatoda 20 anni, di come si sia neltempo degradato, di come de-turpi l’ingresso in paese. Cre-do che tutte queste persone do-vrebbero chiedersi se il nuovoparcheggio multipiano - che inparte nasconderà la vista del la-go - e il nuovo condominio(perché di questo si tratta) co-stituiranno un significativobenvenuto in paese. In questi20 anni si è a più riprese, nonsempre nel modo giusto e effi-cace, sollecitata una partecipa-zione locale per proporre e ap-poggiare interventi che sapes-sero valorizzare l’importanteruolo storico, economico e so-ciale di questo complesso.Sinceramente, avendo analizza-to con attenzione il progettoapprovato, mi sono ulterior-mente scossa: avere davantiagli occhi questo piano di tra-sformazione mi ha meglio evi-denziato quanto stiamo perden-do, quanto Gargnano sta per-dendo per sempre. Talvolta eventi traumatici fan-no risvegliare da una certa pas-sività e dal quieto vivere quoti-diano. Forse questo è un even-to traumatico che solleciteràsempre più gargnanesi a fareun ultimo – forse disperato –tentativo per ripensare alla So-cietà Lago di Garda e a tuttoquello che essa ha rappresenta-to e può ancora rappresentare.

Pochi giorni dopo la realizzazione della recinzione attorno all’area dipertinenza dello storico edificio della Società Lago di Garda, all’in-gresso di Gargnano, è apparso per qualche ora un cartello, affisso allapalizzata e accompagnato da fronde di ulivo, di limone e di alloro. Ec-co il testo che esprime una protesta civile, seppur anonima.

PER NON DIMENTICARE!Deponiamo mazzi di fronde di limoni,

di alloro e di ulivo.I loro frutti sono stati la materia prima che ha generato enutrito per decenni una società di uomini, la SocietàLago di Garda... che oggi muore. Questa palizzata, eret-ta come fosse il coperchio della sua tomba, divenga pernoi un muro del pianto, un muro del ricordo:

Per NON dImeNtICare, Per CaPIre e Per dISSeNtIre.!

Ditelo ai vostri bambini, ditelo al turista e al passante,ditelo a tutti che dietro questa scarna palizzata c’è anco-ra il lago di Garda e un tempo c’era una Società diUomini che portava fieramente il suo nome.

itengo essenziale chetutti conoscano nel det-taglio quanto è previsto

per questo straordinario com-plesso, che tutti sappiano cosastiamo perdendo, che nessunopossa avere come scusa la di-sinformazione. Come promes-so nel mio articolo dello scor-so numero di questa stessa ri-vista, ho analizzato con calmail “Progetto di conservazione eriuso” firmato dal prof. arch.Cesare Pfeiffer di Venezia, da

cui risulta che gli edifici dellaSocietà Lago di Garda sarannodestinati a funzioni residenzia-li, direzionali-commerciali e ri-cettive. In particolare:- per l’ex convento , addossa-to all’antico chiostro francesca-no, si prevede la realizzazionedi residenze, precisamente di 2appartamenti al primo piano edi 3 appartamenti al piano se-condo, oltre alla esecuzione diuna struttura ricettiva con 4 ca-mere con bagno al piano pri-mo. Il collegamento tra i di-versi piani avviene con la co-struzione di un nuovo ascenso-re. L’accesso a tali nuovi ap-partamenti sarà dall’ingressoverso strada, ma anche dalchiostro per cui è stato defi-nito un accordo di regolamenta-zione d’uso tra Comune e So-cietà.Inoltre al piano terreno - sem-pre con accesso dal chiostro - 4vani sono destinati a funzionicommerciali e di terziario e 3vani ad attrezzature collettive,nello specifico all’allestimentodi un “nuovo museo di archeo-logia industriale” che occuperàanche il corridoio dietro allasala della cernita e una porzio-ne dell’atrio dell’ex oleificio.In questo museo in molti daanni abbiamo sperato: un luo-go in cui illustrare e non di-menticare la storia e le attivitàche hanno nel passato caratte-rizzato Gargnano e in partico-lare la Società. Il museo cheperò qui si prospetta è ben di-verso da quanto si poteva au-spicare e la descrizione di comele sale saranno concepite lasciadecisamente perplessi. L’alle-stimento sarà in prevalenzamultimediale, con sensori,monitor e microfoni che ac-compagneranno la visita.

L’olivicoltura sarà raccontatamediante proiezioni effettuatesu pareti di tulle che similanole reti per la raccolta delle oli-ve e una stanza buia vorrà imi-tare una cantina (e un “micro-fono nascosto riverbera il suo-no della goccia dando l’impres-sione di un ambiente vasto eumido”) per lo stoccaggio del-l’olio di oliva in giare, ma sisa che l’olio di oliva gargnane-se nella Società veniva conser-vato in contenitori di legno (fi-

no a poche settimane fa ancorapresenti) o in damigiane di ve-tro e che l’olio si conserva inambienti asciutti e non umidi.Le limonaie vengono “evoca-te” nel corridoio dietro alla sa-la delle cernita dove “piantemetaforiche” si arrampicanosulle colonne del corridoio ehanno rami che terminano conmonitor e altoparlanti che de-scrivono e raccontano “il li-mone e il suo rapporto conGargnano”. Infine nell’atriodell’ex oleificio verranno postipannelli informativi e verrà al-lestito un punto vendita di fotostoriche e monografie dedicatealla Società. - per l’ex sala del la cernitadei l imoni si prevede una de-stinazione commerciale dire-zionale. Non si riportano spe-cifiche indicazioni di interven-to e si accenna ad un futurouso di questo bellissimo spa-zio come possibile sala per ri-cevimenti e sala convegni.- per l’ex olei ficio il proget-to prevede una “ristrutturazio-ne edilizia”: i due attuali livel-li vengono portati a tre, conuna profonda trasformazionedella distribuzione interna e siprevedono 13 appartamenti. Icollegamenti verticali avver-ranno mediante un ascensore.Malgrado su questo edificio –come su tutto il complessodella Società – insista un vin-colo monumentale impostodalla Soprintendenza nel 2003- il prospetto a lago viene no-tevolmente trasformato conl’inserimento di una nuova fa-scia di finestre e una modificaalle dimensioni delle attualiaperture. La scritta che riporta-va la denominazione della So-cietà – ironia della sorte – an-che se traslata più in alto, vie-

ne ripresa e rimessa in eviden-za. - per l’ex edi ficio del lalauriva si prevede un uso di-rezionale, supponendo di tra-sferire qui gli uffici della bancauna volta nel convento, ma nelfrattempo la banca ha trovatoun’altra sede. Non è specificatose chi occuperà in futuro talespazio si impegnerà a renderecomunque visibili i tre grandimacchinari per la lavorazionedelle bacche di alloro, eccezio-

nali reperti di archeologia in-dustriale. I restanti spazi del-l’edificio sono destinati a ufficie servizi privati. Anche qui siinserisce un nuovo vano scalacompleto di ascensore.Da ultimo l’ampio spazio asud, dove è ora presente il mo-desto edificio, ex sede del cir-colo vela che verrà demolito,sarà occupato da un vasto par-cheggio multipiano (una pri-ma versione del progetto ne de-stinava un piano a residenze) aimitazione di una storica limo-naia. Precisamente nella rela-zione di progetto si legge che“l’idea progettuale, prendendospunto dalle indicazioni dellaplanimetria del 1769 che pro-prio in quest’area riportava unalimonaia, ripropone una seriedi pilastri a più altezze su mo-dello delle antiche limonaie ti-piche del luogo. Dalla visualedi prospettiva dalla strada e dalago l’effetto visibile è la pre-senza di una limonaia a tuttigli effetti. I materiali utilizzatiin questa nuova costruzioneprevedono rivestimenti tipicidel luogo (conci di pietra constilature in malta di calce e ser-ramenti con disegno a riquadrisu modello degli antichi casel-li)”. Guardando però i disegnidi progetto l’impatto di questonuovo volume è davvero con-siderevole e non sembra possi-bile che qualcuno possa mini-mamente pensare che quellaingombrante nuova costruzio-ne a tre piani, inserita tra ilparcheggio pubblico esistentee l’ex oleificio, sembri una li-monaia. Le limonaie - comeben sappiamo - sono una testi-monianza unica e rara per Gar-gnano e per pochi altri paesigardesani; ritengo offensivoper tutti i gargnanesi che in

Parlando con diversi amici gargnanesi - di solito ben informati su quanto succede in paese - di cosa pensassero del progetto della Società Lago di Garda,tutti mi hanno risposto di non saperne quasi niente: nelle settimane scorse mobili e oggetti presenti all’interno della Società sono stati traslocati, la stac-

cionata è stata posta e quindi probabilmente il cantiere presto comincerà. Pare che in pochi abbiano capito che cosa stia succedendo a quello che in molti- gargnanesi e non - ritengono uno degli edifici storici più significativi di Gargnano.

IL PROGETTO DI TRASFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ LAGO DI GARDA

Alberta GazzaniPolitecnico di Milano

R passato le hanno faticosamentecostruite e mantenute, che sipossa assimilare uno sgraziatoparcheggio ad una architetturacosì straordinaria e ricca di sto-ria e cultura. Pare incredibileche tale parcheggio sia statoapprovato dalla commissionepaesistica del Comune di Gar-gnano e non sia stato preso inconsiderazione dalla Soprinten-denza.Per incrementare l’impattopaesistico dei luoghi, il pro-getto prevedeva anche unanuova passerella a lago, percollegare il parcheggio comu-nale esistente con la passerellarealizzata negli anni Novanta.Fortunatamente il progetto èstato bocciato grazie al pareredel Consorzio dei Comuni del-la sponda bresciana del lago diGarda e del lago d’Idro, respon-sabile per il rilascio di conces-sione per occupazione di areademaniale che ha ritenuto lapasserella prevista come “l’in-serimento di una strutturaestranea al contesto tale da nonrisultare compatibile nè con latutela paesistica, nè con quellastorica”.A proposito di tutela, il pro-getto risulta – al suo attualestato di progetto definitivo –approvato dalla Soprintenden-za di Brescia che dovrà però an-cora visionare (e approvare) ilprogetto esecutivo. Il Soprin-tendente di recente insediato hadimostrato interesse per questoprogetto che si è impegnato adanalizzare con attenzione. Tut-ti ci auguriamo venga presto aGargnano a vedere il comples-so della Società per meglio ca-pire perché a molti stia a cuoreil destino di questo sito, così

La barriera che circonda i lavori alla Società impedendo la vista sul lago

Page 14: Direttore: Franco Mondini ‘Società Lago di garda’ e ... · in un paese fantasma. Se così fosse, sarebbe stato meglio lasciare intatta la fab - brica del vecchio cotonificio:

14

arlare ancora di guerra,a 65 anni dalla fine del-l’ultimo conflitto mon-

diale, può apparire insolito o,addirittura, inverosimile, an-che perché le ultime genera-zioni sono cresciute, fortuna-tamente, in un clima di liber-tà e di benessere, special-mente materiale come forsenon era mai avvenuto in pre-cedenza.E’ pur vero che conflitti san-guinosi si sono verificatimolto vicini ai nostri confinied anche con la partecipazio-ne italiana, attraverso organi-smi sovranazionali, ma è al-trettanto vero che nessuno dinoi si è quasi mai sentitomolto preoccupato in quantoavvertivamo che quelle guer-re non ci appartenevano: era-no di altri.Diverso, però, è ricordareepisodi bellici, come com-battimenti aerei, avvenuti sulGarda, o, addirittura, sopra lenostre teste e conclusisi nelcielo di Gargnano, negli ulti-mi travagliati giorni dellaRepubblica Sociale Italiana.Già ai primi di febbraio del’45 il potenziale aereo dellaRepubblica Sociale era ridot-to a pochissime unità, seppu-re disponesse ancora di pilo-ti arditissimi e valorosi, co-me da lunga e gloriosa tradi-zione. La Germania le eravenuta in aiuto (era anche nelsuo interesse, visto che soprai cieli della Lombardia tran-sitavano, con sempre mag-giore frequenza, centinaia ecentinaia di bombardieriamericani con destinazionele città tedesche) fornendoleuna cinquantina di cacciaMesserschmitt nei modelliG-6,G-10 e K-4, che furonosistemati, ben mimetizzati,tra gli aereoporti di Lonate eMalpensa.Il 19 marzo del ’45, 19 diquesti aerei furono fatti alza-re in volo verso una forma-zione di bombardieri B-25che ritornava da una missio-ne di bombardamento al pon-te ferroviario di Vipiteno,con una scorta di altri aereipiù leggeri che li accompa-gnava a loro difesa. Quando gli aerei furono sullaverticale del lago di Garda, ipiloti italiani si lanciaronosui bombardieri ma furonoanticipati dagli aerei dellascorta. A quasi 5 mila metridi altezza ne nacque una bat-taglia sanguinosa e tragicaper i nostri piloti, vittime an-che di guasti tecnici e di unaforte dose di sfortuna. Fu a questo punto che ilmaggiore Adriano Visconti,un vero asso della aviazione,si gettò verso un aereo nemi-co, puntandolo in rotta dicollisione frontale e mitra-gliandosi a vicenda. Pur evi-tando lo schianto all’ultimoistante, entrambi gli aerei ri-

portarono seridanni. Viscon-ti, ferito alvolto, fu co-stretto a get-tarsi con il pa-racadute. At-terrerà neipressi di Costamentre il suoaereo sischianterà piùdistante, pro-b a b i l m e n t enelle zone del-la Valvestino.Dopo la guer-ra, l’aereo furicercato, masenza esito, ela cosa finìcon l’esseredimenticata.Con ogni pro-babilità, i restidell’aereo fu-rono smontatie ciò che pote-va essere recu-perato fu trat-tenuto da co-loro che ave-vano assistitoall’accaduto.La stessa cosaavverrà alcunigiorni dopo,all’altezza del “Casèl de laTor”, dove, dopo avere mina-to e fatto saltare il ponte sullaGardesana, all’imbocco dellaprima galleria, i tedeschi get-tarono, nella scarpata versolago, diverse decine di auto-mezzi affinché non finisseroin mano agli americani che,ormai, erano a pochi chilo-metri da noi. Nel giro di qualche giorno,questi automezzi sparironoletteralmente in quantosmontati pezzo per pezzo esottratti dai molti che anda-vano in giro alla ricerca ditutto ciò che potesse renderee far guadagnare qualche li-ra per sfamarsi.Il maggiore Visconti, ferito,fu accompagnato da alcuniabitanti di Costa presso l’edi-ficio della scuola elementare,da dove egli chiedeva, coninsistenza, l’intervento di unmedico. Giunsero, invece,poco dopo, alcuni militari te-deschi che avevano notato eseguito il suo lancio e daquesti fu trasportato pressouno dei due ospedali militaridi Gardone, esattamente l’exHotel Savoia ed il Grand Ho-tel, entrambi requisiti daglistessi tedeschi. A tale riguar-do, l’edificio del Grand Ho-tel era dotato di sala operato-ria e qui veniva eseguitoogni tipo di intervento chi-rurgico. Esattamente di fronte al suoingresso, dove oggi esistequell’aiuola sempre ben cu-rata che fiancheggia la stata-le, ardeva, in continuazione,un fuoco che emanava fumi

ed odori sgradevoli. Attra-verso tale fuoco venivanobruciati i rifiuti sanitari deidue ospedali (garze, residuidi amputazioni e di medica-zioni). Quando il fuoco stentava adardere o minacciava di spe-gnersi, i militari addetti alpresidio dell’edificio, lo ali-mentavano con getti di ben-zina. Il particolare di cui so-pra rientrava nella più asso-luta normalità. Nessuno, ov-viamente, avrebbe mai pen-sato di lamentarsi e di prote-stare per il disagio e per i cat-tivi odori che il fuoco emet-teva di continuo.All’epoca dei fatti, chi scrivequeste note era un bambinodi meno di sette anni e, ca-sualmente, fu testimone ocu-lare del lancio del maggioreVisconti dal proprio aereo,ormai in fase di caduta libe-ra. Nessuno, tuttavia, né il sotto-scritto né altri, sapevano chifosse quel militare, per qualecausa combattesse e, soprat-tutto, cosa fosse accaduto,pochi minuti prima, nel cielodi Gargnano, ad eccezionedegli altri compagni dellasua pattuglia.Molti anni più tardi, raccon-tai quell’episodio ad Anto-nio Collini, che vive a Mila-no ma che ama il nostro pae-se non meno di quanto ami lapropria vita e che, appenapuò, corre a Gargnano doveha un mare di amici. Egli, da profondo esperto econoscitore dei fatti e dellevicende di quel periodo stori-

co, mi dissesubito che,probabilmen-te, ero tra ipochissimi adavere assistitoalla caduta diun eroe dellaaviazione mi-litare, un assocome pochive ne sonostati. Recente-mente, in oc-casione di unodei suoi solitipassaggi daqueste parti,Antonio Col-lini mi ha do-c u m e n t a t o ,sulla base ditesti di storiam i l i t a r e ,l’esattezza ela precisionedi quanto gliavevo riferitoe che lui stes-so già mi ave-va anticipatocirca l’abbat-timento delVisconti e lacaduta del suoaereo. Ultima-mente, la cu-

riosità mi ha spinto a ricerca-re, proprio a Costa, qualcunoche avesse assistito a queifatti e potesse, oggi, ricorda-re quella vicenda. Tra questi,Valerio Pasqua (el Rochét),oggi tranquillo pensionato,ricorda molti particolari diquella giornata che gli è ri-masta impressa nella mentecome fosse ieri.L’aereo era precipitato oltreCosta, mentre il maggioreVisconti fu raccolto proprioin questa località. Lo stessoValerio, recuperando le cin-ghie del suo paracadute, leaveva usate per legare i “re-tèi ” (raccoglitori in corda,con i quali riunire e traspor-tare il fieno). Così, dopo quasi una vita, idubbi e le domande di unbambino di sette anni, hannofinalmente trovato precisa ri-sposta.Ma seguiamo le vicende delmaggiore Visconti. Dimesso,dopo alcuni giorni, dal-l’ospedale di Gardone, egliaveva raggiunto il proprio re-

parto, unendosi ai suoi uomi-ni che, nel frattempo, eranostati concentrati alla Mal-pensa. Da questo momento la situa-zione politica e militare dellaRepubblica Sociale è desti-nata a precipitare, in un cre-scendo di generale confusio-ne, di mancanza di informa-zioni univoche e sotto lapressione sempre più fortedei partigiani, seppure, a vol-te, in contrasto tra di loro perragioni ideologiche. Dal 24di aprile e sino alla fine diquel mese del ’45, è un sus-seguirsi continuo di ordini econtro- ordini, di spostamen-ti, di parole date e non man-tenute: in questo clima ditensione e di caos, Viscontied i suoi uomini vengono tra-sferiti a Milano, presso la ca-serma Savoia Cavalleria, invia Vincenzo Monti, presi-diata dai partigiani della Bri-gata Garibaldi. E’ qui che, tra uno sposta-mento e l’altro all’internodella caserma, Visconti vieneraggiunto alla schiena da unascarica di fucile mitragliatoree cade sulle ginocchia.La guerra è praticamente fi-nita ma non sono di certo fi-niti gli odii e le vendette che,anzi, iniziano proprio ora.Morire in questi frangenti , inquesti momenti ed in questecircostanze è tragico, crude-le, o meglio, assurdo, ma an-che questo è il prezzo dellaguerra e va pagato sino infondo. Nelle città e nella campagneè iniziato quel periodo nero eterribile che va sotto in nomedi guerra civile, il cui mottoè: uccidere, uccidere, uccide-re quanti più nemici è possi-bile, pareggiare il conto conla parte avversaria che, a suavolta, aveva ucciso o tortura-to.Vicende tremende e disuma-ne che, fortunatamente, i no-stri paesi, e Gargnano in par-ticolare, non hanno vissuto.

(Alcune notizie di questo ar-ticolo sono state fornite daAntonio Collini o tratte daltesto di Storia Militare“Adriano Visconti, asso diguerra” G. Pesce, G. Massi-mello. Albertelli, Parma,1997).

GLI ULTIMI COMBATTIMENTI, PRIMA DELLA FINE

Enrico Lievi

STORIE GARGNANESI

P

Ritratto del maggiore Adriano Visconti, un asso dell’aviazione abbattuto sopra il cielo di Gargnano

La redazione di En Piasa è composta da:

oreste cagnofranco ghittimanuela giambardaenrico LieviLino maceri

chi Siamo

Chi volesse avanzare proposte o suggerimenti o inviarci articoli puòcontattarci direttamente oppure scrivere indirizzando a:

Associazione Ulisse ‘93Casella Postale n. 26 - 25084 Gargnano

[email protected]

milena rodellag. franco Scanferlatofranco mondini (diretto-re)Le vignette sono diLino maceri